Khadija

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Le iene avrebbero divorato anche questi poveri infelici e tante ne entravano dai varchi, che si aprivano sulle mura, ché la gente temeva di uscire e si chiudeva nei cortili e nelle case prima che l’oscurità avesse ghermito le forme. Ma dopo una settimana decisi di sfidare la sorte armato di un bastone. Ancora non conoscevo bene la città perciò temevo più che le iene i predatori che sempre compaiono nei momenti di sciagura per farsi sciacalli più delle stesse creature che popolavano il territorio fuori dalle mura. Una strana nebbiolina grigia e densa si fece avanti in quel deserto. Si spandeva con lentezza misteriosa e avvolgente. Nei pochi minuti che mi servirono per percorrere il lungo vicolo, la nebbiolina mi si era avvicinata, ingrandendosi e coprendo la via con la sua materia volatile. La luce si oscurò e anch’io presto ne fui assorbito e quasi annullato. Cominciai a tossire ché quel fumo mi irritava la gola e mi lasciava sul palato un sapore di bruciato e una lieve consistenza di materia finissima. Camminavo nei vicoli condotto dalla memoria. Sapevo che la tomba dell’emiro Nur era sulla mia destra, una distratta porticina su un muro alto poco più di un metro, imbiancato a calce. Doveva essere vicina, ma la nebbiolina che si era fatta sempre più divorante non mi permetteva di vedere con gli occhi. Procedevo come un cieco assaggiando dei muri le asperità, ma non riconobbi alcun ingresso, alcun cancelletto. Il fumo si era infittito e copriva ora anche la volta del cielo che anch’esso si andava scurendo, cancellando la poca luce che si infilava nei vicoli. “Ohi, ohi, arriva, arriva, padre Leone, padre Leone: eccoti servito! Che tu vada a sbattere la tua grossa testa contro il muro, che tu possa picchiare contro le pareti di legno, che tu non sappia più dove posi le zampe e mentre cerchi e ti abbatti noi ti salutiamo felici di avere evitato la tua bocca”. “Ahi! Ahi, padre Leone! Padre Leone sta arrivando, ma non porterà nulla con sé e il fumo se lo mangerà!” La voce roca di un vecchio urlava con tutta la forza che aveva in corpo e tagliava la fitta nebbiolina giungendo sino a me. Sempre ripeteva la voce quella frase che andava perden176


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