E il mensile aprile 2012

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i portavoce del padrone grill di

Till Neuburg

Tutte le volte che un nostro maximo liderino intona il ritornello della “pubblica opinione”, mi domando come quello riesca a incastrare due tessere tanto scombinate come “pubblica” e “opinione”. L’aggancio mi sembra un puro controsenso, come quando si sparla di “inefficienza dell’intelligence”, “operazione militare di pace” o “stile Juventus”. L’aggettivo “pubblico” si riferisce alla collettività e qualsiasi “opinione” è per definizione una pulsione individuale: è piuttosto improbabile che un missile nucleare colpisca una persona sola ed è arduo che un nascituro possa scegliere tra due madri. Eppure, quando nelle interviste i replicanti del cosiddetto sociale pigiano sul tasto play, puntualmente ci fanno sentire il tormentone della “pubblica opinione”. Ma vediamo di capire a che gioco giocano, quando le mazzette opinioniste se le danno e se le restituiscono di santa ragione. È evidente che per loro una qualsiasi res publica non esiste. Non hanno la più squallida idea di come è fatta una bolletta del gas, un carrello di un supermercato o una fermata del bus. Dopo averci letteralmente cancellato per cinque anni dal loro sistema operativo, di colpo ci chiedono di metterci una croce sopra – la loro scheda elettorale. L’unica “opinione” che gli interessa annaspa per pochi secondi nel silenzio di una cabina elettorale. Se poi quel nostro gesto consulto e cauto non bastasse, nella Padania a misura Duomo si pratica anche la moltiplicazione delle griffe, nel totale silenzio degli innocenti, scippati e truffati. Per fare il lifting agli identikit che si trastullano alla televisione, ci sono due tipi di visagiste: 1) gli opinionisti che discettano di tutto e di tutto di più e 2) i sondaggisti, che sarebbero i rabdomanti che si sbracciano davanti alle cartine di tornasole del meteo politico a pagamento. Il primo prototipo potrebbe essere una gnocca alla romana (con contorno matrimoniale di un tris: 1) il sempreverde Radicchio chic, 2) il forno a lagna cattobuonista della solita pizza Margherita, 3) l’astro morente del Terzo Polo) meglio sconosciuta come Palombella Rosa che sa tutto sugli scazzi degli ultras romanisti e su Sarah Scazzi. Il secondo tipo ravvicinato della manipolazione, si traveste da proiezionista di trailer elettorali. Spiattella numeri, percentuali, tabulati, più o meno come fa chi annuncia l’esito dell’ultimo giro del rosario, del Bingo o del “ciapa no”. Pare che questi esperti del vuoto a perdere s’ispirino tutti a Dino Risi, uno dei padri nobili nella ricerca sistematica degli sfottò: “Da un sondaggio risulta che agli uomini piacciono le donne”, “Era un bambino al quale piacevano gli spinaci”, “L’ingiustizia dovrebbe essere uguale per tutti”. Se proprio vogliamo fare il calco alle impronte che il potere extralarge ha impresso alle opinioni del nostro Paese, la gipsoteca della memoria corta può vantarsi di una galleria unica al mondo: Scendere in campo Co.co.co. - Trota - Editto bulgaro - Clandestini - Toghe rosse - Outlet - Lesbicona - Quartierino - Conflitto d’interesse - Padania - Veterocomunista - Papi - Brunch - Moggiopoli - Vucumprà - Tricolore di merda - Velina Duopolio - Sudico - Zingaropoli - Relativismo - P3 - Tesoretto - Diversamente abile - TeleKabul Celodurismo - Detto questo - Persecuzione giudiziaria - Panineria - Tombale - Risorse umane Operatore ecologico - Calabria Saudita - Hair stylist - Fidelizzazione - Contratto con gli italiani - Farmacia calcistica - Bicamerale - Bunga Bunga - Ma lasciatelo lavorare! Parlarsi addosso è come farsela addosso, con frasi fatte e strafatte che hanno perso qualsiasi senso – comune, contro, doppio, ma anche quello al quale gli italiani sono sempre meno allenati: il senso dello humour. Meglio seguire la preparazione atletica di Zdeneˇk Zeman: «Meno si parla, meno sciocchezze si dicono».

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