Puglia d'oggi numero 41

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Puglia d’oggi

Bari

venerdì 25 novembre 2011

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L’INCHIESTA - Continua la nostra documentata inchiesta, nel silenzio e nell’indifferenza di tutti gli altri organi di stampa locali

Sale a 11 milioni di euro il danno per l’Autorità Portuale Tutte le trovate di Tommaso Affinita per svuotare l’Ap ed ingrassare la “Bari Porto Mediterraneo”

di GIUSEPPE PUGLIESE Sbaglierebbe chi pensasse che Tommaso Affinita abbia procurato all'Autorità portuale di Bari solo i circa 8 milioni e mezzo di euro, che abbiamo documentato nelle precedenti puntate. Di danni Affinita ne ha fatti anche di più. Il sistema lo abbiamo già svelato. Quando stava per lasciare l'Autorità per scadenza del mandato, invece di andarsene tranquillamente a casa, ha furbescamente costituito un'altra società e le ha ceduto, senza alcuna gara pubblica, tutte le attività del porto. Risultato, la società, da lui promossa, la Bpm,

della quale diventò anche il primo presidente, portò a casa tutti i guadagni del porto, mentre l'Autorità portuale andò presto in rosso. Il grosso del danno procurato all'Autorità portuale, ammontante appunto, a 8.440.827,97, secondo gli accertamenti dell'advisor Rialp e della Procura della Corte dei conti, è derivato dalla illegittima determinazione del canone concessorio per la sua parte fissa. Il canone, però, ha anche una parte variabile, pari al 50% del fatturato rinveniente dall'applicazione delle tariffe compensative poste a carico degli utenti per l'utilizzo dei vari servizi portuali. Pure per questa Affinita ha

fatto danni. Vediamo come. Per la componente variabile del canone bisogna innanzitutto operare una netta distinzione fra i servizi a domanda individuale e quelli a uso indifferenziato e indivisibile. I primi ricomprendono il self-service, il bar, il ristorante, i giornali, il cambio, etc. I secondi le aree di parcheggio, le banchine, i piazzali di sosta, le sale d'aspetto, etc. Per i servizi a domanda individuale il danno è stato causato dalla illegittima utilizzazione dell'istituto della sub-concessione, espressamente vietato dall'art.47 del Codice della navigazione. Per quelli a uso indifferenziato dall'aver illegittimamente conferito al concessionario,

la Bpm, il potere di determinare le tariffe. Insomma, Affinita si è mosso sempre lungo una linea, costellata da varie e numerose illegittimità, attraverso le quali ha affidato, senza gara pubblica, alla Bpm servizi, che quest'ultima non avrebbe nemmeno potuto espletare. Andiamo con ordine e occupiamoci prima dei servizi a domanda individuale. Questi servizi, a domanda individuale, sono stati da Affinita illegittimamente inclusi nei servizi di interesse generale, ma questa inclusione, secondo la Corte dei conti, è assolutamente arbitraria, perchè i servizi a domanda individuale, per loro natura, non possono essere omologati ai servizi genera-

li, soggetti a tariffa compensativa. La illegittimità, in questo caso, è duplice, perchè i servizi a domanda individuale non potevano essere ricompresi nel 50% del fatturato e, conseguentemente, non potevano essere affidati totalmente e semplicemente alla Bpm, che di fatto, poi, non li ha gestiti direttamente, ma li ha affidati ad altri soggetti, ricavandone un reddito da sub concessione del tutto illegittimo. In buona sostanza, l'Autorità portuale avrebbe dovuto gestire quei servizi direttamente in proprio, oppure affidandoli in concessione, con pubblica gara, ad altri soggetti muniti dei requisiti necessari, e ricavandone, nel primo caso, un profitto diretto e nel secondo, un reddito rappresentato dal canone concessorio. Il Presidente Affinita, invece, ha illegittimamente assegnato tutto alla Bpm, da lui stesso presieduta, la quale, non essendo in possesso dei requisiti per l'esercizio delle varie funzioni, li ha, a sua volta, affidati a terzi in sub-concessione. Il mancato ricavo come lucro cessante da questi servizi è stato calcolato complessivamente in € 2.711.476,96, pari alle somme introitate negli anni dalla Bpm e che, invece, sarebbero state incassate direttamente dall'Autorità portuale, se avesse provveduto quest'ultima a gestire direttamente i servizi o ad affidarli in concessione a terzi con gara pubblica. Questo ulteriore danno si aggiunge, quindi, agli 8.440.827,97 euro della par-

te fissa, che porta il danno complessivo procurato all'A.P. a oltre 11 milioni di euro. E non è finita. Vediamo i servizi a uso indivisibile. Qui assistiamo a un fatto unico nel suo genere nei porti italiani, ovvero alla determinazione delle tariffe da parte della stessa Bmp, quando per legge questa competenza è affidata esclusivamente all'Autorità portuale, in qualità di ente regolatore indipendente. Anche per l'affidamento di questi servizi alla Bpm la Procura della Corte avrebbe potuto evidenziare ulteriori profili di danno, che però, a suo parere, non sarebbero stati perseguibili, rientrando la decisione di affidare i servizi a terzi nel potere discrezionale dell'Autorità. La Procura, quindi, in questo caso, si è limitata a sottolineare l'illegittimità del modus operandi dell'Autorità portuale e la imprevidenza, forse non del tutto innocente, con la quale l'Autorità si è liberata di servizi, che sino al giorno prima avevano assicurato considerevoli entrate. Basti, a tal proposito, considerare che negli esercizi finanziari 2003 e 2004 l'Autorità portuale aveva ricavato dai servizi di interesse generale rispettivamente € 3.045.415,78 ed € 3.320.902,30, mentre nel 2005, per gli stessi servizi, si è dovuta accontentare di appena € 255.152,00 come canone concessorio della Bpm. (5, CONTINUA ) LE PRECEDENTI PUNTATE SONO STATE PUBBLICATE IL 27 OTTOBRE, 4, 11 E 18 NOVEMBRE E SONO DISPONIBILI SUL NOSTRO SITO WWW.PUGLIADOGGI.IT


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