XVI Conferenza SIU | Full Papers Atelier 4 | by Planum n.27 vol.2/2013

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Un nuovo porto per Salerno. Dal porto storico a Marina d’Arechi. Dinamiche progettuali e prospettive di sviluppo

l'arteria nord-sud ricalcando il sedime del tracciato della costruenda linea ferroviaria. I primi lavori di infrastrutturazione e collegamento, vengono compiuti attraverso la creazione della grandi arterie di comunicazione delle strade ‘della Calabria’ e dei ‘Due Principati’, che fungevano da chiusura della città rispettivamente ad oriente e ad occidente caratterizzando l'ingresso monumentale e rappresentativo alla città, con opere di «villette e boschetti di pubblico passeggio, onde rendere più decente e deliziosa l’entrata in Salerno» (Giannattasio, 1989: 6). Il primo contatto tra la città e il mare viene definito proprio dalla strada della Calabrie, che tra Piazza Portanova e la porta dell’ Annunziata, diventava via Marina, andando a caratterizzare un nuovo contatto con la fascia costiera, esclusa fino a questo momento dal nucleo storico dalla cinta muraria urbana. La costruzione di questa strada - tra il 1804 e il 1813 - pose numerose questioni di assetto urbano- questioni peraltro comuni al coevo dibattito europeo 1 che andavano della creazione di aree verdi all'ingresso principale della città, all’ espansione lungo le principali arterie di collegamento infrastrutturale, legate «all’apparizione di trasporti collettivi, studiando attentamente i nessi fra sistema murario e trasporti urbani, tra la distruzione delle mura e lo sviluppo dei trasporti» (Le Goff, 1989: 2). Nel 1873, in seguito alla distruzione di un antico muro frangiflutti situato all’altezza del Palazzo della Prefettura2, viene redatto un progetto, a cura di Antonio Blanco e Antonio Belliazzi3 per la costruzione di un tratto di banchina. Un vasto programma di opere pubbliche ma soprattutto una messe di progetti per la ricostruzione dell’ antico molo danneggiato, rappresentano le prime proposte per l'espansione della città lungo il litorale. Risulta interessante nonché emblematico ravvisare quale matrice comune a tutti i progetti di sviluppo urbano e di infrastrutturazione di fine diciannovesimo secolo l’intento di risolvere il problema dell'erosione costiera e di protezione della costa da un lato, e della costruzione della nuova cortina edilizia lungo il fronte costiero dall’altro. Mentre il progetto proposto da Agostino Fiocca per il nuovo molo risulta estremamente affine a quello redatto da Blanco e Belliazzi, nuove idee che affrontano in maniera più estesa l'espansione della città vengono proposte dai tecnici Filippo Giordano, Enrico Amaturo e Luigi Dini. Per la prima volta difatti, vengono avanzate delle proposte che, oltre risolvere il problema dell’erosione costiera, tengono conto della necessità di rapportare il nuovo fronte costruito a mare con il centro storico, con l’idea di progettare i collegamenti tra le due fasce, proponendo in tal modo una riqualificazione complessiva del centro antico. (Figura 1) Sarà solo nel 1914, con il "Concorso per il nuovo piano urbanistico per la zona orientale della città ", vinto dagli ingegneri Ernesto Donzelli e Nicola Cavaccini, che l’assetto cittadinoassumerà concretamente una nuova configurazione. Il nodo cruciale del progetto si sviluppa a partire dall’irrisolto rapporto tra città vecchia e le nuove aree di sviluppo4.(Figura 2) Risulta evidente l’influenza nonchè riferimento culturale ai coevi progetti per il piano regolatore generale di Napoli del 1910, 1914 e 1926, progettato dall'ingegnere De Simone e dalla Commissione per lo studio del Piano Regolatore Generale presieduta da Gustavo Giovannoni.5 I principi guida della pianificazione non possono non considerare che i nuovi confini «devono soddisfare completamente le necessità della città, in cui è stata espressa tutta l'energia di lavoro, dal lavoratore, al professionista, da commerciale ad industriale, abbia il diritto di ricchezza principale della casa sana» (Cavaccini, Donzelli, 1915, 7). Il piano proposto esplica chiaramente la volontà di rifiutare le tracce del passato, così come richiesto dallo sviluppo dell'economia capitalistica da un lato, ma, quasi in maniera ossimorica, di riammagliare la fascia costiera in fase di costruzione con il tessuto storico preesistente dall’altro. Sulla base di questi principi si articolerà lo sviluppo degli anni successivi, producendo un’ espansione incontrollata che ha prodotto una cesura profonda con la vecchia struttura urbana, cancellando gran parte della configurazione morfologica originale città

Il nuovo porto di Marina d’Arechi. Un esempio di project financing. Dalle dinamiche progettuali alle prospettive di sviluppo L’espansione urbana, che dopo il piano Donzelli-Cavaccini non è stata organizzata nè supportata da adeguati strumenti urbanistici capaci di gestire la crescita legata alla cogente necessità abitativa del secondo dopoguerra, ha condotto da un lato al degrado del centro antico della città, dall’altro ad uno sviluppo incontrollato della fascia costiera meridionale. «Salerno, che ha visto più che raddoppiata la sua popolazione tra il 1951 ed il 1981, non ha avuto norme urbanistiche rigorose, per cui è restata soffocata da una edificazione selvaggia che ha distrutto ogni legame del centro con la restante parte della città» (Di Stefano, 1986 : 58). Inoltre, «la vasta area occupata dalle Ferrovie dello Stato, per esempio, non ha permesso la realizzazione della parte più significativa della ‘Città 1

Cfrt. Gravagnuolo B. (1991), La progettazione urbana in Europa 1790-1960, Laterza, Bari; De Seta C., Le Goff J. (1989), La città e le mura, Laterza, Bari 2 Comune di Salerno, fascicolo 320, anno 1874, Spiaggia-Difesa e sistemazione- Progetto Blanco Belliazzi 3 Fiocca G., (1874), Poche parole sulla Banchina di Salerno dirette al Municipio e alla cittadinanza, Napoli 4 Donzelli E., Cavaccini N., (1915), Piano regolatore del nuovo quartiere orientale, Progetto degli ingegneri Ernesto Donzelli e Nicola Canavaccini, Relazione, Napoli, 9. 5 Cft. Pane A., (2008), “L’influenza di Gustavo Giovannoni a Napoli tra restauro dei monumenti e urbanistica. Il piano del 1926 e la questione della vecchia città”, in Amore R., Pane A., Vitagliano G.,Restauro, monumenti e città. Teorie ed esperienze del Novecento in Italia, Napoli,13-93 Mariarosaria Villani

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