TimeRiders 3 - Codice Apocalisse

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di quel tipo, almeno. «Sei tu che comandi ora,» le aveva detto Foster, «sta a te decidere come e quando dirlo a Liam.» Vide i gabbiani tornare cauti a beccare le buste di plastica sul limo. «Fantastico» mormorò tra sé e sé. Qualcos’altro su cui rimuginare, qualcos’altro che l’avrebbe tenuta sveglia la notte. Perché non era solo la questione Foster-è-Liam, vero? Oh, no. C’era anche quell’altra cosa, quel messaggio scarabocchiato che aveva trovato nel loro punto di rifornimento... Quelle parole rivolte solo a lei. Maddy, attenta a “Pandora”, ci resta poco tempo ormai. Sta’ in guardia e non parlarne con nessuno. Si chiedeva cosa diamine avrebbe dovuto farsene. Non aveva alcun senso per lei. “Pandora”: che cos’era, a parte uno stupidissimo nome femminile? «Ma perché è toccata proprio a me?» Quel suo tono sommesso spinse un gabbiano che avanzava impettito lì vicino a fermarsi e inclinare la testa verso di lei. «Non sto parlando con te, stupido uccello.» Il gabbiano riprese a frugare tra i rifiuti, con la perlina nera dell’occhio ancora fissa su di lei, diffidente. Maddy vide le luci di Manhattan accendersi sfarfallando, mentre il sole cominciava a tramontare dietro i due alti pilastri del World Trade Center. Foster ti ha reclutato per una ragione. Foster ha messo te al comando per una ragione. Perché sa che sei abbastanza sveglia da capire le cose, Maddy. Sospirò. Le sarebbe davvero piaciuto crederci... Credere che il suo destino fosse essere un buon capo, una buona TimeRider. Ma in qualche modo, per come erano andate le cose sinora, sembrava solo che stesse... improvvisando, resistendo per il rotto della cuffia. Era felice di non essere morta, o di non aver causato la 16


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