Mensile Valori n.50 2007

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AZIENDA AGRICOLA BARGERO principale azienda italiana di distribuzione di prodotti biologici. Il 70 per cento delle azioni è detenuto dalla Libera associazione antroposofica Rudolf Steiner di Conegliano e destina la maggior parte dei propri utili al sostegno di attività sociali, nell’ambito dell’agricoltura biodinamica e della pedagogia. Nel nostro paese Ecor è solo una delle aziende più importanti in un settore in notevole espansione. L’Italia è il maggior produttore biologico in Europa. In febbraio al BioFach 2007 di Norimberga, la più importante fiera del settore, l’Italia era la nazione dell’anno. Erano presenti 2.100 espositori, provenienti da 73 nazioni, ci sono stati 37.000 visitatori di oltre 100 paesi. L’Italia, dopo la Germania, era la nazione maggiormente rappresentata: c’erano 273 espositori italiani, tra produttori e rivenditori. Già negli anni settanta arance, limoni, riso, pasta e pomodori venivano prodotti in Italia e importanti nei primi negozi biologici che nascevano in Germania. La nuova edizione di “Tutto Bio 2007 Annuario del Biologico”, curato da Achille Mingozzi e Rosa Maria Bertino, pubblicato da Bio Bank by Egaf Edizioni, (vedi box) rivela dati molto interessanti sul mondo del biologico italiano. Nel 2005 il settore ha ripreso a crescere: le superfici coltivate dedicate alla coltivazione bio sono cresciute dell’11% raggiungendo ol-

tre un milione di ettari, ridando all’Italia il primato europeo. Gli operatori sono quasi 50.000, con un incremento del 22% sull’anno precedente. Sul piano politico, da segnalare la nascita di Federbio, la Federazione finalmente unitaria del settore, il ritorno alla guida del ministero dell’Agricoltura di Paolo De Castro, docente di Economia e Politica Agraria presso l’Università di Bologna, da sempre attento ai temi del biologico, e due novità sfornate con l’ultima finanziaria: la dotazione di 10 milioni di euro all’anno, per tre anni, del Piano d’azione nazionale per il settore, e la deducibilità dei costi di certificazione per le aziende agricole. Il prodotto biologico confezionato più venduto in Italia è il latte Prima Natura Bio del gruppo Granarolo. La regione (vedi tabella sotto) che vanta più primati è l’EmiliaRomagna: è la prima per numero di mense scolastiche biologiche e per ristoranti; la seconda per agriturismi, aziende con vendita diretta e siti di e-commerce; terza per mercatini; la quarta per negozi di alimenti naturali e la quinta per gruppi d’acquisto solidali. E’ l’unica regione sempre presente tra le prime cinque nelle graduatorie censite da Bio Bank. In seconda posizione c’è la Lombardia, con sette presenze in graduatoria e con il primato per negozi, mercatini e gruppi d’acquisto. Terza la Toscana, che guida la classifica per agriturismi e aziende con vendita diretta.

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I NUMERI DEL BIOLOGICO IN ITALIA PER IL 2004-2006 AGRITURISMI: 839 nel 2006, contro i 772 del 2004 (+9%) PRIMA REGIONE Toscana (191 realtà), seguono E. Romagna (102), Umbria (63), Marche (58) AZIENDE CON VENDITA DIRETTA: 1.324 nel 2006, contro le 1.184 del 2004 (+12%) PRIMA REGIONE Toscana (207), Emilia Romagna (203), Piemonte (91), Veneto (88) GRUPPI D’ACQUISTO: 288 nel 2006 con un bell’exploit rispetto ai 146 del 2004 (+97%) PRIMA REGIONE Lombardia (81 Gas), Piemonte (42), Toscana (32), Veneto (28) MERCATINI: 193 nel 2006, contro i 174 del 2004 (+11%) PRIMA REGIONE Lombardia (38), Veneto (29), Emilia Romagna (23), Toscana MENSE SCOLASTICHE: 658 le mense rilevate nel 2006, contro le 608 del 2004 (+8%) PRIMA REGIONE Emilia Romagna (127), Lombardia (111), Toscana (80), Veneto (72) RISTORANTI: 177 nel 2006 (esclusi gli agriturismi con ristorante), contro i 182 del 2004 (- 3%) FONTE: RAPPORTO BIO BANK 2007

VENNE FONDATA NEL 1960 dal medico antroposofo Aldo Bargero, che volle condurre l’azienda secondo i metodi della agricoltura biodinamica, che fa riferimento agli insegnamenti di Rudolf Steiner. Suo figlio, Martino Bargero, laureato in agraria, nell’84, insieme alla moglie Costanza Poggio converte la coltivazione da biodinamica a biologica. Inizialmente si occupano solo di allevare galline ovaiole: dalle prime 300 unità ora l’Azienda Agricola ne ospita 6000, allevate in libertà. «Siamo molto fortunati – spiega Costanza – perché questo terreno non ha mai conosciuto la concimazione chimica, è un terreno puro. Inoltre siamo circondati da un bosco che ci protegge dall’inquinamento della pianura padana». L’azienda si trova a Carbonate, in provincia di Como, a 35 km da Milano. Ricopre un’area di circa 10 ettari, di cui cinque vengono coltivati e lasciati a disposizione alle galline, e altri cinque sono di bosco. La coltivazione degli ortaggi è iniziata nei primi anni Novanta, la frutta e le verdure di Bargero vengono vendute a una quarantina di negozi della Lombardia (tra cui la catena di supermercati NaturaSì) e a una sessantina di gruppi d’acquisto. Ogni fine settimana è aperto lo spaccio, che vende anche generi alimentari del mercato equosolidale.

PRIMA REGIONE Emilia Romagna (32), Lombardia (30), Marche (24), Toscana (17) NEGOZI: rilevati 1.094 negozi specializzati, contro i 1.030 del 2004 (+ 6%) PRIMA REGIONE Lombardia (174 negozi), Veneto (146), Piemonte (140), Emilia Romagna (110) E-COMMERCE: 79 i siti rilevati nel 2006, contro gli 81 del 2004 (-3%) PRIMA REGIONE Puglia (14), Emilia Romagna (11), Lazio (7), Lombardia e Umbria (6)

Agricoltori senza semi La rivoluzione verde era stata la speranza di un’era dell’abbondanza senza fame. A distanza di mezzo secolo non ha risolto i problemi di sottonutrizione, ma ha imposto un’agricoltura che consuma energia e acqua. E gli Ogm sembrano una fotocopia di quel modello.

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RA ANCORA IN CORSO LA SECONDA GUERRA MONDIALE quando la

Rockefeller Foundation impiantò in Messico un istituto per la ricerca nel settore agricolo; alle sue dipendenze lavorava un giovane genetista americano, Nordi Paola Baiocchi man Borlaug, che dopo anni di esperimenti selezionò un ibrido di grano chiamato Norin 10. La rivoluzione verde era cominciata: si prospettava per la terra una nuova era dell’abbondanza, si ipotizzava la fine della fame nel mondo con l’aumento a dismisura della produttività dei campi, senza che ci fosse bisogno di nuove superfici coltivate. “Per aver dato pane ad un mondo affamato” Borlaug nel 1970 ricevette il Nobel per la pace. Ma il prezzo nascosto di questa rivoluzione non troppo verde si è cominciato a vedere presto: i nuovi ibridi ottenuti avevano pronta risposta all’uso di maggiori quantità di fertilizzanti e all’irrigazione; assicuravano raccolti più abbondanti, ma con un costo esponenzialmente più Il logo del Festival audiovisivo alto rispetto alle varietà tradizionali, perché bisognosi di della biodiverstità “bombardamenti” di fertilizzanti, di erbicidi e di grandi che si tiene dal 12 al 14 ottobre. quantità di acqua. Inoltre era inutile che i contadini conPer informazioni servassero il seme per l’anno successivo, perché l’ibrido consulare il sito www.croceviaterra.it perdeva di vivacità dalla seconda generazione. I contadini dovevano, quindi, allargare i cordoni della borsa per acquistare gli ibridi, la cui produzione e vendita era controllata da poche company. Che non sono molto aumentate di numero, ma ora sono molto più potenti; tra le più conosciute ci sono la tedesca Bayer, le americane Monsanto e DuPont, l’olandese East-West Seeds, la svizzera Sygenta, | 36 | valori |

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a cui ora si sta aggiungendo la cinese Yuan Longping High-Tech Agricolture. L’agricoltura tradizionale era stata sconvolta, ma con quali risultati? Il Rapporto Fao dell’ottobre 2006, a dieci anni dal Vertice Mondiale dell’alimentazione che aveva promesso di dimezzare il numero delle persone sottonutrite entro il 2015, ha dovuto ammettere che sono 820 milioni le persone affamate nei paesi in via di sviluppo, più di quante non ce ne fossero nel 1996.

La rivoluzione verde e la rivoluzione genetica Marcello Buiatti, professore ordinario di genetica all’università di Firenze e presidente dell’Associazione nazionale Ambiente e lavoro, spiega i meccanismi della rivoluzione verde: «Ha funzionato in Asia e in America Latina per un certo periodo; fino agli anni Ottanta ha effettivamente migliorato la situazione, il numero di persone che morivano di fame è diminuito, poi è di nuovo aumentato. Perché insieme ai semi veniva esportato un modello di agricoltura, che allora sembrava l’unico, con grande consumo di chimica e di energia. Questo modello ha depauperato i terreni e soprattutto i contadini, tanto è vero che non esiste al mondo un’agricoltura che sia in pareggio». Oltre ai danni per la salute e per l’ambiente derivati dall’uso invasivo dei pesticidi, questo tipo di coltivazione ha provocato la scomparsa delle “razze di campo”, importanti per la preservazione del patrimonio biologico, con la conseguente distruzione della diversità e delle agricolture locali.

Con i brevetti sulle sementi, l’accerchiamento alle biodiversità si fa sempre più stretto; a cui non sfuggono nemmeno le banche dei semi coordinate dal Cgiar, l’organismo mondiale che custodisce, migliora ridistribuisce le piante alimentari, senza le quali metà del mondo morirebbe di fame. Ora gli Stati Uniti e Italia, con il suo ministro degli esteri Massimo D’Alema, hanno deciso di tagliargli i finanziamenti, forse sperando che i ricercatori non potendo più conservare le sementi le affidino a qualche multinazionale. Ma potrebbero essere gli Ogm, con quella che si chiama rivoluzione genetica, la soluzione ai problemi di alimentazione della Terra e anche una risposta ai cambiamenti climatici? «Bisogna dirlo che gli Ogm sono un insuccesso – risponde Buiatti – sono una deviazione infruttuosa e costosa della ricerca. In 20 anni, e con l’enormità di investimenti che hanno assorbito, hanno prodotto solo la soia, il mais, la colza e un po’ di cotone. La produttività non è aumentata da quando sono stati introdotti e ormai ci sono un centinaio di milioni di ettari coltivati a Ogm. Gli Ogm – conclude Buiatti – servono come penetrazione del mercato, per annullare il Protocollo di Cartagena sulla biodiversità, dove si dice che si possono non importare prodotti che possono essere pericolosi per l’ambiente e per il vivere sociale».

Festival audiovisivo sulla Biodiversità Video da tutto il mondo e dibattiti su biodiversità e sovranità alimentare a Roma il 12, 13 e 14 ottobre. Sono aperti

i termini per la consegna delle opere audiovisive in concorso al IV Festival internazionale audiovisivo della Biodiversità, organizzato dal Centro Internazionale Crocevia, nell’ambito delle iniziative promosse dal Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare. Il festival si svolgerà presso il Villaggio Globale in collaborazione con l’Associazione ONG Italiane, la FAO, Biblioteche di Roma, il comitato di quartiere CinEst e la comunità di migranti che vive nel Municipio X. In programma, la proiezione di decine di video che documentano il valore della biodiversità e le esperienze di coloro che si impegnano per tutelarla. Oltre alle proiezioni, si svolgeranno dibattiti e conferenze sulle stesse tematiche; l’iniziativa comprenderà anche una sezione speciale, dedicata alle scuole, incontri con alcuni autori dei documentari e concerti. www.croceviaterra.it

LIBRI

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L’importanza di essere biodiverso Biodiversità: termine con cui si indicano sia tutte le specie presenti nell’ecosistema del globo terrestre sia le differenze che caratterizzano un singolo individuo all’interno di una stessa specie, sia la presenza, all’interno delle comunità biologiche che occupano un determinato habitat, delle varie specie che si adattano l’una all’altra, formando nicchie e associazioni. La diversità biologica, o biodiversità, è il risultato del processo evolutivo che ha generato attraverso la selezione naturale, nel corso dei millenni, la grande varietà delle specie viventi animali e vegetali.

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