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CREMA
Venerdì 18 Dicembre 2009
Agazzi: «Con Piazzi, non con Beretta» Un’intervista senza “se e senza ma” che rivela tutti i pericoli, le rivalità, gli scontri aperti e invisibili della giunta Bruttomesso
Parla il presidente del consiglio comunale sul braccio di ferro fra il vicesindaco e l'assessore ai Lavori pubblici IL PUNTO
P
di Tiziano Guerini
er molti, addetti ai lavori e no, Antonio Agazzi rappresenta il lato più “istituzionale” del Popolo delle Libertà. Un ruolo di equilibrio, che sa qualificarsi come super partes nonostante la netta appartenenza al partito di maggioranza, e che Agazzi sembra esercitare con naturalezza. Un ruolo che ben si addice alla sua carica di presidente del Consiglio comunale, una posizione che richiede moderazione e diplomazia. Per questo e per tanti altri motivi Agazzi è anche in grado di offrire uno sguardo meno coinvolto, più distaccato, pienamente conscio dei limiti della fase politica che stiamo vivendo in città. Limiti che Agazzi individua anche nel contesto della maggioranza di cui fa parte. Così l'abbiamo sentito per un riassunto di fine anno, per un “dove eravamo rimasti” rispetto alla conclusione della verifica politica della scorsa estate che stando ai vertici del Pdl doveva rappresentare un nuovo inizio, la genesi di una stagione operativa del centrodestra cittadino. Ecco che cosa ci ha risposto. Presidente, da dove partiamo? «Partiamo dal consiglio comunale, beninteso, che è la mia competenza specifica. Anche se non la sola. Fra poco saranno vent’anni che sono in consiglio comunale: in passato ho visto di meglio, ma anche di peggio». Dalla durezza iniziale dei rapporti fra maggioranza e minoranza, ora siamo al “non facciamoci troppo male”… «E’ vero che nella maggioranza ora prevalgono i toni at-
tenuati e gli approcci diplomatici. Il capogruppo del Pdl Francesco Martelli, è cambiato molto, alle risposte spicce ha sostituito i ragionamenti. Nella giunta chi all’inizio faceva fuoco e fiamme, ora sta sperimentando le difficoltà e le lentezze dell’amministrare. Così hanno abbassato i toni. Anche la minoranza ha metabolizzato la sconfitta e accetta i ragionamenti invece della propaganda». Non è perché sui problemi da risolvere c’è una situazione di stallo sul superamento della ferrovia a Santa Maria, dopo tutto un baluginare di spade, ora la giunta tace? «Il sovrappasso di via Stazione era la priorità di questa giunta di centrodestra, è vero. Ma poi questa stessa maggioranza ha dovuto riconoscere su questo punto la propria non autosufficienza sul piano politico». Ed è partito il sottopasso di via Indipendenza... «Esattamente, e non era proprio la priorità; è scattata una linea subordinata, per realismo e pragmatismo. Si può considerare anche un merito». Ma anche un problema: il vicesindaco Massimo Piazzi sbandiera continuamente il fatto che nel prossimo Piano di Governo del Territorio la vera soluzione strategica sarà il prolungamento della Gronda Nord... «Diciamo che stanno venendo al pettine i nodi della verifica politica della scorsa estate. Un confronto che doveva risolverli e invece non l’ha fatto fino in fondo. Da una parte la visione strategica e complessiva del PGT che l’assessore all’Urbanistica Piazzi evidentemente sostiene. Dall’altra, e vogliamo dire l’assessore Beretta ai La-
Antonio Agazzi, presidente del consiglio comunale
vori Pubblici, si punta sull’unica cosa concretamente fattibile, qui ed ora, che è il sottopasso di via Indipendenza. Metteteci nel primo caso l’ipotesi del palazzetto dello Sport alla Pierina, nel secondo il villaggio turistico-sportivo-commerciale di via Milano ed avrete il quadro completo della situazione». Lei ci sta dicendo che è in atto in vero e proprio braccio di ferro? «Non dico questo, però quando insistevo quest'estate perché si portasse avanti il tema della automazione dei passaggi a livello così come proposto da un ordine del giorno votato all'unanimità del consiglio, intendevo proprio evitare frizioni del genere e favorire una discussione più tranquilla e lungimirante sulla prosecuzione della Gronda Nord, magari per utilizzare in questa direzione i contributi al Cremasco che la Provincia intende mettere a disposizione». C’è una ragione più profonda che spiega l’asprezza del contrasto Gronda NordSottopasso di via Indipendenza?
Interrogazione del consigliere del Partito Democratico
La Provincia taglia contributi allo Sport, Eugenio Vailati: «Torneo Dossena a rischio»
Il consigliere provinciale del Partito Democratico Eugenio Vailati ha presentato in questi giorni una interrogazione da iscriversi all’ordine del giorno del prossimo consiglio provinciale concernente la cancellazione di contributi a società sportive per manifestazioni avvenute durante l’anno in corso, e quindi in effetti già avvenute. Quante sono le associazioni interessate? «Sono 13 le associazioni sportive di tutta la provincia e sono state informate della decisione tramite una lettera dell’assessore provinciale allo Sport con la motivazione di sopravvenuti “gravi condizioni di bilancio in cui versa l’ambito della promozione sportiva provinciale”». Quante manifestazioni rischiano sdi essere cancellate il prossimo anno? «La mancata erogazione di contributo fa riferimento a ben 20 manifestazioni sportive alcune delle quali di durata trentennale e quindi particolarmente importanti per la tradizione sportiva del territorio provinciale. A titolo esemplificativo posso citare il Trofeo di calcio Angelo Dossena o il Gran Premio Ciclistico Liberazione, oppure il Trofeo di pallavolo Taverna». A quanto ammonta complessivamente il contributo cancellato? «E’ una delle cose che chiedo e soprattutto se sia tale da compro-
Eugenio Vailati
mettere le gravi condizioni di bilancio dal momento che nel bilancio preventivo 2010 pare sia appostata la somma di 2 milioni di euro come avanzo totale di amministrazione. Faccio soprattutto presente come la maggior parte delle manifestazioni ora private del contributo 2009 della Provincia su cui facevano conto, si sono già svolte con oneri a questo punto a totale carico delle associazioni sportive». Quale soluzione propone? «Forse sarebbe stato meglio partire con un eventuale taglio, se proprio indispensabile, dal prossimo anno mettendo quindi le associazioni nella condizione di valutare preventivamente il da farsi».
«Credo di sì. Rappresentano, da una parte, la volontà del tutto comprensibile dell’assessore all’Urbanistica di lanciare una sorta di avviso ai naviganti, di precostituirsi cioè la possibilità di salvaguardare complessivamente l’impianto del prossimo PGT evitando quello che si definisce l’assalto alla diligenza. Dall’altra c’è l’azzardo di affrontare i problemi della città singolarmente, con la fretta del fare quei lavori pubblici più velocemente realizzabili, o più facilmente contrattabili , insomma ciò che dà un consenso immediato e facile». Chi vincerà questo braccio di ferro? «Non è un braccio di ferro, sono due politiche diverse ugualmente comprensibili. Da parte mia sto con la visione strategica, e secondo me vincerà quella che risulterà più convincente nei confronti dei consiglieri di maggioranza. Qualcuno l’ha capito e a proposito della riattivazione dell’area dell’Istituto Ippico ha incominciato a ragionare uscendo dall’area interessata e allargando il discorso
all’esterno, su via Verdi. Secondo me non basta ancora. Bisogna rispondere alla domanda “che cosa può dare alla città la riattivazione dell’area degli Stalloni?”. Risposta: può dare nuovi parcheggi per allargare ulteriormente l’area pedonale del centro storico oggi difficilmente realizzabile, ma in prospettiva auspicabile. Se si fa così, si vince la sfida del domani, altrimenti si traccheggia nell’oggi». Due domande per un presidente del consiglio comunale che non intende essere solo di garanzia. La prima: cosa pensa delle prese di posizione politiche del suo omologo presidente della Camera, Fini? «L’apprezzo molto e condivido le sue ultime prese di posizione; non ho difficoltà a dire che oggi mi sento più vicino alle espressioni politiche di Fini che non a quello di Berlusconi. Da ex democristiano non l’avrei mai immaginato». La seconda: cosa pensa dell’ipotesi, che l’attuale vicesindaco non scarta, di Massimo Piazzi pronto a correre per la carica di sindaco alle prossime elezioni amministrative? «Intanto mi auguro che Piazzi non si dimetta, come ha pure ipotizzato: dopo Ancorotti e, prossimamente, Giovinetti un terzo abbandono della giunta francamente diventerebbe cosa imbarazzante. Per quanto mi riguarda dico: “Finch’è non vedo, non credo”. Ho sostenuto in vent’anni tante candidature a sindaco di Crema e solo l’ultima è andata a buon fine». Ma non era Agazzi che stutocca diava da sindaco? «Sono diventato un esperto nel portare acqua al mulino degli altri. Per ora va bene così».
Fuori Ancorotti, adesso tocca a Cesare Giovinetti e Massimo Piazzi. La storia di Ancorotti, imprenditore ed ex assessore alla Cultura, è nota. Ma ora ci sono altri due assessori che “studiano da ex”. Uno, di certo, è Giovinetti. L'assessore al Bilancio andrà ad occupare un posto nel Consiglio di amministrazione di Linea Group. Giovinetti ha già detto che lascerà il suo incarico al Comune di Crema. Il posto nel Cda di Lgh pare l'abbia preso come la manna dal cielo. Stando ai rumors di palazzo comunale, Giovinetti sarebbe più che contento di andarsene. Anzi, contentissimo. E il perchè sarebbe da attribuire proprio ai conti del Comune, ridotti al lumicino, e alle richieste “esose” dei colleghi assessori, ansiosi di non deludere le aspettative degli elettori. Ora però è scoppiato anche il caso Piazzi. Il vicesindaco di Cielle sarebbe entrato in collisione con Simone Beretta, leader del Pdl in città, sul Piano di governo del territorio. Con quali conseguenze? Sembra chiaro che se i due colleghi non ricuciranno i rapporti, Piazzi potrebbe essere il terzo assessore a lasciare la giunta di Bruttomesso. E tutto questo a pochi mesi dalla verifica politica che doveva rilanciare il centrodestra. Siamo ormai entrati nella seconda metà dell'aministrazione. I cremaschi si aspettano fatti e azioni concrete. Eppure chi dovrebbe garantire questo, gli assessori, tendono a scappare via oppure, come nel caso di Borghetti e Capetti, a scambiarsi le deleghe in corso d'opera e non si sa bene con quale finalità. E' una situazione che dovrebbe far riflettere il sindaco, come è accaduto prima dell'estate, quando si è invocata a gran voce la necessità di una verifica dentro la maggioranza. Ma oggi c'è una differenza. La tanto celebrata verifica c'è già stata e a giudicare da come sono state andate le cose non sembra aver prodotto un granché. Una differenza davvero non di poco conto.
Continua il nostro dibattito sul Piano di Governo del Territorio
«Cantieri ovunque: capannoni vuoti e appartamenti invenduti» Da diversi numeri il «Cremasco» mette a disposizione le sue colonne per un dibattito sul Piano di Governo del Territorio. Uno strumento urbanistico per mezzo del quale gli spazi cittadini e il territorio circostante saranno disciplinati e se possibile migliorati. Ecco il contributo dell'architetto Marco Ermentini dello studio Architetti Ermentini. Il consumo di territorio nell’ultimo decennio ha assunto dimensioni preoccupanti e una estensione devastante. Anche a Crema e nel Cremasco spuntano cantieri ovunque, a volte in posti impensabili, senza rispettare aree agricole e zone protette. Molti capannoni sono vuoti, molti appartamenti restano invenduti e sfitti (a Crema un migliaio). Purtroppo i comuni non hanno più risorse e una sventurata disposizione consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione e quindi spesso il sindaco di vede costretto a monetizzare il territorio con l’illusione di realizzare il programma delle opere previste. Il nostro è un territorio bellissimo: abbiamo centri storici notevoli, monumenti di grande importanza, ville, castelli, fiumi, cascine e una campagna fertile. Ma spesso lo utilizziamo male, senza renderci conto che il territorio è una risorsa limitata. E' giunto il momento di renderci conto che dobbiamo abbandonare la logica che equipara la costruzione allo sviluppo. Penso che si debba cambiare registro, proponendo un grande cambia-
mento verso una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio del suolo e della cosiddetta “crescita 0”. Questo non vuole dire non fare più niente ma bensì fare in modo più intelligente. Ad esempio indirizzare il comparto edilizio sul recupero e la riqualificazione energetica degli edifici. Gli edifici assorbono il 40% dell'energia totale e semplici interventi potrebbero innescare un circolo virtuoso con molti posti di lavoro, risparmio di energia e migliore efficienza con la riduzione dell'inquinamento. Dobbiamo smetterla di considerare il suolo naturale come interamente sacrificabile per le attività umane. Anche il rapporto tra l'uomo e il fiume deve essere ripensato. Dopo essere stato per millenni l'elemento fondamentale per la sopravvivenza, nell’ultimo secolo il Serio è stato isolato, dimenticato, ridotto a una specie di cloaca urbana. Lo sforzo che va fatto è proprio quello di ricollegare il fiume alle persone e il recupero degli ambienti con utilizzo turistico e didattico creando piste ciclabili, stagni balneabili, zone per il tempo libero lungo il suo corso. Le cascine sono un concentrato di sapienza e di saggezza del costruire che abbiamo dimenticato e che va in rovina. Propongo un modo nuovo di recuperare edifici amici e generosi che, riallacciando il filo interrotto della tradizione, imitino i meccanismi della natura. Così in modo attento e gentile, anziché alterare l'esistente ne conservano la materia. Il Parco del Serio, nel suo recente piano per le cascine, ha utilizzato un metodo innovativo che si basa su suggerimenti e raccomandazioni anziché
L'architetto Mario Ermentini
divieti e normativa vincolistica. Inoltre bisogna lavorare per la valorizzazione del Parco e completare il percorso di istituzione di quello del Moso. Sino ad oggi un recupero, un nuovo intervento, una costruzione, un progetto tendeva sempre a impoverire il luogo, a sfruttare le risorse come fossero una miniera. Ora si deve cambiare. L'edificio deve aggiungere qualità, deve fecondare il luogo, deve restituire energia, deve dialogare e migliorare l'ambiente. Dobbiamo investire sul turismo, sulla bellezza paesaggistica, architettonica ed ambientale del nostro territorio. Questo obiettivo è proprio il tema dell’Expo 2015 a Milano. I sindaci e gli amministratori devono essere più consapevoli. L'impatto di un piano urbanistico è misurato in decenni, perciò le scelte debbono essere ben meditate. Abbiamo una città ed un territorio ricco e non ancora compromesso, il nostro compito per i prossimi anni è proprio quello di proporre un nuovo legame tra le persone e il paesaggio, perchè la natura possa tornare a prosperare e le attività umane a svilupparsi in modo intelligente. Architetto Marco Ermentini