5 maggio2017xsito

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va Città della Scienza, rappresentano esempi del nuovo che avanza in quell’area. Ma penso anche e soprattutto al Polo Tecnologico Ambientale promosso da imprese associate all’Unione Industriali, al Progetto Eisenman di riconversione della ex Sofer, presupposto per la salvaguardia di altre preesistenze industriali come Prismian, Mbda e Selex, al progetto di riconversione dell’area impegnata da cantieri nautici, Fiart in primis, in strutture ricettive, con l’arretramento delle attuali lavorazioni. Portati ‘alla luce’, siti archeologici abbandonati e dimenticati possono generare ricchezza. Gli esempi non mancano: Portus Iulius, una meraviglia da riscoprire quotidianamente, che andrebbe restituita alla possibilità di fruizione di turisti e visitatori; la Piscina Mirabilis; il Castello di Baia, per la cui riqualificazione c’è un importante progetto imprenditoriale. Sono fondamentali il dialogo e l’azione comune, escludendo una progettualità frammentata di altrettante monadi, progetti dialoganti dunque, che si tengano insieme e si rilancino vicendevolmente. Nel rispetto di una vision condivisa, delineata dalle competenti istituzioni, c’è spazio per il protagonismo dei centri di ricerca, dei centri di competenza universitari, dei vari laboratori a partire dal FabLab di Città della Scienza,

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di banche e altri intermediari finanziari che valorizzino la buona progettualità, anche con strumenti di finanza innovativa. C’è spazio per imprese di tantissime dimensioni e tipologie, dalla piccola ristorazione alla grande impresa. Non si tratta di rinunciare alla selezione, ma di qualificare gli interventi sulla base di una griglia che tutti abbiamo concorso a definire e se si attiva un meccanismo del genere, la disponibilità di risorse non costituirà alcun problema: attireremo capitali endogeni ed esogeni, da altre aree d’Italia e dall’estero, sia per la manifattura che per il turismo e l’industria culturale. La fattoria digitale, l’industria del terzo millennio, non hanno bisogno delle vecchie ciminiere, come dimostrano realtà come Ios Developer Academy a San Giovanni a Teduccio e Acca Software a Bagnoli Irpino. Coniugheremo recupero identitario e innovazione tecnologica e tutto deve essere intersecato in questa visione comune. Grazie al finalmente ritrovato tavolo tra Invitalia e le Istituzioni, con l’ascolto di tutti gli stakeholder, potranno trovare realizzazione i diversi punti del piano annunciato, dall’Hub Ricerca a sostegno delle attività produttive, all’Hub Nautico e a quello Culturale, al Distretto Agrifood. Bisogna attrezzare reti e infrastrutture

materiali, iniziando dal completamento e potenziamento delle preesistenze. I trasporti su ferro in primis. Ma anche le vie del mare, incredibilmente trascurate con una costa che può vantare approdi come Bagnoli e Nisida, Rione Terra, Bacoli, Capo Miseno e Lucrino, solo per citarne alcuni. Questi approdi potrebbero rappresentare anche le vie di fuga, unitamente alla creazione di ‘vuoti urbani’ contigui, essenziali per garantire sicurezza nell’area definita ‘zona rossa’ a rischio sismico, sulla base delle relative indicazioni scientifiche. Va potenziata e qualificata la viabilità, che deve tener conto dei nuovi flussi potenziali e che necessita della realizzazione di parcheggi di interscambio. Occorre strutturare reti immateriali, a cominciare da quelle digitali ed energetiche. Ha ragione la Svimez: è assurdo trascurare le potenzialità della geotermia nella terra della Solfatara! Creare valore aggiunto è necessario ed è possibile farlo in una logica di sviluppo sostenibile dove la razionalizzazione degli spazi ovviamente non è sostenuta da logiche speculative ma è tesa all’obiettivo di migliorare la qualità della vita. Ambrogio Prezioso Presidente Unione Industriali Napoli


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