ISSN 2531-4211
mag #2 talents | design | art | fashion | events
THE DESIGN ISSUE january 2016
mag #2
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mag Periodico trimestrale Direttore Responsabile Francesco Mazzoni Editore Ideographis Snc Via Paola Falconieri, 110 00152 Roma ideographis@me.com Sito web: www.bin-mag.com info@bin-mag.com Registrazione Tribunale di Roma n. 22/2016 del 9 marzo 2016 Stampa Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 Quarto D’Altino (VE)
Naples, ITALY, 2016, january
C R E D I T S CHIEF EDITOR Francesco Mazzoni
CREATIVE DIRECTOR Roberto Liberti
FASHION DIRECTOR Antonella Di Pietro
TREND ANALYST Orietta Pelizzari
TREND SETTER Felice Porretiello
ART CONSULTANT Caterina Arciprete
MANAGING EDITOR Tony Guarino
MANAGING COMMUNICATION Chiara Cubicciotto
GRAPHIC DESIGNER Roberto Spiga
GRAPHIC ILLUSTRATOR Flavio Ceriello
PHOTOGRAPHERS Matteo Anatrella Vincenzo Liazza
DESIGN CONSULTANT Roberto Liberti
MARKETING DEVELOPER Maurizio Liberti BUSINESS DEVELOPMENT MANAGER Diego Armando Vasso CONTRIBUTORS Jacob Abrian, Caterina Arciprete, Fabio Chianese, Benedetta De Simone Antonella Di Pietro, Tony Guarino, Maria Pia Incutti, Emilio Salvatore Leo, Roberto Liberti, Francesco Mazzoni, Nicol Purin, Giuseppe Resta, Maria Antonietta Sbordone, Annalisa Tirrito, Luca Tesauro, Diego Armando Vasso TRANSLATIONS Tony Guarino SPECIAL THANKS TO Jacob Abrian, Benedetta De Simone, Sandra Luongo, Andrea Musella Cover Tessuti LIVIO DE SIMONE, disegno tessuti Giuliano Dell’Uva Ambientazione TEATRO SAN CARLO - Napoli Fotographer: Luciano Romano www.bin-mag.com info@bin-mag.com
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03 | Credits 09 | Letter from the ART director 10 | tra moda e design 12 | LIVIO DE SIMONE Tutti i colori possibili 28 | LANIFICIO LEO Made in Italy dal 1873 40 | PLART Plastic world 52 | ARAB FASHION COUNCIL Camera Nazionale della Moda Araba: motore di ricerca per i talenti internazionali 60 | bin talents ZETAE studio: un collettivo made in Naples 66 | DREAM TEAM GIFFONI Giffoni Innovation HUB ed il “design per i piccoli” 74 | ORIENTE Hotel deluxe a Napoli 78 | ANNIBALE OSTE Artista - Designer - Orafo 84 | HIRPINIA HUMAN LANDSCAPES Manifatture e paesaggi produttivi campani 96 | ARTWORT SELECTION Francesco Fusillo: 20 italian tools
BIN MAG ISSUE #2
2016 JANUARY
Letter from the art director by
rOBErtO LIBErtI
La rivista Bin_mag nasce come sfida per le discipline creative che da Napoli vuol scoprire scenari nuovi, delineando opportunità di crescita e sviluppo prima sconosciute per la promozione dei talenti e delle eccellenze italiane nel mondo. Il tema di questo numero è il design, partendo dalla lezione dell’arte italiana come “imperfetta e debole” e dalle manifatture territoriali di eccellenza che costituiscono i valori tangibili del made in Italy. Per elaborare un numero dedicato al design partiamo dall’assunto di Andrea Branzi secondo cui oggi “si apre un futuro nel quale le categorie intermedie del mediocre, del generico, dello sfumato, producono le migliori condizioni ambientali per una progettazione ibrida” ... “un progetto che produce informazioni e servizi, sviluppa nuovi link e filtra nuove relazioni, ma non descrive più uno scenario unitario...” (Introduzione al design italiano, Andrea Branzi, Baldini & Castoldi ed., Milano, 1999). In realtà in uno scenario tanto complesso, in crisi e in continua contrapposizione tra globalizzazione e sviluppo locale, non si può non notare come il design italiano oggi soffra della difficoltà di promuovere talenti che troppo spesso il “sistema Paese” non riesce a far emergere. In questo schema imperfetto si analizzano diversi territori regionali e manifatturieri italiani, per lo più nascosti, con uno sguardo verso ambienti extranazionali e nuove vetrine internazionali per la promozione made & think in Italy. in_mag is a challenge that stems from the creative arts in Napoli and aims at discovering new scenarios outlining opportunities for the growth, the development and promotion of emerging talent in Italy and in the world. Design is the main theme of this issue, we are talking about the kind of design that is yielded by Italian art and by the local manufacturers which make up the excellence of the made in Italy philosophy. For a better understanding of the value of a number dedicated to design we must consider Andrea Branzi’s claim that today “there is a new future where the intermediate categories of average, generic, and vague are the producers of the best conditions for a hybrid design” ... “a design that produces information and services develops new links and filters new relationships but does not describe a homogeneous scenario..” (Introduzione al design italiano, Andrea Branzi, Baldini &Castoldi ed., Milano, 1999). The truth is that in such a complicated scenario, with an ongoing crisis where globalization and local development are constantly juxtapposed, young designers are suffering due to a lack of promotion to find a way to emerge from the system. This is an occasion to study the various territories and, mostly hidden, manufactures in Italy and also to pay attention to the new International realities for the potential promotion of the made&think in Italy.
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tra moda e design between fashion and design by
ANTONELL A DI PIETRO: Karl Lager feld Director Creative Coordination and Tommy Hilfiger Senior Vice President Runway
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La storia delle nostre vite dedicate a creare abiti, scarpe, borse o fantastici oggetti di design non ci consente alternativa, ci obbliga al movimento, all’innovazione. Non ci permette né l’inerzia né l’attesa. Moda e design si nutrono della stessa passione e sono caratterizzati dallo stesso ritmo, dalla voglia di creare, dal desiderio di fare. In entrambi gli universi si stabilisce un dialogo artistico di forme, geometrie e colori. È un incontro incredibile tra due filosofie creative dove artisti, architetti, ricercatori di tendenza si “mischiano” sempre più spesso a designer e stilisti del fashion world per sperimentare sempre nuovi percorsi. Il consumatore appare sempre più interessato ad acquistare uno stile di vita piuttosto che un semplice prodotto. La nostra casa diventa un corpo da vestire e in continua evoluzione, lontano dallo stereotipo passato statico e immutabile. Prodotti e colori cambiano sollecitando nel consumatore la necessità di rinnovamento e la creazione di nuovi spazi, comportamento tipico della moda e un tempo lontano dal puro prodotto di design. Stilisti, mecenati di gallerie d’arte, creatori di spazi espositivi per le proprie collezioni e artisti che collaborano a progetti di moda in un binomio sempre più stretto, costantemente oggetto di discussione e di sperimentazione. D’altro canto, questi momenti di contaminazione evidenziano la differenza tra i due mondi, tra il lavoro del creativo e quello del designer. La natura commerciale della moda si contrappone alla libertà del designer di esprimere l’arte come prodotto durevole nel tempo. Personalmente trovo l’arte e il design una magnifica fonte di ispirazione per i creativi. La commistione tra i due momenti è sempre più evidente e soprattutto ben riuscita. Farei attenzione, però, ad accomunare le due storie perché la moda in quanto tale, e nella sua più semplice accezione, resta interessante quando è disposta a riformare se stessa e a rinnovarsi in maniera totale, influenzando il nostro vivere quotidiano. La moda ci fa sognare in ogni stagione, offrendo, attraverso le sfilate, una nuova versione di noi stessi: nuovi abiti, scarpe, borse e perfino un nuovo corpo su cui lavorare. Attraverso la moda la nostra personalità si rinnova in forme che ci incantano e ci rimettono in gioco. Il design, a mio avviso, ha la capacità di creare oggetti, prodotti e opere senza tempo che sono destinate a diventare fonti di assoluta ispirazione. Ammirare un oggetto di design italiano, come un tavolo magnifico piuttosto che una lampada il cui fascino rimane immutevole, suscita ogni volta una sensazione straordinaria non paragonabile all’acquisto di un abito. Un unico grande destino accomuna, però, inesorabilmente le due forme creative: “la necessità del talento creativo”.
The story behind people whose lives are dedicated to creating outfits, shoes, bags or fantastic design objects does not give us any alternative, it forces us to be in constant motion and on the look for innovation. It does not allow us to stay still and just wait. Fashion and design are fed by the same kind of passion and follow the same beat; they are powered by the desire to create. Both worlds are indeed powered by an artistic dialogue between shapes, geometries and colors. It is an incredible match between two creative philosophies where artists, architects, trend researchers “mingle” with the designers of the fashion world to experiment with what’s hot and find new ways to move forward. Customers who appear to be more interested in buying a lifestyle rather than just a product are on the rise. Our homes are like bodies that need to be styled; they are ever evolving places where the still and static stereotypes of the past seem to be a distant memory. The ongoing change of products and colors at disposal are encouraging customers to renovate and create new spaces, a derivative behavior that stems from the world of fashion. Stylists, Art Gallery patrons and exhibition curators and artists collaborating on fashion projects are starting to work together in the name of creativity and experimentation. On the other hand these moments of contamination stress the difference between the two worlds, between the creative person’s world and the designer’s world. The commercial nature of fashion counters the designers’ freedom to express their art as an endurable product. I personally find art and design to be an incredible source of inspiration. The contamination between the two worlds is clear and well executed. However, it is important to treat the two worlds as different entities as fashion is at its most interesting when it allows a total renovation acting as an influencer of our daily life. Every Season fashion makes you dream offering you a new version of yourself through the outfits, shoes, bags carried on the catwalks. Our personality goes through a constant renovation through fashion with new shapes to play with. Design, for me, possesses the ability to create objects that will stand the test of time and are destined to become a source of inspiration. Admiring an “Italian” object of design such as a beautiful table or a lamp conveys an extraordinary feeling that differs from the one that is produced by the purchase of an outfit. However, both worlds are connected and share the same fate: “the need of creative talent ”.
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LIVIO DE Tutti i colori possibili by
ROBERTO LIBERTI
and
BENEDET TA DE SIMONE
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SIMONE
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B IN DESIGN
LIVIO Tutti i colori DE SIMONE possibili. by
ROBERTO LIBERTI
and
BENEDETTA DE SIMONE
“Sono un pittore, non un sarto”, diceva Livio De Simone, e così, ignorando le logiche dello stilismo e della produzione industriale, portava con coerenza il proprio “genio pittorico” sul tessuto, sui colori, sulle irregolarità dei tratti, eludendo i vincoli della complessità del taglio sartoriale. Usava spazzole, spugne e pennelli per creare tessuti indossabili, sui quali veniva resa, con “tutti i colori possibili”, la tradizione iconica mediterranea. Molto presto il suo genio creativo lo portò oltre il settore della moda, per confrontarsi con il design d’arredo nella collezione “LIVIO DE SIMONE Interior Decoration”. La nuova linea debuttò nei primi anni ’60 in un’esposizione a New York con una varietà infinita di tessuti per l’arredamento che spaziavano dalle stoffe per i tendaggi ai cuscini, fino ai tessuti per la tappezzeria: “Collaborando con l’architetto posso ingrandire e diminuire un disegno, scurire o schiarire un colore, continuare a dimostrare il mio spirito di affabilità decorativa”. Il poliedrico designer passò così dalla decorazione di tessuti per l’abbigliamento a quelli per l’arredamento, apparendo agli occhi dei giornalisti dell’epoca come un vero e proprio “ciclone” pronto a cogliere le nuove occasioni. In un articolo, infatti, si racconta un aneddoto che spiega la nascita di LIVIO DE SIMONE I.D.: il direttore di un grande magazzino di Melbourne in Australia, nel chiedere allo stilista di fornirgli i nominativi di un arredatore e di un designer per mobili e porcellane, con meraviglia vide candidarsi Livio stesso per questi compiti. “I am a painter, I am not a tailor” is how Livio De Simone likes to describe himself ignoring the logic of style and industrial production and bringing his pictorial genius to fabrics, texture, colour eluding the principles of tailoring. He would use brushes, and paint brushes to create wearable clothes which would show the Iconic Mediterranean tradition through the most colours possible. His creative genius brought him well beyond fashion and into the realm of interior design with the collection “LIVIO DE SIMONE Interior Decoration”. The line debuted in the early 60s on the occasion of an exhibition in New York with a variety of fabrics that ranged from fabrics for curtains, cushions and tapestry: “By collaborating with the architect I have the possibility to make a design bigger or smaller, make a color lighter or darker and to continue to show my warm and decorative spirit”. The multifaceted designer went from decorating fabrics destined to clothes to working on fabrics for interior design thus appearing as a real eclectic innovator to the specialized press of the time. LIVIO DE SIMONE himself suggested his name when an important interior design chain general manager in Melbourne, Australia, asked him whom he should consider hiring for his stores. www.lds-fabrics.com
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Photo by LUIGI DI MAGGIO
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B IN ART
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Ambientazione e photo by arch. Giuliano Dell’Uva
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Benedetta de simone
Naturalmente esuberante, proprio come Livio, la linea LIVIO DE SIMONE I.D. spaziava dalla decorazione di stoffe per la casa a quella dell’arredo delle barche fino ad arrivare alle ceramiche, sperimentando, per l’epoca, un settore totalmente nuovo per un brand focalizzato sul settore moda. Il campo del design è stato sperimentato da Livio De Simone anticipando notevolmente un “trend” tanto diffuso tra le case di moda contemporanee, italiane e straniere, che oggi l’erede della maison Benedetta De Simone ha rilanciato grazie alla collaborazione di designer e architetti. Così dal 2008 si è ripartiti dall’immenso archivio di disegni della maison per spingersi nel mondo dell’interior design con la collaborazione dell’architetto Giuliano Dell’Uva. La creazione di una multicolore varietà di tessili per l’arredo è stata solo il primo passo, seguito da collaborazioni riuscite con aziende ceramiche campane sino alla sperimentazione di pavimentazioni e rivestimenti idrofughi con l’ausilio di aziende italiane leader nel settore. Il “segno mediterraneo” del maestro Livio è sempre presente. L’irregolarità del tratto è il segno distintivo di tutte le nuove scelte espressive che il brand sta esplorando, con una connessione straordinaria con le manifatture d’eccellenza del made in Italy. Questo è il vero “segreto” del successo di LIVIO DE SIMONE I.D. anche sui mercati globali.
The LIVIO DE SIMONE I.D. line was very exuberant and included decorations for homewear fabrics and interior design fabrics destined to boats alongside decorations for pottery going beyond its core business of fashion. Interior design for Livio De Simone was a test that was ahead of its time, with many fashion houses following suit. Benedetta De Simone, heir to the house, has injected new life into the collections in recent years and since 2008, thanks to the help of architects such as Giuliano Dell’Uva, also encouraged the creation of a variety of multi colored fabrics and, moreover, with the collaboration of the ceramic factories in Campania, yielded the designer floor tiles. Livio’s “Mediterranean sign” is still alive. The irregular line is its signature which is being brought forward with the help of the made in Italy manufactures. That is the real secret to the International success of the LIVIO DE SIMONE I.D
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This page: Photo by LUIGI DI MAGGIO Next page: Ambientazione Flair Firenze Photo by Nathalie KrAg
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B IN DESIGN
Photo by Luciano Romano Tessuti LIVIO DE SIMONE disegno tessuti Giuliano Dell’Uva Ambientazione TEATRO SAN CARLO - Napoli
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LANIFICIO LEO
Made in Italy dal 1873
by
E MIL IO SALVATORE LEO
Photo by ANTONIO RENZA
EDItORIAL
LANIFICIO Made in Italy LEO dal 1873. by EM I L I O salvatore leo
Il Lanificio Leo è uno degli esempi più affascinanti di impresa-museo in Italia, un luogo magico in cui l’innovazione introdotta dalle nuove tecnologie produttive non tradisce la vocazione artigianale dell’opificio, ma al contrario contribuisce ad esaltarne l’antico fascino. Una tradizione lunga più di 140 anni, una storia affascinante di operosità e talento che nel tempo ha saputo preservare la sua unicità. Vecchi macchinari, specializzati nella produzione particolare, convivono con attrezzature di nuova generazione per ricreare la bellezza di suggestioni senza tempo. Da una parte il rispetto delle tradizioni, dall’altra la competenza e lo sviluppo tecnico, così la famiglia Leo da generazioni difende il valore del made in Italy, inteso come sistema produttivo d’eccellenza. Negli ultimi dieci anni Salvatore Emilio Leo, promotore del rilancio “consapevole” dell’azienda, registra risultati strabilianti: sono state create, infatti, tante opportunità, è stato ridefinito il brand e sviluppato il marchio, promuovendo nel mondo un’immagine del lanificio che va ben oltre la sua reale dimensione produttiva. The Lanificio Leo is one of the most fascinating examples of a museum-enterprise in Italy, a magic place where innovation as introduced by the new productive technologies walks hand in hand with the handicraft of the factory highlighting its ancient charm. A 140 years old tradition, a fascinating history made up of work and talent with all of its charm still intact to this day. Old machinery, used for specialized production, and new technologies help recreate the beauty of timeless suggestions. The respect for the traditional ways and the technical development have allowed the Leo to defend the value of the made in Italy, meant as a template for production. In the last ten years Salvatore Emilio Leo, has worked hard on re-launching the brand with impressive results which have helped promote the image of the woolen mill in the world. From a woolen mill in Calabria the story of an International production. Il Lanificio Leo, fondato nel 1873, è la più antica fabbrica tessile calabrese. Utilizzando un monumentale processo di produzione “low technology” della fine dell’Ottocento, un approccio orientato al design, improntato all’innovazione del linguaggio della tradizione, e un modello di management basato sull’investimento strategico in cultura, il Lanificio Leo realizza prodotti di homewear contemporaneo e accessori moda frutto di un perfetto mix di ricerca, funzionalità, qualità e valore immateriale.
The Lanificio Leo, founded in 1873 is the oldest textile factory in Calabria. By using a monumental “low technology” process from the end of the 19th century, a design oriented approach, directed towards innovation, and with a management template based on strategic investments in culture, the Lanificio Leo produces contemporary homewear products and fashion accessories resulting from the perfect mix of research, functionality and quality.
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Photo by ANTONIO RENZA
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this page photo by Emilio Salvatore Leo
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next page photo by Andrea Caligiuri
EDItORIAL
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EDItORIAL
Photos by ANTONIO RENZA
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Photos by ANTONIO RENZA
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Photo by ALESSIA MUSOLINO
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EDItORIAL
L’azienda conserva, ancora attivo, un monumentale parco macchine di fine Ottocento utilizzato per la produzione delle attuali collezioni e rappresenta uno dei casi più significativi di azienda-museo in cui logiche di produzione design-oriented e valori legati al patrimonio industriale si integrano in un modello di management che coniuga il “fare impresa” con gli strumenti della cultura. Questo singolare approccio ha permesso all’azienda, nel 2001, di classificarsi tra i 16 finalisti del Premio Guggenheim “Impresa&Cultura” e di vincere il Premio “Cultura di Gestione”. Negli ultimi anni molti prodotti dell’azienda sono stati selezionati per il Compasso d’Oro. Con i suoi oltre 140 anni di attività, il Lanificio Leo esplica, in oltre 1000 mq, un ciclo produttivo completo: dalla trasformazione della lana in filo alla tessitura (licciate e jacquard) e maglieria, dal finissaggio alla confezione. Il parco macchine annovera pezzi, tutti perfettamente funzionanti, che vanno dal 1890 al 1965. L’azienda conserva, inoltre, un prezioso archivio composto da oltre 200 calchi ottocenteschi intagliati a mano nel legno di pero, con il quale si realizza il processo della stampa handmade a ruggine. Nel 2008 è stato realizzato un nuovo reparto dotato di tecnologie di ultima generazione con cui si è potenziato l’aspetto di interpretazione e ibridazione dei processi di produzione. The factory still possesses a monumental asset made up of late 19th century machinery used for the production of the current collections and represents one of the most significant examples of a museum-factory where th design-oriented production and the industrial heritage values are well integrated in a template that conjugates the idea of enterprise with the tools of culture. This singular approach allowed the enterprise to enter the top 16 finalists of the Guggenheim “Enterprise&culture” award and win the “Management culture” award in 2001. Many of the brand’s products have been selected for the Compasso d’Oro award over the last few years. With over 140 years of history the Lanificio Leo carries out a complete productive cycle in over 100 square metres: from the transformation of wool into threads, to weaving (“licciate and jacquard”) and knitwear, up to the final packaging. The machineries are all perfectly working and date from 1890 to 1965. The enterprise also possesses a very precious archive made up of over 200 pearwood handmade molds used for the production of the rusty handmade prints. Furthermore, a new department with state of the art technology was launched in 2008 in support of the production process of hybridization. www.lanificioleo.it
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B IN DESIGN
PLARTPLASTIC WORLD by Maria Pia Incutti photographed by Fabio Donato
La Fondazione Plart nasce nel 2008 per volontà di un’appassionata e caparbia collezionista, Maria Pia Incutti, che nel corso di più di trent’anni ha raccolto oltre 1500 oggetti in plastica, tra pezzi di design anonimo e d’uso quotidiano e opere di designer e artisti contemporanei. Un’ampia e curiosa selezione di borse, gioielli, lampade, utensili, vasi, giocattoli, radio, apparecchiature elettriche, realizzati, a partire dalla metà dell’Ottocento fino agli anni Sessanta del Novecento, in bois durci, celluloide, acrilico e resina fenolica, la vecchia bachelite, fino ad arrivare al polietilene, polistirene, pvc, abs. Nella collezione sono presenti anche oggetti di design passati ormai alla storia: i prototipi della Gufram in poliuretano espanso risalenti agli anni Sessanta e Settanta del ‘900, le sedute in vetroresina di Eero Arnio, Peter Ghyczy, Tom Dixon o la serie Nobody’s Perfect di Gaetano Pesce. Alla collezione di Maria Pia Incutti, prima ancora che divenisse il patrimonio della Fondazione Plart, sono state dedicate importanti mostre nazionali e internazionali: la prima nel 1990 presso il museo Villa Pignatelli di Napoli, poi, nel 1993 alla Biennale di Saint’Etienne e al Grand Palais di Parigi, nel 2002 a San Paolo in Brasile, fino a giungere alla recente mostra Plastic Days - Materiali e Design, ospitata dal Museo Ettore Fico di Torino nello scorso 2015. The Plart Foundation was created in 2008 thanks to the passion and stubbornness of Maria Pia Incutti, who has collected over 1500 plastic objects over the course of 30 years, including design items by both unknown and affirmed artists as well as common objects. A vast an interesting selection of bags, jewels, lamps, utensils, vases, toys, radios, electrical equipment that date from the mid 19th century to the 60s of the previous century made of bois durci, celluloid, acrylic and phenolic resin, bakelite, polyethylene, polystyrene, pvc abs. Furthermore, the collection includes legendary design objects such as the Gufram prototypes made of polyurethane created in the 60s and 70s of the 20th century, the fiberglass chairs by Eero Arnio, Peter Ghyczy, Tom Dixon and the Nobody’s Perfect series created by Gaetano Pesce. Maria Pia Incutti’s collection has always attracted a lot of interest and has been the object of many International exhibitions before finding its way to the Plart Foundation: The first one dates back to 1990 at the Museo Villa Pignatelli in Napoli, followed by the Saint’Etienne exhibit at the Grand Palais in Paris in 1993. The collection then travelled to Sao Paulo in Brazil in 2002 and most recently to the Plastic Days - Materials and Design exhibit at the Museo Ettore Fico in Torino in 2015.
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B IN DESIGN
UGO LA PIETRA Arcangelo Metropolitano_1908 photo by ANTONELLA RUSSO
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B IN DESIGN
Restauro opera in silicone di ALESSANDRO CIFFO photo by Archivio Fondazione PLART
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B IN DESIGN
Immaginato come un centro di ricerca museale, la Fondazione Plart, sin dalla sua istituzione nel 2008, ha promosso un percorso di ricerca che si muove attorno a due polarità fortemente connesse: la conservazione e il restauro dei materiali polimerici, partendo proprio dal suo originale nucleo collezionistico, e la ricerca sulle nuove espressioni del design sperimentale ed ecosostenibile, rivolgendo una particolare attenzione a quei progettisti che integrano le proprie intuizioni con quelle di biologi e chimici per la creazione di materiali ecosostenibili alternativi alla plastica. Tale attività di scouting ha dato luogo a eventi espositivi che hanno presentato, per la prima volta nella città di Napoli, lavori di designer come Mischer’Traxler, Sander Bokkinga, Dirk Vander Kooij, Studio Formafantasma e Officina Corpuscoli. Il lavoro di ricerca, conservazione e restauro della collezione, cominciato nel 2008 con un’approfondita campagna di catalogazione, è sfociato di recente in un convegno internazionale di studi sulla conservazione e restauro del design. L’evento ha dato luogo nel maggio scorso a un confronto serrato tra storici del design, direttori di musei nazionali e internazionali, galleristi, chimici, conservatori, diagnosti, restauratori, sulle problematiche di conservazione e restauro dei materiali della nostra contemporaneità. Dal 2011 la Fondazione Plart ha cominciato a diffondere la cultura dei materiali polimerici anche attraverso linguaggi multimediali: nove installazioni interattive sull’universo dei polimeri conducono il visitatore “da un mare di petrolio a un campo di girasoli” in un percorso che, partendo da una premessa ecosostenibile e arricchendo il patrimonio della collezione, guida alla scoperta della multiforme e variegata famiglia delle plastiche. Attraverso la sua offerta culturale la Fondazione Plart guarda al passato, al presente e al futuro dei polimeri, con un’attenzione particolare ai temi della sostenibilità, del riuso e del riciclo d’autore. The Plart Foundation was created as a Research center in 2008 and its focus has always been the preservation and restoration of polymeric materials starting from its original nucleus, the collection, alongside the research of new experimental designs based on sustainability. Great attention has been paid to the designers who work side by side with biologists and chemists for the creation of sustainable materials that can substitute plastic. This scouting activity has yielded exhibitions that have brought to Naples the works of affirmed designers such as Mischer’Traxler, Sander Bokkinga, Dirk Van Der Koji, Studio Formafantasma and Officina Corpuscoli. The research, preservation and restoration work of the collection started in 2008 with an in depth cataloguing campaign. the results of the work were showcased on the occasion of the recent International design preservation and reservation congress held last May during which design scholars, International Museum Directors, art dealers, chemists, restorers debated over issues such as the preservation and restoration of contemporary materials. Since 2011 the Plart Foundation has started promoting the polymeric materials culture through multimedia means thanks to nine interactive installations dedicated to the world of polymeric materials. The visitors are conducted from a “sea of oil to a sunflower field” in a sustainable like virtual walk that allows them to discover the multifaceted universe of plastic. Through its offer the Plart Foundation keeps an eye on the past, present and future of the polymers without forgetting hot topics such as sustainability and recycling. www.fondazioneplart.it
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B IN DESIGN
FORMAFANTASMA vaso Darlingtonia Californica_2011 photo by ANTONELLA RUSSO
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B IN DESIGN
HAIM STEINBACH Un color becomes alter ego #2 _1984 photo by ANTONELLA RUSSO
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B IN DESIGN
Hosepipe_ Sander Bokkinga photo by ANTONELLA RUSSO
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B IN DESIGN
COLLEZIONE STORICA PLART photo by Archivio FONDAZIONE PLART
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FRUITS
ARAB FASHION COUNCIL
INTERVIEW
Camera Nazionale della Moda Araba: motore di ricerca per i talenti internazionali
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JACOB ABRIAN director and CEO of Arab Fashion Council NICOLE PURIN Chief Legal & Compliance Officer of Arab Fashion Council
interviewed by
DIEGO ARMANDO VASSO
Jacob Abrian è un cittadino del mondo ma orgoglioso delle sue origini arabe che costituiscono il motore principale della sua determinazione. Nato nel 1992, dopo aver studiato per un po’ cinema e arte, intraprende gli studi di architettura conseguendo il diploma presso il Politecnico di Milano nel 2014. Nel 2013 viene scelto come designer per EXPO 2015. Nel 2012 viene scoperto come modello lavorando per i più importanti brand internazionali e altresì divenendo il primo modello di origini arabe a calcare le scene della moda internazionale. I viaggi nel mondo e la residenza nella capitale della moda contribuiscono ad arricchire il suo network di conoscenze che lo aiuteranno a mettere a sistema i talenti arabi della moda. Il suo sogno diviene realtà quando all’età di 22 anni fonda l’Arab Fashion Council in rappresentanza dell’industria della moda di 22 nazioni arabe. In seguito allo strepitoso successo della prima Arab Fashion Week tenutasi a Dubai nell’ottobre 2015, Jacob viene eletto Chief Executive Officer (CEO) dell’Arab Fashion Council. Nicole Purin è un legale vicino al mondo della finanza che lavora a Dubai ed è attualmente impiegata presso un importante istituto finanziario che copre tutto il Medio Oriente e l’Africa. Ha contribuito alla stesura di molteplici pubblicazioni giuridiche. Ha lavorato per l’ONU e Amnesty International a New York e a Londra e si è occupata di gestione di eventi no profit per il mondo della giurisprudenza e della finanza.
Jacob Abrian is a citizen of the world who is proud of hi but Arabic origins which represent the main engine behind his determination. Born in 1992 he went on to briefly study Film Making and Fine Arts before obtaining an honorary Masters degree in architecture from the Polytechnic University of Milan in 2014. In 2013 he was selected among the designers for the EXPO 2015. In 2012 he was discovered as a model and posed for the world’s most important brands and shortly become the first international Arabic male model. Travelling around the world and living in the fashion capitals contributed to enrich his network which would later help him to realize the dream of establishing a fashion system in the Arab region. He founded the Arab Fashion Council at age of 22. Thanks to the huge success that the Arab Fashion Week obtained on the occasion of the first launch in Dubai on October 2015, Jacob was appointed by the board of directors as Chief Executive Officer (CEO) of the Arab Fashion Council. Nicole Purin is a senior finance lawyer based in Dubai and currently works at a top financial Institution covering the Middle East and Africa. She worked at top tier US law firms and investment banks in London and New York where she specialized in structured finance. She works for an Executive Magazine and has contributed to multiple legal publications. Nicole worked at the UN and Amnesty International in NY and London and has been actively involved in non profit matters and event organizing in the field of law and finance.
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FRUITS
INTERVIEW
“AFC” spiegaci la sua genesi. Abrian: “Il sogno ha incominciato a farsi strada dentro di me quando ho iniziato a lavorare nell’industria della moda come modello a Milano e nelle altre capitali della fashion industry . Questo mi ha permesso di imparare molto sulle regole della moda e su come funziona il sistema dietro le quinte. Non mi ha sorpreso scoprire quanti talenti arabi lavorano nell’industria, ma mi rattristava il fatto che essi non potessero lavorare nei loro paesi d’origine. E mi chiedevo sempre il perché. Mancanza di risorse o di knowhow? L’Arab Fashion Council è nata da queste domande e dalla voglia di trovare delle risposte ai suddetti quesiti. La risposta stava nel sogno della creazione di un sistema nel mondo arabo che permettesse alle menti creative di vendere i loro prodotti nel mondo. In un certo senso è quello che fanno già Milano e Parigi. Dobbiamo creare un’infrastruttura che includa tutto della moda, dalla A alla Z a 360 gradi. Grazie alla mia carriera di modello ho avuto la possibilità di incontrare i trendsetter, coloro che influenzano le sorti della moda. In particolar modo sono grato ai co-fondatori del consiglio per aver creduto nel mio sogno e per avermi sostenuto nonostante la mia giovane età. Tra tutti la mia riconoscenza va al padre del fashion system a cui anche l’Italia deve molto, il Cavaliere Mario Boselli (ex presidente della Camera della Moda italiana), che dall’aprile 2015 è il presidente onorario dell’Arab Fashion Council. Devo ammettere che i membri dell’AFC continuano a stupirmi per la loro professionalità e visione senza le quali non sarebbe stato possibile andare avanti. Oggi possiamo dire che grazie al loro sostegno la nostra regione è entrata di diritto nella mappa internazionale della moda e questo ci ha permesso di lavorare su un piano decennale di sviluppo commerciale”. Qual è il carattere distintivo della Arab Fashion week? Abrian: “La concretezza, il mercato, la visione e la strategia per il posizionamento del mondo arabo all’interno delle principali capitali della moda. Abbiamo lavorato a 360 gradi per includere tutti i dettagli necessari a una fashion week. Ovviamente non sono mancate le sfide ma non potevamo aspettare un altro secolo prima di iniziare, considerando che la prima fashion week di New York risale al 1943. Abbiamo imparato molto da New York, Londra, Milano e Parigi ma lo abbiamo fatto a modo nostro secondo le nostre esigenze e DNA. Siamo la piattaforma del glamour, del lusso e del prêt-a-couture”. Cos’è il prêt-a-couture? Abrian: “Il prêt-a-couture rappresenta la realtà del mercato. È il termine usato dall’Arab Fashion Council per indicare una fetta di mercato che sta tra l’Haute Couture e il pret a porter ed è stato presentato per la prima volta in occasione dell’Arab Fashion Week a Dubai nell’ottobre 2015”.
Can you tell us something more about the AFC? (Jacob): “The dream started as I began my work in the fashion industry as a Model in Milan and around the fashion capitals which allowed me to learn more about fashion and who is who behind its system. I was never shocked by how many Arab talents were actually working behind the scenes to create and shape the fashion industry, however, what always bothered me was that none of them are were based in their home countries. The question was always: why? Was it because of a lack of resources? Or know-how? The Arab Fashion Council stemmed from these questions. I had always dreamt of creating a system in the Arab World that could strengthen the creative minds and provide them with a platform to connect the right and left brain, in other words, to find a way to sell what we create to the world. To actually do the same thing that Milan and Paris are doing. We need to build up an infrastructure, a ‘’Pipeline or Fashion System’’ that needs to include every detail of the fashion industry, from A to Z and in 360 degrees. Thanks to the modeling industry, I was able to meet the influencers and decision makers, and in particular, the cofounders of the Council. I am extremely grateful to them for believing in my dream and for supporting me despite my young age. The GodFather of the fashion system, Cavaliere Mario Boselli, the former president of the National Chamber of Italian Fashion who, in April 2015 became the Honorary President of the Arab Fashion Council. I have to admit that I am always impressed by the high caliber professionals that are part of the AFC board. Without their vision and support it would have been very difficult to go forward. Today, the region is on the International map of fashion and at the same time we are working on a 10- year strategy to insert the Arab World on the business and commercial map of the industry”. What was the most striking feature of the Arab Fashion week? Abrian: “The reality, the market, the vision and strategy to position the Arab world among the top fashion capitals. The Arab Fashion Week seems to have worked. We worked hard to include every detail a fashion week should have. Obviously, we also had many challenges, but we couldn’t have waited another century to do this if you think that the first fashion week in New York was held in 1943. We learned a lot from New York, London, Milan & Paris, but we positioned ourselves differently as the platform of glamour, luxury and Ready-Couture”. What is the pret a couture? Abrian: “The prêt-a-couture or easier to say, Ready-Couture, is the reality of the market. The Arab Fashion Council used this term to introduce a new platform which is the high-end and exclusive fashion (couture) available in the market with different sizes and quantity (Ready). Thus, it is the flower of the mix between Haute Couture and Ready to Wear. And it was celebrated for the first time in history at the Arab Fashion Week in Dubai in October 2015”.
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FRUITS
INTERVIEW
La bellezza secondo la percezione di Nicole Purin? Purin: “La bellezza è un concetto che ha ispirato l’umanità sin dall’inizio. La bellezza può essere trovata ovunque, nell’usuale così come nell’inusuale, nell’esteriorità e nell’interiorità. La bellezza è arte. Il grande poeta libanese Khalil Gibran l’ha descritta in modo perfetto: ‘La bellezza è l’eternità che si guarda allo specchio’”. Come si è evoluta la moda nell’ultimo decennio? Abrian: “Se mi avessi fatto la domanda il secolo scorso ti avrei risposto che si è evoluta in modo perfetto. Tuttavia, considerando le crisi recenti, posso affermare che il progresso della moda è molto limitato in termini di creatività e innovazione. Gli ultimi dieci anni, però, hanno visto lo sviluppo multimediale della moda attraverso le diverse piattaforme web ed e-commerce senza dimenticare la nascita del blogging che, anticipando le tendenze, le diffonde attraverso la rete. Un’altra importante evoluzione è stata la nascita dei materiali eco-sostenibili già in uso presso i laboratori di Valentino. Io ritengo che la moda dovrebbe andare oltre lo stile e la produzione, servendosi dei progressi in ambito tecnologico utili ai processi creativi e innovativi”.
What does beauty mean for Nicole Purin? Purin: “Beauty is a concept that has inspired humanity from its incipience. Beauty can be found in everything, in the usual, in the unusual, in the exterior and in the interior. Beauty is art, beauty is truth. Khalil Gebran, the great Lebanese poet summed it up perfectly; ‘Beauty is eternity gazing at itself in the mirror”.
In una prospettiva strategico finanziaria, credi che questo sia il momento giusto per ritrovare unità tra i paesi arabi nel nome della moda? Purin: “Demograficamente il Medio Oriente ha una popolazione costituita principalmente da giovani interessati all’innovazione, al design e alla creazione di industrie alternative e slegate dalla produzione petrolifera. La moda rappresenta l’occasione per unificare diversi paesi”.
How has fashion evolved in the last decade? Abrian: “IIf you had asked me this question last century I would have answered that fashion has definitely evolved in something good. However, thinking of the several crises that we have witnessed in the last decade I can confirm that the progress of the fashion system was very limited in terms of creativity and innovation. However, In the last 10 years we have seen the development of the multi-media world and simultaneously fashion developed its platforms across the web with ecommerce. Not to forget the birth of the blogging industry that perceives the tendencies and spreads the trends through the web. Another important evolution in the industry is that fashion has to respect the environment by using ecological and sustainable materials defined as the smart textile already being used by renown names such as Valentino. I believe that today fashion should move beyond style and production, it should move along with progress, technology, innovation and creativity”. Do You think this is a goof time for the Arab World to be united through fashion? Purin: “From a strategic financial point of view: the Middle East has a very young population interested in innovation, design and shaping alternative industries which are not oil dependant. Fashion is an international Banner that can unify and bring affluence across many nations”.
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B IN FASHION
FRUITS
INTERVIEW
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FRUITS
Le distanze nel mondo di oggi, grazie ai media e ai social network, si sono ridimensionate e ogni settore del nostro quotidiano subisce l’influenza di realtà lontane venendone contaminato. Secondo te qual è la più grossa contaminazione subita dal mondo della moda? Purin: “Non credo si tratti di contaminazione ma di evoluzione e osmosi dei settori. Per quanto concerne l’interconnessione tra il mondo dei social media e la moda, il fenomeno del blogging ne è un perfetto esempio con molti dei blogger ormai riconosciuti quali ambasciatori del gusto contemporaneo. Io credo che il loro merito vada posto nell’azione di promozione della conoscenza della moda e dunque nel consolidamento del suo sistema economico”. Se le chiedessi di nominare un’icona della moda? Purin: “Io sceglierei un’icona proveniente dai paesi coperti dall’AFC. La regina Rania è la regina della Giordania, ma anche la regina della cultura e della beneficenza, la regina della bellezza e della moda”. Come vengono sostenuti i giovani talenti dall’AFC? Purin: “La risposta è semplice. Basti guardare l’esempio di Jacob Abrian, il più giovane rappresentante dell’industria moda a ricevere il nostro totale sostegno ed endorsement”. Jacob: “Grazie Nicole! In effetti è vero, sono davvero fortunato ad avere il vostro supporto ed è lo stesso che intendiamo offrire ai talenti arabi”. Perché la AFC è stata fondata nel Regno Unito? Purin: “Essendo un Consiglio che rappresenta la più grande area geografica del mondo, 22 paesi arabi, abbiamo scoperto che Londra è la capitale migliore per rappresentare tutti gli Stati membri equamente. Inoltre, Londra è un grande centro per le organizzazioni non-profit.”.
INTERVIEW
Today’s world has become incredibly closer due to social media and every sector of our daily life gets contaminated by the allure and uses of various realities. What kind of contamination has the fashion world been exposed to? Purin: “I wouldn’t call it a contamination but an evolution and intercourse of sectors. In terms of the incorporation of the Social Media in Fashion, I would say that the blogging system is a good example. Bloggers have become the brand ambassadors of the decade. I can say it helped to spread awareness and benefit the economical system in fashion”. Can you name a glamourous icon? Purin: “I will choose an Icon that comes from one of the Countries that are covered by the AFC. HM Queen Rania, she is the Queen of Jordan, the Queen of Culture & Charity, the Queen of Beauty and Fashion.’’ How do you support young talent through the AFC? Purin: “I think that Jacob Abrian represents a perfect example of how it works, he is the youngest man in the Fashion Industry to receive our full support and endorsement” Jacob: “Thanks Nicole, I am indeed blessed to receive your support and we intend to do the same for the Arab talents”. Why was the AFC founded in the UK? Purin: “Being a council that represents the largest geographical area in the world, 22 Arab countries, we found that London is the best host capital to neutrally represent all the member states equally. Moreover, London is a great hub for non-profits organizations.”
www.arabfashioncouncil.com bin| 61
B IN TALENTS
collettivo ZETAE Un made in Naples. STUDIO by
FABIO CHIANESE
and
ETTORE AMBROSIO
Lo studio ZETAE nasce nel 2009 a Napoli come collettivo di designer con il nome di ZE123 Collective. Il collettivo principalmente attivo nel settore del disegno industriale autoprodotto, muove i primi passi partecipando a festival e manifestazioni di rilevanza nazionale e internazionale. Tra questi negli anni, il FuoriSalone del Mobile di Milano, il Macef di Milano, l’Operae di Torino, ma anche il DMY di Berlino, il Talents di Francoforte e la Clerkenwell Design week di Londra. Prende parte a concorsi e workshop, principalmente riservati a giovani emergenti, vincendo il primo premio al Best Macef Design Awards grazie alla chaise longue “Cocoon”. Viene poi selezionato tra i 12 Talents a Francoforte, all’International design festival di Berlino con la lampada speaker in calcestruzzo “Filippo” e ancora si classifica al primo e secondo posto al TIDW (Tucano International Design Workshop). Grazie a questi riconoscimenti e a queste partecipazioni, il collettivo guadagna articoli e pubblicazioni su riviste e blog di settore, che consentono di aumentare il proprio bacino di utenza e quindi l’inizio dell’attività professionale. Negli anni il collettivo tende sempre più a strutturarsi: ha inaugurato, infatti, lo Studio Laboratorio di Napoli e implementato la propria attività integrando il design autoprodotto con servizi di progettazione a privati e aziende. Dal 2015 la ZE123 Collective si è trasformata in Studio associato ZETAE, occupandosi principalmente di interior design per privati o spazi commerciali e industrial design per aziende. Continua, inoltre, ad autoprodurre e commercializzare oggetti in serie limitata per il proprio brand. www.ze123.it
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B TALENTS
MOSCHETTIERI stool series
The ZETAE Studio was created in 2009 in Napoli as a designers’ collective that goes by the name of ZE123 Collective. The collective focuses primarily on industrial design and has already participated in various International festivals and events such as Milano FuoriSalone del Mobile, Macef in Milano, Operae in Torino, DMY in Berlin, Talents in Frankfurt and Clerkenwell Design week in London The young emerging talent of the collective have taken part in several contests and have so far won the First Prize at the Macef Design Awards grazie thanks to the chaise longue “Cocoon”. They were also selected among the 12 Talents in Frankfurt, got a metion at the International design festival in Berlin with the concrete speaker Lamp made “FILIPPO” and made it to the first and second place at the TIDW (Tucano International Design Workshop). Thanks to their recognitions the collective attracted the attention of the specialized press which allowed them to reach a bigger audience. The collective now has its own design Studio and lab in Napoli and works for private clients and enterprises. Since 2015 the ZE123 Collective, has morphed its name in ZETAE Studio and works mainly in the interior design sector and produces limited editions for its own brand.
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Z E T A STUDI Z E T A STUDI Z E T A STUDI
E O E O E O
Fabio Chianese and Ettore Ambrosio
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E O E O E O
B IN TALENTS
FILIPPO, Concrete speaker lamp
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B TALENTS
MOSCHETTIERI stool series
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FILIPPO, Concrete speaker lamp
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B IN DESIGN
DREAM TEAM by
Giffoni Innovation HUB e il design “per i piccoli”
.
LUCA TESAURO
L’innovazione è ricerca, conoscenza, speranza e futuro. È puro slancio verso nuove possibilità che interessano la scienza, l’arte, la cultura, il design per questo Giffoni ha sentito l’esigenza di immergersi in un settore in così fervente cambiamento e crescita, con l’obiettivo di coinvolgere soprattutto i più piccoli sui temi più interessanti e attuali dell’agenda digitale italiana e internazionale. Giffoni Innovation Hub in collaborazione con Tinkidoo, la startup che avvicina i bambini alla tecnologia, all’elettronica, alle scienze e alle arti attraverso l’utilizzo dei giocattoli digitali, ha sviluppato due prodotti: gli smart toys Hero e Tuwa. Entrambi i prototipi hanno l’obiettivo di sensibilizzare i bambini sui temi legati all’educazione ambientale e alla biodiversità, attraverso un’interazione consapevole e non passiva con la tecnologia. Il progetto ha visto il coinvolgimento di 35 giovani talenti della webeconomy provenienti da Italia, Spagna e Messico che, durante la 45esima edizione del Giffoni Film Festival, hanno lavorato sui due progetti di giocattoli digitali, sviluppandone il modello di business, le strategie di marketing e comunicazione e realizzando i prototipi attraverso la stampa 3D. Innovation means research, awareness, hope and future. It means projecting oneself towards new possibilities that revolve around science, art culture and design. This is the reason why Giffoni felt the need to delve into a rapidly growing sector aimed mainly at reaching out to young audiences by promoting topics connected to the digital world. Giffoni Innovation Hub in collaboration with Tinkidoo, a startup dedicated to helping children familiarize with technology, electronics, science and art through the use of digital toys, has developed two products: the smart toys Hero and Tuwa. The goal of both prototypes is to make children aware of the environment and biodiversity through a more active use of technology. The project was carried out by 35 young talent from the world of web economy from Italy, Spain and Mexico during the 45th edition of the Giffoni Film Festival. The work of the group focused on the creation of digital toys and was based on the development of a business model, marketing strategies and a prototype through the 3D print. www.giffonihub.com
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B IN DESIGN
Tuwa - Hero Dream Team: Mario Cimmino, Francesco Russo, Gianfilippo Piselli, Gabriele Cacciola, Gaetano Memoli, Sergio Sedas Ruiz, Maria Daniela Ayala Solana, Maribel Zambrano Quintanilla, Martha Cecilia Fernandez Contreras, Gianluca Di Mattia, Simone Ferraro, Alessandro Bizzarri, Francesco Gallo, Antonio Nasta, Chiara Sibilia, Rossella Citro Responsabili progetto: Sonia China , Loredana China Mentor Designers: Roberto Libert, Claudio Formicola Business Developement Mentor: Gianmarco Covone, Alessandro Avagliano, Ezio Marinato FAB LAB: Antonio Grillo
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I due giocattoli nascono con l’obiettivo di inserire nel mercato globale prodotti dedicati al target giovanile per l’educazione digitale innovativa secondo i principi montessoriani 2.0. Nello specifico, Hero è un robot dotato di tecnologia abilitante per l’interazione dei bambini dai 3 ai 12 anni ed ispirato alla filosofia maker. Il giocattolo si muove su un tappeto elettronico e guida il bambino nel suo viaggio alla scoperta della biodiversità. Tuwa il cui nome significa “terra”, è formato da vari componenti modulari che funzionano sia singolarmente che uniti. Lo smart toy, attraverso una serie di output, stimola il bambino a compiere azioni legate all’esperienza multisensoriale focalizzandosi su tatto, vista e udito. I componenti modulari di Tuwa formano un puzzle 3D che i bambini possono assemblare ricevendo così feedback sonori e luminosi in base allo storytelling del prodotto.
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The plan for the toys is to launch them on the global market dedicated to products for young people with an educational objective based both on innovative principles and on the 2.0 Montessori method. Hero is an interactive robot targeting children from 3 to 12 years old and is inspired by the maker philosophy. The toy moves around on an electronic carpet and acts as a guide for the children’s journey of biodiversity discoveries. Tuwa which means “earth�, is composed of various components that can work both singularly and in connection with the others. The smart toy stimulates the child through a series of outputs and focuses on tact, sight and hearing. The components of Tuwa make up a 3D puzzle which children can assemble with the help of a sound and light feedback in accordance with the storytelling of the product.
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B IN DESIGN
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IN DESIGN
ROBY’ STORY raro design collection designer ROBERTO NICOLÒ
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simply made in italy
www.raro-design.com
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ORIENTE
HOTEL DELUXE
A NAPOLI by
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ANNALISA TIRRITO
FRUITS
Tra i suoi maggiori pregi il Grand Hotel Oriente ha senza dubbio la centralità, qualità non da poco, che aggiunta alla piacevole accoglienza in un edificio recentemente rinnovato, lo pone tra le migliori strutture alberghiere in città. A Napoli, nell’isola pedonale di via Diaz a due passi dalla metropolitana e dallo shopping di via Toledo, offre gusto raffinato e sobrio, in uno stile classico contemporaneo, con note déco miste ad atmosfere mediterranee piacevoli da vivere, grazie a tinte tenui e tocchi decisi, nella luminosità degli ampi ambienti che si trasformano a seconda delle occasioni. Storica struttura della famiglia Naldi, ha trovato nell’ultimogenito Roberto Pignata il suo più prezioso pigmalione, capace di esaltare la struttura con un design classico e rivisitato in chiave contemporanea. Una passione che diventa realtà tangibile nella recente ristrutturazione dove la sua creatività è visibile in ogni dettaglio, dai tessuti per rivestire poltrone e divani alle lampade da lui disegnate e realizzate da un artigiano appositamente per l’hotel.
TURISM
The central location in town is certainly one of the merits of the Grand Hotel Oriente alongside its pretty building which was recently renovated making it one of the best hotels in Napoli. The hotel is situated in a pedestrian zone in via Diaz two steps away from the Via Toledo underground and its thriving shopping area. The contemporary classic style with an art deco note mixed to its Mediteranean atmosphere and its luminous and ample rooms offers a pleasant sight to visitors. The historic building belongs to the Naldi family and is currently managed by Roberto Pignata who was able to bring the structure to its full potential. Roberto’s passion is tangible in every room thanks to the recent renovation from the fabrics used to cover the chairs to the lamps he designed himself exclusively for the hotel.
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FRUITS
TURISM
Le centododici camere, le sale convegni, il ristorante, il bar e il terrazzo panoramico al nono piano, rendono la struttura il luogo ideale dove organizzare feste ed eventi tra i più vari. Il successo di ogni iniziativa è garantito dalla professionalità del personale sotto la direzione di Giuseppe Bussetti e dalla capacità degli ambienti, soprattutto quelli all’ultimo piano destinati alla ristorazione, di ammaliare con la bellezza del design e il fascino di un panorama unico sulla città. Dall’alto la composizione è incantevole: la collina del Vomero con la Certosa di San Martino, il Golfo di Napoli, il mare e il Vesuvio sullo sfondo, i monumenti, come la Chiesa di Santa Chiara o l’imponente Palazzo delle Poste di architettura razionalista.
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FRUITS
TURISM
The one hundred and twelve rooms, the conference rooms, the restaurant, bar and panoramic terrace on the ninth floor make the building an ideal location for ceremonies and events of all kinds. The success behind every initiative is a given thanks to the incredible designs and the beautiful view of the town with the San Martino monastery on the Vomero hill, the sea, the mount Vesuvius. A location where visitors come and leave with emotions they will cherish forever.
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ANNIBALE
OSTE artista | designer | orafo by
CATERINA ARCIPRETE and
MARIASOLE
and
VINCENZO OSTE
“Sedersi nella luce” Fiberglass, bronzo cm 60 x 60 x h cm 210 a.d. 1978 photo: APAO (archivio privato Annibale Oste) pubblicato su: VOGUE n.18 del 1987 AREA n. 38 – 1988
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B IN ART
Nel quartiere Sanità, cuore pulsante di Napoli, un laboratorio creativo dà vita ai progetti dell’artista visionario Annibale Oste. Uno spazio vibrante dove puoi “sentire” l’energia di chi ha vissuto con il privilegio di poter tradurre in immagini scultoree una dimensione immaginifica fatta di personaggi onirici, paesaggi di linee e solchi materici, spesso riportati in complementi d’arredo per quello che è il design d’autore per eccellenza. Dunque una scommessa, quella che Oste ha vinto, mettendo la sua arte al servizio del manufatto artigianale e industriale. La produzione è una sperimentazione continua che va dall’utilizzo della porcellana a quello della ceramica, dal bronzo al vetro soffiato protagonista di una collezione di lampade e, alla fine degli anni novanta, di installazioni luminose: vere e proprie sculture di luce alte tra i dieci e i trenta metri, collocate in Italia e in Giappone. A portare avanti il lavoro d’arte e design oggi sono i figli Vincenzo e Mariasole ed è quest’ultima a concedere un’intervista a Bin_Mag. In the Sanità district, the beating heart of Napoli, a creative lab yields the projects of artist and visionary Annibale Oste. A vibrant space where you can feel the energy of an artist who has had the privilege to translate his vision made up of oniric charachters, line and rut landscapes, often translated into design objects, entering the realm of quality design, into sculptures. That is indeed Oste’s challenge, using his art to assist the artisan and industrial manufacture. And the results are astonishing. The production is an ongoing experimentation that goes from the use of porcelain and ceramic, bronze and glass, for a lamp collection, and, from the late 90s for light installations. Light sculptures, over ten metres high, and up to 30 metres, located in Italy and Japan. Annibale’s children Vincenzo and Mariasole make sure to keep the mix of art and design alive today. Mariasole has spoken exclusively to Bin_mag about their work.
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“Poltrona-mente” Fiberglass con inserti di vari materiali cm 105 x 100 x 75 a.d. 1980 photo: Oreste Lanzetta Mostre: 1981 - “Poltrona-mente” di Annibale Oste, Laboratorio - Nola Napoli 1984 - “Cravatta al museo”Palazzo Acerbi -Milano 1996 - “Invenzioni, manipolazioni, contaminazioni”, Circolo l’Osservatorio, Pozzuoli (Napoli) 2011 - More craft, more design - Ravello - Salerno Pubblicata su: casa vogue n. 134, ottobre 1982 Annabella 22 dicembre 1984 More craft, more design 2011
Il lavoro di tuo padre quando ha avuto inizio? Mio padre è nato con l’arte dentro... già da bambino dipingeva paesaggi andando in giro con la sua inseparabile bicicletta e valigetta dei colori. Abbiamo dei tenerissimi quadretti di quando era giovanissimo. Crescendo dapprima ha frequentato il liceo artistico poi l’accademia fino a diventarne docente di modellato. Credo che da lì abbia affinato le sue conoscenze, con ricerche e sperimentazioni messe in pratica nel suo laboratorio al quale teneva molto; la sua vita. Un talento incredibile che da Napoli si è poi diffuso nel mondo, dove? In Giappone sicuramente già dagli anni ‘90 arredando completamente Le pont de Ciel ristorante francese ad Osaka assieme all’architetto Richard Bliah, poi con tre edizioni “Lucifesta” a Wakayama Marina City, ma anche in America e nel Nord Europa. La realizzazione di opere uniche ha preso forma attraverso l’utilizzo di materiali diversi, quali e lavorati come? Il bronzo in primis, materiale che permetteva a mio padre di fermare l’attimo, immortalare percorsi solo accennati dal pensiero, veloci passaggi che si scorgono in opere fantastiche tra cui due: ‘La frittata’ e ‘Secchio con pennello’. Questo già dagli anni ottanta per poi iniziare ad avvicinarsi alla resina, questo splendido materiale di cui era innamorato, fino a plasmarlo come se fosse lenzuolo al vento. Etereo, leggero e morbido. Ci sono molte opere che sembrano trattenere o far uscire il vento, tutti gli studi sui tagli della luce come, ad esempio, ‘Luce dalla Porta’ o anche, tra i miei preferiti, ‘Sedersi nella luce’ dove la seduta stessa non è altro che la sagoma di un uomo in un fascio luminoso proveniente da uno spot: è la luce concretizzata che lo disegna.
Hai seguito il lavoro di tuo padre assistendo e creando. Cosa hai provato e che energia si respirava nel laboratorio? C’era, e tuttora c’è, un’atmosfera particolare, direi quasi un’alchimia creatasi tra mio padre e tutti i suoi collaboratori. Diciamo che, per chi ci vuole credere, l’atmosfera intrisa di forza e di ‘magia’ che si respirava era dovuta alla sua collocazione: sotto il laboratorio si trova forse il più importante ipogeo greco della città, proprio come ricordò mio padre in una intervista della TV Svizzera. Ricordo di lui, dei discorsi sull’arte, la fierezza e la modestia, la concretezza: doti rare in un artista. Mi confermi questi suoi aspetti? Sì te li confermo assolutamente: mio padre era persona riservata per carattere e per una naturale aristocrazia intellettuale, per questo non amava le burocrazie e le accademie e questo aspetto lo ha molto pagato nella sua vita d’artista. Chi gli ha commissionato i lavori che lui reputava più stimolanti e di cui andava fiero? Ogni lavoro che gli veniva commissionato era una grande sfida, un motivo in più per sperimentare e addentrarsi in situazioni nuove con soluzioni studiate ad hoc affiancato dal suo staff che lavorava in maniera simbiotica. Catena virtuosa.
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Oggi voi figli come seguite il suo lavoro e come lo archiviate? Praticamente ho archiviato tutti i documenti e i progetti di ogni tipo: dalla corrispondenza agli studi realizzati e non. Ho incominciato ad addentrarmi nell’archivio affiancata dalla Sun con Anna Gallo, i docenti Mario Buono e Francesca Castanò, creando L’APAO: il primo archivio sperimentale del design in Italia. Abbiamo costruito pian piano una griglia, utilissima per me, dato l’innumerevole materiale che si trova nello studio. Ci sono progetti (realizzati e non realizzati) tutti digitalizzati, materiale fotografico, negativi, diapositive, provini, filmati e tanto altro ancora da analizzare come modelli e prototipi. Una vita dedicata all’arte! Io e Vincenzo abbiamo intrapreso questo percorso sulla scia dell’arte di mio padre, seguendo i vari collezionisti internazionali e recuperando fili interrotti dalla morte, per molti aspetti prematura e inaspettata. Ma nostro padre vive in noi, nel nostro lavoro di eredi Oste, non ostili alla sua memoria, anzi prosecutori del suo lavoro e della sua testimonianza nell’arte a Napoli.
B IN ART
Top photo by Enzo D’Agostino Other photos: APAO (archivio privato Annibale Oste)
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B IN ART When did your father’s work start? My father was born with the art in his heart. As a child he would go out for a ride on his bike and bring his colors along so to stop and paint any landscape that would catch his eye. We still have so many lovely paintings of those days. As he grew up he attended the art School first and then the art Academy and as an adult he found a job teaching sculpture. I think that’s when he refined his technique, experimenting in his beloved lab, which was his life. An incredible talent from Napoli which travelled around the world right? Yes, in Japan from the late 90s, where he decorated Le pont de Ciel, a French restaurant in Osaka, together with the architect Richard Bliah, and then the three editions of “Lucifesta” in Wakayama Marina City, but of course he also travelled to America and to Northern Europe. The creation of his unique works was made possible thanks to the use of different materials. Which are they and how were they used? Bronze, firstly, as it allowed my father to seize the moment, to eternalize the streams of the mind which would be otherwise hard to catch, such as in the following two examples: ‘The omelette’ and ‘Bucket and paint brush’. This was what was happening in the 80s and then he started using resine, this wonderful material he was so fond of, and could mold like sheets in the wind. Ethereal, light and soft. There are many works that seem to hold in or let the wind out, the studies on light such as ‘ Light from the door’ or even, one of my favourites, ‘Sitting in the light’ where the chair is all but a silhouette of a man in a beam of light.
You followed your father’s work by assisting him and working in his lab. What kind of energy was there in the laboratory? There was, and still is, as a matter of fact, a very unique atmosphere, I would say that there was chemistry between my father and his collaborators. Let’s say that the magic location of the lab probably played a big role, whether you want to believe it or not: Under the lab there is perhaps the most important Greek hypogheios of the city, as my father himself claimed once during an interview to Swiss television. I remember your father talking about art. His fierceness and modesty, but also his concreteness. Rare features in an artist. Can you confirm this? Yes absolutely: My father was very discreet because of he was a natural intellectual aristocrat. That’s the reason why he didn’t like red tape nor academies and he paid the price for this as an artist. Which are the works he was most proud of ? Each and every work he got was a big challenge for him, a chance to experiment and try new things thanks to different solutions sudied for the occasion with his staff. It was a virtuous chain.
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tavolino basso foglia alluminio nichelato cm 30 x 55 x h cm 50 a.d. 2008 photo: APAO (archivio privato Annibale Oste) Mostre: 2010 - “Paesaggi del Design Felice Polverificio Borbonico” Scafati, Napoli 2010 - Expo Sud Opel allestimento Med Plims Napoli a cura di Diego Granese 2011 - Cristal Dreames Home Fuori Salone - Milano a cura di Diego Granese 2014 - Installazione “Sala del Gusto” Battipaglia a cura di Diego Granese pubblicato su: Case & Stili - aprile/maggio 2015
How do you, his children, follow up on his work and how do you file it? I have created files of all kinds of documents: from his mail to his finished and unfinished work and studies. I have done this with the help of the SUN (Second University of Naples) and Anna Gallo, Mario Buono and Francesca Castanò, and created APAO: the first experimental archive of design in Italy. We created a grid, which was very useful for me given the huge amount of work in the lab. There is both the finished and unfinished work that has been digitalized, together with the photographic material, film, prototypes etc. A life dedicated to art! Vincenzo and I started this job thanks to my father, followed various International collectors and worked on bringing back what was lost for sometime due to our father’s premature and in some ways unexpected death. However, our father lives on with us, in our work and in our name, Oste; Our job is indeed to keep his name alive in the arts in Napoli.
FRUITS
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TASTES
poltrona-mente in costruzione photo: APAO
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HIRPINIA HUMAN photo by CARLOS SOLITO
B IN DESIGN
LANDSCAPES
Manifatture e paesaggi produttivi campani by
Maria Antonietta Sbordone
pho to g raphed by
Raffaele Mariniello, Carlos Solito
B IN DESIGN
HIRPINIA HUMAN LANDSCAPES
Manifatture e paesaggi produttivi campani
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by MA R I A A N TO N I ET TA S B O RD O N E photographed by R A F FA E L E M A R I N I E L LO, CARLOS SOL ITO
“Se si pensa che intorno agli anni ’30 in Italia non c’erano industrie che producevano beni per la vita quotidiana ma solo per realizzare infrastrutture, grandi opere navali, ferroviarie ecc., tutti i beni quotidiani erano di produzione esclusiva degli artigiani: quelli primitivi, antichi, magici, nascosti in piccoli villaggi solitari sulle montagne o nelle isole del Mediterraneo e quelli molto sofisticati in città e paesi dove le radici del mestiere si potevano fare risalire agli etruschi e ai greci”. Secondo Ettore Sottsass questa grande riserva di saperi manuali e artigiani è tipicamente italiana e ha creato i fondamenti per tutta la produzione di design italiano dal dopoguerra ai giorni nostri: “Sarebbe difficile per me citare, a partire dagli anni Trenta, il nome di un solo designer italiano più o meno famoso che, disegnando qualcosa, non avesse in mente la visione di quel prodotto fatto a mano con cura da qualche antico artigiano, fatto con abilità, fatto con amore, fatto con l’idea di un largo uso quotidiano. Questo continua a succedere anche quando il tema principale riguarda il disegno di un prodotto industriale molto avanzato” (E. Sottsass. Scritti. Neri Pozza 2002). La matrice originaria della progettazione di oggetti quotidiani è artigianale e l’Irpinia ne esprime il senso e la maestria. “To think that there were many industries working on infrastructures, railroads and shipyards but none producing everyday goods in the 30s in Italy, which were, on the contrary, produced exclusively by artisans: the primitive, ancient, magical, hidden artisans living in little villages on the mountains or in the Mediterranean islands and the more sophisticated ones living in cities and towns whith Greek or Etruscan origins”. According to Ettore Sottsass this huge reserve of manual knowledge is typically Italian and has yielded the principles of modern Italian design from the postwar era onwards: “It would be very hard for me to mention, starting from the 30s, the name of even one, more or less famous, Italian designer, who didn’t have in mind the image of “that” particular product, a skillfully handmade design made with extreme love and care by some old artisan and destined for a daily use. This also concernes highly advanced industrial designs” (E. Sottsass. Scritti. Neri Pozza 2002). The origins of the design of everyday objects lies in crafasmanship and Irpinia represents indeed a great example of this mastery. .
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Bhumi Ceramiche Forino Avellino
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L’esperimento realizzato nell’arco temporale di un anno (2012), con volontà e tenacia, ha dimostrato che il design, nella sua accezione culturale e professionale più ampia, è in grado di individuare tipologie di prodotti e strategie di distribuzione innovative. Il confronto con la produzione artigianale, pur nel rispetto dell’autonomia operativa dell’artigiano, ha guidato la realizzazione di una serie di manufatti che sono l’esempio per le piccole produzioni locali del futuro. I prototipi sono la testimonianza delle capacità dei Maestri artigiani della zona che, dall’incontro e scambio con il design, ne escono rafforzati partecipando a un circuito di promozione ampio ed internazionale. Il progetto culturale è volto a far emergere le potenzialità e le specificità del territorio, attraverso lo scambio tra il design e l’artigianato locale, in un’ottica di sviluppo multisettoriale. Le nuove tipologie di oggetti realizzati, infatti, sono state pensate per utilizzare in maniera alternativa i prodotti della filiera agro-alimentare. Il designer ha seguito il programma condiviso con gli artigiani e i produttori agricoli per la realizzazione, ciascuno nel proprio ambito, di oggetti per l’imbandigione della “Tavola Irpina”. The experiment carried out over the course of a year (2012), with great drive and tenacity, has proved that design, from a cultural and professional standpoint, is able to idetect different types of innovative products and distribution strategies. The debate with the artisan production has yielded a series of manufactures that represent the perfect example for the small local productions of the future. The prototypes are witness to the ability of the local artisan masters who benefit from the exchange with design thanks to the inclusion in an International and promotional circuit. The cultural project is aimed at bringing out the potential of the territory through the exchange between design and local craftmanship un a multi sectorial development perspective. As a result the new types of objects were effectively being crafted so to use the food farming products in alternative ways. The designer shared his vision with the artisans and the food farming workers for the creation of objects destined to the “Irpinian Table”. “a Sandra Luongo per il suo lavoro di riscoperta e recupero di un patrimonio culturale comune.”
Bhumi Ceramiche Forino Avellino Previous page photo by Raffaele Mariniello
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Ceramica MAC di Calitri Avellino Right photo by Raffaele Mariniello
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Sandra Luongo artigianato tessile
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Sandra Luongo artigianato tessile photo by Raffaele Mariniello
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Photo by Carlos Solito next page Daniele Passaro, MontellA Avellino photo by Raffaele Mariniello
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ARTWORT SELECTION
Francesco Fusillo: 20 ITALIAN TOOLS
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by GI US E P P E R ESTA photographed by F R A N C ESC O FUS I L LO
Artwort, il media online di arte, architettura, design, fotografia, moda, illustrazione e tecnologia presenta per Bin_mag l’ultimo progetto di Francesco Fusillo (progettista freelance di origine pugliese), Italian Tools, un racconto del nostro Paese, la storia delle fasce territoriali artigianali e “para-industriali” limitrofe alle città. L’Italia per Fusillo rappresenta la struttura narrativa nella quale ogni regione è un punto di approfondimento della storia. L’esercizio progettuale consiste in un oggetto, uno strumento per la “tavola” per ogni realtà territoriale. I 20 progetti si sviluppano intorno a gestualità popolari e prodotti della tradizione che raccontano del cibo regionale, nel tentativo ultimo di restituire un gran tour fatto di materia e tradizioni. Deciso il programma è iniziata la ricerca riguardante il cibo o l’utensile che meglio rappresentasse le singolarità di una determinata area geografica. Il racconto non è solo riferito al cibo, ma ha piuttosto l’intento di presentare il tessuto produttivo formato da piccole aziende manifatturiere, quelle che hanno contribuito nel dopoguerra a far dell’Italia una delle nazioni di riferimento per il disegno industriale. In tal modo ogni progetto trova un punto di mediazione tra la produzione in serie e quella artigianale. Il linguaggio dei progetti non è dettato da formalismi liberi, ma dalle tecniche e tecnologie utilizzate durante la realizzazione. Per questi motivi la ricerca formale è stata indirizzata verso una massima sintesi iconica e la rinuncia a qualsiasi decoro. I metodi stessi della produzione hanno suggerito le forme di Italian Tools: la ricchezza del progetto del designer pugliese risiede nella ricerca delle specificità locali, nel lavoro sulle aree culturali, nella traduzione delle azioni di ogni giorno in un oggetto semplice e utile. Italian Tools s’inserisce in una dimensione autentica del design italiano, quello che ha conquistato il mondo per la capacità unica di unire tradizione e innovazione. Artwort, the online media dedicated to art, architecture, design, photography, fashion, and technology is proud to present the latest project by Francesco Fusillo, Italian Tools, a story about Italy and artisan and industrial-like realities in the outskirts of the cities. For Fusillo Italy represents the narrative structure through which each region is an in-depth analysis about history. The project focuses on an object, a tool destined to the “table” of every region in Italy. The 20 projects are developed around the traditions of the area and are intended like a ‘Gran Tour’ of material and traditions. The research work revolved around the most representative food and utensils of every sigle region. The project also focused on the small local manufacturers, and especially on the ones that have given a huge contribution to industrial design in postwar Italy. The richness of “Italian Tools” lies in the local characteristics, in the research of the cultural areas and in the translation of everyday actions into simple and useful objects. Italian Tools can be included in the most authentic dimension of Italian design made up of the ability to mix tradition and innovation. www.artwort.com www.francescofusillo.com next page: TRENTINO | mele 20 ITALIAN TOOLS designer francesco fusillo
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VENETO - 3 vizi veneziani 20 ITALIAN TOOLS designer francesco fusillo
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COMPOSIZIONI 20 ITALIAN TOOLS designer francesco fusillo
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SICILIA - Agrumi 20 ITALIAN TOOLS designer francesco fusillo
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INDESIGN DESIGN BB IN
VALLE D’AOSTA - Caffè valdostano 20 ITALIAN TOOLS designer francesco fusillo
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Via Armando Diaz, 44 - 80134 Napoli Tel. +39 081 551 21 33 - Fax. +39 081 551 49 15 info@grandhoteloriente.it reservation@grandhoteloriente.it
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B IN EVENTS
BIN-Born In Naples è una piattaforma internazionale sulle comunità creative tra design, arte e moda, che analizza nuovi scenari della cultura contemporanea del made in italy partendo dal sud della nostra penisola. Correnti nate a Napoli come luogo di passaggio/ scambio di culture mediterranee ed internazionali e nascita di nuove correnti contemporanee nell’arte, passando per i nuovi scenari del mondo del cinematografico e teatrale o musicale. Comunità creative che dimostrano un’intelligenza “unica” che si diffonde facilmente nel resto del globo grazie alle particolari capacità sperimentali nell’esprimere i diversi generi di un gusto esclusivamente made in Italy. BIN-Born In Naples is an international platform based on creativity in design, art and fashion, focused on the new forms of modern culture and made in Italy in the South of Italy. Trends that stem from Naples, a place where Mediterranean and International cultures blend together and new trends are set in art, film and music. A creative community that possesses a “unique” intelligence which can easily be spread to the rest of the world thanks to some very experimental skills that express the typical made in Italy taste.
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CIRCOLO RARI NANTES
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Quattro stanze “arrepezzate, un biliardo e un salotto sugli scogli”...nel 1905 nasce il Circolo Rari Nantes di Napoli. Un angolo di paradiso, di storia e punto di riferimento per grandi sportivi. Dopo anni il circolo si rinnova grazie alla collaborazione di quattro donne: Antonella Di Pietro, Antonella Izzo, Esmeralda Vetromile e Paola Tessitore. Le ideatrici dell’innovativa cultura del “bienvivre” aprono le porte ad attività sociali, cene con amici ed eventi in un ambiente suggestivo grazie agli arredi impreziositi dalle inconfondibili stoffe di Livio de Simone e ai lampadari realizzati con materiali di recupero. Yesterday, today and tomorrow. Four “homely rooms, a pool table and a living room on the rocks”...the Rari Nantes Club in Naples was created in 1905. A heavenly corner and a point of reference for people who practice sports. After many years the club has gone through a reinvention thanks to the collaboration of four women: Antonella Di Pietro, Antonella Izzo, Esmeralda Vetromile and Paola Tessitore. The creators of the innovative “bienvivre” culture open their door to social activities, dinners and events in a very enticing atmosphere thanks to the interior design branded Livio de Simone.
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THE DESIGN ISS U E january 2016
mag #2