FE MM IN ICID IO PA O L A VO L PATO
Questo lavoro nasce dal desiderio di ricordare e di ridare un volto alle donne vittime di questa violenza, di contribuire a ripristinare la loro la dignità di persone, per non farle scomparire come desideravano coloro che le hanno uccise Paola Volpato
Questa pubblicazione è stata realizzata in occasione della mostra “Femminicidio“ presso il complesso di Vicolo Valdina - Camera dei Deputati 24 novembre - 7 dicembre 2017 A cura di Cesare Biasini Giorgia Calò _____
Testi di Delia Murer Cesare Biasini Selvaggi Giorgia Calò Gaetano Salerno Laura Zangarini Fotografie Paola Volpato Chiara Becattini Tiziano Guzzetta Progetto grafico e impaginazione Ludovica Mantovan _____
Notizie assunte dal sito La 27esima Ora del Corriere della Sera © Paola Volpato per le opere © gli autori per i testi Tutti i diritti riservati L’intera opera è riprodotta in video ed è a disposizione per la sensibilizzazione e la diffusione da parte di associazioni ed enti pubblici (contattare infopaolavolpato@gmail.com) Con il contributo di CGIL VENETO stampato in Italia
PAO L A VO L PATO
FEMMINICIDIO 2015 | 2016 | 2017
—Una questione culturale di Delia Murer deputata della Repubblica Italiana
La violenza basata sul genere ha fondamento nella disparità tra uomini e donne e questa è fenomeno sociale. Ha una base culturale, si nutre di stereotipi, di modelli della rappresentazione collettiva dei ruoli che diventano gabbie sessiste. I volti di donna della mostra di Paola Volpato sembrano guardarci dritto nelle nostre mancanze. Non sono donne qualsiasi. Sono vittime di femminicidio. In qualche modo sono le vittime di tutti noi, dei limiti culturali della società, delle carenze dei nostri servizi, dei ritardi delle nostre azioni, dei difetti delle nostre normative. Quei volti ci raccontano storie e ci invitano a riflettere. La violenza basata sul genere è una grave violazione dei diritti umani. Lo dicono ormai tutti i documenti dei maggiori organismi internazionali: lo ha scritto l’Onu nella Dichiarazione di Pechino nel 1995, lo ha detto il Consiglio d’Europa, con la Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica detta Convenzione di Istanbul. Lo abbiamo definito anche nell’ordinamento italiano, con la legge di ratifica della stessa Convenzione di Istanbul e con altri atti contro la violenza di genere. Eppure, ogni volta sembra di dover ripartire da zero. Dobbiamo, in certi momenti, ancora difendere il senso della parola femminicidio. “E’ sufficiente parlare di omicidio - si sente a volte dire -. Perché usare una espressione ad hoc?”. Perché il femminicidio non è un delitto come gli altri. Viene ammazzata una donna in quanto donna. Viene ammazzata quella donna perché rivendicava il diritto ad essere persona, a essere autonoma. Femminicidio è una parola che delinea un delitto con inclusa una motivazione. Ecco perché è importante usare questo termine e rivendicarne la necessità: dentro il gesto c’è il significato. E il significato alimenta il gesto. La violenza basata sul genere ha fondamento nella disparità tra uomini e donne e questa è fenomeno sociale. Ha una base culturale, si nutre di stereotipi, di modelli della rappresentazione collettiva dei ruoli che diventano gabbie sessiste. Chi si sottrae al ruolo, paga. Spesso con la vita.
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L’Istat, tra maggio e dicembre 2014, ha condotto una indagine sul fenomeno della violenza contro le donne. I risultati sono allarmanti: il 31,5% delle donne tra 16 e 70 anni ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Sono più di 4 milioni le donne che dichiarano di subire o aver subìto violenza psicologica dal partner attuale. Tre milioni e mezzo, poi, le donne che sono state vittime di stalking, una fattispecie di reato introdotta nel 2009 con la legge 38. Violenze e molestie che spesso maturano dentro relazioni affettive, dentro contesti familiari, da partner o ex che non accettano l’autonomia e la scelta femminile, che vogliono esercitare un dominio fisico e psicologico, arrivando a colpire e addirittura ad uccidere. Uomini chiaramente in crisi di identità, con un ruolo smarrito, impreparati, forse anche privi di riferimenti e sicuramente senza una vera capacità di elaborare il cambiamento di ruoli storicizzati. In Italia, nel 2016, le vittime di femminicidio sono state 145, di cui 120 uccise dal marito, dal fidanzato o dal convivente. C’è un lieve calo rispetto agli anni passati (nel 2012 erano157; nel 2013, 179; nel 2014, 152; nel 2015, 141). Ma i numeri restano da allarme sociale. La maggior parte sono donne tra i 31 e i 40 anni, seguita dalla fascia 41-50. Età adulte, dell’autonomia, della libertà di scelta, dell’autodeterminazione. Tutti elementi che non vengono perdonati da un maschio che agisce sempre con brutalità, dentro una escalation a volte sottovalutata e che culmina con un gesto spesso violentissimo, di accanimento, con armi da taglio oppure oggetti, con la volontà non solo di uccidere ma di profanare, distruggere. La cornice sottoculturale di questi delitti è evidente. C’è molto da fare, sia sul terreno della protezione di chi denuncia (con lo sviluppo dei centri antiviolenza e delle case rifugio), della repressione per chi colpisce, sia sul versante dell’educazione e della cultura, vero campo di prevenzione. Qualcosa si è mosso, in questi anni. Molto altro è rimasto fermo. Per questo, i volti esposti da Paola Volpato sembrano parlarci. Sembrano indicarci. Sembrano dirci: fate presto, non per noi ma per chi viene dopo.
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— Arte e attivismo contro il femminicidio di Cesare Biasini Selvaggi direttore editoriale Exibart
Paola Volpato decostruisce gli stereotipi di genere e i cliché sessisti insiti nel linguaggio quotidiano e nella comunicazione dei media, per esplorare i nessi tra corpo e identità femminile, per sondarne potenzialità, limiti e desideri in una dimensione identitaria non più alienata e libera dai canoni maschili. Antefatto 1 / Il femminicidio La parola “femminicidio” è decisamente cacofonica. Suona male. Fa male. Però è necessaria. Ed è gravida di significato. Anzi, di significati. Perché oltre all’omicidio, racchiude in sé anche tutte le mille sfumature di discriminazioni e pressioni psicologiche di cui una donna può essere vittima. Una donna perché è donna. A completare il ritratto dell’orrore di questo delitto, contribuiscono i numeri. Che sono implacabili. Scanditi da un ritmo sadico. Al cardiopalma. Oltre cento donne in Italia ogni anno vengono uccise da uomini, una ogni tre giorni, quasi sempre da quelli che sostengono di amarle, con cui hanno una relazione in atto al momento dell’omicidio, o pregressa. L’arma più utilizzata è il coltello e, in quasi il 50 per cento dei casi, le donne vengono colpite ripetutamente, raramente con solo due o tre colpi mortali. In poco più del 15 per cento dei casi, la donna viene uccisa con oggetti di uso comune: martelli, picconi, accette. È una vera e propria strage all’insegna dell’accanimento, perpetrata in colluttazioni corpo a corpo, nell’esplosione di una rabbia inaudita, ferina. Ai femminicidi si aggiungono le violenze quotidiane sulle donne, per cancellarne l’identità, azzerarne la libertà di scelta, annullarne qualsiasi forma di indipendenza conseguita. Quasi 7 milioni, secondo i dati Istat, sono quelle che nel corso della propria vita hanno subito una forma di abuso. Dalle violenze domestiche allo stalking.
Antefatto 2 / Paola Volpato Paola Volpato (Venezia, 1953) è un’artista visiva che esamina le cause e le conseguenze sociali della condizione di subalternità in cui le donne sono
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penalizzate. La sua ricerca si colloca nell’alveo dell’indagine critica e della denuncia degli stereotipi della condizione femminile, dell’autocoscienza come autorappresentazione, della sottrazione del corpo della donna alla sua idealizzazione estetica, del transfert della dimensione privata in quella pubblica. I prodromi di questa riflessione decorrono dagli anni Settanta, quando la diffusione del femminismo produce una nuova consapevolezza critica (e autocritica) che spinge Paola, come le altre donne, a ripensare il proprio ruolo sociale, a rivendicare spazio e accesso nelle istituzioni, a denunciare la carenza di visibilità e le discriminazioni subite. La critica americana Lucy Lippard riconosceva come contributo del femminismo, all’interno della vicenda artistica degli anni Settanta, un’arte che fosse «esteticamente e socialmente efficace allo stesso tempo» caratterizzata «da un elemento di divulgazione e da un bisogno di connessione di là dal procedimento e del prodotto». Un doppio binario, pertanto, che dà anche a Paola Volpato l’avvio a un nuovo modo di pensare la vita e, nel contempo, l’arte, divenendo il punto di forza del suo lavoro. Che fa della fotografia, del video, dell’azione performativa, così come del disegno e della pittura, un uso militante e politico, femminile ma non femminista, senza scadere mai in quell’autoreferenzialità, in quell’egoismo funzionale che rappresentò una deriva e un limite del femminismo. Arte, quella dell’artista veneziana, concepita pertanto come uno strumento per raccontare la realtà attraverso l’assunzione di uno sguardo sessuato che esplora le differenze di genere, per costruire relazioni, scambi e nuove strategie di rappresentazione del femminile nella dimensione sociale. È il caso, per esempio, di uno dei suoi progetti dei primi anni del Duemila, dal titolo “Madonning” (2006-2007). Un melting pot di pittura, azione, istallazione, sul tema della presenza delle donne nelle città di Mestre e Venezia, sul contributo alla collettività del loro quotidiano operare. Il progetto implicava 3 azioni distinte da parte delle donne ritratte: 1. la condivisione dell’atto ovvero la disponibilità delle donne rappresentate a “metterci la faccia”; 2. la loro partecipazione comunicando una frase da affidare alle altre donne; 3. l’indicazione di altre donne da ritrarre cui loro dovevano gratitudine. Un progetto che si potrebbe definire di “Madonning”, perché l’esito formale è rappresentato da una galleria urbana condivisa di “Madonne” contemporanee su tavola, un’istantanea della “madonnità” dei nostri giorni che indaga e svela la bellezza presente nel cuore e nell’azione delle donne a beneficio di tutte/i. Paola Volpato, in questo come in altri progetti (penso a Flowers & Faces del 2010) decostruisce gli stereotipi di genere e i cliché sessisti insiti nel linguaggio quotidiano e nella comunicazione dei media, per esplorare i nessi tra corpo e identità femminile, per sondarne potenzialità, limiti e desideri in una dimensione identitaria non più alienata e libera dai canoni maschili. La sua ricorrente destrutturazione visiva, attraverso un uso rabdomantico dei diversi linguaggi visivi, si rivela fondamentale per esprimere sentimenti e punti di vista difficili da indagare con altri mezzi espressivi. Come nel caso del femminicidio. Tema prefigurato, con il tempismo di un drammatico presagio, nel suo Otello del 1984. Tema sviluppato, fin negli interstizi della
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sua più sanguinosa attualità in Femminicidio, l’installazione dal substrato performativo che presenta oggi, sul crinale del 2017, a Roma, alla Camera dei deputati, nella Sala del Cenacolo del Complesso di Vicolo Valdina. Nella convinzione che questo tema necessiti di una risposta non solo giudiziaria, ma anche culturale ed educativa.
Fatto / Il femminicidio secondo Paola Volpato Nel contesto della violenza di genere si inserisce Femminicidio (2017), l’installazione site specific di Paola Volpato che, nella sua articolazione, trasforma integralmente l’imponente e atavica architettura dello spazio espositivo romano della Sala del Cenacolo del Complesso di Vicolo ValdinaCamera dei deputati, alterando la percezione del luogo, per condurre lo spettatore in un ambiente crepuscolare che lo inghiotte completamente. Mentre lo sguardo viene irretito da un cubo, una black box della memoria che sembra catapultata da un “oltre” molto lontano. Inaccessibile ai vivi. Una struttura totemica interamente tappezzata di ritratti, chine su carta, 288 in tutto (tanti quante sono le vittime del femminicidio strappate alla vita dal 2015 a oggi). Volti di donne immortalate nella loro mortalità vitale, intrappolate in quell’eterno presente di chi è morto prematuramente. Innaturalmente. Sono disegni che agiscono nel profondo. Tramite la loro carica psicologica penetrano, infatti, la sensibilità di chi li osserva. Le pennellate rapide e fluide di cui si avvale, e che lasciano di consueto intere porzioni di carta scoperte, delineano le fisionomie rarefatte delle involontarie protagoniste. Catturate in un’istantanea pittorica che viene da fotografie ricavate da ritagli di giornale o da Internet (in alcuni casi, 66 in tutto, non è stato possibile reperire il volto della vittima, sostituito da un foglio immerso da, non meno eloquenti, tonalità di un nero insondabile). I volti sono composti da linee scivolose, tanto da sembrare sul punto di disfarsi, di liquefarsi, mentre rimane intatta l’espressione intensa, direi addirittura pulsante, che li caratterizza. Sono impliciti i riferimenti al modello iconico sclerotizzato da Marlene Dumas. Ma anche a quello letterario di Emily Dickinson (la poetessa statunitense tanto amata da Paola) che scriveva: «…mi nutro di evanescenza». Lo spettatore, in prima persona, partecipa così al dolore e alla sofferenza familiare e collettiva derivanti dalla brutalità del femminicidio, traslitterandolo da una dimensione individuale a una dimensione collettiva e universale. In un processo di ridefinizione della memoria, di affermazione della verità e giustizia, che si intensifica nella visita all’interno di questo cubo-santuario, dove tutt’intorno, sulle quattro pareti nere a lutto corrono i nomi delle 288 vittime, la data del loro assassinio, la modalità con cui è stato consumato. Alexandre Dumas una volta ha scritto che la poesia non è nient’altro che l’urlo di un’anima in catene. Questa semplice affermazione basterebbe a spiegare il senso di questa epigrafe del dolore vergata a mano dall’artista. Nella quale i dati impressionanti sul femminicidio in Italia nell’ultimo triennio sembrano trasformarsi in una sorta di mantra ripetuto fino allo scoramento per impressionare indefinibilmente contro questa silenziosa e feroce strage di donne.
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— L’opera di Paola Volpato di Giorgia Calò Ph.D. storica e critica d’arte contemporanea
Volpato tenta di riscattare quelle donne relegate troppo spesso al mero ruolo di vittime al fine di restituirne una memoria che va oltre al sensazionalismo con cui ci vengono presentate dai media. Paola Volpato ci presenta oltre duecento ritratti di donne, realizzati a china su carta cotone di piccolo formato, che vanno a creare nel loro insieme un pattern gigantesco, restituendoci il dramma di un fatto di cronaca perpetuo che sembra non terminare mai, il femminicidio. Dal 2015 ad oggi si sono registrati quasi trecento casi in Italia, che si aggiungono agli oltre sessantamila nel mondo, ogni anno. Partendo da questi dati, che dovrebbero inorridirci solo al pensiero, l’artista ha creato un’installazione realizzata ad hoc per la Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati. Si tratta di una dark room posta al centro della sala, le cui pareti esterne sono letteralmente tappezzate dalle immagini delle vittime, duecentoventisette a cui si aggiungono sessantasette monocromi neri che stanno a rappresentare le donne uccise di cui non si ha immagine. Il lavoro di Paola, infatti, si basa su una ricerca fatta in rete, nel tentativo di indagare quella che ormai è diventata una piaga del secolo corrente. Dalla rappresentazione iconografica delle vittime, si passa, entrando nella stanza fittizia, ad un altro stato percettivo, alla descrizione per mezzo della parole. Qui troviamo scritti tutti i nomi delle donne e il modo in cui sono state ammazzate. Un elenco cronologico, scritto a mano dall’artista, atto a restituire concettualmente l’idea che quelle persone che avevamo visto poco prima, ora non ci sono più: ora sono solo nomi che si intravedono da una luce wood e che sembrano emergere da una dimensione altra. Un allestimento questo che permette all’artista di aprire un confronto serrato con la cultura dell’immagine, quasi volesse trovare un nuovo alfabeto con cui codificare una lingua di icone universali, agendo nel profondo e penetrano la sensibilità di chi le osserva. In questo modo lo spettatore coglie il senso della strage, travalicando dalla sfera individuale a quella collettiva.Anche la tecnica, china su carta, è significativa, per non dire simbolica, nella descrizione di quei volti che a tratti sembrano liquefarsi davanti ai nostri occhi, decontestualizzati e isolati in uno sfondo senza riferimenti. Liquidi come la società contemporanea presagita da Bauman, dove i confini e i riferimenti sociali si perdono e i poteri si allontanano dal controllo delle persone.
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Volpato ritrae i primi piani di oltre duecento donne, foto estrapolate dalla rete (a volte di pessima qualità che ha portato l’artista ad un faticoso processo di ricostruzione dell’immagine) in cui appaiono quasi sempre sorridenti, ignare di ciò che le riserva il futuro, una morte tragica, spesso per mano dell’uomo che hanno amato. Eppure dagli occhi si evince uno sguardo che sembra quasi presagire il loro tragico destino, e Volpato cerca disperatamente di cogliere attraverso questo il loro essere, la loro parte più intima ed introspettiva. È così che lo statuto dell’immagine diventa simulacrale, attraverso tratti rapidi e fluidi che delineano le fisionomie rarefatte di personaggi anonimi. La china, che Volpato definisce appunto “fluida e spirituale” per la sua caratteristica acquosa che la rende naturalmente predisposta a formare delle macchie, permette all’artista di rendere i tratti dei volti in certi momenti quasi evanescenti. Sembra che queste immagini debbano scomparire da un momento all’altro, proprio sotto i nostri occhi. E forse non è quello che è successo realmente a queste donne? Che non hanno trovato alcuna difesa, alcun riparo da un carnefice che voleva a tutti i costi porre fine alla loro vita. Ai criminali sconosciuti si aggiungono fin troppo spesso i volti dei mariti, dei padri e degli ex compagni delle vittime. Uomini che hanno amato e che si sono trasformati nei loro assassini. La loro richiesta di aiuto fin troppo spesso non è mai giunta, il loro grido silenzioso non è stato percepito, così, sole, si sono trovate faccia a faccia con l’aggressore perdendo quel sorriso, che la Volpato non smette mai di presentarci, e poi la dignità, ed infine la vita stessa. Sono donne di ogni età, dalle ragazzine adolescenti alle signore mature. Donne di ogni ceto, perché si sa la violenza non conosce età, luogo, né condizione sociale. Bisogna riconoscere a Paola Volpato il merito di aver trattato un tema, purtroppo così attuale, senza scadere nel banale, utilizzando una tecnica oserei dire “rispettosa” delle tragiche storie che vedono come protagoniste quei volti ritratti dall’artista. Per questo progetto Volpato ha lasciato da parte i colori e i grandi formati su tavola o tela con cui è solita lavorare, concentrandosi sul tratto nero che a volte sembra recidere la carta bianca tanto appare intenso, in contrasto con i segni meno decisi che vanno a creare un gioco di chiaro scuro. In alcune di queste immagini viene introdotto un solo colore, il rosso usato per descrivere un accessorio indossato dalla vittima, una giacca, un cappello, una sciarpa. Il rosso che sembra essere diventato il colore simbolo degli artisti impegnati nella lotta contro il femminicidio. Rosso come il sangue che ogni giorno le donne versano per mano dei propri aguzzini. Ma il rosso è anche simbolo dell’energia vitale, della ribellione, della volontà di opporsi ai maltrattamenti. Basti pensare all’artista messicana Elina Chauvet che ha dato vita dal 2009 al progetto Zapatos rojos esponendo nelle piazze principali di tutto il mondo migliaia di scarpe rosse a rappresentare le migliaia di vittime. Volpato, così come Chauvet e altre artiste che hanno lavorato e lavorano sull’argomento, tentano di riscattare quelle donne relegate troppo spesso al mero ruolo di vittime al fine di restituirne una memoria che va oltre al sensazionalismo con cui ci vengono presentate dai media. È un duro lavoro, che tenta di ristabilire una memoria pubblica facendo riflettere su una tragedia che non colpisce solo le donne in quanto vittime, ma l’intera società.
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—Tutto inizia con l’amore di Irene Ero sua moglie e dovevo rispecchiare l’unico modello di famiglia che lui conosceva: il suo. Quando ho chiesto alla psicologa del Centro Anti violenza che mi segue: Ma chi difende noi e i nostri bambini? la risposta è stata: noi non siamo qui per difendervi dai traumi che subite e subirete, ma siamo qui per aiutarvi a guarirli. Allora forse c’è qualcosa che non va Ma facciamo un passo indietro. Mi chiamo Irene ho 40 anni. Sono cresciuta in una famiglia di sole donne. Mia madre ha combattuto tutta la sua vita per difendere i nostri diritti. E’ attiva sia politicamente che socialmente. Sono laureata in filosofia. Ho girato il mondo. Vissuto all’estero per anni e ho un ottimo posto di lavoro. Sulla carta ho il profilo completamente opposto a quello della donna a rischio. Eppure sono qui che scrivo. Come quasi in ogni storia che si rispetti inizia tutto con l’amore. Mi sono innamorata di un uomo, di buona famiglia, laureato, con una buona posizione sociale, di bell’aspetto, simpatico e al centro della vita notturna. Come lo ero io. Una coppia perfetta. Belli, giovani con un buon lavoro e pochi problemi. Poi una mattina mi sono alzata ed ero diventata sua moglie. Paola mi ha chiesto se avessi avuto segnali. La risposta è no. O forse io non li ho mai visti nonostante avessi i mezzi più di tante per vederli. Per noi è cambiato tutto in quel momento. Ero sua moglie e dovevo rispecchiare l’unico modello di famiglia che lui conosceva: il suo. Senza compromessi ne’ mezze misure. Io dovevo diventare come sua madre e lui come suo padre. Dovevo: ricoprire un buon posto di lavoro, essere sempre bella, seguirlo in cene e serate, cucinare, seguire la donna delle pulizie, badare che il frigo fosse pieno e i suoi vestiti piegati. Dire sempre di sì, lasciargli la massima libertà di orari. Controllare tutto dalle bollette agli operai in casa. Tenere un budget delle spese dettagliato per ogni scontrino e - poco dopo anche occuparmi al 100% di nostro figlio. Non avevo ne’ margine di errore ne possibilità di respiro. Le discussioni sempre più frequenti: “devi star zitta, non lamentarti, dire sempre sì. Hai tutto una bella casa un bel marito un bel bambino e io ti chiedo solo di essere perfetta”. Le mie risposte erano sempre le stesse: “preferisco un monolocale e i capelli in disordine ma la possibilità di essere imperfetta”. La mia è una storia di 4 anni di violenze psicologiche continue costanti e quotidiane. Di minacce e ricatti. Di risvegli al mattino senza sapere se sarebbe
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stata una buona o una cattiva giornata dal tono della sua voce che cambiava d’improvviso e delle frasi allucinanti che potevano uscirgli dalla bocca. Da due anni me ne sono andata. Da due anni io e mio figlio viviamo con mia madre e mia sorella. Viviamo a 300 km. di distanza da lui. Siamo tornati a casa. Ho ricostruito le nostre vite. Trovato nuovi amici per entrambi un nuovo lavoro. Nel nostro quotidiano siamo felici e non ci manca nulla. Ma se io non accetto il suo calendario di visite, diverso da quello fissato in sede di separazione, lui non paga gli alimenti. Se io mi rifiuto di dargli il bambino secondo le sue condizioni mi segnala ai carabinieri. Se io non lo mando a scuola perché non posso prenderlo mi chiama la direttrice. E intanto il pediatra mi prescrive un consulto da uno psicologo infantile perché mostra segni di regressione. Se il piccolo si fa la cacca nelle mutande mi richiamano le maestre.Da venerdì mio figlio non va più a scuola materna: suo padre, visto che non ho ceduto a uno degli ennesimi ricatti, ha tolto la delega a tutti i membri della mia famiglia per andare a prenderlo a scuola. Io lavoro a tempo pieno e non ci posso andare. Questo è il suo gioco: ricordarmi ogni giorno chi comanda. L’unico tribunale è lui stesso. Chi decide se potrò fare una vacanza o meno. Chi può denigrarmi pubblicamente anche sui social “Tutto questo può finire Irene: basta che abbassi la testa e non avrai più problemi”. Si entra così nel primo girone dell’inferno: i tempi biblici dei nostri tribunali, i paradossi dovuti al numero di strutture che si occupano delle stesse problematiche senza un reale canale di comunicazione tra loro, le leggi che vengono applicate più o meno alla lettera a seconda di chi ti trovi di fronte. Parlo di 4 denunce per ingiurie, una per maltrattamenti aggravati, una per mancanza di obblighi familiari (mantenimento e visite concordate), ma sono tutte lì in attesa che il tribunale mi convochi. Avrei potuto usare questo spazio che Paola mi ha dato parlando della mia impotenza che delle mattine mi toglie la forza di andare avanti, di come, sentendoti sempre ripetere che sei brutta inutile misera e troia un’ po’ alla fine arrivi a crederci anche tu. E invece ho deciso di scrivere qualcosa che spero possa far scaturire in voi l’affermazione: nel nostro sistema di leggi tribunali e centri c’è qualcosa che non va. Troviamola capiamola e risolviamola. Spendiamo tempo e mezzi non solo per finanziare centri che seguano la guarigione dei traumi subiti, ma per cambiare leggi che non funzionano, per aumentare personale in tribunali intasati e che non riescono a occuparsi di tutte le donne che vivono quello che vivo io. Diamo alle forze dell’ordine il potere di agire in modo sostanziale quando scatta la prima denuncia. Creiamo una rete di strutture che interagiscano e che possano avere da sole i mezzi e il potere per risolvere casi come il mio nel piccolo e nell’immediato. Io sono qui. Ho voglia di lottare e di cambiare le cose. Se volete ascoltarmi, parlare con me e cambiare le cose alzatevi dalla sedia e andate a bussare a una delle donne che vive nel vostro condominio o nella villetta accanto. C’è alta probabilità che sarà una come me ad aprirvi la porta.
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— Un puro atto d’amore di Gaetano Salerno Curatore e critico d’arte indipendente
Dai loro occhi emerge una nuova dimensione esistenziale, se possibile più forte della vita stessa Di fronte ai loro occhi - fissati, per pochi attimi o per intere vite, da quelli del loro assassino prima di essere uccise - siamo tutti complici di un delitto sociale, complici di una violenza che non abbiamo saputo prevedere, intuire, cogliere, disinnescare. Dai loro occhi però, in questa suggestiva ricerca di Paola Volpato declinata in centinaia di ritratti psicologici di donne vittime della violenza dell’uomo, ciascuna colta nella posa offerta dai media, emerge una nuova dimensione esistenziale, se possibile più forte della vita stessa. Nulla infatti accenna al martirio vissuto, nessuna sfumatura cromatica lascia debordare il sangue oltre le loro epidermidi, nessuna sbavatura di colore ne deturpa i volti, ancora sorridenti; il rosso che ne ha tracciato la morte ora giace occultato dal monocromo della carta cotone dello sfondo dal quale emerge, composto e compito, il loro ricordo e la loro storia, attestata e documentata dalla loro imperitura presenza, dal loro esserci ancora, sopravvissute alla damnatio memoriae alla quale l’azione feroce e brutale sembrava poterle condannare. Il linguaggio artistico di Paola Volpato, solitamente aulico e complesso, cede qui il posto a significative semplificazioni testuali che conducono l’osservazione a immediate considerazioni e a evidenti quanto necessarie forme di comprensione. Nessun ermetismo, nessuna sovrastruttura linguistica, nessuna ridondanza retorica; solo un segno scarno ed essenziale, diretto e significativo, trasporta le linee ondivaghe di ciascun ritratto in una vaga ed eterea dimensione pittorica retta da gamme cromatiche parche e ragionate, mai iperboliche, mai eccessive, limitate ad un eloquente e poetico bianco e nero di china, a contenute scale di grigi, a improvvise e lievi tonalità calde che presto sfumano e scompaiono. I volti, morigeratamente tratteggiati e delineati da gesti minimali, esprimono così sentimenti silenziosi, narrati da sguardi diretti e intensi e da azioni metaverbali sulle quali l’artista si concentra lasciando che il resto si dissolva in atmosfere, spazi fisici e dimensioni fuori dal tempo.
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Una struttura narrativa paratattica pone in relazione le molte donne che compongono la struttura portante di questo ciclo pittorico, ciascuna interdipendente dalle altre, ciascuna imprescindibile elemento di una società tragica che le ha condotte verso un unico, forse evitabile, destino. Il ritratto, contravvenendo così alla sua natura dichiarativa e celebrativa, cela qui le molte identità per lasciare emergere primariamente la componente umana che non necessita di dati identificativi, di nomi e cognomi, di intenti mimetici e grazie alla quale ciascuna donna, pur recando in sé la propria natura e la propria storia, diviene allegoria di una condizione esistenziale ed ambisce ad esprimere valori assoluti. L’una si rifugia nella moltitudine animando una realtà multiforme ed eterogenea, stranamente compatta e coesa, che lascia emergere così, oltre la morte fisica del corpo, l’esigenza di mantenere vive relazioni con l’altro da sé, la necessità di continuare ad esistere, seppur frammentate, in ciascuno di noi; le labbra non bisbigliano le grida di dolore o sdegno che logicamente ci aspetteremmo di ascoltare, richiamano però la nostra attenzione per una prima e umana forma consolatoria, l’ascolto cioè dei dolorosi segreti che ciascuna anima trattiene e che l’artista pudicamente accenna ma non svela. L’azione di Paola Volpato decide così di descrivere e denunciare e avviare un’azione politica senza lasciarsi sopraffare dalla facile retorica con la quale il femminicidio potrebbe essere superficialmente affrontato; il consistente numero dei ritratti - purtroppo destinato a crescere - che animano e ritmano questo ciclo (giustapposti nel grande allestimento modulare della mostra) determina così l’affiorare di un pathos crescente e di sentimenti empatici, mai pietistici. Spingendosi oltre il valore artistico di questa produzione si intravede in ciascuna donna ritratta un puro atto d’amore, il tentativo di contribuire a immaginare e disegnare un progetto umano maggiormente armonico, di ricostruire, seppur nell’utopia della pittura, ciò che la distopica violenza del reale ha invece saputo solamente distruggere.
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— Perchè non sono scappate? di Laura Zangarini Giornalista del Corriere della Sera, cura dal 2012 su La 27esima Ora, il blog al femminile di corriere.it, la Spoon River delle donne, per ricordare tutte le vittime di femminicidio
Nel nostro Paese il femminicidio è la prima causa di morte per le donne tra i 14 e i 45 anni Perché al primo schiaffo, al primo insulto, al primo occhio nero queste donne non sono scappate? Perché hanno continuato a dissimulare con amici, familiari e colleghi una vita apparentemente tranquilla, a minimizzare quelle ferite sul volto – quelle visibili – perché quelle nel cuore, di ferite, nessuno riesce a vederle. Perché hanno continuato a ripetere lo stesso ritornello di sempre – sono caduta dalle scale, ho sbattuto contro la porta, sono inciampata per strada? Perché in Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa da un marito, un fidanzato, un compagno o un ex, qualcuno al cui fianco hanno trascorso magari anni? Nel nostro Paese il femminicidio è la prima causa di morte per le donne tra i 14 e i 45 anni. E la percentuale più alta di omicidi di genere si registra al Nord: Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto. Un fenomeno trasversale a tutte le classi sociali. Troppo spesso si tratta di “delitti annunciati”, preceduti da anni di abusi fisici, sessuali, psicologici. Il gruppo di lavoro della 27esima Ora, il blog al femminile la cui nascita si deve all’impegno di Barbara Stefanelli, vicedirettore vicario del Corriere della Sera, e di molte giornaliste e collaboratrici del quotidiano, segue dal 2012 l’evoluzione di questo fenomeno. Il primo passo è stato pubblicare un’inchiesta in nove puntate, poi diventata un libro (“Questo non è amore”, Marsilio), oltre a scrivere e discutere di violenza e femminicidio ogni giorno. Impegnandosi a tenere viva la memoria delle donne uccise – una dolorosa “Spoon River” al femminile –, raccontando la storia di ognuna di loro. Un lavoro difficile ma necessario (negli ultimi dieci anni, dal 2006 al 2016, sono stati registrati 1.740 casi di donne uccise) perché ha cercato di cambiare anche il linguaggio con cui il femminicidio viene raccontato: la violenza contro le donne non è un “raptus”, una perdita di controllo improvvisa, un gesto conseguenza di “troppo” amore, definizioni ancora troppo spesso utilizzate dai media.
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Osservata con una lente di ingrandimento, la violenza di genere mostra nel dettaglio la sua brutalità: nel 71,9 per cento dei casi si consuma al riparo delle pareti domestiche, in famiglia; nel 67,6 per cento l’assassino è il partner; nel 26,5 per cento l’ex. Solo nel 2016, i femminicidi accertati sono stati 120. Per quanto riguarda il movente, nell’80 per cento dei casi è passionale; nel rimanente 20 per cento è legato a liti e dissapori all’interno della coppia. Non meno sconvolgenti i dati relativi allo stalking, che molto spesso precede il femminicidio, come la cronaca dimostra: delle 3.466.000 vittime nel 2016, il 78 per cento non ha cercato aiuto, non si è rivolta alle istituzioni. Come se la violenza di genere fosse in qualche modo ineluttabile. Non bastano gli interventi legislativi; non basta inasprire le pene (anche se in secondo grado le condanne sono regolarmente dimezzate); non basta che si aprano le porte del carcere. Serve una rivoluzione culturale. Le donne non sono una “proprietà di”, qualcosa di cui disporre a proprio piacimento. Ed è fondamentale che questa lotta sia combattuta con gli uomini, perché la violenza contro le donne è un problema maschile. Sostenere i centri antiviolenza è vitale; ma ancor più vitale è far partire dalle scuole il progetto di crescita della cultura del rispetto della libertà delle donne. E’ la strada dell’educazione la sola percorribile per incidere sulla cultura di un Paese, insegnando ai figli il rispetto del corpo delle donne – e alle figlie il rispetto di sé. Perché se uccide o è violento, non è amore.
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R I T R AT T I
2015 Aurora Marino - uccisa a coltellato - Benevento - 13/01 Annamaria Capuano - uccisa con pistola - Napoli - 18/01 Giustina Copertino - uccisa con pistola - Salerno - 01/02 Denise Georgiana - accoltellata - Lodi - 06/02 Magda Valcelian - uccisa a bastonate - Torino - 09/02 Antonia Cirasola - uccisa a picconate - Bari- 15/02 Maria Palmerini - uccisa a fucilate - Lucca - 22/02 Laura Arcaleni - uccisa con fucile - Perugia - 06/03 Daniela Marchi - strangolata - Chieti -08/03 Adliana Picari - accoltellata - 09/03 Carmela Morlino - uccisa a coltellate - Trento - 12/03 Anna Mura - uccisa a bastonate - Brescia -16/03 Lucia Di Salvatore - accoltellata - Novara - 7/03 (no foto) Marcella Caruso - uccisa con forchettone da cucina - Benevento - 19/03 Irene Focardi - massacrata e gettata in canale - Firenze - 03/02 Iriagbonse Eghianruwa - uccisa con 10 coltellate -Pisa - 31/03 Maria Fantasia - uccisa a colpi di bastone - Matera -05/04 (no foto) Alessia Gallo - uccisa con pistola - Padova - 09/04 Patrizia Moscato - uccisa con fucile - Agrigento - 10/04 Touria Errebaibi - uccisa a colpi di accetta - Padova - 15/04 Hiba Lahmar - uccisa con rasoiata - Padova - 15/04 Norma Ramirez - uccisa soffocata - Alessandria - 12/04 Rosolina Redolfi - uccisa in un incedio auto provocato - Imperia - 15/04 Gloria Trematerra - uccisa a coltellate - Brescia - 18/04 Emanuela Panato - uccisa a colpi di accetta - Verona - 13/04 Lucia Pompa Palumbo - strangolata - Foggia - 27/04 (no foto) Ida Fontana - uccisa col manico di un piccone - Napoli - 20/04 Teodora Catauta - uccisa con pistola - Milano - 30/04 Carmen Tassinari - uccisa dal marito con una coltellata - Ferrara - 02/05 Francesca Liperi - uccisa a coltellate - Varese - 12/04 Fiorella Maugeri - uccisa a coltellate - Cosenza - 03/05 Consuelo Molese - uccisa con pistola - Napoli - 04/05 Stefania Ardì - uccisa con un colpo di pistola - Messina- 07/05 Antonia Osaf - uccisa a coltellate - Napoli - 09/05 Lina Boccardo - strangolata - Pavia - 11/05 (no foto) Paola Fabbri - uccisa con pistola - Ravenna - 11/05 Patrizia Schettini - spinta giù dalle scale - Cosenza - 01/04 Pia Rossini - strangolata - Ravenna- 14/04 Antonia D’Amico - uccisa con due stilettate - Lodi - 16/05 Irene Tabarroni - uccisa con martello - Modena - 17/05 Francesca Marchi - strangolata - Modena - 16/05 Monica Moldovan -accoltellata - Forlì - 27/05 (no foto) Maria Paola Trippi - uccisa con fucile - Arezzo - 31/03 Rosanna Cavallari - strangolata - Torino - 29/03 (no foto) Laura Carla Lodola - fatta morire di stenti - Pavia -28/01 (no foto) Loredana Colucci - accoltellata - Savona 02/06 Sara El Omri - accoltellata - Bergamo - 02/06
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Nicoletta Giannarrusto - uccisa con pistola - Roma - 07/06 Zita Amelia Castagnotto - soffocata - Treviso - 07/06 Claudia Ferrari - uccisa con pistola - Roma - 10/06 Antonia La Tella - accoltellata - Reggio Calabria 23/06 (no foto) Carmela Cicciù - accoltellata - Reggio Calabria - 23/06 (no foto) Rosa Bassani - uccisa a coltellate - Ravenna - 05/07 Isabella Bagnai - uccisa a coltellate - Firenze - 04/07 Joi Cappelli - spinta dalle scale - Firenze - 06/07 Franca Mastinu - uccisa con pistola - Cagliari - 10/07 (no foto) Anna Daniele - uccisa con pistola - Napoli - 15/07 (no foto) Fermina Gagliardi - uccisa a coltellate - Catanzaro -21/07(no foto) Elda Penta - strangolata - Salerno -21/07 (no foto) Vilelma Pulga - uccisa a coltellate - Bologna - 28/07 (no foto) Livia Mormile - con incidente stradale provocato - Napoli - 26/07 Virginia Macchione - colpo alla nuca - Crotone- 08/06 (no foto) Antonietta De Santis - soffocata - Salerno - 04/08 Deborah De Vivo - soffocata - Salerno- 04/08 Rita Paola Marzo - uccisa con pistola - Lecce - 08/08 Laura Simonetti - uccisa a coltellate - Trento 12/08 Paola Ferrarese - uccisa a coltellate - Trento - 12/08 Antonietta Gisonna - uccisa a coltellate e poi decapitata - Milano - 13/06 Ersilia Capoluongo - uccisa a fucilate - Cesena - 02/03 Vittoria Bertoli - uccisa a fucilate - Udine - 26/02 Eligia Ardita - uccisa a botte - Siracusa - 19/01/2015 Fanica Stamate - strangolata - Reggio Calabria - 20/08 (no foto) Cezara Musteata - soffocata - Brescia - 01/09 Omayma Benghaloum - uccisa a bastonate - Messina - 04/09 Natalina Badini - uccisa a coltellate - Brescia - 02/09 Anna Carlucci - uccisa a coltellate - Asti - 14/09 Vincenza Avino - uccisa con pistola - Napoli - 14/09 Carmela Mautone - uccisa con pistola - Roma 30/09 Giordana Di Stefano - uccisa a coltellate - Catania - 07/10 Loredana Pedrocco - uccisa con pistola - Mestre - 20/10 Corradina Mirabile - uccisa con una coltellata - Verona- 19/10 Ishrak Amine - uccisa con pistola - Ferrara - 04/10 Daniela Masaro - soffocata - Venezia - 02/09 Shuie Yang - uccisa con mannaia - Pordenone - 12/10 Haiyan Wang - uccisa con mannaia - Pordenone - 12/10 Nadia Simoni - uccisa a coltellate - Cesena - 25/10 Barbara Natale - uccisa a coltellate - Asti - 14/11 Nicole Lelli - uccisa con pistola - Roma - 16/11( no foto) Ana Maria Florin - uccisa con pistola - Gela - 26/10 ( no foto) Rosanna Bezzi - uccisa a coltellate -Milano- 11/11 Simona Simonini - ammazzata di botte - Brescia - 16/11 Raffaella Presta - uccisa con fucile da caccia- Perugia - 25/11 Alessia Della Pia - massacrata di botte - Parma - 06/12 Mariana Preducaj - uccisa a coltellate - Varese - 09/12 Cristina Maggi - uccisa a coltellate - Roma - 10/12 (no foto) Francesca Re - uccisa a coltellate - Milano - 15/12
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2016 Gemma Majerotto - strangolata - Milano - 4/1 (no foto) Marina Havrylyuk - uccisa a colpi d’ascia - Napoli - 8/1 Katia Havrylyuk - accoltellata - Napoli - 8/1 Bonaria Sanna - con oggetto contundente - Sassari - 8/1 Ashley Olsen - strangolata - Firenze - 9/1 Nadia Guessons - strangolata - Cremona - 11/1 (no foto) Nelly Pagnussat - uccisa e fatta a pezzi - Mestre - 12/1 Gloria Rosboch - strangolata - Torino - 13/1 Isabella Noventa - uccisa e gettata nel fiume- Padova - 15/1 Patrizia Alvigini - strangolata - Genova - 22/1 Nerina Zennaro Molinari - uccisa con il battitappeto - Trieste - 22/1 Anna Giordanelli - con corpo contundente - Cosenza - 27/1 Luana Finocchiaro - strangolata - Catania - 1/2 Marinella Pellegrini - accoltellata - Brescia - 2/2 Mirela Balan - sgozzata - Verona - 13/2 Larisa Elena - strangolata - Verona - 13/2 Ernestina Bianca Chiari - sgozzata - Cremona - 13/2 Anna Maria Luci - con fucile - Reggio Calabria - 23/2 Rodica Monteanu - con revolver - Rovigo - 26/2 Maria Askarov - con revolver - Rovigo - 26/2 Gisella Nano - strangolata - Roma - 1/3 Mariana Caraus - con pistola - Padova - 3/3 Mirella Guth - accoltellata - Verona - 6/3 (no foto) Laura Germignani - con fucile - Novara - 19/3 (no foto) Rosa Landi - con pistola - Genova- 19/3 Sabina Iuliana - accoltellata - Salerno - 31/3 Monica De Rossi - accoltellata - Vercelli - 5/4 Elena Salmaso - accoltellata alla gola - Ferrara - 5/4 Moira Giacomelli - accoltellata - Sondrio - 9/4 Liliana Mimou - strangolata - Milano - 10/4 Fiorella Radaelli - accoltellata - Monza - 11/4 (no foto) Valentina Tarallo - a sprangate - Ginevra - Svizzera - 11/4 Liliana Bartolini - sgozzata - Bologna - 13/4 Emilia Casarin - con pistola - Venezia - 16/4 Assunta Finizio - con pistola - Roma - 20/4 Annalisa Bartolini - strangolata - Firenze - 21/4 Slavica Kostic - uccisa e sepolta in una cava - Trieste - 26/4 Mariana Szekeres - strangolata - Salerno - 30/4 Mariangela Mancini - strangolata - Rieti - 12/5 Michela Noli - accoltellata - Firenze - 15/5 Natalia Gorbati - sgozzata - Roma - 15/5 (no foto) Deborah Desiree Fuso - accoltellata - Milano- 17/5 Anna Recalcati - con pistola - Latina - 22/5 Sara Di Pietrantoni - strangolata e bruciata - Roma - 29/5 Isabella Panzella - strangolata - Salerno -29/5 Maria Teresa Meo - accoltellata - Milano - 30/5 Kamaljit Kaur - con pistola - Modena - 1/6 (no foto)
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Federica De Luca - picchiata e strangolata - Taranto - 7/6 Lavdije Kruja - strangolata - Piacenza - 7/6 Michela Di Baldo - con pistola - Udine -8/6 Alessandra Maffezzoli - accoltellata - Verona - 9/6 Rosa Grossi - massacrata di botte - Latina 10/6 Maria Adeodata Losa - accoltellata -Lecco: 11/6 Micaela Masella - uccisa con gas - Milano - 12/6 Esther Johnson - uccisa con pistola - Benevento - 14/6 Fernando Thiago Batista - uccisa a sprangate - Roma - 14/6 (no foto) Angelina Fusco - con pistola - Napoli - 15/06 Virginia Quaranta - avvelenata, si indaga per omicidio - Lecce - 18/6 Bruna Innocenti - uccisa con pistola - Firenze - 19/6 Maria Ungureanu - violentata e affogata - Benevento - 19/6 Paola Borghi - soffocata - Roma - 22/6 (no foto) Simona Rossi - con pistola - Piacenza - 23/6 Bernadette Fella - strangolata - Modena - 27/6 Manuela Preceruti - con pistola - Pavia - 28/6 Gilberto Manoel Da Silva - uccisa a coltellata - Firenze - 29/6 Mariela Josefina Santos Cruz - accoltellata -Firenze- 29/6 T.N. - uccisa a coltellate - Cosenza - 8/7 (no foto) Diana Gogoroia - sgozzata - Torino - 10/7 Catia Dell’Omarino - massacrata con martello - Arezzo 12/7 Maria Licari - uccisa con punteruolo - Palermo (no foto) - 15/7 Loretta Gisotti - uccisa a martellate - Varese - 16/7 Gisella Purpura - accoltellata - Novara - 22/7 Giuseppina Minatel - strangolata - Genova - 26/7 Marina Zuccarello - sgozzata - Catanzaro - 30/7 Vania Vannucchi - bruciata viva - Lucca -3/8 Rosaria Lentini - accoltellata - Caserta - 03/8 Barbara Fontana - serviziata e uccisa a coltellate - Bologna - 12/8 Maddalena Pavesi - uccisa con pistola - Modena - 22/8 Gianna del Gaudio - sgozzata - Modena - 26/8 Carmela Aparo - uccisa con pistola - Monza - 29/8 Pashke Babaj - accoltellata - Cuneo - 29/8 Elisa Pavarani - accoltellata - Parma - 10/9 Giulia Ballestri - accoltellata - Ravenna - 15/9 Olga Matei - strangolata - Rimini - 6/10 Lamiae Chriqi - data alle fiamme - Pistoia - 6/10 Olga Shugai - accoltellata - Novara - 8/10 (no foto) Santina Lodi - massacrata a pugni - Torino - 11/10 Nadia Arcudi - soffocata - Como - 14/10 Patrizia Gallo - accoltellata - Bologna - 16/10 Stefania Formicola - uccisa con pistola - Napoli - 19/10 Natalina Montanaro - uccisa a martellate - Torino - 20/10 Nona Movila - sgozzata - Pisa - 22/10 Aisha Bentifour - massacrata - Milano - 24/10 Rosanna Prete - con pistola - Genova - 2/11 Giada Agrosi - con pistola - Genova - 2/11 (no foto)
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Martina Agrosi - con pistola - Genova - 2/11 (no foto) Miranda Sarto - uccisa con ascia - Rovigo - 8/11 Maria Rita Tomasoni - accoltellata - Novara - 9/11 Angela Doppiu - picchiata e bruciata viva - Sassari - 10/11 Rosamaria Radicci - uccisa per vendetta - Bari -13/11 Maria Melziade - aggredita e uccisa - Barletta - 17/11 Anna Manuguerra - accoltellata - Trapani - 20/11 (no foto) Elizabeth Huayta Quispe - strangolata - Monza - 23/11 Gabriella Fabbiano - con pistola - Milano - 30/11 Jennifer Sterlecchini - accoltellata - Pescara - 2/12 Caterina Perotta - con corpo contundente - Napoli - 5/12 Victory Uwangue - uccisa e bruciata - Foggia - 10/12 Daniela Roveri - accoltellata - Bergamo - 20/12 Angela Pietrantonio - accoltellata - Bari - 22/12 Alessia Partesana - accoltellata - Ossola - 24/1
2017 Tiziana Pavani - soffocata - Milano - 2/1 Rosanna Belvisi - accoltellata - Milano - 7/1 Monia Di Domenico - uccisa con portacenere - Chieti - 7/1 Nunzia Di Gianni - uccisa a colpi d’ascia - Ferrara - 10/1 Teresa Cotugno - uccisa con pistola - Caserta - 15/1 Nadia Pulvirenti - accoltellata - Brescia - 24/1 Arianna Rivara - strangolata - Parma - 27/1 Rosanna Fortunato - soffocata - La Spezia -15/2 Edvige Anna Costanzo - strangolata - Grosseto - 15/2 Anna Radice - uccisa a coltellate - Como (no foto)- 17/2 Licia Gioia - uccisa con pistola - Siracusa - 28/2 Federica Madau - uccisa a coltellate - Cagliari - 2/3 Gina Paoli - uccisa con fucile - Firenze - 4/3 Sabrina Magnolfi - uccisa con fucile - Firenze - 4/3 Vanna Meggiolaro - uccisa con auto - Vicenza - 7/3 Antonella Lettieri - accoltellata, pestata e lasciata morire - Crotone - 8/3 Jamir Temjenlenmla - con un auto - Pordenone 13/3 (no foto) Silvia Tabacchi - uccisa con pistola - Viterbo - 17/3 Irina Bacai - strangolata - Treviso - 19/3 Ana Maria Stativa - uccisa con pistola - Bologna - 25/3 Laura Pirri - bruciata viva - Siracusa - 25/3 Maria Grazia Cornero - accoltellata - Rimini - 27/3 Battistina Russo - accoltellata - Torino - 28/3 Gerarda Di Pietro - colpi d’ascia - Caserta - 29/3 Wilma Paletti - accoltellata - Prato - 29/3 Patrizia Formica - accoltellate - Palermo - 02/4 Janira D’Amato - accoltellata - Savona - 07/4 I.A.C. - accoltellata - Lodi -(no foto) - 09/4 Nidia Lucia Loza Rodriguez - accoltellata - Vicenza - 09/4 Lu Xian Cha - accoltellata - Sassari - 10/4
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Letizia Primiterra - accoltellata - Chieti - 13/4 Laura Pezzella - accoltellata - Chieti- 13/4 Margherita Cerutti - accoltellata - Novara - 24/4 Giuseppina Orobello - accoltellata - Palermo - 24/4 (no foto) Anna Carla Arecco - ucciso con oggetto pesante - Genova - 29/4 Michela Di Pompeo - uccisa con peso da palestra - Roma 01/5 Gorizia Coppola - accoltellata - Salerno - 01/5 Maria Bonaria Contu - accoltellata- Catanzaro - 02/5 Binta Sani - con pugnale - Cesena - 14/5 (no foto) Fedora Malachi - uccisa a coltellate - Padova - 17/5 Natasha Bettiolo - accoltellata - Padova - 25/5 Antonietta Di Nunno - uccisa con pistola - Milano - 27/5 Renata Ottone - soffocata - Varese - 27/5 (no foto) Giuseppina Casasole - gettata in un burrone - Cuneo - 30/5 (no foto) Erika Preti - accoltellata - Sassari - 11/6 Diana Koni Vrapi - accoltellata- Varese -14/6 Anastasia Shakurova - soffocata - Venezia - 17/6 Ester Pasqualoni - accoltellata - Teramo- 21/6 Rosanna Conti - con una fucilate - Prato - 25/6 (no foto) Maria Grazia Russo - uccisa con pistola - Caserta - 28/6 Rosina Papparella - strangolata - Pavia - 04/7 Sonia Padoan - accoltellata - Venezia - 05/7 Anita Beata Rzepecka - uccisa a botte - Bari 06/7 Violeta M.Carabineru - massacrata - Taranto 10/7 (no foto) Patience Nfum - accoltellata - Parma 11/7 Magdalene Nyantaky - accoltellata - Parma - 11/7 (no foto) Donatella De Bello - accoltellata - Bari - 12/7 (no foto) Maria Tino - uccisa con pistola - Caserta - 13/7 Antoneta Balan - accoltellata - Siena - 14/7 Mirella Fiaccarini - soffocata - Roma - 14/7 (no foto) Maria Archetta Mennella - accoltellata - Venezia - 23/7 Paola Schiffino - accoltellata - Cagliari - 30/7 Alba Chiara Baroni - uccisa con pistola - Trento - 31/7 Nadia Orlando - strangolata - Pordenone - 31/7 Mariella Mangolini - uccisa con pistola - Ferrara - 04/8 Anna Melis - accoltellata - Prato - 07/8 Nicoletta Diotallevi - strangolata - Roma - 15/8 Sabrina Panzonato - uccisa con pistola - Venezia - 17/8 Antonietta Migliorati - accoltellata -Milano - 17/8 Marianne Obrist - massacrata - Bolzano - 21/8 Gloria Pompili - massacrata a botte - Latina - 23/8 Noemi Durini - picchiata e accoltellata - Lecce - 3/9 Alessandra Madonna - con l’auto - Napoli - 7/9 Elena Seprodi - accoltellata - Alessandria - 15/9 Irma Giorgi - accoltellata - Ascoli Piceno - 19/9 (no foto) Nicolina Pacini - con pistola - Foggia - 21/9 Giulia Lai - uccisa a martellate - Sud Sardegna - 28/9 Rosa Vitagliano - accoltellata - Napoli - 7/10 (no foto) Saadia Hamoudi - accoltellata - Asti - 7/10 Nunzia Minardi - strangolata - Catania - 10/10
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—Paola Volpato curriculum vitae Nata a Venezia, si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia-Scuola Libera del Nudo e alla Scuola Internazionale di Grafica, ha frequentato corsi di tecniche sperimentali con i maestri Licata e Basaglia, stages di fotografia con Verita Monselles, Pia Miani, Marialba Russo, corsi di elaborazione di immagini digitali al Museo Fortuny di Venezia con April Greiman. Si è laureata in Scienze Politiche dell’Università di Padova. Dal 1984 espone in numerose mostre personali e collettive in Italia - tra cui Venezia, Milano, Roma, Napoli, Bologna, Como, Vicenza, Padova, Bolzano, Treviso, Caorle, Noale, Mirano ecc. - e all’estero: Buenos Aires, San Paulo do Brasil, New York, SacramentoUruguay, Vlamir-Mosca, Madrid, Londra, Monaco, Washington, Botosani (R), Berlino, Miami. Partecipa a • 54a Biennale Venezia-Pad. Spagna, su progetto di Cesare Pietroiusti. • Arte Verona 2015, “Arbor Memorial” spazi indipendenti a cura di Cristiano Seganfreddo •Premiata al Contemporary Art Talent Show - evento fieristico ArtePadova con l’installazione “Arbor 1” Lavora a installazioni site specific, pittura, video, affreschi in spazi pubblici e poesia.
OPERE IN COLLEZIONE PERMANENTE • Museo Arte Contemporanea ad Ebene Rechenau (Austria); • Museo di Arte Moderna di Vladimir (Mosca); • Coll. Frostburg State University; • Coll. Università di Norfolk-Virginia; • Istituto romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia. • Pinacoteche comunali di Napoli, Vicenza, Noale, Treviso, Caorle, quadreria Centro don Vecchi,Venezia. • Banca della memoria, Milano- video Parting vincitore video concorso Pasinetti 1° premio sez. Micrometraggi • Biblioteca Nazionale Marciana - libro “Metropolis“ leporello di 300 artisti a cura del Centro Internazionale della Grafica di Venezia
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OPERE IN SPAZI PUBBLICI • Mirano - Ospedale, “Circle“ murales di 18 metri nel nuovo ingresso • Noale - Sc. Materna “Italo Calvino”, “Calvino’s baloons“ affresco esterno • Venezia - Forte Mezzacapo, “Arbor 3” istallazione sul percorso La Ronda dell’ Arte • Noale - Torre Civica, “Tulip on tower” , istallazione luminosa a 40m • Todi - “Anfiteatro vegetale” installazione su campo di 2 ha in collina davanti al Tevere
DOCUMENTAZIONE: • Kunsthistorisches Institut in Florenz • Archivio Storico della Biennale di Venezia - Servizio Bibliotecario Nazionale • Chi è dell’arte italiana del ‘900 ed.Mondadori • Art Diary ed.Giancarlo.Politi - Milano • Censimento Artisti Triveneti, Tempi di pace, 1987 ed. Arte Triveneta • Catalogo edito dalla Galleria Fondazione Bevilacqua La Masa ed 1985 e 1987 Venezia • Libro fotografico, I luoghi dello sguardo ed. Centro Donna 1989- Comune di Venezia • Fotografie e progetto grafico per calendario Comune di Venezia 2000 • Tema Celeste, maggio 2008 • Rivista Ishtar n. 9, 1994 - copertina e 7 elaborazioni digitali fotografiche interne • Le politiche di Genere 1977-1997- Attualità delle scelte e nuovi orizzonti, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Comitato Nazionale di Parità e Pari Opportunità nel Lavoro- copertina, 1999 • Brochure Hai i numeri per fare l’imprenditrice? CCIAA di Venezia (ideazione grafica), 2000 • Rivista Leggere Donna, Ottobre 2006 - intervista A. Barina • Catalogo Pardes, Astralia 2008; Adamà 2011 e Voci di donna 2017 • Enciclopedia Artisti Contemporanei d’Arte maggio, 2009 • Ambarabà ciccì coccò 5 fiabe sul comò, 2009 • Ebook Vanilla edizioni -Espoarte Tulip on Tower, 2010 • Antologia poeti Gruppo Poesia Comunità di Mestre, 2014 • Spatiamentum libro poesie di Jeremy Clarke - ed. Rufus Book - Londra, 2014 - 10 disegni
studio : VIA MESTRINA 10, 30033 NOALE VENEZIA pavolpato@gmail.com www.paolavolpato.com www.poalavolpato.it
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