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Tel./Fax 0185 52603 Anno III - n. 9/ Ottobre 2010 • Direttore responsabile: Emilio Carta
O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o porta Il giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta (Antico proverbio genovese)
ALBERGHI A novembre chiude lÊEuropa
VACANZE Ora tocca ai rapallesi
DEPURATORE Rapallo Notizie è consultabile on-line sul sito
www.tigullionotizie.it
Sì, ma non a casa mia
MONTALLEGRO LÊascensore funziona, e bene
CHIAVARI Un convegno: „Il mare e lÊuomo‰
AMBIENTE Le isole marine della rumenta
EZRA POUND a 125 anni dalla nascita
FRAZIONI Le „creuze‰ sono in abbandono
TIGULLIO Il Campionato italiano di safari subacqueo
Associazione Culturale
Caroggio Drito
Stampato in 15.000 copie - DISTRIBUZIONE GRATUITA
Associazione Culturale
I teatrini della politica e il qualunquismo
Rapallo Notizie
di Emilio Carta
Mensile di informazione
Anno III - n. 9/ Ottobre 2010 Edito da: Azienda Grafica Busco Editrice Rapallo - via A. Volta 35,39 - rapallonotizie@libero.it tel. 0185273647 - fax 0185 235610 Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa Direttore responsabile: Emilio Carta Redazione: Carlo Gatti - Benedetta Magri Elena Busco - Daniele Roncagliolo
Hanno collaborato a questo numero: R. Bagnasco - P.L. Benatti - A. Bertollo A. Carbone - G.P. Ciceri - C. Gatti E. Lavagno Canacari - S. Gambèri Gallo - B. Magri B. Mancini - M. Mancini - G. Massa - C. Molfino I. Nidasio - A. Noziglia - D. Pertusati - L. Rainusso E. Ricci - M. Ricci - D. Roncagliolo V. Temperini - C. Vita Ottimizzazione grafica: Valentina Campodonico - Ivano Romanò Fotografie: Fabio Piumetti Archivio Azienda Grafica Busco Agente pubblicitario: Roberto Marino tel. 348-2653107 La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito
IN QUESTO NUMERO: 2 3 Chiude lʼalbergo Europa per lavori di E. Carta 4 Un depuratore per tutti di R. Bagnasco 5 Lʼascensore di Montallegro funziona di A. Noziglia 6 I sentieri abbandonati di R. Bagnasco 7 Come adottare una pecora a distanza di E. Carta 8/9 Vita di Provincia di E. Carta 11 Un convegno: “Lʼuomo e il mare” di C. Gatti 12 Pianeta Giovani di B. Magri 13 Nellʼoceano le isole della rumenta di C. Gatti 14/15 Donne oggi di E. Lavagno Canacari 16 Liguri Antighi - i Rapallin 17 125 anni fa nasceva E. Pound di C. Vita 19 Gente di Liguria di A. Bertollo 20 Gli “Orti” ieri e oggi di P.L. Benatti 21 Scuola: lezione con i vigili del fuoco di E.Ricci 23 Natura: vita notturna del Tigullio di G. Massa 24 Vita da Lions (S.Margherita L.) di M. Ricci 25 Obbedienza pronta-cieca-assoluta di D. Pertusati 26/27 Viaggiare: lʼaffascinante Macao di V. Temperini 28 Sport: ricordo di Giuseppe Meazza di G.P. Ciceri 29 Ricordo o sogno? Quando... di M. Mancini 30 Come eravamo di B. Mancini 31 Torna il teatro in genovese di I. Nidasio 32 Arte: Pasquale Domenico Cambiaso di C. Molfino 33 Rapallo: come ci si divertiva di S. Gambèri Gallo 35 Tigullio: Un safari subacqueo di A. Carbone 36 Al cinema in diagonale di L. Rainusso 37 Lettere, notizie e tempo libero 38/39 Il teatrino della politica di E. Carta
Turismo, a novembre si chiude di D. Roncagliolo
U
n nobile e scafato napoletano d'altri tempi soleva dire al nipote che "comandare é meglio che fottere" mentre Beppe Grillo ad Anno Zero di Michele Santoro qualche settimana fa spiegava enfaticamente che oggi la parola “politica” è indissolubilmente legata a un'altra, il denaro. Chiedo scusa ai lettori per queste citazioni apparentemente un po' forti e slegate fra loro ma che in verità fanno parte del comune sentire. A livello nazionale da mesi giornali e televisioni, tanto per fare un esempio, sono infarciti di rivelazioni vere o presunte circa il malaffare, ad appartamenti romani e monegaschi piuttosto che alle primarie nella sinistra mentre il Paese, in preda ad una crisi occupazionale senza precedenti, avrebbe bisogno di ben altre spinte riformiste. Dico questo, partendo da lontano, lo riconosco, per commentare quanto scrive un nostro lettore vedi lettera a fianco - lamentando ironicamente, ma con preoccupazione malcelata, il tempo occorrente in una normale mattina di un giorno feriale per raggiungere dal centro il casello autostradale e, in contrappeso, le ore dedicate dal parlamentino rapallese alla pratica per la nascita della nuova farmacia comunale. Qualunquismo? Può essere, ma i dubbi che il lettore alimenta fanno riflettere. Cosa dire ai rapallesi, e non solo a loro, che da quarant'anni vedono il traffico veicolare aumentare in modo esponenziale - senza alcuna reale o radicale soluzione da parte delle amministrazioni sin qui succedutesi - e che ormai paralizza di fatto una città? Gli affabulatori sono sempre esistiti, ce lo ricordano greci e romani; ma torniamo a qualche mese fa. In piena campagna elettorale per le regionali ci hanno letteralmente massacrato gli zebedei con il tunnel della Fontanabuona per il quale la realizzazione pareva finalmente essere la volta.... buona, che fa pure rima. Promesse di finanziamenti, interventi di ministri amici o aspiranti tali, cortei e striscioni minacce di incatenarsi davanti al parlamento e naturalmente dichiarazioni di intenti
uguali a quelle di immediata, o quasi, fattibilità. Quasi. Noi, ormai scafati da decenni di prese per i fondelli preelettorali, avevamo provato a gettare acqua sul fuoco, lieti semmai di essere smentiti dai fatti. Personalmente mi sarei coperto il capo di cenere in caso di approvazione dell'opera pubblica e, infatti, i miei capelli sono rimasti immacolati come se invece che con la cenere li avessero lavati con uno sbiancante. Torniamo a Rapallo, alle vie Mameli o, se preferite, della Libertà. Guardavo la facciata di uno di quei palazzi: un tempo era color crema o qualcosa di simile. Oggi i primi due piani sono ormai anneriti dallo smog e più saliva il mio sguardo e più l'intonaco schiariva mostrando il colore originale. Caro affezionato lettore, che dirle? Se i suoi polmoni si sono riempiti di smog e l'adrenalina le è salita a
Spett. Redazione, Venerdì 17 settembre alle ore 09.30, con un amico siamo partiti in auto diretti a Genova-centro. Desidero fornirle, come “inutile” informazione, destinata peraltro all’assessore al traffico, i seguenti tempi di percorrenza: Fontana del Polpo – Casello autostradale Rapallo = 33 minuti Casello autostr. Rapallo – P.za DanteGenova (Uscita Ge/W) = 26 minuti Ritengo giusto che il Consiglio Comunale dedichi 5 ore alla ottava farmacia della città, ma che dedichi 10 minuti al problema del traffico lo ritengo demenziale. In fede Andrea Giacobbe mille per la rabbia di essere rimasto imbottigliato nel traffico potrà sempre rivolgersi alla farmacia comunale. Un rimedio lo troveranno di sicuro.
A.A.A. vendesi appartamenti Giggia, pare che il Comune venda Villa Riva!
di Pietro Ardito & C.
Meno male! Sai, ho lo sfratto dalla “Casa dei Poveri” di via Betti...
TURISMO
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di Daniele RONCAGLIOLO
TUTTO COMPRESO
Le vacanze preferite dai rapallesi: ecco le mete E a novembre tocca agli operatori economici. Albergatori, ristoratori e commercianti, finita un’estate di lavoro, vanno a rilassarsi altrove rapallesi che quest’anno si sono dovuti accontentare delle spiagge di casa nostra si consolino perchè erano in buona compagnia: per sei italiani su dieci quest’estate la parola vacanza è stata solo un miraggio. Ma il 40% che invece ha deciso di concedersi qualche giorno fuori regione dove ha concentrato le proprie attenzioni? Il portafoglio sempre più vuoto ha limitato il raggio d’azione: la maggioranza dei rapallesi vacanzieri è rimasta in Italia. Sul podio delle località più gettonate ci sono le spiagge dell’isola d’Elba, della Sardegna e del Salento. Chi invece ha potuto godere di una maggiore disponibilità “liquida” è volato oltre oceano. Tra le mete che sono piaciute di più ci sono i parchi naturali del nord ovest americano: dai panorami mozzafiato di Yellowstone e del Grand Teton fino alle durezza dei canyon di Moab. Hanno fatto registrare grandi numeri anche le crociere sul Mediterraneo e quelle tra gli incantevoli fiordi norvegesi. Gli amanti della montagna che hanno voluto scappare dalla calura della citta, hanno concentrato le loro attenzioni sulle classiche destinazioni: Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta. Per quanto riguarda i più giovani, categoria che secondo una ricerca del Censis ha movimentato maggiormente il turismo di casa nostra, è stata la Spagna la destinazione più ricorrente: Lloret de Mar sulla Costa Brava e Ibiza nelle isole Baleari hanno fatto,
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come si suol dire, la parte del leone. La penisola iberica rimane il Paese più conveniente e più tollerante nei confronti della movida e per questo è molto apprezzato dai ragazzi. Hanno fatto registrare buoni afflussi anche le isole greche come Rodi e Mykonos. Rispetto all’anno scorso, si è dimezzato il periodo di soggiorno: da due ad una settimana. Il prezzo medio che una persona spende per il proprio soggiorno si aggira attorno agli 800 Euro. Dopo la panoramica sul turismo in uscita è giusto guardare a quello che interessa più da vicino albergatori ed operatori commerciali di Rapallo: il turismo in entrata. Quest’estate maggio e giugno sono stati un po’ sotto le aspettative. Bene luglio e agosto nonostante il brutto tempo di ferragosto abbia fatto perdere qualche prenotazione. Tra i turisti che si sono recati nel Tigullio la divisione è perfetta: il 50% proviene dal nostro paese, soprattutto dalle regioni del nord, il restante arriva da oltre confine. La novità è stato il grande afflusso di turisti provenienti dalla Russia. Ormai a muoversi non sono solo i cosiddetti magnati, ma anche e soprattutto,
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la fascia media. Rispetto ai turisti americani, i russi hanno una caratteristica che fa maggiormente felici gli albergatori: sfruttano molto la struttura ricettiva e si fermano dai 7 ai 10 giorni nello stesso hotel. Gli americani invece preferiscono il mordi e fuggi: tre giorni a Firenze, tre a Rapallo e tre a Venezia per esempio. Inoltre amano pranzare e cenare fuori dall’albergo, in trattorie, ristoranti, pizzerie: come si dice in gergo “danno da mangiare un po’ a tutti”. Il soggiorno medio degli italiani si aggira attorno ai quattro giorni e la fascia di persone che si sono recate nella nostra città va dai 40 ai 70 anni. In questo caso niente di nuovo: che Rapallo non fosse una meta turistica per giovani lo si sapeva da tempo.
giri di chiglia Dopo un’estate dedicata ai turisti, con orari di lavoro spesso impossibili, gli operatori economici, quelli che possono ovviamente, abbasseranno le serrande per affiggere il cartello “chiuso per ferie” e godersi un meritato periodo di riposo. C’è chi va ai tropici per rilassarsi e chi va in montagna per ossigenarsi. Ci sembra giusto, ci mancherebbe altro. Speriamo solo che la città non diventi un villaggio fantasma con un lungomare spettrale e buio, che per comprare la focaccia non si debba andare a Santa Maria o a San Massimo per bere un caffè. C’è qualcuno preposto a favorire una corretta turnazione o saremo vittime sacrificali della deregulation? E.C.
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TURISMO
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di Emilio CARTA
GRAND HOTEL
A novembre lÊAlbergo Europa chiuderà i battenti per lavori Alla base della decisione della proprietà, il Gruppo Plinio, un forte rilancio dell’importante struttura ricettiva che verrà rinnovata profondamente. Il prestigioso hotel riaprirà prima di Pasqua
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l 2 novembre l’hotel Europa di via Milite Ignoto chiuderà i battenti per alcuni mesi per consentire una serie di importanti interventi di ristrutturazione e di ammodernamento. La proprietà insomma crede nel futuro di questo storico albergo e ha deciso di investirvi denaro fresco per porlo in linea con le nuove esigenze che il turismo impone. Nell’uovo di Pasqua i rapallesi troveranno un albergo nuovo di zecca grazie ad un investimento calcolabile in centinaia di migliaia di euro. La proprietà è stata anche piuttosto chiara confermando che le ditte cui verranno affidati i lavori saranno per quanto possibile locali così come si cercherà di ridurre al minimo il disagio per gli abitanti dell’area circostante anche nella movimentazione dei mezzi necessari per i lavori. “Il nostro motto è offrire ai clienti “ser-
Giuliano Ferlini
vizi emozionali” e quest’estate abbiamo iniziato questa operazione rilanciando per prima cosa il nostro garden con musica dal vivo per due volte la settimana – chiarisce il direttore Giuliano Ferlini – Ora, a un anno di distanza dall’acquisizione, la proprietà ha deciso di passare agli interventi strutturali veri e propri, un chiaro segnale che in questo albergo ci crede, eccome.”
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Lo staff dell’Albergo Europa nel giardino
Il presidente del Gruppo Plinio, Giuseppe De Lorenzo in veste cicloamatoriale
L’albergo insomma verrà rivoltato come un calzino: le sale destinate alla ristorazione verranno spostate dove oggi è ubicato l’ingresso in modo da essere strettamente collegate con il giardino mentre l’ingresso con il foyer e il ricevimento verranno trasferiti in via Milite Ignoto, dove erano originariamente. Anche la sala convegni verrà ampliata passando dagli attuali sessanta posti a cento. “Sì, in linea generale sarà proprio così – conferma il direttore, il riminese Giuliano Ferlini – Interessante sarà anche il nuovo arredamento dell’albergo che passerà dal classico al moderno, il cui design è un’esplosione di lucentezza, in linea con gli ultimi dettami dell’architettura alberghiera.” Giuliano Ferlini, che spesso si vede in giro per Rapallo inforcando una bicicletta, è anche un acuto osservatore oltre che un albergatore di grande esperienza: “Guardi, l’accoglienza è
fondamentale e i margini di sviluppo in questa città ci sono tutti. Un esempio? Occorrono strutture pronte a sfruttare linee come la riabilitazione a favore degli anziani intendendo con ciò alberghi sempre destinati a un turismo d’èlite. La parola d’ordine deve essere destagionalizzare anche grazie a manifestazioni ed eventi sportivi di rilievo sfruttando il ciclismo amatoriale e il golf che aprirebbero spazi nuovi soprattutto sul mercato straniero”. “Vorrei fare un altra annotazione, se mi consente, di carattere prettamente locale: noi vogliamo essere anche al servizio della città – conclude il direttore dell’Europa – Senza voler sovrapporci ad enti o istituzioni apriremo volentieri la porta alle associazioni sia culturali sia sportive locali laddove ne avessero necessità. Lo abbiamo fatto già quest’anno e saremo ancor più disponibili in futuro”.
IDEE PER RAPALLO
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di Renzo BAGNASCO
PARADOSSI
Depuratore? Sì, no, forse, certamente non qui
Sull’utilità dell’opera più o meno sono tutti d’accordo. I dolori arrivano quando si parla di una sua ubicazione ediamo di fare un po’ il punto sul depuratore che dovrà essere finito nei prossimi anni, secondo gli accordi ed i finanziamenti regionali F.A.S. e A.T.O, riutilizzando il più possibile quanto già oggi esiste. Intanto, prima ancora di conoscere nei dettagli il progetto abbiamo già, da buoni italiani, costituito un Comitato “contro”. Che i cittadini siano attenti agli accadimenti comunali è corretto anzi auspicabile, ma che già si inizi una “battaglia” senza ancora conoscere il “nemico”, forse è un po’ troppo prematuro e la cosa sa di……dèjà vu. Puzza, a proposito di depuratore, di politicizzazione ideologica; e pensare che anche chi scrive, abita in zona! Da quello che si sa, come per altro è anche logico, va fatto lì perché c’è da tempo un sistema di pretrattamento delle acque fognarie, oggi superato, nel quale convergono tutte le canalizzazioni e dal quale si diparte quella che smaltisce in mare le acque reflue. Pensarlo altrove sarebbe, oltretutto, uno spreco di soldi che…. non ci sono; inoltre il nuovo volume richiesto, in aggiunta al vecchio per realizzare il tutto, è ricavabile lì, scavando sotto al parcheggio al piano ferrovia. Anche ai più disattenti non sarà invece sfuggito l’olezzo che da sempre, nei giorni di “maccáia”, si fa sentire lungo il Rio. Forse è opportuno chiedersi se non convenga, visto che andrà fatto, piuttosto che fargli la guerra, ricavarne invece il massimo vantaggio per Rapallo e per chi vive in zona. Premesso che la condizione irrinunciabile sia che non peggiori la situazione attuale, per risolvere la quale non pare sia mai sorto alcun Comitato, sarebbe opportuno, già che si mette mano ai lavori, adoperarsi per contenere meglio gli odori. Si potrebbe compensare il disagio a chi vi abita, aumentando i parcheggi e dedicandone un intero piano ai residenti, cosa possibile visto che alla fine la parte esterna dell’opera, sarà nuovamente dedicata a questa funzione. Oltretutto questo parcheggio potrebbe essere utilizzato anche da chi va al Santuario di Montallegro, utilizzando la Funivia. Ma per realizzare questo “compensativo” occorrerebbe raddoppiare quelli al piano ferrovia, costruendovi sopra un
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nuovo piano. Vi si potrebbe accedere da una rampa e da li arrivare a quelli esistenti a rotazione bi-oraria che, se anche il progetto non li prevede interessati alle opere, rischiano di rimanere irraggiungibili per lungo tempo. E’ indispensabile che non si riducano alla fruizione il numero degli attuali parcheggi, pena rendere insostenibile ed esplosiva la situazione. Se si guarda con occhio sereno si vedrà che l’eventuale piano di copertura qui suggerito, se contornato da fioriere dalle quali possono “ricadere” dei rampicanti a mascherare le auto parcheggiate al piano terreno e, contemporaneamente innalzarsi una breve siepe per occultare alla vista quelle di sopra, renderà la zona piacevole. Lungo il perimetro poi si possono traslocare gli attuali pini senza perderli. Non si inventa nulla: i nostri “cugini” nizzardi, lungo Avenue F. Faure che porta in centro, lo hanno già fatto da anni. La soluzione qui prospettata non riduce nè la vista nè l’insoleggiamento al primo piano del Civ. 22 di Via Betti, l’unico ad esserne interessato, che non ne subirà svantaggio alcuno. Anzi, gli attuali alberi formano già una “barriera” più alta di quanto non potrebbe essere il nuovo piano a parcheggi suggerito. Rapallo si sarà così dotata di nuove zone di sosta in un sito che, essendo centrale, è noto non essere mai sufficiente. La limitata elevazione del suggerito piano è consentita dalla legge che prevede, in caso di parcheggi non chiusi da muri perimetrali, che l’altezza interna possa essere particolarmente ridotta così che, a opera ultimata, le auto del piano superiore non supereranno l’attuale barriera di verde. Sole e vista (ammesso se si goda) non verrebbero minimamente penalizzati; le villette a mare dell’opera, essendo a Sud, non sono interessate a queste problematiche. Sarebbe invece da insistere a che si dia, appena tecnicamente possibile, attuazione a questo suggerimento per avere quanto prima i parcheggi sulla copertura, così da ridurre il tempo di disagio per aver tolto gli attuali parcheggi. Una volta realizzata la suggerita idea per supplire ai parcheggi soppressi, possono benissimo continuare a lavorarvi al di sotto per impiantare le attrezzature previste nel sottosuolo. Così ope-
Un tratto del torrente San Francesco
rando, in caso di un qualsiasi intoppo, bisogna sempre tenerne conto, si ridurranno i disagi ai residenti; e il buon Dio sa quanto i ritardi da noi siano di casa! Occorre invece porre particolare attenzione a verificare che veramente gli “effluvi” dei locali di trattamento delle acque nere non fuoriescano, anche ogni qual volta un camion dovrà venire a prelevare i fanghi da smaltire. A questo riguardo il Comune dovrebbe organizzare una sopralluogo-ispezione assieme ad un ristretto numero di cittadini interessati, per rendersi conto di persona cosa succede, una volta messi a punto i depuratori analoghi già realizzati e operanti. Soprattutto è importante mantenere il fiato sul collo all’Amministrazione a che, a tempo debito, firmi un contratto d’opera che veramente preveda il rigoroso rispetto dei percorsi attuativi; certo che se invece i lavori si affideranno, per principio, a chi fa il massimo sconto, possiamo stare certi che l’opera durerà in “eterno” fra fallimenti, subentri dopo altre gare e impegni non rispettati da fantomatiche aziende squattrinate e che, ci auguriamo, almeno non siano amiche dei politici. Invece un Comitato che intenda in questo modo collaborare per salvaguardare gli interessi della collettività del sito senza fare la guerra, avrebbe una sua ragion d’essere. Sappiamo, per esperienze di lavoro, che i tempi,
specie in casi dove più ditte concorrono a fornire le varie componenti, raramente possono essere rispettati. E’ per questo che sarebbe opportuno chiedere che vengano subito realizzati i nuovi parcheggi sulla copertura, per supplire quelli che, con lo scavo, spariranno sino a fine lavori. Va chiarito, per non sembrare degli utopisti che, volendo, la copertura la si può effettuare appena realizzati i muri portanti di contenimento della grande “vasca” sotterranea che conterrà il depuratore vero e proprio, semplicemente elevando da quelli dei pilastrini per sorreggere l’intera nuova copertura. Per altro quei muri poi dovranno comunque reggere necessariamente la soletta che coprirà il “buco” che, a fine lavori, ricostituirà l’attuale parcheggio al piano, buttato per aria per scavare. Per il resto è ovvio che un certo disagio ci sarà, ma come ogni volta che si innova, purtroppo, “per meglio apparire…..bisognerà un po’ soffrire”. I mezzi d’opera ed i camion, per fortuna, infilandosi in cantiere prima di arrivare alle abitazioni, passano in zona pressochè disabitata. L’attraversamento e l’entrata alla scuola Gianelli è da sempre regolamentato e sorvegliato. Non buttiamo quindi tutto in m…. anche se si tratta di depuratori. L’importante è che chi di dovere, dimostri di voler e saper ridurre al minimo i disagi per i cittadini, in nome dei quali si sta operando.
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di Annalisa NOZIGLIA
MONTALLEGRO
Pellegrini e fedeli promuovono lÊascensore A un anno di distanza dalla sua inaugurazione, i primi evidenti segni di rilancio nelle presenze
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n estate la vita al Santuario di Nostra Signora di Montallegro è movimentata dall’arrivo di molti pellegrini italiani e stranieri, nonché dalle “fughe” dei rapallini che storditi dalla confusione e dal caldo della città si concedono qualche ora di relax nel luogo a loro più caro, dove l’aria è più fresca e il paesaggio mozzafiato: l’ideale per rinfrancare il corpo e lo spirito. Senza parlare poi della Novena dell’Alba che anche quest’anno ha visto un cospicuo numero di fedeli che spinti da fede e tradizione non si sono lasciati scoraggiare dalla stanchezza e dal caldo e per nove mattine si sono alzati di buon ora (alle tre del mattino!) per ascendere a piedi o in automobile sul Monte Allegro con lo scopo di venerare e ringraziare Colei che il 2 luglio 1557 ha onorato il capitaneato di Rapallo con la Sua Visita e il dono della prodigiosa Icona. Con l’inaugurazione del nuovo ascensore, avvenuta il 20 dicembre dello scorso anno, è iniziata senza dubbio una nuova era presso il Santuario che al consueto via vai di pellegrini oggi può ospitare nella Casa della Madonna anche gli anziani e coloro che hanno difficoltà di deambulazione. Come già avevamo evidenziato i lavori sono stati decisamente complessi, sia per i costi, che per la realizzazione. E’ bene ricordare che per l’edificazione di quest’opera vi è stata una mobilitazione generale. La realizzazione è stata possibile oltre che per gli sforzi del santuario stesso per mezzo di un’importante finanziamento da parte del Comune di Rapallo e l’offerta generosissima di moltissimi enti e privati del nostro territorio. Il Rettore Don Salvatore Orani nell’incipit del suo discorso di inaugurazione aveva proposto il passo evangelico: «Molti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete e non lo videro», sottolineando, quindi, che «I “molti” sono i nostri vecchi … i vecchi che ci hanno donato in eredità la Presenza della Madonna a Montallegro…, i vecchi che avrebbero desiderato tanto raggiungere il Colle, ma, mortificati nel desiderio da impedimenti dell’età, furono costretti a “salutare la terra promessa da lontano”. Ho ancora negli occhi lo sguardo stanco e rassegnato del Cardinale Anastasio Balestrero. Fu portato quassù in macchina, ma fatti pochi passi e raggiunto il cancello, desistette dal percorrere il viale e salutò la Madonna “da lontano”». Si sa che a Rapallo gli anziani sono moltissimi e
Dal basso in senso orario: l’inaugurazione dell’ascensore, i primi pellegrini e la rampa
che la costruzione dell’ascensore è stata determinante affinché l’età e i seri problemi di disabilità non fossero più insormontabili barriere per coloro che con i loro affanni sono particolarmente vicini alla Madre Celeste. L’ascensore ha aperto il Santuario a nuove possibilità e con la bella stagione, certamente, si è potuta constatare l’efficacia di questo nuovo mezzo per accedere al santuario. Estremamente toccante è stato il pellegrinaggio di infermi ed anziani che con l’ascensore hanno potuto raggiungere il santuario e per la prima volta hanno partecipato ad una giornata a loro completamente dedicata. Il 4 settembre, infatti, si è svolto il pellegrinaggio dei malati e degli anziani al Santuario con l’importante presenza del nostro vescovo diocesano Mons. Alberto Tanasini,. Un pomeriggio festoso, terso, nel quale si è potuta respirare l’autentica gioia della fede di chi nonostante il
peso degli anni e della sofferenza ha goduto appieno della bellezza e del mistero racchiuso in quel preziosissimo tempio che sino a poco tempo prima non era a loro concesso raggiungere. Don Salvatore ha parlato di una piccola Lourdes, “Simeone e Anna fedelissimi al tempio possono finalmente ritornare sul monte”, questo il monito che ha accompagnato il periodo dell’installazione, questo l’avverarsi di una realtà che sembrava impossibile. Tra i tanti anziani presenti dobbiamo far memoria di alcune suore: la centenaria suor Maria di Gesù, delle Gianelline di Chiavari, Suor Anna e Suor Teresa le ultime due suore della congregazione di Montallegro. Certamente molti con me ricorderanno quando al Santuario c’erano queste suore che affiancavano il rettore nella gestione del santuario, erano sempre presenti ed erano loro ad occuparsi della vendita dei “ricordini”e delle candele che tutti acquistavamo
quando salivamo in pellegrinaggio. Don Salvatore emozionato e gioioso nel vedere la straordinaria affluenza di pellegrini ha affermato: «Lo abbiamo inaugurato un anno fa e da allora l’ascensore ha fatto sì che molti fedeli che hanno problemi di deambulazione potessero tornare a pregare in questa chiesa. In altre parole questo elevatore ha riportato molta gente al santuario. E quello odierno sarà un appuntamento che ripeteremo ogni anno». Anche Mons. Vescovo ha pronunciato parole di soddisfatta ammirazione: «Quando sono stato invitato a questa messa ho accettato molto volentieri. L’ascensore di cui il santuario s’è dotato rappresenta lo sviluppo naturale di quest’opera. La chiesa di Montallegro, così, è nuovamente accessibile a chi non può più contare sulla forza delle gambe». Da buoni rapallini quali siamo non possiamo che gioire per il buon funzionamento dell’opera, con la viva speranza che di generazione in generazione la fede e la tradizione che ci unisce al Santuario sia sempre vigorosa e sappia affrontare le sfide utilizzando al meglio i mezzi che i tempi ci metteranno a disposizione. Per informazioni e avvisi è possibile consultare il sito internet wwwsantuarionsmontallegro.com
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TERRITORIO
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di Renzo BAGNASCO
FRAZIONI
„Creuze‰ abbandonate o stravolte dallĂŠuomo I sentieri costruiti dai “padriâ€? assieme alle fasce rischiano di scomparire per sempre sotto i colpi del cemente e dei rovi
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e “creuzeâ€? un tempo erano i sentieri che conducevano dalle alture alla marina e viceversa. Famosi quelli di Lavagna dove le donne, percorrendoli scalze per non scivolare, trasportavano sul capo le ardesie cavate dai loro padri, mariti, figli o “galantiâ€? in quel di Cicagna.. Le ardesie venivano tenute in equilibrio sul capo, protetto dai “sutĂŠstuâ€?, sorta di ciambelle formate da panni arrotolati ad anello. Il cavarle era compito degli uomini, ma il trasporto delle lastre spettava alle donne, “camalleâ€?, che provvedevano a portarle da Cicagna sin sulla spiaggia e da lĂŹ venivano poi imbarcate sui leudi. Ogni anno in Luglio, ancora oggi, il paese ricordandole, le festeggia. C’era quindi il “cultoâ€? delle creuze che dovevano giocoforza essere tenute in buono stato perchĂŠ erano il mezzo piĂš breve e indispensabile di comunicazione fra le alture e la piana, “strumentoâ€? di lavoro anche per tutti quei contadini che, al primo albeggiare, le discendevano oberati dalle ceste contenenti i frutti delle loro terre da vendere al mercato. Era i tempi in cui, senza riempirsene la bocca, il percorso campo-mercato era veramente a “kilometro zeroâ€? e rappresentava per molti l’unica fonte di sostentamento. Oggi che le cose sono cambiate, questi sentieri sono però una testimonianza di una cultura antica da cui discendiamo e che bisogna salvaguardare. A questo proposito la Regione Liguria ha predisposto dei fondi da distribuire a quei Comuni che, al momento di richiederli, si impegnino ad utilizzarli per mantenere e recuperare le antiche percorrenze. Siamo convinti che anche Rapallo ne avrĂ fatto richiesta, perchĂŠ il loro recupero è segno di grande sensibilitĂ . Il loro valore storico, culturale e ambientale è testimonianza di civiltĂ del lavoro ma sopratutto contadina ora dimenticate, ma pur sempre parte del nostro patrimonio. Parrebbe di capire che non a caso le apparizioni della Vergine sia a Montallegro sia sul Monte Figogna a Genova, sono avvenute avendo come testimoni antichi modesti contadini, incarnazione della piĂš candida e innocente delle fedi. Per vedere come sono conservate le nostre creuze, ne abbiamo percorsa una per tutte: se
non la piĂš famosa, certo la piĂš lunga, perchĂŠ partendo da dove oggi finisce Via Laggiaro, si inerpica sino a oltrepassare Via dei Poggi, a quota 215 metri sul livello del mare. Salita Bugnavacca pare infatti “spaccareâ€? in due la Rapallo a monte dell’Autostrada con uno sviluppo quasi rettilineo tanto è lunga. Del suo antico tracciato ne fanno testimonianza le vecchie “Tavolette militariâ€? ante guerra, dedicate a Rapallo ma anche le mappe che costituiscono la base sia del nostro PRG che della Carta tecnica Regionale cosĂŹ come per altro appare su Internet, nel sito gestito dall’Amministrazione di Rapallo. Le foto che alleghiamo dimostrano invece in quale stato è oggi ridotta Salita Bugnavacca a causa di chi, beceramente, l’ha sfruttata impunemente a proprio tornaconto e convenienza, edificandovi attorno, demolendone i gradoni o, come in certi casi, addirittura impossessandosene, ancorchĂŠ sia bene Demaniale inalienabile, rabberciando altrove, per il proprio basso tornaconto, il vecchio storico tracciato. Era l’epoca selvaggia, divenuta poi nota ovunque come “rapallizzazioneâ€?. Il tutto è avvenuto grazie alla, “disinteressataâ€? sorveglianza con cui tutte le Amministrazioni, comprese quelle poi succedutesi negli anni, se ne sono colpevolmente disinteressate: eppure, essendo demaniale, è patrimonio di tutti e quindi spetterebbe loro salvaguardarlo e non lasciarselo sottrarre. Per fortuna che impossessarsi di questo patrimonio inalienabile è reato e quindi, negli anni, sempre recuperabile. Basterebbe volerlo. Queste tipiche e nostre antiche percorrenze le avevano realizzate robuste secondo misure e dimensioni che nel tempo si erano consolidate come le piĂš idonee al loro uso; sino a che non siamo arrivati noi “moderniâ€?. Sono infatti a gradonate perchĂŠ dovevano superare dei dislivelli notevoli ovunque incontrabili in terra di Liguria, ma mai si presentano come ostacoli aspri perchĂŠ, su di esse, passavano anche animali da soma che sui gradini tradizionali, per quanto comodi, sarebbe stato impossibile condurli. Il dislivello dalla partenza all’arrivo lo si superava avendo presente tre accorgimenti: “l’alzataâ€? del singolo gradone sempre costante, l’inclinazione
“variabileâ€? del piano di calpestio (pedata o gradone) e, se non ancora sufficiente, allungando i percorsi cosĂŹ da ottenere pendenze accettabili. Ogni singolo gradone (pedata) era infatti calibrato sulla falcata di uomo normale. Il passo a seguire portava il piede ad appoggiarsi oltre l’alzata successiva e, con un ulteriore passo, si era di nuovo alla fine del gradone appena raggiunto, pronti per salire sul prossimo; la marcia quindi era cadenzata e calibrata per percorrere con un solo passo ogni gradone, cosĂŹ da assicurare sempre, sia che si salisse o che si procedesse nelle parti non gradonate, falcate sempre eguali, senza discontinuitĂ . Per garantire egual sforzo, tutte le alzate erano sempre di circa 12 centimetri e i lunghi gradoni profondi 1metro e 30 centimetri circa, inclinati non piĂš di 25/ 30 centimetri. In pratica ogni “gradoneâ€? e quindi ogni passo, gra-
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VITA DA BESTIE
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di Emilio CARTA
PASTORIZIA
Come adottare a distanza una pecora e vivere felici La pastorizia, e non solo, in Sardegna è in piena crisi. Ma c'è chi ha risolto il problema, almeno in parte, con un pizzico di fantasia ono partito da Cabras lasciandomi alle spalle le sue magiche e pescose lagune, le rovine di Tharros e le spiagge del Sinis. Con me sull'utilitaria ho portato solo una chiavetta carica di blues, una penna e un bloc notes. Accompagnato così dal suono della mia tre cilindri, dalla chitarra e la voce di B.B. King e dall’armonica a bocca di Fabio Treves ho attraversato la piana del Campidano: non c'erano schiavi a strappare il cotone ma i loro successori chini a raccogliere pomodori e carciofi. E poi odori e profumi di ginepro, timo, cedrina, elicrisio, mirto e di finocchietto selvatico che somiglia alla liquirizia che aspiri a pieni polmoni lungo le stradine che, in un continuo saliscendi, mi hanno accompagnato lungo la dorsale montana sarda, ricca di olivastro e lentisco che crescono anche laddove non piove mai. Devo arrivare nella regione della Marmilla, superare la reggia nuragica di Barumini e poi risalire verso il paese di Gergei laddove inizia l'area sarcidanese. Qui ho appuntamento con Emilio Concas, un pastore vero, il cui patrimonio è un
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Emilio Concas con la pecora Lodovica, recentemente adottata a distanza da una famiglia del nord Italia
gregge di cento pecore belanti: per generazioni il suo ceppo si è occupato di pastorizia e così fa lui assieme alla moglie Franca e ai quattro figli che, con i loro diplomi, vorrebbero un lavoro diverso. Il fatto curioso è che Emilio Concas, 58 anni, barba e capelli resi ormai candidi da una vita di lavoro e fatica in cui albe e tramonti sono tutti uguali, così come millenari sono i ritmi e i tempi del pascolo e della tosatura, utilizza il computer. E col Pc ha messo in moto un'idea, le adozioni a distanza. «Non quelle dei bimbi meno fortunati del terzo mondo, per i quali ci sono apposite associazioni umanitarie – dice sorridendo – ma di una pecora in carne e ossa, della quale mi assumo l'intera responsabilità di mantenerla viva e vegeta”. Come scusi? «Sì, su Internet ho un sito attraverso il quale offro proprio una pecora del mio gregge in adozione. A fine anno a chi ha condiviso con me questo progetto spedisco i prodotti ricavati, vale a dire venti chili di formaggio e, con la lana ricavata dalla tosatura della stesso animale, vari centrini lavorati a mano da mia moglie Franca. Alla pecora adottata metto al collo un collarino di cuoio sul quale ho inciso il nome scelto dal proprietario che, quando lo desidera può venire a trovarla. Ah, dimenticavo di aggiungere che spediamo anche una vera e propria
carta d'identità dell'animale». E questa operazione che costi ha? «Adottare a distanza una mia pecora costa 390 euro e, come detto, in cambio offro i prodotti caseari e la lana. Può sembrare una grossa cifra ma il pecorino, oggi, sul mercato, ha un costo che varia dai 13 ai 16 euro al chilo. I miei clienti sono soprattutto persone del Nord Italia ma anche francesi, tedeschi e belgi. Quest'anno le adozioni a distanza sono state una cinquantina e il mio sito è visitabile su www.sardiniafarm.com. Sono stato ospite di Maurizio Costanzo e qui è passata anche la Rai». E' vero che l'attività millenaria della pastorizia così com'è rischia l'estinzione? «Guardi, qui a Gergei risiedono circa mille anime, con una cinquantina di famiglie che vivono ancora di pastorizia; gli altri, quelli che possono, fuggono altrove perché lavoro non ce n'è. Lo sa che il latte convogliato alla cooperativa viene pagato la miseria di 60 centesimi al litro? Ma non basta. A settembre ci hanno pagato il corrispettivo di giugno! La lana viene comprata a 15 centesimi al chilo e un acquirente voleva offrirmi 30 euro per la tosatura di 120 pecore! Gli ho risposto che piuttosto la bruciavo ed ora è accantonata a fianco dell'ovile. Oggi si usano le incerate mentre un tempo si realizzavano maglioni, calzet-
Gergei. Emilio e Franca Concas al computer. A destra, il pastore nell’ovile con il suo gregge
toni e persino pantaloni e così c'è stato il crollo anche di questo mercato. Una volta per tosare le pecore ci si riuniva in dieci o dodici pastori in una sorta di mutua assistenza che non aveva bisogno di formule strane. Ci si riuniva e basta e, alla fine, il proprietario del gregge offriva a tutte le famiglie coinvolte una cena. Oggi con 30 euro manco ci esce una bevuta». Ma non ricevete alcun aiuto o sostegno? «Stiamo morendo nell'indifferenza di tutti e in primo luogo delle istituzioni che dovrebbero proteggere il nostro lavoro. Tra tasse e commercialista partono ogni anno circa tremila euro a fronte di entrate che superano di poco i 12mila
euro. Meglio andare in fabbrica dicevano in molti negli anni Settanta: stipendio sicuro e un orario di lavoro decente. Crearono il grande polo industriale di Ottana e molti svendettero terre e greggi ma vittime della grande illusione si ritrovarono poi con un pugno di mosche!». Le remore che avevo, pensando che adottare un bimbo a distanza fosse una cosa ben diversa da quella di far crescere una pecora, sento che a poco a poco si stanno sgretolando. Dove andranno realmente a finire quegli euro inviati nel terzo mondo attraverso varie raccolte di fondi? Serviranno a lavarci un poco la coscienza? Gli scandali ormai non si con-
tano più a fronte di quelle associazioni benemerite che fanno invece il loro dovere. In preda a questi pensieri guardo con più attenzione le mani callose di Emilio Concas, il suo volto cotto dal sole, rugoso e simile al cuoio, i suoi occhi neri come il carbone e la sua barba bianca; osservo la moglie Franca seduta sorridente accanto al computer malgrado una vita passata nei campi, a tirar su quattro ragazzi e una zia che cammina a stento deformata dall'ar-
trosi. Cerco una parola piena di significati ormai in disuso e alla fine la trovo: orgoglio. Fuori, in cortile, un maialetto arrostisce su uno spiedo improvvisato. Avevo previsto la ripartenza da Gergei per Villasimius alle 11. Ma l'invito a pranzo della famiglia Concas è perentorio, di quelli che non si possono rifiutare. Mangio con loro. Già, perché orgoglio e sarditudine viaggiano insieme e, valore aggiunto, per i pastori l'ospite è sacro, sempre e comunque.
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VITA DI PROVINCIA
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di Emilio CARTA
Dalla Provincia ai localismi e ai campanilismi La storia sembra non cambiare mai. Intervista
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onsigliere Pernigotti, cominciamo con una domanda provocatoria: come giudica gli ultimi avvenimenti nazionali tra Berlusconi e Fini? La ringrazio. Ma sono un consigliere della Provincia di Genova, lavoro all’opposizione laddove governa una giunta di centro sinistra, e per ora, lascio ad altri l’analisi sulla politica nazionale. Tanto più che io sono l’espressione di un movimento ligure e non di un partito nazionale. Preferisco occuparmi del mio territorio secondo il mandato che mi hanno conferito i cittadini e formulando tutte quelle iniziative atte a promuovere azioni propositive o correggere scelte in Provincia che giudico sbagliate. Quindi non prende posizione? No, perché non è mio compito giudicare questo caos totale in cui tutti forse hanno torti e ragioni. Davvero, preferisco parlare di tutte le iniziative concrete intraprese semmai da me e far sapere ai rapallini e ai rapallesi, che mi elessero nel 2007 in Provincia, che io lavoro sodo come oppositore e che possono giudicare il mio impegno spulciando sul mio sito e verificando cosa produco. Consigliere mettere tutto quel che si dice o si fa su un sito può essere controproducente, non crede? Come di dice: “carta canta….” Esiste un modo di fare politica in cui si vende fumo, e spero di non finire in quella china perché esiste anche un modo di fare politica in cui si offre arrosto. Può non piacere, ma almeno si può assaggiare. Ecco, a me piace essere concreto e trasparente con gli elettori. Pertanto lascio parlare gli oltre duecento atti
che ho prodotto in tre anni in Provincia e in Consiglio provinciale, i centosettanta interventi in consiglio e gli oltre duecentocinquanta articoli apparsi su quotidiani locali e nazionali. Il tutto messo in rete sul sito internet Pernigotti.net. Dal servizio pubblico locale ATP, alle problematiche sul turismo, fino ad arrivare ai tunnel, come giudica la politica genovese provinciale? Giudico disastrose alcune scelte e cioè la “politica del non fare” che sono il rimpallo delle responsabilità tra enti. Giudico inammissibile che laddove esistono fondi e leggi che prevedono di fare opere pubbliche ed infrastrutture queste non siano fatte. Ritengo assurdo che esistano guerre di campanile in nome del non fare e, soprattutto, che non si riesca mai a trovare un accordo definitivo: qui basta un ricorso al Tar e i diritti di pochi sono più importanti dei diritti di molti. Mi riferisco ai depuratori comprensoriali e non cittadini, al tunnel per Santa Margherita Ligure e per Cicagna, ai centro congressi, mai realizzati ma sempre promessi, sino ad arrivare agli orari errati delle corriere e alle tariffa dei biglietti. Insomma, mi pare che proprio non ci siamo. Così si arriva alla paralisi totale, perché nessuno si occupa della cosa pubblica fintanto che non si modifica il proprio giardino. E invece il processo logico dovrebbe essere un’in- versione di 180 gradi: mi occupo della cosa pubblica per rendere migliore il mio giardino. Ma c’è qualcosa che funziona nella Provincia di Genova?
al consigliere provinciale Massimo Pernigotti
Sì, certo molte cose funzionano per fortuna e per merito dei cittadini che sono da elogiare, ma c’è da chiedersi perché le botteghe qui da noi come a Genova continuano a chiudere, e per quale motivo i croceristi che scendono dalle navi vanno a Serravalle o, peggio, vengono consigliati ad andarci. Se nonostante un territorio incredibilmente bello, vario e vasto, non riusciamo a fare sistema, squadra, e da terra di sole e mare conviviamo con i problemi di una metropoli, forse qualcuno che governa e ha governato, e altri presenti in vari enti da troppo tempo, potrebbe fare un passo indietro e lasciare andare avanti persone giovani, motivate e meno portate alla coltivazione di un singolo e piccolo orticello. E questo mi pare possa valere a tutti i livelli. Non è solo un problema unicamente della Provincia di Genova. Anzi Repetto è uno di quelli con cui si combatte duramente ma che ascolta, o almeno ci prova. Passiamo al turismo, quali sono state le proposte da lei portate in Provincia? Grazie ad una mia iniziativa di commissione abbiamo per la prima volta ascoltato i rappresentanti degli albergatori, sono state formulate proposte per la sinergia del territorio, invocando la necessità di attrezzarsi e puntare su Cina e India che rappresentano la vera fonte ricca per il futuro sia in termini di qualità e di quantità. Ho proposto di mettere maggiormente in contatto la costa con l’entroterra favorendo percorsi molto articolati tra mare e montagna, usufruire meglio delle potenzialità del capoluogo genovese da parte del levante, utilizzando musei e teatri a cui de-
volviamo risorse importanti, e soprattutto di potersi confrontare più spesso tra enti senza l’assillo della bandiera politica, al fine di raggiungere qualche obiettivo positivo. Risultati? Beh, l’assessore provinciale mi pare abbia preso nota. Rispetto l’assessore Dagnino. Per lo meno ascolta un suo avversario politico. Anche se poi su ATP, i pubblici trasporti, facciamo in consiglio battaglie epiche. Programmi per il futuro consigliere? Essere a servizio dei cittadini che mi hanno eletto per quanto di mia competenza in Provincia mostrando il frutto del mio lavoro. Voglio dare uno sguardo generale alla politica per poter traguardare nuovi obiettivi e, soprattutto, verificare di quanto siano mutate le condizioni di partenza rispetto al 2007. Cercherò di migliorare il mio lavoro e le mie convinzioni in tema di amministrazione e territorio mettendo in preventivo anche la possibilità di intraprendere nuovi percorsi politici, laddove sia possibile esistere senza essere il baciapile di qualcuno. L’alternativa sarà stare a casa. Lo dice con una vena polemica o perché sente il desiderio di novità? La mia non è polemica, ma un grido ai giovani di questa nostra terra di scendere in campo e di occuparsi di politica. Iniziando a frequentare i comitati di quartiere, i consigli comunali provinciali e regionali che sono pubblici, e prepararsi, perché abbiamo necessità di menti fresche, di novità, e di partecipazione. La sintesi poi si ottiene nei consigli dei vari enti, ossia nei luoghi deputati alla discussione e alle scelte democratiche.
ACQUA SALATA
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di Carlo GATTI
MARE NOSTRUM
Un importante simposio dedicato al mare ed allÊuomo È organizzato a Caperana dalla Scuola Telecomunicazioni FF.AA. di via Parma 34 a Chiavari abato 9 ottobre, presso la Scuola Telecomunicazioni FF.AA. di Chiavari (Caperana) avrà luogo il Convegno “Il mare e l’uomo”. I relatori sono tutti membri dell’Associazione Marinara rapallese Mare Nostrum e saranno impegnati con tre conferenze: - Sulla rotta di Cristoforo Colombo - relatori Giancarlo Boaretto e Vincenzo Gaggero - Il porto di Genova, da Colombo al nuovo millennio – Ernani Andreatta e Carlo Gatti - U-Boot 455: tra leggenda e realtà – Emilio Carta e Lorenzo Del Veneziano Gli sponsor della manifestazione sono: La Scuola Telecomunicazioni FF.AA – C.V. Francesco Scarpetta, il Museo Marinaro “Tommasino-Andreatta” – Direttore e Curatore Com.te Ernani Andreatta, l’Associazione Marinara “Mare Nostrum” – Presidente Com.te Carlo Gatti, l’Associazione Culturale “Il Sestante” - Presidente Vincenzo Gaggero. Gli argomenti che verranno trattati sono di sicuro interesse per “la gente di mare” ligure che ama la propria storia e soprattutto le tradizioni marinare che legano il passato al presente di ognuno di noi. Si parlerà del grande “navigatore genovese”, del porto di
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Particolare del relitto della Haven
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lidare un immenso impegno di ricerca e sistemazione storica di centinaia di navi civili e militari affondate nei nostri mari e che solo ora, grazie alla sua straordinaria passione, riemergono alla luce insieme alle cause, molto spesso belliche, che le hanno relegate nell’oblio degli abissi per lungo tempo. Scrivere di Lorenzo Dal Veneziano, in così poco spazio, è più difficile che dedicargli un libro e, in questa sede, possiamo soltanto definirlo come un esperto esploratore di relitti profondi in tutto il mondo, dai Tropici all’Oceano Atlantico. E’ stato membro del team che ha esplorato il relitto del transatlantico Andrea Doria nell’oceano atlantico nel luglio del 2000, spedizione condotta a termine anche con il patrocinio della Regione Liguria ma è famoso soprattutto per aver scoperto e filmato il relitto dell’Uboot 455 davanti al Promontorio di Portofino. Possiamo aggiungere che ha scoperto centinaia di relitti in tutto il mondo, che ha esplorato, solo per citare i più conosciuti: la
Bianca C, il smg Millo, il Calabria, il Da Barbiano e tanti altri. Fotografo e video operatore, ha pubblicato sulle riviste specializzate i risultati di oltre 100 pericolose immersioni. Nell’ambiente militare che ospita il Convegno c’è molta attesa per i filmati storici e subacquei che verranno proiettati.
CEDOLA DI PRENOTAZIONE Con la presente mi impegno all’acquisto di n. _____ copie del volume fotografico “L’Uboot 455 tra storia e leggenda - Navi e relitti della provincia di Genova. Le ultime scoperte” di Emilio Carta e Lorenzo Del Veneziano edito da AGB Busco Ed., via Volta 37 - 16035 Rapallo Tel. 0185-273647 - Fax 0185.235610 IL LIBRO SARÀ DI 160 PAGINE CON 200 IMMAGINI INEDITE A COLORI. La presente cedola prevede l’acquisto dell’opera a euro 20,00 anziché 25,00 euro. Nome e cognome dell’acquirente ................................................................................. .................................................................................
Via . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Città . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Telefono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Firma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Genova ma anche di “Navi e relitti della provincia di Genova”, l’atteso volume di Emilio Carta e Lorenzo Dal Veneziano che uscirà a Natale. Gli autori sono ormai considerati due celebrità nazionali nel campo del mondo sommerso. Il nostro concittadino Emilio Carta è infatti al suo “quarto lavoro” che va a conso-
PIANETA GIOVANI di Benedetta MAGRI
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METRICA
„Uno fra tanti, ma non uno dei tanti‰ Matteo Squadrito, il poeta diciottenne che si critica per crescere mare ti rende schiavo, in questo modo muore la tua libertà e in un certo senso muori anche tu.” Chi potrà avermi detto questa frase, partendo dalla propria enigmatica poesia “Ardere d’amore”? Forse una persona piena di esperienza e che ha potuto capire molti aspetti della vita… Sbagliato; si tratta di Matteo Squadrito, un diciottenne che si definisce “confuso”. L’incontro che ho avuto con lui mi ha spiazzata, perché non ho incontrato confusione, ma grande convinzione e apertura mentale, una persona disposta a ragionare e a riconoscere di aver cambiato idea, però sempre seguendo un percorso di crescita. Mentre parla trovo difficoltà a fissare i suoi occhi azzurri profondi, quasi scostanti e guai a contraddirlo. Nel momento in cui sorride, cala la tensione ed è più semplice parlare di quello che è stato il suo percorso. Infatti Matteo ha pubblicato una raccolta di poesie: Poesie di un Anonimo Romantico (edito da Albatros, collana Nuove Voci, acquistabile in edicola in Via della Libertà, oppure ordinabile in libreria o tramite il sito della casa editrice, costo € 11,50, 112 pagg.), suddivisa in varie sezioni per argomenti: Visioni (una parte dedicata alla natura) Vita, Ultime scene, Uomini, Il mio mondo, Eros, Admete. Come hai cominciato questa avventura? “Ho iniziato a scrivere seriamente poesie da quest’anno, perché a scuola ero in ultimo banco, allora facevo una fila di astucci per non far notare che non stavo seguendo le lezioni e mi posavo un foglio sulle gambe, con la matita in mano iniziavo a scrivere e poi ricalcavo a penna correggendo. Dopo cancellavo la matita sotto, arrivato a casa le scrivevo a computer, dove è più semplice fare il noiosissimo lavoro di lettura, rilettura e correzione.” Quindi è da quest’anno che ti è giunta l’ispirazione poetica? No, ho iniziato a quindici anni e i motivi non li voglio dire, però non sono difficili da immaginare, le solite motivazioni per cui gli adolescenti si lamen-
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tano. Direi che ho iniziato perché: “Perso nella mia mente,/ impazzisco/ tra mille pensieri,/ e questo stupido/ quaderno/ è la mia salvezza” come ho scritto in un punto della poesia che è messa in copertina. All’inizio scrivevo canzoni, che poi ho trasformato in poesie. Quest’anno Tommaso e Martina, due miei compagni di classe a cui ho intitolato il libro, mi hanno convinto a provare a pubblicarle. Come mai trasformare le tue canzoni in poesie? Innanzitutto io non suono uno strumento, quindi non aveva grande senso. Inoltre una poesia è più concisa, invece in una canzone si aggiungono parti che si allontanano dal nucleo del concetto che si vuole esprimere. Quindi non hai mai provato a musicarle? Una sì, “Storia di un cavaliere”, ho utilizzato dei programmi sul computer per creare una base apposta per quel testo. “Storia di un cavaliere” è anche la prima che ho scritto e ho deciso di collocarla come ultima nella mia raccolta. Dopo tre anni l’ho ripresa in mano prima della pubblicazione e in realtà non ho quasi avuto nulla da correggere. Ora mi piacerebbe riuscire a venderla a qualche casa discografica. Altri testi di canzoni sono “Begl’Occhi”, che volevo fosse solo ed esclusivamente una canzone, “Il lamento di Dedalo” e “Il cantautore”. È stato difficile trovare una casa editrice che ti appoggiasse? Quando si inizia è necessario autofinanziarsi, però due case editrici si erano dimostrate interessate, mi sono fidato di una e i miei genitori hanno investito. Ora sono riuscito a rimborsarli di tutto. C’è da dire che ciò che ha colpito è stata la mia età, perché in effetti scrivo con una maturità maggiore di un diciottenne e scelgo tanti temi, perché non amo scegliere. Se mi chiedessi il mio colore preferito, avrei delle opzioni, ma non una risposta. L’importante è continuare a crescere, perché ciò che colpisce a diciotto anni, se lo scrivi a quaranta perde significato e rimani mediocre, per questo bisogna essere critici, altrimenti non si presenta
nulla di buono al lettore. Sembri molto determinato a fare di questa strada la tua vita. IL mio sogno è diventare regista, da quest’anno studierò al DAMS di Bologna e spero di trovare un corso che mi porti a questa professione, perché altrimenti questa università mi può portare a diventare un critico cinematografico, ma non voglio commentare l’arte: desidero crearla. La poesia mi piace e ho già preparato un’altra raccolta, per la quale sto attendendo risposta, però voglio arrivare a fare altro, magari continuando comunque a scrivere. C’è un autore a cui ti ispiri? Quest’anno ho scoperto un amore, spero corrisposto, ma non ne sono certo, per Leopardi. Inoltre Fabrizio De Andrè è forse definibile un “maestro” , probabilmente proprio per questo ho iniziato con le canzoni. Cosa provi quando rileggi le tue poesie? Nausea perché le ho lette troppe volte, alcune a distanza di anni le trovo orribili, per altre penso: “Se non l’avessi scritta io potrebbe piacermi!” Ad esempio mi è capitato di doverne scegliere una da leggere ad alta voce e non è stato semplice, anche perché secondo me la poesia non può essere letta ad alta voce, chi ascolta si perde, bisogna avere la possibilità di concentrarsi sul testo, su come è disposto sul foglio, su quali sono i legami tra le parole, altrimenti si dimentica subito. Chi vorresti leggesse le tue poesie? Non c’è una persona particolare, però mi farebbe piacere le leggesse qualcuno che abbia la possibilità di aiutarmi a diventare regista. Oppure anche una persona che semplicemente le apprezzi, senza conoscermi, perché solo in tal caso un complimento è vero, altrimenti preferisco che le persone che mi conoscono mi critichino, almeno riuscirebbero ad essere sinceri. Da dove nasce il titolo della raccolta, “Poesie di un Anonimo Romantico” e perché hai usato così le maiuscole?
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VOGLIO AMARE! Voglio amare! Vivere la tua pelle, perché semplicemente toccarla non mi basterebbe, conoscerla e perdermi con mille carezze sulla tua schiena, respirare i tuoi profumi, assaporare i tuoi respiri, ascoltare ogni battito del tuo cuore e sentirlo nel mio petto, perché da quando ti ho visto sono morto, per vivere in te e per te, in ogni tuo passo, calpestando le tue orme.
Anonimo perché sono uno tra tanti, ma non uno dei tanti e Romantico per un duplice motivo: “sdolcinato”, ma soprattutto in senso di romanticismo, quasi come corrente letteraria, vedi ad esempio Leopardi, che citavo prima. Si potrebbe anche sostituire “di” con “per”, perché si deve essere anonimi ormai per leggere poesie e ci vuole un po’ di coraggio. Non ho mai visto un libro di poesie in camera di un mio amico. Quindi credi che i giovani non si interessino alla poesia? Prima guardavo la televisione molto e ora che ho diminuito, mi accorgo che ho molto più tempo per pensare, semplicemente leggere oppure stare sul letto a guardare il soffitto ascoltando musica, ma comunque ragionando su qualcosa. Questo manca a molte persone. Quanto tempo impieghi a scrivere una poesia? Poco, per il semplice fatto che se mi interrompo il mio pensiero può cambiare e allora è meglio rimanere a pensare per finire il testo che si ha sottomano, altrimenti il giorno dopo si rischia di travisare il proprio stesso pensiero. Cosa cambia tra la raccolta che hai prodotto a partire da testi di quasi tre anni fa e quella che speri di pubblicare? Sono diventato molto più critico, non mi elevo, ma salvo quasi solo me stesso. È difficile stare a terra e sentirti come tutti, se semplicemente sei te stesso sei diverso dal resto delle persone. C’è quasi qualcosa di filosofico in queste poesie, perché c’è il mio pensiero e ogni giorno può evolvere, ma solo se lo si coltiva. La raccolta precedente era un primo ingenuo tentativo, un inizio per qualcosa di più grande.
STORIE DI MARE
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di Carlo GATTI
AMBIENTE
Le Isole della „rumenta‰ in mezzo allÊoceano Il premio Nobel Giulio Natta, l’uomo del Moplen, se potesse si rivolterebbe nella tomba... harles Moore e' un ex marinaio erede di una famiglia di petrolieri, che si era imbattuto per la prima volta nell'inquietante formazione di rifiuti, già nel 1997, nel corso di una regata: "Ogni volta che salivo sul ponte vedevo galleggiare spazzatura", disse Moore in un'intervista, "per una settimana mi sono ritrovato in mezzo a un mare di immondizia, a migliaia di chilometri dalla terra ferma". Questa scoperta gli ha cambiato il corso della vita, spingendolo a cedere la sua parte dell'impresa di famiglia, e a darsi all'ambientalismo e allo studio degli oceani, fino a fondare la Algalita Marine Reseach Foundation, una fondazione per la ricerca sugli ecosistemi marini. Moore ha anche aggiunto che la massa di rifiuti non e' rilevabile attraverso le foto satellitari perché é traslucida e galleggia sotto la superficie del mare: "La vedi soltanto quando te la ritrovi davanti alla prua". David Karl, oceanografo dell'Universita' delle Hawaii ha dichiarato che sono ne-
C
cessarie ulteriori ricerche per stabilire l'esatta estensione e composizione di questo enorme "minestrone di plastica", ma che non vi é alcuna ragione di dubitare sulla validità della tesi di Moore. "Da qualche parte la plastica deve pure finire", ha detto. La Grande chiazza di immondizia rappresentata nel rettangolo, si è formata nella zona di convergenza del Vortice subtropicale del Nord Pacifico. Come si può notare dal disegno, la corrente lambisce in modo costante le coste occidentali americane e quelle dell’Estremo Oriente. Durante il suo lunghissimo percorso, la North Pacific Subtropical Gyre, dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro formando un “magazzino” composto per l’80% da plastica. La maggior parte di questa plastica è poco biodegradabile e finisce per sminuzzarsi in particelle piccolissime che poi fini-
Nel mondo vengono prodotti circa 100 MILIARDI DI CHILOGRAMMI ALL'ANNO DI PLASTICA, dei quali, grosso modo, il 10% finisce in mare. Il 70% di questa plastica finirà poi sul fondo degli oceani danneggiando la vita dei fondali. Il resto continua a galleggiare. La maggior parte di questa plastica è poco biodegradabile e finisce per sminuzzarsi in particelle piccolissime che finiscono nello stomaco di molti animali marini portandoli alla morte. Secondo il Programma per l'ambiente delle Nazioni Unite, i frammenti di plastica causano, ogni anno, la morte di oltre un milione di uccelli e di oltre centomila mammiferi marini. Infatti, siringhe, accendini e spazzolini da denti sono stati trovati all'interno della pancia di uccelli morti, che per errore li avevano scambiati per cibo. Quella che rimane si decomporrà solo tra centinaia di anni, provocando da qui ad allora danni immensi alla vita marina.
Vista ancora più nel dettaglio, l’isola dei guai appare spaccata in due.
Le correnti marine del globo non possono “sciogliere” i nostri rifiuti, ma riescono tuttavia a puntare il dito sulle nostre malefatte...
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scono nello stomaco di molti animali marini portandoli alla morte. Non e' uno scherzo, ne' un sogno, ne' una proiezione del futuro: si tratta purtroppo di un tragico presente privo di clamore mediatico, che si trova veramente di fronte alla più grande discarica del mondo, che inizia a 500 miglia nautiche dalla costa della California, attraversa il Pacifico meridionale, oltrepassando le Hawaii per poi arrivare fin quasi al Giappone; ha un diametro di circa
3.000 chilometri, e' profonda 30 metri ed e' composta per l'80% da plastica e da altri rifiuti che giungono da ogni dove. C’è chi sostiene che l’immensa vergogna sia divisa in due macro aree definite “scientificamente” Western and Eastern Pacific Garbage Patches. ALTRE ISOLE OCEANICHE DI RIFIUTI La ricercatrice Kara Lavender Law, a seguito di ricerche condotte con una serie ventennale di crociere scientifiche svolte
Spiaggiamento di containers Cose che succedono.....
fra il Golfo del Maine e il Mar dei Caraibi, ha individuato due altre possibili zone di accumulo di rifiuti oceanici nell'emisfero meridionale: uno nell'oceano Pacifico ad ovest delle coste del Cile ed un secondo allungato tra l'Argentina e il Sud Africa attraverso l'Atlantico. La sua estensione non è nota con precisione, ma le stime più accreditate vanno da 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km² (cioè da un'area grande più della Penisola Iberica ad un'area più estesa della superficie degli Stati Uniti). La Marina degli Stati Uniti ed altri Enti preposti stimano l'ammontare complessivo della sola plastica dell'area in un totale di 3 milioni di tonnellate. Quest'area è spesso associata alla cosiddetta “latitudine dei cavalli”. Al tempo della navigazione a vela, il trasporto della merce da un continente all’altro avveniva con i velieri che sfruttavano i venti più favorevoli per una più spedita navigazione. Quando però i velieri giungevano nella fascia di alta pressione dei 30°N, i marinai spesso venivano obbligati dal mare calmo e dal poco vento a fermarsi per diversi giorni e, a volte, per settimane per cui alla fine razionavano le loro provviste di acqua. Poiché i cavalli avevano bisogno di bere
molto e, nonostante costituissero preziosa merce di scambio, dovevano essere sacrificati e gettati in mare. Tuttavia, anche per i naviganti del nuovo millennio, i guai non sono finiti: pare infatti che gli odierni capitani siano costretti ad allungare i percorsi per evitare di ritrovarsi in panne con le eliche e gli assi in avaria, lontanissimi dalle coste. In alcuni casi va detto che proprio le navi sono colpevoli d’alimentare il “grande magazzino” per la perdita di container. La più famosa è avvenuta nel 1990, quando dalla nave Hansa Carrier caddero in mare ben 80.000, tra stivali e scarpe da ginnastica della Nike che, nei tre anni successivi, si sono arenati tra le spiagge degli stati della British Columbia, Washington, Oregon e Hawaii. E questo non è stato l'unico caso: nel 1992 sono caduti in mare decine di migliaia di giocattoli e nel 1994 molti containers contenenti attrezzature sportive. L’ultima notizia su questo nefasto capitolo risale a l’08/02/2008: “Una flotta di quasi 30mila paperelle di gomma sta puntando verso le coste dell’Inghilterra. I primi sbarchi sono previsti entro i prossimi due mesi, dopo un viaggio di oltre 27mila chilometri, durato
ben 15 anni e mezzo”. Secondo gli studi dell’oceanogrofo ame-
ricano Curtis Ebbesmeyer di Seattle che ha ricostruito la rotta delle “papere”, almeno due terzi della flotta ha oltrepassato i tropici alla velocità di un miglio al giorno ed ha proseguito la navigazione fino ad atterrare sulle spiagge dell’Indonesia, dell’Australia e del Sud America. La seconda Armata, composta di 10.000 papere, è stata spinta nelle infide acque dello Stretto di Bering. Da qui si sono poi avventurate in Atlantico sfiorando banchise e iceberg “sopravvivendo” alle gelide correnti del circolo polare. Nel 2000 furono avvistati per la prima volta nel Nord Atlantico e furono riconosciute dal marchio di fabbrica ben visibile: “The First Years”. Era il 2003 e dall’azienda produttrice americana partì
l’idea di mettere una “taglia” di 100 dollari sulle paperelle. Chiunque ne avesse trovata una originale e l’avesse spedita al quartier generale di Tacoma, avrebbe ricevuto il denaro in cambio. Ebbesmeyer allertò i “cacciatori” inglesi: “Stando ai miei calcoli” – disse al Daily Mail – “nei prossimi mesi le papere dovrebbero invadere le coste dell’Inghilterra. Penso che le prime ad essere interessate saranno le spiagge della Cornovaglia e quelle dell’Irlanda del sud”. Oggi la saga delle papere scampate alla tempesta non è solo finita su due libri per bambini, ma ha anche stuzzicato l’interesse dei collezionisti di tutto il mondo, disposti a pagare oltre 740 euro per quei buffi naufraghi di plastica colorata. Certe trovate pubblicitarie, sebbene simpatiche e dissacranti, non distolgono tuttavia l’attenzione dal vero problema che ha ben sottolineato Katsuhiko Saido dell'universita' Nihon a Chiba: “la plastica, lungi dall'essere indistruttibile, si decompone in mare aperto per esposizione alle intemperie e lo fa velocemente rilasciando numerosi composti tossici, che sono assorbiti dagli 'inquilini oceanici', mettendo a rischio la loro vita e la capacità riproduttiva”. La caccia continua. Vi terremo informati!
DONNE OGGI
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di Elena LAVAGNO CANACARI
SALUTE
La dislessia - un disturbo da conoscere
Il disturbo in forma conclamata è piuttosto raro, mentre le forme parziali sono molto comuni: possono passare inosservate oppure causare problemi nell’ apprendimento na serata in casa nell'afosa estate appena trascorsa, programmi televisivi improponibili, inevitabile zapping ed ecco il miracolo: un film in particolare, di cui non ricordiamo nemmeno il titolo, che cattura però la nostra attenzione. Siamo in India, in una scuola elementare. Un ragazzino dagli occhi nerissimi e tristi è seduto nel suo banco e scarabocchia su un quaderno. è scontroso, ribelle, apparentemente pigro, distratto e svogliato. Il maestro lo sgrida, non riesce a comprendere questo suo atteggiamento non solo di rinuncia all'apprendimento, ma anche di sfida. I genitori, evidentemente stanchi di una situazione per loro incontrollabile e insostenibile, l'hanno relegato in questo collegio - scuola, che il bambino non gradisce ma subisce con grande sofferenza. Un giorno arriva alla scuola un nuovo maestro; è giovane, intelligente e sensibile e si interessa subito a questo bambino, ne studia il comportamento, lo segue nelle sue manifestazioni e ne comprende il dramma: è un bambino dislessico. Il maestro, con pazienza e discrezione conquista la fiducia del piccolo che piano piano incomincia a sciogliersi ed a collaborare. Inutile dire che il generoso insegnante vince la sua battaglia contro tutti e contro l'indifferenza non solo dell'ambiente scolastico ma anche quello familiare del bambino, avviando il piccolo verso la normalità. Un film bellissimo, con attori bravissimi che hanno saputo, con grande sensibilità, porre l'accento e l'attenzione su un problema ancora poco conosciuto e di conseguenza sottovalutato, quello della dislessia. Ma cos'è la dislessia? Per comprendere il significato di "dislessia" occorre cominciare dal termine, che significa: "difficoltà nelle capacità di leggere le parole". La dislessia è dunque distrurbo specifico dell'apprendimento che riguarda almeno il cinque per cento della popolazione, ma se ne parla ancora troppo poco e, soprattutto, poco viene fatto per i bambini che ne sono colpiti.
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è presente fin dalla nascita, ma si evidenzia durante il percorso scolastico inducendo sovente insegnanti e genitori a fraintendere i comportamenti del bambino che viene giudicato distratto, pigro, svogliato. Il bambino dislessico incontra difficoltà nel collegare il segno grafico al suono che esso rappresenta: superata questa difficoltà, spesso insorge una capacità di mettere in sequenza i suoni per trarne delle parole di senso compiuto. Spesso i bambini dislessici presentano una serie di alterazioni della lettura consistenti in scambi nell'ordine delle lettere o delle sillabe. Il bambino può mostrare una normale od anche elevata capacità di apprendimento in campi diversi da quelli della lettura, e spesso è molto dotato dal punto di vista artistico e disegna bene. È necessario precisare che mentre il disturbo in forma conclamata (che molti specialisti e studiosi identificano come una vera e propria malattia) è piuttosto raro, le forme parziali di dislessia sono molto comuni. Negli Stati Uniti, ad esempio, circa il dieci per cento della popolazione soffre di qualche disturbo dislessico. Queste forme parziali di dislessia possono anche passare del tutto inavvertite, oppure provocare qualche disturbo di apprendimento. L'entità di questi disturbi dipende in gran parte dalle tecniche di insegnamento impiegate a scuola. è importante precisare che comunque, anche nelle forme più gravi di dislessia, i pazienti hanno un'intelligente normale o superiore alla media e quindi non si tratta assolutamente una forma di disturbo mentale. Le cause della dislessia non sono ancora chiare ed il dibattito tra gli studiosi è a tutt'oggi molto aperto, anche se, obiettivamente, non se ne parla ancora abbastanza. In molti Paesi in cui la dislessia viene studiata, si tende a rilevare nella stessa una forte componente genetica spesso trasmessa per via ereditaria, nella convinzione che essa sia già presente alla nascita anche se i sintomi più rilevanti si evidenziano all'ini-
zio del periodo scolastico. I sintomi della dislessia portano numerose conseguenze: - Difficoltà di lettura e di scrittura - Difficoltà di comprensione linguistica nella lettura - Difficoltà di organizzazione personale - Difficoltà di memoria e di concentrazione - Difficoltà di organizzare i pensieri in modo chiaro - Difficoltà nella coordinazione motoria - Difficoltà del comportamento e della condotta - Scarsa immagine di se A causa di tutte queste difficoltà, le persone dislessiche devono sviluppare un comportamento particolare e per questo in genere diventano delle persone creative con un atteggiamento piuttosto anticonformista. "Mio figlio è dislessico" è una giusta preoccupazione dei genitori, se notano nei figli comportamenti anomali, quali: - In età prescolastica il bambino non è interessato ai giochi con i suoni linguistici, ha difficoltà ad imparare filastrocche, ha difficoltà a dividere in sillabe o scomporre parole composte, a ricordare i nomi delle lettere, dei numeri, i giorni della settimana. - Tra i 5 e i 6 anni continua ad avere difficoltà con le rime, non riesce a collegare lettere e suoni, non riesce a riconoscere i fonemi. - Dai 6 ai 7 anni non riesce a riconoscere parole comuni pronunciate in maniera irregolare, si lamenta di quanto sia difficile leggere e si rifiuta di farlo, non riescie a leggere parole di una sillaba come il - la. - Da i 7 anni pronuncia parole in modo errato parole complicate, confonde parole che hanno assonanze, usa parole molto vaghe (coso, cioè, quello li), salta parti di parola durante la lettura, proncia male le parole ed ha una calligrafia disordinata e
confusa, ha grande paura a leggere ad alta voce. I sintomi sopra descritti possono essere indice di dislessia. è consigliabile intervenire subito senza attendere troppo a lungo: una diagnosi precoce di dislessia permette un migliore recupero dei sintomi. In italia, dove il problema è stato a lungo ignorato, è stata costituita un associazione l' "Associazione Italiana Dislessia", impiegata attivamente sul fronte dell'approvazione di un progetto di Legge a tutela dei ragazzi dislessici e delle loro famiglie. Il progetto di legge è attualmente al Senato in attesa di approvazione. Questo progetto di legge è stato presentato nel 2002 ed in tutte le legislature successive non è mai stato possibile arrivare a completarne il percorso in quanto le stesse sono finite prima che il progetto medesimo potesse essere approvato da entrambi i rami del Parlamento. Nella nostra Regione Liguria, su iniziativa dell'allora Consigliere Regionale rapallese dott. Giovanni Macchiavello, che ha dimostrato una grande sensibilità al problema, è stato presentato un disegno di legge sulla dislessia, approvato dal Consiglio Regionale ed oggi in vigore come Legge regionale che tratta il problema della dislessia e della tutela dei dislessici a scuola, sul lavoro e nella sanità, dei corsi di formazione necessari per la conoscenza tempestiva della malattia da parte degli operatori scolastici e medici.
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Liguri Antighi - I Rapallin
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I De Bernardis, radici a Santa Margherita ma Rapallin da sempre PARTE SECONDA
A
i tempi in cui è comparso il loro cognome, il territorio di Santa Margherita era sotto la giurisdizione di Rapallo ed i suoi abitanti erano definiti rapallini da tutti gli antichi scrittori di memorie sulla famiglie prima della caduta della Repubblica di Genova. Nella prima parte, pubblicata sul numero scorso di questo giornale, abbiamo detto che i De Bernardis (“non si indica il soggetto”cosi hanno scritto il Roccatagliata e il Della Cella) nel 1530 erano stati ascritti all’Albergo dei Salvago, acquisendo il titolo nobiliare. Attilio Regolo Scarsella, nei suoi “Annali di S.Margherita” cita sovente questa famiglia, con il cognome però scritto alla vecchia maniera, ossia “Debernardi”. Tra le prime citazioni viene ricordato che, nel 1526, un Iacopo Debernardi, insieme a Massino Frugone e Tomaso Roisecco, massari della parrocchia di S. Margherita, fecero fare una croce d’argento, dedicandola a S. Maria della Rosa onde ottenere la grazia per la cessazione delle ostilità tra Carlo V e Francesco I, re di Francia, che con i loro vascelli infestavano il golfo di Rapallo, con grave danno per la popolazione locale. Un’altra delle prime citazioni dello Scarsella si riferisce al 20 agosto del 1528, quando un Debernardi di nome Pantaleo, contagiato dalla peste, fece testamento e beneficò la cappella di S. Sebastiano nella chiesa di S. Siro e la congregazione del Corpus Domini nella chiesa di S. Margherita. Nelle memorie di più scrittori appare che un De Bernardis, di nome Tomaso, era notaio nel “loco di S. Margarita” nell’anno 1536. Come tanti altri componenti di altre famiglie rapalline, anche molti De Bernardis emigrarono, o nella “capitale” dell’antica Repubblica o nei relativi possedimenti. Genova è stata comunque la loro prima meta. Nel 1544 - ha scritto Giacomo Giscardi - nella chiesa di S. Francesco di Genova, presso la cappella della Consolazione, vi è la sepoltura di Battista de Bernardis fu Oliverio, facendo con ciò presumere che i De Bernardis trasferitisi in Genova avessero già raggiunto traguardi di prestigio nella scala sociale di quel tempo. Il Garibaldi e il Della Cella, attingendo dal Casoni, hanno riportato che, nel 1568, un Giobatta De Bernardi, lucchese, probabile
discendente da un De Bernardis di S. Margherita trasferitosi a Lucca, era vescovo di Ajaccio e che, “con la sua destrezza et efficaci persuasioni” indusse Alfonso, figlio del celebre Sampietro, capitano dei ribelli in Corsica, alla pace con i genovesi e a riconciliarsi con la Repubblica di Genova. Per questo ricevette molti ringraziamenti e ricchi regali dal Governatore Giorgio Doria. Nel 1575, un Nicolò De Bernardis fu Battista, appartenente ad una famiglia trasferitasi in Genova, setaiolo diventato ricco, fu uno dei deputati del popolo ribelle, mandato al Senato della Repubblica per l’abolizione della Legge del 1547. Lo stesso, nel 1576, fu ascritto alla nobiltà nella forma stabilita dalla nuova legge, ma non avendo avuto propri discendenti, alla sua morte si estinse la “nobile ascritta famiglia De Bernardi”, come è stato annotato dal Franzone nel suo manoscritto del 1634. Nel 1582 troviamo che di De Bernardis ne erano anche a Venezia perché un certo Gio. Batta Bernardi risulta patrizio veneziano ed è autore di un repertorio generale, in tre volumi, di tutto quanto è stato scritto dai filosofi antichi, con il titolo “Seminarium totius fhilosophie”. Verso la fine del ‘500, come riporta il Garibaldi e il Della Cella, un certo Antonio Bernardi della Mirandola è stato professore di filosofia a Bologna e, dopo, vescovo di Caserta. Inoltre è stato autore di molte opere, che fece stampare. Ma poiché di questi ultimi due personaggi è stata omessa l’indicazione dell’origine, abbiamo qualche perplessità di ritenere gli stessi antichi ed autentici rapallin. Nei primi decenni del 1600, raggiunta una certa tranquillità nel panorama politico-militare della Repubblica, anche nella S. Margherita del neonato Capitaneato di Rapallo si verificò un più intenso sviluppo economico e sociale, nell’ambito ovviamente delle famiglie più benestanti. E – ha scritto lo Scarsella – “ I signori facevano a gara nell’edificare ville sui poggi o lungo la marina e, tra le più belle, sono da porre quelle dei nobili Contardi, dei De Fornari, dei Lasagna, dei Lomellino, dei Garibaldi, dei Chiavari, dei Soffia, dei Bertollo, degli Schiattino, dei Del Bene, dei Debernardi….” I Debernardi si annoverano dunque, già allora, tra le famiglie più importanti e facoltose, alla pari delle famiglie nobili del nostro territorio. Continua nel numero successivo
Immagini della “Guardia” scattate durante il pellegrinaggio dei Rapallin del 29 agosto
foto Lidia Canessa
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CULTURA
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di Carlo VITA
PERSONAGGI
Ezra Pound, il ritorno in Riviera del 1958 zra Pound, che il 30 ottobre 2010 avrebbe compiuto 125 anni, è lo scrittore che più ha legato la sua storia a Rapallo, avendovi vissuto dal 1924 alla morte, salvo il periodo di rimpatrio forzato a causa delle sue sciagurate trasmissioni da Radio Roma in tempo di guerra. Nel 1958 il governo americano ritirò l’accusa di tradimento, ed Ezra poté presto far rotta verso l’Italia. Ecco la mia cronaca di mezzo secolo fa. 10 luglio 1958. L’ufficio stampa della Società Italia annuncia che oggi Ezra Pound arriva a Genova con la Cristoforo Colombo. In qualità di responsabile genovese dell’ANSA, non posso mancare l’evento. Più tardi l’illustre critico Michel David mi spiegherà che un eccentrico russista genovese, Alberto Pescetto, ottenne che i dirigenti della compagnia di bandiera offrissero al poeta una cabina di prima classe a prezzo di favore. La notizia che l’autore dei Cantos stava per rientrare in Italia mi era arrivata da alcune settimane, e mi ero documentato andando a intervistare a Rapallo un suo compagno di tennis e poi medico di famiglia, Giuseppe Bacigalupo. Il dottore mi ricevette molto professionalmente, in camice, nel suo studio, ma mi bastarono due minuti per capire che un quadro clinico di casa Pound era l’ultima cosa che mi dovevo aspettare da lui. Cominciò citando quanto diceva di Pound un altro anglosassone residente a Rapallo da una vita, l’inglese Max Beerbohm, morto da un paio d’anni: “Non potete persuaderlo a tornare nel suo paese dove c’è tanto spazio?”. Beerbohm, discretissimo dandy, sintetizzava così la personalità ingombrante dell’americano, che negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso aveva turbato la minuscola Rapallo, eleggendola ad avamposto delle sue battaglie culturali (e ahimè economiche e politiche). Bacigalupo (padre dell’americanista – e “poundista” doc – Massimo, ragazzino decenne all’epoca della mia intervista) mi fornì diversi spunti, che avrebbe poi raccolto nel suo prezioso memoriale Ieri a Rapallo (Campanotto editore), e mi citò alcuni degli artisti che avevano fatto parte del cenacolo poundiano rapallese: dal sommo Yeats al selvatico Bunting, allo scultore Henghes, a un ragazzone americano che si chiamava James Laughlin. Finalmente arriva il 10 luglio. Secondo programma, Pound sbarca con passo elastico dalla Colombo, settantatreenne giovanile, abito bianco, camiciola aperta e largo feltro grigio-chiaro. E’ accompagnato dalla moglie, la sobria Dorothy che gli è stata vicina in tutti questi anni di detenzione, e da
E
una giovane segretaria texana, Marcella, il cui nome ricorre negli ultimi versi quasi si tratti di un amore senile. “E.P.” è espansivo e cordiale, non sembra aver risentito degli anni in manicomio, non processabile (secondo gli psichiatri) perché incapace di intendere la gravità del suo caso. Dopo tredici anni è tornato in libertà, e così tutti si sono tolti un peso dalla coscienza. Ma per lui il ritorno non sarà facile. All’arrivo a Napoli, ieri, Ezra ha ricevuto giornalisti, fotografi e cineoperatori comodamente disteso su una sdraio del ponte-sole e, alla prima domanda, ha risposto: “Oggi il manicomio è l’unico posto dove si possa vivere negli Stati Uniti”. Si è poi lanciato, con il solito spirito battagliero, in un monologo contro l’usura cancro del mondo, contro le banche, il militarismo e le università e fondazioni americane, colpevoli di non sponsorizzare i veri talenti (i poeti che si occupano anche di economia). A questo punto uno degli intervistatori ha sollevato il braccio nel saluto romano, e il vecchio Ezra è caduto in trappola rendendogli il saluto. Si vede che nessuno ha letto quel verso che chiude uno dei Canti pisani: “Oh lasciate che un vecchio riposi”. A Genova il poeta affronta allegro e lusingato il nuovo assalto di giornalisti, ammiratori e curiosi. “Il suo incedere ginnastico e sorridente è sembrato rispecchiare un tranquillo ottimismo alimentato da una sicurezza ironica nei confronti dello spettacolo del mondo”, riferisce Giuliano Crisalli sul “Secolo XIX”. A chi gli chiede dove intenda stabilirsi risponde: “Io non ho intenzioni, mai”. Alcuni fan genovesi, Martino e Anna Oberto e Gabriele Stocchi, hanno approntato un numero speciale della loro rivista d’avanguardia, “Ana eccetera”, con brani di “canti” recentissimi, costellati di geroglifici e caratteri cinesi, nella traduzione di Enzo Siciliano. Francesco Leoni, ottimo fotografo di cronaca, ferma l’immagine del poeta (“Egregio, si tolga il cappello”, lo esorta), fra Anna Oberto, che certo attira il vecchio fauno con la sua giovanile bellezza italiana, e il sottoscritto, che tiene in mano la plaquette di “Ana eccetera” che subito dopo Ezra autograferà. La foto è riprodotta nel bel catalogo della mostra Istantanee per una storia. Francesco Leoni e il fotogiornalismo (Carige 2007). Basta con la stampa. Il poeta è sospinto con amorevole fermezza verso l’auto dell’amico genovesetriestino Carlo Rupnik (scampato fortunosamente ad Auschwitz), che lo porta nella bella dimora altoborghese di Salita Santa Tecla, per un pranzo in fa-
Ezra Pound sbarca a Genova il 10 luglio 1958. A destra la sua ammiratrice Anna Oberto e a sinistra, di profilo, Carlo Vita, autore del presente articolo. Foto Studio Francesco Leoni.
miglia finalmente all’italiana. Non c’è la moglie del padrone di casa, la giornalista americana Mary Edna Howell, mancata da anni, autrice di interviste-scoop a Mussolini, da Pound frequentata nell’anteguerra, ma ci sono il figlio Giovanni e la fidanzata (e poi moglie) Anna Odero. La gentile signora Anna ricorda ancora oggi, con la stessa emozione di 50 anni fa, l’incontro con il Bardo. Il quale siede giovialmente alla tavola, imbandita con splendide posate e porcellane Tiffany, ma d’un tratto cambia d’umore. Ha visto, appese sulla parete di fronte, certe preziose stampe del Settecento che non gli piacciono: “Troppo tristi – esclama senza complimenti – per una lieta circostanza!”. Sarà anche per questo che egli volta subitaneamente la sedia alla tavola e all’anfitrione e intreccia lì per lì una fitta chiacchierata sui temi più vari (“abbiamo parlato persino del cane”) con la ragazza, tenendosi sulle ginocchia il piatto con gli spaghetti. Qualcuno dei quali, nell’animazione del conversare, finisce sui cuscini di velluto…
Poi Ezra esprime il desiderio di rivedere la sua Rapallo, e Giovanni e Anna lo accompagnano in macchina verso il Tigullio. Qui egli vuol a tutti i costi raggiungere, sulle alture di S. Ambrogio, la casa condivisa con l’amica Olga Rudge, madre di sua figlia Mary. Per arrivarci non c’è naturalmente l’odierna carrozzabile, occorre una lunga scarpinata lungo la mulattiera, sempre in animata conversazione con la povera Anna, che consuma sui sassi i tacchi delle eleganti scarpette rosse indossate per l’occasione. Ad Anna sembra di ricordare che il terzetto angloamericano si sia fermato a Rapallo e che lei sia arrivata a casa assai in ritardo, cosa riprovevole per una fidanzatina genovese del 1958. Certo è che dalla riviera Pound proseguì alla volta dell’amata Verona (“Accidenti, vorrei proprio rivedere Verona”, aveva detto nel canto 91, composto a Washington). E da lì continuò per Tirolo di Merano, dove Mary aspettava di festeggiarlo in un castello degno di un grande poeta.
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di Alfredo BERTOLLO
SCIENZA
I Cassini, una dinastia poco nota di scienziati liguri P
roseguiamo nell’ambito delle famiglie di grandi scienziati liguri e, come nel numero di Rapallo News di settembre avevamo parlato della famiglia dei Liceti del Levante ligure, soffermandoci in particolar modo su Fortunio, in questo di ottobre passiamo al ponente per ricordare un grande nome, purtroppo quasi sconosciuto dalla maggior parte della gente, Cassini. Certo tutti conoscono Keplero, Galilei, Newton mentre Gian Domenici Cassini potrà essere ricordato non solo da quelli che hanno frequentato gli omonimi licei, anche da chi è studioso di astronomia. Fu Luigi XIV, il Grande che fece un investimento importante e incredibilmente proficuo su Gian Domenico Cassini (1625-1729), un ligure di Perinaldo (Imperia) che già aveva fatto esperimenti importanti in Italia (a Bologna). Egli compì i primi studi nel collegio dei Gesuiti di Genova dove venne in contatto con Giovanni Battista Baliani, fisico, matematico e corrispondente de Galileo Galilei. Nel 1649, per avere previsto la vittoria delle truppe di Innocenzo X, adunate a Bologna per una spedizione militare contro il duca di Parma, acquisì notorietà di astrologo, cosa che egli assoltamente non era e non volle mai essere. Cassini, ebbene partigiano delle idee di Galileo, per timore di persecuzioni preferisce non allontanarsi dalle tesi della Chiesa e dal sistema aristotelico che pone la Terra al centro dell’Universo. Fra le grandi opere da lui realizzate a Bologna non va dimenticata la più lunga meridiana al mondo quella di San Petronio: ben 66,8 m. pari esattamete alla seicentomillesima parte della circonferenza terrestre. Con lo strumento che chiamo “eliometro”, Cassini intendeva determinare la lunghezza dell’anno solare mediante la misura del tempo trascorso tra due passaggi successivi del
da
Mario
Sole all’equinozio di primavera per verificare la correttezza della riforma gregoriana del calendario. Fu Colbert a portarlo nel 1669 da Bologna,dove era insegnante universitario di astronomia, a Parigi dove i suoi studi portarono ad importanti risultati: scoperta dei satelliti di di Saturno (Japetus, Rhea, Tetis e Dione), determinazione della parallasse di Marte (1) , base della distanza per ricavare la distanza dalla Terra a Marte e, di conseguenza, mediante la terza legge di Keplero (2) , alla distanza fondamentale Terra-Sole. Gian Domenico venne nominato Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Parigi, fondato da Luigi XIV su iniziativa di Adrien Azout e di altri quattro astronomi. Sposato con la francese Ginevra de Laistre, ebbe un figlio (Giacomo Cassini (1677-1756) che gli successe nella direzione dell’Osservatorio e terminò di misurare l’arco di meridiano che attraversa tutto il suolo di Francia e passa per la specola di Parigi. Anche Cesare Francesco Cassini (1714-1784) fu direttore dell’Osservatorio, Egli fu il costruttore della grande carta di Francia in 182 fogli ed è considerato il fondatore della carto-
Trattoria a Rapallo dal 1 9 6 3
Disegno della meridiana della Basilica di S.Petronio
grafia topografica moderna. In quello stesso periodo Matteo Vinzoni di Bonassola, il più noto cartografo ligure, si dedicava alle coste ed all’entroterra della Liguria e alle città. Anche il figlio di Cesare Francesco, Giacomo Domenico Cassini IV (17471845) diresse l’osservatorio, proseguì il lavoro della carta di Francia, iniziata da suo padre e si occupò in particolare della geodesia.(3) L’atttività scientifica di Gian Domenico Cassini ha ricoperto diversi campi dell’astronomia oltre che dell’idraulica, dell’arte militare, di entomologia e perfino di medicina avendo partecipato al alcuni tra i primi esperimenti di trasfusione del sangue. Osservò accuratamente a Bologna ben tre comete e fu tra i primia suggerire per quei corpi celesti un’orbita circolare fortemente ellitica, titenendoli quindi astri “Ricorrenti” come verrà poi dimostrato da Edmond Halley sulla base della legge della Gravitazione universale di Newton. Misurò la rotazione di Marte con una accuratezza di tre minuti e determinò la distanza del pianeta dalla Terra, potendo ricavare così la distanza Terra-
Sole - l’Unità astronomica di base per le misure all’interno del sistema solare con una precisione del 7%. Misurò anche la rotazione di Giove, scoprendovi la “macchia rossa”, l'occhio di un gigantesco uragano che imperversa da secoli nell'atmosfera del pianeta. Intuì che che gli anelli non fossero un corpo rigido, bensì una miriade di piccole particelle. Non mi dilungo a riferire le altre innumerevoli scoperte astronomiche perchè già ho iniziato a tediare il lettore. Quello che intendo sottolineare è l’importanza di questo grande figlio del Ponente ligure che, trasferitosi a Bologna e poi in Francia diede origine ad una vera e propria dinastia di astronomi e cartografi, scienziati che hanno dato molto lustro all’Italia e alla nostra Liguria.
Spostamento angolare apparente di un oggetto quando viene osservato da due punti diversi (2) Non è certo qui la sede per darne la “semplicissima formula (3) Studio della forma, delle dimensioni e della rappresentazione grafica della Terra (1)
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STORIA LOCALE
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di Pier Luigi BENATTI
MEMORIE
Gli „Orti‰ ieri e oggi
Pierluigi Benatti racconta un mondo ormai scomparso ppena il Corso Umberto I (oggi Via Mameli) lasciava alle spalle il rilevato ferroviario, la zona, all’estrema periferia della Rapallo anni 1930-1940, assumeva la denominazione “Gli Orti” a conferma della vocazione di queste piane, contrappuntate da ben poche case, che venivano coltivate utilizzando per l’irrigazione le “sigogne” attingenti al rio Cereghetta, ancora scoperto e da altri piccoli corsi d’acqua. Gli ortolani rappresentavano ancora una categoria, non modesta per numero, che forniva la piazza locale d’una ampia produzione genuina e che per il passato vantava un ruolo incisivo nell’economia rapallese al punto che documenti storici registrano, alla data del 24 maggio 1707, una autentica sollevazione dei nostri ortolani perché i “censori” municipali avevano imposto l’adozione della misura di Genova per piselli e fave nostrane... Il rione iniziava sul Pontetto, un grumo di casupole antiche che per molti anni erano state teatro dell’attività artigianale dei “cordane”, i fabbricanti di corde che, con il loro caratteristico procedere all’indietro nell’intrecciare le stoppie, furono così vivamente descritti da Paul Bourget sul suo taccuino di viaggio dedicato al nostro golfo. Di qui la via Alessandro Volta apriva verso Laggiaro collegando la fumigante Officina del gas ed il Mattatoio comunale, spesso risonante di belati e muggiti di animali presagenti la fine. Proseguendo invece verso Sant’Anna, all’inizio dello stradone alberato “dei muretti”, si incontrava il caseggiato popolare chiamato “L’Arca”, che accoglieva non poche famiglie, la bottega del “carbunin” dominata dal buio e la baracca di tavole sconnesse che risuonava delle martellate sull’incu-
A
dine del maniscalco che forgiava i ferri per cavalli e muli. Un’operazione, quella della loro applicazione sull’unghia dell’animale con penetranti chiodi ribattuti, che dava i brividi a noi ragazzini curiosi sinché la zampa ripiegata non posava nuovamente a terra. C’era poi verso il “Bogo” un disordinato inseguirsi di campi coltivati e di frutteti con qualche minuscolo villino
“L’Arca” agli Orti in un disegno di Luigi Giuffra
Il mercato settimanale del giovedì, con le sue colorate bancarelle, oggi è ubicato sul lungomare rapallese
che verrà inesorabilmente fagocitato dall’intensa trasformazione edilizia. Tra il campo sportivo ed il ponte in ferro della ferrovia si estendeva una discarica di materiali in progressiva espansione per l’afflusso di “zetto” ma anche dei residui di carburo esaurito qui trasportato dai carretti delle ditte di fumisteria operanti in centro. Di tanto in tanto qui veniva ad innalzare il suo tendone qualche circo, che livellava la superficie per la pista, cui facevano da cornice le gabbie con qualche belva smarrita che ci riman-
dava ai racconti di Salgari senza però darci conferma dell’asserita ferocia. Poi il Cereghetta venne ricoperto, sorsero i palazzi tutt’intorno e nel 1954 si diede un nome alla nuova area ricavata: “Piazza Chile” come scrivono i sudamericani di quel Paese che ha tanti legami con Rapallo, ma con qualche disagio d’interpretazione al punto che, in seguito, si adottò la denominazione all’italiana “Piazza Cile” evitando impropri collegamenti con l’unità di peso. Poco dopo, nell’aprile del 1959 arrivò la
fungaia degli ombrelloni e tende dei banchi del mercato del giovedì e si costruì il ponte fra i due argini, collegando il quartiere Milano in piena lievitazione. Ora di sta costruendo un nuovo ponte “intelligente” da verificare... Il mercato è andato al lungomare e degli “Orti” è così rimasto un labile ricordo che ha lo stesso buon sapore di quelle verdure profumate che, senza aggiunta di additivi chimici e di altri “mastrussi” inconfessabili, assicurava la bontà e la fragranza a tanti piatti nostrani.
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PREVENZIONE
A lezione di sicurezza con i Vigili del Fuoco Gli scolari della plesso scolastico Delle Piane hanno visitato con attenzione la caserma chiavarese dei pompieri bambini del plesso Delle Piane hanno visitato la caserma dei Vigili del Fuoco di Chiavari per una lezione sulle azioni preventive legate alla sicurezza a casa e a scuola. L’iniziativa, giunta al suo quinto anno, è promossa dal Comune di Genova e dal Comando provinciale Vigili del Fuoco. Nel corso delle lezioni, attraverso video, foto, spiegazioni, cartelloni e racconti sono state illustrate ai bambini tutte quelle situazioni domestiche all’apparenza banali che purtroppo senza la dovuta attenzione possono trasformarsi in momenti di pericolo. Sono stati poi ricordati i comportamenti più idonei ad evitare pericoli, dal non giocare con fiammiferi e accendini al non sporgersi dalle finestre, dal ricordare agli adulti di chiudere il gas prima di uscire al non toccare pentole e padelle lasciate sul fuoco né prese della corrente e cavi elettrici. Ai bambini è stato anche spiegato come comportarsi in caso di eventi che richiedono l’evacuazione degli edifici, dagli incendi ai terremoti e alluvioni. Al termine delle lezioni, i Vigili del Fuoco hanno fatto merenda con i bambini e poi hanno mostrato loro i mezzi di soccorso e le attrezzature presenti; infine li hanno
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fatto provare la scala di “salvataggio” dei loro automezzi facendo un “piccolo tour” dall’alto con sguardo sulla città!!!! Abbiamo aderito a questa iniziativa perché è importante che all’interno dei programmi scolastici siano presenti momenti di “educazione civica” sui rischi naturali presenti nell’ambiente domestico e scolastico ; si vuole non solo per spiegare ai bambini come evitarli, ma anche educarli a comportamenti responsabili e improntati alla solidarietà, collaborazione e autocontrollo nei casi di emergenza. Questi incontri inoltre sono una bella occasione per avvicinarli a realtà come la protezione civile. L’educazione alla convivenza civile non è una particolare disciplina ma le attraversa tutte e a queste si riconduce; si presenta nei documenti ministeriali come sintesi delle “educazioni” alla cittadinanza, alla salute, ambientale, stradale, alimentare e all’affettività. Le discipline a scuola devono essere apprese e insegnate in un contesto che valorizzi, attraverso una azione educativa ispirata al valore della libertà, le dimensioni etiche della conoscenza e, quindi, anche quelle della solidarietà, della cooperazione, della cittadinanza attiva.
PRESENTAZIONE INIZIATIVE
ASSOCIAZIONE CULTURALE FILI MERAVIGLIOSI L’associazione organizza da più di 5 anni corsi di pizzo al tombolo “rapallino” presso la sala parrocchiale della chiesa di Sant’Anna, proponendo corsi personalizzati a vari livelli di abilità. Una parte rilevante dell’attività dell’anno in corso è stata dedicata alla chiesa di Sant’Anna. Tra le varie iniziative, la ns associazione ha ideato e realizzato manufatti al tombolo raffigurando “la pietà” di Michelangelo e “Sant’Anna con Maria SS” destinati ad integrare un pannello votivo presente nella chiesa che conteneva la raffigurazione del quadretto di Montallegro e una “Natività” sempre eseguiti al tombolo. A seguito della partenza dei lavori per la costruzione della nuova chiesa di Sant’Anna, la ns associazione ha deciso di pubblicare una RACCOLTA DI DISEGNI PER IL TOMBOLO dedicata al Natale. L’iniziativa intende contribuire alla raccolta fondi destinata alla costruzione della nuova chiesa di Sant’Anna. Pertanto la presentazione della pubblicazione sarà accompagnata da una MOSTRA NELLA QUALE SARANNO ESPOSTI NUMEROSI MERLETTI NATALIZI. L’associazione ha pubblicato anche il libro ”Il Merletto Genovese -storia e tecnica”, unico nel suo genere, ragione per cui il testo è stato redatto in quattro lingue. L’associazione estende la sua attività a livello nazionale e internazionale selezionando e partecipando alle manifestazioni di maggior prestigio.
LʼAssociazione organizza CORSI DI PIZZO AL TOMBOLO tutti i venerdi dalle 15:30 alle 18:30 presso la sala parrocchiale della chiesa di SantʼAnna-via Mameli 316.
NATURA di Giorgio MASSA
FAUNA
Vita notturna nel Tigullio C'è qualcuno che passa le notti sveglio, ma non all'interno di discoteche e pianobar bensì alla luce della luna
A
l giorno d'oggi le abitudini degli organismi naturali che si trovano a vivere nelle vicinanze dei centri abitati subiscono marcati condizionamenti. Le interferenze sono evidenti soprattutto la notte e riguardano in prevalenza il comportamento degli insetti, fortemente attratti da ogni fonte luminosa. L'illuminazione in grande stile di strade e abitazioni ha avuto il suo “boom” a partire da un centinaio di anni fa e prima, probabilmente, molti insetti “notturni” venivano attratti quasi esclusivamente dalla luce solare riflessa dalla luna quando il satellite splendeva periodicamente nel cielo. Oggi, la sera, basta accendere una lampadina a ridosso di un muro in campagna per vedere comparire spesso alcuni svolazzanti animaletti. Ma la vita notturna non è riservata agli insetti. Tutti sanno infatti che i rapaci, con civetta e allocco ed i meno comuni gufo e barbagianni, grazie al loro volo silenzioso, sono i padroni dei cieli bui, insieme a numerose specie di piccoli pipistrelli. Inoltre, quasi tutti i nostri mammiferi selvatici hanno abitudini notturne, soprattutto il riccio, il tasso e la faina. “Amano” la notte anche le raganelle mediterranee, che si muovono tra le fronde degli alberi e che gracidano in modo esagerato in rapporto alle minuscole dimensioni. Nella tarda primavera il loro canto si disperde per le campagne, anche per qualche chilometro, e all'inizio dell'estate può confondersi con quello dei molti piccoli grilli nascosti tra la vegetazione. Torniamo quindi agli insetti, certamente molto più facili da vedere. La specie simbolo di questi “nottambuli” è la lucciola. Se il maschio ha aspetto molto diverso dalla larva, non è così per la femmina che continua a mantenerne le sembianze, sfoggiando però un'elegante e “attraente” luce ad intermittenza. Il grosso dei “tiratardi” è rappresentato da farfalle
(nottuidi e geometridi in prevalenza), che spesso rimangono sui muri dove erano state attratte dalle fonti luminose sino a tarda mattinata, quando il sole è ormai alto nel cielo. Le loro livree hanno colori smorti (in alcune specie tuttavia le ali posteriori sono vivacemente colorate) anche se sono ornate da disegni particolari e complessi. Ovvio che la notte i colori hanno poca utilità mentre di giorno quelli poco appariscenti e le screziature nella livrea consentono un'efficace mimetizzazione su foglie secche o cortecce. La notte sono pure attivi la crisoperla, vorace predatrice di afidi e vivace anche di giorno all'ombra delle foglie degli alberi e delle erbe, e alcune specie di piccoli grilli. Non potevano mancare gli scarafaggi, con specie boschive che non infestano le abitazioni. Se a notte fonda capitasse invece di vedere una libellula saremmo quasi certamente di fronte a qualche esemplare adulto appartenente ad una delle diverse specie di formicaleone, dall'aspetto ben diverso rispetto alla sua forma larvale, predatrice e capace di formare piccole depressioni nel terreno in cui far scivolare ignari piccoli insetti. Chi approfitta della frenesia e delle “danze” degli insetti vicino alle luci sono i pipistrelli, ghiotti di insetti, ma anche alcuni ragni. Straordinaria intuizione dell’epeira diademata è il costruire le ragnatele vicino alle fonti luminose come i lampioni. L’animale si garantisce così cibo abbondante e “variato”. Se quindi alcuni ragni per cacciare costruiscono ragnatele, ve ne sono altri abituati, durante la notte, letteralmente ad andare a caccia. Sono perlopiù esemplari appartenenti a specie di media o grossa taglia (comunque sempre piccoli rispetto alle specie esotiche), che gironzolando si imbattono nelle loro prede, paralizzandole grazie a potenti veleni. Ma la notte è anche il momento nel quale tutti i piccoli animali che per loro natura fuggono la luce del
la raganella mediterranea di giorno rimane mimetizzata tra la vegetazione (foto E. Monaci)
Pipistrello in volo (foto B. Mortola)
sole, rimanendo di giorno sotto i sassi o negli anfratti, escono finalmente allo scoperto. Sono per esempio insetti primitivi come i machilidi, qualcosa di simile ai comuni pesciolini d'argento delle case. Hanno le stesse abitudini anche i “porcellini”, artropodi terrestri che si spostano sui muri o sulle rocce alla ricerca di cibo. Se molti animali notturni non risentono o addirittura sono favoriti dalle attività umane, ve ne sono altri che al contrario sembrano essere divenuti meno comuni, perlomeno in alcune zone. Tra essi i pipistrelli e molte loro prede, soprattutto alcune falene, che appena qualche decennio fa si scorgevano svolazzare numerosi intorno ai lampioni. Relativamente al nostro territorio non sembrano esistere studi in merito alle eventuali variazioni della fauna notturna, ma in alcuni borghi in collina non si osservano più, la notte, le grosse concentrazioni di insetti intorno alle fonti luminose, tipiche di alcuni periodi dell'anno. Per alcune specie ciò potrebbe es-
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lucciola maschio (foto B. Mortola)
Un riccio (foto E. Monaci)
sere dovuto alle fluttuazioni periodiche comuni nelle popolazioni di insetti. In generale invece potrebbe essere l'uso di pesticidi, diserbanti e la riduzione di aree di riproduzione ad aver ridotto, come e quanto non ci è dato sapere, la preziosa fauna notturna.
VITA DA LIONS di Marina RICCI
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NOTTE BIANCA
„Amici, andiamo, una di queste dolci sere...‰
A Santa Margherita la collaborazione fra enti, associazioni e commercianti ha reso vincente l’evento osì i Lions del Santa Margherita Ligure-Portofino, raccogliendo l’invito del poeta, hanno partecipato alla Notte Bianca organizzata sabato 4 settembre dal Comune di Santa Margherita Ligure. Tra una variopinta folla di persone di tutte le età - dai bimbi in passeggino agli anziani, e giovani, tantissimi giovani - i Lions hanno organizzato uno spazio musicale in Piazza F.lli Bandiera (zona Corte) con il complesso UANS APON E TAIM e il Gruppo Giovani del Laboratorio Musicale di Santa. E’ stata una bellissima serata, fatta di incontri, amicizia, musica, allegria e… solidarietà. Si, perché tra un ballo, un canto e un buon bicchiere, i Lions hanno colto l’occasione per far conoscere i services distrettuali e le molte attività Lions, e hanno anche raccolto fondi per il service scelto dal Club per questo anno: l’abbattimento di alcune barriere architettoniche sul territorio.
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CULTURA
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di Domenico PERTUSATI
Obbedienza pronta - cieca - assoluta Q
uesta definizione appartiene ai ricordi della mia adolescenza, quando frequentavo il corso di catechismo. Il sacerdote che ci istruiva insisteva molto nel raccomandarci la virtù dell’obbedienza indicando i requisiti che comportava il suo esercizio. A distanza di tanto tempo mi è rimasto nella memoria il gesto con cui accompagnava le sue reiterate raccomandazioni. Con le dita della mano passava in rassegna le tre condizioni - a suo dire - indispensabili: pronta, cieca, assoluta. Pronta: l’ordine va eseguito con immediatezza; cieca: non può essere messo in discussione; assoluta: il comando esige accettazione totale e incondizionata sottomissione. A dir il vero, ascoltavamo le esortazioni e le raccomandazioni che ci venivano impartite senza battere ciglio e con assenso supino. Del resto anche per noi ragazzi valeva la regola degli adulti che frequentavano la chiesa e volevano essere annoverati tra i “veri” credenti: quella dell’ “ipse dixit”. Se lo ha detto lui che è sacerdote di Cristo, non può che essere così. I “buoni” fedeli ragionavano in questo modo e non facevano obiezioni, che del resto non erano consentite. Poco tempo fa un prete non più giovane mi ha confermato che l’insegnamento ricevuto in Seminario era su questa linea: l’ubbidienza non consente riserve o interpretazioni personali. OBBEDIENZA “RESPONSABILE” Ora qualcosa è cambiato. Per molti fedeli (non dico tutti) le parole del sacerdote non hanno più il carattere dell’infallibilità: le sue spiegazioni non sono ritenute sempre corrette e persuasive, le sue categoriche af-
fermazioni vengono accettate come “epifonemi” e talvolta giudicate come indice di una preparazione non sempre aggiornata ed adeguata. Perché non dire che l’atteggiamento di superiorità di certi (quanti?) sacerdoti e la presunzione di essere sempre nel giusto e nel vero non giovano affatto alla categoria, che a poco a poco perde terreno e credibilità? Spiace dirlo e sentirlo ripetere: cerchiamo di non coprirci volutamente gli occhi e soprattutto l’intelligenza. Non intendiamo con queste puntualizzazioni mettere in discussione il Magistero della Chiesa: va accettato con un assenso consapevole e una obbedienza responsabile e “ragionata”. Nei tempi passati fino al Concilio Vaticano II nessuno poteva avanzare dubbi o riserve. Vigeva una logica del tutto “particolare”: obbedire sempre e comunque. GLI ORDINI NON SI DISCUTONO Un esempio molto significativo di questo indirizzo ci è testimoniato da S. Ignazio di Loyola, il fondatore dell’Ordine dei Gesuiti, il quale non si faceva scrupolo di invitare i suoi alunni e seguaci ad una disciplina intransigente che comportava obbedienza e sottomissione assoluta. Affermava che si doveva obbedire “perinde ac cadaver”: come se si fosse cadaveri, che non obbiettano nulla. E’ evidente che intendeva contrapporsi al “libero esame” di Lutero e al razionalismo critico. In altri termini l’opinione o il convincimento del singolo non conta nulla di fronte all’autorità che va seguita anche quando “ sembra” opporsi alla più ovvia evidenza. IL PRINCIPIO DI AUTORITÀ D’altra parte la Chiesa sovente ha fatto ricorso al principio di autorità che non si po-
Uno dei tanti roghi allestiti per coloro che venivano condannati come eretici dal Tribunale della Santa Inquisizione
Ignazio di Loyola presenta al Papa Paolo III il libro contenente le “Regole della Compagnia di Gesù”, approvate il 15 settembre 1540 con la bolla “Regimini militantis”. Quadro del XVII secolo, Chiesa del Gesù - Roma
teva contraddire in alcun modo. Lo stesso Ignazio di Loyola è irremovibile e non concede deroghe: alla fine degli “Esercizi Spirituali” detta alcune regole per chi vuole essere un buon figlio della Chiesa. La Tredicesima regola prescrive: “Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere presente questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica” (Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, ed. it. a cura di G. Raffo, Edizioni ADP, Roma 1991, p. 313). Da questo principio Vito Mancuso, profondo teologo e apprezzato ricercatore, trae la seguente equazione: verità= dottrina della Chiesa gerarchica. E aggiunge: “Chi conosce la storia della Chiesa e della teologia sa, però, che non è sempre così, che in certe circostanze storiche la verità stava da una parte e la dottrina della Chiesa dall’altra”. Si fa tuttavia premura di rammentare che “nella lezione di Ratisbona papa Benedetto XVI ha rivendicato il primato del Logos: “Chi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente” citando le parole che l’imperatore bizantino rivolse al dotto persiano contro cui disputava. E subito dopo ha aggiunto di suo: “Non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”. “Agire contro ragione è in contraddizione con la natura di Dio”. (Vito Mancuso, L’anima e il suo destino, Ediz. Raffaello Cortina, Milano 2007 con prefazione del cardinale Carlo Maria Martini pag. 33). CONSAPEVOLEZZA E RAZIONALITÀ L’ubbidienza all’autorità della Chiesa non può essere in dissonanza con la razionalità. Non per nulla S. Tommaso d’Aquino, ritenuto dalla Chiesa filosofo e teologo di prima grandezza, parlava di “obsequium rationale”, vale a dire non è possibile dare
il proprio assenso contro la ragione, ma solo secondo ragione. In questo modo l’obbedienza è un atto (che diventa successivamente “habitus”) pienamente umano, frutto di consapevolezza e libertà. Oggi viene rifiutata ogni sottomissione ingiustificata e acritica che soffoca, quando non distrugge, l’aspetto fondamentale della struttura dell’uomo: la libertà. UN ESEMPIO POCO EDUCATIVO Chiedo venia al lettore se porto come prova un esempio poco serio e, a mio parere, per nulla educativo, nonostante certi pareri contrari. Mi riferisco al caso di quel “novizio” che chiedeva di essere accolto in un Ordine religioso. Una condizione imprescindibile gli venne imposta: quella di offrire una prova forte e significativa della sua capacità di obbedire senza chiedere spiegazioni e senza la minima titubanza. A questo scopo gli venne “ordinato” di attingere acqua dal pozzo del convento servendosi di un secchio con il fondo bucato. Il “poveretto” provò e riprovò l’operazione senza alcun risultato: anche se l’acqua si disperdeva velocemente, doveva continuare ad impegnarsi in quel lavoro inutile e umiliante per tutto il tempo “comandato”… “Oboedientia sic et simpliciter”: avevano valore solo la sottomissione e la costanza, costi quel che costi. Sono certo che il lettore sorriderà: si chiederà se sia un racconto inventato. Non saprei, ma non ho fatto altro che riportare quanto ho avuto modo di ascoltare personalmente nel corso di un ritiro spirituale. Sommessamente ritengo che il risultato ottenuto da questa lezione sia stato di segno opposto a quello sperato dal predicatore. Almeno così mi auguro con buona pace di tutti. LIBERTÀ DI PENSARE E DI RAGIONARE C’è da prendere atto che oggi siamo liberi di “ragionare” e di pensare in modo autonomo e responsabile, esigendo rispetto per le nostri opinioni e conclusioni. Con tutto ciò - è doveroso ribadirlo- non si vuole contraddire il Magistero ecclesiastico, ma, al contrario, si intende accettarlo “a ragion veduta” cioè nel rispetto della propria natura razionale che in ultima analisi è un riflesso di Dio stesso. Non è difficile immaginare che le cose dette faranno “storcere il naso e la bocca” a non pochi esponenti del mondo clericale. Non me ne meraviglierei. Purtroppo nel passato chi dissentiva, anche in parte, dal Magistero della Chiesa correva il rischio di essere condannato e, non di rado, di essere giustiziato. Chi conosce la storia della chiesa troverà tanti esempi e conferme al ri-
L’immagine del gregge simboleggia i fedeli che, come pecore, non sanno orientarsi senza l’intervento del pastore
guardo. Come ogni studioso serio sa, ci sono stati momenti terribili: basti rammentare l’Inquisizione Romana nata nel 1542 alle dipendenze dirette del Papa. “Da allora - riferisce il già citato teologo Mancuso - fino al 1761, quando si ebbe l’ultima esecuzione capitale a Roma, in Italia ci furono circa 1250 condanne a morte per motivi religiosi” (Vito Mancuso, op. cit. pag. 28). Sono parole forti e dure. Vorrei doverosamente puntualizzare che la condanna a morte veniva inflitta dal tribunale ecclesiastico, ma l’esecuzione era affidata al “braccio secolare” cioè all’autorità politica laica in quanto si diceva che “la Chiesa aborrisce dal sangue”. Un particolare sconcertante e abominevole: “L’arena di Verona il 13 febbraio 1278 vide il rogo più alto di tutta la storia d’Italia con circa 200 catari (condannati come eretici) bruciati vivi in una volta sola” (Ibidem). Notizie esagerate? Da parte mia mi limito a dire: “Relata refero”. Questi dati - ci tiene a precisare lo studioso Mancuso - sono attinti da Andrea Del Col, L’ Inquisizione in Italia. Dal XII al XXI secolo - Mondadori, Milano 2006. RISPETTARE “SEMPRE”LA VERITÀ Di fronte a queste notizie provo una forte amarezza, ma non indietreggio se tale è la verità storica: “chudere gli occhi” è un atteggiamento pilatesco e irrazionale che non fa onore a chi lo propone con l’intento di sorvolare e occultare quello che disgraziatamente è accaduto. Non si può non ritenere fariseismo l’ auspicare che i
semplici fedeli non sappiano nulla, consigliando di usare molta prudenza e discrezione “caritatevole”. E’ vero che sono parte del gregge e vanno guidati ed indirizzati come vuole e decide il pastore. Posso dire en passant, con la speranza di non essere vituperato, che il termine “gregge” oggi ha un significato poco nobile e non molto gradevole. Saremmo tutti delle “pecore” che non sanno e non capiscono nulla senza l’intervento del pastore. Prive di guida e di comando le pecore non sanno dove dirigersi. Certamente ai tempi di Gesù la denominazione “gregge” non aveva un significato deteriore o dispregiativo.Tutt’altro! Si adattava alla mentalità corrente. “Per secoli la mia Chiesa ha osteggiato e represso ogni forma di libertà di coscienza su questioni eticamente e teoreticamente sensibili. Oggi non più, oggi essa è paladina nel mondo della libertà religiosa” (V. Mancuso op. cit. pag.28) . “CREDERE- OBBEDIRE- COMBATTERE” Anche Mussolini, il capo del Fascismo, vo-
Chi comanda ha sempre ragione?
Il processo di Norimberga ai criminali nazisti (iniziato il 20 novembre 1945 e concluso il 1º ottobre 1946)
leva guidare il suo gregge. Il motto che aveva assegnato alla G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) era composto di tre parole: Credere, obbedire, combattere. Se non lo si accettava, si era considerati nemici dello Stato italiano, puniti e inviati anche al confino. E’ una formula che può essere trasferita, se si vuole, anche in campo religioso: credere alle verità rivelate e a quanto detta il magistero della Chiesa; obbedire sempre e comunque a chi è il Capo supremo e indiscusso; combattere contro il male e contrastare coloro che lo divulgano. Mi si obietterà che questo confronto è irriverente e inaccettabile. Può esserlo se non si sanno operare i doverosi “distinguo”. Tutto questo per dire che l’uomo di fronte a scelte importanti e decisive deve sempre sentirsi “libero”. E’ stato affermato da Don Milani che oggi l’ubbidienza non è più una virtù. Non vi trovo nulla di scandaloso in questo convincimento, se è inteso rettamente e con intelligente discernimento. Basti pensare allo storico processo di Norimberga nei confronti dei gerarchi del Nazismo. Questi si difesero dalle accuse con la giustificazione che avevano ubbidito agli ordini di Hitler: vennero condannati quasi tutti alla pena capitale. L’obbedienza non attenua, ma aumenta la colpa: colui che riceve il comando ha il dovere di esaminare, riflettere e decidere in piena coscienza prima di eseguire l’or-
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dine. Non può accettare in modo acritico di essere coinvolto e diventare corresponsabile. LIBERTÀ DI COSCIENZA Questo vale in ogni campo: chi obbedisce senza riflettere non può dirsi virtuoso, ma dovrebbe sentirsi colpevole per non aver rispettato la sua natura razionale. Nessuno può essere obbligato a fare quello che non vuole o non comprende. Appare pertanto poco saggio quel parroco (ipotesi o realtà?) che pretende ubbidienza a tutti i costi: “Si deve fare quello che ho deciso” e non esita a servirsi di intermediari per raggiungere lo scopo prefissato. Siamo grati al Concilio Vaticano II che ha dato alla luce il documento più sofferto, la “Dignitatis humanae” (avente come sottotitolo: “Il diritto della persona e delle comunità alla libertà sociale e civile in materia religiosa”), approvato proprio nel giorno precedente la chiusura ufficiale, l’8 dicembre 1965. Da quel momento abbiamo capito che la dottrina della Chiesa può evolversi e migliorare perché a guidare il suo cammino c’è lo Spirito che conduce “alla verità tutta intera” (Giov: 16,13). Mi sia concesso chiudere con le parole del Testo Sacro, che sintetizza quanto era nelle mie intenzioni comunicare: “Vir oboediens loquetur victoriam”. Solo una “sana” obbedienza valorizza l’uomo rispettoso di quanto Dio gli ha donato: la coscienza e la libertà.
DANCING PARADISE
Si danza
Tutti i SABATI - ore 21,30 e tutte le DOMENICHE - ore 15,30
Viale Molfino, 28 - Ruta di Camogli - Tel. 0185 774494 - 335 6093687
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VIAGGIARE
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di Vinicio TEMPERINI
ASIA
Sulle orme di Marco Polo: lÊaffascinante Macao On n’arrète pas le progrés. Qualche anno fa ed ormai sembra preistoria, elettronica ed informatica andavano perfezionandosi e diffondendosi. Ad esempio, i computers occupavano ancora tutta una stanza che andava mantenuta a temperatura ed umidità scrupolosamente costanti senza il minimo sbalzo pena il blocco totale e guasti sovente irreparabili. Bene, proprio in quel periodo ad Hong Kong, Singapore, Macao facevo acquisti di calcolatrici o altri strumenti elettronici per amici, clienti, colleghi. I venditori, spesso bancarelle, al momento di incassare facevano tutti i loro calcoli (percentuali, sconti, cambio valuta) a mano sul loro pallottoliere. D’altra parte è noto che l’algoritmo basico (digitale) di tutte le calcolatrici e dispositivi elettronici, anche di ultima generazione, è lo stesso – “ab ovo” – del pallottoliere. AMA GAU - MACAO Nella baia di A-Ma alla foce del fiume Pearl dove, all’estrema punta Sud del Mare Cinese Meridionale si affaccia Hong Kong, ad una cinquantina di miglia marine si trova un gioiello portoghese chiamato Macao, dal nome cinese, proprio dai primi Colonizzatori (1553) e fece parte del Estado Portugués de India sino al 1849 quando divenne Territorio Portoghese Indipendente. Iniziò così una “golden age” divenendo il punto di controllo di tutto il traffico portoghese con la Cina – Hong Kong e Macao già allora avevano pescaggi portuali rispettivamente di circa 15m e 10/12m. Questo angolo di Portogallo è tornato alla Cina solo nel 1999 e con altri 50 anni di gestione portoghese. Rimanendo così storicamente il primo e più longevo dominio coloniale d’oltre-
Kong, le isole sul magico mare cinese se ti tocca anche un bel tramonto non è più un viaggio ma un sogno. Magari a bordo hai un’anteprima di ciò che ti aspetta con equipaggio e passeggeri impegnati nel loro misterioso domino cinese, il Mah Jongg” o più banalmente nel “Mame do”dove si spostano pietruzze (o fagioli) con le bacchette. O ancora in quei loro giochi che a noi sembrano incomprensibili riti. Appena salpati, proprio di fronte ci sono le isole Taipa e Coloane che la Cina assegnò totalmente al Portogallo (1887) in cambio di un decisivo aiuto nella lotta all’imperversante traffico d’oppio. Poco note ma molto interessanti con le loro lagune, una vegetazione quasi sconosciuta a noi occidentali. Centri, cittadine, villaggi e paesaggi decisamente belli. C’è anche un grande lago
Trasporti urbani
mare. Infatti è vero che Vasco da Gama stabilì una presenza coloniale in India nel 1498 ma lo fece con il Trattato di Torresillas cioè in pieno accordo con le Autorità Indiane. Lingue: sopratutto portoghese, cantonese, mandarino, inglese. Il nome della moneta può lasciarci un po’perplessi, si chiama infatti “Pataca” Anche se tutta l’area è ormai collegata da ponti, strade, tunnels si raggiunge Macao da Hong Kong (Shun Tak Center) in circa 1 ora con moderni eleganti traghetti. Però chi ha provato, per scelta o per necessità operative,ad andarci con il Barcone tipo Buckau o, volendo proprio esagerare con un Sampan (rischi a parte...), ha conosciuto un paio d’ore straordinarie. Navigando tra le coste della Cina, Hong
artificiale con un Hotel, il Guangzhou, decisamente surreali. Finalmente arriviamo a Macao, città decisamente profondamente portoghese e “mediterranea”. Conosciuta come una Las Vegas orientale appena arrivi ti accoglie con un Campanile di San Marco sovrastante uno degli innumerevoli Casinò. Però è anche, sembrerà strano, il Paese più cristiano di tutta l’Asia. Ci sono Chiese Cristiane bellissime ed importanti come la Santa Casa della Misericordia o la storica Igreja Sao Domigos. Per me qui comincia la parte più intrigante, affascinante dell’incontro con Macao. Convive con queste affermate,naturali cultura e cristianità una profonda, sen-
Traghetto, moderno e barcone classico Hong Kong / Macao
Ecco la “via di Pre” di Macao...
tita intimità culturale cinese. Le Pagode sono spesso a fianco o molto vicine alle Chiese. Una citazione esemplare : il magnifico Tempio “AMA”. Architettura, urbanistica, costruzioni di forte influenza mediterranea molto curate e molto attuali e storiche. Un esempio importante “Largo Senado”. Lasciatemela definire la “Piazza De Ferrari di Macao”. Vorrei anche ricordare che proprio da Macao e dalle Isole dove fiorisce la Camelia dalle cui foglie si ricavò (temporibus illis....) il Tè – in cantonese “Cha” in mandarino“Tei”- i Portoghesi lo portarono per primi in Europa ed in Brasile. Sul Tè ci sono fior di leggende cinesi debitamente tradotte ed accettate dagli Occidentali – Ying Yang / Shen Nung ed altre. Non so se sia ancora così ma sino a poco tempo fa a Macao circolava ancora forte il sangue Lusitano ed imperversava il Fado quasi come a Lisbona, Coimbra o Beira. Non solo Amanda Rodriguez ed i suoi “Oiga ese fado” o “Si mi olhos falhasen” ma cantanti ed orchestre locali anche cinesi. Del resto, che le due culture convergessero in una simbiosi – seppur non completa e perfetta – era inevitabile ed io sono sempre più convinto che, a livello universale, il gene più proficuo della diffusione e della integrazione di culture originalmente diverse (a volte solo apparentemente )sia la musica nelle sue varie “anime”: suono, ritmo, canto, danza. Vari musicisti cinesi hanno adottato il Fado e ne è nata una musica che aper-
... e la sua “piazza De Ferrari”
Il centro portoghese di Macao
tamente, chiaramente lo richiama. La poco conosciuta ma brava e graziosa Gong Linna con la sua “Zou Xikou” ( “Verso l’Occidente”), tra le altre, dimostra che ci si può almeno provare. Non si può fare a meno di citare che per tutti gli anni ‘30 Macao fu teatro di memorabili avventure al limite del verosimile (dozzine di film lo testimoniano). Profughi aristocratici russi , i cosiddetti “White Russians”, spie internazionali come succursale di Shanghai, avventurieri, giocatori d’azzardo professionisti, affascinanti donne fatali ed irresistibili maschi seduttori imperversavano e crearono una vera e propria leggenda iconografica. Chiudo osservando che solo un genovese può fare questa chiaccherata su Macao senza dare il massimo dell’attenzione ai mille coloriti dettagli attinenti ai Casinò e alle Sale da Gioco. A tenerci ben lontani non sarà mica una certa riluttanza....... a fasse purtà via e palanche ?......
SPORT
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di Giampietro CICERI
CALCIO
Giuseppe Meazza a centÊanni della nascita Il grande calciatore passò gli ultimi anni della sua vita a Rapallo, città che amava molto el 2010 vengono celebrati diversi anniversari nello sport. Per noi italiani ne ricordo due in particolare: il 50° dell’unica Olimpiade italiana del 1960 a Roma, per quanto attiene alle Olimpiadi cosiddette “estive”. Per ciò che riguarda le Olimpiadi invernali è già trascorso il cinquantennale di quella di Cortina D’Ampezzo, per quelle di Torino ne devono trascorrere di anni! Il secondo anniversario di rilievo del 2010, a mio parere, è un centenario, e precisamente quello trascorso dalla nascita di Giuseppe Meazza, nato il 23 agosto 1910 a Milano. Meazza è unanimemente considerato il più grande calciatore italiano e tra i più rilevanti del mondo. A chi si domandasse il nesso tra il centenario dalla nascita di Meazza e un giornale locale di Rapallo, [se pur a diffusione internazionale!!] ecco la risposta: la morte di Giuseppe Meazza è avvenuta a Rapallo il 21 agosto del 1979. Il quasi rapallino di fede interista che scrive questa nota lo ha visto giocare con la maglietta dell’AmbrosianaInter, all’Arena di Milano, nel pieno della sua attività agonistica, sino al 29 giugno1947, giorno in cui, come si suol dire, ha “appeso le scarpette al chiodo”. Quell’anno aveva ricoperto nell’Internazionale, [tornata al vecchio nome dopo la guerra] il doppio ruolo di giocatore e allenatore. È opportuno ricordare che Meazza esordì nell’Ambrosiana a 17 anni, il 27 settembre 1927, e con questa squadra, in due fasi successive, giocò 408 partite, segnando 288 reti, vincendo 2 Scudetti e una Coppa Italia.
N
Giocò anche in: Milan 37 gare – 9 reti, Juventus 27 gare - 10 reti, Varese 20 gare – 7 reti, e infine Atalanta 14 gare - 2 reti. Per tre volte è stato “capocannoniere” del Campionato con la maglia nero-azzurra ma soprattutto un pilastro della Nazionale con 43 presenze e 33 reti. Con la Nazionale azzurra diviene Campione del Mondo nel 1934, giocando come centro-avanti, e nel 1938 giocando mezz’ala per far fruttare le qualità di cannoniere di Silvio Piola. Sin qui dati statistici, ora un po’ di storia: Giuseppe Meazza nasce a Milano, Porta Vittoria. La madre fa la verduraia al mercato; quando lui era ancora bambino il padre era morto combattendo sul Carso, durante la Grande Guerra [1915]. Fin da piccolo Giuseppe, detto Peppin, è “patito” per il pallone, tifa Milan, e gioca con altri amici in una squadretta di Porta Romana, ove viene notato da Fulvio Bernardini che gioca nell’Inter e studia alla Bocconi.
Bernardini lo vede giocare e lo segnala con queste parole: “Questo ragazzino è un fenomeno!” all’allenatore dell’Inter Árpád Weisz [ebreo ungherese, nella II Guerra Mondiale verrà deportato e morirà nel Campo di sterminio di Auschwitz Solt, 16 aprile 1896 – Auschwitz, 31 gennaio 1944] Così Meazza a 14 anni arriva all’Inter e inizia una strepitosa carriera, che lo porterà ad essere considerato uno dei più grandi calciatori del mondo e ad essere soprannominato, secondo i canoni dell’epoca, “balilla”. Con la Nazionale già Campione del Mondo del 1934 gioca a Londra nella celebre partita contro l’Inghilterra, stadio dell’Arsenal, persa da noi per 3 a 2, ma giocata, per quasi tutta la gara in 10, per l’infortunio del centromediano Monti [allora non c’erano le sostituzioni]. Nel Campionato del Mondo del 1938 segna al Brasile, su rigore, sorreggendo con una mano i pantaloncini, ai quali si era rotto l’elastico: risultato
finale Italia-Brasile 2-1. Sta fermo l’intera stagione 1939/40 a causa di un infortunio ad un piede, il sinistro, “piede gelato” per un problema di natura traumatica che non consente un regolare afflusso del sangue. Come responsabile del settore giovanile dell’Inter è uno dei maggiori valorizzatori di Alessandro Mazzola [Sandrino] e a fine carriera allena anche una squadra turca, il Besiktas. Come detto agli inizi, muore a Rapallo il 21 agosto 1974, assistito dalle due figlie. Nel 1980 Milano gli dedica lo stadio di San Siro, che da allora porta il suo nome. Il nipote Federico Jaselli ricorderà il suo grandissimo nonno scrivendo con Marco Pedrazzini il libro: “Il mio nome è Giuseppe Meazza” che sarà la storia raccontata in prima persona dal Peppin. Le figlie Gabriella e Silvana hanno aperto l’archivio di famiglia per cui l’opera, la cui pubblicazione è prevista per il prossimo novembre, [ed. Indiscreto] sarà ricca di foto inedite.
Benvenuti al Gran Caffè Rapallo, amato nel passato da personaggi del calibro di Ezra Pound, Eugenio Montale, Ernest Hemingway, è pronto in ogni momento ad accogliervi con lo stesso riguardo e attenzione. Ogni giorno il laboratorio di gelateria artigianale trasforma ogni sorta di frutta freschissima in cremoso e dolce gelato e quindi in sontuose coppe che sapranno sbalordire il vostro sguardo e deliziare il palato. I nostri barman vantano un'esperienza pluriennale e attraggono ogni giorno i nostri clienti con eleganti cocktail. Consigliamo inoltre gli aperitivi con le generose prelibatezze come le classiche frittelle liguri. La nuova gestione sta inoltre incrementando le serate di spettacolo e musica dal vivo, Vi invitiamo a venire a conoscere il nostro intenso programma. Via Vittorio Veneto 30 - 16035 - Rapallo (GE) - Tel/Fax (+39) 0185 55775 - www.grancafferapallo.it
RICORDO O SOGNO? QUANDO... di Mauro MANCINI
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RAPALLIN IN FESTA
28 settembre 1923 ‰Sesto giörno che ghe semmo‰ Cronache de Mönte ( da-ö 22 a-ö 27 )
In questa mia continua richiesta ad amici e conoscenti di fotografie, documenti , ricordi e quant’altro possa contribuire a rinverdire e rivivere alcuni momenti di vita, personaggi e loro sentimenti della vecchia Rapallo, ho incontrato nella sede del sestiere ’Seglio-San Rocco’ il signor Giovanni Pistori anch’egli grande appassionato e assiduo ricercatore di ”tutto ciò che fu”. Vi propongo, una lettera da lui ritrovata che, un non meglio identificato ”Zau”, invia alla famiglia Castagneto residente in Argentina il 28 settembre 1923; in essa riferisce in versi la cronaca della festa patronale di San Maurizio di Monti di quell’anno. Su richiesta dell’amico Pistori ho cercato di ’ammorbidire’ quello che in origine era un genovese un poco ’arcaico’ e di tradurlo perché potesse essere, in tutto il suo valore storico, apprezzato e gradito anche da chi non ha dimestichezza con la nostra ”lingua madre” :
D
oppo ûn viaggio a dî poco aççidentôu,
sabbo scörso, ciù tosto in ta sejann-a, cön a Virginia e i bagaggi, ö l’è arrivôu e ö s’è assettôu sötto a ’na brigna ö ”Zau”. E sparate ciù grosse e ciù pötenti s’incröxiavan cö-i fêughi e i lampiönetti, paivan tröin, cannöin, bömbe, aççidenti tiæ co-a pövie ch’a l’è in ti mortaletti a San Maurisio. Da-i gotti de vin ingöæ ben spessi gh’ea quarched’ûn che ö no stâva ciù in pê e quarched’ûn faxendo i sêu…..interessi ö se sentiva ûn pô brûxiâ ö derrê ö ”Battista” e ö ”Zau”. I disturbi vinicöli ciù spessi n’ han fæto mâ a nisciûn, v’ôu garantiscio perché sön finîi cön dûe o træ gïte a-i cessi perché sön finîi cön dûi löinnæ de piscio, ö ”Zau” e ö ”Battista”. Ô stesso sabbo seja, cön ægua e tröin, ûn dilûvio da-ô çê ö l’ha averto e dïghe, ö l’ha bagnôu i màscai e i cannöin, i pèrseghi, i chêughêumai e e fighe attacchæ a l’erboo. Â domenega stessa ægua e stesso vin, a festa a l’ea in pericölo de sbaraccâ, quande verso quattr’ôæ, cian, cianin quarche nûvia a s’allarga, a se destacca e sciörte a procesciön.
A-ö Monte Rêuza emmo mangiôu in sce l’erba opo un viaggio a dir poco accidentato, e doppo chi pregâ, chi andâ pe gotti, a gïta â l’ è riûscîa bella e sûperba; sabato scorso, verso sera, con la Virginia e i bagagli, è arrivato ritörnando a sei ôæ, sarvando i bardotti e s’è seduto sotto un prugno sensa incidenti. lo ”Zau”. E cronache sön leste: trascûrando Le sparate più grandi e più potenti i zêughi d’ægua, lûminaiê e ballando, s’incrociavano con i fuochi e i lampioncini, ö relêuio ch’ö se danna sêunando sembravan tuoni, cannoni, bombe, accidenti e ôæ e i quarti, ö cerotto pe-i calli esplosi con la polvere che è nei ”mortaletti” e ö pappê da lêugo. a San Maurizio.
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E voîätri, infeliçi, desgraziæ, sensa rispetto a ûn pô de religiön, perché cöscì no avei portôu ö panê a-e sparate da ciù grossa funziön dö vostro paise ? Facce scassê, nasi a balletta drïta, scciappe da bocce e cacciôi da trippa, pittrici da lambrin, a ti, ”Angiulitta”, a ti ”Gigittu”, ”Terin”, faccia da pippe ö ”Zau” ö ve salûta. P. S. A-e quattro da mattin portiæmo via ö belin !
Dai bicchieri di vino ingoiati ben fitti v’era qualcuno che non stava più in piedi e qualcun’ altro facendo i suoi…..”interessi” si sentiva un poco ”infiammato dietro” il ”Battista” e lo ”Zau”. I disturbi vinicoli più frequenti non hanno fatto male ad alcuno, ve lo garantisco perché sono finiti con due o tre gite ai gabinetti perché sono finiti con due ”vasi da notte”, lo ”Zau” e il ”Battista”. Lo stesso sabato sera, con acqua e tuoni, un diluvio dal cielo ha aperto le dighe, ha bagnato i ”mortaletti” e i cannoni, i peschi, i cetrioli e i fichi appesi agli alberi.
Cö parroco, atri prævi e don Queirolo, ö pröfessô che a predica ö l’ha fæto, ö ”Battista” e poi mi, gh’è ûn gran riolo a beive a bïra che ö parroco ö n’ ha dæto in ta canonica.
La domenica stessa acqua e stesso vino, la festa era in pericolo di saltare, quando verso le quattro, piano, piano, qualche nuvola si restringe, si dirada ed esce la processione. Con il parroco, altri preti e don Queirolo, il professore che la predica ha fatto, il ”Battista” ed io poi, v’è un grande fila a bere la birra che il parroco ci ha offerto in canonica. Un grande ricevimento a ”Pastenin”, il ”Battista” ha fatto ai preti tutti e lì abbiamo ancora parlato bevendo vino ve n’erano di belli e anche di brutti, ma sciocchi nessuno. Alle otto e mezza del mattino, era il ventisette, siamo partiti per Montallegro, in gita; c’era la Mamma con ”Marietta” con le scarpe nere e con gambetta diritta, c’era il ”Cicerin”: brutto ”demonio”, più grasso che lungo, sempre davanti a tutti a salti e balzi, col vestitino celeste e il visino rotondo, gridando contento più di tutti, e scompisciarsi nei pantaloni. Sul Monte Rosa abbiamo mangiato sull’erba e dopo chi pregava, chi andava per bicchieri, la gita è riuscita bella e superba; ritornando alle sei, salvando i muli vivaci senza incidenti. La cronaca è pronta: trascurando i giochi d’acqua, le luminarie e ballando, l’orologio che si danna suonando le ore e i quarti, il cerotto per i calli e la carta da gabinetto.
Ûn gran riçevimento a-ö ”Pastenin”, ö ”Battista” ö l’ha fæto a-i prævi tûtti e lì emmo ancön parlôu bevendo ö vin ghe n’ea di belli e poi ghe n’ ea di brûtti, ma abelinæ nisciûn.
E voi, infelici, disgraziati, senza rispetto a un pò di religione, perché così non avete portato il sedere alle sparate della più grossa funzione del vostro paese ?
A êutto e meza de mattin, l’ea ö vintisette, semmo partîi pe Montallegro, in gïta; gh’ea a Mamma co-a ”Marietta” co-e scarpe neigre e co-a gambetta drîta, gh’ea ö ”Cicerin”:
Facce scassate, nasi altezzosi, incapaci da bocce e cacciatori da trippa, pittrici da fregi, a te, ”Angiulitta”, a te ”Gigittu”,”Terin”, faccia da pipe lo ”Zau” vi saluta.
brutto aççidente, ciù grasso che lungo, sempre davanti a tûtti a säti e bötti, cö röbin celestin e ö faccin riöndo, sbraggiando cöntento ciù che tûtti, e pisciandöse in te bräghe.
P. S. Alle quattro del mattino porteremo via ”il belino” ! Un momento del ballo campestre in “Ciann-a lunga”
COME ERAVAMO
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di Bruno MANCINI
„Esami di maturità‰di Ladislao Fodor
inaugurò, il 13 aprile 1959, al Grifone, la 6A stagione del
“Piccolo Teatro della Città di Rapallo” er la prima volta, Mario Forella si cimentò nella regìa. Prima di lui, si erano avvicendati, alla direzione del complesso, Guido Barabino, Sandro Bobbio, Vincenzo Ferro e Giannino Galloni. Per l’occasione venne sfoderato un numeroso cast, composto da vecchie glorie rapallesi: Sergio Barbieri, Elsa Morando, lo stesso Forella, cui si affiancarono le bravissime attrici giovani Carla Mignani e Anna Maria Tonon, nonché alcuni validi caratteristi: Graziella Giardini, Amelio Mignani, Riccardo Pescali, Pio Deiana. Debuttò felicemente anche un giovane interprete, Adolfo Lastretti, che più tardi intraprenderà la professione (tra le ultime sue fatiche, lo sceneggiato televisivo “Vivere”, in cui intrepretava il ruolo del professore). Un partecipazione singolare fu Da sinistra: Riccardo Pescali - Giovanni Cultrone (scenografo) - Evelina Pizzi - Pier Luigi Benatti - anche quella di Pier Luigi Benatti, convinto da Forella ad assumere Adolfo Lastretti - Mario Malagamba (aiuto regista - addetto stampa) - Anna Maria Tonon - Mario il ruolo di un acido insegnante di Forella - Giuliana Ferrando - Umberto Pendola - Graziella Giardini - Carla Mignani - Rinaldo Tur- matematica soprannominato pini (dietro) - Adriana Mignani - Elsa Morando - Amelio Mignani (dietro) - Sergio Barbieri - “Dima” “scatola”. Fu quella l’unica volta che Benatti recitò: nonostante il Biancardi (macchinista del teatro) - Giovanni Ferri (datore luci e suoni) successo ottenuto nel suo ruolo, fu irremovibile nella sua decisione di abbandonare per sempre il teatro. Si esibirono anche due giovani debuttanti: Adriana Mignani e Giuliana Ferrando (quest’ultima, dopo la scomparsa della compianta Carla Mignani, diventerà la nuova attrice giovane del gruppo). Infine, il ruolo del prestante attor giovane fu fatica di Umberto Pendola (Ruri per gli amici). Le scenografie, in quel periodo, venivano curate da Giovanni Cultrone che, più tardi, si sposterà a Roma per esercitare la professione di architetto. Gianni Ferri, anch’egli poi trasferitosi a Roma, curava gli effetti sonori, mentre il macchinista del teatro, “Dima” Biancardi, era il datore di luci. Il genovese Mario Malagamba era l’addetto stampa.
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Da sinistra: Umberto Pendola - Anna Maria Tonon - Adriana Mignani - Sergio Barbieri
PROSA
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di Ilaria NIDASIO
PALCOSCENICO
Torna il teatro dialettale genovese Curato e organizzato dal Comitato Sestiere Seglio-San Rocco, prevede sei spettacoli
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razie all'impegno dell'Associazione Culturale – Comitato Sestiere Seglio-San Rocco, ritorna nella nostra città il teatro dialettale: in questa settima edizione, saranno sei le rappresentazioni che, ogni due settimane, si alterneranno sul palco del Teatro Auditorium delle Clarisse. Ad inaugurare la rassegna è stata la Compagnia TeatralNervi, che ha portato in scena, il 18 settembre, “Tutto pe un fi'destaccou”: una commedia incentrata sulle (dis)avventure della bella Luisa, del marito Niccolino e del neurologo Berto Spinelli che, chiamato per curare la donna, si ritrova, suo malgrado, coinvolto nelle bizze tra moglie e marito. Segue poi la Compagnia del Teatro Stabile, che presenta, il primo sabato di ottobre, le vicende di Manoelo, il camallo del porto di Genova che trova più soddisfazione nel vino piuttosto che nella monotonia familiare con la moglie Serafinn-a e la giovane figlia. A sconvolgere la vita della coppia sarà un'intuizione di Serafinn-a alla quale appaiono, in sogno, i numeri da giocare al “Semenaio”: da qui inizia una rocambolesca serie di avvenimenti, rappresentati in “Trei, chinze e trentun, terno secco”.
Due settimane più tardi, sarà la volta della Compagnia Quelli de 'na votta, nei tre atti di “A no capila giusta”, incentrata sugli equivoci provocati un po' dalla curiosità, un po'dalla sordità di Caterina che, capendo fischi per fiaschi, mal interpreta un discorso della nipote, scatenando un putiferio in famiglia. Il 30 di ottobre, invece, il Sig. Felice Gambarotta sarà il protagonista di “O'Penscionou”, storia di un ex lavoratore che scopre come la vita del pensionato possa essere molto più faticosa del previsto. A portare in scena la commedia sarà la Compagnia teatrale San Fruttuoso. La Compagnia G.Govi, invece, presenterà in data 13 novembre “Napolion salvime”; tre atti di Ugo Palmerini, lo stesso autore che con “Quello Buonanima”aveva fatto rivestire al grande Govi il ruolo di un capo famiglia, ossessionato dalle memorie che tutti i congiunti tributavano a un caro estinto. A risolvere la situazione sarà Napoleone: non il grande Imperatore, ma un ben più modesto autista di piazza, in grado, però, di dare vita a situazioni rocambolesche, degne dell'omonimo personaggio storico. La rassegna si concluderà con la Compagnia
Don Bosco di Varazze, che porterà in scena, nella data finale del 27 novembre, “Serse, l'avvocou de cause perse”. Protagonista è Serse Astengo; un disordinato avvocato che, nel suo difendere i meschinetti, ovvero quelli che non possono pagare, è destinato a perdere ogni causa e costretto a vivere, quasi in indigenza, con la fedele governante Teresa. A sconvolgere questa apparente tranquillità sarà l'arrivo, in casa, della “quasi” nipote Mara, che gli cambierà la vita privata e quella professionale, dando vita ad episodi di esilarante comicità. «La rassegna promossa dal quartiere SeglioSan Rocco offre anche l'occasione per ricordare colui che è stato il maggiore rappresentante del teatro dialettale genovese, a cui va il merito di aver fatto conoscere in tutta Italia la commedia ligure, con la sua comicità mai volgare ma sempre sottile e ironica - rac-
conta Eugenio Brasey, uno dei promotori della rassegna - Si tratta di Gilberto Govi, di cui proprio quest'anno ricorre il cinquantesimo anniversario dal ritiro dalle scene, avvenuto nel 1960 quando, giunto all'età di 75 anni, dichiarò che “il teatro è come una bella donna: bisogna lasciarla prima che sia lei a lasciare te” ».
Rapallo della Gente Comune (Gruppo cittadino per iniziative di interesse comune)
Rapallo, 24 ottobre 2010
LETTERA APERTA All’ Ill.mo Signor Sindaco del Comune di Rapallo
Con la presente ci permettiamo rivolgersi alla S.V. Ill.ma segnalandoLe un problema che, pur apparendo a molti irrilevante, a nostro avviso, necessiterebbe di essere affrontato con una certa tempestività. Come Ella avrà sicuramente notato personalmente, nei giardini di Rapallo vi sono diverse piante di ulivo, messe a dimora tra gli anni ’70 e ’80 e sviluppatesi rigogliosamente, specie quelle nelle aiole della passeggiata a mare. Queste ultime, in particolare, sono talmente cariche di olive, completamente sane, da far meraviglia a tutti quanti frequentano questo nostro “salotto buono”. Allo stesso tempo, in molti si domandano perché non vengano adottati dei particolari accorgimenti onde evitare che il frutto cada completamente per terra, in parte sul selciato della passeggiata ed in parte nelle aiole, causando degli inconvenienti come l’affollamento continuo di stormi di piccioni, lo schiacciamento dei frutti da parte dei passanti, con conseguente sporcizia della pavimentazione che può diventare pure sdrucciolevole e pericolosa per le persone. Altro motivo per cui ci permettiamo di segnalare il problema è poi quello di tipo morale, al ricordo di ciò che ha rappresentato, sino almeno agli anni ’50, per il sostentamento di tanti rapallini e rapallesi, il prodotto degli uliveti, e di provare un senso di colpa nel continuare a vederlo ora completamente sciupato. Pertanto, Ill.mo Signor Sindaco, oseremmo suggerire che si potrebbe, con una minima spesa per l’acquisto di apposite reti, in vendita anche a Rapallo, salvaguardare il prodotto contenendolo con le reti medesime, disposte a mo’ di ombrello rovesciato alla base della chioma inferiore delle piante (almeno per quelle della passeggiata a mare).
Nell’eventuale impossibilità di procedere alla raccolta diretta delle olive dalle reti e alla relativa molitura, il Comune potrebbe affidare poi tale incombenza a qualche associazione di volontariato o gruppo di cittadini (anche pensionati) lasciando a loro l’olio ricavato. Ci scusiamo per questi nostri suggerimenti e restiamo fiduciosi in una Sua cortese attenzione. Con i più sentiti ringraziamenti e i dovuti ossequi. p. Rapallo della Gente Comune Angelo Canessa
ARTE
di Claudio MOLFINO
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molfino.claudio@libero.it
IL PITTORE
Pasquale Domenico Cambiaso, reporter ottocentesco Vedute di una Riviera talvolta immutata, spesso cambiata e perduta
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ualche tempo fa, facendo delle ricerche su Francesco Gandolfi, pittore risorgimentale e illustre affreschista che ha lasciato numerose sue opere nelle chiese del Tigullio, mi sono imbattuto in una fitta corrispondenza intrattenuta con un giovane artista da lui molto stimato, Pasquale Domenico Cambiaso. La curiosità mi ha indotto a saperne di più sull’opera di questo pittore, con sorpresa ho scoperto un lavoro pittorico monumentale ed organico, vedute di tutta la Liguria che mi hanno dato la possibilità di rivivere e direi quasi di respirare, con nostalgia e rimpianto, quell’atmosfera di serenità e tranquillità ormai perduta nella maggior parte delle località della nostra bella regione. Correva l’anno 1860, Pasquale Domenico Cambiaso in compagnia del commendator Giuseppe Bertollo, della sua matita, fogli e colori, lascia Genova per recarsi in carrozza, tappa dopo tappa, fino agli estremi confini orientali della Liguria. In tale occasione c’erano di certo la rassicurante vicinanza del ricco mecenate e la pensabile sua piacevole compagnia, ma, contemporaneamente, la sensibilità e la personalità dell’artista avrebbero fatto salva l’intimità delle emozioni. C’era poi la sicurezza che l’invitante bellezza del paesaggio attraversato avrebbe compiuto il resto. Intelligente, fedele, quanto attento osservatore, egli fece del cahier de voyage derivato da questa lunga “passeggiata”, un affascinante e ricco racconto da cui emerge una Liguria ancora autentica, provinciale, teneramente costruita su piccole cose, una Liguria puntigliosamente annotata di cui c'è dato rimpiangerne la scomparsa poiché oggi, malauguratamente, è difficile riconoscerne i tratti. Nel suo muoversi, non c’è paese, borgo o paesaggio che sia sfuggito al suo occhio, alla sua svelta matita o al suo abile e vivace pennello. Nella scoperta della sua opera non è da ignorare I’aspetto documentale di questi paesaggi. Infatti, pur non costituendo ciò né lo stimolo ispiratore, né il vero motivo di fondo, mi è lecito pensare il Cambiaso come l’ultimo, vero cronista di una Liguria il cui
Veduta di Rapallo dalla "spiaggia delle Monache" (olio su cartoncino)
cambiamento già bussava alle porte. Cronista che, per gioia sua e per fortuna nostra, ha fatto in tempo a coglierne gli aspetti peculiari e più intimi, sceglierli con intelligenza e acume, fissarli appassionatamente sulla carta e testimoniarci così un mondo che, avviato al mutamento, era destinato, per forza di cose, ad assumere ormai nuovi volti. Ne esce, infatti, diligentemente commentata, una terra fatta di boschi, di mare, di paesi grandi, piccoli e piccolissimi borghi e un’unica grande città, Genova. Il tema è trattato con amorevole cura del particolare, quasi fosse un delicato reportage, ma in cui il tratto, anche se spesso evanescente, conferisce alla descrizione una preziosità tanto inconsueta quanto ricca di originali spunti interpretativi. Non difettava certo al Cambiaso l’abilità del segno, ma non a caso, con tutta modestia, egli definisce questi disegni solo “ricordi”. Li vuole ridurre ad appunti, intendendo con ciò collocarli tra quella documentazione attenta e scrupolosa, forse utile a un successivo sviluppo, del quale non è possibile però non ri-
La Riva, presso Sestri Levante (acquarello a seppia)
Camogli (olio su cartoncino)
levare il nascosto e magari inconscio desiderio di testimonianza. Concludendo possiamo affermare che l’opera vastissima di Pasquale Domenico
San Michele di Pagana (acquarello a seppia)
Cambiaso se meglio conosciuta e divulgata potrebbe essere un caldo invito alla vigilanza per coloro che ricordando amano questa terra.
Recco: la spiaggia (acquarello a seppia)
Vivi
RAPALLO
SPETTACOLI SPORT • ARTE CULTURA TRADIZIONI
OTTOBRE 2010
• FINO A DOMENICA 10 OTTOBRE XXXVIII EDIZIONE DELLA MOSTRA INTERNAZIONALE DEI CARTOONISTS Mostra dedicata questʼanno a JULIA: eroina ideata da Giancarlo Berardi. A cura dell' Associazione Rapalloonia ONLUS Antico Castello sul Mare. Orari di apertura: - sabato e domenica 10.30/ 12.30 - 15.30/19.30 - dal martedì al venerdì 15.30/19.30 Chiuso il Lunedì
• SABATO 2 OTTOBRE PRESENTAZIONE DEL LIBRO "450° ANNIVERSARIO DELL'APPARIZIONE DI N.S. DI MONTALLEGRO" Salone consiliare ore 11 • SABATO 2 OTTOBRE XXXVIII EDIZIONE DELLA MOSTRA INTERNAZIONALE DEI CARTOONISTS
• SABATO 09 OTTOBRE XXXVIII EDIZIONE DELLA MOSTRA INTERNAZIONALE DEI CARTOONISTS
• DA SABATO 16 OTTOBRE A DOMENICA 17 OTTOBRE XXIX CRITERIUM INVERNALE DERIVE - REGATA VELICA - Organiz-
Workshop dedicato ai ragazzi delle scuole elementari e medie su “COME NASCONO LE STORIE A FUMETTI”. A cura dell'Associazione Rapalloonia ONLUS Auditorium delle Clarisse ore 16
zato da: Circolo Nautico Rapallo Spazio acqueo del golfo e Rotonda Marconi
Compagnia Teatro Stabile Regione Liguria - TREI, CHINZE E TRENTUN, TERNO SECCO Auditorium delle Clarisse ore 21
• DOMENICA 03 OTTOBRE SAGRA D'AUTUNNO FESTA ANNUALE AVIS in mattinata con Intervento della banda cittadina e PEDALANDO SENZA FRETTA, passeggiata cicloturistica in città e frazioni. Distribuzione di frittelle, lotteria ed intrattenimento musicale con DJ Organizzato da: AVIS Rapallo Rotonda Marconi
• DOMENICA 03 OTTOBRE GARA DI PESCA SOCIALE L.N.I. TRAINA Spazio acqueo del golfo • DOMENICA 03 OTTOBRE II FESTA DEGLI ANIMALI DOMESTICI A cura del Comitato operativo Zona S. Francesco Piazzale Funivia ore 15
• LUNEDÌ 4 OTTOBRE S. MESSA CON BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI Santa Messa con Benedizione degli animali secondo il Rituale Romano del Benedizionale della Conferenza Epis- copale Italiana Organizzato dalla Parrocchia di Sant'Anna in collaborazione con Sestiere Cappelletta e APTEBA-Rapallo. Parrocchia di Sant'Anna ore 18
Zona Rossa Organizzato da Motoclub Olivari Rapallo Lungomare V. Veneto orario 9/16
• SABATO 16 OTTOBRE 7a RASSEGNA TEATRALE IN GENOVESE a cura dell’Associazione Culturale Seglio – San Rocco Compagnia Quelli de ʼna votta A NO CAPILA GIUSTA Auditorium delle Clarisse ore 21,00
• SABATO 09 OTTOBRE E DOMENICA 10 OTTOBRE COPPA LNI RAPALLO Regata velica Classe Dinghy Organizzato da: Lega Navale Italiana spazio acqueo del golfo
• SABATO 16 OTTOBRE CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DEL BASSORILIEVO raffigurante una donna che lavora al Tombolo posto in Via Venezia tra i Civici 88 e 90 A cura dell'Associazione Vecchio Borgo ore 17 • VENERDÌ 22 OTTOBRE PARTITA BENEFICA CON LE VECCHIE GLORIE DI GENOA E SAMPDORIA
Proiezioni e conferenza con dibattito sui problemi della Donna, temi trattati nei vari episodi di “Julia”, con la collaborazione dellʼAssociazione Pari Opportunità - A cura dell' Associazione Rapalloonia ONLUS Auditorium delle Clarisse ore 16
• SABATO 2 OTTOBRE 7a RASSEGNA TEATRALE IN GENOVESE a cura dell’Associazione Culturale Seglio – San Rocco
• DOMENICA 24 OTTOBRE MEETING NAZIONALE FIAT 500
• SABATO 9 OTTOBRE INCONTRO INFORMATIVO “Quali servizi a favore della famiglia e della maternità da parte del Comune? Quale integrazione con il volontariato in generale e con il Centro di Aiuto alla Vita in particolare?” a cura della consulta del Volontariato del Comune di Rapallo - Sala di videoconferenza del Centro "Mamre" Via Mameli 314 ore 11
• SABATO 9 OTTOBRE GIORNATA DI STUDIO: GARIBALDI NEL LEVANTE in ricorrenza dell'Unità d'Italia A cura dell'Associazione Caroggio Drito Salone Consiliare ore 16,30
• MERCOLEDÌ 13 OTTOBRE INIZIO CORSI C.I.F. - CENTRO ITALIANO FEMMINILE Corsi di decorazione su ceramica, vetro, stoffa, legno, decoupage, stencil, pirografia, acquarello, finto affresco, trompe lʼoeil. Villa Queirolo mercoledì e giovedì ore 15/17. Iscrizioni da lunedì 4 a venerdì 8 ottobre ore 15/17
L'intero incasso sarà devoluto alla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Onlus, in particolare ad un progetto dei ricercatori liguri. In collaborazione con Provincia di Genova - Campo Macera ore 21
• DOMENICA 24 OTTOBRE IL TARLO - Mercatino dell’Antiquariato Piazza Garibaldi - tutto il giorno
• SABATO 30 OTTOBRE 7a RASSEGNA TEATRALE IN GENOVESE a cura dell’Associazione Culturale Seglio – San Rocco Compagnia Teatrale San Fruttuoso OʼPENSCIONOU Auditorium delle Clarisse ore 21
• DOMENICA 31 OTTOBRE 2^ MOSTRA MOTO DA COMPETIZIONE - EXPO MOTO Esibizione “motoristica” ed intrattenimento ore 11 e 14.30 in P.zza Cavalieri Vittorio Veneto organizzata da Motoclub Colombo di Rapallo - Lungomare Vittorio Veneto
• SABATO 23 E DOMENICA 24 OTTOBRE III CONVEGNO NAZIONALE A.P.T.E.B.A. - Associazione Pet Therapy e Bioetica Animale Onlus Relazione dʼaiuto – Pet Therapy – Counseling – Esperienze a confronto e prospettive. Auditorium delle Clarisse orario: 8,30 – 12,30 e 14,30 - 18,30 Ingresso libero - È necessaria lʼiscrizione: 3407141327
• DOMENICA 31 OTTOBRE E LUNEDÌ 1 NOVEMBRE VIII EDIZIONE DELLA MOSTRA MICOLOGICA A cura dell’Associazione Micologica “Bresadola” – gruppo “E. Grasso” di Rapallo Orari di apertura: mattino ore 10-12 e pomeriggio 15 – 18.30 incluso lunedì 1 novembre Antico Castello sul Mare.
ANNI SESSANTA di Silvana GAMBÈRI GALLO
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GIOVANI VITELLONI
Quando lÊestate era (anche) un falò sulla spiaggia Dal Saltincielo al calciobalilla, attraverso i ricordi della giovinezza l filo della memoria è sottile e profondo, viene a galla con l’età assieme alle prime rughe. Il primo sintomo, irreversibile, si manifesta con l’incipit ai miei tempi… ecco, affiora subito un vissuto alle spalle, ricordi da tramandare e qualche brivido di nostalgia. Anche ora, con un’altra estate sfumata nel cambio veloce degli armadi, nelle giornate che si accorciano, molti fogli del calendario dietro le spalle. Fa un po’ sorridere, fa molto “zia”, raccontare a chi è giovane adesso (giusto per citare Guccini, uno che di memoria se ne intende) quanto accadeva molti soli e molte spiagge addietro, tempi diversi e il cuore senza pelle. Anche allora. Estati scandite dal rituale appuntamento con “Giochi senza frontiere”, immagini un po’ sgranate in bianco e nero dentro una tv poggiata sul mobile principale del salotto, spesso su un polveroso centrino all’uncinetto. Null’altro che una grande sagra paesana europea a ben vedere - con tanto di alberi della cuccagna e varie amenità - ma nessuno l’ha dimenticata, così come il conteggio arbitrale dei secondi (Trois, deux, un) e le scaramanzie verso il Belgio o il Portogallo – sempre le squadre più deboli – affinché finissero alle spalle dei “nostri ragazzi”. Estati adolescenziali, il battesimo con la prima discoteca all’aperto che si chiamava “Saltincielo”, qualche curva dell’Aurelia oltre l’”Eurotel” e peccato per chi l’ha mancata e può solo immaginarla dai ricordi: piste da ballo tirate a lucido e divanetti con le vetrate a picco sul Golfo, e piante, e luci soffuse. Per chi, come me, proveniva dalle feste in casa col gioco della bottiglia o il ballo della scopa rappresentò l’incontro con una dimensione nuova e un non so che
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di fantastico, l’infanzia che sfuma nel primo cocktail alla frutta (analcolico…). Tanto che, la sera del debutto, tornai a casa con due ore di ritardo oltre la canonica mezzanotte, arrancando a tentoni nel buio e le scarpe nella destra, per non svegliare nessuno ed evitare i pistolotti del caso. Il vestito cucito a mano da una vicina, col bolero chiuso sotto il seno e la gonna lunga dall’ombelico in giù; nero a fiorellini, una “pezza” recuperata negli armadi, quelle di cui si faceva incetta a fine stagione. Erano le “Agostane”, calendari zeppi di attività per ospiti e non, organizzate anno per anno da un pugno di adulti mai diventati tali. Chissà se esistono ancora, negli stabilimenti balneari, quelli che vanno di sdraio in sdraio a ricercare concorrenti per le gare in programma, o appendono annunci sgargianti sulla porta d’ingresso fin dalle otto del mattino. Ho potuto vivere quel mondo, imparare un’autoironia spensierata. Ricordo di avere giocato a calcio in ogni ruolo possibile, piagato le mani nel tiro alla fune, cercato di decifrare enigmi improbabili in famigerate “Cacce al tesoro”; ho persino vinto un torneo di cirulla con molta fortuna e nessuna abilità, e poi scansato le gare di nuoto dopo essere arrivata ultima anche con le pinne. Anche nei tuffi. Il giorno di Ferragosto vigeva la tradizione dell’agguato, “rapimento” all’ingresso e lancio in mare vestiti, a chi tocca tocca: i jeans diventavano piombo, impregnati di acqua salata, ma nessuno di noi ci avrebbe rinunciato. La popolarità nel gruppo si misurava anche in quel modo, e chi restava desolatamente asciutto o era un asociale o uno sfigato. E nessuna norma vietava ancora i falò sulla spiaggia, così siamo
riusciti ad accenderli, usarli per grigliare costolette e salsicce e dopo suonare la chitarra e cantare tutti assieme, qualche mano a cercarne un’altra nel buio. Poi gli anni sono volati, ce ne siamo accorti per come il lavoro lasciava sempre meno spazio al divertimento, e dal ricambio generazionale con gli ex bambini scacciati dal flipper che tornavano in occhiali scuri e fidanzatina accanto. Non sarò certo io a dire che allora era meglio, è un discorso ipocrita e suona
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falso da parte di una che non si fa mancare Mp3, Ipod e altre diavolerie ben stipate nel proprio zaino da spiaggia; era soltanto un mondo diverso, passi incerti di un viaggio che mi ha condotta – insieme ad altri – fin qui. Mi manca una cosa, però, tantissimo: una bella sfida a “calciobalilla”, due contro due, magari con la monetina fasulla che si ripescava di nascosto e le partite non finivano mai. Rossi contro blu, o viceversa. E vietato rullare.
FOTOGRAFIA
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di Antonella CARBONE
TIGULLIO
Il campionato italiano di safari fotografico è tornato a Portofino opo trent’anni il Campionato Italiano di Safari Fotografico Subacqueo è ritornato nelle acque di Portofino. E’ stato ufficialmente presentato alla presenza di Michele Corrado Assessore dell’Ambiente e delle Politiche Energetiche del Comune di Santa Margherita Ligure, Paolo Majoli Comandante della Capitaneria di Porto S. Margherita Ligure, Vito Gedda Presidente dell’Area Marina Protetta di Portofino, Alberto Azzali Presidente del Settore Attività Subacquee FIPSAS, Augusto Carbone Rappresentante LNI sez. Quinto al Mare, il 30° Campionato Italiano di Safari Fotografico Subacqueo. Organizzato dalla Lega Navale Italiana sezione Quinto al Mare, per conto della FIPSAS, in collaborazione con l’Area Marina Protetta di Portofino e il comune di S. Margherita Ligure, il Campionato Italiano di Safari Fotografico Subacqueo si è svolto da giovedì 9 settembre sino alla serata conclusiva di sabato 11 settembre. Il primo campionato di tale disciplina fu organizzato nelle acque di Portofino, quando non esisteva ancora l’Area Marina Protetta. Per il trentesimo compleanno di tale disciplina si ritorna dove tutto è iniziato. Il Safari Fotografico Subacqueo è una vera e propria competizione di livello nazionale che vede i partecipanti impegnati nel fotografare il maggior numero di pesci di specie diverse, rispettando l’ambiente marino e i principi della fotografia. I migliori 51 atleti di tutta Italia si sono sfidati a suon di scatti fotografici nella “cattura” del maggior numero di specie ittiche. Quest’anno il campionato coincide con l’anno internazionale
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della biodiversità, e ha costitutuito una
fantastica opportunità per esplorare ulteriormente la ricca diversità specifica presente nell’AMP Portofino. Dal primo di settembre l’Ente Gestore dell’Area Marina Protetta di Portofino aveva rilasciato dei permessi speciali ai concorrenti del campionato, al fine di permettere ai partecipanti di poter visionare, nel migliore dei modi, i possibili campi gara. Nelle giornate del 9 e 10 settembre si sono svolti i campionati per società e quelli individuali. Inoltre, per il pubblico, dal 9 settembre è stato possibile visitare la mostra fotografica, allestita presso la “Casa del Mare”, con foto ed immagini dal primo campionato
nazionale ad oggi. Nella categoria “Master apnea” Domenico Ruvolo (club argonauta) si è classificato al primo posto, su Alessandro Marcenaro (club sub sestri levante) e Salvatore Freni (club argonauta). Nella classe “Free master” primo posto è andato a Marco Gargiulo (Poseidon team) davanti a Massimo Corradi (Club
Isomar Bogliasco) e Francesco Visintin (Centro sub alto Tirreno). Nelle "digitali compatte” primo Nicola Alaimo (Centro sub altoTirreno) davanti a Thomas Valerio (Apedis) e Fabrizio Freni (Argonauta). Numerosi premi conferiti ai vincitori, tra cui due opere del pittore simbolista genovese Aldo Celle, co-fondatore dell’associazione culturale “La tela”.
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CINEMA
di Luciano RAINUSSO
AL CINEMAin
TRA LE NUVOLE
di Jason Reitman In recupero estivo uno dei film più belli di questʼanno. Non una commedia come molti sostengono, ma opera drammatica. E tale fu considerata ai Golden Globes, dove ottenne il premio per la sceneggiatura, pur meritando di più. Drammatico il suo tema: le conseguenze sullʼoccupazione della crisi che si è abbattuta sul pianeta mettendo a terra chi vive onestamente: uno suo centomila, fa dire ancora oggi dalle scene lʼimmenso Shakespeare. Attraversa il film, da cima a fondo, un tagliatore di teste. Ossia, un consulente noleggiato dalle aziende per comunicare ai dipendenti il loro licenziamento. Un compito svolto con stile e una certa filosofia, secondo la quale i rapporti umani sono un peso inutile di cui è meglio liberarsi. Nel personaggio, un George Clooney alla sua prova più matura, bravissimo a coniare fascino, malinconia e umanità, a disegnare un uomo solitario, senza casa, sempre in viaggio, in aereo da una città allʼaltra, preciso come un orologio svizzero. (Ma quando penserà ad un legame sarà una donna simile a lui a deluderlo). Film sferzante sul vivere moderno, che scava oltre le apparenze per scoprire il vuoto, la paura della solitudine. Preziose anche Vera Farmiga e Anna Kendrick, la prima una vip che non disdegna un aggancio amoroso pur avendo, a casa, marito e figli, la seconda unʼambiziosa neo-laureata propensa a licenziare mediante video-messaggi.
PRINCE OF PERSIA di Mike Newell Numerosi i personaggi dei videogiochi che hanno trovato la strada per il grande schermo (dove però non sembra che riescano a ottenere molto successo, forse perché il cinema è ancora una fonte di emozioni riservate agli adulti). Stavolta tocca a una figura piuttosto insolita: un principe arabo, a suo modo furfante, che il caso mette a fianco di una misteriosa principessa decisa a salvaguardare le sabbie del tempo, capaci di riportare tutto allʼindietro. La vicenda, in sè, non è banale, lʼironia fa muro allʼin-
diagonale
verosimiglianza delle situazioni, incidono gli sfondi paesaggistici che ricordano il cult Lawrence dʼArabia. Torna a vantaggio del film il fatto che il regista non proviene dal cinema puerile (Newell, infatti, ha allʼattivo una serie di titoli rilevanti: Quattro matrimoni e un funerale, gustosa commedia con Hugh Grant, Mona Lisa Smile con Julia Roberts, insegnante di storia dellʼarte, nonché un capitolo della saga su Harry Potter). Fanno bella figura i due protagonisti: Jake Gyllenhaal, insolitamente palestrato (era uno dei due cowboy de I Segreti di Brokeback Mountain) e Gemma Arterton (in Quantum of Solace James Bond la trovò nel proprio letto, nuda ma assassinata). Dʼobbligo segnalare la presenza di un caratterista di prima fila, Alfred Molina, qui mercante costretto dal fisco a organizzare gare di struzzi.
THE BOX di Richard Kelly Otto anni fa, il regista di questo film, allora neppure trentenne, assurse a fama cinefila con Donnie Darko: unʼoriginale vicenda in cui un adolescente inquieto scampava, grazie alla fantasia, al crollo della sua casa colpita dal motore di un aereo. Adesso si avverte non poca perplessità di fronte a questa seconda prova: un thriller di scarso sugo, tutto costruito intorno ad una misteriosa scatola che uccide e rende ricchi. A entrarne in possesso due coniugi con problemi finanziati ai quali basterebbe premere un pulsante per ottenere un milione di dollari. Solo che, premendo,
Come sono tristi al mattino i cinematografi con le loro serrande abbassate.
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Anonimo del Terzo millennio
metterebbero fine alla vita di una persona sconosciuta. Film sul libero arbitrio, dunque. Ma per nulla convincente, impastoiato in situazioni che rasentano la banalità (si finisce per accennare persino a trame occulte di matrice internazionale). Assai pochi i pregi: qualche momento costruito con sapienza, soprattutto nella prima parte, talune scelte cromatiche volte a creare unʼatmosfera da incubo, la buona prova offerta da Cameron Diaz (sarà lei a schiacciare il pulsante, come sicuramente farebbe Eva se vivesse ai nostri giorni). Il ruolo dellʼideatore della micidiale scatola è toccato a Frank Langella, indimenticato protagonista del Dracula girato nel 1974. Allora lʼattore aveva 34 anni, lʼetà giusta per infondere alla figura del vampiro unʼalta cifra romantica.
GIUSTIZIA PRIVATA di F. Gary Gray Altro thriller, questa volta firmato da uno specialista del cinema dʼazione. Sei film allʼattivo, il migliore forse Set it off - Farsi notare, unʼintensa storia al femminile su quattro donne di colore spinte dai loro problemi finanziari a improvvisarsi rapinatrici di banche. Qui si racconta di una vendetta da primato, quella di un bravʼuomo al quale due assassini psicopatici uccidono moglie e figlia. E poichè un ambizioso procuratore distrettuale riesce a patteggiare una pena ridotta per uno dei criminali, la rivalsa del protagonista sarà implacabile, ingegnosa e letale per un bel poʼ di persone. Ad uscirne bene sono gli sfondi di Philadelphia, luogo della vicenda. Il resto, invece, è da cestino. Ingredienti triti, soluzioni di racconto convenzionali, situazioni incredibili. Neppure lʼombra di un dilemma. Frutto di scure i profili dei due personaggi principali - il giustiziere e lʼuomo di legge - impersonati dai pur bravi Gerald Butler e Jamie Foxx. Il primo si fece apprezzare ne Il fantasma dellʼOpera, dove ci soggiogò con una mezza mascherina a coprire la parte ustionata del volto, il secondo in Ray, odissea del celebre cantante nero e cieco Ray Charles Robinson.
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LETTERE E NOTIZIE Ciao, Federico Federico Pastore se ne è andato. In silenzio o, se preferite, in punta di piedi. Come piaceva a lui. Non sono qui per dire quanto fosse buono, diligente e onesto intellettualmente. Niente frasi e parole trite e ritrite che dicono un po’ tutti, amici e avversari politici, quando qualcuno, il migliore, ci lascia all’improvviso. Lui avrebbe detto che quei luoghi comuni sarebbero stati uno schiaffo alla sua intellingenza. Più che un professore universitario era un Uomo sereno e tranquillo in tutti i frangenti con un’unica passione travolgente, la “sua” Sampdoria. Io lo ricordo soprattutto per quegli articoli e qualche “giro di ghiglia” con i quali saltuariamente collaborava prima con Il Mare e poi con Rapallo Notizie. Pungente ma mai sopra le righe. Ciao, Federico. Emilio Carta
Rapallo Ride Salve, sono una rapallina che purtroppo non abita più a Rapallo ma a Leivi. Tempo fa, trovandomi a Rapallo, ho visto il Vs/ giornale che ho molto apprezzato e che mi é piaciuto molto. Vi scrivo per due motivi: - mi piacerebbe poter ricevere puntualmente questo giornale o comunque sapere quando esce e come posso procurarmelo - sono figlia di un Rapallino che quando ero piccola (negli anni 50) faceva parte di una banda cittadina che si chiamava "La Banda Ride". Mi piacerebbe avere notizie, se possibile di questa banda e anche fotografie che purtroppo non ho. Ricordo una divisa con una camicia a quadri scozzese sul rosso e un berretto con un pon pon (se non ricordo male). A volte suonava anche nel Castello o al Chiosco della musica in passeggiata a mare. Mi piacerebbe che suonasse ancora. Non so se chiedo una cosa difficile da reperire ma mi farebbe piacere. Congratulandomi ancora con Voi resto in trepida attesa e porgo cordiali saluti. Silvana Siri
Abbiamo girato la sua richiesta al nostro esperto Bruno Mancini, che in uno dei prossimi numeri dedicherà al complesso “Rapallo Ride” alcune storiche immagini di una loro gita.
Rumenta e marciapiedi Egr. Direttore, possibile che nessuno si sia mai accorto del'intralcio che procura alla circolazione pedonale quel bidone per i rifiuti posto davanti al negozio Benetton a civ. 29 di Piazza Cavour? Lì è proprio il punto in cui il marciapiede si stringe obbligando ad andare sulla strada. Non lo potevano spostare di qualche metro, là dove il marciapiede è più largo? Saluti, R. B.
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Presentato l’ultimo libro di Umberto Ricci
Associazione Culturale
Martedì 28 settembre, nella Sala Consiliare, presente assieme agli amministratori rapallesi il Vescovo di Chiavari S.E. Alberto Tanasini, Umberto Ricci ha presentato la sua ultima fatica letteraria “Gli Arcipreti della chiesa parrocchiale dei SS. Gervasio e Protasio di Rapallo”. L’opera, di 192 pagine, edita dall’Azienda Grafica Busco di Rapallo, racconta attraverso notizie storiche e cenni biografici, l’avvicendarsi nei secoli dei padri della Chiesa nel Tigullio, soffermandosi in particolare sulla figura di Mons. Giovanni Daneri, al quale la città deve anche la realizzazione della Casa della Gioventù. Il volume si avvale delle presentazioni del Vescovo chiavarese Tanasini, del Parroco di Rapallo don Lelio Roveta, del Sindaco Mentore Campodonico e di Alessandra Ardito. L’opera viene a colmare una lacuna della nostra microstoria attraverso il tempo e non può mancare nella libreria di ogni rapallese. E.C.
Caroggio Drito OTTOBRE SABATO 9 - ORE 16,30 CENTOCINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELL'UNITÀ D'ITALIA Garibaldi ed il Levante ligure Salone Consiliare di Rapallo Relazioni Annita Garibaldi Jallet: Garibaldi in Oriente Franco de Leonardis: La Massoneria e il Risorgimento – Contributi all'Unità d'Italia Getto Viarengo: Le canzoni che fecero l'Italia Paolo Pendola: Giovanni Pendola, Garibaldino Agostino Pendola: I Mille di Rapallo
SABATO 16 - ORE 16,30 Villa Queirolo CONFERENZA DEL PROF TERRANOVA
Diritti di precedenza Gentile Redazione, mi faccio di nuovo vivo, ringraziandovi per la vostra ospitalità. Prima di scrivere ho voluto ricontrollare, per evitare di far brutte figure... e "à l'è sempre da a mexima..." Sottopasso ferroviario di Via Maggiocco, a Rapallo. L'unico segnale apposto avvisa che l'altezza fruibile è di metri unovirgolaottanta. Non esiste ancor oggi un segnale di precedenza,per cui se si incontrano due guidatori provenienti dagli opposti lati civili, gentili, e che non hanno fretta, può accadere che stiano lì fermi per ore in attesa che "l'altro" passi per primo. Se viceversa i due sono incivili, irascibili, e frettolosi, esiste il rischio di... collisione. Ho notato che gli autisti che vengono da mare e vanno a monte (per capirne la ragione ci vorrebbe un buon psicologo...) sono quelli convinti di avere la precedenza . Mi viene da pensare che magari devono andare a casa e sono attanagliati dai morsi della fame. Spero che l'assessore alla viabilità legga "Rapallo Notizie" e...ci metta finalmente una pezza, pardon, un segnale di precedenza... ! Cordialmente, Luigi Fassone, Camogli
Invitiamo i lettori a volerci segnalare suggerimenti, problemi. Pubblicheremo le vostre istanze, raccomandandovi la brevità dei testi per evitare dolorosi tagli.
Scriveteci a Redazione “RAPALLO NOTIZIE”, via Volta 35 - 16035 Rapallo - E-mail: rapallonotizie@libero.it
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24 ORIZZONTALI: 1. Il nome del sindaco di Rapallo 7. Il nome di un famoso quotidiano sportivo portoghese 8. I pescatori utilizzano quella a strascico 10. Linux Standard Base 11. Il segno zodiacale del consigliere Roncagliolo 12. Il nome dellʼAssessore Mustorgi 13. Il Letta vicesegretario del Pd (iniziali) 14. Istituto Gemmologico Italiano 16. Un noto albergo di Genova Nervi 20. Una famosa serie televisiva statunitense 22. Insieme a Stanlio 24. I fratelli che danno il nome ad una via di Rapallo VERTICALI: 1. La Piazza dellʼex ospedale 2. Una realtà industriale del gruppo Finmeccanica 3. A Milano compare molto spesso 4. Il luogo in cui comparì la Madonna venerata a Chiavari 5. Colpevole 6. Il verbo essere a Parigi 9. Il Dio del vento 15 Un centrocampista della Sampdoria 17. È De Chera e De Ferrer in Spagna 18. Il filosofo di Mileto senza vocali 19. Rai senza pari 21. Il consigliere comunale Bagnasco (iniziali) 23. Insieme a “off” per spegnere e accendere
LETTERE, NOTIZIE E TEMPO LIBERO La mostra fotografica relativa al
Il proverbio del mese A l'é comme a castagna, fêua a l'é bella e entro a g'ha a magagna E' come la castagna, fuori è bella e dentro ha la magagna
2° GRAN PREMIO INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA organizzato dallo SCUDERIA FERRARI CLUB RAPALLO in collaborazione con il Fotoclub Immagine S. Margherita Ligure si svolgerà dal 23 al 31 ottobre presso L'HOTEL EUROPA,
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(sede dello Scuderia Ferrari Club Rapallo) e non nell’antico castello sul mare di Rapallo.
organizzato dalla “Corallina” presso l’hotel West Bestern Regina Elena (4 stelle)
Gargantua di Renzo Bagnasco
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PRANZO FOLCLORICO LIGURE-SARDO
Menu a base di tonno Cas-cas (edizione carlofortina del qouus-quus tunisino) dolci- bobba- panissa e regia del ristorante dell’albergo Regina Elena, Costo € 35.00 Prenotare 0185-281945
OTTOBRE SABATO 2, ore 17.00 I Pii Istituti Riuniti: un patrimonio al servizio dei cittadini da oltre un secolo Storia e organizzazione di un’istituzione protagonista nel “sociale” a Santa Emanuele Cozzio, presidente dei PIR MERCOLEDÌ 6, ore 17.00 Vivere con uno sconosciuto che si ama Il film “Il sospetto” di Alfred Hitchcock – 1941 [RISERVATO AI SOCI] a cura di Maria Grazia Bevilacqua Pelissa, giornalista SABATO 9, ore 17.00 Grandi Alberghi e Ville della Belle Epoque nel Golfo del Tigullio Un patrimonio affascinante raccolto in una collana di volumi fotografici Farida Simonetti e Caterina Olcese, Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria VENERDÌ 15, ore 17.00 Genova nelle tavole illustrate della “Domenica del Corriere” e della “Tribuna illustrata” Sergio Del Santo, storico
SUGO ALLA “CARLOFORTINA” Ammollare in acqua un pomodoro disseccato e poi, strizzato e tagliato a tocchetti, frullarlo con due etti di tonno in scatola; se si rivelasse troppo consistente, allentare con l’aggiunta di un po’ d’acqua di cottura della pasta. Stemperarvi quindi 4 cucchiai di pesto e condire le trenette o le linguine appena cotte e colate. Un’alternativa consiste nell’utilizzare delle troffie o dei gnocchetti sardi.
16 OTTOBRE 24 OTTOBRE ore 16,39
CONFERENZA del professor Pietro Lazagna su “Sapori e meraviglie”- La prestigiosa biblioteca Canevari di Genova all’Hotel “Tigullio et de Milan” di Santa Margheruta Ligure
2010 Lunazioni, Stagioni e Segni Zodiacali MESE
OTTOBRE
Giorno
Ora.min.
Descrizione
Venerdì
01
05.52
Ultimo Quarto
Giovedì
07
20.44
Luna Nuova: Lunazione del Fuoco
Giovedì
14
23.27
Primo Quarto
Sabato
23
03.36
Luna Piena
14.36
Il Sole entra nel segno dello Scorpione
Sabato
30
14.46
Ultimo Quarto
Domenica
31
03.00
Termina l’Ora Legale Estiva: alle 3 si portano gli orologi indietro di un’ora
SABATO 16, ore 17.00 I nomi nell’opera poetica di Montale Il valore dei nomi nell’invenzione artistica e nell’evoluzione poetica di Eugenio Montale Donatella Bremer, docente di Storia della Lingua tedesca presso l’Università di Pisa MERCOLEDÌ 20, ore 17.00 Le nevrosi di un intellettuale infelice e di un uomo complicato Il film “Manhattan” di Woody Allen – 1979 a cura di Maria Grazia Bevilacqua Pelissa, giornalista SABATO 23, ore 9.15 - 17.00 Convegno “Con passo sicuro” Stato dell’arte e nuove proposte per un escursionismo consapevole e sicuro Roberto De Marchi, sindaco di Santa Margherita Ligure; Francesco Olivari, presidente del Parco di Portofino; Renata Briano, assessore all’ambiente Regione Liguria; Marco Firpo, delegato ai parchi Università di Genova; Gianpiero Zunino, presidente Gruppo Regionale Ligure CAI Le richieste di partecipazione devono essere inviate al più presto al Parco di Portofino, che svolge attività di segreteria e confermerà l’iscrizione www.parcoportofino.it SABATO 30, ore 17.00 Salotto Lirico Sammargheritese: Concerto lirico di apertura Selezione di brani Concerto per canto e pianoforte a cura di Marco Ghiglione