Pambianco Magazine N.8 IX

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dentro il web

I timori legati al lusso online hanno radici che riportano a cavallo del millennio. Era il periodo della febbre da Internet, in Italia si aprivano 600 siti al giorno e, soprattutto, ognuno si presentava come l’idea del futuro e raccoglieva denari in conseguenza. L’effetto creò la bolla delle dot.com in Borsa, dove nel 1999 venne creato il nuovo mercato (Numtel) e sul listino sbarcò Tiscali. Il titolo dell’operatore sardo di telefonia diventò il simbolo della new economy: il valore dell’azione Tiscali passò dai 46 euro di emissione a sfiorare i 1.200 euro nel marzo 2000, quando per capitalizzazione raggiunse la Fiat. Ma al Nasdaq, il listino tecnologico di New York, dove era stata aperta la stagione tecnologica in Borsa, dopo i massimi di venerdì 10 marzo 2000, cambiò la musica. Dal lunedì successivo, partì un crollo che non lasciò speranza alla quasi totalità delle dot-com. In Italia, il Numtel, passato dai 1.212 punti dell’esordio del 18 giugno 1999, ai 18.065 il 10 marzo 2000, +1.279% in soli 9 mesi, imboccò il precipizio e tornò alla quota di partenza a 1.017 punti il 7 novembre 2002, con una perdita del 95% dai massimi. Il listi-

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no tecnologico italiano chiuderà poi nel 2005. In quel falò di risorse rimase bruciato anche il lusso. Una delle vestigia è stato a lungo il portale eluxury del gruppo Lvmh, avviato a colpi di grandi investimenti, ma mai definitivamente in grado di trovare un posizionamento definito. La lezione della bolla ha tenuto distanti per molti anni i brand della moda dall’ecommerce italiano. Eppure, il mondo ha ricominciato, con più cautela, a scommettere su Internet. Si sono sviluppati i portali specializzati, appunto, come Yoox che oggi si confronta con una lista di competitor in cui la moda gioca un ruolo chiave nelle vendite. Tra questi c’è un altro gruppo quotato come Asos, e una serie di operatori ancora nella fase della “scommessa” sulla crescita: Privalia, Net a porter, Zalando e Vente privee. Per tutti, la crescita procede col vento in poppa. Anche, anzi, soprattutto in Italia. Dove, negli ultimi mesi, si susseguono annunci, osservatori, ricerche tutte orientati sul tema. Secondo la ricerca presentata a maggio e condotta dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm–School of Management del Politecnico di Milano, la previsione di

crescita delle vendite dai siti italiani per tutto il 2013 si attesta intorno al 17%, per un fatturato stimato intorno ai 11,2 miliardi di euro. L’abbigliamento si conferma tra i principali comparti in crescita rispetto al 2012 con un +27%, seguito dall’informatica (24%), il grocery (18%), il turismo (13%), le assicurazioni (12%), l’editoria (4%). Insomma, la passione è tanta. Al punto che anche le associazioni di settore, come Assorologi, nell’indagine annuale su Panel Consumatori GfK), ha inserito Internet tra i canali di distribuzione delle lancette, e l’Anci (i calzaturifici) ha addirittura registrato sul sito dell’associazione, IloveItalianShoes, un incremento del 50% delle vendite nei primi mesi del 2013. Oltre la passione, tuttavia, restano, come detto, i timori. La frenesia di inizio millennio è lontana. Ma l’esperienza insegna. Nell’articolo successivo a questo, l’analisi sulle start up evidenzia come gli investitori siano assai più cauti nell’immettere risorse in avventure web: si cerca la prova che il business funzioni. E così, oltre ai dati sulle vendite, si attendono i parametri di redditività. Sui due gruppi quotati c’è massima visibilità. Per quanto riguarda l’italiana Yoox, tra il 2011 e il 2012 i ricavi hanno registrato un ulteriore balzo in avanti, passando da 291,2 a 375,9 milioni (+29%). Più o meno è stato simile il progresso dell’ebitda (da 24 a 32 milioni). Ma la redditività, intesa in termini di incidenza dell’ebitda sui ricavi, ha una crescita minima: dall’8,3 del 2011 all’8,5% del 2012. Per un business di servizi è comunque un buon margine. Colpisce, però, che questa marginalità si sia ridotta rispetto al 2009 e al 2010. Questione di congiuntura? Di concorrenza? Di crisi generale dei consumi? Per Asos, l’altro portale quotato in Borsa, i numeri sono simili. Nel 2012 ha registrato 495 milioni di sterline di fatturato (circa 580 milioni di euro), in crescita del 46% rispetto all’anno precedente.


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