Popolis - Agosto 2011

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qui sotto, chiesa dei Santi Nazzaro e Celso. a sinistra, Villa Badia (Immagini dall’archivio fotografico della Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia)

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ino all’ultimo c’è stata trepidazione, ma tutti confidavano che questa volta si sarebbe centrato l’obiettivo. Sabato 25 giugno l’unesco ha deciso: San Salvatore di Brescia e i luoghi bresciani dei Longobardi sono inseriti nella lista dei siti considerati patrimonio dell’umanità. Il duro lavoro di preparazione della documentazione da sottoporre ai severi giudici dell’icomos, l’agenzia incaricata di istruire la pratica, era stato finalmente premiato. La squadra di tecnici e studiosi che avevano preparato la richiesta non aveva tralasciato nulla. In particolare, si è saputo che a colpire favorevolmente i commissari è stato il fatto che la documentazione per la candidatura di Brescia fosse la più ricca e completa. Consapevole di vantare il complesso architettonico più prestigioso, rispetto agli altri sei siti (Torba-Casteseprio in provincia di Varese, Cividale del Friuli in provin-

esponenti delle generazioni successive all’invasione sono, dunque, aperti all’opera di evangelizzazione, come testimoniano le iniziative della regina Teodolinda e di papa Gregorio Magno. Ma il processo incontra anche resistenze, come documenta l’attività legislativa del bresciano Rotari, il re che a metà del VII secolo interpreta l’esigenza di salvaguardare l’identità del suo popolo, trascrivendone – peraltro in latino – le leggi non scritte nel codice che porta il suo nome. È tuttavia con Liutprando, nel corso della prima metà dell’VIII secolo, che la conversione al cristianesimo nella forma cattolica si completa e viene sancita nelle leggi che egli emana, definendosi

cia di Udine, Campello sul Clitunno e Spoleto in provincia di Perugia, Benevento e, infine, Monte Sant’Angelo in provincia di Foggia), che costituiscono la rete denominata I Longobardi in Italia. Centro di potere (569-774), Brescia ha dimostrato di non stare con le mani in mano in attesa del verdetto. Oltre a valorizzare l’importante monumento cittadino di San Salvatore, inserito nel grande complesso monastico di Santa Giulia, il Comune di Brescia ha messo mano agli scavi davanti al Capitolium, che hanno fornito nuove conoscenze sul periodo che ha segnato l’arrivo dei Longobardi nel 569 e il loro cospicuo insediamento in città e nella pianura. Soprattutto nella Bassa e in particolare lungo la fascia delle risorgive, a Sirmione, Calvisano e Manerbio, a Montichiari, Cazzago San Martino e Chiari, ma soprattutto a Leno, le campagne di scavo che

esplicitamente re cattolico. È sotto la sua guida che i Longobardi si avviano a completare il controllo dei territori della penisola sconfiggendo i Bizantini. Con il re Astolfo conquistano definitivamente Ravenna e le città della Pentapoli fino alle porte di Roma, suscitando la più viva opposizione del Papa, in difficoltà anche per il violento contrasto con i Bizantini per la lotta iconoclasta, scatenata a Bisanzio contro il culto delle immagini. L’appello rivolto dal Papa ai re Franchi, perché difendessero gli interessi della Chiesa, è raccolto una prima volta da Pipino che interviene contro Astolfo. Poi, da Carlo. Nel 757 nuovo re dei Longobardi era diventato Desiderio, bresciano d’origine,

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salito al trono approfittando dei contrasti fra i duchi più eminenti del regno. Dopo aver avviato una politica di alleanza con Carlo, entra in contrasto con il re dei Franchi, inducendolo a raccogliere l’invito del Papa. Sceso in Italia e cinta d’assedio Pavia, nella primavera del 774 Carlo sconfigge Desiderio, ne conquista il regno, assumendo anche il titolo di re dei Longobardi. Il regno costituito da Alboino e ora conquistato da Carlo, incoronato imperatore a Roma la notte di Natale dell’800, entrerà, con la denominazione di regno d’Italia, a far parte del Sacro Romano Impero, la nuova grande costruzione politica che disegna le fondamenta dell’Europa. a.b.


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