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il rapporto to nell’opinione pubblica interna, grazie alla popolarità di cui gode Obama. A proposito di Obama e degli Stati Uniti, occorre considerare che la Nato rimane un framework sostanzialmente intergovernativo, quindi il rapporto bilaterale con il paese leader è fondamentale per ognuno degli alleati inclusa l’Italia. Si tratta qui di riconoscere un problema che di fatto, nella attuale situazione internazionale, costituisce un fattore di debolezza dell’Alleanza, tanto più grave perché non più moderato dall’esistenza di una precisa ed univoca minaccia prevalente sull’insieme degli alleati, come negli anni della Guerra Fredda. Oggi, la natura multi-bilaterale dell’Alleanza è un fattore di potenziale grave indebolimento della sua coerenza politica, della sua solidarietà interna e in ultima analisi della sua efficacia. Una possibile soluzione di questo dilemma è nella progressiva crescita di una politica comune europea di difesa e sicurezza, all’interno dell’Alleanza o pienamente compatibile con essa, che trasformi la natura multi-bilaterale di questa struttura in una realtà più multilaterale euro-americana. Non sarà però un processo né facile né rapido. Nel frattempo bisognerà accettare il fatto che, anche in un mondo multipolare, in cui gli Stati Uniti non fossero più egemoni solitari, quello americano resterebbe comunque per lungo tempo il polo più forte e importante. Soprattutto, l’Italia orbita più vicino al polo americano che a quello asiatico, è cioè sull’Atlantico che ha legami e interessi più importanti. Di conseguenza, l’Italia, pur restando fortemente impegnata sul piano europeo, dovrebbe costruire un rapporto bilaterale forte con la nuova amministrazione americana, e l’impegno italiano nella Nato, dai Balcani all’Afghanistan a una futura difesa antimissile, servirebbe anche a perseguire questo obiettivo strategico. D’altronde anche Londra, Parigi e Berlino puntano sul rispettivo rapporto bilaterale con Washington, basti pensare che ad annunciare pubblicamente il ballottaggio presidenziale in Afghanistan erano presenti, a fianco a Karzai a Kabul gli emissari di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia e non quello dell’Ue. Date queste regole del gioco e questi giocatori, anche l’Italia dovrebbe giocare la sua partita con determinazione. In questo senso, l’auspicabile impegno italiano per una strategia europea per l’Afghanistan, e per una efficace cooperazione Nato-Ue, è complementare e non

Stiamo entrando in un nuovo assetto geopolitico globale post-Yalta, dove i vincitori saranno i paesi che esportano energia e i perdenti coloro che la importano. Ma tra gli esportatori i veri vincitori, sono quelli energeticamente autosufficienti, come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi sostitutivo dell’impegno per il rapporto bilaterale con gli Stati Uniti. I punti appena delineati dovrebbero essere discussi nell’ambito del dibattito sul nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza. Un altro punto da includere nell’agenda Nato è la protezione delle rotte commerciali marittime, particolarmente l’asse Mediterraneo-Mar RossoOceano Indiano dove l’Italia ha interessi economici e di sicurezza minacciati dalla pirateria. Occorrerebbe anche riflettere sull’inclusione della cyberwarfare tra le minacce considerate dall’Alleanza, poiché il cyber spazio sembra essere in prospettiva un’importante dimensione della sicurezza Alleata. In quest’ottica, il dilemma se aggiornare o riscrivere l’attuale Concetto Strategico è mal posto. Considerato infatti che una revisione dell’Art 5 non è realistica, il punto cruciale è se Stati Uniti ed Europa riescono a trovare un accordo sulla valutazione delle minacce e sulla strategia per affrontarle in un contesto strategico mutato e in cambiamento. Altro punto cruciale è l’articolazione di un nuovo accordo transatlantico basato sul fatto che gli Stati Uniti passino realmente da un approccio unilaterale ad uno multilaterale, e al tempo stesso gli europei mettano a disposizione risorse e volontà politica affinché tale multilateralismo sia efficace. Solo risolvendo questi due punti nodali, il nuovo Concetto Strategico potrà mettere in condizione la Nato di essere all’altezza delle sfide attuali e di continuare a preservare la sicurezza dell’Occidente. 55


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