NUMERO 46 . ago2022 . Ognuno si assumerà le sue responsabilità!

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ДЕТИ

(BAMBINI)

OGNUNO SI ASSUMERÀ LE SUE RESPONSABILITÀ! Le vicende politiche degli ultimi giorni alle quali - attonita l’Italia ha assistito, impongono alcune considerazioni. Nelle dichiarazioni di tutti i rappresentanti politici abbiamo ascoltato fino alla noia lo stesso ritornello: “Ognuno si assumerà le sue responsabilità”, riferito - sia ben chiaro - non a sé bensì all’avversario politico di turno.

Nel mondo della politica italiana fa onestamente effetto sentir parlare di responsabilità, termine abusato, inflazionato e privo di qualsiasi concreto significato. Infatti, se l’individuo non subisce mai le conseguenze del proprio operato, come si può parlare di responsabilità? Il politico deve forse render conto del proprio operato

ai suoi Elettori? Viene forse sottoposto ad un giudizio circa l’uso che ha fatto del suo mandato? Il primo comma dell’articolo 68 della Costituzione garantisce al politico la prerogativa della irresponsabilità civile, penale ed amministrativa per le opinioni espresse nell’esercizio delle sue funzioni. A carico del politico esiste tuttalpiù una responsabilità morale il cui esercizio, enormemente soggettivo, è lasciato alla elastica interpretazione di costui. Ma perché accade tutto ciò?

N.46 AGOSTO 2022

Fabrizio Favini

continua in ultima pagina...


PROGETTO Invitiamo i nostri lettori a

la nostra vita.Vedremo come

passeggiare insieme a noi

l’innovazione creativa concorra,

nel bosco della complessità

giorno dopo giorno, alla

e della positività. Vedremo

costruzione di nuovi modelli di

come la Ricerca - scientifica,

relazione economica, sociale,

sociopolitica, culturale, etica,

produttiva e organizzativa

economica e produttiva, insieme

procedendo instancabilmente,

all’Innovazione - tecnologica, di

in parallelo, alla distruzione di

metodo, di comportamento, di

quelli precedenti.

processo, di prodotto, cambia

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Molte grazie!

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PERCORSO Un appuntamento mensile. Brevi articoli monotematici che rimandano ad approfondimenti, per chi desidera; repertori iconografici scelti in virtù di criteri estetici; l’impegno di affrontare e di interpretare in modo semplice, ma non semplicistico, la complessità; il piacere della scoperta, dello scambio e della relazione positiva con i nostri Lettori. Benvenuti a bordo!

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Roberto Cingolani Enrico Giovannini Gianni Ferrario

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INDICE

06 10 14 18 FABRIZIO FAVINI

SIMONA COLARIZI

GIAN CARLO PAOLO COCCO SCARONI

Esperto di innovazione del comportamento

Professore di Storia Contemporanea

Imprenditore della consulenza e docente universitario

24 pillole di Intelligenza Emotiva

Fine della Terza Repubblica?

Autori pg. 22 Manifesto pg. 28

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Per navigare nell’attuale tempesta perfetta occorrono le soft skill

Presidente del Milan

Intervista


Nel numero 44 del Magazine abbiamo pubblicato 33 Pillole di Leadership. Proseguiamo in questo numero parlando di Intelligenza Emotiva. Tra ognuno di noi e il mondo c’è il velo del pensiero, della suggestione e delle emozioni. Le emozioni sono preziose. Orientano il nostro comportamento e le nostre decisioni. Le emozioni esercitano un potente influsso su opinioni, percezioni, giudizi e rapporti sociali. Il mondo vive di emozioni, ragion per cui qualche approfondimento sull’argomento è tempo ben speso.

24 pillole di intelligenza emotiva FABRIZIO FAVINI

APPROFONDISCI

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SOCIETÀ A COMODITÀ ILLIMITATA

• Motivazione: capacità emotiva che guida, sostiene e facilita il raggiungimento di un obiettivo.

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• L’esistenza umana non è logica dovendo noi esprimere sentimenti ed emozioni. Il ruolo dell’emotività resta fattore primario nell’assunzione della maggior parte delle nostre decisioni. Importante però è avere la consapevolezza che le nostre decisioni hanno un’origine emotiva. • L’apprendimento è trainato dalle emozioni che facilitano la memorizzazione. Ecco • A differenza dei sentimenti consci, quelli perché l’apprendimento efficace deve di cui siamo pienamente consapevoli, le essere, prima di tutto, seduzione. emozioni hanno origine ad un livello ben più profondo della nostra mente e sono • La domanda di fondo è: nelle nostre il risultato di sofisticati sistemi neuronali aziende vogliamo degli onesti esecutori comparsi nel corso dell’evoluzione umana o dei creativi, anche se più difficili da con un preciso obiettivo: garantire la gestire? sopravvivenza dell’individuo. • Pensare positivo aumenta l’energia ed • Le emozioni influenzano ogni aspetto eccita la creatività, sviluppa la ricerca delle della nostra vita mentale: plasmano la soluzioni ed il miglioramento continuo. percezione, i ricordi, i pensieri, i sogni. Pensare positivo è molto più che essere semplicemente ottimisti. È decidere con • Se in Azienda manca intelligenza emotiva coraggio e lucida razionalità che le paure le persone non intendono prendersi la si possono neutralizzare e che l’infelicità responsabilità di aiutarla a diventare più può essere benissimo un optional. competitiva. • La discrezionalità con cui gestire il proprio • L’emozione influisce sull’attenzione lavoro crea più interesse per ciò che si fa; e sulla memoria perché impressiona il maggior interesse attenua la probabilità l’ippocampo, sede della memoria e di errore e, nel contempo, la persona trae dell’apprendimento. soddisfazione.

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• Essere empatici significa percepire il mondo interiore dell’altro identificandosi pur mantenendo la consapevolezza della alterità. L’empatia è la condizione emotiva indispensabile per capire le persone (Giacomo Rizzolatti – scopritore dei neuroni specchio). E quando le persone capiscono non c’è rancore.

lontananze e incompatibilità emotive. • L’intelligenza sociale permette di fare sintesi tra doti intellettive ed emozionali divenendo risorsa strategica per connettersi e comunicare nelle società complesse come quelle di oggi. • Creare empatia per riuscire a persuadere.

• Chi ha la competenza dell’empatia si dimostra attento ai sentimenti dell’altro, coglie il malessere e sa essere disponibile all’aiuto. Ad esempio, la critica viene percepita come consiglio e assume lo scopo di segnalare comportamenti inadeguati per spingere al miglioramento di sé. Si determina un clima relazionale che permette il rispetto e la promozione delle diversità interpretate come opportunità di crescita e di confronto, al di là di ogni pregiudizio ed intolleranza. •

Daniel Goleman dimostra con numerosi esempi come i sentimenti positivi si diffondono più velocemente di quelli negativi e i loro effetti influenzano positivamente la collaborazione, la lealtà, la cooperazione tra le persone.

• Goleman afferma che l’uomo sta vivendo un periodo di isolamento sociale del quale sembra non curarsi, e tutto ciò lo porta all’indifferenza nei rapporti umani, a egoismi e narcisismi, a scontrarsi con la socialità innata e naturale del cervello. • Secondo Goleman, ci si dedica sempre meno alla ricerca dell’altro: modernità, tecnologie, ritmi di vita serrati e competitività fine a se stessa creano

• Per accrescere l’Intelligenza emotiva in azienda si deve prima di tutto sviluppare un adeguato livello di consapevolezza in ogni fondamentale ruolo dell’Organizzazione. • Cosa ci succede quando proviamo un’emozione: il talamo (sensoristica di bordo) rileva una situazione che scatena emozione; passa l’input all’amigdala (gestione dell’emozione) che libera l’ormone dello stress (cortisolo) che sequestra risorse energetiche all’ippocampo (gestione della memoria) per dirottarle ai sensi per gestire la situazione emozionale. • Cadiamo spesso in un certo numero di trappole logiche, chiamate illusioni cognitive. • Avere idee sbagliate sovente aiuta a vivere perché ci risparmia la fatica di verificarne la fondatezza e perché ci offre innumerevoli alibi. • Al leader serve l’agilità delle emozioni. Le emozioni sono informazioni su come sta andando l’azienda e il leader deve saperle tirare fuori. I leader devono possedere compassione, coraggio, curiosità, empatia,

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SOCIETÀ A COMODITÀ ILLIMITATA

tutte competenze estremamente preziose oggi nella gestione del rapporto interpersonale. Soprattutto il buon leader deve fare in modo che le persone tirino fuori le emozioni. Il che non significa dare a chiunque la possibilità di sfogarsi in modo irrazionale o caotico. Al contrario bisogna saper creare uno spazio dove si ascolta ogni voce e si permette alle persone di tirare fuori se stessi in modo calmo, equilibrato e saggio. Solo così si può guidare un’organizzazione tra le difficoltà di un’epoca in continua trasformazione. • Le emozioni influiscono sulle nostre capacità cognitive. Infatti esse condizionano l’attenzione e la memoria sia per il modo in cui noi vi immagazziniamo qualcosa sia per come la ricostruiamo quando la richiamiamo. La facilità e la precisione con cui richiamiamo un evento dipendono sia dalla condizione emotiva in cui eravamo all’epoca dell’evento stesso, sia dallo stato d’animo in cui ci troviamo quando lo richiamiamo. “Bisogna smettere di usare solo il cervello razionale e imparare a sviluppare il cervello emotivo attraverso l’esperienza di amore, gioia, calma, compassione, empatia sbloccando la corteccia cerebrale attraverso l’autoconsapevolezza e le scelte coscienti”. Derek Chopra, medico indiano

Fabrizio Favini

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Fine della terza repubblica? SIMONA COLARIZI

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APPROFONDISCI

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SOCIETÀ A COMODITÀ ILLIMITATA

In queste caldissime giornate di luglio le dimissioni di Mario Draghi, a capo del terzo governo in una legislatura non ancora arrivata al termine, indicano che siamo di fronte a una vera e propria crisi di sistema. Le emergenze interne e internazionali nelle quali si è consumata questa resa dei conti dentro e fuori il Movimento Cinque Stelle sono di tale portata da evocare l’XI Legislatura (1992-1994) che ha segnato la fine della Prima Repubblica. Allora, alla caduta di tutti i partiti storici che nel 1945 avevano fondato la nuova Italia repubblicana e democratica, avevano concorso il terremoto internazionale del 1989, una situazione economica allarmante e una frattura sempre più profonda tra società politica e società civile. L’abbattimento del muro di Berlino e la disgregazione dell’impero comunista avevano scompaginato il quadro politico italiano fermo dal 1949 negli equilibri della guerra fredda. Il “bipolarismo imperfetto” per usare una definizione d’antan di Giorgio Galli – basato sul condominio tra avversari Dc-Pci, le due maggiori forze politiche, era stato sorretto da due vincoli esterni, da un lato il vincolo atlantico e dall’altro il legame con Mosca, mai del tutto strappato malgrado il processo di revisione ideologica dei comunisti. Un duplice condizionamento che aveva bloccato per quasi mezzo secolo il meccanismo virtuoso dell’alternanza maggioranza-opposizione, con tutte le conseguenze negative di un sistema senza ricambio possibile. Nel momento in cui i

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giochi politici teoricamente si riaprivano (1989), il Pci scompariva e i suoi esponenti entravano in una crisi di identità, mai del tutto conclusa nei successivi trent’anni. La Dc a sua volta, priva del nemico storico, smarriva la sua stessa ragione di essere, cioè il fare da baluardo al pericolo comunista. Contemporaneamente, sul piano economico, perduta l’occasione di rimettere in ordine i conti pubblici in quel breve arco di anni in cui si era applaudito un “secondo miracolo economico” (1984-1986), l’Italia, gravata dai conti in profondo rosso dello Stato e con un’inflazione ancora alta, si trovava a confrontarsi con la realtà dell’Europa comunitaria ormai avviata verso il processo della moneta unica, preludio a un’integrazione politica più avanzata. Un percorso obbligato con l’avanzare della globalizzazione, che significava però per l’Italia e per tutti gli Stati della CEE una perdita di sovranità sul piano della spesa pubblica. Il rispetto dei parametri che sarebbero stati fissati a Maastricht nel 1992, aumentava la fibrillazione politica in un momento nel quale l’intera economia occidentale appariva in fase recessiva. Erano tutti fattori che si riverberavano in negativo sui partiti, incapaci di confrontarsi con le trasformazioni in atto già dagli anni Settanta nel mondo occidentale dove, tramontata l’era industriale, nascevano le nuove società post moderne e post ideologiche. Alla ricerca di nuove identità, i partiti avevano iniziato un percorso di


sopravvivenza, inseguendo un consenso sempre più condizionato dall’erogazione di benefici. Quei benefici che l’Europa non consentiva più di erogare a piene mani come in passato. D’altra parte proprio il lassismo dei governi a partire dagli anni Settanta aveva fatto crescere in modo esponenziale quel partito trasversale, il partito della spesa pubblica, che avrebbe reso vani tutti gli sforzi di far quadrare i conti, con l’aggravante che distribuiti a pioggia, i benefici non potevano soddisfare tutte le richieste degli elettori, mentre si perdeva l’occasione di introdurre riforme istituzionali e risolutive per l’intero Paese. Lo scontento popolare ingigantiva il discredito che pesava sui partiti accusati di corruzione, una piaga fisiologica della politica correlata all’esercizio del potere, ma andata oltre misura in Italia dove appunto la mancata alternanza aveva dato un senso di impunità alla classe politica nel governo e nel sottogoverno. Una prima Tangentopoli risaliva agli anni Settanta quando gli scandali dei petroli, della Lockheed e i relativi episodi corruttivi trascinavano tre ministri democristiani all’Alta Corte, un segretario di partito – Tanassi del Psdi – in carcere e costringevano alle dimissioni anticipate il Presidente della Repubblica, anche se incolpevole. Sarebbe stato il preludio delle inchieste del Pool di Mani Pulite che tanto avrebbe contribuito alla caduta del sistema politico tra il 1992 e il 1994. Non basta: nel corso degli anni Settanta le collusioni tra politica e criminalità organizzata (su tutti il caso SindonaCalvi) e le complicità di alcuni esponenti politici con le trame eversive e le stragi dei servizi deviati, avevano gettato un’ombra oscura sulla Democrazia Cristiana, partito egemone del sistema e da più di trenta anni

alla guida degli esecutivi e dei delicatissimi dicasteri dell’Interno e della Difesa. Si era così determinata quella forbice tra la società politica e la società civile che, nel decennio successivo sommati ai fattori sinteticamente richiamati, avrebbe portato a una vera e propria delegittimazione dell’intera classe politica. La crisi della rappresentanza partitica aveva creato quel vuoto nel quale erano cresciuti i primi movimenti populisti – per molti aspetti la Lega – ma soprattutto erano lievitate quelle pulsioni antipolitiche che si alimentavano sul mito della società civile sana contrapposta alla politica malata. Un mito di cui il nuovo sistema mediatico si era impadronito e su cui avevano prosperato i magistrati di Tangentopoli. Era stata l’opinione pubblica che, eleggendoli a vendicatori di tutti i mali della politica, avevano fatto dei giudici inquirenti una sorta di supplenti in assenza dei politici delegittimati. Questa distorsione non era stata del tutto corretta nella Seconda Repubblica: i nuovi partiti non erano riusciti a recuperare piena autorevolezza, come dimostrava la fragilità dei governi arrivati a un primo capolinea nel 2012 con l’esecutivo del tecnico Mario Monti. Non stupisce che populismi e antipolitica abbiano continuato a prosperare fino al culmine del 2007 quando l’oceanica adunata del Vaffa Day di Beppe Grillo faceva da battesimo al movimento Cinque Stelle. Il mito della società civile sana aveva finito col portare a una sorta di primato dell’opinione pubblica, la sola in grado di dettare le scelte dei politici che non a caso si affidavano ai sondaggi e agli spin doctor per prendere qualunque decisione. Il risultato era il dilagare dei sovranismi, degli antieuropeismi e, su tutto, di un demagogismo irresponsabile che portavano a picco i conti pubblici e facevano crescere 12


SOCIETÀ A COMODITÀ ILLIMITATA

l’allarme nella UE, rientrato solo grazie al varo del governo tecnico. Ciò non bastava a invertire la corsa verso l’abisso: meno di dieci anni dopo un altro tecnico, Mario Draghi, veniva chiamato a Palazzo Chigi da quel coro di tutti i partiti – a eccezione di Fratelli d’Italia – che sarebbe durato solo diciotto mesi fino appunto alla sua caduta. Eppure, mai come in questo 2022 la crisi di governo diventa incomprensibile se si considera la situazione generale dell’Italia e del mondo. Se la fine della guerra fredda e il Trattato di Maastricht sono stati i fattori determinanti nella caduta della Prima Repubblica nel ‘92-’94, oggi una sanguinosa guerra in corso in Europa, le sue devastanti conseguenze sull’economia, la coda infinita della pandemia appaiono tutti elementi così destrutturanti da segnare probabilmente l’ultimo capitolo della Terza Repubblica. E in un certo senso in molti se lo augurano, forse nella vana speranza che dagli errori del passato e dell’oggi si possa ancora ricostruire un’Italia dove i cittadini ritrovino il significato vero della politica senza la quale la stessa democrazia e la nostra vita libera e democratica rischiano di scomparire.

Simona Colarizi

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Per navigare nell’attuale tempesta perfetta occorrono le soft skill GIAN CARLO COCCO APPROFONDISCI

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SOCIETÀ A COMODITÀ ILLIMITATA

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Nei minacciosi e imprevedibili tempi attuali, comprendere in che cosa consistono le soft skill, avere la consapevolezza del livello di espressione comportamentale di quelle fondamentali e riuscire a valorizzarle in modo mirato non rappresenta solo una fruttuosa opportunità da cogliere, ma costituisce una leva fondamentale per la sopravvivenza futura, sia personale, sia organizzativa, in ogni tipo di attività e di impresa. Molti antropologi sostengono che l’Homo sapiens sapiens, la specie alla quale apparteniamo e apparsa molte decine di migliaia di anni fa, solo circa 12.000 anni fa abbia iniziato a coltivare le piante e ad addomesticare gli animali. Da circa 5.000 anni gli insediamenti umani hanno iniziato ad essere modellati in regni e imperi. Da quei periodi si è verificato uno straordinario accumulo di conoscenze che si è impennato con la rivoluzione scientifica e la rivoluzione 15

industriale fino ad arrivare all’attuale rivoluzione digitale che sta rivoluzionando, appunto, il modo con il quale le persone lavorano e trascorrono il tempo libero. Ad ognuno di questi fondamentali passaggi i comportamenti e le relazioni sociali sono diventati più complessi ma, a differenza dei contenuti del sapere, si sono sempre espressi su circuiti cerebrali che non si sono sostanzialmente modificati. Ancora oggi possiamo contare sulle stesse strutture cognitive ed emozionali dei nostri antenati dell’impero cinese del duemila avanti Cristo, dei nostri antenati della Magna Grecia, dell’Impero Romano, degli uomini del medioevo, del Rinascimento o delle guerre napoleoniche. La capacità di iniziativa di Ulisse, di visione prospettica di Giulio Cesare, di comunicazione di Cicerone o di risolvere i problemi di Ippocrate non hanno nulla da invidiare a quelle che manifestano gli esseri umani del ventunesimo secolo. Addirittura, nei tempi attuali, la digitalizzazione esasperata e l’invadenza dei social tendono a ridurre l’efficacia dei comportamenti stimolando le persone verso una sorta di autismo indotto dal rapporto esasperato con il mondo virtuale. Nel mio ultimo libro dal titolo: 23 soft skill strategiche - che chiude una trilogia che parte da Governare l’impresa con il capitale umano e prosegue con Time to Mind - mi sono posto l’obiettivo di far comprendere come si originano i comportamenti nella mente umana, prendendo spunto dalle più recenti conquiste delle neuroscienze. Il fine ambizioso è quello non solo di chiarire in che consistono le soft skill, ma soprattutto come possono essere rilevate in pratica, con quali accorgimenti possono essere efficacemente impiegate e come possono essere sviluppati i comportamenti che le caratterizzano.


Tutti riconoscono l’importanza e il valore della competenza (tradizionalmente definita professionalità), ma spesso non la collegano al concetto di capitale umano. Il capitale umano di ogni persona che svolge attività di una certa complessità è composto da due fattori chiave: il sapere, definito anche conoscenze o hard skill, e i comportamenti, definiti anche capacità o soft skill. Il libro ha lo scopo di risolvere in modo definitivo anche la diffusa confusione nei contenuti delle soft skill, rivelare la loro reale natura e aiutare a individuare quelle ritenute strategiche per la propria professione. Il libro chiarisce anche che le soft skill non vanno confuse con i concetti di personalità e carattere. I tratti del carattere o della personalità rappresentano una generale descrizione psicologica di una persona e non sono in grado di predire se e quali comportamenti verranno messi in campo nell’attività lavorativa, anche se risultano molto affascinanti alla lettura. In sostanza, le soft skill sono descrizioni di comportamenti che devono consentire di raggiungere determinati obiettivi di lavoro e descrivono risorse che ogni persona ha a disposizione, ma che spesso non sono sufficientemente comprese, apprezzate e valorizzate. Il contributo assolutamente innovativo ed estremamente concreto che intende offrire questo libro viene svolto tramite una introduzione che chiarisce con rigore metodologico le basi neuroscientifiche delle soft skill. Analizzando sinteticamente il funzionamento mentale in termini cerebrali vengono evidenziate quattro fondamentali categorie di soft skill (cognitive - dei processi operativi - gestionali e innovative - relazionali ed emozionali) dalle quali traggono spunto le 23 soft skill strategiche illustrate nei corrispondenti

capitoli. Ebbene, questo capitale comportamentale risulta purtroppo non solo confusamente percepito, ma anche diffusamente trascurato sia dalle persone esperte, sia dai giovani. Va ricordato che uno studio recentissimo pubblicato dalla Stanford Research International e dalla Carnegie Mellon Foundation ha evidenziato che le performance sul lavoro dipendono per l’85% proprio dalle soft skill! I percorsi proposti dai 23 capitoli sono paragonabili al percorso di allenamento sportivo che consente, in modo autonomo, incrementi di natura discontinua (diventando coach di se stessi), come avviene nelle abilità motorie che caratterizzano l’impegno individuale richiesto dalla preparazione sportiva. Si tratta di un sostanziale checkup per se stessi, ma anche uno strumento di valorizzazione dei propri Collaboratori in quanto, per ognuna delle 23 soft skill, viene proposto un sintetico percorso in 7 tappe così composto: 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Chiarificazione terminologica, Descrizione dettagliata, Quali risultati consente di ottenere, Come metterla in pratica, Come leggerla negli altri e in noi stessi, Come allenarsi e incrementare il livello di espressione, 7. Un breve ritratto di un personaggio storico emblematico campione della specifica soft skill. Seguendo ciascun percorso si può ottenere un rinforzo delle proprie soft skill strategiche e mirare in modo autonomo al conseguente miglioramento delle prestazioni e dei risultati. Il libro offre un valido contributo anche ai giovani per supportarli nell’ incrementare 16


SOCIETÀ A COMODITÀ ILLIMITATA

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un patrimonio ancora inespresso e per evitare che il loro ingresso nel mondo del lavoro rappresenti un percorso a ostacoli difficile, dispendioso e, a volte, fallimentare. Alla conclusione del libro viene offerta l’opportunità tramite un QR Code di provare gratuitamente la piattaforma www.timetomind.global il primo sistema in assoluto che non solo consente una efficace diagnosi delle soft skill tramite Assessment online, ma fornisce anche un supporto al loro sviluppo abbinando due mosse chiave fino ad oggi tecnicamente e temporalmente separate nella gestione e nello sviluppo del capitale umano: diagnosi + intervento. A dimostrazione dell’efficacia degli Assessment online contenuti nella piattaforma - basati su questionari comportamentali o situazionali - possiamo richiamare il recente libro di Daniel Kahneman e altri (Rumore) incentrato 17

sull’influenza che i difetti e i vizi di ragionamento esercitano sulle valutazioni e sulle previsioni in qualsiasi campo (compreso quello della verifica delle soft skill) dove si dimostra che alcune regole meccaniche impiegate costantemente si rivelano più efficaci della variabilità dei giudizi e delle previsioni umane.

Gian Carlo Cocco


Intervista a Paolo Scaroni

APPROFONDISCI

Presidente del Milan

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SOCIETÀ A COMODITÀ ILLIMITATA

Paolo Scaroni, Presidente di Associazione Calcio Milan, neocampione d’Italia. All’inizio del campionato l’obiettivo era di arrivare quarti. Domenica 22 maggio siete arrivati primi. Come commenta questo eccellente risultato rispetto alle previsioni?

È stato un successo di squadra, con eccellenti giocatori, guidati da un tecnico intelligente e preparato come Stefano Pioli, che ha saputo costruire un modello vincente, facendo emergere nuovi talenti e sfruttando al meglio le doti di giocatori più esperti.

Da uomo d’azienda ho sempre voluto mantenere un atteggiamento prudente, tenendo conto del budget approvato, che prevedeva solamente di accedere alla Champions League. In effetti, una dose di scaramanzia forse è servita, visto lo straordinario risultato conseguito. Un risultato che comunque non ritengo un miracolo, ma frutto di un’ottima programmazione sportiva, merito soprattutto di Gazidis, Maldini e Massara, del grande lavoro di tutte le componenti del Club, oltre alla indubbia determinazione e resilienza di Mister Pioli e dei nostri calciatori.

Il Milan ha creduto nei suoi giovani dall’eccellente potenziale: Leao, Kalulu, Tonali, Saelemaekers... Tutti di 22 anni. Come 22 è stata la data dello scudetto. Che d’ora in poi il 22 sia il numero magico del Milan?

Con questa vittoria molti giocatori rossoneri hanno visto crescere vistosamente il proprio valore di mercato. Oltre alla vostra ottima scuola di talent scouting cos’altro ha contribuito?

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Mi viene da dire che adesso dobbiamo puntare a vincere altri 3 scudetti per arrivare a 22. Forbes ha recentemente stilato la classifica mondiale dei club di calcio secondo il valore di mercato: Real Madrid è primo con 5,1 miliardi di euro. Il Milan è quattordicesimo con 1,2 miliardi. Che piani avete per migliorare questa classifica? Per essere competitivi con i grandi club europei è necessario sviluppare un circolo virtuoso, generando maggiori ricavi. Negli


ultimi due anni abbiamo siglato circa 30 nuove partnership, abbiamo prolungato un importante accordo con PUMA e attivato la sponsorizzazione di Konami sul nostro training kit. Voglio anche ricordare che secondo l’Istituto internazionale di ricerca BrandFinance, il Milan è il Club che è maggiormente cresciuto di valore, a livello mondiale. Credo che siamo sulla buona strada e dobbiamo continuare così. Il calcio italiano cosa può imparare da quello della Premier League inglese, visto che ben 5 squadre inglesi sono nei primi 10 posti della classifica di cui sopra? Il campionato inglese ha saputo valorizzarsi nel corso degli anni dal punto di vista dei ricavi e dei diritti televisivi. Basti pensare che mentre la Serie A incasserà dai diritti tv esteri quasi 200 milioni a stagione nel triennio 2021-24, la Premier League ha chiuso per oltre 2 miliardi a stagione per il triennio 2022-25. Un divario ancora più evidente considerando il gap sugli introiti da stadio: ad esempio, i ricavi da stadio sommati di Milan e Inter nelle stagioni pre-Covid, (2017/18 e

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2018/19) per un totale di 157 milioni, sono inferiori a quelle di Chelsea, Tottenham, Arsenal, Liverpool e Manchester United singolarmente considerati. Se potesse tornare indietro, quale cambierebbe delle decisioni prese negli ultimi 2 anni? Non cambierei decisioni, ma vorrei modificare il mio stato d’animo durante le partite. Seguire il Milan allo stadio mi emoziona ma anche soffro molto: mi piacerebbe riuscire a godermi lo spettacolo. Lei è Presidente del Milan dal 2018. Cosa ha imparato da questa spumeggiante esperienza? Quali consigli darebbe ad un neopresidente di squadra di Serie A? Sono convinto che gli ottimi risultati del Milan, soprattutto a livello societario, siano stati ottenuti grazie alla professionalità di tutti gli uomini e le donne del Club. Il calcio deve puntare sulle competenze, individuandole anche all’esterno del proprio settore, per arricchire di qualità manageriale le società calcistiche e renderle più competitive a livello internazionale.

A cura di Fabrizio Favini. Si ringrazia Beatrice Moro per la preziosa collaborazione.

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SOCIETÀ A COMODITÀ ILLIMITATA

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AUTORI FABRIZIO FAVINI Nel mondo del

favorendo la crescita

a modificare i

(Sole 24ORE); La

Editore di

management

di soddisfazione,

comportamenti

vendita fa per te (Sole

rivoluzionepositiva.

consulting da 45 anni,

motivazione, self-

non più funzionali

24ORE); Scuotiamo

com, Magazine On

è consulente esperto

engagement,

alla crescita sia

l’Italia (Franco Angeli);

Line orientato al

di innovazione del

produttività.

dell’Individuo che

Comportamenti

nuovo Umanesimo

dell’Azienda.

aziendali ad elevata

d’Impresa per

produttività –

la sostenibilità

comportamento, facilitatore e

Utilizza le

formatore per lo

neuroscienze per

Oltre a numerosi

Integrazione tra stili

sociale, economica

sviluppo del talento

favorire l’acquisizione

articoli, ha pubblicato

di management

ed ambientale

in Azienda. Migliora

delle competenze

i seguenti libri: La

e neuroscienze

dell’Impresa stessa.

il rendimento del

sociali indispensabili

Vendita di Relazione

(gueriniNext).

capitale umano

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SIMONA COLARIZI Professore emerito di

all’Università di

“Storia del Novecento

dell’Italia Repubblicana

(Laterza, 2020),

storia contemporanea

Camerino e di Napoli

italiano” (Rizzoli,

(Laterza 2006), “Un

“Passatopresente.

presso l’Università di

“Federico II”. Tra

2000), “Novecento

Paese in movimento.

All’origine dell’oggi”

Roma “La Sapienza”.

le sue principali e

d’Europa” (Laterza

L’Italia negli anni

(Laterza, 2022).

Ha insegnato

ultime pubblicazioni

2017), “Storia politica

Sessanta e Settanta”

24


AUTORI GIAN CARLO COCCO È Presidente della

telematica e-Campus

È stato Presidente

qualità di imprenditore

l’editore Franco Angeli

Time to Mind SA

di Economia del

del Consorzio Costa

nella consulenza

sono: Time to Mind,

con sede a Lugano

Capitale Umano e di

Smeralda e docente

d’impresa e infine

Governare l’impresa

(società internazionale

Neuroscienze applicate

della Scuola di

nell’insegnamento

con il capitale umano,

che gestisce una

all’organizzazione. È

Direzione Aziendale

universitario.

Neuromanagement,

piattaforma telematica

iscritto all’Albo degli

dell’Università

Ha pubblicato 25

Intelligenze

di Assessment e

Psicologi. Dal gennaio

Bocconi. La sua

libri nel campo

manageriali, Life

sviluppo multilingua

1993 a tutto il 2006

ultraquarantennale

del management,

Management e Gestire

(www.timetomind.

è stato Presidente

carriera professionale

dell’organizzazione e

un’Associazione.

ch) e docente alla

e fondatore della

si è svolta prima in

del neuromanagement.

Facoltà di Economia

società di consulenza

qualità di manager

Gli ultimo libri

dell’Università

IdeaManagement.

aziendale, poi in

pubblicati presso

25


PAOLO SCARONI Nato a Vicenza

e Amministratore

Vicepresidente di

Delegato di ENI

il 28 novembre

Delegato del Milan

Rothschild (dal 2014).

(2005-2014), ENEL

1946. Dirigente

(dal 21 luglio

Dirigente d’azienda.

(2002-2005), Pilkington

sportivo. Presidente

2018). Banchiere.

Già Amministratore

(1996-2002) e Techint

(1985-1996).

26


DIDA

Las Meninas Diego Velázquez 1656 circa

img: wikipedia.org

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MANIFESTO Perché Rivoluzione

Con l’enorme

per cui il nostro

modo di pensare e,

meno concentrati

Positiva?

disponibilità di

cervello è meno

quindi, nel nostro

dei pesci rossi che

comportamento.

arrivano a 9, ci dicono

informazioni, resa

preciso, fatica di più a

Un nuovo Magazine

possibile dalla

concentrarsi. Perdiamo

On Line: conoscenza,

tecnologia, la nostra

il focus attentivo sui

Siamo passanti

diventati bulimici

innovazione,

vita è diventata molto

problemi, divaghiamo

frettolosi e distratti

di informazioni,

produttività.

più veloce e molto più

mentalmente, siamo

la cui soglia di

emozioni, immagini,

distratta. Abbiamo

intermittenti e

attenzione dura

collegamenti, suoni.

creato i presupposti

discontinui nel nostro

8 secondi; siamo

Divoriamo il tutto

gli esperti. Siamo

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in superficie senza

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e complicato, e

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gustare, approfondire,

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del nostro ruolo,

dalla combinazione

deciso di contribuire

riflettere.

- di riflettere, di

umano, sociale e

dei saperi e delle

a questo Progetto.

pensare, di soffermarci

professionale.

esperienze umane e

Ad essi si uniscono

Oggi chi non si ferma

per capire meglio

professionali di un

autorevoli Testimoni

a guardare non vede;

dove stiamo andando

Se condividete queste

manipolo di Pensatori

Positivi. A tutti loro

chi non si ferma a

per essere più

nostre riflessioni, siete

Positivi, profondi,

il nostro grazie! di

pensare non pensa.

consapevoli del nostro

invitati a partecipare

competenti e sensibili

cuore.

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ad una iniziativa

interpreti del nostro

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Roberto Cingolani Enrico Giovannini Gianni Ferrario 29


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OGNUNO SI ASSUMERÀ LE SUE RESPONSABILITÀ! continua dalla copertina...

La nostra classe politica dovrebbe essere scelta con un unico criterio: il merito. In Italia, viceversa, l’unico criterio è la devozione e la fedeltà a valori troppo spesso falsi e discutibili. Già con questa premessa è ben difficile immaginare come la nostra classe politica possa sviluppare senso di responsabilità. In regimi autenticamente democratici, ossia di genuina rappresentanza del CittadinoElettore, come nel Regno Unito e negli USA, il sistema elettorale è uninominale secco. Ogni circoscrizione è rappresentata da un solo parlamentare e quindi il Cittadino-Elettore sa sempre chi è il suo rappresentante in Parlamento, che lo abbia votato o no. Sa quindi a chi rivolgersi per suggerire proposte, iniziative, progetti tesi ad aumentare il benessere della comunità di riferimento.

Parallelamente il Cittadino è costantemente in grado di controllare l’efficacia del suo rappresentante e, se serve, di censurarlo pubblicamente in caso di sua manifesta inadeguatezza come, anche, di non votarlo più. Possiamo quindi essere ben certi che in questi 2 Paesi un politico è incentivato a fare ed è responsabile di ciò che fa; parallelamente il Cittadino ha la ragionevole garanzia che costui si faccia parte diligente nell’assolvere al meglio il proprio mandato. Torniamo in Italia. Stante la nostra legge elettorale sostanzialmente immutata dal 1947 ad oggi - il nostro Parlamento è formato da rappresentanti non dell’elettorato bensì da emissari dei partiti politici. Sorgono spontanee due domande: il nostro parlamentare sarà quindi responsabile verso l’Elettore oppure verso il suo partito?

Come potremo avere una classe politica responsabile verso l’Elettore quando la perversa legge elettorale lo fa rispondere ad un altro soggetto, autentico dominus e padrone del suo destino economico e politico? Questa probabilmente è la più feroce forma di illusionismo che stiamo vivendo da 75 anni a danno del nostro Paese e del suo Elettorato. Mi corre di riportare una salace battuta del geniale Leo Longanesi: “È più facile assumere un Sottosegretario che una responsabilità”. Chiudo con una citazione illuminante: “Una Costituzione andrebbe aggiornata ogni 20 anni perché appartiene ai vivi, non ai morti”. (Thomas Jefferson – 3° Presidente USA).

Fabrizio Favini


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