Il complesso mondo di Valentino Zeichen

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meno l’orientamento,/ siamo oggetto di lanci sbagliati/ e privi di un verosimile obbiettivo>> (M. I., 78); Zeichen rivela all’uomo che è impossibile pensare di essere padroni del proprio destino, ma è possibile invece lasciarsi andare come frecce scoccate lanciate nell’esistenza da un <<ludico arciere>>. Come un Democrito nella postmodernità, il poeta pone una distanza tra sé e la collettività, insegna agli uomini ad evitare inutili accanimenti che generano soltanto illusioni, riflettendo

con una

saggezza malinconica che lascia senza speranze, perché questi <<lanci>> non hanno traiettorie definite o possibili moventi, sono solo l’espressione di un insolubile enigma della vita che affascina e terrorizza il poeta-filosofo. Ogni certezza sembra persa nei secoli, la maschera ridente democritea si trasforma in quella piangente di Eraclito, come indissolubili alter-ego l’una dell’altra, ritraggono il

theatrum mundi dell’esistenza e nella sua totalità carpiscono ciò che rende inutili ed effimere le vite umane di fronte all’eternità: <<Dove, dove cadremo? Così senza onore>> (op. cit). L’antropocentrismo è sconfessato una volta per tutte, il mondo non è fatto a misura dell’uomo, la sua nascita è solo il prodotto di un’alchimia dal risultato incerto, così lo stare al mondo dell’uomo


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