Atti Conferenza "Un nuovo ciclo della pianificazione tra tattica e strategia"_Talia_Planum Publisher

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Interazione tra strategie pianificatorie, tattiche e percezione del rischio per la riduzione dell’esposizione urbana Elisabetta Maria Venco

Università di Pavia DICAr - Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura Email: elisabettamaria.venco@unipv.it

Abstract I pericoli naturali hanno un maggiore impatto sociale ed economico sulle aree urbane a causa della densità di edificazioni, dei flussi e della concentrazione delle persone in aree soggette ad alto rischio: i pericoli generano rischi in relazione all'esposizione della popolazione e delle sue risorse fisiche ed economiche.La pianificazione urbanistica preventiva è una delle discipline coinvolte nel processo di riduzione dell’esposizione umana e quindi dei rischi: la definizione di strategie (a lungo termine) unitamente all’incentivazione di azioni urbane (a breve termine) promosse anche dalla comunità può ridurre le perdite a seguito di calamità naturali e, nello stesso tempo, garantire accettazione da parte della popolazione e uno sviluppo urbano flessibile in grado di assorbire urti esterni, di trasformare e di adattarsi, aumentando la resilienza. Ne consegue che la gestione del pericolo naturale necessita di una strutturazione mirata degli interventi e degli sforzi sociali ed economici da intraprendere al fine di prevenire e mitigare il rischio: si propone un approccio integrato di differenti discipline, tra cui analisi del rischio (definizione di elementi e strategie); scenario planning (base per la strutturazione del processo di pianificazione); analisi Multicriteria come metodo di valutazione dell’efficienza degli scenari proposti; analisi sociologiche sulla popolazione. Parole chiave: Strategic planning, urban policies, safety & security.

1 | Introduzione I fenomeni naturali estremi si definiscono pericolosi quando possono colpire esseri umani, beni materiali e immateriali (perdite sociali, riduzione di offerta di servizi strategici, di produttività e di posti di lavoro): con la continua crescita della popolazione nelle aree urbanizzate si innescano sempre più situazioni ad alto rischio (Keller, De Vecchio, 2006). Quest’ultimo può essere definito come la probabilità che un determinato evento capace di causare un danno accada in un determinato intervallo di tempo configurandosi attraverso una complessa interazione tra lo sviluppo dei diversi processi che generano le condizioni di danno (UNISDR, 2009). Esso deriva anche dalla combinazione di esposizione, pericolo, condizioni di vulnerabilità presenti, insufficiente capacità o misure per ridurre, affrontare e superare le conseguenze negative potenziali. Anno dopo anno, il rapporto di ogni disastro rispetto alla totalità degli eventi, rimane più o meno simile e relativamente stabile; al contrario il numero di vittime, morti e danni provocati dalle diverse tipologie di disastro naturale varia notevolmente in relazione alla variazione di impatto provocato dal singolo evento. Anche se le perdite economiche nel 2014 sono state le più basse dal 2004, il numero di vittime e di morti non ha visto una riduzione altrettanto veloce e significativa (Guha-Sapir et al., 2015). La crescita esponenziale dell’urbanizzazione derivante dalla presenza umana e dall’intensificazione e diversificazione dell’uso del suolo costringe gli insediamenti urbani a essere esposti in modo sempre maggiore agli effetti diretti e indiretti dei diversi tipi di pericoli naturali. L’aumento della popolazione e la rapida urbanizzazione sono cause dirette degli effetti che i pericoli naturali hanno sull’ambiente sociale, urbanizzato ed economico (oltre l’80% dei disastri noti sono avvenuti in ambiti urbani) (UNISDR, 2011). Uno dei principali risultati della forte spinta e pressione delle città (di qualsiasi dimensione) e della crescita massiccia della popolazione è la nascita e lo sviluppo di un sempre maggior numero di agglomerati insediativi in cui, oltre a tutti i problemi di carattere sociale, igienico ed economico, risulta enorme la vulnerabilità verso i fenomeni naturali pericolosi. Ne consegue che i fattori demografici legati alle dimensioni, al numero e alla distribuzione geografica degli agglomerati urbani e gli schemi e le proiezioni di sviluppo degli stessi sono elementi fondamentali per le analisi e la riduzione del rischio naturale (UNFPA, UNISDR, UN-HABITAT, 2011).

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