2017 06 251

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COME SCRIVEVAMO

assassino, una persona che ha macchiato indelebilmente la propria coscienza con atti atroci, possa divenire improvvisamente buono e giusto, sociale e credibile, imparziale e interessato solo alla sua redenzione?

Io non credo. E' possibile che un'indole, una mentalità radicata, una mancanza di critica ed autocritica , una specie di

fede nelle proprie azioni possa generare la sua stessa antitesi? Non credo. E' più facile da accettare che il pentito nasca per un calcolo, per una vendetta, per un interesse, per una corruzione; magari anche per influenza parziale. Ma se è così come io penso. come si può estrapolare il vero dal falso, la genuinità dall'inquinamento? Ed ecco che torna a galla il vecchio detto latino sul lavoro per la ricerca della verità (e della giustizia). La prima indagine infatti, la più importante, deve essere incentrata sull'analisi del soggetto, sulle sue motivazioni sui suoi intenti, su ciò che esso ritiene come conseguenza del suo pentimento.

non dovrebbe mai mentire. Su queste cose potremmo scrive re un decalogo, perché sono certo che ognuno di voi che legge queste righe. ha un valido suggerimento supplementare. Insomma questa storia dei pentiti che si sta trascinando ormai da anni, ha creato a mio avviso più male che bene e lo Stato, sia pur con intenti sani, avendola ratificata e fomentata, dovrebbe prendere seri provvedimenti (credo già si stia operando in tal senso) per far cessare lo scandaloso evolversi di una cultura di iniquità e di strumentalizzazioni di cui non solo non abbiamo bisogno, ma che corre su una strada in discesa verso l'aumento delle incertezze, delle paure, dei malesseri sociali che

A costo di ricorrere a professionisti del campo come psicologi, sociologi e psichiatri e magari, perché no, anche ad una tanto nominata ma chissà perché mai usata, macchina della verità. Ma non finisce qui. Il soggetto, perché la parola pentito scusatemi proprio non l'accetto, non dovrebbe avere che le attenuanti che il Codice Penale prescriveva e non l'impunità degli omicidi commessi; non dovrebbe abitare in ville lussuose, mangiare caviale, bere champagne, girare su automobili di grossa cilindrata e andare in crociera; non dovrebbe, soprattutto, essere pagato più di ciò che un professionista normale può guadagnare in tutta la sua vita e, ciliegina aspra sulla torta,

scaturiscono ed emergono molto di più da un'ingiustizia acclarata piuttosto che da un mancato ritrovamento di una singola verità. Abbiamo bisogno, per concludere, di persone preparate, scevre da interessi e calcoli, convinti assertori dell'essenza della verità in tutte le sue curve e i suoi spigoli, che operino, ma davvero, perché al di là delle facili soluzioni (e, parliamoci chiaro, il soggetto pentito “è” una facile soluzione) mettano tutte le loro capacità e la loro professionalità al servizio di quello Stato che li paga, della popolazione che ha fede in loro, della giustizia vera, quella che migliora, che purifica, che dona la vera identità naturale a tutti gli uomini. F

Polizia Penitenziaria n.251 • giugno 2017 • 37

Nelle foto: la copertina del numero di marzo 1997 sotto la vignetta in basso il sommario nelle altre foto: pentiti famosi


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