Oipa Magazine Dossier - Speciale FORUM PA 2012

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Innovazione cessione in corso. Parlo di cultura come di un articolato e complesso sistema che chiama in causa il sapere, la conoscenza, la creatività e la fruibilità delle opere e dei luoghi, dal paesaggio ambientale al teatro, dai musei alle chiese, dalle città d’arte ai parchi archeologici, dalle soprintendenze ai privati che producono servizi e tecnologie per la sua preservazione e diffusione. Non c’è oramai studio e analisi che non dimostri come i servizi e i prodotti culturali siano in grado di alimentare risorse economiche e accrescere occupazione, specialmente quella giovanile. Secondo Eurostat e WTO il settore turistico e quello culturale forniscono, in termini di PIL, un contributo maggiore rispetto a quello di settori più tradizionali, come costruzioni e agricoltura. E questo è vero per tutti i paesi europei. Basti pensare che il contributo al PIL nazionale è del 2,3%, pari a 36 miliardi di euro, inferiore di quasi la metà rispetto a Francia e Regno Unito che realizzano intorno agli 80 miliardi di euro. Questo differenziale negativo lo paghiamo con minore occupazione, dove Germania e Regno Unito sono i best performer, rispettivamente con il 2,8 e 2,9% di occupati sul totale, mentre l’Italia resta ferma al 2%, (- 230 mila posti di lavoro qualificato e giovanile). Il Regno Unito ha un ritorno economico sugli asset culturali di tre volte

superiore a quello italiano. Un’altra conferma, di come la ricchezza del patrimonio culturale italiano, abbia enormi potenzialità di crescita non ancora sfruttate. Vediamo infatti come le città che investono in cultura registrano nel tempo tassi di crescita locale sorprendenti. E includono, in questo genere di investimento, anche quello specifico fattore distintivo che non viene misurato da alcun parametro del PIL e che è il contributo irrinunciabile alla qualità della vita quotidiana dentro la città come spazio di relazione sociale e culturale, un contributo decisivo a quello che l’Europa chiama Societal Challanges e che noi vogliamo definire PIC, Prodotto Interno Culturale. Eppure si tratta ancora in Italia, tranne che per alcune poche aree di eccellenza, di una risorsa abbondantemente trascurata. Per questo abbiamo lanciato una petizione che chiede al Parlamento Europeo di inserire questa importante sfida nelle Societal Challenges del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020: la petizione può essere sottoscritta al seguente indirizzo www.confindustriasi.it. La realtà con cui misurarsi è sempre di più quella di vivere dentro un immaginario ormai globalizzato, ipermediatico e ipertecnologico nel quale occorre rispondere con rapidità ed efficacia ad una pluralità di domande, a partire da come si può es-

sere attrattivi per gli investitori dell’industria culturale. E’ indubbio che ancora paghiamo il ritardo con cui sono state introdotte nel sistema dei beni culturali e museali italiani alcune misure di efficientamento come il prolungamento degli orari di accesso ai siti di interesse culturale, la presenza di guide turistiche digitali e di supporti audiovisivi, l’allestimento di book shops. Servizi primari e complementari insieme, che uniti alla necessaria autonomia gestionale ai privati è necessaria ad attivare investimenti con benefici per il pubblico e i privati. Beni culturali, turismo culturale, patrimonio culturale italiano. Intrecciando tra loro questi percorsi siamo in grado di partire per un viaggio dentro la crisi economica e sociale del nostro paese intravvedendo vie d’uscita praticabili, risposte possibili, cambiamenti realizzabili. L’Italia deve diventare l’hub europeo della cultura e la condizione per poterlo fare è in fondo una sola: produrre innovazione concreta e reale, permettendo alle imprese di rendere produttivo e sostenibile questo settore, come dovunque avviene in Europa, fornendo in tal modo al nostro paese una forte leva per crescere. Ai privati la disponibilità ad investire e al Governo e alle Regioni la “mission” di creare un quadro normativo favorevole a questo auspicato e necessario sviluppo.

CONFINDUSTRIA SERVIZI INNOVATIVI E TECNOLOGICI dossier

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