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Il giornalino di classe 5 N. 0

PRIMA EDIZIONE

FEBBRAIO 2021

Articolo Pag. 2

LA NOSTRA SCUOLA

U PEJESE E ME ……… ….A RIPE. Ripalimosani ( A Ripe du Mesane in dialetto molisano ), il suo nome ha un Bernal origine Illustrazione di Jessica ben preciso. Continua a pag. 3

Una nostra esperienza: Presentiamo la continua a pag. 3 mascherata ai bambini della Scuola dell’Infanzia. Continua a Pag, 5

Pag. 4

Un tuffo nel continua a pag. 4 passato… Noi nell’antica Grecia Pag. 6

APPROFONDIMENTI: Il giorno della memoria a pag. 7

LE NOSTRE POESIE SPECIALE INVERNO a pag. 8/9

Un po’ di passatempo pag. 10

In cucina: speciale CARNEVALE

pag.11


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Il giornalino di classe 5

LA NOSTRA CLASSE di Mia Brandoni, Sara Mancini Siamo una classe numerosa, molto allegra e laboriosa. Siamo sempre molto felici, e collaboriamo come grandi amici, abbiamo fatto tanti progetti, e sono riusciti perfetti. Siamo una classe che non si arrende, siamo la classe che più risplende. Ci impegniamo a lavorare, ma a ricreazione vogliamo chiacchierare. Questa è la classe migliore che c’è Illustrazione di Jessica Bernal è la più bella 1 2 3!!!!!!!

Di Alessia Vitale Noi siamo chiacchieroni, ma anche simpaticoni. Qualche volta litighiamo, ma poi subito ci amiamo. Seguiamo la lezione con impegno e attenzione. Siamo in compagnia ma anche in sintonia. Siamo divertenti, qualche volta poco attenti. La lezione è da seguire con attenzione e concentrazione. Le insegnanti san spiegare e noi capaci a ricordare. Le insegnanti sono pronte a dare e noi subito a

Illustrazione di Jessica Bernal

ricambiare. La gioia e l’allegria fan parte della nostra compagnia.


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Il giornalino di classe 5 Il mio paese…Ripa

U PEJESE E ME ……… ….A RIPE. di Mattias Angiolini, Ambra Ciancibello, Elena Graniero. Ripalimosani ( A Ripe du Mesane in dialetto molisano ), il suo nome ha un’ origine ben precisa. La tradizione racconta che al nome Ripa sia stata aggiunta la parola “ Limosano “ per ringraziare i cittadini di Limosano che aiutarono a ricostruire il vecchio paese distrutto da un violento terremoto. Ripalimosani il nostro bel paese sorge su una roccia di tufo sulla quale è posto il bellissimo centro storico fino a salire alla parte nuova. Una cosa bella è che dalla vallata del Biferno, in lontananza, Ripa sembra un piccolo presepe. Ripa è sempre stato un paese di grandi lavoratori e in passato il mestiere più importante è stato “ U FENIERE “ ( il funaio ). Consisteva nel lavorare le funi attraverso una ruota di legno e questo lavoro si svolgeva in un posto chiamato appunto ORTO DEI FUNAI dove oggi troviamo il Teatro Comunale. Nel cuore del paese c’è la Chiesa Madre Santa Maria Assunta con un campanile di 47 metri; la cupola ha i colori del paese: verde e giallo. Nella Chiesa Madre è custodita la terza copia della Sacra Sindone, ma dopo la chiusura della Chiesa è stata portata al nostro Convento. Di fianco la Chiesa si trova il Palazzo Marchesale che una volta era anche una scuola. Il nostro è un piccolo paese; infatti noi cittadini ,ci possiamo riunire facilmente, anche se quest’anno non è possibile a causa del Covid-19. Abbiamo molte tradizioni che svolgiamo rigorosamente ogni anno ad esempio: la Mascherata, il palio delle Quercigliole, mercatini Natalizi, il Simposio che è un evento culturale che si occupa della tutela, sviluppo e promozione del nostro territorio. Fin dal 1954 è nato a Ripalimosani “ Il Gazzettino” un giornale che riporta i fatti e tutte le informazioni del nostro paese, noi siamo molto orgogliosi di questo giornale. I personaggi del nostro paese che rappresentano la cultura di Ripalimosani sono: Nicolino Camposarcuno che era uno scrittore bravissimo di poesie, commedie teatrali e ha inventato il Gazzettino. Il maestro Mario Tanno che per Ripa ha fatto di tutto: scritto libri, ha recitato, ha scritto copioni teatrali e ha ideato tante poesie; un esempio è “PEJESE” dedicata a Ripalimosani, recitata da un altro personaggio popolare Lino D’Amore: “ il re della mascherata”. Un’altra caratteristica di Ripalimosani è la presenza, nel centro storico, dei murales per fare un omaggio ad alcuni personaggi di Ripalimosani che hanno lavorato per il nostro paese. Essi rappresentano: Lino D’amore che si trova ai piedi della scalinata di Santa Lucia, Nino Iammarino e Mario D’Alessandro che si trovano alla piazzetta San Michele chiamata da noi ripesi “il Fosso”.


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Il giornalino di classe 5

LA NOSTRA SCUOLA

di Antonio Di Cillo, Samuel Mitri, Gianmarco Di Lauro. La scuola di Ripalimosani “DANTE ALIGHIERI”, è situata in Via Marconi 19. L’attuale Dirigente Scolastico è Rita Massaro. La nostra scuola fa la sua bella figura già da ciò che si vede all'esterno, è infatti circondata da un bel giardino e in primavera è anche molto fiorito. Sulla sinistra della scuola sorgeva un grande albero ma hanno deciso di tagliarlo perché troppo grande e

troppo vicino alle finestre. Ci possiamo ritenere degli alunni fortunati perché abbiamo la possibilità di andare anche in palestra, infatti vicino al corpo centrale della scuola c’è una bella palestra, ristrutturata da poco. Appena entri sulla destra si trova la stanza della lim con diversi posti in cui sedersi, lì sono state fatte recite e varie manifestazioni, poi a sinistra ci sono le scale che portano ad altri piani con almeno 2 classi ad ogni piano. Prima di questa pandemia c’era un grande atrio all’ingresso che ora è stato ridotto per via dei lavori di ristrutturazione che stanno facendo nella nostra scuola. Al piano terra ci sono anche 4 classi di cui una vuota. Al primo piano ci lavorano molte persone che si occupano della segreteria, c’è la stanza della preside e delle altre impiegate anche se ora è tutto chiuso perché ci sono i lavori in corso. In questo piano ci sono altre aule impegnate con le diverse classi della scuola primaria e i laboratorio di scienze, molto bello e pieno di attrezzature. Infine l’ultimo piano è impegnato con le classi degli alunni della scuola secondaria, dove il prossimo anno andremo anche noi. Qui c’è anche l’aula di musica con tanti strumenti musicali tra cui 20 violini e un pianoforte. La nostra scuola comprende cinque classi della scuola primaria e tre della scuola secondaria. Adesso che c’ è questo virus, noi alunni della classe quinta ci siamo trasferiti nella mensa della scuola dell’infanzia, in cui è stata creata un’aula tutta per noi. A noi non piace molto stare lì perché ci sembra di stare sempre da soli, ma per adesso non possiamo fare niente per tornare nella nostra vera classe. Per evitare il contagio i banchi devono essere distanziati di almeno un metro e la nostra è la classe più numerosa, serviva un’aula spaziosa. Inoltre dobbiamo portare la mascherina che copre il naso e la bocca e noi bambini siamo bravi a seguire queste regole perché abbiamo capito che è importante per la sicurezza di tutti. La cosa più importante per noi sono le maestre, loro sono bravissime, spiegano bene e se non se non capisci bene determinate cose te le rispiegano finché non riesci a capire. Poi abbiamo la Preside migliore del mondo perché se c’è un problema in una classe cerca qualunque modo per risolverlo. Sia la scuola dell’infanzia, sia la scuola primaria e secondaria, sono edifici molto sicuri e dall’ inizio dell’estate stanno effettuando dei lavori che dovrebbero rendere la nostra scuola più sicura e anche più bella; con banchi nuovi e attrezzature nuove.


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Il giornalino di classe 5

Una nostra esperienza: Presentiamo la mascherata ai bambini della scuola dell’infanzia di Giulia Cristofaro, Lorenzo Cristofaro, Davide La Guardia, Ivan Giancola, Daniel Muccino, Armin Smilovic. Noi ragazzi di classe quinta abbiamo fatto un bellissimo progetto sulla mascherata che poi abbiamo presentato ai ragazzi di terza media e alla scuola dell'infanzia. Quando la maestra ci ha proposto questo progetto siamo stati molto contenti. Abbiamo disegnato, fatto ricerche e interviste per scoprire più informazioni possibili su questa festa. Per esempio Lorenzo ha intervistato la mamma che è stata molto brava a fargli capire quanto è bella e quanto è sentita questa festa a Ripalimosani, per questo ha partecipato molto volentieri al ballo e si è divertito moltissimo e spera di fare ancora questa esperienza. Oltre a ricercare informazioni, i bambini si sono impegnati a ricreare alcune scene della mascherata. Per fare tutto questo ci hanno aiutato le professoresse della secondaria e le nostre maestre. Per ricreare le scene dei balli avevano deciso di preparare un ballo con la danza popolare e indossando vestiti che si portavano nell’antichità. Ambra, Sara, Benedetta e Jessica rappresentavano “i ztell”, loro ballavano proprio un ballo della mascherata e anche con i vestiti che del giorno della mascherata. Mentre le ballerine indossavano lunghe gonne nere, camicia bianca e coloratissimi scialli di antica fattura. Sia i musicisti che i ballerini hanno indossato un pantalone nero, scarpe nere, camicia bianca e un gilet nero; Ivan ne aveva uno nuovo nuovo, la sua nonna glielo ha cucito in un solo pomeriggio. Il ballo era abbastanza impegnativo perché dovevi sbattere i piedi e girarti velocemente e ti dovevi trovare in linea con gli altri. Alcuni di noi sapevano suonare uno strumento e si sono impegnati a suonare e cantare la canzone principale che si fa nella mascherata, il cui titolo è “ajaja”.Davide è rimasto esterrefatto dalla proposta perchè poteva dimostrare la sua bravura nel suonare l’ organetto, ma soprattutto suonare insieme ai compagni per la prima volta. Ha suonato con Giuseppe che suona la fisarmonica con Giovanni, Mattia e Gianmarco che suonano il mandolino e strumenti a percussione, anche loro molto bravi. Tutti gli altri compagni ballavano con vestiti tipici della mascherata e quattro bambine cantavano “ajaaja” e Daniel ha recitato in modo molto simpatico e guidava i ballerini. E’ stata un’esperienza bellissima, tutti abbiamo provato tanta emozione, ma anche divertimento e speriamo che i bambini dell’asilo, che hanno visto il nostro video, insieme ai loro genitori, si siano divertiti nel guardarci. Noi speriamo di fare ancora un’esperienza come questa, perché ci ha permesso di lavorare tutti insieme per uno scopo comune.


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Il giornalino di classe 5 UN TUFFO NEL PASSATO LA MIA VITA AD ATENE di Elena Occhionero Io mi chiamo Itaka e sono una ragazzina ateniese, ho 12 anni e vivo in una casa con un tetto fatto di terracotta, un cortile ampio e vasto; decorato con fiori che escono dai loro vasi. Al secondo piano della casa c’è il gineceo dove io, la mia mamma e gli altri membri femminili come zia Mara, passiamo maggior tempo a cucire e tessere. La mia famiglia è composta da quattro persone cioè mia madre, mio padre, mio fratello ed io. Mio padre fa l’artigiano e il commerciante, perciò fa vasi fantastici di argilla, con sopra dipinti favolosi che vende ogni giorno. Lui, dopo una giornata di lavoro, partecipa al banchetto e va al piano di sopra per riposarsi nella sua stanza con gli altri uomini. Mia madre, invece, cuce e tesse tutto il giorno per poi cenare e andare a dormire nel gineceo. Io di solito mi vesto con una tunica bianca e dei sandali con la suola di cuoio, in testa porto dei gioielli a forma di cuore color argento e celeste. A casa mia si mangia il pesce, la carne per gli uomini e il formaggio, il pane per le donne, ma è sempre tutto buono. Durante l’anno organizziamo una festa per onorare gli dei e invitiamo la nonna Kaila o il nonno Sidro che partecipano al banchetto con molta felicità anche perché per pranzo c’è tanta carne, pesce fresco e i legumi coltivati nel nostro orticello. La mia famiglia è sempre stata allegra e con uno spirito lavorativo che non manca mai. Le mie giornate le trascorro con gioia e oltre tutto imparo a leggere e a scrivere con il mio maestro privato che mi invoglia sempre a studiare e imparare cose nuove e, dopo che la lezione è finita, pranzo con la mia cara mamma, raramente ceno con mio padre e in quel caso sono felicissima. Il pomeriggio, solo certe volte, esco con papà all’ agorà dove si riuniscono i cittadini maschi. Noi purtroppo non stiamo sempre insieme perciò nei momenti in qui posso stare con lui mi godo tutto il suo affetto per me ma, anche la mia cara mamma è importante perché mi ha mantenuta e accolta nella sua vita, e mio fratello, invece, è molto sensibile e gli voglio un gran bene. Questa sono io e la mia vita!

LA MIA VITA DI GIOVANE ATENIESE. Di Giuseppe Ciocca Mi chiamo Toko, ho undici anni e tra un po’ farò il compleanno, cioè il venti Dicembre. Sono un maschio atenese e la mia famiglia è composta da me, due fratelli, tre sorelle, mio padre e mia madre. Ogni giorno indosso gli stessi vestiti, cioè sandali e una tunica bianca. La mia casa è fatta di mattoni d’argilla e all’interno ci sono diverse stanze. La maggior parte del mio tempo la trascorro con mio padre all’esterno a lavorare. Mio padre costruisce accessori per la casa in legno e vende le sue realizzazioni, io aiuto mio padre a costruire oggetti di legno per la mia famiglia come panche, sedie e scale, diciamo che sto imparando a costruire cose utili; mia madre fila e cuce con le mie sorelle. Il mio tempo libero lo trascorro con i miei amici, ci incontriamo sotto una quercia vicino casa mia e giochiamo a nascondino, a chi lancia le cose più lontano, facendo educazione fisica, correndo e sollevando cose pesanti, come pietre e rami. Non vado a scuola perché non ci possiamo permettere un maestro privato. A casa mia si mangiano verdure e carne e ci sono anche giorni di riposo che è il giorno che siamo tutti liberi, vengono nonni, zii e i miei amici. Io voglio rimanere in questa Polis perché mi piace fare le cose che faccio e se andassi in un’altra Polis non mi farebbero fare queste cose. Inoltre se io mi comporto male e rompo qualcosa vado in punizione che consiste nello stare rinchiuso in camera per un giorno e mangiare solo un po’di verdure e il pane. Io mi so controllare, anche perché qui con i bambini sono molto severi.


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Il giornalino di classe 5

LA GIORNATA DELLA MEMORIA: PER NON DIMENTICARE Di Davide La Guardia Ogni anno dal 1945 il 27 gennaio si celebra “La giornata della Memoria”. Questo giorno, l’esercito russo entrò nel campo di concentramento di Auschwitz, in Germania, e liberò gli Ebrei dalle SS tedesche, comandate dal dittatore Adolf Hitler, che aveva ideato uno spaventoso piano di eliminare dalla faccia della Terra tutto il popolo Ebreo. Anche noi, a scuola, abbiamo ricordato insieme alle maestre il terribile orrore della Shoah, leggendo letture, poesie e guardando video. Quello che mi ha colpito di più è stata la poesia di Primo Levi “Se questo è un uomo”, perché mentre leggevo alcuni versi come, ad esempio, “che lotta per un pezzo di pane” oppure “che muore per un sì o per un no” mi immedesimavo in loro e provavo dolore e tanta paura. Anche gli ultimi versi mi hanno toccato il cuore, perché ci chiede di ricordare e dirlo ai nostri figli affinché non vengano ripetuti gli orrori che sono stati fatti in passato. Ecco “il giorno della Memoria” è dedicato proprio al ricordo di quelle persone che sono state ammazzate, maltrattate che hanno vissuto un vero e proprio incubo a causa di una persona che si credeva di essere superiore. Ma ricordiamoci che noi uomini siamo tutti uguali e non ci sono distinzioni di razza perché noi siamo ognuno. Per approfondire: LA GIORNATA DELLA MEMORIA di Elena Graniero, Jessica Bernal, Sara Mancini, Giulia Cristofaro. Illustrazione di Sara Mancini ….Tutto iniziò con le leggi razziali contro gli Ebrei tra le quali: divieto di matrimonio tra Ebrei e Italiani, non potevano andare nelle scuole pubbliche ,ma solo in quelle riservate agli Ebrei . Nel 1941 gli Ebrei furono deportati in dei vagoni , viaggiando per una settimana fino ad arrivare ai campi di concentramento. Appena arrivati venivano smistati , venivano tagliati loro i capelli , subito dopo veniva tatuato un numero con il ferro bollente e gli veniva consegnato loro un pigiama di cotone. Le loro giornate erano molto faticose; la mattina venivano svegliati a bastonate dal capo della baracca e venivano tirati fuori da quei giacigli sporchi e pieni di insetti; davano loro una bevanda che doveva essere come il tè , ma non lo era , aveva un sapore di tiglio, ma era comunque molto desiderato perché era l’unica bevanda che ricevevano . Dopo i prigionieri erano costretti ad uscire fuori (al freddo) per l’appello indossando sempre lo stesso abito di cotone . Dopo di che andavano a lavorare fuori dal campo con qualsiasi clima. Dopo ore di lavoro si aspettavano un pò di relax, ma non era così : dopo giornate faticose li aspettava un bruttissima visione, che a seconda del fumo o della fiamma i forni crematori lavoravano più o meno. Infine li aspettava la cena che era composta semplicemente da un pezzo di pane anche questo molto desiderato.Questo è quello che abbiamo potuto capire con il prezioso aiuto delle nostre insegnanti, leggendo libri come “Una bambina e basta” che parla di una bambina che soffriva del fatto che era considerata ebrea , quando lei era una “bambina e basta ”. Il diario di Anna Frank” che parla di una bambina a cui piace scrivere che scrive tutto ciò che vive e nel suo diario sul quale racconta due anni in cui è rimasta nascosta, insieme alla sua famiglia, per sfuggire alla persecuzione nazista; anche se poi verrà catturata e morirà nel campo di concentramento.


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Il giornalino di classe 5

LE NOSTRE POESIE: SPECIALE INVERNO INVERNO LA MAGIA DELLA NEVE Di Michela Evangelista di Benedetta Di Cillo

Imbianca gli alberelli volan via tutti gli uccelli. I bambini fa giocare e gli adulti arrabbiare.

Inverno, stranamente mi scaldi il cuore: Il tuo gelo mi dà tepore! Il tuo volto non fa paura anche se l’aria è scura. Voglio sentirti sulla pelle sotto un cielo pieno di stelle.

Candita, a terra si posa nascondendo ogni cosa, come la favola di Bianca Neve. Ecco la magia della neve!

QUANDO SCENDE LA NEVE. di Elena Occhionero

ARRIVA L’INVERNO

Quando scende la neve il mio cuore diventa lieve, toccato da una foschia che sembra quasi una magia. Mentre mi affaccio alla finestra e mi volto verso destra, vedo la meraviglia vivente che emoziona la gente: un paesaggio innevato che l’inverno ci ha portato, con una grande bufera per cambiare l’atmosfera. E con un sorriso stampato sul viso urliamo tutti insieme evviva arriva la neve!

Alle prime piogge , ai primi venti, molto freddi , ma accoglienti. Capii che l’inverno era alle porte, e il vento batteva forte , con la sua neve tutto ricopriva , e il paesaggio abbelliva. I bambini felici uscivano , e sulla neve si divertivano. Quando l’inverno via andrà , nel mio cuore resterà.

La magia della neve che dal cielo cade lieve, cadendo sui tetti fa felice i piccoletti.

INVERNO di Chiara Comentale L’inverno è speciale per il suo freddo glaciale, la neve cade su ogni tetto e rende l’inverno perfetto. La mattina invernale può spesso luccicare, il sole fa brillare. il ghiaccio che può abbagliare.

di Elena Graniero


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Il giornalino di classe 5

LE NOSTRE POESIE: SPECIALE INVERNO RICALCO DELLA POESIA “AUTUNNO” Di Vincenzo Cardarelli “INVERNO” Già lo sentimmo venire dalla nebbia di novembre dalle nevicate di dicembre fredde e ghiaccianti, e un freddo gelido percorse la terra che ora, gelida e triste accoglie una nebbia fitta . Ora passa e declina , in questo inverno che incede, con lentezza indicibile, il più bel tempo della nostra vita ci dice addio. Lavoro collettivo classe 5

L’INVERNO CHE PASSA Di Giovanni Calista La neve cade velocemente, la gioia dei bambini aumenta rapidamente qua e là mucchietti bianchi distesi come orsetti stanchi nel loro sonno profondo sperano in un nuovo mondo volan gli uccellini teneri e piccolini tutti infreddoliti ma anche divertiti

questo inverno divertente sarà ma purtroppo finirà.

L’INVERNO MI PIACE di Ilaria Vitiello L’inverno mi piace Perché mi fa stare in pace. Ogni anno la neve viene E grandi e piccoli intrattiene. Con le feste di Natale Nessuno sta mai male Tutte le feste si passano in famiglia Tranne quest’anno che non è una meraviglia, a causa di una brutta malattia ci ha portato via l’allegria.

IL VENTO. Di Giuseppe Ciocca Mentre tutto tace, e io sono poco loquace, d’un tratto un rumore sento, sicuro viene dal vento! Soffia, soffia forte da rompere le porte. Porta le cose via l’unica cosa che rimane è la ferrovia. Il vento è di tutti i colori peccato che ci siano i rumori. All’improvviso lo sento andar via e siamo tutti in allegria. INVERNO di Davide La Guardia Soffia il grecale, arriva l’inverno tutto si copre di un candido bianco. I fiocchi continuano a cadere dal cielo come palline di ovatta. Oh…che bello guardare Il paesaggio dietro alla finestra, che spettacolo meraviglioso!


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Il giornalino di classe 5 UN PO’ DI PASSATEMPO di Davide La Guardia

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T

A M

C 7 8

DEFINIZIONI: 1 NOME ASTRATTO, EMOZIONE PROVATA…. DAL CUORE 2 IL SUO LETTO PUO’ ATTRAVERSARE PIU’ NAZIONI 3 LA POSSIEDE LA VOLPE 4 IL PIU’ GRANDE DEI FILOSOFI 5 SINONIMO DI AFFIATAMENTO 6 CONTRARIO DI SOLITUDINE 7 IL “GRANDE” DEI MACEDONI 8 SONO QUELLE DI NONNA PINA 9 EROE DELL’ILIADE

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FUMETTI PER SORRIDERE a cura di Mattia Calista

Indovinelli: 1.Vanno sempre in coppia, si allacciano, toccano sempre a terra. 2.Girano intorno al sole, sono otto, possono essere gassosi o rocciosi. 3.Non si riproduce, ha un ciclo, è fonte di vita. 3. Si occupa di ogni campo del sapere,ha una bella famiglia che vuole la “I”.


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Il giornalino di classe 5 Benvenuti in cucina. Un testo regolativo da leccarsi i baffi SPECIALE DOLCI DI CARNEVALE LE CHIACCHIERE di Giulia Cristofaro INGREDIENTI : 200 gr. Di farina,Olio extra vergine di oliva, 10 gr. Di burro morbido, 4 cucchiai di marsala o vino bianc,1 cucchiaio di zucchero; Scorzetta gialla di un limone; Un pizzico di sale; 2 o 3 cucchiai di zucchero a velo. Disponete la farina a fontana su un piano, nell’incavo battete l’uovo e aggiungete tutti gli altri ingredienti. Impastare il tutto fino ad ottenere una pasta soda e compatta. Stendete la pasta con il mattarello e ritagliatela a strisce con una rotella dentellata, al centro di ogni strisciolina incidete una piccola linea per poter formare un nodo. Potete anche dare spazio alla vostra fantasia creando forme diverse. Scaldate l’olio in una padella, caldo ma non bollente, per friggere le “chiacchiere”. Quando diventeranno ben dorate, scolate su della carta assorbente e quando saranno tiepide potete servirle cosparse di zucchero a velo.

Curiosità di Antonio Di Cillo Le Chiacchiere o anche chiamate frappe hanno un'antichissima tradizione che probabilmente risale a quella delle frictilia dolci fritti nel grasso di maiale che nell'antica Roma venivano preparati proprio durante il periodo di carnevale; questi dolci venivano prodotti in gran quantità perché dovevano durare per tutto il periodo della Quaresima. Le frictilia sono le antenate delle chiacchiere che venivano preparate in occasione della festa sacra dedicata a Saturno nell'antica Roma. Venivano fritte nel grasso del maiale per sottolineare l'abbondanza di cibo del periodo tra gennaio e febbraio. CASTAGNOLE CON RICOTTA di Mattias Angiolini INGREDIENTI: 175 gr ricotta; 75 gr di farina00; 1 uovo;1 cucchiaio di zucchero(15-20 gr); 5 gr di lievito per dolci; 1 pizzico di vanillina; la scorza di un’arancia e di un limone. In una terrina lavorate la ricotta ben sgocciolata con lo zucchero. Unite l’uovo, le scorze di limone e arancia grattugiate, la vanillina. Mescolate bene. Aggiungete, poco a poco, la farina setacciata e il lievito per dolci. Continuate ad impastare fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Mettete in frigo per almeno 30 minuti. Formate delle palline e friggete in abbondante olio bollente. Una volta dorate trasferitele su un foglio di carta assorbente e passatele ancora caldissime nello zucchero semolato. Le castagnole alla ricotta sono pronte per essere divorate!!!!!!!!

CURIOSITA’

di Ambra Ciancibello

Intervista alla signora Concetta di Ripalimosani La signora Concetta ha 86 anni e ricorda con allegria e nostalgia il periodo di Carnevale vissuto da bambina: “quando ero bambina dolci non se ne potevano fare perché non si potevano certo avere gli ingredienti necessari. Il maggiore divertimento era aspettare l’ultimo giorno di Carnevale quando tutta la famiglia si riuniva per fare il gioco dell’ “l’ove n’ganne”!Praticamente la mamma faceva bollire un uovo che veniva poi posizionato sul tavolo e, a turno, ogni componente della famiglia veniva bendato e cercava di tagliare l’uovo a metà. Vinceva proprio chi riusciva a colpirlo e la vittoria stava proprio nel poterlo mangiare tutto con enorme gioia: non era infatti cosa da poco poter mangiare un uovo intero!!! A quel punto l’uovo rimaneva “n’ganne” a chi non lo aveva spaccato a metà !!!” Questo racconto ci può far riflettere sulla povertà che si viveva tanti anni fa lasciandoci, però, un bel sorriso!!!


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Il giornalino di classe 5

PROGETTO GIORNALINO Classe 5 Ripalimosani “Piccoli giornalisti in erba” a.s. 2020/2021


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