#siamoincredito, iniziamo a riscuotere

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#siamoincredito, è ora di riscuotere chiarisca la reale direzione dell’intervento: la riduzione può andare a vantaggio esclusivamente del datore di lavoro o del lavoratore, oppure prevedere un risparmio fiscale per entrambi. La stessa polemica aperta dalla Commissione Europea con il Governo Renzi sulla priorità da conferire all’abbassamento delle tasse su lavoro e produzione rispetto a quelle sulla casa si basa sugli studi di Eurostat, FMI e Ocse, tutti concordi nella necessità di spostare l’onere tributario dai fattori produttivi verso i consumi e il patrimonio; tuttavia, se da un lato la richiesta di aumentare le tasse sui consumi - a partire dall’IVA - impatta in maniera regressiva sulle possibilità di spesa dei redditi medio-bassi, dall’altro le scelte fiscali in materia di lavoro e produzione non sono mai neutre. Anche in questo caso, la dicotomia in campo è fra un’ottica redistributiva che incida positivamente sui salari reali e un ennesimo regalo di risorse pubbliche alle imprese mediante la fiscalità generale. Dal nostro punto di vista, gli interventi devono essere ispirati dal primo approccio, a partirea dalle seguenti priorità: • Riduzione carico fiscale su lavoro e pensioni. E’ necessario andare oltre gli spot, rivedendo le modalità con cui è stato definito il bonus Irpef degli 80 euro. La misura deve diventare un alleggerimento strutturale delle imposte dirette del lavoro, da estendere anche a pensionati - gravate in Italia da una pressione fiscale doppia rispetto alla media Ocse -, lavoratori incapienti e titolari di partita IVA. • Auto-imprenditorialità. L’avviamento di impresa è oggi condizionato in maniera decisiva dalla possedimento di capitali preesistenti. Devono essere aumentati gli strumenti di sostegno e i benefici fiscali verso i redditi medio-bassi per esperienze di auto-imprenditorialità, cooperative di professionisti e avviamento di piccole imprese condizionate al raggiungimento di standard di innovazione, di ricerca e sviluppo, di sostenibilità sociale e ambientale. • Lavoro autonomo e partite IVA. I professionisti atipici titolari di partita IVA versano i contributi previdenziali alla Gestione Separata Inps, praticamente l’unica cassa di previdenza in attivo, ma sfruttata come vero e proprio bancomat per riequilibrare le gestioni in perdita sulla pelle di migliaia di freelance. Pressione tributaria e contributi previdenziali incidono negativamente sui redditi di grafici, videomaker, web-designer, ma anche di consulenti del terziario avanzato, archeologi e altre professioni ad alto tasso di formazione che non hanno una cassa ordinistica di riferimento. Anche le professioni degli ordini subiscono un carico fiscale che spesso si traduce in un processo di esclu sione censitaria dall’accesso alla professione: emblematica in questo senso la proposta dello scorso anno di Cassa Forense di cancellare dall’albo gli avvocati morosi, indipendentemente da reddito e fatturato annui. Chiediamo pertanto: • Blocco degli aumenti progressivi dell’aliquota INPS Gestione Separata previsti dal Governo Monti e suo immediato abbassamento al 24%, al pari di commercianti e artigiani; • Estensione universale delle prestazioni sociali (malattia, genitorialità) al mondo delle partite IVA; • Ammortizzatori sociali specifici e calibrati sul lavoro autonomo per garantire continuità di reddito; • Sospensione degli obblighi previdenziali e tributari, senza more e interessi, nei periodi di malattia grave ed eliminazione dell’assurdo limite temporale a 60 giorni del beneficio;

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