Macplas 361 2017

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Montello / R. Ampollini

Limitati volumi (ben al di sotto delle 5000 t) di PET riciclato vengono impiegati, inoltre, per la produzione di articoli casalinghi.

PROSPETTIVE FUTURE, OPPORTUNITÀ E BARRIERE ALLO SVILUPPO Nel corso del 2016 l’utilizzo di polimeri riciclati ha proseguito il trend di crescita evidenziato negli ultimi anni. Dal punto di vista delle fonti, un forte traino proviene dal post consumo, a seguito dello sviluppo della raccolta differenziata urbana. Al contrario, la disponibilità sul territorio nazionale di materiali preconsumo da rigenerare si è progressivamente ridotta, o quanto meno non segue la crescente richiesta proveniente dall’industria trasformatrice: compoundatori e trasformatori devono ricorrere sempre più a fonti estere per l’approvvigionamento di scarti e/o macinati di qualità adeguata. Questa situazione è determinata anche dalla sempre maggiore attenzione al recupero e al riciclo interno degli scarti produttivi. Nel complesso si può ipotizzare, per il 2016, un buon livello di crescita per i riciclati post consumo e solo un modesto incremento per quanto riguarda l’impiego di preconsumo da parte dei trasformatori italiani. Come già evidenziato, lo scenario evolutivo nazionale del riciclo è più che favorevole, in particolare se confrontato con l’andamento dell’economia italiana nel suo complesso (PIL 2016 a +0,9%, secondo l’Istat), con la produzione industriale (2016 a +1,6%, sempre secondo l’Istat, peraltro sostenuta dal comparto della generazione elettrica a fine anno) e anche con la produzione di manufatti plastici vergini (+1,2% a volume; dati Plastic Consult). Vi sono, inoltre, fattori esterni che fanno ipotizzare una traiettoria positiva anche, e soprattutto, nel medio e lungo termine: • a livello europeo la “circular economy” è

un concetto oramai assodato, che determina obiettivi minimi di riciclo, in particolare per quanto riguarda il settore imballaggio; • vi è una crescente attenzione da parte dei buyer verso il valore intangibile ambientale, l’atteggiamento degli acquirenti di manufatti realizzati, in parte o in toto, da materie plastiche rigenerate è estremamente positivo; • sono attivi impegni, anche volontari, da parte degli stakeholder della filiera per il progressivo incremento degli obiettivi di riciclo e per conferire “zero plastica in discarica” al 2020; • prosegue l’aumento della disponibilità di riciclati post consumo. Dal punto di vista tecnologico, inoltre, l’industria trasformatrice italiana è all’avanguardia nella capacita di impiego e valorizzazione di tutti i tipi di riciclati, grazie soprattutto alla mentalità industriale orientata alla sperimentazione e alla flessibilità. Non mancano in ogni caso ostacoli e barriere che comprimono la crescita potenziale del comparto, e che possono essere ricondotte a tre principali direttrici: • economiche: l’incomprimibilità dei costi fissi della filiera del riciclo si traduce in una scarsa competitività economica dei riciclati nel ciclo discendente delle quotazioni delle materie prime. Il valore aggiunto ambientale non è condizione sufficiente perché venga riconosciuto un “premium price” rispetto ai manufatti realizzati con polimeri vergini; • tecniche: per una serie di mercati (es.: automotive) le caratteristiche delle materie prime seconde (MPS) non raggiungono gli standard richiesti. I volumi aggiuntivi disponibili di plastiche post consumo sono maggiormente spostati su materiali compositi/misti e difficili da riciclare, quali ad esempio poliaccoppiati o coestrusi barriera, sempre più presenti sul mercato in seguito alla decisa crescita delle confezioni alimentari a “shelf life” aumentata; • disponibilità: l’evoluzione tecnologica e la sempre maggiore attenzione ai costi riduce la disponibilità di scarti preconsumo da lavorare. L’industria nazionale si è da tempo rivolta ai mercati esteri per l’approvvigionamento di una quota non trascurabile.

TAB. 1 - EVOLUZIONE DELL’IMPIEGO DEI RICICLATI NEL 2015 E NEL 2016 (PREVISIONI) KT E VARIAZIONE PERCENTUALE kt

2015​

2016​

% var.

​Preconsumo​

325​

330​

1,5

Post consumo

700​

730​

4,3

Totale

1025​

1060

​​3,4

Fonte: Plastic Consult

MACPLAS n. 361 - Ottobre/Novembre 2017

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Nel 2015 i volumi di rigenerati destinati al settore dell’imballaggio si attestano poco al di sotto delle 270 mila t, realizzate per circa il 90% a partire da materie prime post consumo. Nell’ambito dei polimeri impiegati si è registrata la forte predominanza del PET, che pesa per oltre il 45% ed è destinato esclusivamente ad applicazioni rigide Montello / R. Ampollini

I principali settori di sbocco del PET rigenerato sono due: • imballaggio rigido (principalmente foglia termoformata) e reggette, che nel complesso assorbono circa 120 mila t di rigenerati; • fibre tessili, pari a circa 50 mila t.

POTENZIALITA DELL’IMPIEGO DI RIGENERATI Dal punto di vista della soglia massima dell’utilizzo dei rigenerati nelle diverse applicazioni è possibile, oltre che raccomandabile, effettuare una distinzione tra il potenziale teorico e quello pratico. La distinzione è rilevante in quanto numerosi ostacoli operativi, tanto relativi al contesto esterno (per esempio, normativo) quanto a quello propriamente operativo (es.: adeguate fonti di approvvigionamento sotto il profilo della continuità e della qualità), oltre che rilevanti barriere sotto il profilo tecnico e qualitativo, pongono limiti pratici decisamente più consistenti. Più che il settore di sbocco, quindi, è assolutamente rilevante la tecnologia produttiva (estrusione film, estrusione tubi ecc.) e la singola applicazione (film per sacchi RSU, tubi per acqua potabile ecc.). Per quanto riguarda gli aggregati, infine, Plastic Consult ipotizza un potenziale teorico d’impiego dei rigenerati compreso tra il 30 e il 40% del totale fra i polimeri considerati (PE, PP, PVC, PS/EPS, PET) e un potenziale pratico che non supera nel complesso il 25% del consumo totale da parte dell’industria di trasformazione nazionale, che nel 2015 ha adottato il 15% circa di rigenerati pre e post consumo.

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