Riciclare distretti industriali

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dell’emergere di nuove condizioni, l’incapacità nell’adattare il progetto – i suoi obiettivi, i suoi temi, le sue forme – a un mondo che è cambiato. Hanno poi influito alcune gravi semplificazioni nel modo di intendere il progetto delle infrastrutture, la rigenerazione urbana, le opere pubbliche e il rapporto tra tutto ciò e l’urbanizzazione distrettuale contemporanea. Si tratta di semplificazioni che stanno non solo nella prassi amministrativa, ma anche nella cultura tecnica, e che si manifestano in progetti riduttivi, che rispondono in modo banale a problemi complessi. Nel caso della “bretella” autostradale la domanda di una più efficiente mobilità per le merci viene automaticamente associata all’aggiunta di una nuova “grande opera”, anziché a un ragionamento di ammodernamento complessivo della rete esistente. Peggio ancora: ad un’opera concepita in modo iper-settoriale, un “tubo” che si sovrappone al paesaggio senza integrarvisi, che continua a ragionare entro una logica rimediale di “mitigazioni d’impatto” senza mettere in discussione il proprio modo di appoggiarsi al suolo, di inserirsi nella trama dei tracciati agricoli o nell’alveo del fiume, di costruire i manufatti di raccordo o la viabilità complementare. Nel caso della grande area dismessa ex Cisa-Cerdisa il progetto non riflette minimamente sulla possibilità di riutilizzare i manufatti esistenti, ne prevede la completa demolizione – peraltro non necessaria ai fini della bonifica dei suoli – e si pone il solo “problema” del vuoto da riempire: “riempimento” che avviene in modo riduttivo, suddividendo l’area in grandi ambiti di intervento funzionalmente distinti e proponendo una viabilità interna che risponde solo all’esigenza di accessibilità automobilistica – di fatto creando una dannosa separatezza tra i nuovi comparti e i tessuti circostanti. Il caso dell’espansione dello stabilimento System mostra come l’Amministrazione comunale continui a intendere le operazioni d’iniziativa privata e i lavori pubblici come mondi separati, che non possono mai integrarsi. Perdendo, di fatto, un’occasione rara per promuovere un più ampio progetto di riforma urbana nel tessuto consolidato della città attraverso il rinnovo di un’infrastruttura scolastica, o per riconsiderare una tra le tante operazioni immobiliari private interrotte, integrandovi quote di funzioni pubbliche. Infine, ci pare di riconoscere nell’andamento delle tre vicende una strutturale debolezza dell’amministrazione pubblica – a diversi livelli – nel far 266


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