Rivista psiCOspes Maggio-Giugno 2014

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trova. Questo perché il concetto di morte subisce, specialmente nelle prime fasi evolutive, delle radicali modifiche. Nella fascia di età che va da 0 a 2 anni il bambino non ha ancora sviluppato nessun concetto di morte, non né ha nessun tipo di comprensione. Dai 3 ai 5 anni, invece, la morte sembra essere paragonata al semplice dormire e, dunque, vista come uno stato reversibile e temporaneo. Prima dei cinque anni, il bambino riesce a concettualizzare la morte solo come assenza. Vita e morte non sono dissociabili dall’altra coppia di opposti presenza – assenza. Morto è colui che non c’è, ma può sempre riapparire. Il bambino, in questa fase evolutiva, usa il pensiero magico anche per analizzare la morte. Essa, infatti, può essere causata da un pensiero e, allo stesso modo, la persona amata può ritornare in vita attraverso un desiderio. Come conseguenza dell’uso del pensiero magico, capita, sovente, che nel bambino di sviluppino sentimenti di colpevolezza derivanti dalla convinzione che i propri pensieri o comportamenti abbiano causato la perdita della persona amata. Verso i 6 anni, il bambino è capace di distinguere la morte dal sonno, ma solamente all’età di 7 anni comprende l’irreversibilità del fenomeno mortifero causato dall’interruzione delle funzioni vitali. In questa fase evolutiva la morte è legata alla vecchiaia, quindi non viene compreso il suo carattere universale. Solo verso gli 8-9 anni il bambino comincia ad avere un’idea della morte più ampia e corrispondente alla visione adulta. Infatti, è capace di concettualizzare la morte come un evento universale, determinata non solo dalla vecchiaia, ma anche come conseguenza di malattia o incidente.

Intorno ai 10-12 anni la morte viene definitivamente compresa in tutti i suoi aspetti. CONCLUSIONI Nel difficile processo di elaborazione del lutto da parte del bambino, il ruolo dell’adulto risulta essere di fondamentale importanza. Riassumiamo quali sono i comportamenti adeguati da mettere in atto: - evitare di utilizzare espressioni ambigue per spiegare l’evento morte, bensì garantire un’onestà informativa, fatta di termini adeguati all’età di sviluppo del bambino; - fornire al piccolo informazioni che possano scardinare i pensieri di colpevolezza relativi al fatto che i propri comportamenti inadeguati abbiano determinato la morte della persona cara; - sostenere la voglia di vivere del bambino e la sua gioia presente nonostante il dolore della perdita; - offrire al bambino attenzione ed ascolto empatico nei confronti dei suoi pensieri e sentimenti, incoraggiando l’espressione emotiva profonda; - garantire la condivisione del dolore; - mantenere le regole e le abitudini quotidiane, perché l’assenza di confini può creare nel bambino maggiore disorientamento. Vecchio Alessia

BIBLIOGRAFIA Campione F., Lutto e desiderio. Teoria e clinica del lutto, Armando editore, Roma, 2012 Celli D., I bambini, le relazioni, i traumi. Costellazioni familiari e somaticexperiencing, Tecniche Nuove, Milano, 2010 Lieberman A. F., Compton N. C., Van Horn P., GhoshIppen C., Il lutto infantile. La perdita di un genitore nei primi anni di vita, Il mulino, Bologna, 2007


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