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L’OPINIONE
Idee precise, riassunte in questo “slogan”, quelle di Marco Bergaglio per il suo mandato alla guida dei trasformatori italiani di materie plastiche, esposte con chiarezza nelle colonne che seguono DI LU CA M E I
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on questa intervista si conclude un’ideale tavola rotonda con i nuovi vertici di Federazione Gomma Plastica e delle due associazioni riunite sotto la sua egida, le quali nel corso del 2021 hanno vissuto un rinnovamento profondo con l’avvento di un nuovo direttore generale e di tre neopresidenti. All’inizio dello scorso anno abbiamo intervistato l’allora neodirettore Federico Barilli. Poi è stata la volta di Livio Beghini e di Marco Do, rispettivamente neopresidenti di Assogomma e di Federazione Gomma Plastica, appunto. E adesso tocca a Marco Bergaglio (nella foto di apertura), che guida Unionplast. Se già di per sé un simile ciclo di domande e risposte sarebbe risultato di sicuro richiamo, per la caratura degli intervistati, tutti con anni di esperienza a vario titolo nell’industria delle materie plastiche e della gomma, e per l’importanza delle organizzazioni che essi dirigono, il periodo in cui i singoli avvicendamenti hanno avuto luogo, ossia i mesi a cavallo tra la pandemia e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, crediamo, a ragione, che abbia acuito le difficoltà di gestione di ambiti manifatturieri che hanno risentito e ancora stanno risentendo del difficile momento storico e, per questo, ampliato i temi di possibile discussione e confronto. Ecco allora che l’interesse di questo ciclo di cui si parlava poco sopra è passato dall’essere “istituzionale” a, possiamo azzardare, “umanistico”. Infatti, da un lato ha offerto agli intervistatori la possibilità di richiedere una disamina dei problemi contingenti da diverse angolazioni e in continuo aggiornamento, dall’altro ha permesso agli intervistati di proporre riflessioni il cui valore, sempre elevato perché basato sulla com-
n. 388 - Aprile/Maggio 2022
petenza e su un polso della situazione rilevato sul campo, mai come in queste occasioni ha consentito di evidenziare e cogliere gli aspetti di maggiore difficoltà, ma anche di più alto virtuosismo, delle realtà manifatturiere a cui di volta in volta veniva fatto riferimento e che, senza tema di essere smentiti, costituiscono uno dei pilastri dell’economia del nostro Paese e del made in Italy nel mondo. Per approfondire ancora una volta questi concetti lasciamo dunque la parola a Marco Bergaglio, ringraziando anche lui per la disponibilità.
Entriamo subito nel vivo: che eredità ha ricevuto dal suo predecessore Luca Iazzolino in qualità di presidente di Unionplast? “La mia candidatura alla presidenza di Unionplast è nata con la volontà di consolidare gli obiettivi raggiunti dal presidente Iazzolino nel corso del suo mandato, durante il quale, nonostante le difficoltà derivanti dall’emergenza pandemica e, in tempi più recenti, dalla scarsità di materie prime, ha profuso impegno e competenza nella difesa e nella promozione del nostro comparto. Raccogliendo l’eredità del mio predecessore, rappresentiamo con orgoglio i risultati raggiunti dalla filiera delle materie plastiche e siamo impegnati nel promuovere presso gli stakeholder un percorso mirato alla crescita di un patrimonio prezioso per il Paese in ottica di sostenibilità. Questa rappresenta il motore dell’impegno di Unionplast nel riconoscimento dei valori ambientali coniugati con quelli sociali ed economici, che sono il volano per il miglioramento del settore, anche alla luce del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
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| MARKETING
“Il settore della plastica è in salute e reattivo, nonostante le difficoltà; nel 2021 domanda e produzione sono tornati ai livelli pre-pandemia, ma aumento dei costi delle materie prime e caro energia lo stanno mettendo in sofferenza”, ha dichiarato Bergaglio
Quali sono gli obiettivi che si è dato e come ha impostato il suo incarico per realizzarli? “Il concetto che riassume gli obiettivi del mio mandato è “unire le forze per essere pronti al futuro”: un principio che oggi acquista ancora maggior significato davanti al momento difficile che stiamo fronteggiando in tutti i maggiori comparti industriali. Tra gli obiettivi della mia presidenza c’è certamente quello di favorire coesione e partecipazione. Il settore rappresentato è parte di una filiera importante nell’economia del nostro Paese. Le plastiche sono materiali che portano nel loro DNA innovazione e capacità di servire un gran numero di filiere, che potranno esprimersi anche attraverso una più convinta, concreta e continua cooperazione con realtà satellite che ruotano attorno a Unionplast, come IPPR (Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo) e progetto Raccoltalagiusta. Sempre in questa direzione, guidata dalla volontà di fare sistema, si inserisce il rafforzamento della struttura stessa di Unionplast, propedeutico allo sviluppo di nuove e mirate strategie di comunicazione e di lobbying, nonché alla corretta trattazione dei numerosi input che il settore è chiamato a governare. Prioritaria è l’elaborazione di proposte per lo sviluppo: il potenziale tecnologico delle materie plastiche è ancora lontano dalla sua completa espressione e alcune aree merceologiche (edilizia e automobile) necessitano di nuovi stimoli, anche finalizzati a una maggiore inclusione. Al fine di favorire la capacità di fare sistema risulta centrale il ruolo del CCNL, in grado di creare coesione nel settore e di fornire regole unitarie per tutti gli addetti del comparto, fondamentali per la crescita della produttività delle aziende e delle loro professionalità”.
Secondo il presidente di Unionplast: “Nell’ottica della decarbonizzazione agognata dalle istituzioni europee possiamo certamente promuovere il potenziamento dell’energia da fonte rinnovabile, fotovoltaico in particolare”
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È possibile identificare punti in comune con Assogomma, su cui fondare sinergie a vantaggio di entrambe le organizzazioni? “Dall’esterno siamo spesso percepiti come due enti separati, ma gli obiettivi sono comuni, nonostante le differenze rilevanti tra i settori della plastica e della gomma, che devono essere rispettate e valorizzate. Attraverso un potenziamento dei progetti di comunicazione e alla promozione di programmi intensivi di formazione ci proponiamo di lavorare il più possibile in sinergia, per
consolidare la nostra identità e sostenere il lavoro della federazione e delle sue aziende associate, in accordo con il Piano di Mandato 2021-2025 in capo alla nuova governance federativa”.
Alcuni dei temi del momento sono formazione, sostenibilità ed economia circolare, digitalizzazione, PNRR. Unionplast come intende svilupparli e metterli a frutto sotto la sua presidenza? “Sostenibilità ed economia circolare sono una priorità per Unionplast, così come formazione, consulenza e divulgazione rispetto a questi temi, attività che portiamo avanti costantemente verso i nostri associati. Tra i nostri obiettivi principali c’è proprio quello di favorire la continua cooperazione con le realtà che ruotano attorno a Unionplast, come IPPR e progetto Raccoltalagiusta: quest’ultimo ha lo scopo di educare e divulgare informazioni puntuali e corrette per fare chiarezza rispetto alla raccolta differenziata e al riciclo. Occorre inoltre che gli enti di ricerca, formazione, normazione e certificazione, recupero e riciclo a noi più vicini diventino nostri naturali partner nello sviluppo di progetti di attuazione del PNRR, anche con riferimento alla transizione ecologica, da cogliere come opportunità. Ci stiamo quindi impegnando sempre più per attuare verso queste entità un modello di collaborazione in materia di innovazione tecnologica, reperimento delle risorse a essa necessarie e promozione a livello istituzionale, al fine di avere una politica industriale di settore nuova e moderna, che nel contempo sia in grado di far emergere l’importanza dei risultati a oggi conseguiti e che a fatica vengono percepiti in un mondo in cui la plastica continua ad apparire come minaccia piuttosto che opportunità. Quindi un investimento nel riconoscimento culturale del ruolo della plastica nella società a cui si deve affiancare un lavoro concreto per giungere al riciclo meccanico e chimico anche delle frazioni di rifiuti plastici oggi non valorizzate”.
Nei suoi anni di mandato, l’associazione come affronterà anche i problemi della carenza di materie prime e dell’aumento dei prezzi? “Questo problema ha un forte impatto su tutti i comparti energivori del sistema industriale italiano, tra cui quello della plastica. Crediamo che sia necessario fare sistema e lavorare insieme a Confindustria e alle istituzioni per trovare soluzioni che possano calmierare l’aumento dei costi. Siamo un Paese fortemente industrializzato, una grande nazione manifatturiera ma povera di materie prime, in un’Europa che ha cessato di investire e difendere il suo mercato proprio dove occorre. Sulle questioni energetiche bisogna fare altre riflessioni. Nell’ottica della decarbonizzazione agognata dalle istituzioni europee, possiamo certamente promuovere il potenziamento dell’energia da fonte rinnovabile, fotovoltaico in particolare, da realizzare negli spazi messi a disposizione dalle nostre imprese. In questo modo poMACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
L’OPINIONE
tremmo renderci meno dipendenti dall’estero per gli approvvigionamenti creando nuovi input per una concreta transizione ecologica, ma per farlo occorre che le istituzioni ci accompagnino con semplificazioni a livello burocratico”.
In quale stato di salute si trova il settore italiano delle materie plastiche e, in particolare, quello della trasformazione? “Il settore della plastica è in salute e reattivo. Nel 2021 la domanda e la produzione sono tornati ai livelli pre-pandemia, ma non neghiamo che, attualmente, l’aumento dei costi delle materie prime, il caro energia e la drammatica situazione causata dal conflitto in Ucraina stiano mettendo in grave sofferenza il settore, aumentando vertiginosamente i costi di produzione, riducendo la marginalità ed erodendo la crescita di fatturato. I fattori di crescita ci sono, ma la necessità è quella di mettere in campo tutti gli strumenti disponibili per lavorare sulla capacità di fare sistema al fine di migliorare i processi produttivi e mitigare l’aumento dei costi dell’energia, oltre a quello delle materie
prime, e quindi dei prodotti finiti. Investire in innovazioni, o prodotti di eccellenza del comparto, è un altro fattore fondamentale. Le materie plastiche sono indispensabili nelle nostre vite e i danni che provocano all’ambiente sono principalmente legati a pratiche scorrette di smaltimento dei rifiuti. Si tratta di un concetto ancora difficile da trasmettere, ma di estrema importanza per mettere a fuoco il problema e trovare le soluzioni più adatte, permettendo al settore di continuare a operare in maniera efficiente”.
Pandemia e guerra in Ucraina stanno avendo ripercussioni sull’attività dei vostri associati? “Purtroppo la guerra in Ucraina sta incidendo in particolar modo sull’aumento dei costi dell’energia e sulla scarsità di materie prime, oltre che sull’estrema difficoltà ad avere relazioni commerciali con i paesi coinvolti. Aumento dei costi energetici e carenza di materie prime, con la situazione attuale, vanno ad aggravarsi ulteriormente, portando i costi di produzione per le aziende oltre i limiti della sostenibilità”.
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The global composites industry is estimated to employ approximately 2 million people and requires a qualified workforce The continued development of composites materials in various industries, above all new ones, demands a skilled global workforce, educated and trained in the manufacture and processing of composite materials, as well their design, analysis, and testing.
Regional composites market dynamics reflect economic growth trends The development of the global composites market correlates with regional economic growth. With the Covid crisis, structural differences in terms of growth are confirmed between regions. Over 2019-2021, China and Emerging Asia have maintained their positions as major growth drivers for the composites industry.
The Asian composite materials market is the largest market at global level. Americas and EMEA markets still have higher added value than the Asian market. ¦ TOTAL 2021 North America EMEA Perspective of applications markets 2,8 Mt ª• 23% in volume 25% in value ª• Added-Value Index: 106 TOTAL ASIA 5,9 Mt China 49% in volume 43% in value • Added-Value •ª Index: 90 Europe ª South America • ª • • ª TOTAL •ª AMERICAS 3,4 Mt ª in volume Asia 28% Other 32% in value Added-Value • Index: 113 • ª ª « • • Africa & Middle East ª¢ • • ª ª¢ ª ¤ JEC Observer - Press Kit - March 2022 § ¨ © § ¤ § © § § © ¥ § 3,1 Mt 25% in volume 29% in value
3,6 Mt 30% in volume 26% in value
2,3 Mt 19% in volume 21% in value
0,3 Mt 3% in volume 3% in value
2,3 Mt 19% in volume 17% in value
0,5 Mt 4% in volume 4% in value
Note: Exchange rate EUR/USD = 1,27; (1) Value for end products with composites
Sources: Lucintel, OFX, Estin & Co analyses and estimates
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Thecomposite compositematerials materialsmarket marketisisexpected expectedto toresume resumeits itslong-term long-termtrend trendafter after2021. 2021. The The composite materialsPerspective marketofisapplications expected to resume its long-term trend after 2021. markets – 2010-2026 – In volume Perspective of applications markets – 2010-2026 – In volume Global composites marketby byregion region(Mt) (Mt) – In volume composites market PerspectiveGlobal of applications markets – 2010-2026
Total (in Mt)
Global composites market by region (Mt)
(1) CAGR (1) CAGR 2010-20192019-2021 2019-2021 2021-2026 2010-2019 2021-2026 CAGR(1)
■ South America 7% 4% 2010-2019 2019-2021 2021-2026 ■ South America 7% 1%1% 4% ■ MEA 7% 5% 7% MEA America 7%7% ■ 5% 7% ■ South 1% 4% ■ Europe 2% -4% 5% ■ 2% -4% 5% ■Europe MEA 7% 5% 7% ■ North America 1% 5% ■ North America 1% 5% ■ Europe 2% -4% 5% 4%4% 4% 4% 5% 5% 5% 4%
2% 2% 5%
5% 5% 5%
3,9 3,9
3,0 3,0
2026
4,6 4,4 4,4
2,8 2,7 2,7
3,93,9 3,9
2,93,0 2,9
2025
4,4 4,2 4,2
2024
4,2 4,0 4,0
2023
4,0 3,8 3,8
2022
3,8 3,6 3,6
2021
3,6 3,4 3,4
2020
3,4 3,3 3,3
2019
3,3 3,13,1
Lost Lost opportunity opportunity due due Lost (2) covid (2) toto covid opportunity due (2) to covid
4% 2% 5% Notes: (1) CAGR = Compound Annual Growth Rate ; Notes: (1) CAGR in = 2020 Compound Annual Growth Rate 7% ; (2) Difference with the previous forecast: (2) Difference in 2020 with the previous forecast: 7% Sources: Lucintel, Estin & Co interviews, analyses and estimates
2018
3,1 2,9 2,9
2015
2,9 1,71,7
2010 0
0
1,7
0
2,7 2,6 2,6 2,6 2,4 2,4
2,3 2,0 2,0 2,0 2,12,1 2,1 2,12,1 2,02,1 2,0
2 2
2,1
2,0 4
4
3,3 3,13,1
2,32,5 2,3
3,1
2,3
2,1
2,1 2,5 2,5 2,5 2,4 2,4
4
6
6
6
2,1
0,6
8 0,2 0,3 8 8
0,4
12,8 12,1 12,1
0,3
12,1 11,2 11,2 11,2 11,7 11,7
0,5 0,5
0,3
11,7 11,4 11,4
0,3
Previous forecast Previous forecast before COVID before COVID 1919 Previous forecast before COVID 19
0,2 10
10 10
15,5 15 15
15 14,4 14,4
13,6 12,8 12,8
0,4
0,3
°
14,4 13,6 13,6
0,3
0,3
0,6
2,2 2,4 2,2 2,2
0,3
0,4
0,3
2,9 3,0 3,0
2,8 2,1 2,1
0,7 0,6
2,12,1
3,0 3,0 3,0 2,83,0 2,8
2,12,1
2,5 2,7 2,5
2,9 2,9
0,7
2,7 2,8 2,7
3,33,5 3,3
2,3 2,3 2,3
15,5 15,5
0,8
2,82,9 2,8
3,5 3,8 3,5
2,4 2,3 2,3
2,12,1 2
3,83,9 3,8
1.2 1.2 1.2
3% 3% 1% 5% 5% 3%
2,8 2,8
1.2 1.2 1.2
■ Other Asia 0% ■ Other Asia ■ North America 0% 4% ■China China Asia 8% ■ 8% ■ Other 0% 4% 4% ■ China 8%
4,6 4,6
Historical data
Forecast
Total (in Mt) Total (in Mt)
12
12
14 14
12
14
11,4 10,4 10,4 10,4 8,5 8,5 8,5
Sources: Lucintel, Estin & Co interviews, analyses and estimates
Notes: (1) CAGR = Compound Annual Growth Rate ; (2) Difference in 2020 with the previous forecast: 7%
§ ¤ ¢ Sources: Lucintel, Estin & Co interviews, analyses and estimates
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manufacturing technologies: F Emerging Fmarkets Emerging markets markets driven driven by new by manufacturing new and sustainable and sustainable technologies: F Emerging driven by new manufacturing and sustainable technologies: • Many • technologies Many technologies have upgraded been thanks upgraded thanks thanks to innovative to innovative players players in composites the in composites the compo • Many technologies havehave beenbeen upgraded to innovative players in the manufacturing manufacturing value chain: value chain: Fiber placement, Fiber placement, filament filament winding winding and all and aspects all aspects of additive of ad ¦ ¦ manufacturing value chain: Fiber placement, filament winding and all aspects of additive manufacturing, manufacturing, including including 3D printing, 3D printing, consolidation consolidation of parts, of parts, etc. etc. manufacturing, including 3D printing, consolidation of parts, etc. ¦ development • The development of new ofmaterials, new both materials, both resins both and fibers, and with an with improved an focus improved focus on • The• The development of new materials, resins and resins fibers, withfibers, an improved on focu sustainability, sustainability, is matching is matching the demand the demand of end of user end industries user industries requiring requiring such technologies: such technolo sustainability, is matching the of end user industries requiring such technologies: demand theof rise the of rise thermoplastic of thermoplastic bio-resins, natural natural fibers are fibers are significant some significant examples. examp the rise thermoplastic resins, bio-resins, natural fibers are some significant examples. resins, resins, bio-resins, some ± • Interest in recycling inand recycling and and reuse of materials of ismaterials is high highplayers key and players key in composites the in composites the compo • Interest in• Interest recycling reusereuse of materials high andisand key in players the The are sectors industry industry are involved are in many in initiatives. many initiatives. 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NOTI ZI AR I O ASSOR I M AP
ASSOCIAZIONE NAZIONALE RICICLATORI E RIGENERATORI DI MATERIE PLASTICHE A CURA DI W A LT E R R E G I S E M A R I L E NA D I BR I NO
L
a produzione di nuovi beni e imballaggi con una percentuale minima obbligatoria di plastica riciclata è da anni la principale proposta che Assorimap sostiene e presenta ai decisori politici come strumento principale per promuovere l’effettiva circolarità delle materie plastiche. Un importante passo in avanti verso quest’obiettivo è stato fatto grazie alla Direttiva europea Single Use Plastics (SUP), che ha fissato per le bottiglie in PET per bevande, con capacità fino a 3 litri, target di produzione con plastica riciclata pari al 25% al 2025 e al 30% al 2030. Recentemente, invece, la Commissione Europea ha affidato alla società di consulenza Eunomia uno studio finalizzato alla preparazione della valutazione d’impatto relativa alla revisione della Direttiva Imballaggi e rifiuti di imballaggi (PPWD). Lo studio di Eunomia ha finora esaminato una serie di feedback da parte degli stakeholder circa la possibilità di prevedere target di contenuto di riciclato negli imballaggi in plastica suddivisi in tre macrotipologie: food contact (ma anche contatto con medicinali e cosmetici); non food contact (o contatto con medicinali/ cosmetici); bottiglie per bevande (queste ultime, per l’appunto, già coinvolte dalla Direttiva SUP). Il raggiungimento dei target di contenuto minimo obbligatorio come mostra lo studio presentato da Eunomia nel corso di un workshop tenutosi il 28 febbraio scorso - andrebbe inoltre correlato all’aumento delle capacità di riciclo necessarie a raggiungerli. Gli imballaggi riutilizzabili in plastica potrebbero invece essere esonerati dal contenuto minimo.
n. 388 - Aprile/Maggio 2022
Lo studio fissa obiettivi al 2030 e al 2040. Questi ultimi sono soggetti a revisione e dipenderanno, in particolare, da una serie di misure che potranno o meno essere adottate per raggiungere più alti tassi di raccolta differenziata, selezione e applicazione finale per i riciclati. Infine, durante il workshop è stato chiarito che gli obiettivi di contenuto di riciclato saranno fissati a livello di prodotto, contrariamente alle previsioni della Direttiva SUP, che invece sono fissate a livello di singoli Stati membri (contenuto obbligatorio come percentuale sull’immesso al consumo nazionale e non da calcolarsi sulla singola bottiglia immessa sul mercato). La Commissione Europea condividerà la valutazione d’impatto presso la Commissione d’esame il 30 aprile 2022. La revisione della Direttiva PPWD dovrebbe invece essere pubblicata entro il 22 luglio 2022.
Le associazioni del riciclo: “ L’economia circolare sia la risposta strategica alla dipendenza da materie prime” Si è tenuto lo scorso 17 marzo a Roma, presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica, il convegno promosso dalla senatrice Patty L’Abbate intitolato “L’economia circolare nell’era della crisi energetica”, alla presenza del Sottosegretario al MiTE Ilaria Fontana e di rappresentanti politici e delle imprese, tra cui Assorimap. L’evento, svoltosi in occasione della Giornata mondiale del riciclo 2022, ha voluto porre l’attenzione proprio sul tema delle politiche
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NOTIZIARIO ASSORIMAP
a sostegno dell’economia circolare, che rappresentano un pilastro centrale per la transizione ecologica del nostro Paese, in un difficile momento storico in cui il rialzo del costo dell’energia ha posto al centro dell’agenda di Governo il tema degli approvvigionamenti delle materie prime. “In questo scenario”, ha evidenziato il presidente di Assorimap, Walter Regis, “l’economia circolare può e deve rappresentare una risposta strategica per l’Italia in termini di diversificazione delle fonti e un vettore di crescita sostenibile per l’immediato futuro”. Assorimap e le altre associazioni del riciclo presenti all’evento - Unirima e Assofermet - hanno sottolineato come le enormi criticità che si sono abbattute sull’economia globale stiano dimostrando con urgenza la necessità di sviluppare una maggiore concorrenza, colmando il divario di competitività che ancora separa l’Italia dal resto d’Europa su molti fronti. Occorre, pertanto, intervenire per ridurre le rendite monopolistiche assicurando dinamiche competitive e agendo sulle criticità connesse alla mancata piena applicazione del principio di concorrenza, che ha un valore cruciale nel settore del recupero e del riciclo. La semplificazione del quadro normativo e amministrativo e gli investimenti nell’innovazione degli impianti di recupero di materia prima secondaria/ end of waste dai rifiuti restano pertanto
Stretta di mano tra Giuseppe Conte (a sinistra) e Walter Regis sempre in occasione del convegno del 17 marzo 2022
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Un momento della relazione del presidente di Assorimap, Walter Regis, durante il convegno “L’economia circolare nell’era della crisi energetica”
tra gli obiettivi principali. Per quanto concerne l’impennata dei costi in bolletta, le associazioni del riciclo rilevano come non siano più sufficienti interventi spot da applicare periodicamente; occorre piuttosto studiare misure strutturali a beneficio delle imprese, che contribuiscano fattivamente agli obiettivi della transizione ecologica attraverso il recupero di materia.
A Roma, il 16 giugno, primo report Assorimap sul riciclo meccanico È imminente la pubblicazione del primo Report Assorimap sul riciclo meccanico delle materie plastiche, a cura di Plastic Consult. Si tratta di un’iniziativa voluta fortemente dall’associazione per dotarsi di una “carta d’identità” del comparto che rappresenta e, in particolare, del segmento del recupero degli imballaggi in plastica post consumo provenienti dalla raccolta differenziata. L’obiettivo sarà quello di aggiornare il report ogni anno, riferendosi a dati e numeri dell’annualità precedente, e di analizzarne puntualmente aspetti economici e ambientali correlati. La presentazione del Report 2021 avverrà in occasione di un importante evento promosso da Assorimap e Plastic Consult, che si terrà quest’anno a Roma, giovedì 16 giugno 2022, presso il Centro Congressi Pa-
lazzo Rospigliosi, a due passi dal Palazzo del Quirinale, alla presenza dei principali stakeholder e soggetti istituzionali del settore e con la partecipazione di parlamentari e ministeriali di riferimento. L’evento si svolgerà in formula ibrida, prevedendo la presenza di pubblico in sala, ma anche la possibilità di seguire le presentazioni da remoto, grazie alla media partnership con RiciclaTv. Per maggiori informazioni: www.assorimap.it.
Assorimap a Greenplast 2022 L’associazione dei riciclatori sarà presente nel padiglione 14, stand B03, alla mostra-convegno Greenplast, che si terrà dal 3 al 6 maggio 2022 presso il polo fieristico di Rho-Pero di Fiera di Milano. Promosso da Promaplast, già organizzatore della fiera internazionale Plast, l’evento, di nuova concezione nel panorama delle fiere dedicate alla circular economy, si focalizzerà sul tema della sostenibilità di materie plastiche e gomma, ospitando l’intera filiera del settore.
ASSORIMAP - Associazione
nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche Via Tagliamento, 25 - 00198 Roma Tel.: +39 06 83772547 E-mail: info@assorimap.it www.assorimap.it MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
| PLASTICA E AMBIENTE Non t utte sono biodegradabili
Kartell Bio Chair
Una bioplastica è per sempre
Le applicazioni più diffuse delle bioplastiche compostabili e biodegradabili hanno lo scopo di sostituire gli articoli in plastica monouso con altri che siano smaltibili nella frazione organica dei rifiuti. Tuttavia, questi materiali possono consentire anche l’ottenimento di oggetti duraturi, persino di design, la cui qualità non viene intaccata dalla biodegradabilità. Un viaggio tra questi due aspetti apparentemente distanti delle bioplastiche DI ST E FA NO BE R TA CCH I *
“E
se fosse per sempre… mi stupirei” recita il ritornello di una nota canzone di Biagio Antonacci. Naturalmente lui si riferiva a una storia d’amore, però - incredibile, ma vero - questo verso si potrebbe applicare senza problemi anche alle bioplastiche. Infatti, molte persone associano le bioplastiche a un materiale che sparisce facilmente nell’ambiente, ma tale convinzione è sbagliata per diversi motivi. In primis, non tutte le bioplastiche sono biodegradabili. Ad esempio, pur derivando da fonti rinnovabili quali le biomasse, bioPET, bioPP e bioPS sono chimicamente uguali alle controparti convenzionali e quindi non sono biodegradabili: i microrganismi capaci di attaccare questi polimeri, nonostante l’enorme potenziale, non sono al momento sufficienti per la biodegradazione (vedi MacPlas 375). Allo stesso tempo, nemmeno le bioplastiche biodegradabili spariscono appoggiandole per terra, o mettendole a contatto con qualche goccia di pioggia (per fortuna, verrebbe da aggiungere, altrimenti sarebbero pressoché inutili), ma si degradano
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nell’ambiente solo dopo un certo periodo di tempo e per l’azione di agenti atmosferici e microrganismi, che li trasformano in molecole più semplici, quali H2O e CO2. Meglio ancora se queste plastiche sono compostabili, quindi smaltibili nella Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani (FORSU) e poi trasformate in utile compost, sempre per mano dei microrganismi, ma solitamente anche di temperature più elevate di quella ambiente, intorno ai 60-70°C. Nonostante molti oggetti in bioplastica siano spesso pensati per una filiera corta d’utilizzo al fine d’intervenire sul fenomeno degli articoli plastici monouso (SUP) dispersi nell’ambiente, esiste tutto un mondo di oggetti durevoli ottenuti con tali materiali, appartenenti a settori come quello dell’arredamento. Andiamo quindi alla scoperta di oggetti dalle caratteristiche diverse, non tanto a livello di materiale, ma piuttosto di utilizzo, ricordando che un uso consapevole della plastica è fondamentale per attenuarne l’impatto sull’ambiente. E questo vale per tutti gli anelli della catena, dai produttori ai consumatori. MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
Una volta e forse mai più Iniziamo dall’applicazione associata più spesso alle bioplastiche compostabili, ovvero il monouso. Il concetto è semplice: bicchieri, piatti, posate o pellicole varie compostabili possono essere gettati nel sacchetto dell’umido (a sua volta in bioplastica biodegradabile), anche se sporchi di cibo, per poi essere processati e trasformati in compost. Il packaging alimentare è stato subito considerato un mercato di sbocco “naturale” da parte dell’industria delle bioplastiche. D’altronde, già in natura molti alimenti sono dotati di un confezionamento: basti pensare alle bucce delle banane o ai baccelli dei legumi. Tecnicamente, il cellophane stesso è una bioplastica derivata dalla cellulosa, sebbene non sia biodegradabile né tantomeno compostabile. Tuttavia, la cellulosa può essere isolata dal legno e usata per l’ottenimento di packaging biodegradabili. Meglio ancora se si tratta di cellulosa batterica, con maggior purezza, che la rende interessante per evitare i passaggi di purificazione della polpa di cellulosa, che hanno un impatto sia economico che ambientale. Il PLA rimane la principale bioplastica studiata per il confezionamento di alimenti, sebbene negli ultimi decenni siano emersi altri biopolimeri usati per imballaggi funzionali e ad alta barriera, per esempio mediante tecniche di controllo del rilascio di assorbimento e di permeazione. Principi attivi (di origine sia organica che inorganica) possono essere incorporati nel packaging alimentare sotto forma di dispersione, laminazione e rivestimento, per migliorare le proprietà funzionali e di barriera. Anche i sacchetti della spesa vengono solitamente associati alla plastica monouso. In questo ambito, a partire dal 2018, con l’obbligo di utilizzare sacchetti compostabili per l’ortofrutta, i classici shopper in polietilene sono stati gradualmente sostituiti da controparti biodegradabili: carta in primis, ma pure bioplastiche derivanti o meno da fonti rinnovabili. Usato anch’esso per i sacchetti, il poli (butilene adipato-co-tereftalato), o PBAT, è un esempio di bioplastica derivante da fonti fossili, ma che risulta comunque biodegradabile e compostabile. In quanto polimero sintetico, mantiene i vantaggi di poter essere prodotto facilmente su larga scala e di possedere le proprietà fisiche necessarie per realizzare film flessibili che rivaleggiano con quelli in plastica convenzionale. Si è inoltre riusciti a sintetizzare parte dei suoi monomeri da fonti rinnovabili (biomasse), per esempio mediante l’uso di batteri geneticamente modificati. Due tra i più importanti produttori di PBAT, Basf e Novamont, hanno infatti stretto accordi con l’azienda biotech Genomatica per la sintesi di 1,4 butandiolo (BDO) a partire da zuccheri derivanti da biomasse, mediante una bioconversione attuata da un OGM1. Dal canto suo, Basf commercializza un blend di PBAT e PLA noto come Ecovio, mentre Novamont usa il PBAT in miscela con l’amido di mais, come componente per il Mater-Bi, sicuramente il materiale più noto tra quelli usati per i sacchetti compostabili in Italia. n. 388 - Aprile/Maggio 2022 | MACPLAS
L’utilizzo di queste bioplastiche può essere ulteriormente ottimizzato riducendo l’uso di risorse nella fase di produzione degli imballaggi e puntando su uno smaltimento basato sulla conversione dei rifiuti in energia e fertilizzanti. Questi elementi vanno considerati come vantaggiosi per le politiche mirate a promuovere alternative a base di plastica bio-based (cioè di origine biologica), in particolare per i sacchetti della spazzatura.
A differenza del cibo che conserviamo in frigorifero, proprio per difenderlo da muffe e batteri, gli articoli in bioplastica biodegradabile e/o compostabile sono dotati di una certa resistenza. Caratteristica che li rende simili a quelli ottenuti con le plastiche convenzionali che possono sostituire
Le parole sono importanti La maggior parte dei rifiuti (circa l’80%) che troviamo sulle spiagge europee è costituita da articoli in materiale plastico, di cui oltre il 50% è composto da SUP2. Non stupisce quindi che l’Unione Europea abbia deciso la totale sospensione di alcuni articoli monouso in plastica, come cannucce, aste per palloncini, posate e piatti, e l’eliminazione del polistirene dal packaging alimentare (bicchieri, tazze ecc.). Nella Direttiva (UE) 2019/904 viene tuttavia compresa nella definizione di plastica anche quella “a base organica e biodegradabile, a prescindere dal fatto che sia derivata da biomassa o destinata a biodegradarsi nel tempo”. Questo escluderebbe quindi l’uso delle bioplastiche biodegradabili per produrre, ad esempio, posate o piatti monouso. Ciononostante, enti quali la FAO hanno espresso il proprio supporto alla diffusione delle bioplastiche biodegradabili e compostabili (meglio ancora se bio-based), come alternativa ai materiali convenzionali. In parallelo, l’Italia ha adattato la direttiva europea definendo nel Dlgs 196/2021, in vigore dal 14 gennaio 2022, che “non rientra nel divieto di cui al comma 1 l’immissione nel mercato dei prodotti realizzati in ma-
Le bioplastiche, biodegradabili e non, sono state ampiamente studiate per l’impiego nella produzione di imballaggi alimentari, utilizzando spesso metodiche già applicate nella lavorazione della plastica tradizionale
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| PLASTICA E AMBIENTE
Il batterio Escherichia coli, geneticamente modificato per la sintesi di 1,4 butandiolo (BDO) a partire da zuccheri derivanti da biomassa
teriale biodegradabile e compostabile, certificato conforme allo standard europeo della norma UNI EN 13432 o UNI EN 14995, con percentuali di materia prima rinnovabile uguali o superiori al 40% e, dal primo gennaio 2024, superiori almeno al 60%”. Risulta così evidente come la stesura di normative specifiche, con definizioni dettagliate, sia fondamentale per il futuro delle bioplastiche e del loro utilizzo, all’interno di uno scenario in cui il pubblico è sempre più confuso in merito. Purtroppo, la comunicazione in quest’ambito è stata talvolta troppo superficiale, lasciando presupporre che le bioplastiche biodegradabili potessero risolvere da sole il problema dell’inquinamento dovuto all’accumulo nell’ambiente di articoli plastici monouso.
Lunga v ita alla bioplastica!
Presentata da Kartell al Salone del Mobile di Milano nel 2017, Bio Chair è una sedia prodotta mediante l’uso di bioplastica compostabile
Una domanda che mi è stata posta mentre spiegavo le caratteristiche di un vasetto per le piante realizzato in bioplastica compostabile è se ci fosse il rischio che sparisse tenendolo semplicemente sulla scrivania. D’altronde, come biasimare una richiesta del genere quando l’immagine degli articoli compostabili è strettamente legata agli esempi di monouso come quelli appena descritti. Spesso le bioplastiche hanno purtroppo la nomea di essere materiali dalla scarsa resistenza, buoni solo per durare il tempo necessario al veloce utilizzo, per poi sparire nell’umido. E invece, al contrario, possono avere un ciclo di vita molto lungo, in quanto la compostabilità si manifesta soltanto nelle condizioni di compostaggio industriale, appunto, e non nei luoghi dove i vari oggetti possono essere utilizzati. Questo principio s’inserisce bene all’interno del concetto di economia circolare, che vuole ritardare il più possibile lo smaltimento degli oggetti, impedendo che diventino rifiuti troppo in fretta. Nello stesso tempo, se si tratta di bioplastica bio-based, si entra anche nell’ambito della bioeco-
nomia, unendo due settori strategici all’interno della necessaria transizione ecologica. Il fatto che molte bioplastiche possano subire processi di stampaggio a iniezione, estrusione o termoformatura facilita la loro applicazione per la fabbricazione di oggetti duraturi. A partire dall’uso del PLA (puro o in blend con altri materiali) per la stampa 3D di semplici soprammobili da collezione o di dadi per un gioco da tavolo, si può espandere tale concetto anche agli oggetti di design. Le sedie si pongono molto bene a metà tra l’uso come oggetti comuni e quello più “fashion”, il che rende quest’applicazione delle bioplastiche ancora più impegnativa. Infatti, la sedia non deve essere solo gradevole esteticamente, ma anche comoda e per questo occorre adottare le normative e le linee guida esistenti sull’ergonomia. Un buon esempio al riguardo è quello del progetto Sea Me3, ideato dalla designer olandese Nienke Hoogvliet per mostrare il potenziale dei materiali bioplastici nella realizzazione di una sedia e di un tavolo. La morbida seduta della sedia è stata tessuta a mano usando un filato di alghe tinto naturalmente. Gli scarti del processo produttivo sono stati utilizzati per creare una vernice per il piano del tavolo e ciotole in bioplastica abbinate. È così che Nienke ha voluto mostrare come le alghe possano far parte delle nostre case in futuro, nonostante si tenda ad associarle a un ambiente marino e non di certo casalingo. Sempre restando nell’ambito delle sedie, nel 2017 l’italiana Kartell ha presentato al Salone del Mobile di Milano la propria Bio Chair, una seduta progettata da Antonio Citterio e nata dalla ricerca su Biodura: un materiale ricavato da materie prime rinnovabili non coinvolte nella produzione di generi alimentari, in quanto derivanti dagli scarti della lavorazione della canna da zucchero. Kartell ha sperimentato per prima questo tipo di materiale nell’arredo e, più nello specifico, nello stampaggio a iniezione. Il risultato è una seduta elegante e resistente, che, idealmente, a fine vita utile, può essere biodegradata in opportune condizioni di processo. Abbiamo quindi visto alcuni esempi di oggetti duraturi in bioplastica biodegradabile, i quali sfidano il preconcetto di un materiale destinato solo a un breve utilizzo. Tutto ciò è importante per incanalare le bioplastiche nel sistema dell’economia circolare e renderle un elemento chiave nella transizione ecologica che stiamo vivendo. Tornando quindi alle parole della canzone di Biagio Antonacci: “E se fosse per sempre... ne gioirei!” *Biotecnologo industriale e ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca; scrittore e divulgatore scientifico
Kartell
1 Alexander H. Tullo (2021), The biodegradable polymer PBAT is hitting the big time. Chemical & Engineering News 2 EU Science Hub, Stemming the tide of beach litter (2018) 3 https://www.nienkehoogvliet.nl/portfolio/sea-me-collection/
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MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
| PLASTICA E AMBIENTE NEWS Materie plast iche riciclate in Eur opa
Il riciclo meccanico supera gli otto milioni di tonnellate La filiera del recupero e del riciclo di materiali plastici rappresenta un settore complesso e dinamico, caratterizzato da un ambiente operativo in evoluzione. Le nuove regole e gli obiettivi per il riciclo e per l’impiego dei materiali riciclati stanno cambiando il modo di operare dell’intera industria delle materie plastiche. In questo contesto, il settore del riciclo meccanico delle materie plastiche è diventato un polo d’attrazione per investimenti, acquisizioni ed espansioni. Sebbene il volume di commodity plastiche che ogni anno entra nel flusso dei rifiuti sia estremamente elevato (35,6 milioni di t nel 2021, secondo le stime di AMI), la disponibilità di materie prime non deve essere data per scontata. In realtà, gran parte di tali rifiuti non viene attualmente avviata al riciclo, oppure va “persa” in fase di selezione e finisce in discarica, o bruciata nei termovalorizzatori. Le materie prime sono quindi una risorsa limitata, caratterizzata dalle fluttuazioni dei prezzi delle ecoballe e da una qualità e un’offerta variabili. Stando a un recente studio di Applied Market Information (AMI), nel 2021 la produzione di materie plastiche riciclate ha raggiunto 8,2 milioni di t e si prevede che crescerà a un tasso annuo del 5,6% fino al 2030. Per contestualizzare queste cifre è necessario esaminarle alla luce dei 35,6 milioni di t di plastica entrati nel flusso dei rifiuti nel 2021. In sintesi, ciò significa che in Europa il tasso complessivo di riciclo della plastica è pari al 23,1%, quindi molto inferiore a quanto ci si poteva attendere. La pandemia, infatti, ha avuto un impatto sia sui volumi dei rifiuti avviati al riciclo sia sul simultaneo calo della domanda di materiali riciclati, come conseguenza della chiusura o della riduzione della capacità produttiva degli impianti. Tuttavia, fino ad oggi questa situazione non sembra aver prodotto effetti duraturi, dal momento che il settore è in generale ripresa. Inoltre, AMI prevede che entro il 2030 vi sarà un maggiore assorbimento di materiali riciclati per applicazioni che oggi sono a livelli trascurabili, in particolare in Europa occidentale. L’impiego dei riciclati si sta diversificando in misura crescente ed è in aumento anche la loro richiesta in applicazioni più sofisticate, creando di conseguenza più valore aggiunto per il settore. AMI prevede infine, entro il 2030, la commercializzazione a livelli più elevati della produzione di rPP ed rPS per uso alimentare, con la creazione di nuovi sistemi a circuito chiuso, come già si vede per l’rPET.
Produzione di materiali di riciclo 23%
Rifiuti plastici non riciclati 77%
Fonte: AMI, Mechanical Plastics Recycling 2022
A I pack-I ma un nuov o concetto di r ecuper o e riut ilizzo della plast ica
Il cerchio: la forma perfetta per il riciclo
Parte di Herambiente e una delle principali aziende attive nell’ambito del recupero e del riciclo di materiali plastici, Aliplast lancerà “Reload”, un nuovo marchio a garanzia della qualità dei propri prodotti realizzati con elevata percentuale di materiale di recupero, in occasione di IpackIma (Fiera Milano, 3-6 maggio 2022), che si svolgerà in concomitanza con le fiere Greenplast, Print4All e Intralogistica Italia. Il marchio Reload contraddistinguerà tutte e tre le linee di prodotto di Aliplast, dai polimeri riciclati, in granuli o scaglie, ai film flessibili e rigidi, a condizione di essere realizzati con almeno il 90% di materiale riciclato. I prodotti della linea Reload non sacrificheranno nulla in termini di qualità e prestazioni, mantenendo invariate caratteristiche quali l’elevata resistenza meccanica e la flessibilità d’utilizzo e contribuendo al contempo a una concreta riduzione dell’impronta di carbonio. Oltre all’ambito del packaging alimentare, i prodotti Reload saranno quindi impiegabili in vari settori, tra cui l’automobile, l’arredamento, il cosmetico ecc. Il nuovo marchio rappresenta il coronamento della politica che l’azienda ha perseguito negli ultimi anni. Fin dalla sua fondazione, infatti, ha puntato a ridurre i consumi e a risparmiare in termini di fabbisogno energetico e di materiali. Al contempo, Aliplast ha sposato il tema della sostenibilità, investendo sulla modernizzazione degli impianti e su tecnologie “green” e per essere in linea con le principali certificazioni internazionali, con un duplice scopo: dotarsi di protocolli in grado di rendere più efficiente la produzione e fornire ai clienti prova concreta della qualità dei propri prodotti e processi. In tale direzione, Reload è un’ulteriore garanzia per i clienti che avranno la certezza d’impiegare materiali in grado di contribuire in maniera concreta alla riduzione dell’impronta di carbonio, salvaguardando l’ambiente. I polimeri e i film a marchio Reload, così come le altre famiglie di prodotti Aliplast, sono frutto di processi completamente “circolari”: un modello che prevede il ritiro del rifiuto direttamente presso l’azienda e la riconsegna del prodotto rigenerato. “Il nostro contributo all’economia circolare è davvero totale. La quasi totalità di ciò che rigeneriamo deriva da plastiche da post consumo, dunque rifiuti veri e propri e non semplici sfridi di produzione. Sono materiali che necessitano di lavorazioni più complesse per ritornare a un livello di qualità eccellente, ma in questo modo operiamo in piena coerenza con gli obiettivi di riciclo indicati dall’Unione Europea, che richiedono di riciclare sempre di più proprio questi rifiuti difficili”, ha commentato Carlo Andriolo, amministratore delegato di Aliplast. I prodotti di Aliplast costituiscono una materia prima seconda affidabile e offrono prestazioni in linea con le plastiche vergini in termini di vita sullo scaffale e protezione del prodotto, minimizzando il loro impatto sull’ambiente
Fig. 1 - Tassi di riciclo delle materie plastiche in Europa nel 2021
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Nuov a applicazione per le plast iche sostenibili di Sabic
La nota società Mattel utilizzerà i materiali plastici Trucircle di Sabic, ottenuti da fonti rinnovabili, per realizzare alcuni dei suoi nuovi giocattoli. Nel corso del 2022 verranno lanciati i primi giochi della serie Mega e Matchbox prodotti con polipropilene appartenente e a tale gamma. In particolare, i set di costruzioni Grow & Protect Farm e Build & Learn Eco House, della linea di giocattoli Mega Bloks Green Town, saranno i primi in assoluto con certificazione CarbonNeutral a essere commercializzati presso la GDO. Nella gamma Matchbox, invece, i modellini di macchine e camion Action Driver e Recycling Trucks verranno realizzati con materiali rinnovabili nell’ambito dell’iniziativa “Driving Towards a Better Futur” di Mattel, che porterà a realizzare tutti i giocattoli e gli imballaggi della serie Matchbox con il 100% di materiali riciclati e riciclabili entro il 2030. Mattel è la prima azienda nel settore dei giocattoli a collaborare con Sabic per realizzare i propri prodotti secondo il metodo del bilancio di massa, al fine di riconvertire materie prime seconde in nuove applicazioni di elevata qualità. La partnership supporta l’obiettivo di Mattel di utilizzare nei propri prodotti e imballaggi
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esclusivamente materiali riciclati e riciclabili entro il 2030. “La collaborazione con Mattel è un passo importante per fornire ai nostri clienti materiali che aiutino a ridurre la loro impronta di carbonio in diversi mercati e Mattel funge da pioniere nel settore dei giocattoli. I nostri materiali da fonti rinnovabili facilitano la transizione dai materiali a base fossile a nuove alternative, senza compromettere la qualità delle applicazioni esistenti”, ha dichiarato Lada Kurelec, direttore generale della divisone PP & E4P di Sabic. “Come leader globali nel settore dei giocattoli, ci sforziamo di sviluppare prodotti innovativi che siano migliori per il nostro pianeta, integrando materiali sostenibili e principi di gestione del prodotto e di design basati sulla circolarità. La partnership con Sabic ci consentirà di essere i primi sul mercato con prodotti realizzati con materie prime rinnovabili certificate ISCC e che hanno un’impronta di carbonio inferiore ma la stessa qualità e sicurezza dei prodotti realizzati con plastiche vergini tradizionali”, ha commentato Pamela Gill-Alabaster, direttrice della sostenibilità a livello globale di Mattel.
In arrivo i primi giocattoli Mattel in materiali da fonti rinnovabili Giocattoli Mattel della serie Matchbox, Gruppo Earth Day, Lifestyle 6
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Il 9 novembre 2021 si è tenuto il primo di una serie di webinar organizzati da Promaplast in vista della fiera Greenplast di quest’anno. Bandera, Previero-Sorema e Tomra sono state le aziende protagoniste di queste prime sessioni educative da remoto. Di seguito il report sul contributo di Previero-Sorema DI E R M A NNO P E D R OT T I E R I CCA R D O A M P O L L I NI
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opo aver parlato, sugli scorsi numeri di MacPlas, dei primi due relatori - e cioè Bandera e Tomra - che hanno partecipato al webinar by Promaplast del 9 novembre scorso dal titolo “La seconda vita del PET”, diamo ora spazio a Sorema, divisione della società Previero, che compie 100 anni proprio in questo 2022. Come ben noto agli addetti ai lavori, quest’azienda lombarda si occupa principalmente della costruzione di macchine e impianti per il riciclo di materie plastiche e, nel corso degli anni, ha installato diverse centinaia d’impianti in tutto il mondo, divenendo leader mondiale nella costruzione di impianti di alta qualità e alta produttività.
Know-how aziendale e range operativo Nel proprio intervento dal titolo “Il processo di riciclo del PET”, Andrea Villa,
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sales area manager di Previero-Sorema, ha esordito ricordando che, partendo nel 1974 da impianti dedicati al riciclo di film agricolo, l’azienda si è orientata sempre di più verso il settore del riciclo ampliando la fascia di plastiche riciclate a tutti i prodotti presenti nel mercato. Nell’ambito del riciclo del PET, questo ha portato alla costruzione, all’inizio degli Anni Ottanta, della prima linea per il riciclo di bottiglie in PET con lavaggio a caldo e, alla fine del decennio successivo, al primo sistema “bottle to bottle” food approved in Australia. Negli ultimi anni l’azienda è quindi giunta al riciclo di vaschette termoformate, reggette e film di PET biorientato (BOPET), sempre con l’intento di ottenere prodotti di alta qualità che possano rientrare nel packaging di origine. I vertici della società hanno fin dall’inizio preso la decisione di concentrarsi su tecnologie di lavaggio e riciclo efficienti e
affidabili e, nel 2020, è stata completata l’offerta tecnica al cliente con l’aggiunta di una divisione che sviluppa gli impianti di depurazione acqua appositamente per il riciclo della plastica. “Scopo dell’integrazione delle due tecnologie è stato quello di fornire al cliente un servizio completo ove un solo interlocutore ha la responsabilità dell’ingegneria di processo, sia per la decontaminazione dei materiali plastici sia per il trattamento delle acque”, ha puntualizzato Villa, il quale ha ricordato che tale scelta s’integra perfettamente con il modello economico globale di sostenibilità ambientale, ottimizzando l’uso delle risorse connesse all’attività di riciclo. Villa ha poi aggiunto che: “Oggi, il concetto di riutilizzo delle plastiche nel prodotto iniziale (upcycling) non deve essere visto come limitato alle sole bottiglie in PET, ma si è esteso alle bottiglie di HDPE e PP, al PS e perfino ad alcuni film (tra cui lo stretch), senza scor Aprile/Maggio 2022 - n. 388
dare il progetto denominato De-Inking, relativo a un sistema di lavaggio che prevede anche la rimozione della stampa dai film e dai rigidi”. Questa tecnologia sarà poi argomento di una prossima presentazione tecnica. La figura 1 fornisce una visione panoramica sulla gamma di materie plastiche da riciclare con gli impianti di Previero-Sorema, provenienti da uso domestico, da uso commerciale, post industriale o agricolo... e da molti altri settori. “Nell’ambito delle nostre attività, una parte sempre più importante è dedicata a ricerca e sviluppo”, ha poi dichiarato Villa proseguendo il suo intervento. “Questo perché lo scarto non è mai un prodotto standard. All’interno della stessa Unione Europea, ogni nazione non ha solo consumi e abitudini differenti, ma possiede anche sistemi di raccolta e selezione differenti e ciò dà origine a prodotti diversi in ingresso alle linee di riciclo. Solo un’analisi approfondita del
materiale da riciclare (vedi figura 2) consente a Sorema di ingegnerizzare il processo di lavaggio e di riciclo integrando, dove richiesto, il sistema di trattamento ottimale delle acque, perché l’investimento e i costi operativi e ambientali della linea rendano l’attività di riciclo non solo un’attività meritoria per il pianeta, ma anche un business proficuo per i gestori dell’impianto”. “Il continuo lavoro di ricerca sui materiali e sui processi si fonda su un moderno laboratorio di analisi chimico-fisiche e sulla disponibilità, presso il centro tecnico, di una vera linea di riciclo industriale, mostrata sempre in figura 2”, ha spiegato Villa. “Questo, ci consente di controllare l’oggettiva composizione dei materiali plastici trattati, le reali percentuali e tipologie di contaminazione, la qualità dell’acqua, i consumi delle utilities. È così possibile verificare la qualità e la stabilità del materiale in uscita, simulando al 100% la linea reale. Presso di noi, quin-
di, il cliente ha la possibilità di “vedere” realizzato il suo prodotto prima che il progetto venga ingegnerizzato e molto prima della messa in funzione della sua linea”.
Andrea Villa, sales area manager di Previero-Sorema
Focus sulla linea di riciclo PET presentata al webinar
Il processo di riciclo del PET, nel suo insieme, si divide in una fase di selezione per materiale e colore, una fase di decontaminazione superficiale e produLABORATORY AND TEST zione di flakes (scaglie), che oggi sono considerate già Complete una commodity analysis e una materia prima seconda (MPS), e una di estrusione con- Como rigradazione e deLab infase Anzano del Parco contaminazione. All’interno di tale ciclo complesso, Previero-Sorema si occupa 1 esclusivamente delle fasi di lavaggio e di depurazione acque, progettando, realizzando e installando linee che, in uscita, 2 hanno portate comprese tra i 1000 e i 9000 kg/ora. Come ben evidenziato nel paragrafo pre3 cedente, anche il sistema per il riciclo del PET parte con l’analisi del materiale in inLabgresso. in Alzate Brianza - Como A tale proposito, Villa ha affermaFig. 1 - La gamma di materie plastiche trattate dagli impianti di Previero-Sorema
of input material a
Complete mass b
Polymer composit
Contamination de
4
Output quality val
5
Effluent water ana
Fig. 2 - Analisi approfondita in laboratorio del materiale da riciclare e test su linea pilota n. 388 - Aprile/Maggio 2022
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| LINEE DI TRASFORMAZIONE
Fig. 3 - Lay-out di una linea base di Previero-Sorema per il riciclo del PET
to che le analisi devono essere tassativamente rigorose, in quanto l’applicazione finale dell’rPET nei prodotti ad alto valore aggiunto (come bottiglie, contenitori e fibre tecniche) è possibile solo se si rispetta l’obiettivo prestabilito di contaminazioni finali, valori che spesso rientrano nell’ordine delle parti per milione. Con il supporto di un video, Villa ha poi descritto la linea oggetto del suo intervento (lay-out in figura 3): “Partiamo dal principio che un sistema di lavaggio viene generalmente diviso in due macroaree: l’area “bottiglie”, in cui il materiale ha bassa densità e alta contaminazione, e l’area “flakes”, dove il materiale subisce il processo di decontaminazione più spinto e raggiunge la qualità finale. La prima area di processo ha inizio con l’apertura delle balle e prosegue con il prelavaggio e la selezione delle bottiglie per colore e materiale. In quest’area assume particolare importanza il nuovo sistema di prewashing/delabeller, un dispositivo molto robusto, che necessita di pochissima manutenzione e che è in grado di rimuovere la maggior parte delle etichette e dello sporco superficiale già durante la fase di prelavaggio, utilizzando semplicemente acqua fredda e attrito. Le bottiglie con l’intera superficie pulita, prive di etichette, sono infatti molto più facilmente identificabili dai detector e questo consente un aumento sostanziale dell’efficienza di queste macchine, riducendo al minimo la perdita di bottiglie idonee al lavaggio”. “Superata la fase di selezione”, ha proseguito il sales area manager di Previero-Sorema, “le bottiglie entrano nella seconda macroarea, dove il materiale viene ridotto a flakes tramite mulini ad acqua che permettono la macinazione associa-
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ta a una forte azione di pulizia meccanica delle superfici. Il dimensionamento e la qualità dei mulini è fondamentale per limitare il materiale perso sottoforma di polverino e per la forma dei flakes, che deve essere aperta per ottimizzare lavaggio e flottazione. I successivi step sono il lavaggio a caldo, proposto da Sorema in soluzione a batch, la flottazione, il risciacquo e l’essiccazione, per ottenere flakes puliti e pronti all’ultimo passaggio nei flake detector, per raggiungere la qualità
target richiesta di contaminazioni e colore prefissati in fase di progetto”. Prima d’accomiatarsi dai partecipanti al webinar, Andrea Villa ha voluto ricordare che il controllo delle emissioni non si limita all’acqua, ma comprende anche la raccolta e l’abbattimento del vapore, la gestione dei fanghi e degli scarti del lavaggio e la filtrazione dell’aria, che, sulle nuove linee Sorema, è demandata a filtri completi di apposito pannello antiesplosione.
Area dedicata al prelavaggio e alla selezione
Zona di lavaggio MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
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Il primo dicembre 2021, Icma San Giorgio è stata una delle aziende che hanno animato l’appuntamento mensile della serie di webinar ideata da Promaplast per anticipare i protagonisti e i temi della nuova mostra-convegno Greenplast 2022, illustrando il riciclo avanzato delle materie plastiche mediante un estrusore bivite corotante attraverso il contributo del suo technical sales manager Corrado Moneta DI E R M A NNO P E D R OT T I E LU CA M E I
Lʼ
intuizione di Promaplast che il format del webinar pensato per anticipare protagonisti e temi della nuova mostra-convegno Greenplast 2022 sarebbe salito agli onori della cronaca era corretta e al secondo appuntamento della serie, programmato per il primo dicembre 2021, tra i relatori da seguire comodamente in diretta da qualsiasi dispositivo connesso a Internet figurava Corrado Moneta, technical sales manager di Icma San Giorgio, che ha parlato di riciclo avanzato delle materie plastiche attraverso un estrusore bivite corotante. Icma San Giorgio viene fondata nel 1945 a San Giorgio su Legnano - comune lombardo nella odierna città metropolitana di Milano - e dal oltre 50 anni progetta e produce estrusori bivite ed impianti di estrusione per materie plastiche In particolare la produzione si specializza quasi da subito sugli estrusori bivite co-rotanti tecnologia e macchinari adatti per lavorazioni a valore aggiunto quali compound tecnici, gomme termoplastiche, masterbatch e sempre più materiali da riciclo e green come le bioplastiche. “La nostra gamma di estrusori bivite corotanti copre un ampio spettro di possibilità in funzione della loro coppia specifica, volume libero e velocità delle viti - ha esordito Corrado Moneta al webinar, aggiungendo subito dopo che - ciò consente di abbinare ai
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nostri estrusori diverse attrezzature complementari di fine linea, così da consegnare impianti chiavi in mano sia per la produzioine di granuli (compound, blend, masterbatch ecc.) sia per l’estrusione diretta di lastra, foglia, tubo e profilo”.
Nuova vita alle plastiche e potenzialità dellʼestrusore bivite corotante “Riciclare plastica è una descrizione molto generica che include diverse possibilità richieste dal mercato - ha poi rimarcato in modo esplicito Moneta - Si parte dalla semplice rigranulazione, fatta alimentando materiali macinati e trasformandoli in granuli, per arrivare a modificarne le caratteristiche attraverso processi di compounding, blending o devolatilizzazione” sempre più richiesti in questi ultimi anni. Moneta ha poi puntualmente spiegato che per compounding s’intende la miscelazione all’interno della materia plastica riciclata di sostanze solide quali additivi, cariche, fibre; che per blending s’intende la miscelazione all’interno della materia plastica di diversi polimeri o additivi liquidi; che per devolatilizzazione s’intende la parte di processo dedicata alla riduzione del contenuto di sostanze volatili - quindi di VOC - presenti, ovviamente, sempre nella materia plastica riciclata.
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Figura 1 - Le diverse fasi di processo in un estrusore bivite corotante
Figura 2 - Ottenere un buon prodotto miscelato significa attraversare due tipologie di miscelazione: la distributiva e la dispersiva
Figura 3 - Immagine “stirata” della sezione trasversale di un canale della vite di un estrusore, che evidenzia le diverse isole termiche presenti nel materiale processato
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Che il bivite corotante sia un estrusore con due viti che ruotano nello stesso senso è a dir poco lapalissiano. Un po’ meno lo è che si tratta di un estrusore progettato con approccio modulare: sia il cilindro sia la vite, infatti, non sono composti da un solo pezzo d’acciaio, ma sono ottenuti combinando diversi elementi. “Ciò fornisce vantaggi incredibili - ha ben spiegato Moneta - perché prima di tutto consente, se necessario, di modificare la configurazione del sistema, ma soprattutto di aggiustare il tiro, cioè di fare un “fine tuning” del processo laddove necessario; soprattutto con materie plastiche di riciclo dove la reologia è sempre variabile. Anche a livello manutentivo si ha un vantaggio, in quanto il design modulare consente di cambiare solo la sezione di vite o la sezione di cilindro, in cui l’usura abrasiva e/o corrosiva ha superato i limiti consentiti dal processo specifico. La configurazione vite si ottiene definendo una sequenza ben precisa di elementi viti appartenenti a tre famiglie principali. Abbiamo elementi convoglianti, masticatori e elementi miscelanti. Il vero segreto sta nel creare la precisa e corretta sequenza di questi elementi, per generare un processo davvero performante”. Altro aspetto interessante degli estrusori bivite corotanti è quello di poter alimentare in più punti gli ingredienti di una formulazione. “Sia i polimeri da riciclare, sia gli eventuali altri polimeri aggiuntivi, sono normalmente alimentati nella tramoggia principale assieme agli additivi - ha detto Moneta - mentre una o più alimentazioni laterali vengono utilizzate per inserire nel processo cariche minerali, fibre e eventuali additivi che non possono essere alimentati inizialmente. Esiste anche la possibilità d’alimentare additivi liquidi, introdotti attraverso speciali iniettori posizionati lungo l’asse del macchinario. Un’altra peculiarità è quella di poter installare molteplici punti di degasaggio cosa che nel settore del riciclo di materie plastiche è estremamente importante, vista la necessità d’estrarre l’aria introdotta da dalla plastica da riciclare se caratteriz-
zata da basse densità apparenti, l’umidità e i contaminanti volatili entrambi presenti nel materiale, ma anche eventuali prodotti secondari generati da reazioni che si possono sviluppare durante il processo”.
Il riciclo avanzato secondo Icma San Giorgio In un estrusore bivite corotante, le diverse fasi di processo sono quelle che Moneta ha ben riassunto in figura 1. Moneta ha quindi ricordato che è fondamentale progettare in modo corretto la configurazione di ciascuna di queste fasi, onde poter adeguatamente alimentare la plastica riciclata con gli eventuali additivi, cariche minerali comprese, e ottenere così un prodotto finale di buona qualità. “Affinché un prodotto sia oggettivamente di buona qualità, si deve trasferire in ogni singola fase di processo il corretto contributo energetico al prodotto - ha quindi affermato Moneta, aggiungendo poi che - se il contributo energetico non è sufficientemente elevato ci si ritroverà ad avere alcune fasi del processo non completamente sviluppate, mentre se il contributo energetico trasferito dalla vite al materiale è eccessivo si rischierà di avere un materiale degradato”. Dopo aver ribadito ancora una volta che con un estrusore bivite corotante si può facilmente ottimizzare ogni singola fase critica di un processo di riciclo grazie alla modularità del sistema (miscelazione, controllo della variazione della temperatura del fuso all’interno dei canali delle viti e devolatilizzazione) - il technical sales manager è entrato nello specifico di ogni singolo punto. Miscelazione “Cominciando dalla miscelazione, questa fase di processo ha l’obbiettivo di fornire un materiale riciclato finale omogeneo con tutti gli ingredienti ben dispersi all’interno della matrice polimerica principale - ha argomentato Corrado Moneta - e quando si parla di riciclo la miscelazione prima di tutto interessa i vari contaminanti presenti nel materiale di partenza, a iniMACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
ziare da quelli solidi che possono essere miscelati o possono essere bloccati attraverso il sistema di filtrazione installato alla fine dell’estrusore. Ma abbiamo anche contaminanti polimerici che possono essere già presenti nella materia plastica da riciclare, e questi contaminanti, soprattutto se hanno una temperatura di fusione compatibile con la temperatura di processo, debbono essere assolutamente ben dispersi nella matrice polimerica base. Ma nel riciclo avanzato abbiamo pure a che fare con l’aggiunta d’ingredienti nuovi, per poter modificare a nostro piacimento le caratteristiche del polimero di partenza. Ingredienti quali il perossido, vari additivi, gomme, cariche, fibre ecc. Tutti questi vari componenti debbono essere miscelati all’interno della matrice polimerica. Per poter far ciò si ha la necessità di creare delle sezioni lungo la vite in grado di generare elevate sollecitazioni al taglio e all’allungamento e questo, con un estrusore bivite corotante, è molto semplice, in quanto basta inserire opportune sezioni con elementi masticanti o miscelanti. In queste zone di processo la vite trasferisce elevate sollecitazioni al materiale, riducendo la dimensione sia degli agglomerati di particelle solide sia delle gocce di polimeri secondari presenti nel processo. In altre parole, ottenere un buon prodotto miscelato significa attraversare due tipologie di miscelazione: la distributiva e la dispersiva. Solo così si ottiene quanto rappresentato in figura 2, ossia un prodotto ben miscelato, appunto”. Qui Moneta ha poi puntualizzato che la miscelazione è anche molto importante per l’uniformità termica del prodotto finale estruso. “In figura 3 viene mostrata un’immagine “stirata” della sezione trasversale di un canale della vite di un estrusore che mette ben in evidenza le diverse isole termiche presenti nel materiale processato - ha poi proseguito Moneta - con quindi elevati gradienti termici. Questo non è accettabile perché significa avere un materiale finale con caratteristiche variabili in funzione della storia termica attraversata. È quindi importante, anche n. 388 - Aprile/Maggio 2022 | MACPLAS
a livello termico, creare una condizione omogenea nel prodotto finale”. I requisiti fondamentali per la tanto anelata buona miscelazione sono principalmente quattro, ha spiegato Moneta proseguendo nel suo intervento: un continuo riorientamento dei flussi all’interno della vite; la generazione di un flusso d’allungamento che facilmente si ottiene su un bivite corotante usando gli elementi masticanti; la generazione di un elevato livello di shear facilmente ottenibile grazie alla specifica geometria degli elementi masticanti e alle elevate velocità con cui gli estrusori bivite corotanti possono lavorare; la calibrazione dei tempi di permanenza nelle sezioni della vite dedicate alla miscelazione. Il relatore ha ribadito quindi che solo l’estrusore bivite corotante garantisce facilmente tutti e quattro i requisiti sopra descritti, grazie al suo design modulare e alla possibilità di poter variare la velocità delle viti per correggere l’efficienza delle singole zone di processo; quest’ultimo punto risulta possibile grazie all’indipendenza della portata rispetto alla velocità delle viti impostata visto che il macchinario lavora a “bocca affamata” contrariamente a quanto avviene sulle altre tipologie di estrusori. . Degasaggio “Passiamo quindi all’altra fase di processo, molto importante per un riciclo avanzato, che è il degasaggio attraverso cui si rimuovono sostanze volatili presenti nel materiale al fine di ottenere una migliore qualità finale nel materiale, come anche di rispettare i requisiti ambientali e di salute dettati dalle normative vigenti e di ridurre o di eliminare gli odori dalla materia plastica riciclata. Se il grado di vuoto applicato è corretto, I requisiti per un buon degasaggio sono principalmente quattro: la possibilità di lavorare con ridotto riempimento della vite, una corretta temperatura del fuso per massimizzare l’estrazione delle sostanze volatili; un corretto tempo di permanenza nelle zone di processo dedicate alla devolatilizzazion; un buon rinnovamento degli strati fluidi esposti all’azione
Corrado Moneta, technical sales manager di Icma San Giorgio, in reparto accanto a una linea in costruzione
del vuoto; poter installare sezioni multiple di degasaggio laddove si devono estrarre elevati quantitativi di sostanze volatili dalla plastica riciclata”, ha aggiunto Moneta, che è poi entrato nel merito di questa fase del processo . “Il processo di degasaggio può essere idealmente suddiviso in tre fasi. C’è una prima fase di trasferimento di massa della sostanza volatile all’interfaccia polimero/ vapore, una seconda fase dove la sostanza volatile evapora e un’ultima fase dove la stessa viene rimossa attraverso l’installazione di pompe a vuoto. I meccanismi di trasferimento di massa a disposizione all’interno di un estrusore sono quelli di diffusione molecolare e di espansione della massa fusa, dove il primo è un meccanismo trascurabile data la lenta diffusione molecolare nelle sostanze volatili all’interno di un polimero, mentre è importante ottimizzare il secondo. Il meccanismo d’espansione della massa fusa si basa sulla generazione di una “popolazione” di bolle nella massa stessa che è possibile incrementare utilizzando una corretta velocità delle viti, e con una temperatura adeguata del fuso in queste zone. Bolle, si badi bene, che richiamano al loro interno la sostanza volatile da estrarre, si espandono, emergono in superficie ed esplodono rilasciando la sostanza da estrarre. I vantaggi forniti dal bivite corotante per l’efficienza della fase di degasaggio sono sicuramente un elevata superficie attiva esposta al vuoto, perché, appunto, non ho una vite ma ne ho due,la possibilità d’inserire molteplici punti di degasaggio, la possibilità di un “fine tuning” del tempo di permanenza e del grado di riempimento della vite in queste zone. La Temperatura del materiale fuso deve essere la più elevata possibile, per massimizzare l’espansione di massa. Inoltre, il bivite corotante dà la possibilità
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di modificare la velocità della vite, regolando al meglio la frequenza di rinnovamento degli strati superficiali esposti al vuoto. È importante sottolineare che l’efficienza del meccanismo in esame a un certo punto si annulla, per effetto di una riduzione della temperatura del fuso e di un aumento della viscosità del materiale. Il materiale in uscita dall’estrusore avrà quindi un contenuto residuo di sostanze volatili che potrà risultare accettabile o meno a seconda dell’applicazione a cui verrà destinato. Nel caso in cui non sia accettabile un’alternativa disponibile consiste nell’utilizzo di “stripping agent” che vengono iniettati all’interno del processo con l’obbiettivo di aumentare la presenza di bolle e quindi la superficie attiva di trasferimento di massa. Gli stripping agent
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normalmente utilizzati sono acqua, nitrogeno e CO2.
Controllo della temperatura del fuso Altro punto importante a favore del bivite corotante è la possibilità di controllare al meglio l’incremento di temperatura del materiale nei canali delle viti per effetto della dissipazione viscosa e ciò è fondamentale per regolare l’efficienza delle singole fasi del processo, ma soprattutto per garantire una buona qualità del prodotto finale, dato che un materiale surriscaldato non è buona cosa. Ciò è facilmente gestibile con una precisa calibrazione del trasferimento energetico al materiale attraverso la vite e anche con una puntuale gestione dei tempi di permanenza nelle
zone di processo caratterizzate da elevate sollecitazioni. Aspetto quest’ultimo importante soprattutto nei materiali di riciclo, in quanto caratterizzati da reologie e, quindi, da viscosità variabili. D’altronde è normale che se oggi lavoriamo con un materiale caratterizzato da una determinata viscosità e domani, per effetto di un cambiamento di lotto, la viscosità del materiale processato è diversa, ciò può portare ad avere, magari, un incremento di temperatura del fuso più alto rispetto a quello del lotto precedente. È quindi importante avere a disposizione un sistema d’estrusione molto flessibile in grado, cioè, di gestire al meglio tutte queste variazioni reologiche. Cosa che l’estrusore bivite corotante riesce a fare molto semplicemente”.
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La logica della terza sessione webinar by Promaplast del 18 gennaio scorso era duplice: presentare in primis un progetto europeo di comunicazione la cui mission è sensibilizzare le persone sull’importanza del riciclo della plastica e, “in secundis”, dare la parola alle imprese italiane aderenti a tale progetto e che, nel quotidiano, affrontano questioni operative proprio in materia di riciclo DI E R M A NNO P E D R OT T I E R I CCA R D O A M P O L L I NI
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a plastica è un materiale spesso demonizzato, che è diventato protagonista nelle lotte ambientaliste proprio perché, in realtà, è poco conosciuto. Per cambiare questo punto di vista, aumentare la consapevolezza dei cittadini nei confronti dell’ambiente e portarli a conoscere i tanti benefici legati al riciclo dei materiali plastici, è nato nel 2018 il progetto di comunicazione “Are you R?”, voluto fermamente da quattro aziende italiane costruttrici di macchinari per la rigenerazione della plastica (Filtec, Fimic, Gamma Meccanica e Tecnofer) e supportato dell’associazione PRE (Plastics Recyclers Europe). “Il team del progetto “Are You R?” - dove la “R” sta per: Ridurre, Riutilizzare, Riciclare - crede che l’educazione sia essenziale per cambiare in meglio le abitudini dei cittadini europei”, ha esordito la responsabile marketing Marina Samoylova, durante il webinar organizzato da Promaplast lo scorso 18 gennaio, parlando a nome di chi vive quotidianamente questo progetto di comunicazione. “Tra i nostri obiettivi prioritari c’è la volontà di creare sinergie tra i sistemi d’istruzione, le famiglie e le imprese, al fine di sviluppare un senso più capillare possibile di responsabilità ambientale. Anche perché sappiamo bene tutti che la plastica è
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ovunque, è facile da lavorare e, ahimè, è altrettanto facile da buttare, rendendola così l’antagonista più citata nelle lotte ambientaliste. Però la verità è che, riprendendo lo slogan di un’azienda italiana aderente al nostro progetto: la plastica è fatta per essere rifatta”.
Le diverse modalità comunicative di “ Are You R?” Il riciclo della plastica è un tema molto sentito a livello trasversale, per cui ci sta che “Are You R?” non si limiti a sensibilizzare i consumatori, ma s’impegni nell’implementare la condivisone tra operatori industriali sullo stato dell’arte dei processi del riciclo. “Si avvale infatti del supporto di 45 aziende europee che lo hanno scelto come canale privilegiato per condividere esperienze sul riciclo delle materie plastiche, sottolineando così il valore intrinseco di un materiale che, si badi bene, è pur sempre nobile”, ha spiegato Samoylova. Strutturalmente “Are You R?” verte su sei pagine facebook in altrettante lingue (italiano, greco, olandese, tedesco, spagnolo e portoghese) che hanno già superato i 70 mila follower, su
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tre pagine LinkedIn (North EU in inglese, Central EU in tedesco, South EU in italiano) e su un sito web (o meglio: un blog) che, periodicamente, pubblica contenuti inediti sul riciclo della plastica: foto, testimonianze e filmati volti proprio a sensibilizzare la popolazione europea sull’evoluzione della plastica e sull’importanza del suo riciclo. “Il blog, in particolare, è uno strumento importante, che offre la possibilità di approfondire i tanti argomenti toccati sui social network. Lavoriamo su ogni post e su ogni articolo. Rispondiamo a ogni commento in lingua. Siamo ben contenti di discutere, spiegare e dibattere con i fatti ogni post, ogni commento… sia esso positivo che negativo”, ha quindi puntualizzato Marina Samoylova, prima di introdurre un’ulteriore novità del progetto: “Sempre nell’ambito dello spirito di squadra che ci contraddistingue, è per me un piacere presentare in anteprima durante questo webinar il nostro nuovissimo Replanet Magazine dedicato alle problematiche del riciclo delle materie plastiche, il cui scopo principale è quello di mettere a confronto punti di vista e opinioni differenti, oltre a porre in evidenza novità tecniche e approfondimenti normativi, dando voce a tutte le aziende del settore”. La relatrice è quindi passata a illustrare due precisi esempi di comunicazione: uno dal blog ai cittadini e uno da imprese a imprese. In entrambi i casi la regola è quella
Raccontando quotidianamente il riutilizzo e il riuso dei materiali sotto molteplici aspetti, “Are you R?” è diventato oggi un punto di riferimento per decine di migliaia di persone. In foto: un esempio di pagina proposta sul blog e dedicata ai tre materiali plastici più riciclati: HDPE, PET e PVC
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di far raccontare gli accadimenti da professionisti del settore, lasciando poi però lo spazio alla community degli utenti per un dibattito propositivo e consapevole.
L’ impatto ambientale legato all’ industria della moda
Marina Samoylova, responsabile marketing del progetto “Are You R?”
Il termine “moda” è genericamente correlato al modo di abbigliarsi e, in questo ambito, l’abito assume anche precise funzioni sociali nel distinguere le varie classi e le varie mansioni. Certo è che gli abiti, prima di essere indossati, devono pur sempre essere fabbricati. “In base a un rapporto delle Nazioni Unite, l’industria della moda sarebbe responsabile del 20% dello spreco globale di acqua e del 10% delle emissioni di anidride carbonica”, ha quindi relazionato Samoylova, aggiungendo che: “Oltre a questo, v’è da dire che le coltivazioni del cotone sono responsabili per il 24% dell’uso di insetticidi e per l’11% dell’uso di pesticidi. Fortunatamente stanno anche nascendo progetti che mirano a garantire lo sviluppo sostenibile del settore fashion. Ed ecco che nel blog presentiamo più progetti di moda sostenibile (oltretutto made in Italy), che vertono proprio sul riciclo di materie plastiche”. Ecco, riassunti per punti, i progetti raccontati da Marina Samoylova agli uditori del webinar: • S Bag è una linea ecologica di zaini, borse e astucci in plastica riciclata, presentata da Smemoranda in collaborazione con Nava. Ogni accessorio, giusto per esempio, riporta un’etichetta con il numero esatto delle bottiglie utilizzate per la sua realizzazione; • Prada investe nelle poliammidi riciclate e, per la sua collezione di borse, ha scelto di usare quelle raccolte dagli oceani. L’anno scorso l’azienda s’è posta l’obiettivo di eliminare l’uso di poliammidi vergini per la propria produzione: una notizia rivoluzionaria, se si pensa che la “maison” utilizza circa 700 mila
metri di queste fibre sintetiche ogni anno; • CashLab è un’azienda pratese che produce piumini e che, per le sue imbottiture, ha scelto di sostituire le piume d’oca con un mix di cashmere e di poliestere riciclati. Un concetto di moda circolare che è pure “animal friendly”. “Vorrei terminare questa carrellata sulla moda sostenibile con una curiosità che riguarda uno dei capispalla più diffusi al mondo: il Parka”, ha quindi chiosato Marina Samoylova. “In un recente articolo pubblicato sul nostro blog si parla proprio del fatto che oggi quest’indumento può essere realizzato al 100% con rPET ricavato da bottiglie post consumo. L’obiettivo comunicativo dell’articolo è lampante: trasferire ai cittadini europei la consapevolezza che, nel fare shopping, le loro scelte possono contribuire alla sostenibilità ambientale”.
Il contributo innovativo delle imprese impegnate nel riciclo La scaletta del terzo webinar by Promaplast qui in esame ha, sì, visto Marina Samoylova aprire i lavori con il suo report sul progetto europeo di comunicazione “Are You R?”, ma, dopo di lei, la parola è passata, nell’ordine, a: Mirco Gazzi (Tecnofer), Erica Canaia (Fimic) e Maria Elena Veronese (Filtec). Tre aziende italiane leader a vario titolo nel comparto del riciclo di materie plastiche e che, dal 2018, aderiscono fattivamente ad “Are You R?” insieme al costruttore d’impianti di riciclo Gamma Meccanica. Gli articoli relativi alle loro presentazioni sono pubblicati nelle pagine successive di questa stessa rivista. MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
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Il 18 gennaio, nel terzo webinar di Promaplast in vista di Greenplast 2022, Mirco Gazzi, tecnico commerciale dell’azienda veneta Tecnofer, ha descritto un sistema per il “depackaging”, ossia lo sconfezionamento, che separa il prodotto dalla sua confezione, aiutando, non poco, sia il processo produttivo sia l’ambiente
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in dal 1976, anno di fondazione di Tecnofer, crediamo nello sviluppo sostenibile e nei principi di economia circolare. Da sempre fedeli alla mission che ci vede impegnati nello sviluppo di tecnologie in grado di trasformare lo scarto in nuova risorsa, mi sento di dire che in 46 anni di attività abbiamo progettato e realizzato soluzioni incredibilmente innovative per il recupero di rifiuti di diverso tipo, arrivando fino al nuovo sistema di “sconfezionamento” (nella foto di apertura) per il rifiuto imballato”, ha esordito Mirco Gazzi nel presentare Tecnofer, società in cui è tecnico commerciale, al webinar organizzato da Promaplast.
I numeri di unʼazienda caparbiamente “ sul pezzo” Il luogo, l’ambiente ove Tecnofer opera per fornire ai propri clienti soluzioni green n. 388 - Aprile/Maggio 2022
a basso impatto ambientale e ad alta redditività, ben rispecchia la mission aziendale illustrata da Gazzi. Attiva in quel di Ceneselli (Rovigo), nei 40 mila metri quadri che ospitano stabilimento e uffici nei quali lavorano 60 professionisti ci sono oltre 800 piante, dato, questo, che sottolinea ulteriormente il peso e l’importanza del carattere green sui cui si fondano attività e filosofia dell’azienda. Tecnofer collabora con aziende di fama internazionale e, a oggi, è presente con oltre 1200 impianti in ben 60 Paesi nel mondo. “Siamo fieri che la nostra tecnologia made in Italy abbia contribuito in tanti Paesi nel mondo a realizzare ambiziosi progetti di economia circolare e di sostenibilità attraverso soluzioni green, dal riciclo dello scarto plastico al recupero della fibra dallo scarto di pulper in cartiera, riducendo l’impatto ambientale dei processi produttivi. Abbiamo costantemente posto attenzione al mondo produttivo e alle sue
dinamiche in continua evoluzione, grazie all’impegno, agli investimenti e alla volontà di cogliere le continue sfide, abbiamo sviluppato e proposto una vasta gamma di soluzioni che oggi costituiscono il patrimonio aziendale e dimostrano, nonché consolidano, la continuità, l’affidabilità e la solidità di Tecnofer”, ha aggiunto Mirco Gazzi con motivato orgoglio.
Sostenibilità e innovazione per abbattere i rifiuti Tratteggiata la natura di Tecnofer, torniamo alle parole di Gazzi quando descrive quelli che ritiene essere i punti chiave dell’economia di oggi: sostenibilità e innovazione. “La sostenibilità è un modo di comportarsi in ogni aspetto della vita, ma anche una filosofia aziendale volta a migliorare industrie e mercati in ottica più green. L’innovazione è il mezzo per raggiungere l’obiettivo della sostenibilità ed
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Figura 1 - La World Bank stima entro il 2050 un aumento della produzione di rifiuti nel mondo di circa 3,4 miliardi di tonnellate, con netta prevalenza di Asia ed Europa
è con le nuove tecnologie che si migliora il modo di fare impresa. Dall’unione di questi due punti nasce la mission aziendale già citata”. Il tecnico commerciale di Tecnofer ha anche snocciolato quelle che sono le cifre degli sprechi in Europa. “Si stima che nella sola Europa ogni anno si producano circa 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti. Di questi l’8,5% proviene dai nuclei familiari, il 10,3% dall’industria manifatturiera, il 25,3% dalle industrie estrattive, il 36,4% dall’edilizia, il 19,5% da altri settori ancora. Se alziamo poi la visuale, la World Bank stima entro il 2050 un aumento della produzione di rifiuti nel mondo di circa 3,4 miliardi di tonnellate, con netta prevalenza di Asia ed Europa (Figura 1)”. A questo punto Mirco Gazzi ha ricordato che l’Agenda 2030 per
lo Sviluppo Sostenibile fissa una serie di obiettivi per contrastare il trend negativo nella produzione di rifiuti e che il numero 12 di tali obiettivi mira a garantire modelli di produzione e di consumo sostenibili, quali il dimezzamento dello spreco alimentare nella catena produttiva e di distribuzione, la riduzione di rifiuti attraverso riciclo e riutilizzo, l’adozione - multinazionali in primis - di pratiche sostenibili. Commentando la figura 2, Gazzi ha spiegato che “la risposta ai problemi dei rifiuti globali sta nelle tecnologie di riciclo. A sinistra del grafico sono riportati i luoghi ove si generano maggiormente gli scarti di plastica e a destra come vengono trattati. Solo il 30% viene riciclato. Una percentuale molto bassa rispetto allo smaltimento tradizionale. Tradizionalmente, il 39% del volume di questi scarti passa tradizionalmente attraverso gli impianti di termovalorizzazione, mentre il 31% è sepolto nelle discariche. Il che significa inquinamento del suolo e dell’acqua”.
Le tecnologie di riciclo messe in campo “Vediamo cosa è possibile adottare fin d’ora per il recupero delle materie plastiche partendo dal PET usato per produrre oggetti quali bottiglie per acqua e bevande. Come si vede nella figura 3, i nostri impianti consentono di ottenere la scaglia, o flake, pronta per essere riutilizzata per la produzione di nuove bottiglie”, ha continuato Gazzi. La tecnologia Tecnofer è inoltre universalmente riconosciuta per il recupero e la valorizzazione delle materie plastiche poliolefiniche, comunemente suddivise in film e scarti rigidi.
Soluzioni su misura come strada maestra
Figura 2 - Secondo Gazzi “la risposta ai problemi dei rifiuti globali sta nelle tecnologie di riciclo”. A sinistra del grafico i luoghi ove si generano maggiormente gli scarti in plastica, a destra come vengono trattati
Figura 3 - Gli impianti Tecnofer consentono di ottenere scaglia, o flake, pronta per essere riutilizzata per produrre nuove bottiglie
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“Da noi ogni progetto si basa sui principi di affidabilità ed efficienza e ciò vale dalla progettazione alla realizzazione, fino al servizio di assistenza post vendita. Essendo i concetti di “high efficiency” e di affidabilità determinati dal ROI, il Return on Investments di un qualsivoglia investimento in beni strumentali, è a dir poco fondamentale garantire ai nostri clienti i massimi livelli di continuità operativa delle linee Tecnofer, come pure i loro minimi costi di manutenzione. In tale logica gioca un ruolo strategico il laboratorio di ricerca e sviluppo, che ci consente di effettuare in modalità rapida e certa, l’analisi dei materiali dei clienti in fase sia di studio prototipale sia di test funzionali e collaudo. Presso la nostra sede abbiamo inoltre a disposizione un’area attrezzata per effettuare prove di lavorazione con macchinari singoli e/o con sistemi più complessi, processando campionature e materiali che ci fornisce il cliente”, ha precisato Gazzi. Ogni fase dei processi produttivi nei sistemi Tecnofer è gestita in automatico per raggiungere la massima produttività con il minor consumo di energia. Anche l’elevata integrazione di dati risultanti da tale automazione permette l’uso analitico delle informazioni raccolte in tutti gli step di lavorazione per avere statistiche di produzione, per migliorare il controllo qualità, per la rintracciabilità e l’ottimizzazione della gestione del lavoro. MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
Due esempi di soluzioni altamente personalizzate Tra gli scarti di produzione dell’industria cartaria che utilizza fibra riciclata, lo scarto di pulper, ossia un composto costituito da plastica, metallo, vetro, sabbia e carta non spappolabile, è quello più evidente e impattante a livello economico e ambientale. Tecnofer ha sviluppato una tecnologia di recupero e valorizzazione per predisporre soluzioni su misura per i clienti per recuperare la fibra riciclata. Questa, una volta separata da plastica, metallo, vetro, sabbia e carta non spappolabile, che verranno in seguito valorizzate nei rispettivi circuiti di recupero, viene reintrodotta direttamente nel processo produttivo, con risparmi fino al 90% rispetto ai costi di gestione di altri sistemi. La tecnologia per il depackaging, o sistema di sconfezionamento, usando il giusto neologismo italiano, è stata utilizzata, tra le altre, anche per un’importante azienda italiana operante nel settore del food, specificamente pasta e fette biscottate. “Le sue esigenze primarie erano il miglioramento dei processi produttivi e il recupero dei prodotti di scarto causati dall’ errata produ-
zione di imballaggi o dallo scorretto taglio/ forma dei prodotti. La nostra soluzione si è concretizzata con il sistema di depackaging personalizzato, che separa il contenuto, nello specifico fette biscottate, dalla confezione in materiale plastico degli imballaggi. Grazie a questa tecnologia l’azienda può ora recuperare e valorizzare gli scarti confezionati provenienti da tutte le diverse fasi del ciclo produttivo. Questo le dà molteplici benefici e un plus a livello economico, migliorando pure l’impronta ecologica. La parte organica separata dall’imballaggio, infatti, può essere utilizzata nell’industria delle energie rinnovabili o dei mangimi, ma può anche divenire fertilizzante per l’industria agricola. Gli imballaggi, in quanto materiale plastico, possono invece essere riciclati e usati per creare nuovi prodotti”, ha quindi concluso Mirco Gazzi.
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Intervenendo al webinar pre-Greenplast del 18 gennaio Erica Canaia, direttore vendite di Fimic, ha ricordato come dieci anni fa il mondo del riciclo della plastica era molto diverso e ha spiegato che i cambiafiltri automatici della sua azienda molto contribuiscono a migliorare l’aspetto qualitativo della produzione e il conto economico di un impianto di estrusione che dà nuova vita alle materie plastiche
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prendo il proprio intervento al webinar intitolato “Il lato green delle materie plastiche”, svoltosi il 18 gennaio lungo il percorso di avvicinamento a Greenplast, Erica Canaia, direttore vendite di Fimic, ha esordito spiegando che all’inizio della sua carriera professionale in azienda, nel 2011, il mondo del riciclo della plastica era molto diverso. “La Cina non aveva ancora chiuso i confini dell’importazione degli scarti e mi scontravo sovente con clienti che non vedevano né alcun beneficio operativo né alcun ritorno economico nell’installare i cambiafiltri automatici nelle loro linee d’estrusio-
ne. Circa il 70% dei clienti che visitavo in quel periodo, e allora prendevo circa 100 voli all’anno, riciclavano principalmente scarto industriale. In caso di scarti non lavorabili, spedivano semplicemente in Cina. Nel 2017, però, il BAN Cina ha rimescolato le carte”, ha spiegato Canaia. A supporto di tale macroquadro, possono essere riportati alcuni dati del Bureau of International Recycling secondo cui la Cina, nel solo 2016, ha ricevuto 7,3 milioni di tonnellate di plastica (e 27 milioni di tonnellate di carta). Da lì in poi qualcosa è cambiato, e la Cina ha deciso che non voleva più essere una sorta di discarica dei rifiuti del mondo. Mentre gli stati extra Aprile/Maggio 2022 - n. 388
Unione Europea hanno iniziato a spedire i loro rifiuti verso l’estremo sud-est asiatico - India, Indonesia, Malesia, Vietnam - gli stati dell’UE ne hanno prevalentemente fatto combustibile per gli inceneritori. E l’Italia? Ebbene, sulla gestione del materiale riciclabile, nonostante le ripetute e localizzate emergenze rifiuti, l’Italia può ricevere un plauso. Secondo l’Italia del Riciclo 2021, il rapporto annuale sul riciclo e sul recupero dei rifiuti realizzato da Fise Unicircular e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, il nostro Paese figura tra i riciclatori più efficienti d’Europa e lo è in virtù di due fattori: il nostro territorio ha una rete di piccole-medie imprese molto ben organizzate che trattano con efficacia i rifiuti; vantiamo numerosi costruttori di macchinari e sistemi per un riciclo d’eccellenza delle materie plastiche.
La sfida, non banale, del 2025 Dopo aver ricordato che da 56 anni Fimic opera nel mondo del riciclo, dapprima costruendo ghigliottine per il taglio di balle e bobine di scarti industriali e, dal 1996, anche migliorando i processi di filtrazione dei materiali plastici, prima di tracciare lo stato dell’arte dei cambiafiltri realizzati a
Figura 1 - La filiera del riciclo in Italia
Carmignano di Brenta (Padova), dove l’azienda ha sede, Erica Canaia ha ritenuto utile spendere alcune parole sull’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, e l’ha fatto commentando brevemente lo stato dell’arte della filiera del riciclo in Italia ( ). “A oggi in Italia abbiamo 35 impianti di selezione dei rifiuti di imballaggi in plastica, il 9% degli imballaggi avviati a smaltimento in discarica e il 43% di quota degli imballaggi in plastica avviati al riciclo; che non è male. Infine, abbiamo il 48% di rifiuti avviati al recupero energetico. Ma come previsto dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, nel 2025 dobbiamo centrare, a livello europeo, l’obiettivo del 50% d’imballaggi in plastica avviati al riciclo. Dobbiamo quindi lavorare, come Italia, su quel 7% che separa il 43% d’imballaggi in plastica oggi avviati al riciclo, dal 50%. E dob-
biamo farlo in soli quattro anni ampliando l’obiettivo, se possibile, alle plastiche che non sono utilizzate per gli imballaggi”.
L’attenta disamina delle proposte Fimic Nella progettazione di una qualsivoglia linea per l’estrusione di materie plastiche, la riduzione al minimo, o addirittura l’azzeramento, degli scarti di materiale è un aspetto che impatta in modo significativo sia sulla qualità del prodotto sia sul rapporto spese/ricavi. A maggior ragione quando si lavora plastica riciclata servono processi di filtrazione molto efficaci per poter ricavare plastica “nuovamente” pulita, pura e di qualità. Ciò detto, Erica Canaia è passata alla presentazione di cinque tra le più rappresentative soluzioni di filtrazione di Fimic, ovvero i sistemi TEN, RAS, GEM, ERA e SPA.
I cambiafiltri Fimic: TEN, per filtrare con la tela metallica in continuo; RAS, in grado di gestire qualsiasi livello di contaminazione dei materiali, ha superato le 470 unità installate in tutti i continenti; GEM, per ottenere una maggiore superficie grazie alla presenza di due maglie filtranti; ERA, per riciclare i materiali più contaminati in due passaggi
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La pompa a vite SPA permette di trasportare agevolmente il materiale plastico fuso dall’estrusore fino al filtro senza utilizzare ingranaggi
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“Iniziando dal cambiafiltro TEN, parliamo prevalentemente di riciclo su materiale post industriale che, ovviamente, non è sparito dal mercato. Non è quindi un caso se proprio per questa tipologia di prodotto abbiamo recentemente terminato lo sviluppo di un filtro adatto a una filtrazione pur sempre automatica, ma fine e delicata. L’abbiamo chiamato appunto TEN e si caratterizza per la presenza di una maglia che è perfetta per la filtrazione di un materiale poco contaminato, al massimo l’1%, e di piccole dimensioni. L’apertura regolabile all’uscita della maglia offre un’ulteriore garanzia per il risultato finale, come pure un piccolo raschiatore ravvicinato alla maglia che raccoglie lo sporco più importante e ne impedisce la rottura al momento del cambio”, ha puntualizzato Canaia. Prima di passare alla disanima del cambiafiltro successivo, sempre a riguardo del TEN Erica Canaia ha precisato che la tenuta della maglia al momento del cambio in automatico è garantita dalla pressione d’esercizio, come anche che in tale fase non sono richiesti sistemi ausiliari di chiusura. “A mio modesto parere, la sfida per il futuro la si gioca in buona parte sui materiali post consumo per i quali abbiamo realizzato macchinari dedicati: mi riferisco ai sistemi RAS, GEM e ERA”, ha proseguito Erica Canaia, entrando poi direttamente
nell’analisi dello storico cambiafiltri RAS che, in virtù di un’innata versatilità progettuale, permette di gestire i materiali più sporchi presenti sul mercato rimuovendone carta, metalli, terra, alluminio, sabbia, gomma ecc. “Il cambiafiltri RAS non solo permette di processare materiali molto contaminati, ma garantisce anche una consistente riduzione dei consumi in virtù del suo doppio filtro”. Canaia ha poi affrontato gli aspetti di funzionamento del cambiafiltro RAS, ricordando che “mentre due lame raschiano le contaminazioni raccolte dal filtro, il portalame le incamera prima al suo interno, per poi scaricarle automaticamente dalla valvola frontale. RAS copre tutte le applicazioni possibili ed è possibile adattarlo a ogni tipo di estrusore, sia monovite sia bivite, per soddisfare qualsivoglia esigenza di filtrazione”. “In caso di aumento della produzione oraria subentra GEM, che può processare fino a tre tonnellate di LDPE o di HDPE. A differenza di RAS questo modello raggiunge una maggiore superficie grazie alla presenza di due maglie filtranti verso cui confluisce il materiale plastico e che operano in combinazione con altrettanti raschiatori a due valvole di scarico indipendenti. Accade poi che le due lame raschiano le contaminazioni raccolte dal filtro, mentre il portalame le incamera al proprio interno per scaricarle automaticamente dalla valvola. In presenza di contaminazioni più elevate è possibile scegliere il sistema in continuo dove, lentamente, il portalame continuerà a raschiare”, ha illustrato Erica Canaia. Pur essendo questo il modello più grande immesso sul mercato da Fimic, si contraddistingue per costi di ricambio bassissimi e, anche se in presenza di due filtri, un investimento iniziale contenuto. “Passando ora a contaminazioni molto alte, e probabilmente molto aggressive, è il caso d’installare il cambiafiltro ERA”, riprende Canaia. “È infatti corretto dire che ERA non solo permette di lavorare materiali molto più contaminati, ma che garantisce pure una consistente riduzio-
ne dei consumi in virtù del doppio filtro concepito per i materiali che necessitano di due passaggi di filtrazione. ERA, inoltre, dà una riduzione notevole dello scarto, aspetto particolarmente importante nel processo di riciclo, a ulteriore garanzia di qualità della resa finale del materiale ottenuto”. La relatrice ha chiuso la descrizione di ERA elogiando ancora una volta il ruoErica Canaia, general manager di Fimic, l’azienda di famiglia in cui lavora dal 2011
lo delle due camere interne di filtrazione e delle due valvole di scarico indipendenti che, appunto, consentono di scegliere una filtrazione superiore al primo passaggio e una inferiore a quello successivo. “Ciò significa che i filtri punzonati da 400 a 2000, più economici, permettono di proteggere i filtri laser da 100 a 300 micron posizionati come secondo passaggio. In tal modo la riduzione dei costi è davvero notevole, e lo è pure dal punto di vista energetico”, ha specificato Erica Canaia. Ultima, ma solo in ordine di elencazione e non di importanza, la pompa denominata SPA, acronimo di Screw Pump Antonio, che prende il nome da Antonio Canaia, ossia colui che più di vent’anni fa ha realizzato il primo filtro automatico autopulente Fimic. “Con l’intento di completare la gamma di prodotti, nel 2021 abbiamo lanciato questa nuova soluzione. Si tratta di un macchinario che non esito a definire rivoluzionario: una pompa in grado di trasportare agevolmente il materiale plastico sciolto dall’estrusore fino al filtro, senza utilizzare ingranaggi. SPA funziona infatti con un’unica vite, e richiede manutenzione bassissima. Per contro, le comuni pompe a ingranaggi utilizzate per il riciclo di materiali plastici risultano molto delicate, in quanto le contaminazioni presenti le danneggiano con facilità, obbligando chi le usa ad affrontare frequenti interventi di manutenzione, con anche l’aggravio di dover spesso installare un secondo filtro a protezione della pompa stessa”, ha concluso Erica Canaia. MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
Al webinar di avvicinamento a Greenplast dello scorso 18 gennaio, Filtec - nella persona di Maria Elena Veronese - ha esposto lo stato dell’arte della tecnologia di taglio immerso in acqua e ad anello liquido. Soluzioni che efficientano l’economia circolare nel settore delle materie plastiche, transitando per la via del microgranulo
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orreva l’anno 1993 quando, a Rovigo, Gianfranco Baracco fondava Filtec. Persona concreta e pragmatica, prima di dar vita alla propria azienda Baracco si è dapprima “fatto le ossa” a livello manageriale in seno a una casa costruttrice di sistemi per pallettizzazione in verticale e, poi, ha acquisito competenze ad hoc nei processi di granulazione operando nello stabi-
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limento del petrolchimico di Ferrara. A distanza di quasi tre decenni dalla fondazione di Filtec, oggi Baracco è affiancato dal figlio e da un team di qualificati collaboratori, ben svolgendo, come avremo modo d’illustrare, il tema dell’innovazione nelle PMI familiari, così cruciale nello sviluppo del sistema Italia. Ed è proprio partendo dal presupposto che l’innovazione sarà un elemento a dir
poco determinante nei prossimi mesi in cui verranno al pettine i nodi legati al brusco stop dell’economia provocato dalla pandemia, che Maria Elena Veronese, responsabile commerciale e marketing di Filtec, ha spiegato al webinar di avvicinamento a Greenplast dello scorso 18 gennaio come gli ultimi sviluppi nei loro sistemi di taglio immerso in acqua e ad anello liquido siano già in pole position Aprile/Maggio 2022 - n. 388
nel riciclo delle materie plastiche. “Crearsi in azienda la propria circular economy in miniatura, non è un’utopia. Se un tempo i nostri clienti si limitavano a recuperare gli scarti e granularli, oggi sono in grado di ottenere materiali già pronti per essere immessi negli stampi. Sto parlando di microgranuli non espansi, ma comunque pronti per esserlo all’interno degli stampi e ottenere un prodotto finito, che può essere un materiale da costruzione piuttosto che un elemento per la creazione di altri imballi”, ha esordito Veronese.
Breve identikit di Filtec Prima d’entrare nel dettaglio della relazione proposta al webinar da Maria Elena Veronese, può essere utile tracciare, seppur in breve, una ricostruzione indicativa del know-how di Filtec. “A oggi i servizi di punta della nostra azienda sono i sistemi di taglio a immersione in acqua e ad anello liquido, ma non potevano mancare i cambiafiltri a piastra singola o doppia, le unità di filtrazione e/o di filtrazione e raffreddamento dell’acqua, le centrifughe orizzontali e verticali per l’asciugatura di granuli, scaglie o fiocchi, i vibrovagli insufflanti per raffreddamento e separazione di granuli fino a tre diverse dimensioni, oltre alle necessarie filiere che sono il cuore pulsante dei nostri sistemi di taglio. I nostri sistemi di taglio, spaziando dal verticale all’orizzontale, da quelli in aria ai disassati e an-
che all’under water, ci permettono di lavorare davvero qualsiasi tipo di polimero: anche i più critici”, ha spiegato Veronese. Da questa introduzione, si deduce che in questi 29 anni Filtec s’è specializzata in un’ampia gamma di componenti per quella che è la porzione di linea tipicamente posta a valle dell’estrusore, come anche che la casa veneta si rivolge non solo ai riciclatori, ma pure ai costruttori e a coloro che si occupano di compound e di masterbatches. “In effetti i nostri clienti variano dal petrolchimico al riciclatore, e ciò è in buona parte dovuto al fatto che siamo flessibili, proponendo e realizzando impianti customizzati in base alle necessità del cliente”, ha aggiunto Veronese. A tutto ciò si può aggiungere che il 30% dello staff Filtec è laureato, che dal 1993 a oggi l’azienda ha realizzato oltre 1250 installazioni nel mondo e che più di 450 granulatori sono stati sviluppati su specifiche richieste dei clienti. Strategico, a quest’ultimo proposito, il dipartimento di ricerca e sviluppo costituito da ingegneri e tecnologi che operano in seno al laboratorio.
La trasformazione green dellʼEPS Partendo dal dato ormai conclamato che la specializzazione nella granulazione e nella filtrazione dei materiali plastici sono fin dall’inizio il core business Filtec, Maria Elena Veronese ha tenuto a puntualizza-
Il costruttore non solo ha risposto alla domanda del cliente con un efficiente sistema per la trasformazione green dellʼEPS, ma è pure riuscito a incastonare tale risoluzione in un impianto versatile n. 388 - Aprile/Maggio 2022
re che l’esigenza per cui un cliente si rivolge all’azienda veneta non è per avere una semplice macchina, ma per ottenere soluzioni innovative che apportino valore aggiunto. Proprio come nella commessa che Veronese ha presentato al webinar, ove il ruolo clou è stato ad appannaggio di un granulatore under water. Non perché l’under water è una novità tecnologica, bensì perché nel tempo tale sistema, poi denominato UW, è stato oggetto di migliorie quali il riscaldamento della filiera a olio diatermico o elettrico, la gestione dell’acqua in un circuito chiuso. Migliorie che hanno dato ai granulatori UW vantaggi quali: granulazione di prodotti ad elevata fluidità; assenza di agglomerati e omogeneità del prodotto; produzione di microgranuli più efficace; granulazione con bassa pressione in filiera; ottimizzazione del consumo dell’acqua di processo; cambi di produzione semplici e veloci. “All’origine della commessa legata alla trasformazione green dell’EPS che ho scelto di esporre al webinar, c’è stata una richiesta da parte di un cliente che aveva l’esigenza di dare nuova vita a granuli ottenuti da scarti di vaschette per alimenti e imballaggi in EPS e che, mentre originariamente venivano dedicati tal quali alla vendita, era sua intenzione convertirli in materiali per costruzione. Partendo dai suoi granuli di dimensione standard, già filtrati e già privati di gas in virtù di un primo granulatore UW di cui il cliente già era dotato, abbiamo deciso di realizzare un secondo granulatore UW che desse microgranuli non espansi; contenenti, cioè, gas pentano e colorante masterbatch. Dopo una serie di test condotti dalla ricerca e sviluppo, i nostri tecnologi hanno concepito un sistema capace di mantenere una pressione costante di 7 bar dalla camera di granulazione, che è la zona in cui avviene il taglio e, quindi, la produzione dei microgranuli, fino al convoglia-
Il “cuore pulsante” dei sistemi di taglio Filtec
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| AUSILIARI E COMPONENTI
Maria Elena Veronese, responsabile commerciale e marketing di Filtec
mento dei granuli stessi nella centrifuga dove c’è la separazione dall’acqua”, ha spiegato Veronese, entrando così nel vivo della questione tecnica. Alla fine dei test i tecnologi del costruttore veneto non solo hanno risposto alla domanda del cliente con un efficiente sistema per la trasformazione green dell’EPS, ma sono pure riusciti a incastonare tale risoluzione in un impianto versatile. “I test condotti dal dipartimento di R&D hanno dimostrato che l’impianto nato ad hoc per rispondere al bisogno specifico dal cliente, si è rivelato adatto alla granulazione di più polimeri altamente fluidi, quali PP, PET, PLA, PS e PE, sia tal quali sia additivati”, ha puntualizzato Veronese, aggiungendo che la caratteristica di questo impianto è dare vita a granuli ben distinti e dalla forma sferica e che ciò è possibile in quanto l’UW si contraddistingue per il taglio del polimero con le lame completamente immerse in acqua. “È proprio questa la condizione operativa che assicura un prodotto omogeneo e senza agglomerato” ha rimarcato Veronese. “A oggi il range di produzione dei nostri impianti varia da 80 a 6000 kg, ma stiamo lavorando per ampliare la gamma con l’introduzione di una nuova macchina di granulazione dai consumi bassissimi e, parimenti, dalla portata oraria molto bassa”, ha infine detto Veronese, avviandosi alla conclusione del suo intervento.
Un mix non scontato tra tecnologia e impegno sociale La pandemia di Covid-19 e l’annessa crisi del mercato del lavoro hanno cambiato ogni scenario futuro e i paradigmi del passato sono diventati desueti e inefficaci. Una possibile “exit strategy” passa dal
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cosiddetto lavoro etico, ove le esigenze di business dell’azienda si intersecano con quelle personali del lavoratore e con l’ambiente. Discorrendo in primo luogo del business, che in Filtec si basa su tecnologia e innovazione, Maria Elena Veronese ha chiuso il suo intervento snocciolando le cinque strade squisitamente operative che oggi l’azienda sta percorrendo, ossia: help desk multilingua pensato per gli oltre 350 clienti oggi attivi e, di fatto, sparsi in tutto il mondo; magazzino ricambi con software gestionale all’avanguardia capace di garantire minimi tempi d’attesa per preparazione e spedizione di componenti e parti; gestionale con CRM integrato per garantire una migliore organizzazione negli acquisti, come nelle vendite; software PDM di ultima generazione per i tecnologi dell’ufficio tecnico; software che tramite app dà la possibilità al cliente di controllare gli impianti anche da remoto. In secondo luogo, il sociale che, in Filtec, si coniuga con il rispetto dell’ambiente. A tale proposito, Maria Elena Veronese ha terminato il suo intervento ricordando che per Filtec è normale aderire a progetti allargati in materia, ovviamente, di riciclo del materiale plastico, in quanto “la plastica non è un nemico da combattere, ma una risorsa da sfruttare al massimo delle sue potenzialità”: parole testuali proferite del responsabile commerciale e marketing della casa veneta. Due gli esempi portati a supporto di tale “normalità nell’aderire a progetti allargati”: ECO DPI e Are You R. Finanziato e promosso da Regione Veneto, il progetto ECO DPI vede Filtec essere partner industriale nella creazione di una li-
nea prototipo per il riciclo dei dispositivi di protezione individuale (DPI), anche sanitari, legati al Covid-19. Quattro università venete lavorano al fianco di Filtec in questo progetto che, già fin d’ora, sottende con molta concretezza a un innovativo processo di granulazione che porterà alla “nascita” di nuovi polimeri e biopolimeri con i quali produrre DPI al 100% riciclati. Il progetto Are You R, invece, è nato come piccola community a sponsor aziendale quasi per gioco, ma ormai può contare su un sito web, su una pagina linkedin, su alcuni cortometraggi e vanta più di 69 mila follower. Disponibile in sei lingue, ha due obiettivi: diffondere la circular economy e illustrare le procedure per il recupero della plastica. E anche qui Filtec c’è, e c’è fin dall’inizio. EPS nelle fasi della sua trasformazione
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Intervista a Carlo Arioli, titolare di Mast insieme al fratello Marco, che ci ha raccontato i recenti investimenti dell’azienda in vista della costruzione, ormai prossima, della sua nuova sede DI LU CA M E I
Un rendering di come apparirà la nuova sede di Mast
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li ultimi due anni sono stati uno stillicidio di difficoltà per chi fa impresa, e non solo. Prima pandemia ed emergenza sanitaria, poi invasione russa in Ucraina e uno degli scenari geopolitici più intricati del secondo dopoguerra hanno avuto tra i loro tanti effetti una crisi economica devastante per il mondo intero che si sta manifestando con una carenza di materie prime in tutti i settori manifatturieri e un aumento dei prezzi delle fonti energetiche dal tragico impatto su aziende e famiglie. Ma se più è buio più si vedono le stelle, più i tempi sono difficili più gli atti di resistenza e coraggio acquistano valore. In questi mesi non poche sono state le imprese che hanno tenuto duro e addirittura sfruttato la crisi per fare quello che in tempi normali non riuscivano a fare, ossia innovare e investire con ancora più vigore. E uno di questi casi virtuosi lo abbiamo documentato anche noi dalle pagine di questa rivista: quello di Mast, un’azienda che rappresenta al meglio l’imprenditoria italiana medio-piccola e che per tale caratteristica è più esposta agli effetti delle crisi, ma che proprio per questo possiede la flessibilità per adattarsi alle
difficoltà e superarle. L’azienda guidata dai fratelli Arioli, Carlo e Marco, fin dall’inizio della pandemia ha continuato a lavorare quasi sempre a pieno ritmo e con minime riduzioni di orario, perché lo smart working poco o nulla si presta alla sua attività nel settore del terziario avanzato, perché gli ordini non sono mai mancati e perché alcuni importanti investimenti pianificati da tempo stanno per essere messi a frutto. Questi ultimi, in particolare, gettano il cuore ben oltre l’ostacolo della crisi e metteranno Mast al passo con l’era della transizione ecologica, risultando strutturali nel medio-lungo periodo. Un modus operandi che, negli ultimi mesi, ha attirato la nostra attenzione e ci ha indotto a seguirlo con occhio attento, instaurando con l’azienda un rapporto di stretta collaborazione e avviando con Carlo Arioli una sorta di racconto della sua evoluzione. Ed ecco, attraverso le sue risposte ad alcune nostre domande, quale ne è stato il più recente sviluppo.
Partiamo dal piano di investimenti programmato per l’ammodernamento della vostra azienda. A che punto si trova lo stato di avanzamento del progetto per la realizzazione della nuova sede di Mast? “Il progetto ha già ottenuto tutte le autorizzazioni previste dai vari enti di competenza. Essendo un progetto piuttosto articolato, sono attualmente in corso le ultime fasi di affidamento d’incarico per alcune forniture specifiche. Diciamo che la “cantierizzazione” del progetto, come amano chiamarla i tecnici del settore edilizio, avrà inizio all’inizio dell’estate del 2022”.
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La nuova struttura che asseconderà processi costruttivi ed esigenze produttive al passo con i tempi verrà realizzata adottando soluzioni costruttive capaci anche di renderla sostenibile e ridurne l’impatto ambientale, in linea con le tendenze della moderna manifattura industriale?
Oltre alla costruzione di nuovi spazi, in chiave di ammodernamento è previsto anche l’inserimento di qualche nuovo macchinario per la vostra attività produttiva e l’assunzione di personale?
“Assolutamente sì, siamo consapevoli e condividiamo ampiamente questo nuovo orientamento intrapreso, anche nel nostro settore produttivo, verso una maggiore sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente e verso la riduzione dei consumi energetici. Il progetto per la nostra nuova sede già dalle prime fasi preliminari ha posto come sua linea guida l’attenzione non solo alla riduzione dei consumi energetici, che ormai si impone come visone strategica fondamentale per lo sviluppo imprenditoriale, ma anche al contesto paesaggistico-ambientale nel quale andrà a inserirsi l’edificio. Lo studio Arcoquattro Architettura di Milano ha sviluppato per noi un progetto che, seppur finalizzato a ospitare un’attività produttiva, riesce, attraverso alcune soluzioni architettoniche e paesaggistiche, a integrare edifici e spazi esterni con il paesaggio circostante. Le terrazze con fioriere ed elementi vegetazionali che caratterizzano il fronte principale dell’edificio lungo la strada, così come il “tetto verde” posto sulla parte di edificio che ospita gli uffici, se da un lato richiamano gli elementi del paesaggio, dall’altro costituiscono elementi di ombreggiamento naturale che riducono il soleggiamento nel periodo estivo, ma allo stesso tempo costituiscono un habitat adatto a favorire la presenza di api e altri insetti impollinatori, oltre che dell’avifauna locale, la cui presenza si rivela molto importante per la tutela della biodiversità. L’utilizzo di ampie aperture a shed, opportunamente orientate verso nord, poste sulla copertura del reparto produttivo garantirà un ottimo apporto di illuminazione e ventilazione naturale, che, unitamente all’installazione di sensori per la rilevazione della luce ambiente, consentirà di raggiungere importanti obiettivi di riduzione dei consumi energetici. Un ulteriore strumento volto alla sostenibilità riguarda l’installazione di un impianto fotovoltaico in copertura, che sarà in grado di fornire oltre 130 kWp, contribuendo in maniera sensibile alla riduzione dei consumi energetici dell’azienda. Anche il ciclo delle acque meteoriche è stato fonte di indagine progettuale; una serie di tubazioni e filtri consentirà di raccogliere e immagazzinare le acque piovane in apposite cisterne per poi poterle riutilizzare. Un ultimo aspetto che vorrei citare per il ruolo pubblico e sociale che ricopre riguarda il fatto di aver deciso, in accordo con l’amministrazione comunale di Solbiate con Cagno, di realizzare di fronte alla nostra nuova sede un’area a verde attrezzato ad uso pubblico invece di un parcheggio. Questa zona si configurerà come elemento di integrazione e struttura a servizio della già esistente pista ciclopedonale molto frequentata dalla cittadinanza”.
“Un piano di investimenti per nuovi macchinari è in atto da qualche tempo. Gli investimenti più recenti riguardano una rettifica tangenziale e un centro di lavoro per migliorare la qualità costruttiva nei settori delle vite corotanti e dei relativi cilindri a cassonetti. Il nostro reparto di foratura per i cilindri monoforo e biforo è appena stato interessato da un profondo retrofitting della nostra foratrice e attualmente stiamo riammodernando il reparto delle rettifiche per esterni. Da tempo offriamo ai nostri clienti un servizio di manutenzione delle coppie viti corotanti; a questo riguardo stiamo approntando una speciale macchina utensile per smontare e riassemblare queste viti, che spesso non sono di facile gestione da parte degli utilizzatori finali. Ovviamente a tutto questo si affianca un programma di assunzioni, in primo luogo per aumentare la nostra forza lavoro e, in parte, anche per il normale avvicendamento dovuto al personale che nei prossimi anni avrà la fortuna di andare in pensione e dedicarsi ad altro”.
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Per concludere, uno sguardo all’attualità. Come stanno influendo su di voi i due grossi problemi che stanno affliggendo la manifattura, ossia la carenza e l’aumento dei prezzi delle materie prime e l’aumento dei prezzi dell’energia, aggravati anche dal conflitto tra Russia e Ucraina? Diverse aziende riferiscono che presto potrebbero non riuscire più a evadere gli ordini acquisiti perché il rischio è quello di non produrre più niente. È davvero così estrema la situazione? “La situazione attuale è un qualcosa che non avevamo mai affrontato. Nell’ultimo mese del 2021 e nei primi mesi del 2022 abbiamo avuto un deciso aumento degli ordinativi. Questo ci avrebbe messo nella condizione di tornare velocemente ai livelli pre-Covid; contemporaneamente dobbiamo far fronte alla mancanza di materie prime e alla difficoltà del nostro ufficio acquisti di soddisfare qualsiasi bisogno; il tutto con un aumento dei prezzi che in alcuni casi è del 70% e oltre, con variazioni settimanali. Ciò significa avere un portafoglio ordini di tutto rispetto e l’impossibilità di rispettare le scadenze richieste”.
Carlo Arioli, in reparto di produzione vicino a un macchinario
Un prodotto in lavorazione: Mast è il tipico terzista avanzato e quindi non realizza componenti con marchio proprio
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Due varianti compatte sono state aggiunte da B&R alla sua soluzione con motore e azionamento integrati. Dotati di potenti processori, i nuovi dispositivi sono ideali per le applicazioni in cui la stretta sincronizzazione e la precisione di posizionamento sono fondamentali. Con le nuove opzioni, il portafoglio Acoposmotor copre ora una gamma di potenza da 283 W a 2,3 kW. Un potente processore dà alle varianti di Acoposmotor un rapido tempo di ciclo interno di 50 µs per controllo di corrente, velocità e posizione, rendendoli la scelta giusta per processi altamente dinamici in cui i movimenti ad alta velocità devono essere sincronizzati con precisione impeccabile e aprendo nuove possibili applicazioni per questi dispositivi. Le nuove unità dispongono di nuovi motori con densità di coppia particolarmente elevata, che consente l’uso di una flangia notevolmente più piccola e aumenta del 12% la densità di potenza. La versione più piccola ha una flangia di 60 mm per una
lunghezza totale di 125 mm, rendendo possibile costruire macchine più compatte e meno ingombranti. I dispositivi funzionano in un intervallo di tensione da 24 a 58 VDC. I motori Acopos sono dotati di due connettori girevoli a 300° per cavi ibridi e solo un cavo deve essere condotto all’armadio di controllo. Il cavo ibrido trasmette sia l’alimentazione sia la comunicazione Powerlink. Le unità Acoposmotor addizionali possono essere facilmente aggiunte tramite un cablaggio “daisy-chain”, che consente di risparmiare fino al 90% del cablaggio e rende test e installazione più semplici. Le unità con motore e azionamento integrati sono inoltre dotate di serie della funzione di sicurezza STO, controllata tramite il cavo ibrido senza alcun cablaggio aggiuntivo. Le varianti compatte di Acoposmotor possono essere collegate direttamente all’alimentazione di Acopostrak o Acopos 6D, semplificando il cablaggio delle stazioni di lavorazione. Acoposmotor non ha bisogno di un’alimentazione supplementare.
Con l’aggiunta di due varianti compatte, il portafoglio Acoposmotor di combinazioni con motore e azionamento integrati copre una gamma di prestazioni da 283 W a 2,3 kW
MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
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Misura dinamica di resistività elettrica a temperatura controllata Articoli in gomma o silicone conduttivi e semiconduttivi vengono sviluppati e studiati per un numero crescente di applicazioni e la simulazione del loro comportamento nelle reali condizioni di utilizzo può consentire di migliorarne lo sviluppo e di anticipare eventuali problemi. Il fine del test è quello di misurare come cambia la resistività elettrica quando il componente è sottoposto a uno specifico ciclo di deformazione e/o determinate condizioni di temperatura. A questo scopo Gibitre Instruments ha sviluppato una specifica soluzione, configurata sulla combinazione di suoi strumenti standard per garantire una facile calibrazione e risultati ripetibili. In dettaglio, vengono combinati un dinamometro standard, un multimetro ad alta precisione, morsetti
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elettricamente isolati e, opzionalmente, una camera climatica (funzionante tra -40 e +250°C). Il software TensorCheck permette il controllo completo e simultaneo dello strumento, del multimetro e della camera ambientale ed elabora i segnali di forza, spostamento, temperatura e resistività. Il software viene fornito con una licenza completa: con la semplice sostituzione delle manopole è possibile predisporre prove in trazione, compressione o piegatura. Il software consente di preparare cicli di prova che includono la sequenza dei passaggi che lo strumento deve eseguire per applicare il ciclo dinamico previsto per la prova e le regolazioni di temperatura. Inoltre, è possibile definire cicli ricorsivi per eseguire operazioni cicliche e tracciare
curve selezionando l’unità che si desidera visualizzare sugli assi Y e X: forza, stress, allungamento, deformazione, tempo, resistività, temperatura. Ogni metodo di prova preparato permette di definire quali risultati numerici si desidera calcolare. I risultati specifici relativi alle misurazioni della resistività sono: resistività a forza/sforzo impostate e resistività a deformazione impostata. Tutti i test e le curve vengono salvati nel database standard SQL di Gibitre e possono essere esportati in file csv.
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L’azione della luce solare, gli sbalzi di temperatura e l’umidità causano processi chimici irreversibili che compromettono le proprietà meccaniche dei polimeri e provocano la perdita di colore dei cavi. Delta Tecnic raccomanda l’uso di additivi atti a prevenire tale degradazione e di pigmenti in grado di ridurre al minimo lo scolorimento
A CURA DI R I CCA R D O A M P O L L I NI E ST E FA NO T R E V I S A N
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l mercato dei cavi offre diverse soluzioni per le applicazioni esterne, come ad esempio i cavi a media tensione, i cavi fotovoltaici per pannelli solari, i cavi per l’alimentazione elettrica degli edifici, i sempre più ricercati cavi aerei in fibra ottica o i cavi per la ricarica delle auto elettriche. Ovviamente, le nuove tendenze comportano una serie di sfide per i produttori e solitamente le condizioni ambientali hanno un’influenza negativa sulla durata dei cavi. L’azione della luce solare, gli sbalzi di temperatura e l’umidità causano processi chimici irreversibili che provocano scolorimento e perdita delle proprietà meccaniche dei polimeri. Per questo, DeltaTecnic, azienda leader nella coloristica industriale, propone una serie di soluzioni per prevenire il deterioramento dei cavi in installazioni esterne.
La fotodegradazione riduce la durata utile dei cav i
Eric Xirinachs, CEO di Delta Tecnic n. 388 - Aprile/Maggio 2022
La fotodegradazione è un processo fotochimico, di tipo cumulativo, innescato dalla luce solare, il che significa che è irreversibile e peggiora nel tempo. La degradazione dei polimeri causata dalle radiazioni ultraviolette (UV) influenza le proprietà fisiche dei cavi e quindi la loro durata utile. Le radiazioni UV provocano una degradazione fotoossidativa che determina la rottura delle catene polimeriche, generando radicali li-
beri che avviano a loro volta una reazione che porta al deterioramento delle proprietà meccaniche. Di conseguenza, vi è un degrado visivo, della lucentezza e della superficie, nonché una perdita delle proprietà meccaniche che limita la durata utile del cavo rispetto a quanto prevedibile in condizioni d’uso ottimali. Va inoltre ricordato che, quando la plastica viene esposta al sole e agli agenti atmosferici, si hanno due fenomeni distinti: la degradazione del polimero e la fotodegradazione dei gruppi cromofori presenti nei pigmenti, che ha come esito lo scolorimento.
Come preser vare le proprietà dei cav i esterni Esistono tre soluzioni per contrastare la fotodegradazione: • Additivi specifici (filtri UV) con la capacità di assorbire i raggi ultravioletti che causano la degradazione. Questi additivi reagiscono alla luce solare pressappoco come un ombrellone, impedendole di raggiungere il polimero. • HALS (stabilizzanti alla luce a base di ammine inibite). Questa famiglia di additivi reagisce ai radicali liberi, li blocca e previene l’inizio della rottura delle catene polimeriche. Quando i raggi UV colpiscono il materiale e viene generato il radicale libero, questi stabilizzanti bloccano il processo di degradazione del polimero.
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| MATERIALI E APPLICAZIONI
Delta Tecnic è impegnata in nuovi sviluppi tecnologici con l’obiettivo di fornire prodotti di migliore qualità e un’omogeneità cromatica ottimale. Le nuove tendenze si combinano con lo spirito innovativo dell’azienda, la quale si propone come partner imprescindibile per la transizione energetica
• Pigmento nero (nerofumo, o carbon black). L’elevata capacità di assorbimento dei raggi UV da parte del nerofumo funziona come una trappola che impedisce loro di reagire con il polimero. I gradi più efficaci sono quelli con particelle di dimensioni molto piccole, in quanto offrono una superficie reagente totale più ampia per assorbire la radiazione solare.
Come prevedere il comportamento di un cavo esterno
Con 40 anni di esperienza e una superficie complessiva di 20 mila metri quadri distribuiti in tre stabilimenti di produzione, due dei quali situati a Barcellona (Spagna) e uno a Querétaro (Messico), Delta Tecnic è cresciuta negli anni fino a diventare un’azienda leader nella coloristica industriale. Fra le tre divisioni di Delta Tecnic, spicca soprattutto DeltaColor Masterbatch, con una capacità produttiva di 18000 t/anno, più di 11 mila sviluppi e 22 linee di produzione
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In linea con il suo impegno verso l’innovazione e le nuove soluzioni tecnologiche, Delta Tecnic simula e misura in laboratorio il comportamento dei pigmenti all’aperto. L’azienda effettua un particolare test (detto “sun test”) che accelera lo stato d’esposizione a diverse condizioni di luce solare. Il test viene eseguito con uno strumento che emette luce solare visibile e che sottopone i provini a sbalzi di temperatura, umidità e secchezza. Grazie a tale test sui diversi compound utilizzati nell’industria dei cavi e con una serie di pigmenti, Delta Tecnic ha acquisito le conoscenze necessarie per definire le formulazioni ottimali per soddisfare i requisiti più esigenti previsti dalle normative sui cavi.
Agenti atmosferici e resistenza alla luce In definitiva, esistono modi efficaci per sapere che tipo di comportamento aspettarsi dai cavi esterni, il che facilita la selezione del pigmento e quindi la previsione della durata utile dei cavi. Ciò facilita i processi decisionali e contribuisce alla scelta di prodotti in grado di resistere alle diverse condizioni ambientali. Oltre
all’effetto della luce solare, la resistenza agli agenti atmosferici tiene conto di altri fattori, come temperatura e umidità. Infatti, i pigmenti con buona resistenza alla luce potrebbero non funzionare correttamente in determinati range di temperatura e radiazione solare, oppure essere influenzati dal tipo di polimero utilizzato per il cavo. Tutti questi elementi contribuiscono a creare problemi ai progettisti di cavi per esterni, ma fortunatamente oggi esistono anche diverse soluzioni per risolverli.
Nuove opportunità nel settore dei cav i per la mobilità elettrica I trend in campo industriale, energetico, delle telecomunicazioni e dell’ambiente domestico determinano nuovi scenari con un impatto positivo sulla domanda di cablaggi. Nascono inoltre nuove opportunità di business nel mercato dei cavi e del PVC in risposta alla crescente diffusione della mobilità elettrica. In questo contesto, Delta Tecnic è impegnata in nuovi sviluppi tecnologici, come ad sempio i micromasterbatch, che, grazie alle dimensioni ridotte dei pellet, migliorano la “diluizione” di pigmenti e additivi durante l’estrusione dei cavi. Si tratta di prodotti innovativi, utilizzabili sia con il PVC sia con le poliolefine, che assicurano un controllo più preciso e un’omogeneità ottimale del colore, migliorando la qualità del prodotto finale e aumentando la velocità di produzione dei cavi, con un conseguente risparmio sui costi. Diversamente da ciò che accade per le auto tradizionali alimentate a carburante, il passaggio all’auto elettrica richiede batterie e cavi di ricarica. Inoltre, in futuro, le auto a guida autonoma aumenteranno significativamente il contenuto di elettronica di precisione necessaria per calcolare le distanze mediante sensori e altri apparecchi, il tutto collegato da fili che richiederanno nuovi materiali e funzionalità. Ciò offre nuove opportunità di sviluppo anche per Delta Tecnic. In questo contesto, l’azienda ha recente-
mente inaugurato un nuovo stabilimento in Messico, nella città di Querétaro, dove vengono prodotti coloranti concentrati destinati principalmente alla produzione di cavi automobilistici, dapprima per il mercato nazionale messicano e successivamente per il resto del continente americano. “Il Messico rappresenta un importante hub industriale nella filiera automobilistica d’approvvigionamento degli Stati Uniti. Di conseguenza, dovrebbe crescere fortemente dopo la pandemia, e non solo in questo campo, ma anche in altri settori quali: energie rinnovabili, telecomunicazioni, profili architettonici e strutturali”, spiega Eric Xirinachs, CEO di Delta Tecnic.
Soddisfare le esigenze delle famiglie nel periodo post pandemia Nello stesso tempo, si sta verificando un altro cambiamento nel comportamento dei consumatori che interessa l’abitazione. I vari lockdown causati dalla pandemia hanno spinto parte della popolazione a cercare case più spaziose lontano dai centri urbani, innescando un aumento della domanda di elettrodomestici. Le esigenze ambientali di tali apparecchiature, con programmi che hanno un impatto minore sull’ambiente, impongono più elettronica e più cablaggi. Inoltre, l’attuale slancio delle telecomunicazioni sta determinando un aumento della domanda di cavi in fibra ottica, sia per migliorare la connettività sia per supportare il lavoro a distanza e le comunicazioni virtuali. In relazione all’efficienza energetica, vi è poi una maggiore domanda di profili complessi in grado di ridurre il consumo d’energia negli edifici pubblici e privati, oltre che di cavi per le fonti alternative come l’eolico e il fotovoltaico. Inoltre, man mano che i consumatori si allontanano dalle città, cresce la domanda di cavi a bassa tensione e a fibre ottiche. In quest’ottica, lo spirito di Delta Tecnic votato all’innovazione tecnologica può coprire tutte le nuove tendenze, trasformandole in opportunità di crescita. MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
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| MATERIALI E APPLICAZIONI NEWS BioR ange+ con cer t ificazione TÜV OK Compost
Masterbatch per le applicazioni in plastica compostabile Le plastiche compostabili sono ideali per applicazioni che, durante il loro uso o riutilizzo, vengono contaminate da cibo o altri materiali organici e che, alla fine della loro vita utile, vengono raccolte insieme ad altri rifiuti organici per il compostaggio industriale. All’inizio di quest’anno il produttore di masterbatch e additivi Ampacet ha annunciato il lancio delle soluzioni masterbatch BioRange+, progettate per applicazioni in plastica compostabile. La gamma BioRange+ include masterbatch bianchi, neri e multicolore, nonché masterbatch additivi che hanno ottenuto la certificazione TÜV OK Compost Industrial. I masterbatch BioRange+ soddisfano le norme EN 13432:2000 in materia di compostaggio, il che permette alla plastica per uso finale di essere interamente e completamente compostata in un impianto di compostaggio industriale. I prodotti BioRange+ Home includono invece masterbatch bianchi e multicolore che ricevono la certificazione TÜV OK Compost Home. Questi masterbatch sono progettati per l’uso con i materiali compostabili domestici utilizzati nella fabbricazione di prodotti che finiranno nelle unità di compostaggio domestico. Le applicazioni compostabili vanno dai sacchetti per la spesa ai sacchetti della spazzatura, dai recipienti per la conservazione degli alimenti a: capsule per caffè, bustine di tè, adesivi per frutta e verdura (nelle industrie alimentari e di vendita al dettaglio), fino ai vasi per le piante e ai teli per la pacciamatura nel settore dell’orticoltura e dell’agricoltura. Capsule per caffè biodegradabili e compostabili, prodotte anche grazie ai masterbatch BioRange+ di Ampacet
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Nel compound easy-flowing Durethan BlueBKV60H2.0EF il 92% delle materie prime è stato sostituito da alternative sostenibili
Compound a base di materie prime riciclate, rinf or zo compr eso
Una plastica sostenibile e ad alte prestazioni Nella produzione di materie plastiche, Lanxess si affida sempre di più a materie prime “circolari” e a base biologica. Infatti, per produrre uno dei suoi ultimi compound, Durethan BlueBKV60H2.0EF, ha sostituito il 92% delle materie prime con alternative sostenibili, una percentuale superiore a qualsiasi altra plastica rinforzata con fibra di vetro di prima qualità. Il nuovo composito è il primo prodotto della nuova famiglia Scopeblue, presentata in anteprima già durante la fiera Fakuma 2021 e in cui rientrano materiali costituiti da almeno il 50% di materie prime circolari (riciclate o a base biologica), o la cui impronta di carbonio è inferiore di almeno il 50% rispetto a quella dei prodotti convenzionali. Una delle materie prime utilizzate nella produzione di questo compound ad alte prestazioni, a base di PA6, è il cicloesano proveniente da fonti sostenibili, ovvero cicloesano a base biologica, riciclato a base biologica o prodotto mediante riciclo chimico. Il materiale è inoltre rinforzato con il 60% di fibre di vetro derivanti da rifiuti di vetro industriale, invece che da materiali d’origine minerale. Le materie prime alternative che Lanxess utilizza nei precursori per la PA6 sono chimicamente identiche ai loro equivalenti d’origine fossile e, quindi, Durethan BlueBKV60H2.0EF presenta le stesse caratteristiche del materiale vergine e può essere lavorato
altrettanto facilmente utilizzando esattamente gli stessi strumenti e impianti di trasformazione. “Questo materiale strutturale ad alta resistenza e rigidità può essere utilizzato ovunque il suo equivalente fossile Durethan BKV60H2.0EF sia stato tradizionalmente utilizzato nella produzione di serie, quindi in ambito automobilistico per la produzione di paraurti anteriori, pedali dei freni e coppe dell’olio”, ha commentato Guenter Margraf, direttore Global Product Management della divisione High Performance Materials di Lanxess. Ma l’obiettivo è quello di superare il 92% di materie prime sostenibili. Ciò richiede ammoniaca sintetizzata con idrogeno a emissioni zero. Nel medio termine, Lanxess sta anche pianificando di sostituire gli additivi utilizzati nelle materie plastiche con equivalenti sostenibili. L’azienda ha recentemente presentato Durethan EcoBKV30H2.0, EcoBKV35H2.0 ed EcoBKV60XF, tre compound di PA6 contenenti rispettivamente il 30%, il 35% e il 60% di fibra riciclata ricavata da rifiuti di vetro, percentuali calcolate utilizzando il metodo del bilancio di massa certificato Iscc Plus. Questa famiglia di prodotti è stata ampliata negli ultimi mesi per includere anche altri compound a base di PA6 e 66. Lanxess utilizza le fibre di vetro riciclate anche per il rinforzo meccanico dei compound di PBT a marchio Pocan. MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
Star t-up italiana innov at iv a
Additivi rinnovabili per materiali biodegradabili e riciclabili La start-up Arianna Fibers, produttrice di additivi da fonti rinnovabili per plastiche biodegradabili o riciclabili, proporrà alla fiera Greenplast 2022, in collaborazione con il suo distributore per l’Italia Eigenmann & Veronelli, le
famiglie di prodotto Green Spear e Kern. La gamma Green Spear, a base di fibre lunghe di bambù, lino e canapa, apporta ai materiali proprietà di rinforzo unite al controllo dell’umidità, rendendoli compatibili con i
tradizionali dosatori impiegati negli impianti di processo. La gamma Kern, a base di gusci di frutta secca macinati e funzionalizzati, consente di aumentare la sostenibilità dei materiali e di conferire ai manufatti una finitura simil-legno. Tra i loro campi d’applicazione rientrano l’imballaggio, i casalinghi e i prodotti per l’agricoltura. Fondata nel 2019, Arianna Fibers ha sede a Quarrata (Pistoia) e offre prodotti a base di fibre naturali e cariche biodegradabili con cui ridurre il profilo di CO2 e aumentare la sostenibilità dei materiali plastici biodegradabili e/o riciclabili. Inoltre, sta sviluppando l’utilizzo di bambù, canapa e lino come rinforzi per polipropilene destinato ad applicazioni nell’industria automobilistica e dell’arredamento. A base di fibre lunghe di bambù, canapa e lino (in foto), la gamma di additivi Green Spear apporta ai materiali proprietà di rinforzo e di controllo dellʼumidità
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GLI SPONSOR DI ELASTICA GLI GLI SPONSOR SPONSOR DI DI ELASTICA ELASTICA
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LATI N° 182 LATI LATIN° N°182 182
Centro ACCREDIA per la Taratura di Centro Centro CentroACCREDIA ACCREDIAper perla laTaratura Taraturadi di Durometri Shore e IRHD Durometri DurometriShore ShoreeeIRHD IRHD Gibitre Srl Gibitre Instruments Gibitre Instruments GibitreInstruments InstrumentsSrl Srl Via 73 24126 Bergamo Via Dell’Industria 73 Via Dell’Industria ViaDell’Industria Dell’Industria73 73---24126 24126Bergamo Bergamo Tel.: 460146 Fax: 035 460687 Tel.: +39 035 460146 Tel.: +39 035 Tel.:+39 +39035 035460146 460146---Fax: Fax:035 035460687 460687 E-mail: info@gibitre.it E-mail: www.gibitre.it E-mail: info@gibitre.it E-mail:info@gibitre.it info@gibitre.it---www.gibitre.it www.gibitre.it
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DALL’ASSOCIAZIONE | Ener g ia, materie prime, conflitto
Quali prospettive per il settore gomma? Nel corso degli ultimi mesi, un susseguirsi di eventi sta rendendo la tanto auspicata ripresa economica una meta difficile da raggiungere spostando in avanti l’asticella per le Industrie del settore gomma
Andando con ordine e provando a ripercorrere quanto accaduto a partire dal mese di ottobre/novembre 2021, potrebbe non sembrare che siano passati appena sei mesi. Infatti, in quel momento eravamo all’inizio della stagione fredda e tre erano i punti d’attenzione: 1. Prime indicazioni di rialzo consistente dei costi dell’energia. 2. Diminuzione della disponibilità di materie prime e correlati aumenti dei prezzi, accompagnati dalle indicazioni di sovrapprezzi specifici dovuti ai costi energetici. 3. Inizio della quarta ondata di contagi Covid per il diffondersi dell’ultima variante in concomitanza della stagione più fredda.
Insomma, l’idea diffusa era quella di poter puntare a un 2022 con risultati stabili o in crescita in termini di fatturato (vedi figura 1), ma con qualche preoccupazione sul fronte delle marginalità, messe sottopressione dai costi in salita (figura 2) e dall’andamento a singhiozzo di alcune filiere come quella dell’auto. La situazione si è però rapidamente complicata già nella prima metà di gennaio e con i primi di febbraio, quando gli aumenti del costo dell’energia, sia elettricità sia gas, hanno toccato livelli dal 300% al 500% superiori rispetto allo stesso periodo di un anno prima e i prezzi delle materie si sono stabilizzati, ma su livelli fino al 90% superiori a quanto pagato a inizio 2021.
Fig. 1 - Previsione fatturato 2022 (vs. 2021). La previsione 2022 in termini di fatturato è di crescita per quasi metà delle aziende. Di queste, il 52% stima una crescita tra il 4% e il 10%. Fonte: Indagine Assogomma - Andamento settore gomma inizio 2022
Tutto sommato però, a dicembre, l’Italia ha chiuso un anno con un recupero di attività economica, PIL e occupazione ben oltre le aspettative (per alcune tipologie produttive si è addirittura concretizzato un pieno recupero dei dati economici pre-pandemia) e le preoccupazioni legate alla pandemia cominciavano a essere bilanciate da segnali di stemperamento delle malattie, ponendo le basi per la fine dello stato d’emergenza e l’uscita dalle restrizioni in primavera. n. 388 - Aprile/Maggio 2022 | MACPLAS
In questa situazione estremamente complicata, a fine febbraio si è innestato l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, evento che ha completamente cambiato la prospettiva delle aziende nel breve e medio termine. L’Europa, condannando fin da subito gli eventi bellici, ha deciso d’intraprendere l’assai ardua via delle sanzioni economiche. Un sistema che, se da un lato può cercare di minare la stabilità economica dei paesi colpiti (Russia e Bielorussia),
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| DALL’ASSOCIAZIONE
dall’altro ha effetti a volte ancor più negativi sulle economie e i sistemi industriali dei paesi che le impongono. Nel momento in cui scriviamo questo articolo l’Unione Europea ha già pubblicato quattro serie di sanzioni via via più restrittive e ha annunciato una quinta ondata. Sono stati bloccati patrimoni privati, transazioni finanziarie, transazioni commerciali, import ed export di materie prime e prodotti finiti, senza contare sul fatto che l’Ucraina è in questi momenti un paese concentrato quasi totalmente nei combattimenti sul campo, impedendo le normali attività industriali. Il settore della gomma sta subendo ovviamente contraccolpi diretti da tutto ciò. In una recente intervista al Sole24Ore, il direttore di Assogomma, Fabio Bertolotti, ha ricordato come in Italia e in Europa la produzione di pneumatici e di articoli tecnici utilizzi nero di carbonio, che per il 40% viene importato dalla Russia. Si tratta, come ben noto a tutti i produttori di articoli in gomma, di un componente fondamentale per realizzare le mescole di gomma e per la loro trasformazione in prodotti finiti. Ma non è l’unico materiale nell’occhio del ciclone: lo stesso discorso può essere fatto per l’acciaio e suoi derivati (rinforzo per alcuni articoli in gomma) e per alcuni elastomeri sintetici, che, seppure in misura minore, ricevono importanti approvvigionamenti da paesi dai quali oggi è sempre più difficile far arrivare materiale d’importazione. Tutto ciò senza contare che, pur facendo riferimento a potenziali mercati alternativi come potrebbero essere Cina e India, la sostituzione stessa del nero di carbonio non è affatto un processo immediato, sia per questioni tecnologiche sia per i costi di trasporto e la disponibilità del materiale non sempre garantita. Ma i problemi non vengono solo dalle importazioni di materie prime o di prodotti. Esiste anche un tema di esportazioni dei beni, che in alcuni casi hanno già subito blocchi specifici. Questo, per esempio, è il caso degli pneumatici (per auto, mezzi pesanti, moto ecc.) con valore superiore a 300 euro l’uno. Per aiutare le imprese ad affrontare questa articolata situazione, Assogomma, in coordinamento con Confindustria, con le associazioni consorelle europee e con ETRMA (European Tyre and Rubber Manufacturers Association), sta monitorando costantemente tutti i fronti aperti: energia, costi delle materie prime, conseguenze economiche del conflitto ecc. Approfondimenti specifici a favore di aziende e raggruppamenti merceologici sono già stati realizzati. Quotidianamente pervengono richieste che trovano in giornata risposte puntuali. Tutto ciò avviene sia attraverso i servizi dell’ufficio studi associativo, che si occupa di monitorare l’andamento dei prezzi delle materie prime, della produzione ecc., sia attraverso indagini e approfondimenti realizzati ad hoc su richiesta delle singole imprese associate.
Fonte: Indagine Assogomma - Andamento settore gomma inizio 2022
Fig. 2 - Sondaggio condotto da Assogomma sui costi aziendali
Fabbricazione di pneumatici
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MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
L’ INNOVAZIONE È SEMPRE AL CENTRO DEI NOSTRI PIANI
| CERISIE RISPONDE Appr of ondimento di caratter e tecnico-scient ifico
Determinazione della permeabilità ai gas dei sistemi elastomerici Il presente articolo riprende problematiche rilevanti nell’analisi della permeabilità dei gas nei manufatti in gomma. In termini tecnici, la permeazione (penetrante) di piccole molecole attraverso una membrana elastomerica. Il Cerisie è attrezzato per svolgere questa tipologia di test, nell’ottica di proporre un servizio che risponda alle esigenze delle aziende che necessitino di analisi specifiche La permeazione è il fenomeno che si manifesta dall’effetto combinato di assorbimento e diffusione. Si può descrivere con il meccanismo di “dissoluzione-diffusione”, secondo cui le molecole, spinte da una maggiore concentrazione, riescono a permeare attraverso una membrana polimerica passando dalla fase ad alta concentrazione di penetrante a quella di bassa concentrazione [1]. Questo processo avviene in tre fasi, come schematizzato in figura 1:
Fig. 1 - Schema della permeazione
1. adsorbimento/dissoluzione; 2. diffusione; 3. desorbimento/evaporazione. La prima fase di adsorbimento/dissoluzione consiste nello scioglimento del penetrante nella zona ad alta concentrazione, o ad alta pressione parziale, mentre la seconda fase riguarda la diffusione del penetrante attraverso la membrana. Nella terza fase di desorbimento/evaporazione, il penetrante si sposta nella zona a bassa concentrazione o a bassa pressione parziale. Tale modello, studiato da Thomas Graham e successivamente rielaborato da Sigmund Von Wroblewski, definisce come la Permeabilità (P) sia strettamente correlata al coefficiente di Solubilità (S) e al coefficiente di Diffusione (D) secondo l’equazione [2]: P=DxS
Fig. 2 - Schema del sistema di misura utilizzato presso il Cerisie
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La misura della permeabilità ai gas nella gomma è un parametro importante nella valutazione di prodotti come guarnizioni, diaframmi, camere d’aria, parti interne degli pneumatici, tubi, palloni e altri articoli destinati a contenere gas. Per queste tipologie di manufatti, lo studio della formulazione è un passaggio fondamentale, considerato che il processo di permeazione di specie gassose attraverso una
membrana polimerica è influenzato da diversi fattori, quali: • natura chimica del polimero; • natura chimica della specie gassosa; • volume libero interstiziale della matrice polimerica; • cristallinità e orientamento; • temperatura di transizione vetrosa del polimero; • coesione molecolare; • filler; • concentrazione della specie gassosa; • umidità; • sensibilità alla temperatura del materiale. Per effettuare tale tipologia di test, presso il Cerisie è stato realizzato un apparecchio (vedi figura 2) in grado di effettuare la valutazione della permeabilità seguendo le linee guida proposte dalla normativa internazionale ISO 2782-1:2015 (aggiornamento e sostituzione della precedente versione del 1995). La normativa specifica tre nuove modalità per la determinazione della permeabilità ai gas sotto l’effetto di un gradiente di pressione. Il sistema di misura realizzato si basa sul “Metodo del sensore di pressione”, uno dei tre metodi proposti dalla normativa. Fondamentalmente tale metodo stabilisce che: • si posizioni un campione all’interno di una cella, sottoponendolo a condizioni di vuoto; MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
CERISIE RISPONDE | • successivamente, sulla superficie superiore si applichi una pressione tale da esercitare un gradiente di pressione; • infine, tramite un trasduttore di pressione, si misuri la quantità di gas che è riuscita ad attraversare la membrana. • Il trasduttore, connesso all’elaboratore, trasmette i dati raccolti al software realizzato per creare e analizzare in tempo reale la curva di permeabilità del materiale in esame. L’elaborazione dei dati, ultima fase del processo effettuata anche mediante software, consiste nel: • individuare la regione a regime stazionario rispetto a quella a regime non stazionario; • stimare il coefficiente angolare della retta nella zona a regime stazionario; • prolungare la retta del regime stazionario fino a intercettare l’asse delle ascisse; • calcolare il valore di time lag. I dati raccolti sono utilizzati per quantificare i coefficienti di permeabilità, di diffusione e di solubilità mediante le equazioni disposte dalla normativa ISO 2782-1 2015.
Studi effettuati presso il Cerisie In queste pagine sono riportati alcuni grafici raccolti durante gli studi effettuati dal Cerisie. In figura 3 vi è una tipica curva che mostra l’andamento della pressione in funzione del tempo. Più nello specifico, è riportata la permeabilità di una mescola siliconica insieme ad alcuni dati significativi. Nella figura 4 sono visibili gli andamenti ottenuti dallo studio di alcuni provini (tutti del medesimo spessore), ricavati da mescole in gomma siliconica, naturale e clorobutilica. Ogni prova è stata condotta alle stesse condizioni iniziali, ovvero stesso tipo di permeante (azoto, pressione di 350 kPa, temperatura di 23°C). Si nota come le permeabilità, sia della mescola in gomma naturale che di quella in gomma clorobutilica, siano nettamente inferiori rispetto alla mescola in gomma siliconica (i valori ottenuti sono riportati in tabella 2). In figura 5 sono invece presentate tre curve di permeabilità relative a un medesimo campione di gomma siliconica, ottenute utilizzando tre gas differenti, tutti applicati alla stessa pressione di 350 kPa. La temperatura della prova è stata mantenuta costante a 23°C (i valori ottenuti sono riportati in tabella 3). I risultati mostrano che la permeabilità di n. 388 - Aprile/Maggio 2022 | MACPLAS
una gomma siliconica è influenzata fortemente dal tipo di gas permeante utilizzato. Si può notare come la permeabilità all’ossigeno e all’anidride carbonica siano rispettivamente il doppio e il decuplo rispetto a quella dell’azoto. È possibile osservare che il coefficiente di diffusione rimane pressoché costante, mentre varia il coefficiente di solubilità. Questo andamento è legato alla maggiore affinità tra la specie permeante e la matrice permeabile. La velocità di trasmissione di un penetrante è fortemente dipendente dalla sua dimensione, tuttavia per molecole come N2, O2, CO2 non esiste alcuna relazione tra dimensione e capacità permeante (valida in tutti i polimeri). Infatti, la CO2 si dimostra più permeante degli altri gas, sebbene il suo diametro molecolare (3,4 Å) sia maggiore di quello di O2 (3,1 Å) che, a sua volta, è più permeante di quello di N2 (3,0 Å). Dagli studi effettuati è possibile notare che, come precedentemente citato, le differenze tra la natura del polimero (e quindi la matrice stessa della mescola) e l’affinità chimica del permeante inficino la permeabilità in modo sostanziale. Da qualche anno Cerisie offre test di permeabilità di membrane elastomeriche a gas quali: ossigeno, azoto, anidride carbonica, elio, idrogeno, metano, aria e neon, in accordo con la norma internazionale ISO 2782-1:2015 e proponendo diverse opzioni in termini sia di materiali sia di gas.
[1] J.Crank, Clarendon Press, Oxford, (1975). [2] Stannett, V. The transport of gases in synthetic polymeric membranes - An historic perspective. J. Membr. Sci. 1978, 3, 97-115. [3] W. L. Robb, Ann. N. Y. Acad. Sci., 146, 119 (1968).
Fig. 3 - Esempio di elaborazione di una curva di permeabilità in mescola siliconica
Fig. 4 - Curve di permeabilità relative a tre mescole elastomeriche differenti
Fig. 5 - Curve di permeabilità di una mescola siliconica al variare del gas permeante
Tab. 2 - Valori di permeabilità in differenti elastomeri
Tab. 3 - Valori di permeabilità al variare del permeante
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| STAMPA ESTERA DI SETTORE Più di dieci riv iste esaminate
Rassegna internazionale di scienza e tecnologia Diciannovesima puntata della rubrica dedicata agli articoli di stampa estera selezionati dal comitato di redazione di Elastica, composto da Fabio Bacchelli, Rino Gilotta e dal team di Cerisie, coordinati da Maurizio Galimberti
NUOVO SENSORE DI TEMPER ATUR A PER MESCOLATORI INTERNI Testata: Gummi Fasern Kunststoffe, 11, 466 (2021) Titolo originale: Neuer Temperaturfühler für Innenmischer ermöglicht präzisere Prozessführung Autori: M. Hesse, H. Keuter, B. Koop, M. Schlichting A CURA DI FABIO BACCHELLI
Fabio Bacchelli, direttore tecnico Tyre di Versalis
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I principali fattori di costo nella mescolazione della gomma sono legati alla disponibilità e alla longevità di macchine e impianti, nonché alla gestione procedurale del processo. È generalmente noto che riveste grande importanza conoscere l’esatta temperatura di miscelazione in alcune fasi del ciclo, ma è altrettanto noto come questa misura presenti notevoli difficoltà in un mescolatore interno. Durante la lavorazione di mescole a silice, per esempio, è importante non superare una certa temperatura durante la cosiddetta fase di silanizzazione, poiché ciò può portare a effetti indesiderati di reticolazione. Se, per contro, il processo viene eseguito a una temperatura troppo bassa, il processo di miscelazione può essere compromesso a causa di una silanizzazione incompleta. Ma anche con i processi di miscelazione finiti, è facile immaginare che una gestione più precisa dei processi riduca al minimo i rischi e aumenti la redditività. Ci sono sicuramente molti altri esempi che potrebbero dimostrare l’importanza di una misurazione più precisa della temperatura. Poter contare su un misuratore di temperatura sensibile e stabile,
in grado di rilevare anche rapide variazioni di temperatura in modo preciso, è l’obiettivo del recente progetto di HF Mixing Group trattato in questo articolo e orientato a ottenere un tempo di risposta più rapido mediante una modifica della punta del sensore. Il nuovo design del sensore porta sostanzialmente due vantaggi: un minore sviluppo di calore per attrito durante il flusso del materiale sulla punta e una riduzione della forza che agisce sul sensore. Questi fattori, in combinazione con una struttura interna di irrigidimento, consentono pareti esterne della punta più sottili senza compromettere stabilità e durata. I risultati di una simulazione comparativa FEM mostrano che, nella fase iniziale, il nuovo sensore mostra un riscaldamento della punta più rapido. Dopo 180 secondi lo stelo della nuova sonda si riscalda invece di meno, a ulteriore indicazione di una migliore risposta dinamica. Sperimentalmente, nella fase di alimentazione del materiale la temperatura misurata dal nuovo sensore risulta inferiore a quella del sensore standard. Questo comportamento è dovuto alla citata ridotta resistenza al flusso della nuova punta e al conseguente ridotto sviluppo di calore per attrito. Nel corso del processo di mescolamento si attraversa poi una fase di rapido e importante apporto energetico dovuto all’incorporazione delle cariche. Il repentino aumento di temperatura viene tipicamente registrato con un ritardo temporale dal sensore convenzionale, come dimostra l’analisi della curva di risposta, che conferma la maggiore reattività del nuovo sensore. Poiché la temperatura della mescola viene in genere utilizzata nelle dinamiche di gestione del processo produttivo, una determinazione più rapida e precisa della temperatura porta a un migliore controllo del mescolatore e a cicli di miscelazione ottimizzati. Di norma, le mescole di gomma non devono superare determinati valori critici di temperatura in lavorazione e scarico. Con una determinazione rapida e precisa di questa variabile è possibile ottenere una migliore qualità del materiale (nessun surriscaldamento indesiderato), tempi di miscelazione più brevi, portate maggiori e minor consumo di energia. MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
ATTREZZATURE PRODUTTIVE DI TAGLIO A STRISCE E BOBINATUR A Testata: Tire Technology International - October 2021 Autore: Redazione di TTI A CURA DI ROSARIO GILOTTA
Lo sviluppo continuo del prodotto, l’alto livello di assistenza ai clienti e l’integrazione con le funzioni dell’Industria 4.0 sono il cuore della costruzione e della manutenzione delle attrezzature per la produzione di pneumatici ad alte prestazioni. Grazie alla sua esperienza e agli stretti rapporti con i produttori, Calemard by Spoolex offre soluzioni affidabili e specifiche per un’ampia gamma di prodotti, dai materiali totalmente in gomma a quelli rinforzati con acciaio, ma anche componenti come: fasce standard battistrada-sottostrato (Cap & Base), fogliette d’attacco, coperture antifrizione su cord (tessile o aramidico) ecc. Tra le possibili soluzioni tecnologiche vi sono: taglierine a strisce e bobinatori fuori linea, con larghezze di lavoro adattate alla produzione di pneumatici (1000 mm o 1600 mm) e linee di roccatura, adattabili anche a diverse dimensioni di bobine finite (400x400 o 500x500 mm). Tra l’altro esistono anche alcune soluzioni brevettate per il taglio in linea e la bobinatura in linea, inclusa la movimentazione con robot. L’azienda accompagna i clienti con specifici team di servizio composti da quattro tecnici dedicati ad avvio, assistenza, formazione e ottimizzazione della produzione. A questi si aggiunge un project mana-
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ger per seguire ogni carico macchina e ordini arretrati e due assistenti alle vendite per gestire e seguire tutti gli ordini relativi ai pezzi di ricambio. Il team di esperti supporta i clienti in tutto il mondo, in particolare dall’inizio della pandemia di Covid-19. Quando Spoolex ha deciso d’introdurre il criterio di Industria 4.0 per aiutare i suoi clienti a migliorare i processi di automazione industriale con la tecnologia smart, la società ha immediatamente iniziato ad aumentare la propria capacità in termini di risorse umane e tecniche. Questo ha permesso all’azienda di sviluppare competenza ed esperienza nello sviluppo di strumenti per la produttività e la tracciabilità dei dati di produzione. Come conseguenza, i clienti di Calemard possono analizzare e studiare le prestazioni dei loro macchinari e constatare il valore del loro investimento. Per esempio, tutti gli attuali macchinari di Calemard possono essere equipaggiati o aggiornati con un sistema di trasmissione dati che opera tra le macchine PLC e la pianificazione del cliente (MES). Queste soluzioni possono essere integrate con tutti i MES e i sistemi di automazione industriale installati sui PLC dei macchinari Calemard. La società offre anche altre soluzioni per l’identificazione e la tracciabilità della produzione, come RFID e codici a barre.
Rosario Gilotta, esperto di formulazione delle mescole elastomeriche, processi di trasformazione e controllo qualità
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| NEWS TPE univ er sale con il 40% di riciclato
Talento eclettico e sostenibilità
Universal PCR TPE consente d’incorporare fino al 40% di riciclato post consumo grazie alle più recenti soluzioni di Kraiburg TPE
Anche il settore degli elastomeri sta sperimentando un’impennata dei valori legati alla sostenibilità. I materiali devono essere sempre più “verdi” e consentire una lavorazione sempre più veloce, senza però che ciò influisca sulla loro qualità e su quella dei prodotti finiti. Oggi, le soluzioni più sostenibili vengono identificate con quelle che possono essere utilizzate per molto tempo, facendo risparmiare tempo, energia e risorse, e la sostenibilità è divenuta anche un
criterio di acquisto. Per assecondare tutte queste tendenze, Kraiburg TPE ha sviluppato il nuovo TPE Universal PCR, con un contenuto di materiale riciclato post consumo fino al 40% (in ottemperanza alla norma ISO 14021) e specificamente sviluppato per applicazioni nel settore dell’industria e dei beni di largo consumo. Con Universal PCR TPE, Kraiburg TPE propone un materiale versatile e resistente, con cui sostenere i trasformatori e le loro applicazioni nel conseguimento dei loro obiettivi di sostenibilità. Il produttore ricicla infatti materiale che non può più essere utilizzato per lo scopo previsto dai consumatori finali in ambito domestico e industriale. “Kraiburg TPE desiderava offrire ai propri clienti un’alternativa avanzata ai suoi compound più richiesti ed è stato questo l’obiettivo su cui hanno puntato i nuovi sviluppi. Universal PCR TPE è il nostro “jolly” nel settore dei compound con una percentuale di riciclato compresa tra il 13 e il 40%,
proveniente da materiali riciclati, come rifiuti domestici o flussi di rifiuti commerciali e industriali. Abbiamo dedicato molto tempo allo sviluppo di un prodotto che potesse fare la vera differenza e questa serie ci ha consentito di offrire un’alternativa intelligente e di alta qualità ai prodotti tradizionali”, ha spiegato Jan Bothe, product development scientist di Kraiburg TPE. Universal PCR TPE punta anche su colore e caratteristiche meccaniche: designer e sviluppatori apprezzano le sue innumerevoli possibilità e la scelta di colori; si possono scegliere compound di colore neutro per soddisfare soluzioni cromatiche di specifici clienti e compound nel tipico grigio del riciclato. Da sottolineare anche la lavorabilità del materiale, alla quale si aggiungono i vantaggi offerti da una qualità elevata e costante e dalla disponibilità del materiale in Europa. Infine, le certificazioni di conformità Reach e RoHS possono essere rilasciate all’occorrenza.
Ev ent i A ssogomma
La digitalizzazione: cambiamento strategico per un un’impresa Il 7 e il 12 aprile scorsi si sono tenuti gli incontri formativi dal titolo “La digitalizzazione: cambiamento strategico per un’impresa”, concepiti da Assogomma come eventi a metà strada tra un seminario e un corso di formazione vero e proprio, poiché oggi il tema della digitalizzazione è, infatti, un argomento che si può considerare “di frontiera” per molte imprese del settore gomma. Il programma ha visto la partecipazione del presidente di Assogomma e di Cerisie, Livio Beghini, e del direttore di Cerisie, Vincenzo Boffa, coordinatore delle due giornate in cui si è svolto un vero e proprio percorso di presentazione di tutte quelle che sono le possibilità che oggi la tecnologia informatica è in grado di fornire all’industria: raccolta di dati e loro analisi, controllo da remoto delle macchine, intelligenza artificiale e realtà aumentata, strumenti di visione e analisi automatica, tracciabilità dei prodotti e della produzione. Tutto ciò è stato corredato da esempi applicativi legati
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specificamente al settore, ma non solo, così da poter stimolare la possibilità per le imprese di immaginare soluzioni innovative per le proprie necessità. Con l’occasione è stata coinvolta anche Confindustria, che ha illustrato le opportunità economiche offerte dal Piano Nazionale Industria 4.0 e Transizione 4.0 alle aziende che vogliono investire in tecnologia. MACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
NEWS |
A ssogomma Academy
Le normative cinesi sulla sicurezza di prodotto Lo scorso 23 febbraio si è tenuto il corso “La normativa cinese sulla gestione delle sostanze (China Reach) e sulla sicurezza dei prodotti finiti (contatto con alimenti/farmaci)”. La consolidata esperienza formativa di Assogomma nell’ambito delle normative sulla sicurezza di prodotto allarga per la prima volta lo sguardo oltre l’orizzonte dell’Unione Europea, focalizzandosi sull’importante mercato cinese. La progressiva regolamentazione di diversi mercati extra-EU, ispirata dal modello europeo e avviata ormai da alcuni anni, impone infatti alle aziende che vi operano un opportuno adeguamento culturale. Il corso, organizzato con la
partnership di un’importante società di consulenza, si è focalizzato in primo luogo sulle materie prime, offrendo una panoramica sulla normativa relativa alla gestione delle sostanze chimiche (cosiddetto “China Reach”) ed evidenziando analogie e differenze con il Reach europeo, passando poi ai prodotti finiti, con un’illustrazione delle normative relative al contatto con gli alimenti e i farmaci. L’evento formativo ha riscosso l’apprezzamento di un numero consistente di aziende partecipanti, interessate alla materia sia in quanto esportatrici sia in quanto direttamente operanti in tale mercato con sedi produttive locali.
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Si è trattato di un’iniziativa pilota, in vista di analoghe giornate dedicate ad altri importanti mercati extra-UE, quali Turchia, Stati Uniti e resto dell’Estremo Oriente.
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NOTI ZI AR I O UNI PLAST
ENTE ITALIANO DI UNIFICAZIONE DELLE MATERIE PLASTICHE FEDERATO ALL’UNI A CURA DI G I A NLU I G I M O R O NI
R iunioni w eb di mar zo
Tubi, raccordi e valvole Alle riunioni dell’ISO/TC 138/SC3/WG8 del 2 e del 17 marzo è stato preso in considerazione il testo dell’ISO/PAS 22101-3 in preparazione per l’inchiesta come nuovo progetto per la verifica della coerenza fra i testi dei vari punti e dei riferimenti alle parti 1 e 2. Nella riunione del 17 marzo sono stati esaminati i risultati della votazione dell’ISO/DPAS 22101-1 e dell’ISO/DPAS 22101-2 favorevoli alla pubblicazione ed è stata verificata la necessità di modifiche editoriali per la pubblicazione dei due documenti a PAS. Il gruppo di studio Uniplast SC8/GS2, riunitosi il 4 marzo, ha proseguito nella discussione dei commenti alla bozza di norma sui sistemi di tubazioni in PVC-HI, esaminando diversi punti che potrebbero essere ampliati, quali opacità delle tubazioni, impiego di adesivi, definizione della misura delle dilatazioni, indicazione della densità e del modulo di elasticità, prove idrostatiche a lungo termine per la determinazione delle rette di regressione e a 1000 ore. Il 4 marzo si è riunita la sottocommissione SC 8, che ha fatto il punto della situazione per i vari lavori in campo internazionale europeo e italiano e ha definito le partecipazioni per i principali lavori in essere e in divenire. Tra i principali argomenti trattati vi sono la richiesta italiana per l’adeguamento della EN 1555 alla distribuzione di miscele di metano e idrogeno, la creazione di un gruppo ad hoc per lo studio dell’interfacciamento delle codifiche informatiche per il BIM (Building InPati formation Modeling) per le tubazioni in materia
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plastica, gli studi in corso nel CEN/TC 155/WG 28 per i metodi con cui caratterizzare i riciclati, le discussioni in atto nel CEN/TC 155/WG 33 sulle loro possibilità di impiego e l’inizio dei lavori del gruppo ad hoc ISO/TC 138/SC7/AHG per la redazione di una norma internazionale per le valvole in plastica impiegate nei sistemi di tubazioni per acqua calda e fredda. Il gruppo ad hoc ISO/TC 138/SC7/AHG, riunitosi il 9 marzo, sta discutendo un progetto di norma sulle tubazioni per acqua calda e fredda in vari polimeri suddiviso in una parte generale e in appendici per i singoli polimeri. Attualmente l’interesse si limita a PP e PVC-C poiché gli esperti dell’ISO/TC 138/SC4/WG7 sulle tubazioni in poliamide non hanno mostrato interesse per le valvole in PA per acqua calda e fredda. Per l’acqua potabile, data la complessità della questione e delle leggi esistenti nei singoli Paesi, nel nuovo progetto di norma si farà riferimento ai regolamenti nazionali. È stata considerata la questione dell’esistenza nel mercato di prodotti in PP rinforzato ma attualmente non c’è chiarezza sulla applicabilità di tale materiale che deve essere opportunamente caratterizzato per l’impiego e per il quale devono essere effettuate le prove per determinare le curve di regressione a lungo termine secondo ISO 9080 e deve essere applicata la regola del miner secondo ISO 13760 per determinare i parametri di progettazione.
Sistemi in pressione per acqua, gas e drenaggio Alle riunioni del 17 e 29 marzo del CEN/TC 155/WG12 è stato fatto il punto dell’avanzamento lavori per gli AHG costituiti nel CEN/ TC 155/WG12 per specifici lavori. È in corso una sperimentazione in un laboratorio indipendente per valutare un nuovo meMACPLAS | Aprile/Maggio 2022 - n. 388
NOTIZIARIO UNIPLAST todo sulla diffusione di contaminanti in terreni inquinati nelle tubazioni in PE. È stato avviato un “round robin test” in diversi laboratori per prove PSTG secondo ISO 23228:2011 per comparare la rottura sotto sforzo di tubi di grande diametro per prove di rilascio dei lotti di produzione alle prove idrostatiche. È stata avviata una serie di prove per verificare la possibilità di sostituire i detergenti attualmente utilizzati nella prova di resistenza alla propagazione lenta della frattura per il PE 100RC. È stato costituito l’AHG “Hydrogen” per definire le eventuali modifiche da apportare alla EN 1555 per l’impiego con miscele di gas e idrogeno. Sono proseguite le discussioni per completare le risposte ai commenti delle inchieste CEN delle parti 2, 3 e 5 del prEN 12201.
Film termoplastici per agricoltura All’incontro del CEN/TC 249/WG7 del 21 marzo sono state rese note le risultanze dei contatti e incontri fra CEN/CS, EC
e rappresentanti del CEN/TC 249 e dei comitati tecnici coinvolti per le sovrapposizioni in relazione alla bozza della richiesta di normazione della Commissione Europea. Nei prospetti sono indicati gli item che dovranno essere sviluppati dai gruppi di lavoro del CEN/TC 249. Sono state discusse le modalità con cui affrontare lo sviluppo dell’item 7 e le revisioni delle norme EN, item da 7 a 11: EN 13206, EN 13207, EN 13655, EN 14932, EN 17098-1 (Table 2). Da parte italiana sono state espresse preoccupazioni riguardo ai processi di produzione di reti e film per agricoltura. Nella discussione si è ritenuto che l’item 7 della richiesta di normazione riguardi una norma non specifica per definire le caratteristiche e i requisiti per i singoli prodotti ma per indicare le modalità di riciclo e fine vita, che può essere sviluppata da un nuovo gruppo di lavoro. Secondo la segreteria del CEN/ TC 249, il nuovo WG potrebbe sviluppare una norma orizzontale applicabile a molti prodotti utilizzati in agricoltura, che po-
trebbe essere ripresa nelle revisioni delle norme sui film agricoli già esistenti per il CEN/TC 249/WG7. Si è concordato quindi di procedere con la creazione di un nuovo WG26. Le revisioni delle EN 13206, EN 13207, EN 13655, EN 14932 ed EN 17098-1 saranno effettuate sulla base della norma orizzontale sviluppata dal WG26.
TecknoAcque
UNIPLAST
Politecnico di Milano - Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” Piazza Leonardo Da Vinci, 32 - 20133 Milano Tel.: +39 02 23996541 - Fax: +39 02 23996542 E-mail: segreteria@uniplast.info - www.uniplast.info
Progetti di norma Riportiamo di seguito l’elenco di parte dei progetti di norma ISO e CEN inviati in inchiesta pubblica nel mese di marzo 2022 per il settore materie plastiche e gomma. Ulteriori informazioni possono essere richieste a Uniplast - Tel.: 02 23996541; e-mail: segreteria@ uniplast.info
ISO/FDIS 7765-2 Plastics film and sheeting Determination of impact resistance by the free-falling dart method - Part 2: Instrumented puncture test ISO/FDIS 14899 Plastics — Polyols for use in the production of polyurethanes — Determination of basicity
ISO TC 61 (Plastics) ISO/NP 8605 Fibre-reinforced plastics - Sheet moulding compound (SMC) - Basis for a specification ISO/PWI 11671 Fibre reinforced plastics - a fishing rod type telescopic ladder-requirements and test methods ISO/NP Ballot - ISO 16636 Plastics - Simple field test of disintegration of plastics under real marine environment evaluation of plastics ISO/NP Ballot - ISO 16623 Plastics - Preparation methods of sea water and sediment for marine biodegradation evaluation of plastics ISO/CD 20200 Plastics - Determination of the degree of disintegration of plastic materials under simulated composting conditions in a laboratory-scale test ISO/DIS 11357-1 Plastics - Differential scanning calorimetry (DSC) - Part 1: General principles ISO/DIS 20975-1 Fibre-reinforced plastic composites - Determination of laminate of through-thickness properties - Part 1: Direct tension and compression tests ISO/IEC DIS 62321-11 Determination of certain substances in electrotechnical products - Part 11: Determination of Tris (2-chloroethyl) phosphate (TCEP) in plastics by gas chromatography-mass spectrometry (GC-MS) and liquid chromatographymass spectrometry (LC-MS) ISO/FDIS 1133-1 Plastics - Determination of the melt mass-flow rate (MFR) and melt volume-flow rate (MVR) of thermoplastics - Part 1: Standard method
ISO TC 138 (Plastics piping systems and ducting systems) ISO/PWI 12051 Plastics piping systems for water supply and drainage and sewerage under pressure high impact resistant poly(vinyl chloride) (PVC-HI) pipe ISO/NP 16486-6 Plastics piping systems for the supply of gaseous fuels - Unplasticized polyamide (PA-U) piping systems with fusion jointing and mechanical jointing - Part 6: Code of practice for design, handling and installation ISO/NP 16685 Thermoplastic materials for piping systems - Determination of resistance to slow crack growth under cyclic loading - Cracked Round Bar test method ISO/NP 18489 Polyethylene (PE) materials for piping systems - Determination of resistance to slow crack growth under cyclic loading - Cracked Round Bar test method ISO/CD 17778 Plastics piping systems - Fittings, valves and ancillaries - Determination of gaseous flow rate/ pressure drop relationships ISO/DTS 10839.3 Polyethylene pipes and fittings for the supply of gaseous fuels - Code of practice for design, handling and installation ISO/FDIS 11296-9 Plastics piping systems for renovation of underground non-pressure drainage and sewerage networks - Part 9: Lining with a rigidly anchored plastics inner layer ISO/FDIS 13266 Thermoplastics piping systems for non-pressure underground drainage and sewerage
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- Thermoplastics shafts or risers for inspection chambers and manholes - Determination of resistance against surface and traffic loading ISO/FDIS 13267 Thermoplastics piping systems for non-pressure underground drainage and sewerage - Thermoplastics inspection chamber and manhole bases - Test methods for buckling resistance CEN TC 249 (Plastics) prEN 12608-2 Unplasticized poly(vinyl chloride) (PVC-U) profiles for the fabrication of windows and doors - Classification, requirements and test methods - Part 2: PVC-U profiles covered with foils bonded with adhesives prEN 15347 Plastics - Recycled plastics Characterisation of sorted plastics wastes prEN 15348 Plastics - Recycled plastics Characterization of poly(ethylene terephthalate) (PET) recyclates prEN ISO 1133-1 Plastics - Determination of the melt mass-flow rate (MFR) and melt volume-flow rate (MVR) of thermoplastics - Part 1: Standard method (ISO/FDIS 1133-1:2022) FprEN 17679 Plastics - Plastic films - Determination of tear resistance using a trapezoidal test specimen with incision FprEN ISO 13479 Polyolefin pipes for the conveyance of fluids Plasson Determination of resistance to crack propagation Test method for slow crack growth on notched pipes (ISO/FDIS 13479:2022)
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CORSI OPERATIONAL EXCELLENCE Cesap e MIP - Graduate School of Business (la prestigiosa School of Management del Politecnico di Milano) hanno siglato un accordo strategico per l’erogazione, presso il Plastics Smart Hub 4.0 di Monza, di corsi teorici e pratici sulle principali metodologie dell’Operational Excellence, con specifico focus sulle tecnologie e sulle tematiche del mondo di plastica e gomma World Class Manufacturing 09-10-16-17 maggio (h 09-13): Il product costing e la contabilità industriale 15 luglio: I principali strumenti di problem solving 01 luglio: Design of Experiments (DOE) 22-29 aprile e 2-3 maggio (h 09-13): La programmazione della produzione 23-24-30-31 maggio (h 09-13): Il processo di acquisto e il benchmarking dei fornitori 20 maggio: FMEA (Failure Mode and Effect Analysis) Lean Six Sigma (Yellow Belt, Green Belt e Black Belt) Cesap ha ottenuto il riconoscimento “Accredited Training Organization” (ATO, ovvero organizzazione accreditata per la formazione), per l’erogazione di corsi di formazione volti alla certificazione Lean Six Sigma, da parte dell’International Association For Six Sigma Certification (IASSC), il più importante organismo mondiale di parte terza (totalmente indipendente) nel campo di formazione e certificazione competenze sulle metodologie Lean Six Sigma. Lean Six Sigma - Yellow Belt Lean Six Sigma - Green Belt Lean Six Sigma - Black Belt I primi appuntamenti con la sessione formativa Lean Six Sigma si terranno il 12 maggio 2022. Per maggiori informazioni vi invitiamo a contattare la segreteria Cesap.
CORSI CESAP SEGNALIAMO DI SEGUITO GLI APPUNTAMENTI FORMATIVI EROGATI DA CESAP, IN AULA E VIA WEBINAR, CHE SI SVOLGERANNO NEI PROSSIMI MESI Materiali
20 giugno Cariche e rinforzi per migliorare le caratteristiche dei polimeri 20 giugno Polimeri biodegradabili e bio-based 29 giugno La colorazione dei polimeri 24 maggio L’importanza dell’additivazione per migliorare le caratteristiche dei polimeri 26 maggio Corso base sui polimeri 26-27 maggio Corso approfondito sui polimeri
Stampaggio termoplastici
13 – 20 maggio (h 09-13) Stampaggio a iniezione - Simulazione CAE 27-28-29 giugno Stampaggio a iniezione - Corso approfondito
12 maggio Prove fisico-meccaniche e analisi identificative: elementi indispensabili per la caratterizzazione dei materiali plastici 17-18 maggio (h 09-13) Materiali a contatto con gli alimenti (MOCA)
Sostenibilità e assicurazione qualità 16 giugno Difetti di stampaggio: come evitarli agendo sui parametri macchina
28 aprile APQP/PPAP: Processo di sviluppo prodotto per approvazione del cliente 14 giugno Materie plastiche riciclate: come impiegarle correttamente 17 giugno Riciclo e recupero di rifiuti in plastica e sottoprodotti di materie plastiche
04-05 luglio Stampaggio a iniezione - Corso base
Altre tecnologie
22-29 aprile (h 09-12:30) Termoformatura: processo e analisi delle criticità 4-11-18 maggio (h 09-12:30) Estrusione di materiali polimerici: processo e analisi delle criticità 23-30 maggio (h 09-12:30) Estrusione di materiali polimerici: analisi e simulazione software
Attrezzature - Progettazione 9-10 maggio Stampi per iniezione - Corso base
08-09 giugno Stampi per iniezione - Corso approfondito (stampi complessi, manutenzione, costo) 30-31 maggio La progettazione di un manufatto in plastica stampato a iniezione n. 388 - Aprile/Maggio 2022 | MACPLAS
Testing e regulatory
NOTA: Il calendario corsi potrebbe subire variazioni e/o essere ampliato. Vi invitiamo a visitare il sito web Cesap alle sezioni “Materiali e Tecnologie”, “Operational Excellence” ed “Energy Excellence” per tutti gli aggiornamenti sulla programmazione, e per i webinar gratuiti.
CESAP c/o IIP (ISTITUTO ITALIANO DEI PLASTICI) Via Velleia, 4 - 20900 Monza (MB) Tel.: +39 039 2045700 - Fax: +39 039 2045784 E-mail: info@cesap.com www.cesap.com - www.iip.it
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Every product has its packaging. Everyone has…
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