Hi-Tech Ambiente n.8 - Novembre 2017

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Market Un eccessivo e spesso confuso dispiegamento di uomini e mezzi non è necessario ed anzi può risultare controproducente. Così come l’utilizzo di mezzi ed attrezzature inadeguate e di un numero insufficiente di operatori può provocare un peggioramento della contaminazione (più tempo necessario a controllarne la diffusione e conseguenti pesanti aggravi dei costi di intervento). Chi affronta un inquinamento, di qualsiasi entità o complessità, deve essere cosciente che è chiamato a confrontarsi con una situazione in continua evoluzione e pertanto deve saper prendere tempestivamente le decisioni più appropriate per fronteggiarla. Preventivamente all’invio della squadra d’intervento, sulla base delle informazioni ricevute (schede tecniche e di sicurezza delle sostanze coinvolte), è di fondamentale importanza valutare i rischi a cui potrebbero essere sottoposti gli operatori, ed è importante avere a disposizione gli opportuni Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e Dispositivi di Protezione Collettiva (DPC). Una volta in campo, prima di qualsiasi attività, dovranno essere effettuate i monitoraggi ambientale e di sicurezza, da parte del tecnico responsabile (misurazione del livello di esplosività, ossigeno, concentrazione del contaminante ecc.). Sarà inoltre necessario raccogliere il maggior numero possibile di informazioni e poter effettuare un sopralluogo puntuale, per l’individuazione di tutte le possibili fonti di contaminazione e le vie di migrazione del contaminante. Per la corretta MISE bisogna circoscrivere l’area coinvolta e successivamente rimuovere la fonte primaria di contaminazione. Si predisporranno quindi i presidi di contenimento e si realizzeranno le opere di rimozione delle matrici ambientali contaminate (scavo superfici solide, aspirazione sostanze liquide) e di impermeabilizzazione delle aree contaminate. Il personale addetto deve avere una formazione specifica relativamente a: la conoscenza delle diverse possibili sostanze contaminanti, le metodiche di intervento, i potenziali rischi e l’uso corretto dei DPI/DPC. Il completamento della messa in sicurezza d’emergenza andrà stabilita in accordo con gli Enti.

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UN ESEMPIO CONCRETO DI MISE

Il caso IPLOM a Genova La sera del 17 aprile 2016, a seguito della rottura di un oleodotto, l’azienda Iplom ha registrato la fuoriuscita di 580 mila litri di greggio. Attraverso i torrenti Pianego e Fegino, passando in mezzo a case e campi, il petrolio si riversava nel Polcevera, e veniva intercettato prima dell’arrivo al mare, compiendo un percorso lungo circa 5 km. La mattina successiva, i tecnici di BELFOR Italia si sono recati sul posto per definire insieme ai tecnici Iplom le attività da intraprendere per eseguire la Messa in Sicurezza d’Emergenza con l’obiettivo di MATERIALI E MEZZI DI PRONTO INTERVENTO

In commercio esiste una notevole varietà di prodotti e materiali per assorbire, contenere, detergere e confinare sostanze pericolose. È comunque fondamentale che il prodotto scelto sia adatto alla sostanza da trattare e sia idoneo allo scopo. Un esempio classico è la segatura di legno che, pur essendo un buon materiale assorbente, non è utilizzabile per assorbire prodotti infiammabili (perchè è essa stessa infiammabile e con il suo impiego favorisce il rischio d’incendio). I mezzi utilizzati per fronteggiare una emergenza possono sembrare simili ai mezzi utilizzati quotidianamente in lavori di routine. La vera differenza consiste in una serie di particolari accorgimenti utili ad evitare l’aggravamento del danno ambientale, durante il loro impiego. Le componenti ambientali coinvolte durante un’emergenza ambientale sono l’acqua, l’aria, il suolo e il sottosuolo. È abbastan-

contenere e raccogliere il prodotto fuoriuscito. Raggiungere tale obiettivo è stato possibile grazie alla grande cooperazione tra realtà aziendali, diverse per ambito di attività. L’altissimo livello di collaborazione ha consentito di poter operare in un’area così vasta e su più fronti contemporaneamente. L’intervento, costantemente condiviso con Iplom e con la Prefettura di Genova, il Sindaco di Genova e della Città Metropolitana, il Comandante della Capitaneria di Porto di Genova, l’Assessore comunale alla Protezione civile, ed i rappresen-

tanti della Regione Liguria, dei Vigili del Fuoco, di Arpal, Asl 3 Genovese e Ispra, ha permesso di raggiungere l’obiettivo prefissato di recuperare entro la giornata di sabato 23 aprile oltre il 90% del greggio in fase libera fuoriuscito a causa dell’incidente. Nei 2 mesi seguenti è stata rimossa tutta la contaminazione visibile attraverso una decontaminazione di dettaglio lungo tutto il tratto accidentalmente contaminato. L’evento, tra i più importanti disastri ambientali del comune di Genova, è stato tempestivamente risolto.

za semplice comprendere che i mezzi dovranno garantire il recupero dell’acqua inquinata, la rimozione del terreno e, nel caso si tratti di ambienti chiusi, l’aspirazione dell’aria contaminata. Ad esempio, uno degli aspetti più importanti da considerare nell’utilizzo di macchine per il movimento terra, è la scelta della giusta dimensione e la tipologia della benna di escavazione, che deve essere priva di denti per evitare l’approfondimento della contaminazione. Per il recupero invece di prodotti in fase liquida che hanno proprietà di infiammabilità o esplosione, è obbligatorio utilizzare attrezzature e autobotti a depressione conformi alla normativa ATEX. Inoltre è fondamentale avere a disposizione unità speciali di primo intervento dotate di attrezzature specialistiche per affrontare l’emergenza.

tervento per questa specifica tipologia di emergenza: - contenimento del contaminante in acqua. Per inquinante con peso specifico <1 kg/dmc, posizionamento di barriere assorbenti o galleggianti e barriere a sifone; per inquinante con peso specifico >1 kg/dmc, barriere sul fondo, dette a “sfioro” (sbarramento fisico sul fondo del canale); per inquinante solubile in acqua, sbarramento totale del corso d’acqua - rimozione del contaminante disciolto in acqua. Per inquinante con peso specifico <1 kg/dmc, aspirazione superficiale e/o posa di materiale assorbente; per inquinante con peso specifico >1 kg/dmc, aspirazione profonda; per inquinante solubile in acqua, aspirazione totale - rimozione del contaminante su matrici solide. Utilizzo di materiali assorbenti per la rimozione di prodotto libero; escavazione con utilizzo di benna dotata di lama e non di denti; posizionamento del mezzo sulle aree man mano escavate (i cingoli posizionati su aree non contaminate). Fra diverse soluzioni per la messa in atto della MISE, è opportuno tenere sempre presente che la sicurezza delle persone è prioritaria rispetto a qualunque altra esigenza, compresa quella della salvaguardia dell’ambiente e della gestione economica degli interventi.

TECNICHE DI PRONTO INTERVENTO

Vi sono numerose modalità di in-

Belfor Italia Srl Via Giovanni XXIII, 181 21010 Cardano al Campo (VA) Tel 800.820189 - www.belfor.com

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