Il teatro della luna poi Angel Dal Foco

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saggezza e sapienza di Roma democratica ed imperiale, acquisita dalla Chiesa: Cristianesimo e Romanità. In seguito i priori dell’Eremo, affrancarono pressochè tutti i sudditi. L’affrancazione dei sudditi, fu un evento determinante per conseguire mete più elevate di progresso civile, e fu preludio per una maggiore espansione dei commerci, della finanza, dell’economia, e della cultura anche nei villaggi minori. Un lieto evento per la città e gli abitanti di Pergola, si verificò negli 1285. In un terreno ubicato a Montevecchio di Serra S. Abbondio, si rinvennero i corpi dei Santi Martiri Secondo, Agabito e Giustina. Le sacre spoglie erano contese da Gubbio, da Cagli, e dai pergolesi che ancora non avevano un Santo Protettore ufficiale. Fu deciso di porre i sacri Corpi su di un torello indomito, e dove essi si sarebbero fermati, ivi sarebbero rimasti per la venerazione e custodia. I torelli da Montevecchio scesero a fondo valle, e giunti sulla strada che da Frontone porta a Pergola (località da allora chiamata “Cai Mai”), si diressero nella nostra città e si fermarono dinanzi al tempio di S. Agostino, tra l’entusiasmo e la soddisfazione della popolazione pergolese. I monaci allestirono un apposito altare, ed i tre Santi furono proclamati Protettori della città. In seguito furono eseguite delle ricognizioni, ed in una del 12 maggio 1401, il capo di S. Secondo fu racchiuso in un artistico reliquiario d’argento dorato, dono forse di Pandolfo Malatesta. La Comunità commissionò uno splendido baldacchino usato per la processione annuale dei Protettori. Nel 1758-63 il pittore pergolese Gianfrancesco Ferri eseguì due grandi medaglioni con il martirio e l’arrivo del corpo di S. Secondo, applicati sull’abside del Duomo. Alla fine del ‘200, ci furono nuove apprensioni per i pergolesi. Il Rettore di Spoleto volle inserire Pergola nel suo ducato e per qualche tempo impose tasse e gabelle. Si ribellarono i pergolesi, e per sottrarsi a tale ungiustizia, fecero donazione e sottomissione del Castrum alla Comunità eugubina. Nel 1304 anche Nocera Umbra, a mezzo del sedicente e fasullo conte di Nocera Berardo da Imola, avanzò pretese di tributi dai pergolesi, poichè molti di essi un tempo erano sotto il dominio della Diocesi umbra. I pergolesi reclamarono di nuovo. Il Rettore di Spoleto fu incaricato di risolvere la strana controversia, e con atto del 20 marzo 1304 sentenziò che Pergola rimanesse alle dipendenze della Chiesa e della Comunità eugubina. Altra sopresa ebbero i pergolesi nel 1351. Era stato prescelto quale Podestà del luogo Ongaro da Sassoferrato. Dopo pochi mesi dalla nomina, approfittando delle leve di potere conseguenti al suo incarico, tentò di diventare il tiranno della città. Un prode e valoroso capitano del luogo, Bastardo (o Bartolo) de’ Montaini organizzò una valida opposizione, sorretto da tutti i cittadini, che mise in fuga Ongaro, il quale si rifugiò a Montesecco. Pergola, nonostante le vicende ora riportate, si era già affermata un attivo centro artigianale e commerciale, poichè aveva molteplici laboratori assai 31

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