Italiadagustare marzo 2017

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A destra: Sacro Monte di Varallo; sotto: Sacro Monte Calvario

medievale, il più intatto dei Ricetti piemontesi e uno dei cento borghi più belli d’Italia. ll ricetto medievale era una struttura fortificata in cui si accumulavano i beni materiali e alimentari della borgata: qui il signore locale raccoglieva foraggi, vini e provviste di ogni genere in modo che il villaggio non rimanesse sfornito, e in caso di attacchi nemici la popolazione vi si poteva rifugiare, garantendosi la sopravvivenza. Certe tradizioni radicate nel passato si sono mantenute sino ad ora, e sono ben visibili durante le feste popolari o durante i banchetti, se ci si sofferma sulle ricette locali. Tra i prodotti del borgo ci sono il ‘Salam d’la Duja’, un saporitissimo salame sotto grasso, e i “Croccanti del Ciavarin”. Passando sotto la porta di ingresso ci si immette in una pittoresca piazzetta dove spicca l’imponente Palazzo del Principe, commissionato da Sebastiano Ferrero nel 1496 quando divenne feudatario del villaggio.

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Sacro Monte di Varallo (VC). Proseguiamo verso la Valsesia per raggiungere in provincia di Vercelli il Sacro Monte di Varallo, il più antico e importante Sacro Monte dell’arco alpino, posto su uno sperone di roccia sopra l’abitato del paese. La sua storia inizia alla fine del XV secolo quando il frate francescano Bernardino Caimi di Milano, di ritorno dalla Terra Santa dove era stato guardiano del Santo Sepolcro, volle riprodurre in Valsesia i luoghi santi di Palestina, una “Nuova Gerusalemme” per i fedeli che non potevano recarsi in Terra Santa, allora sotto il dominio turco. Il Sacro Monte di Varallo è composto da una basilica e da quarantacinque cappelle affrescate e popolate da oltre 800 statue in legno e terracotta policroma a grandezza naturale e più di 4mila figure a fresco, create nel tempo da importanti artisti piemontesi per ricordare i corrispondenti eventi della storia di Gesù, ad esempio nell’Annunciazione le figure dell’Arcangelo Gabriele e della Madonna.

Sacro Monte Calvario (VB). Ci spostiamo più a Nord, sempre in Valsesia, in provincia di Verbania. Qui si concluderà il nostro viaggio. Nel 1656 due frati cappuccini del

convento di Domodossola concepirono il progetto di creare una “Via Processionale” lungo le pendici del colle Mattarella, per farlo diventare un luogo che ospitasse il Sacro Monte Calvario, che fu così chiamato per dar forza alla identificazione del Sacro Monte ossolano con i luoghi della salita sul Golgota che i pellegrini visitavano in Terra Santa. Nacque così una serie di dodici cappelle con un apparato decorativo di statue ed affreschi, che rappresentano le Stazioni della Croce e tre cappelle che illustrano la Deposizione dalla Croce, il santo Sepolcro e la Resurrezione. In cima al colle è posto il santuario ottagonale della Santa Croce, la cui costruzione iniziò nel 1657. L’arrivo nel 1826 del sacerdote e filosofo roveretano Antonio Rosmini (beatificato nel 2007) diede nuovo impulso alle opere ed alla spiritualità del Sacro Monte Calvario di Domodossola dove fondò la sua congregazione e dove trovò ispirazione per le sue opere. Visitando il Sacro Monte, è possibile entrare nella piccola cella dove Rosmini si ritirava per pregare e riposare. Nell’umile cella sono conservati alcuni oggetti appartenuti al filosofo roveretano; dal 2007 è stata collocata una delle 4 reliquie del suo corpo. marzo 2017


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