Capolavori in Valtiberina

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un po’ più assennati di noi cosiddetti moderni, erano ben consapevoli dell’importanza di queste zone, con una valle incuneata al centro di tutte le possibili direttrici strategiche, nodo di comunicazione e quindi di scambio, oltre che di scontro, per aree d’influenza molto ravvicinate e sedimentate nel corso del tempo. E alla natura, alle specifiche condizioni climatiche e ambientali, fa da contrappunto – come si addice ad aree fortemente antropizzate ma in un rapporto secolarmente simbiotico e non prevaricante – la straordinaria ricchezza del patrimonio culturale ed artistico, che si avvantaggia di tanta attenzione dell’uomo al territorio stesso laddove, come in Valtiberina, si caratterizza nei suoi vari aspetti politici ed economici lungo il corso della sua storia. Alla fine non ci sorprenderemo più tanto che qua e là spuntino, nelle campagne attigue, quasi dalla terra, capolavori assoluti dell’arte di tutti i tempi come la Madonna del Parto di Piero della Francesca, perché si può star sicuri di una cosa: chi ha dipinto lì era ben consapevole che quel lembo di terra dove ci sono ancora campi e poche case, quasi alla fine del mondo, era importante e prezioso, parte di un’identità “globale” della civiltà laica e religiosa delle comunità locali anche nei più sperduti villaggi, prima ancora che qualcuno si desse pena d’inventare la “globalizzazione”. Il percorso del Progetto “Piccoli Grandi Musei” in tutti questi anni non ha fatto altro che dare visibilità ad una sostanziale unità di valori ideali nel rapporto tra arte e natura, tra la bellezza creata dai nostri padri e attività economiche tradizionali compatibili con i propri territori di riferimento.

giampiero maracchi


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