I Care Tanzania

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sionari. Le chiese erano sempre gremite, le liturgie vive,

to, maternità, centro di riabilitazione per bambini denu-

ri diminuivano di molto e questo contribuiva ad accre-

miei tentennamenti. Una mia sorella era entrata fra le

partecipate. I sacerdoti della diocesi di Iringa erano so-

triti, cure per mamme e bambini e visite anche ai villag-

scere in loro la fiducia nel lavoro dei missionari e man

mura Certosine, senza mai più ritornare indietro, un fra-

lo una ventina, le religiose locali erano ancora poche ma

gi. Sono arrivata quando l’ospedale era ancora da ter-

mano diminuiva pure il ricorso agli stregoni per la cura

tello era in seminario diocesano, solo più tardi sceglierà

aumentavano di numero. La Chiesa locale era in attesa

minare ma già erano iniziate le attività e altre sarebbero

delle malattie. Anche la denutrizione piano piano spari-

di diventare missionario della Consolata, e io con l’assil-

del suo vescovo, il primo vescovo Tanzaniano, che sarà

iniziate in seguito. Incontrai la mia comunità: sr. Maggio-

va. Quanta pena sentivo nel vedere i bambini scheletriti

lo di diventare missionaria per portare l’annuncio di Ge-

consacrato l’anno seguente 1970. Il Tanzania era da po-

rina Guarnero, dalla quale ho imparato tante cose e con

per mancanza di cibo o quelli gonfi come palloncini per

sù al Mondo, ma senza conoscere ancora nessuno. La-

chi anni indipendente e si respirava un sano orgoglio e

la quale abbiamo collaborato da vere sorelle, sr. Anglesia

mancanze di proteine, portati dalle mamme o più spes-

voravo in fabbrica e con questo pensiero fisso in men-

una certa euforia. La politica stava cercando la sua stra-

Mazzocco, la missionaria che conosceva anche il dialetto

so dalle nonne, e poi la gioia di vederli iniziare a sorride-

te, un giorno mi sono imbattuta in un foglio che dove-

da nel socialismo africano non allineato, con i suoi slo-

della zona e sapeva comunicare con la gente semplice,

re, camminare e correrti dietro felici quando riuscivano

va essere stato strappato dalla rivista delle missionarie

gan di “ Uhuru na kazi, Umoja na uhuru, Ujamaa na ku-

e insieme a sr. Andreana Damonte, catechiste e aposto-

a strapparti un sorriso o una carezza, come fanno tutti i

della Consolata. Suor Gian Paola Mina scriveva la storia

jitegemea, libertà e lavoro, unità e libertà, comunione e

le delle famiglie, sr. Elvina Antonaci, che seguiva i lavo-

bambini del Mondo. La nostra evangelizzazione era fat-

di una missionaria, la stessa mia storia con i miei stessi

autodeterminazione”, nei quali l’amato Padre della Pa-

ri di costruzione. Più tardi arriveranno altre sorelle: sr. El-

ta di carità, di amore fattivo, di attenzione in tutte le di-

dubbi che, nonostante l’incoraggiamento del sacerdote,

tria, il Presidente Nyerere credeva e cercava di inculca-

sina Marchi, sr. Luigia Limonta e altre. Mi impressionava-

mensioni della persona umana fatta ad immagine di Dio

non erano ancora scomparsi. Lo stesso giorno nella pau-

re alla gente. Il paese continuava ad essere povero e il-

no le malattie che colpivano molti bambini e che spes-

e degna di essere chiamata figlia di Dio, di quel Dio che

sa di mezzogiorno sono andata in Chiesa e ho chiesto al

luso che tante cose sarebbero cambiate con l’indipen-

so erano causa di morte come il morbillo, la polio, la per-

è Amore e per la persona si è donato fino a morire sul-

Signore che se davvero mi voleva missionaria mi dove-

denza dal colonialismo Britannico ma intanto continua-

tosse, la Tubercolosi e varie malattie intestinali, come pu-

la croce. Qui ho speso i primi sette anni della mia missio-

va dare un segno e gli chiesi quale segno doveva essere,

vano a rimanere poveri. La mia prima destinazione prov-

re le malattie dovute alla malnutrizione. Mi impressiona-

ne in Tanzania con tanto entusiasmo e senza guardare

qui e ora. Puntualmente il segno arrivò, chiaro e limpido,

visoria fu nell’ospedale di Ikonda a sostituire sr. Euge-

va la scarsità di strutture adeguate nel paese per curare

a fatiche, disponibile di giorno e di notte a motivo del-

senza nessun dubbio di interpretazioni. Era fatta. “Dove

nia Pia Paoli, una colonna presente all’ospedale fin da-

i malati che accorrevano da noi per la fiducia che aveva-

la mancanza di personale preparato che potesse colla-

tu andrai, anch’io andrò, dove abiterai tu abiterò anch’io,

gli inizi, che andava via per una meritata vacanza dopo

no nelle medicine e nelle suore. Ricordo le visite ai villag-

borare. Poi dopo la mia prima vacanza in Italia nuova-

il tuo popolo sarà il mio popolo... dove tu morirai morirò

molti anni di missione. È stato il mio primo vero contat-

gi per fare formazione e le campagne fatte per le vacci-

mente a Ikonda all’ospedale e quindi al dispensario di

anch’io, e li sarò sepolta”. [Rut 1, 16-1]

to con la missione e il mio primo tirocinio missionario.

nazioni, per la cura delle mamme in gravidanza e la pre-

Kihesa, uno delle affollatissime strutture sanitarie tenu-

Poi la scelta dell’Istituto, la preparazione, la destinazio-

L’ospedale sorgeva tra le montagne dell’Ukinga lontano

venzione di malattie nella mamma e nei bambini. Tutti i

te dalle missioni per supplire alla scarsità di strutture go-

ne in Tanzania che diventerà la mia missione dal 1969! Al

da tutto. Un ospedale per la gente e per i poveri, l’unico

villaggi della parrocchia venivano regolarmente visitati

vernative e per testimoniare l’amore e la solidarietà con

mio arrivo mi accolse sr. Carlina Oderio, che faceva le ve-

nel raggio di un centinaio di kilometri, su strade impra-

per le vaccinazioni e per distribuire cibo, latte, olio, farina.

le persone in difficoltà. Una valutazione della mia espe-

ci della superiora delegata. Arriverà dal Kenya come supe-

ticabili. Mi sembrava tutto così normale. Così avevo so-

In non molti anni si potevano vedere gli effetti di que-

rienza come missionaria impegnata nel periodo in cui

riora delegata, qualche mese più tardi, sr. Luisa Piera Sol-

gnato la mia missione! Al ritorno di sr. Eugenia Pia la mia

sto lavoro capillare fatto in quasi tutte le nostre missio-

ho lavorato nel settore sanitario e a contatto con gen-

dati. Il gruppo dei missionari e delle missionarie era for-

destinazione fu Kibao, un’ opera delle missionarie della

ni collaborando con il programma governativo. Anche la

te povera e sofferente non posso che valutarla positiva

te, le missioni ancora molte e quasi tutte gestite da mis-

Consolata che comprendeva, dispensario con posti let-

gente notava che le tombe dei bambini nei loro cimite-

se confrontata con quella del Cristo il quale si è chinato

TESTIMONIANZE di vita missionaria

TESTIMONIANZE di vita missionaria 148

te rassicurante, ma non ancora del tutto per dissipare i

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