People Life N.16

Page 63

People Life maggio 2011

atrali, vedevo film culto della cinematografia mondiale e ogni tanto, salivo anche sul palcoscenico come attore. Quali sono stati i tuoi maestri? Luigi Dosia è stato il primo di una lunga schiera .Persone costrette da un grande talento a fare il loro lavoro con dedizione, amore, accanimento, generosità, spirito di ricerca. All’Accademia d’Arte Drammatica di Palmi, che ho frequentato dal ’91 al ’93, c’erano Alvaro Piccardi, Daniela Bonsch, e molti altri. Poi sono arrivati Giorgio Albertazzi, Leopoldo Trieste, Mario Martone, Luca Zingaretti, Francesco Suriano, Toni Servillo. Da tutti loro ho appreso tanto. Non so se sono stato un buon discepolo, non so neanche se sono mai stato all’altezza dei miei maestri, quello che so è che ho rubato tutto quello che potevo. Attore si nasce o si diventa? Credo che non si possa dare una definizione univoca. C’è chi nasce con il “dono” del recitare e chi invece, con grande forza di volontà e determinazione, si costruisce il suo talento di interprete. E’ innegabile, però, che una certa predisposizione psicofisica sia necessaria per intraprendere il mestiere e ottenere risultati significativi. Fare questo mestiere è una missione da privilegiati. Qual è l’aspetto che ti piace di più del tuo lavoro e quello che invece cambieresti volentieri? Mi piace moltissimo la possibilità di sperimentare tante vite. Un attore accumula una enorme varietà di esperienze. La maggior parte delle persone vivono una certo numero di esperienze nella loro vita che escludono tutte le altre. Un attore no. Un attore può essere un calciatore e il mese dopo un soldato, e poi un pompiere, e ancora un ladro, o un poliziotto, uno scalatore, un pugile, un malato terminale, un boss della camorra, un eroinomane ecc… in una sorta di gioco senza mai subirne le conseguenze. In questo un attore conserva i privilegi del bambino che gioca ad essere altro per sperimentarsi. Non mi piace, invece, l’essere sempre sottoposto al giudizio degli altri. Qual è l’emozione più bella che hai provato stando davanti alla macchina da presa? Sono sempre emozionato davanti ad una macchina da presa o un pubblico vivo. Ricordo con emozione le scene girate con il

63

people personaggi

grande Leopoldo Trieste; un pezzo della nostra storia cinematografica che portava con sé, inconsapevolmente, una grande poesia. Sul palcoscenico, invece, che tipo di rapporto cerchi di instaurare con il pubblico? Un rapporto di cruda sincerità e di disarmata debolezza. Non amo gli attori compiaciuti o che tentano di dimostrare di essere più intelligenti del loro pubblico. Amo gli attori che si concedono in tutta la loro imperfezione. Progetti futuri? Ci sono alcuni progetti cinematografici in preparazione. Un film in uscita a maggio dal titolo “La Misura del Confine”, e uno spettacolo teatrale dal titolo “Radio Argo”, che debutterà al Festival di Castiglioncello. Cosa ti manca di più della tua terra d’origine? Mi manca il rapporto con la mia famiglia ed i miei amici. Ma la maggior parte delle suggestioni che mi servono nel mio lavoro vengono dagli anni vissuti a Domanico. Il paese in cui nasci non lo porti con te, fa parte di te.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.