Lunario 2008

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-I “PROTESTO FEROCEMENTE CONTRO IL PODESTÀ PER LA ISTITUZIONE DI UN CASINO VICINO AL MIO”. Non può trattarsi persona che tema una concorrenza perché il locale da istituirsi, almeno per quanto si sappia, è unico del genere. Pertanto riesce poco chiara se non addirittura inspiegabile tale protesta. Così riesce anche strano all’estensore il quesito che uno dei ricorrenti, forse l’istesso individuo autore del telegramma, sembra abbia formulato alla S. V.: “A cosa serve un bordello in Vasto?”. (Quale parola oscena per una istituzione così nobile!!). A chi è provvisto di validi attributi la risposta è facile; per chi ne difetta è altra cosa. D’altronde la S. V. deve occuparsi del completamento dei servizi cittadini fra cui, certamente non è di secondaria importanza, l’istituzione del locale di cui è oggetto la presente. Forse tale istituzione è meno importante dei servizi medici, veterinari, di nettezza urbana ed altro? Forse i pochi ricorrenti vogliono alludere che è più necessario curarsi degli animali che del genere umano? La S. V. Ill.ma, nella chiara ed obbiettiva visione di ciò che sono i bisogni della cittadinanza e la loro armonica soddisfazione, passando sopra le proteste di pochi interessati, deve sentire la necessità di arricchire la nostra classica città, a nessuna sua consorella seconda, del predetto locale. Pertanto: Considerato che il lavoro di ricalibratura delle armi giovanili non sempre ha risultati perfetti; Considerato che la politica dei contingentamenti proibisce la esportazione della moneta; Considerato che la incolumità del genere umano locale è in continuo pericolo per cui ogni cittadino a salvaguardia personale deve, ad ogni buon fine, indossare mutande di bandone; Il relatore opina per la impellente ed inderogabile istituzione del detto locale.Tanto in adempimento dell’incarico e per ogni salvezza personale. Il Relatore X.Y.

La storia, però, non finisce qui. Stordito dalle sollecitazioni in un senso e nell’altro, il povero Podestà verosimilmente non decide o forse consiglia al Ciffolilli, di segnalare un luogo diverso da quello indicato, viste le proteste dei residenti. Sta di fatto che questi, in assenza di un qualsiasi provvedimento sindacale, pardon podestarile, sia di autorizzazione che di diniego, ripresenta l’anno dopo, nella stessa data, il 25 febbraio, un’analoga richiesta, indicando questa volta, per mettere probabilmente alla prova la sincerità del Martone e del Suriani, la sede del “locale di meretricio” in via Tre Segni, in uno stabile “di proprietà della signora Smargiassi Maria, fu Luigi, composto di vani cinque”9. Stavoltà è fatta, deve aver pensato, l’ingenuo, non sapendo che sulla sua strada si sarebbe trovato ancora una volta l’irriducibile difensore della moralità pubblica e delle virtù dell’astinenza e dell’amor coniugale: lui, sì proprio lui, don Paolo Martone, il quale torna a giocare con il “fautore” dell’apertura del casino, come fa il gatto con il topo. Presa carta e penna, scrive di getto su un foglio per minuta del Municipio la seguente nota a don Pietro il Podestà, ch’è anche il suo capufficio, avendo cura di adoperare stavolta toni più ironici, per evitare di incorrere nello sfottò del buontempone dell’anno precedente o di qualToulouse-Lautrec, olio su cartone. 1894 9

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