ANZIO-SPACE, OTTOBRE 2010

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Il palazzo settecentesco guarda al futuro conservando la sua antica storia

LA RINASCITA DI VILLA ALBANI: AL VIA I LAVORI DI RESTAURO Voluta dall’omonimo Cardinale, oggi è un’importante struttura ospedaliera

Dopo il ritorno agli antichi splendori di Villa Sarsina, nuova sede del Municipio di Anzio, ora è la volta di Villa Albani, situata in Via Aldobrandini. L’amministrazione comunale ha dato il via ai lavori di ristrutturazione di uno dei palazzi storici della città, che accoglie al suo interno un centro analisi, un distaccamento dell’azienda sanitaria di Roma H per visite specialistiche e un centro per la riabilitazione di persone con handicap. L’obiettivo è quello riportare all’antico splendore l’e dificio settecentesco e al tempo stesso “potenziare” la struttura facendola diventare un centro studi per i giovani che vogliono diventare infermieri. I lavori, resi possibili grazie al finanziamento della Regione Lazio per il recupero degli immobili storici in alcuni comuni della provincia di Roma (tra cui Anzio), sono iniziati e i soldi destinati all’intervento sono un milione e 500 mila euro. Durante gli scorsi mesi sono state montate le impalcature che coprono l’intera facciata. Ora bisognerà attendere la

fine dell’intervento di “restyling” per poter ammirare il palazzo, voluto nel Settecento dal cardinale Alessandro Albani, nipote di Clemente IX. Si prospetta così per il polo ospedaliero della città neroniana una seconda nascita, che scaccia i brutti

ricordi e i tanti problemi affrontati negli ultimi tempi. Ad esempio qualche anno fa, l’e dificio è stato fatto sgomberare a causa del peggioramento strutturale. Oggi Villa Albani vuole guardare al futuro conservando però le sue antiche origini artistiche e storiche. Costruita intorno al

1726, divenne per il cardinale Albani il luogo dove trascorre i periodi di riposo. Dopo la sua morte la villa attraversò un periodo di abbandono fino a quando venne acquistata nel 1852 dalla Stato Pontificio per circa 16 mila scudi. Il Papa Pio IX veniva spesso nel palazzo per trascorrere i periodi estivi dedicati al risposo e alla preghiera. Sotto lo Stato Pontificio iniziarono così i lavori di restauro che riportano la Villa agli antichi splendori. Durante il Governo guidato da Agostino De Pretis venne ceduta all’Opera Pia diventando un ospizio marino per curare i bambini poveri e rachitici. Dalla prima guerra mondiale in poi l’e dificio si è trasformato in un ospedale specializzato nella riabilitazione di portatori di handicap. Oggi è diventato un’importante struttura sanitaria che ospita tra l’altro unità operative come quella del recupero e della riabilitazione funzionale di neuropsichiatria infantile e un attrezzato Day Hospital di oncologia. LC

QUANDO IL MUSEO VUOLE ESSERE “PER” E “CON” I GIOVANI IL PROGETTO SAM PER AVVICINARE GLI ADOLESCENTI ALLA CULTURA Giusi Canzoneri, curatrice del Museo Civico Archeologico di Anzio, ci ha presentato il Progetto SAM (Scuola Adolescenti Museo - Progetta il Tuo Museo) che nasce dalla lettura e dall’ascolto del territorio ed è basato su “dati numerici e statistici del territorio cui corrisponde un vissuto emozionale e cognitivo di ogni soggetto e un report delle attività che si svolgono”. Come ci spiega la curatrice: “nessuna società che si definisce tale può fare a meno di progetti culturali, perché creano benessere nella società che la coltiva”. L’idea di avviare un’indagine esplorativa condotta tra i pre-adolescenti e gli adolescenti delle scuole di Anzio e Nettuno, nasce dall’analisi e dall’elaborazione del controllo statistico relativo alla qualità dei processi culturali promossi dal MCA, che ha evidenziato come i pre-adolescenti (12-15 anni) e gli adolescenti (16-18 anni) rappresentino il non-pubblico del Museo. Ci si è domandato quindi come mai questa fascia di età, che tra Anzio e Nettuno rappresenta “un esercito di

6.828 ragazzi di cui 590 stranieri”, non partecipi e non sia interessata al tessuto socio-culturale a cui appartiene. Da qui la nascita del progetto SAM, il cui scopo non è quello di trasformare questa nicchia generazionale in pubblico del museo, poiché “non ci sono forzature

intellettuali né comportamentali”, ma quello di “aumentare la capacità di imparare ad ascoltare i giovani e le loro esigenze, lavorando su noi stessi per acquisire questa peculiarità”. Il progetto si basa su un’indagine esplorativa tramite la distribuzione di un questionario elaborato in “casa” e compilato da ragazzi di età compresa tra

i 12-18 anni nelle scuole del territorio. “Il quest ionar io a st r uttura mist a (domande ap er te e a r isp ost a mu lt ipl a) – ci dice l a C anzoner i - è st ato ar t icol ato in qu att ro are e for mat ive: f re quent azioni c u ltura li (music a, ar te, tele visione, cinema etc.), abitudini a liment ar i (orar i, gust i, mo di etc.), cons ap e vole zze cor p ore e (sp or t, accett azione del propr io asp etto f isico etc.) e interess e p er i mus ei, a c ui i ragazzi dove vano r isp ondere”. Un progetto che ha avuto l’intento di far us cire i l Mus e o d a l l a su a s e de ist ituziona le, t rasp or t andolo nel le s c uole p er c apire come p oter ide are e re a lizzar ne uno “p er, con e deg li adoles cent i”. D ai d at i del quest ionar io è emers o che ci t rovi amo di f ronte a g iovani che hanno come punt i fer mi l a famig li a e l’amicizi a, ma che a l lo stess o temp o s ono adirat i con l a s o ciet à inc ap ace di as colt arli e of f r irg li ciò di c ui hanno veramente bis og no. Elisabetta Civitan


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