Pediatria magazine vol 2 | num 5 | 05-2012

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oveva essere proprio arrabbiata. E soprattutto stufa di mangiare sempre male a scuola. Forse ha pensato che i genitori non le avrebbero creduto se lo avesse spiegato solo a parole. Martha ha così deciso di avvalersi della tecnologia e, dopo aver convinto i suoi che quello che si mangiava a scuola era una vera schifezza con una serie di foto scattate a mensa, ha aperto un blog e ce le ha pubblicate. In calce un voto da uno a dieci, quanti bocconi servono per mangiare il pasto, e altri dettagli, compreso il numero di capelli trovati nel piatto. La Logchgilphead Primary School in Scozia forse non si aspettava di ritrovarsi sugli schermi dei computer di così tante persone, ma Martha deve essere una persona sistematica. Il blog ha innescato una serie di reazioni fino a diventare il punto di confronto per gli scolari affamati di tutto il mondo. Dal 30 aprile i contatti sono circa un milione e mezzo, le foto arrivano da ogni angolo del pianeta con i commenti del caso. Non

Alberto E. Tozzi

Coordinatore Area di Ricerca malattie multifattoriali e fenotipi complessi, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

si tratta sempre di pasti miseri e desolanti, qualche volta arrivano anche foto di piatti gustosi. E poi ci sono i consigli da parte di un gran numero di esperti. Di fronte al successo del blog di Martha e al numero di commenti raccolti, la scuola scozzese ha dovuto ritoccare i menu aggiungendo più frutta, verdura e pane. Ma il bello è che la discussione sull’appropriatezza dei menu scolastici ha improvvisamente occupato la scena sui media inglesi e americani. Oltre al fatto che Martha avrà certamente un futuro brillante, meritano attenzione un paio di dettagli. Martha ha 9 anni e non sappiamo come usa Internet oltre all’attività che riguarda la manutenzione del suo blog. È verosimile però che i suoi genitori l’abbiano aiutata e incoraggiata a mettere in atto questa specie di protesta tecnologica. Ma la cosa interessante è che quello di Martha è un fulgido esempio di come affrontare un problema attraverso la condivisione, portando all’attenzione del grande pubblico la propria esperienza. E i risultati sono niente male: la scuola ha migliorato l’offerta alimentare e tutti discutono di come migliorare le mense scolastiche. Ora, quando visitate un bimbo che va alle elementari, oltre ad assicurarvi che non faccia le ore piccole chattando sui social network, chiedetegli se ha un blog e se gli siete simpatici. Potreste improvvisamente trovarvi  oggetto di discussione planetaria.

Editoriali

Viva la pappa col pomodoro!

Quando è l’esordio dell’adolescenza a essere difficile

Bianca Micanzi Ravagli

Didatta e Docente nei Corsi di Specializzazione Quadriennale dell’AIPPI, Associazione Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Infanzia, dell’Adolescenza e della Famiglia

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erché occuparsi dei segnali di disagio all’esordio dell’adolescenza quando le loro manifestazioni più tarde hanno quel carattere eclatante e drammatico che la cronaca mette sotto gli occhi di tutti? Perché gli psicoterapeuti dell’età evolutiva, e – ne sono certa – anche i pediatri, sanno che i protagonisti degli episodi di violenza individuale e di gruppo sono stati ragazzi difficili, spesso con una lunga storia di sofferenza fin dall’infanzia. Sanno che la pubertà, con le sue profonde e rapide trasformazioni fisiche e mentali, comporta una momentanea destabilizzazione che può essere superata solo quando la realtà del corpo sessualmente maturo viene accettata e integrata in un nuovo assetto identitario che affonda le radici nel passato e si proietta nel futuro. Compito impegnativo per tutti e addirittura impossibile per chi abbia una fragilità interna fin dall’infanzia. Tuttavia quanti di noi hanno esperienze di Servizio Pubblico sanno che gli adolescenti delle cronache spesso non erano mai stati segnalati, né dalla scuola né dalla famiglia, e, se pure erano arrivati ad un Servizio, ne erano usciti senza che si fosse attivato per loro un progetto di intervento. È quindi necessario chiedersi se sappiamo riconoscere i segnali di disagio che ragazzi e ragazze esprimono all’esordio

dell’adolescenza. Quelli eclatanti come fobie scolastiche, fughe, esordi anoressici e agiti suicidari è impossibile ignorarli. Nella maggioranza dei casi però il disagio, anche se grave, si esprime in modo meno appariscente, con forme di inibizione, bruschi cali del rendimento scolastico, isolamento e comportamenti regressivi come tornare a dormire nel letto dei genitori. Con disturbi dell’umore e/o con sintomi fisici come cefalee e disturbi del sonno. Sono manifestazioni che a questa età esprimono il blocco e l’arretramento rispetto alla maturazione, ma che spesso non vengono riconosciute nel loro reale significato. Non perché l’ambiente circostante sia cieco e sordo, ma perché i ragazzi stessi si sforzano di mascherare le difficoltà per mantenere una certa coesione interna. Altro elemento che confonde gli adulti è che spesso questi ragazzi sono stati bambini difficili da crescere, a casa e a scuola: a volte iperattivi e confusi, a volte troppo ordinati e controllati. Non va dimenticato poi che si registra un anticipo della pubertà sia nei maschi che nelle femmine e che le sollecitazioni ambientali inducono soggetti sempre più giovani a fughe in avanti che hanno il solo scopo di mascherare la propria immaturità e fragilità. Una integrazione di competenze psicoterapeutiche e pediatriche è sempre di grande  aiuto per molti dei nostri giovani pazienti.

Pediatria numero 5 - maggio 2012

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