Cronache da Palazzo Cisterna 16

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Consiglio LA VOCE DEL

Seduta dell’11 ottobre 2011

Ordine del giorno 150°, omaggio alle minoranze linguistiche storiche I lavori si sono conclusi, prima della mancanza del numero legale, con l’approvazione di un ordine del giorno presentato dalla prima Commissione consiliare su “150º Unità d’Italia: un omaggio alle minoranza linguistiche storiche”. Il documento ha preso spunto dall’iniziativa organizzata dalla Provincia che si è tenuta la scorsa estate a Ceresole Reale, un’impor-

tante manifestazione e momento di riflessione e confronto tra le 35 Province e le 14 Regioni italiane arricchite dalla presenza sul loro territorio delle minoranze linguistiche storiche. Un evento che ha messo in risalto all’interno delle celebrazione per i 150 anni dell’Unità del nostro Paese le sensibilità e la varietà del patrimonio culturale nazionale e il contributo e la collaborazione offerti dalle comunità di lingua minoritaria. Con l’ordine del giorno i consiglieri provinciali auspicano “l’individua-

zione nell’Upi di un organismo di coordinamento delle Province di minoranza linguistica per l’apertura di un tavolo di confronto istituzionale con il Dipartimento Affari Regionali sull’applicazione della Legge; invitano le Regioni interessate a porre all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni le suddette tematiche; propongono ai Consigli delle 35 Province che hanno Lingue e Culture Minoritarie sul proprio territorio l’approvazione del presente Odg e l’invio al Dipartimento degli Affari Regionali e all’Upi”.

Speciale Lavoro. La Voce della Maggioranza

La crisi colpisce duramente la provincia di Torino La crisi economica che il nostro Paese sta vivendo colpisce fortemente la provincia di Torino: si è passati da una crisi inizialmente finanziaria, a una crisi industriale e manifatturiera che, quindi, ha trovato terreno fertile nel Torinese. La disoccupazione ormai è trasversale e investe settori differenti. Il dato incontrovertibile è che, rispetto alle altre province del Nord Italia, la nostra sta pagando molto di più e che, per uscire da questa crisi, occorrono non soltanto cambiamenti strutturali, ma soprattutto di stile di vita. Se da un lato la crisi crea nuovi poveri, dall’altro i fondi statali per le politiche sociali sono diminuiti negli ultimi tre anni, passando da 2 mi-

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liardi 526 milioni di euro del 2008 a soli 349 milioni nel 2011. E diminuiranno ancora a poco più di 271 milioni e mezzo nel 2013. Non esistono più i fondi per la non autosufficienza, per l’inclusione degli immigrati e per i servizi all’infanzia. Il nostro Paese fa fatica: un quarto degli italiani è a rischio di povertà e di esclusione sociale. Il sistema di Welfare è fermo a 50 anni fa: pesa sulle famiglie, più spesso sulle donne, che hanno visto togliere il divieto delle dimissioni in bianco; oggi 800mila donne si dimettono perché aspettano un bambino, il contrario di ciò che ci si aspetterebbe da una vera politica della famiglia. Gli amministratori locali sanno che dovranno prendere decisioni difficili per chiudere i bilanci e fare i salti mortali per non tagliare i servizi alle persone. In un momento di crisi ci si aspetterebbe un aumento di servizi e investimenti per lo sviluppo, magari dando veramente la caccia agli evasori fiscali e non agli invalidi, come sta accadendo oggi. Silvia Fregolent - Capogruppo del Partito Democratico Dina Bilotto - Consigliera del Partito Democratico


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