Russia Oggi

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GIOVEDÌ 7 GIUGNO 2012

Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de

Vladimir Khotinenko nasce nel 1952 a Slavgorod, una cittadina tra le montagne dell’Altaj. Architetto di prima formazione, studente di Nikita Mikhalkov, regista, nonché attore e sceneggiatore, conosce l’Italia, i suoi pregi e difetti. Nella Penisola trova ispirazione, scrive numerose sceneggiature e gira dei film. Collabora con grandi artisti, eppure è poco conosciuto dal pubblico. In questo dialogo racconta la sua Italia, il suo lavoro e i temi forti che lo hanno accompagnato nella produzione. Senza mai rinunciare a un pizzico di provocazione

KIRILL LAGUTKO

Gli Italiani e i russi sono accomunati da un rapporto musicale con la vita e dalla percezione artistica della natura. Viaggio molto e noto che non tutti hanno le stesse caratteristiche dei nostri due popoli”

Ha lavorato con Ennio Morricone, è innamorato delle bellezze italiche e impegnato a far da ponte tra il mondo russo e quello italiano. Questo è Vladimir Khotinenko. Come nasce la passione per l’Italia? Con mia moglie Tanya siamo stati nella Penisola almeno 60 volte. Me ne sono innamorato già durante gli studi in architettura: adoro Roma, il Duomo di Milano e le città di mare. So bene cosa ha attratto gli artisti russi di tutti i tempi: gli aspetti pittoreschi che la caratterizzano, i paesaggi morbidi. Il bello è ovunque: nella lingua, nelle persone e nella cucina. In cosa italiani e russi si assomigliano? C’è in entrambi una certa negligenza di fondo. Ci accomuna, inoltre, il rapporto musicale con la vita e la percezione musicale della natura. Io viaggio molto e ho notato che non tutti sono così attenti alla natura come i nostri due popoli.

SE IL CINEMA RACCONTA I SILENZI DELLA STORIA Un italiano raramente si sofferma a pensare di essere un discendente degli antichi romani. È invece tipico dei russi riflettere sul passato. Perché secondo lei? Riflettere sulla storia è stata a lungo una nostra caratteristica. Purtroppo oggi la gioventù non lo fa più. La mia generazione si interessava di storia, letteratura, arte, anche di quelle straniere. Vale anche per il cinema? Certamente. Sono sicuro che in Italia non tutti conoscano Tarkovskij, mentre per noi russi Marcello Mastroianni è sempre stato un mito. All’estero si ha una strana percezione della Russia. Da un lato, tutti conoscono Pushkin, Tolstoj e Gogol, dall’altro si continua a pensare alla Federazione come a un territorio selvaggio e nemmeno i moderni mezzi di comunicazione riescono a superare questo stereotipo.

Pellegrinaggioalla città eterna èunprogetto comune del Vaticano e della Chiesa ortodossa. Lavorare con l’Oltretevere è stato difficile? L’unica limitazione, che considero giusta, impostaci dal Vaticano durante

le riprese è stata di non disturbare passanti e turisti. Mentre ci è stato concesso di filmare nei sotterranei della Basilica di San Pietro dove si trova la tomba dell’Apostolo Pietro, ripresa in passato solo due volte. Nell’occasione mi è accaduto qualcosa di assolutamente unico. Era sera, nella Cappella c’era l’illuminazione cosiddetta papale. Sono salito nella Basilica di San Pietro e per una quindicina di minuti ho avuto la fortuna di trovarmi sotto la Cupola di Michelangelo nella più completa solitudine. Non avrei mai immaginato una simile emozione. Per quali altri film ha lavorato nella Penisola? Ho girato alcune scene di 1612 e di Dostoevskij. A Roma ho un mio posto prediletto per le riprese: vicino al Ponte degli Angeli (a Ponte Sant’Angelo): la riva del fiume è completamente selvaggia e da quel punto si apre un’ampia vista e si può lavorare indisturbati, come se si ritornasse indietro di trecento anni. In Italia ho anche scritto La fine dell’Impero nella pace di una casa al mare a Santa Marinella. Ha lavorato con Ennio Morricone. Come vi siete conosciuti? Ricordo che è stato in occasione del film 72 metri. Non sapevo quale musica sce-

gliere, quando mi sono imbattuto in una sua produzione. Gli ho scritto per parlargli, dicendogli che al mio film e al mio Paese servivano la bellezza e la speranza della sua musica. Mi ha risposto dandomi appuntamento a Roma. Era da poco accaduta la tragedia del Kursk e lui ha mostrato una straordinaria umanità per quella triste vicenda. Penso che, in parte, abbia accettato di lavorare con il mio film proprio in ricordo di quei ragazzi che hanno perso la vita. Dopo il film a puntate Dostoevskij ora girerà I Demoni. Cosa l’ha attratta dell’autore? Il canale televisivo Russia 1 mi ha proposto di girare il film in otto puntate Dostoevskij e ho accettato, sebbene abbia sempre sostenuto di non aver nulla da aggiungere ai classici. Così ho riletto tutto Dostoevskij e l’ho riscoperto. Riguardo a I Demoni sto lavorando sulla sceneggiatura e le riprese dovrebbero iniziare in autunno. Renderò un po’ meno arcaico l’ambiente, forse anche la lingua per facilitarne la comprensione, ma per nessun motivo sposterò l’azione al presente, altrimenti dovrei completamente modificare sia il linguaggio, che il sistema dei rapporti tra i personaggi. E questo approccio non avrebbe senso. Preparato da Stefania Zini


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