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OMNIBUS

Umanità alla svolta

Jeremy Rifkin La terza rivoluzione industriale Mondadori, Milano, 2011 pp. 336, € 20,00

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Ne La fine del lavoro (1995) Rifkin ipotizza un futuro senza lavoro. Si tratta di una situazione senza precedenti nella storia dell’umanità. Se la 1° rivoluzione industriale ha visto masse di contadini lasciare il settore primario per l’industria, con la 2° rivoluzione industriale l’automazione ha sostituito il lavoro dell’operaio nella manifattura, determinando il suo spostamento nel terziario. Oggi viviamo la 3° rivoluzione industriale: in quasi ogni settore produttivo, elaboratori sempre più sofisticati rimpiazzano gli esseri umani. Ai lavoratori espulsi dal mercato si prospetta una disoccupazione permanente. Ma a ciò c’è una soluzione: ridurre l’orario di lavoro e rivalutare il Mercato del Sociale. “Già oggi il 52% del reddito prodotto da aziende no-profit deriva dall’incasso di tariffe per l’erogazione di servizi. E non stiamo parlando di filantropia o intervento dello Stato, stiamo parlando di un meccanismo denominato ‘fees for services’ dove viene sì richiesto un prezzo per il servizio, ma l’organizzazione che lo fornisce non ha fini di lucro, ha dipendenti e crea nuovi posti di lavoro. Così come le politiche fiscali e monetarie oggi stimolano il Mercato dei Capitali, io penso che in futuro le stesse politiche potranno o dovranno stimolare il Mercato del Sociale”. Nel L’era dell’accesso (2000), l’autore riflette sulla rivoluzione in atto, economica e culturale. L’era dell’accesso segna il passaggio da un’economia retta dal mercato - caratterizzato dai concetti di proprietà e di beni - ad una dominata

dall’informazione. Rifkin prefigura la conoscenza quale principale generatore di ricchezza e - dice - per la prima volta nella storia, il possesso di beni materiali costituirà un limite al cambiamento. La proprietà si trasforma in ostacolo: “ogni genere di beni, servizio o conoscenza (dall’informazione all’istruzione) deve essere preso in affitto”. Analizza le strutture organizzative dell’economia delle reti e i meccanismi dell’informazione, evidenziandone rischi e opportunità. “Da un lato il potere dei ‘nuovi tiranni’ del progresso, i più grandi e importanti provider internazionali, destinati a gestire l’accesso a ogni attività e a controllare la vita di ciascuno di noi in una società dove si accresce il divario tra chi è ‘connesso’ e chi non lo è; dall’altro la possibilità di una maggiore diffusione della conoscenza, della democrazia e del benessere, e l’affrancamento dalla ‘schiavitù’ del lavoro”. Nel 2008 Rifkin stende il proclama “Rivoluzionare l’Architettura” presentato all’11a Biennale di Venezia. L’architettura deve essere in grado di sviluppare nuove strategie di progetto e realizzazione: case, uffici, industrie, ecc., dovranno essere rinnovati o ricostruiti come fonti di energia sostenibile: “facciamo appello ai nostri colleghi architetti di tutto il mondo perché si uniscano a noi nel rivoluzionare l’architettura, con l’obiettivo di consentire a milioni di persone di produrre energia pulita e rinnovabile propria tramite le loro attività commerciali, istituzioni pubbliche e abitazioni, e di condividere le eccedenze con altri tramite reti intelligenti


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