Qualcosa che non va

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credito, favorendo attraverso il risparmio l’accesso alla proprietà privata dell’abitazione, alla proprietà terriera da coltivare e all’acquisto delle azioni dei grandi complessi produttivi del Paese. Si tratta di una norma ispirata ai principi della cosiddetta “democrazia economica”. La Costituzione, si preoccupa, cioè di difendere i piccoli risparmiatori, in una società in cui il valore della moneta, l’andamento dei titoli in borsa ed il mercato mobiliare sono condizionati da fattori che loro non possono controllare.[...]“ Come può uno Stato sovrano tutelare il credito quando il potere di emettere moneta è stato abdicato – cessione di sovranità – a favore di un ente sovranazionale, la BCE, non controllato dal popolo sovrano? E come può uno Stato tutelare il credito quando chi agisce è una banca, BankItalia, controllata e di proprietà di banche commerciali SpA? Come può lo Stato tutelare il credito quando BankItalia è controllore e controllato (conflitto di interessi)? Perché la Corte Costituzionale, come la Corte tedesca ha fatto, non interviene contro il trattato di Lisbona? Una “curiosità” sull‘iter dell’antidemocratico trattato di Lisbona, a parte i ricatti contro gli irlandesi e le tre bocciature tramite referendum popolari (Francia, Olanda, Irlanda), gli unici parlamenti che hanno votato all’unanimità sono due: Malta ed Italia. Riflettiamo: la carta costituzionale sostiene l’acquisto delle azioni dei grandi complessi produttivi del Paese ma questo non è accaduto con l’introduzione di un azionariato diffuso con quote equamente distribuite e limiti di acquisto per impedire il sistema a “scatole cinesi” e cioè per applicare la “democrazia economica” a vantaggio dei cittadini ma al contrario le privatizzazioni hanno consentito che alcune SpA (oligarchia feudale) potessero controllare, ricattare e massimizzare profitti rubando al popolo sovrano: moneta, telecomunicazioni, autostrade, energia, acqua.

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