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Gli attributi di Dio, p. 42 di 63

subirebbe un torto? Sarebbe forse Dio obbligato a impor re un dono a coloro che non lo valorizzano minimamente? Sarebbe forse Dio obbligato a salvare coloro che ostinatamente intendono solo e sempre seguire la propria via? Non c’è nulla che maggiormente infastidisca l’uomo naturale, portandone alla luce la sua innata ed inveterata inimicizia contro Dio, che insistere sull’assoluta, eterna, e gratuita sovranità della grazia di vina. Che Dio abbia in Sé stesso formato il Suo proposito di grazia dall’eternità senza minimamente consultare la creatura, è troppo umiliante per l’altero cuore umano. Che la grazia non possa in alcun modo essere guadagnata o conquistata dallo sforzo umano è inaccettabile per chi vanta una propria giustizia. Che la grazia estragga dalla massa come oggetto del .proprio favore coloro che essa ritiene più opportuno secondo il suo insindacabile ed imperscrutabile giudizio, fa sorgere veementi proteste dai ranghi ‘degli arroganti ribelli. L’argilla insorgerebbe contro il vasaio per chiedergli: «perché mi hai conformato in questo modo?». Non è altro che criminosa insurrezione quella di chi osa mettere in questione la giustizia della sovranità divina. La grazia discriminante di Dio si rivela quando Egli salva quelle persone che Egli ha sovranamente eletto ad essere i Suoi favoriti. Per “discriminante” intendiamo come la grazia sempre operi una scelta, faccia una differenza, scelga alcuni e passi oltre ad altri. Era una grazia discriminante quella che aveva scelto Abramo dal mezzo di idolatri vicini, per renderlo «amico di Dio”. Era una grazia discriminante quella che salvava “pubblicani e peccatori”, ma che diceva dei religiosi Farisei: «Lasciateli» (Mt. 15:14). Non c’è altro luogo maggiore di questo in cui si veda come la gloria ‘ della gratuita e sovrana grazia di Dio brilli in modo più cospicuo che nell’indegnità e nell’improbabilità dei suoi oggetti Questo punto ,venne illustrato superbamente da James Hervey (1751): “Dove il peccato ha abbondato, dice il proclama della Corte celeste, la grazia ha sovrabbondato. Manasseh era un mostro di barbarie, perché aveva permesso che i suoi propri figli venissero sacrificati a degli idoli e gettati nel fuoco, come pure che Gerusalemme venisse macchiata sa sangue. innocente. . Manasseh era avvezzo all’iniquità, perché non solo egli moltiplicava, ad un grado totalmente stravagante, le sue sacrileghe empietà, ma egli aveva avvelenato i principi e pervertito i costumi dei suoi sudditi, facendoli comportare in modo persino più detestabile degli idolatri pagani (v. 2 Cr. 33). Ciononostante, per la Sua sovrabbondante grazia, questi viene umiliato e riformato, divenendo figliolo di un amore misericordioso, ed erede di gloria immortale. Ed ecco, quel bieco e sanguinano persecutore, Saulo quando, spirante minacce e determinato a massacrare, si preoccupava degli agnelli e metteva a morte i discepoli di Gesù. Quanta devastazione egli, aveva causato, quante inoffensive famiglie egli aveva rovinato, e questo ancora non saziava il suo spirito vendicativo. Non erano per lui che un assaggio che, invece di saziare il segugio, lo faceva insistere ancor più sulla pista, sbavando per maggior sangue. Egli era assetato di violenza e di omicidio, cosi ansioso ed insaziabile tanto da spirare ancora minacce è strage (Atti 9:1). Le sue parole erano lance e frecce, e la sua lingua come una spada affilata. Era tanto naturale per lui minacciare i cristiani come respirare aria fresca. Anzi, ogni ora che passava egli avidamente desiderava più sangue, più morte, di discepoli innocenti. Chi mai, secondo i principi dell’umano giudizio, non avrebbe passato su di lui un’inappellabile sen-


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