Il Cremasco del 22 giugno 2013

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Cronaca

Sabato 22 Giugno 2013

Proposte normative

Introdurre nuovi reati ambientali

I numeri e le inchieste riassunte nel rapporto impongono l’adozione di un pacchetto di misure indispensabili per contrastare più efficacemente la minaccia rappresentata dai fenomeni di criminalità ambientale. La prima proposta riguarda l’introduzione dei delitti ambientali nel nostro codice penale, con l’approvazione del disegno di legge già licenziato dal governo Prodi nel 2007 e ripresentato in questa legislatura dal presidente della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci, che consentirà alla magistratura e alle forze dell’ordine di intervenire in maniera adeguata perché frutto di un’attenta e obiettiva valutazione dei fenomeni criminali, delle loro cause e delle loro conseguenze. Si introdurrebbero così anche i delitti di inquinamento ambientale, frode in materia d’ambiente, danneggiamento delle risorse ambientali, alterazione del patrimonio naturale e di disastro ambientale, insieme all’obbligo di bonifica e, ove possibile, di ripristino dei luoghi compromessi, a carico del condannato. La riforma del sistema di tutela penale dell’ambiente, prevista peraltro dalla direttiva Ue 99 del 2008 “sulla tutela penale dell’ambiente”, che l’Italia ha formalmente recepito ma sostanzialmente disatteso, deve essere accompagnata da un’altra iniziativa legislativa: l’introduzione di norme che rendano effettiva l’azione di contrasto dell’abusivismo edilizio con la definizione di tempi e modalità certe in cui censire ed eseguire le demolizioni; il rafforzamento del fondo a disposizione dei comuni per procedere agli abbattimenti; sanzioni più severe, fino alla misura estrema dello scioglimento degli enti locali inadempienti.

Ancora troppi gli illeciti nei rifiuti lombardi. Cremona penalizzata dal caso di Cignone e da “Trash Food”

Ecomafia, numeri preoccupanti

I

di Michele Scolari

l numero degli illeciti ambientali snocciolati dal nuovo rapporto Ecomafia 2013 (presentato lunedì scorso a Roma) fanno paura, forse più di quelli del 2012: in Italia si parla di 34.120 reati, 28.132 persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8.286 sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro, gestito da addirittura 302 clan mafiosi, 6 in più rispetto a quelli censiti lo scorso anno. Contestualmente, aumentano i clan coinvolti (da 296 a 302), quadruplicano i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (da 6 a 25). Come recita l’introduzione al volume, firmata da Carlo Lucarelli, «le mafie sono riuscite ormai a fare breccia in tutti i settori», di pari passo con l’abbandono delle attività criminali pure e l’orientamento verso la “zona grigia” dell’infiltrazione nei meandri della “economia legale”: dalla “cronaca nera” alla “economia nera”, insomma. L’unica che non conosce né crisi né recessione. Anche in Lombardia. Sì perché, anche se quest’anno è la Liguria a conquistarsi il primato al Nord, la nostra regione si è classificata appena dopo, mantenendo il triste record per quanto riguarda le indagini relative ai traffici di rifiuti e alla corruzione. Lo indicano i 12 arresti effettuati dalle Fiamme Gialle di Como nel 2012; assieme ai 43 illeciti penali e le 56 persone denunciate in Lombardia nel 2012 dalla Polizia stradale, per “trasporto e/o gestione di rifiuti pericolosi”. Il sistema illegale di gestione dei rifiuti in Lombardia è strettamente legato alle ‘ndrine calabresi che da tempo hanno colonizzato la regione (si ricorderà lo scandalo della Perego Strade o le indagini “Cerberus” e “Isola”) e si sono ormai stabilizzate nei settori dell’economia “legale”. Come aveva dichiarato il 5 maggio al nostro giornale il pentito Luigi Bonaventura (ex reggente della ‘ndrina crotonese Vrenna-Bonaventura-Corigliano), «in Lombardia i rifiuti sono tutti controllati dalla ndrangheta e dalla cosca Nicoscia

il caso di cignone

60mila metri cubi di rifiuti e l’ombra della ’ndrangheta Tra le pagine del report di Legambiente un ampio spazio è riservato al caso della discarica abusiva scoperta a Corte de’ Cortesi nel febbraio del 2012: un’area industriale di circa 40.000 metri quadrati nella quale sono stati rinvenuti 60.000 metri cubi di rifiuti pericolosi, accumulati in montagne alte fino a quattro metri, nonostante fossero già state emesse ordinanze di sequestro nel 2010. L’ultimo proprietario a cui risulta intestato l’ex ditta di calcestruzzi

- Grande Aracri, che fanno anche riferimento a Franco Coco Trovato e quindi ai De Stefano, i quali hanno un ruolo importantissimo in questo business illecito». Nella nostra regione il business dei rifiuti è talmente vasto da non provocare neppure contrasti tra i clan (almeno per ora). Il tutto con la solita, buona disposizione della “zona grigia” dove i mafiosi veri e propri stringono accordi con dirigenti, professionisti, amministratori e imprenditori “maneggioni”, pronti ad ogni genere di truffa.. E non a caso l’altra grande emergenza segnalata per la Lombardia è la corruzione. La nostra regione spicca dopo la Campania con ben 102 casi e salgono a venti le inchieste lombarde

attiva sull’area risulta C. O. M., 67enne crotonese, residente a Cremona, pregiudicato per porto e detenzione di armi e spaccio di droga, più volte arrestato. Il suo nome appare e scompare ad intermittenza nelle inchieste giudiziarie degli ultimi 10 anni, in un labirinto di nominativi e fatti spesso contigui con la ‘ndrangheta: tra il 2002 e il 2008 infatti è coinvolto nel processo seguito all’operazione “Grande Drago” assieme ad altri presunti affiliati a clan della

nelle quali è emerso il binomio corruzione-gestione illegale dei rifiuti. Da Milano a Brescia spiccano numerosi “siti dell’orrore”, zone industriali dismesse che hanno accolto per decenni scorie d’ogni tipo. Il 2012 e l’inizio del 2013 hanno visto avvicendarsi alcune significative inchieste proprio tra Brescia e Cremona, che hanno come filo conduttore il trasporto e il trattamento di rifiuti al di fuori delle leggi. Due cave trasformate in maxi discariche di rifiuti pericolosi sono state sequestrate dai carabinieri del Noe nel bresciano, una delle quali tra Ospitaletto e Travagliato (dove si è scoperto che veniva coltivata erba medica su un terreno nel quale erano interrate scorie d’ac-

‘ndrangheta cutrese attivi tra Cremona, Castelvetro e Monticelli (l’operazione, nel 2002 aveva condotto all’arresto di 28 persone accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di droga, alla detenzione illegale di armi comuni e da guerra, alle estorsioni, alla violazione della normativa in materia tributaria in relazione a fatturazioni inesistenti ed al riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite). ciaieria, con conseguenze nefaste sull’intera filiera alimentare). E nel report di Legambiente un ampio spazio è dedicato anche al caso della discarica abusiva di Corte de’ Cortesi con Cignone in provincia di Cremona (sequestrata a febbraio dai carabinieri del Noe di Brescia) dietro la quale si celerebbero anche gli interessi della ‘ndrangheta. Oltre che per il caso di Cignone, la nostra provincia è menzionata anche per l’operazione Trash Food, condotta a Luglio 2012, che portò al sequestro di 300 prosciutti Dop da parte del Nas di Cremona: i carabinieri avevano acclarato che ingenti quantitativi di rifiuti speciali di origine animale e vegetale, costituiti da scarti di lavorazione dell’industria alimentare venduti da aziende del settore alimentare, erano stoccati presso la struttura agricola e somministrati come mangime ai maiali, anziché essere trasportati a un impianto di biogas per la produzione di energia. Due fatti che hanno indubbiamente pesato sulla posizione di Cremona nella classifica regionale relativa al ciclo dei rifiuti, dove la nostra provincia si è classificata 7ª in Lombardia (con 11 infrazioni accertate, 9 persone denunciate e 5 sequestri effettuati), peggiorando di un gradino rispetto all’ottavo posto dello scorso anno.


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