Ossolani illustri

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Ossolani illustri Angela Preioni Travostino

ADORNA FRANCESCO SAVERIO, aeronauta Villette 1744 - Bordeaux 1821 Figlio di Giacomo e di Margherita Piffero. Emigrò ragazzino all’estero in cerca di lavoro e più tardi, attratto dalle scienze fisiche e dalle novità del tempo, si dedicò allo studio della nascente aeronautica. Pare che nel 1780, prima dei fratelli Montgolfier, avesse costruito a Strasburgo un grosso pallone aerostatico con cui poi si levò su alcune città europee. Stabilitosi a Bordeaux non dimenticò il paese nativo al quale donò la casa paterna perché vi fossero ospitate le scuole elementari, ed alla parrocchia un ostensorio con inciso il proprio nome. ALBERTAZZI GIACOMO ANTONIO, scrittore didascalico, giureconsulto Vogogna 1736 - ivi 1793 Figlio del giureconsulto Giulio Maria e di Anna Romerio, studiò a Milano nelle scuole Palatine di Brera lettere, filosofia e diritto. Tornato a Vogogna fu Luogotenente del Podestà ed esercitò il pubblico patrocinio. Essendo l’Ossola passata al Regno di Sardegna si perfezionò nello studio delle leggi sabaude ottenendo la laurea all’Università di Torino. Seguì interessi culturali di genere scientifico-didascalico che espresse ne Il Padre di famiglia in sette libri dedicati alla coltura della terra, alla farmacopea domestica, alla caccia e alla pesca e alla pace in famiglia. L’opera fu pubblicata a Vercelli nel 1789 e ristampata a Milano nel 1829. ALLEGRANZA PIETRO, giornalista, canonico Vagna 1800 - Montescheno 1874 Figlio del notaio Giuseppe Maria e di Rosalia Giuppa. Compiuti gli studi classici e teologici in seminario, fu ordinato sacerdote e insegnò lettere nei seminari della diocesi di Novara. Studioso di cose ossolane, compilò una storia che restò inedita. Canonico della Collegiata

di Domo difese i diritti del Capitolo ed i privilegi ossolani; giornalista battagliero e instancabile, diresse L’Ossolano fra il 1845 e il 1848, scrisse di politica con spirito di parte, ma anche di religione e di storia. Nei suoi ultimi anni lasciò Domo e l’attività giornalìstica per fare il parroco a Montescheno, in valle Antrona, costrettovi da disposizione vescovile. ALVAZZI DEL FRATE COSTANTINO, medico Varzo 1850 - ivi 1920 Figlio del geom. Benedetto e di Monica Rigacci. Studi classici in Collegi Rosminiani e laurea in medicina nel 1873. Esercitò la professione a Domo, a Torino e dal 1893 diresse l’Ospedale Civico di Sanremo. Scrisse una monografia sulla cura dei lebbrosi e L’acqua minerale dell’Alpe Veglia, studio ricco di dati scientifici per la valorizzazione delle acque minerali ossolane. ANTONIETTI MARIA GIOVANNA, religiosa Baceno 1809 - Borgomanero 1872 Figlia di Martino e di Angela Scavini. Per vocazione religiosa si rivolse all’abate Rosmini che la inviò a studiare e a fare il noviziato a Locamo, destinandola poi a dirigere l’asilo di Biella. Per le doti eccezionali di prudenza, umiltà, fortezza cristiana e sagacia amministrativa dimostrate, il Rosmini la nominò Superiora Generale dell’Ordine delle Suore della Provvidenza da lui fondato. ARCARDINI ALESSANDRO, avvocato Piedimulera 1895 - Domodossola 1992 Figlio di Rocco e di M. Luigia Coursi, vallesana. Studi classici al Mellerio Rosmini e laurea in giurisprudenza a Torino. Ufficiale del genio e aviatore nella 1a guerra mondiale, ottenne la croce di guerra ed il distintivo d’onore. Durante la brillante carriera forense a Torino, nel 1944 difese gli avvocati Brosio e Fusi che, con abili157


tà dialettica, sottrasse alla pena capitale richiesta dal Tribunale fascista e toccata invece agli sfortunati eroi fucilati al Martinetto. Dal 1945 continuò la professione a Domodossola e accettò con grande disponibilità la carica di presidente della Fondazione Galletti, dell’Azienda Autonoma di Bognanco, della Pro Domo e della 2a Esposizione italo-svizzera del 1950. Fu anche sostenitore del rilancio del Sempione mediante il collegamento stradale con Genova (autostrada Voltri-Sempione). Collaborò al buon andamento di enti morali e culturali con competenza e attiva partecipazione. Per i disinteressati incarichi umanitari fu nominato grand’ufficiale della Repubblica. AZZARI GIUSEPPE ANTONIO, patriota Re 1767 - Bicocca di Novara 1796 Figlio dei vigezzini Giuseppe Antonio di Re e di M. Anna Ravelli di Albogno. Studi classici e laurea in giurisprudenza a Pavia, ove abbracciò ideali repubblicani che propagandò a Pallanza, luogo di residenza della famiglia, da anni dedita a fruttuosi commerci, e in Valle Vigezzo fra parenti e amici. Con il nome di Giunio Bruto fu a capo di un movimento rivoluzionario che, nell’autunno 1796 tentò l’insurrezione antimonarchica. Catturato dalle forze regie per delazione, fu condannato a morte e impiccato a Novara nei pressi della Bicocca. BAGNOLINI ATTILIO, Medaglia d’oro al valore militare Villadossola 1913 - Mai Ceu (Etiopia) 1936 Alpino del btg. Intra del IV Reggimento, combattente in Africa Orientale durante la guerra italo-etiopica (1935-36), difese da ferito la postazione di Passo Macan, nella battaglia cruciale di Mai Ceu o del lago Ascianghi, poi con sacrificio della vita sventò il tentativo di accerchiamento dell’esiguo gruppo dei compagni d’armi. In Villadossola è ricordato con l’intitolazione della Scuola Media e con un monumento. Un sommergibile della Marina Militare porta il suo nome. BALCONE GIOVAN BATTISTA, benefattore S. Maria Maggiore 1703 - ivi 1750 Sacerdote presso la Parrocchia di Zornasco, ricco, brillante e di scarsa pratica religiosa. Mutò condotta e si ridusse a vivere poveramente e in penitenza. Eresse un 158

ospedaletto nel quale raccolse derelitti e mendicanti. BALLARINI GIORGIO, ingegnere, giornalista Livorno 1903 - Domodossola 1987 Figlio dell’ing. Giovanni e di Clori Solari. Domese d’adozione essendovi giunto fin dal 1928, diresse la Ferrovia Vigezzina per un quarantennio. Negli anni del conflitto bellico si accostò al Partito Socialista e durante i «quaranta giorni di libertà» fu membro della Giunta Provvisoria di Governo con il compito di far funzionare i trasporti interni all’Ossola e particolarmente quelli internazionali diretti nel Vallese e nel Canton Ticino. Nel 1945 rientrato dalla Svizzera, dove si era rifugiato dopo la rioccupazione tedesca, fu eletto dal C.L.N. sindaco di Domodossola, carica che tenne fino alle prime elezioni. Continuò l’impegno politico fondando e dirigendo il giornale settimanale Il Risveglio Ossolano, e scrivendo gli articoli di prima pagina in favore di battaglie sociali. Colto, amante dell’arte, visitò tutti i continenti per conoscerne anche gli aspetti politici, sociali e organizzativi. BALZARDI ANGELO, scultore Antrona 1892 - Torino 1974 Studi artistici a Torino conclusi nel 1922 con diploma del Corso superiore di scultura. Partecipò con successo alla XIX Biennale di Venezia e alle Quadriennali di Roma. Fu titolare della Cattedra di plastica ornamentale all’Accademia Albertina. Sue opere di rinomanza: il monumento al fante a Torino; fontana per i giardini pubblici e sacrario dei caduti di Alessandria, edicole e monumenti funerari in vari campisanti, busto del contadino piemontese e la Medusa per il campo sportivo di Domo. BARATTA GIOVAN BATTISTA, ufficiale medico, oculista Orcesco di Druogno 1778 - Milano 1851 Emigrato in Francia con i genitori originari della valle Vigezzo, a Parigi si laureò in medicina e rientrò in Italia con l’armata del gen. Bonaparte, ottenne il grado di ufficiale medico del 1° Reggimento Ussari della Repubblica Cisalpina e passò in seguito alla Divisione Victor. Nel 1805 a Pavia si specializzò in chirurgia e a Milano fu nominato dirigente del servizio sanitario presso il


Collegio Militare. Lasciò numerose pubblicazioni: Memoria e osservazione sopra una pupilla artificiale (1809), comparsa su L’incoraggiamento di Genova, e l’opera in due volumi Osservazioni pratiche sulle principali malattie degli occhi tradotta in tedesco a Lipsia (1848). Fu membro delle Società mediche di Vienna e Lipsia. BARBETTA VENANZIO GIUSEPPE, letterato Baceno 1869 - Quinto (GE) 1910 Figlio di Venanzio e di Domenica Bracchi. Studi classici al Mellerio Rosmini e laurea in lettere all’Università di Torino. Insegnante per qualche anno, bibliotecario a Milano, poi giornalista, critico apprezzabile, scrittore purtroppo ignorato per la sua ritrosia e modestia. Le sue opere, pervase di pessimismo esistenziale, videro la luce tra il 1888 e il 1903. Ammalato, cercò inutile sollievo in Liguria. BARONIO ANTONIO, pittore Vogogna 1869 - Vogogna 1918 Figlio di Francesco e di Domenica Moro. Dopo gli studi classici a Domo si iscrisse al Politecnico di Torino che lasciò per l’Accademia Albertina. La sua produzione pittorica molto apprezzata dai contemporanei ebbe spesso per soggetto il paesaggio ossolano. BAZZETTA GIOVANNI (NINO), storico, giornalista Novara 1880 - ivi 1951 Figlio del col. Giulio, che fu militare a Domo e benemerito della Fondazione Galletti, e di Fanny Lampugnani. Studi classici al Mellerio Rosmini e laurea in giurisprudenza a Pavia. Nel 1901 esordì come giornalista nel foglio domese L’Indipendente. Nel 1905 fondò La libertà, e fu poi redattore de Il Popolo dell’Ossola (1910) e corrispondente di altri giornali, segretario alla Sottoprefettura di Domo dal 1912 al 1922, combattente valoroso nella grande guerra, segretario di Prefettura a Novara ed in seguito al Ministero del Tesoro a Roma. Appassionato di ricerche storiche, dedicò ai domesi la Storia di Domodossola e dell’Ossola Superiore (1910) frutto di decennale fatica. Trattò altri argomenti storici ossolani e pubblicò le storie di Omegna e di Novara. BELCASTRO ALFREDO, pittore Omegna 1893 - S. M. Maggiore 1961 Da genitori omegnesi albergatori in Vigezzo, frequentò

la scuola di belle arti Rossetti Valentini. Dopo aver partecipato alla 1a guerra mondiale si perfezionò nella pittura a Torino e a Roma. Tornato in valle Vigezzo, iniziò l’attività pittorica acquistando consensi..Dapprima «divisionista», il suo stile si fece più libero e personale e tradusse in colori stati d’animo e la poesia della natura circostante. BELLI GIOVANNI, deputato, benefattore Stradella 1812 - Calasca 1904 Figlio di Antonio e di Marianna Tojetti di Calasca, residenti a Stradella poi a Pavia commercianti di uve e di vini dell’Oltrepò pavese. Si laureò in fisica matematica in quell’Ateneo dove lo zio paterno era illustre cattedratico. Sindaco di Calasca, fu eletto Deputato subalpino dal 1852 al 1861 e Consigliere provinciale. Beneficò le società operaie dell’Ossola, l’asilo infantile di Piedimulera, l’Ospedale San Biagio di Domo e soprattutto il Comune di Calasca a cui lasciò proprietà e denaro per l’istruzione, l’igiene e la viabilità patrocinando la strada fino a Macugnaga. BELLI GIUSEPPE, fisico, professore universitario Calasca 1791 - Pavia 1860 Laureato a pieni voti in fisica matematica all’Università di Pavia, nel 1843 ottenne la cattedra che fu già di Alessandro Volta presso l’Ateneo pavese. Fu il più illustre rappresentante delle scienze fisiche in Italia fra il 1845 e il 1860. Un ricordo marmoreo è collocato sotto i portici dell’Università di Pavia. BELLI SAVERIO, botanico Domodossola 1852 -Torino 1919 Figlio di Carlo che fu Deputato al Parlamento subalpino, Sindaco di Domo e capo divisione al Ministero delle Finanze, e di Giuditta Silvetti di Pallanzeno, nacque e crebbe nel Palazzo Belli (ex chiesa di San Francesco). Compiuti gli studi classici al Collegio Mellerio Rosmini, frequentò a Torino dapprima la facoltà di medicina poi quella di scienze naturali laureandosi a pieni voti nel 1887. Libero docente nel 1894, direttore dell’orto botanico e poi Ordinario all’Università di Cagliari. Compì e pubblicò studi botanici sulle crittogame e fanerogane. Fu membro di accademie scientifiche. 159


BIANCHETTI CARLO, medico, agronomo Ornavasso 1788 - ivi 1840 Studi classici, laurea in medicina a Pavia nel 1810. Medico condotto al paese nativo, scrisse sull’uso del solfato di chinino e sulle cure del gozzo. Studiò e scrisse anche sulla coltivazione dei gelsi, sulla viticoltura, sulle talpe e sui bachi da seta. Perché i parroci potessero aiutare i parrocchiani al corretto uso agricolo, dedicò loro il trattato Delle utilità di unire lo studio scientifico dell’agricoltura alle discipline ecclesiastiche. BIANCHETTI ENRICO, storico, archeologo Domodossola 1834 - Ornavasso 1894 Figlio di Giovanni medico e deputato al Parlamento Subalpino e di Maria Mantellini di Varzo. Studi classici, studente a Torino alla facoltà di Giurisprudenza, ma non si laureò per dedicarsi a studi letterari, artistici, storici approfonditi con ricerche d’archivio. Diede alle stampe la pregevolissima Storia dell’Ossola inferiore in due volumi, uscita a Torino nel 1878. Scoprì, studiò e scrisse sulla necropoli gallo romana di Ornavasso e ordinò nella propria abitazione una preziosa raccolta archeologica (ora al Museo di Pallanza per decisione degli eredi). Si occupò anche di meteorologia, agricoltura e fotografia. Fu in corrispondenza con studiosi di storia suoi contemporanei ed ebbe riconoscimenti ed onorificenze. Sposò una cugina di Quintino Sella con il quale ebbe rapporti culturali. BIANCHETTI GIOVANNI ANTONIO, chimico Ornavasso 1785 - Domodossola 1854 Figlio di Giovanni e di Margherita Viola. Dopo gli studi classici conseguì a Pavia la laurea in chimica farmaceutica nel 1806. Arruolatosi volontario nella Guardia d’onore del Regno Italico ebbe decorazione dal Principe Eugenio di Beauharnais. Nel 1813 fu farmacista maggiore dell’Ospedale di Venezia. Con la caduta di Napoleone tornò in Ossola e riprese gli studi di chimica lasciando dotte dissertazioni pubblicate dalla Società dei farmacisti del Regno di Sardegna. BIANCHETTI GIOVANNI, medico, politico Granerolo 1809 - Ornavasso 1890 Figlio del chimico Giovanni Antonio e di Margherita Galli. Dopo gli studi classici conseguì a Torino la laurea in medicina e una specializzazione in chimica medica e 160

terapica a Parma. Esercitò a Domo e curò gratuitamente i carcerati. Fu sindaco del Borgo e dal 1849 Deputato al Parlamento subalpino per tre legislature. BIANCHI GENNARO, politico, teologo e letterato Domodossola 1748 - ivi 1825 Appartenente a ricca famiglia borghese, figlio di Giovanni Battista e di Fiorenza Bossi. «Doctor utriusque iuris», insegnante di retorica nel Seminario di Como. Fu collega e strinse amicizia con Alessandro Volta che ospitò due volte in Domodossola quando, già famoso docente di fisica sperimentale a Pavia, era diretto a Ginevra nel 1787 e a Parigi nel 1801. Aderì alle idee innovatrici e fu a capo della Municipalità di Domo durante la 1° Repubblica Cisalpina, poi commissario del Governo Italico nell’Ossola e Delegato revisore della Cassa pagamenti della costruenda strada del Sempione. Dopo la caduta di Napoleone si ritirò a vita privata. BINDA ATTILIO, colonnello, medaglia d’argento Domodossola 09.02.1894 – Russia 20.01.1943 Osservatore militare dell’aeronautica nelle due grandi guerre mondiali. Salvò un gruppo di alpini sul Don attirando su di sé il fuoco nemico. Gli vennero conferite due medaglie d’argento. BOITI ANTONIO, chirurgo Roma 1776 - Firenze 1827 Figlio di Bartolomeo e di Domenica Novaria Todesco entrambi di Calasca emigrati a Roma. Come altri anzaschini studiò grazie agli aiuti finanziari dell’archiatra Giavina di Domo che lo volle con sé come aiuto chirurgo all’Arcispedale di S. Spirito in Roma. Nel 1803 fu chiamato a Salisburgo da Ferdinando III di Lorena a prestare l’opera di chirurgo ostetrico. Dopo il Congresso di Vienna seguì a Firenze il Granduca con la carica di capo chirurgo di Corte. Scrisse note di medicina sul Giornale dei Letterati di Pisa. BOITI PAOLO, benefattore Sec. XVIII (2a metà) – Calasca 1836 Figlio di Bartolomeo e di Domenica Novaria Todesco, sacerdote, contribuì con il proprio patrimonio alla costituzione del «Monte di pietà» di Calasca. Fondò una scuola per insegnare alle figliole dagli anni cinque ai do-


dici a leggere, scrivere e imparare la Dottrina Cristiana, a cucire e a fare calzette. BONARDI BERNARDINO, scenografo, benefattore Coimo 1834 - Domodossola 1923 Figlio di Giovanni e di Rosalia Pattaroni. Studiò disegno sotto la guida di pittori vigezzini poi si recò a Parigi da una zia cameriera dello scenografo Ferri da cui apprese l’arte della scenografia. Insieme lavorarono per il teatro Regio di Torino. Nel 1857 il Bonardi si trasferì in Spagna dove fu attivo presso i principali teatri finché fu assunto al R. Teatro di Madrid. Nel 1890 si stabilì definitivamente a Domo. Regalò al teatro Galletti il sipario riproducente la piazza Mercato e i costumi caratteristici delle valli ossolane, conservato nel palazzo S. Francesco. Lasciò una somma all’Ospedale S. Biagio per la cura agli ammalati di Coimo. BONARDI GIUSEPPE, benefattore Coimo 1822 - Parigi 1906 Figlio di Giovanni Andrea e di Domenica Cuccioni, fece fortuna a Parigi dopo essere stato apprendista fumista. Fu tra i primi a introdurre il riscaldamento con caloriferi ad aria, ottenendo grandi profitti economici. Legò a Coimo una rendita annua per pagare cure e medicine ai poveri, uno stipendio ai maestri elementari, una dotazione di fontanelle pubbliche e buona parte della strada fra il suo paese e la statale di val Vigezzo. BONO PIETRO, benefattore Varzo 1815 - Parigi 1887 Figlio di Domenico e di Maria Mazzurri. Dopo le elementari raggiunse il padre emigrato a Valence sur la Drône e con impegno e volontà si affermò nel commercio, aprendo a Parigi una casa di materiale ottico e fotografico con succursale a Buenos Aires. Fu generoso pittore lasciando vistosa somma per la costruzione dell’ospedale di Varzo e aiuti finanziari alla Pia Opera di S. Paolo di Valence. BORGNIS DOMENICO AGOSTINO, benefattore Craveggia 1799 – ivi 1843 Arricchitosi con il commercio, lasciò una considerevole somma al suo paese per l’istituzione di una scuola postelementare che funzionò per oltre un decennio.

BORGNIS GIUSEPPE ANTONIO, professore universitario Craveggia 1781 - Monza 1863 Figlio di Giovanni banchiere a Parigi e di Maria Rossetti. Dedicatosi agli studi scientifici si laureò in ingegneria prestando poi servizio presso la Marina a Venezia dove uscì una sua pubblicazione di meccanica. Insegnò matematica applicata all’Università di Pavia divenendone nel 1843 Rettore Magnifico. Propugnò la costruzione della carrozzabile Vigezzo-Domo e di una diramazione verso la Svizzera e il lago Maggiore. Fu membro effettivo del Regio Istituto Lombardo di Scienze, lettere e arti. BORGNIS GIUSEPPE MATTIA, pittore Craveggia 1701 - West Wycombe (Inghilterra) 1761 Figlio di Giovanni e di Antonia Borgnis. Ricevuti i primi rudimenti del disegno in Valle, imparò l’affresco e la pittura a olio a Bologna e a Venezia. Nel 1719 in Vigezzo iniziò l’attività, notevole per livello artistico e per numero di committenze, durata un trentennio. Lasciò pitture sacre e profane in chiese e case della Valle, dell’Ossola, del Canton Ticino fra cui s’impongono gli affreschi delle chiese parrocchiali di S. Maria Maggiore, Craveggia e dell’Oratorio della Madonna della Vita di Mozzio. Nel 1752 si trasferì in Inghilterra (West Wycombe) dove propose nello stile «augusteo» molte opere classiche della pittura italiana componendone variamente il contesto. Morì cadendo da un’impalcatura. BOSSONE CARLO, pittore Savona 1904 - S. Carlo di Vanzone 1991 Figlio di Raimondo e di Ines Rosa della valle Anzasca. Allievo del pittore ottocentista Vittorio Cavalieri a Torino, seguì contemporaneamente corsi serali di figura all’Accademia Albertina e fu assiduo frequentatore di musei e gallerie. I soggiorni in valle Anzasca gli fecero amare e conoscere la montagna e la vita che la circonda, che espresse nella sua pittura con scelta di forme, luci e colori non disgiunti dal sentimento. Mostre personali negli anni Trenta a Torino, Milano, Novara, Parigi e centri del lago Maggiore lo incoraggiarono a proseguire. Lavorò come analista in miniera e poi partì per l’Ar-

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Balcone Giovan Battista, benefattore S. Maria Maggiore 1703 - ivi 1750

Belli Giuseppe, ďŹ sico e professore universitario Calasca 1791 - Pavia 1860

Borgnis Giuseppe Antonio, professore universitario Craveggia 1781 - Monza 1863

Borgnis Giuseppe Mattia, pittore Craveggia 1701 - West Wycombe 1761


gentina (1944). Dipinse con successo a Buenos Aires e nelle principali città argentine, ispirandosi all’immensità degli scenari sudamericani. Tornò nel 1949 e si stabilì a S. Carlo di Vanzone, rinunciando a buone prospettive torinesi. Insegnò privatamente la pittura a molti allievi e tenne mostre fino al 1990. BOTTI GIUSEPPE, egittologo Vanzone 1889 - Firenze 1968 Figlio di Bartolomeo e di Maria Gorini. Laureato all’Università di Torino in lettere classiche, si specializzò in egittologia studiando i papiri della collezione Drovetti sotto la guida dell’illustre prof. Schiaparelli. Fu sovrintendente del museo archeologico di Firenze (sezione egizia) e docente di egittologia all’Università di Roma. Le sue pubblicazioni superano la settantina. Ultima fatica due volumi su L’archivio demotico con i quali inizia il catalogo del Museo Egizio di Torino. L’opera consiste nella trascrizione, traduzione, commento di papiri inediti scritti in lingua demotica di cui fu fra i maggiori esperti. Aveva anche intrapreso la traduzione di papiri conservati nel Museo Gregoriano del Vaticano. Altra opera importantissima e nota agli studiosi di tutto il mondo la traduzione dei papiri in lingua ieratica e demotica provenienti dagli scavi di Umm el Breighat. BOZZO ANGELO, benefattore Vanzone 1838 -ivi 1912 Figlio di Giovan Battista e di Maddalena Bozzo, emigrò in Francia con la famiglia. Diventato ricco gestendo con altri parenti una gioielleria, lasciò notevoli somme all’asilo infantile del paese nativo, alla Congregazione di carità per pagare medicine ai poveri, all’ospedale di Novara per assicurare le cure agli indigenti di valle Anzasca e alla parrocchia per opere di bene. CABALA’ DON GAUDENZIO, sacerdote, partigiano Gravellona 1890 – Domodossola 1961 Coadiutore della parrocchia di Domo fin dal 1921, poi cappellano dell’ospedale S. Biagio, fu tra i primi a dedicarsi alla Resistenza procurando mezzi ai primi nuclei armati e aiutando i giovani a sottrarsi ai bandi e alla cattura da parte di neofascisti e tedeschi. Scoperto unitamente al fratello e alla sorella esercenti in Domo il “Caffè Cabalà” che collaboravano con lui, stette alla

macchia e poi si rifugiò in Svizzera nel giugno 1944. Rimpatriò il 10 settembre per assumere l’incarico di Commissario all’Istruzione nella Giunta Provvisoria di Governo, curò l’invio di circa 500 bambini ossolani in Svizzera. Alla caduta della Repubblica partigiana accompagnò a Briga due convogli di fuggiaschi e di feriti. Dopo il 25 aprile riprese l’incarico di cappellano al S. Biagio fino alla fine dei suoi giorni, avvenuta in seguito a incidente automobilistico. CALCATERRA CARLO senjor, medico, scrittore Bellinzago 1843 – Gignese 1894 Medico condotto in valle Antigorio dal 1874, abitò a Premia per vent’anni, zelante e infaticabile nel prestare la propria opera nei vari disagiati paesetti. Praticò le vaccinazioni antivaiolose vincendo i pregiudizi della popolazione e di qualche collega. Amò l’Ossola e la sua storia millenaria e fu autore di racconti storici, tra cui La bella ossolana (1884). CALCATERRA CARLO JUNIOR, docente universitario, critico Premia 1884 - S. Maria Maggiore 1952 Figlio di Carlo, medico condotto di valle Antigorio e di Carolina Giovanelli di Cannero, allievo apprezzatissimo di Arturo Graf, conseguì brillantemente la laurea in lettere nell’Università di Torino presso la quale fu libero docente dopo aver combattuto nella 1a guerra mondiale. Nel 1927 vinse la cattedra di letteratura italiana all’Università Cattolica di Milano e due anni dopo fondò la rivista Convivium e firmò gli articoli con lo pseudonimo Carlo da Premia in ricordo del paese nativo. Dal 1935 all’anno della scomparsa fu titolare della prestigiosa cattedra di letteratura italiana nell’ateneo di Bologna. Sfollato con la famiglia a Druogno (1943), durante la «repubblica» dell’Ossola (1944), con Contini e Bonfantini si impegnò a redigere un piano di riforma scolastica. Fu presidente del Centro nazionale di studi Alfieriani, curò numerose edizioni e scrisse opere di critica fra le quali primeggiano: II Parnaso in rivolta; Barocco e Antibarocco nella poesia italiana; II Barocco in Arcadia e altri studi sul Settecento; II nostro imminente Risorgimento; Con Guido Gozzano e altri poeti e Della lingua di Gozzano; Alma mater studiorum; Poesia e canto.

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CALPINI STEFANO, politico Domodossola 1849 – ivi 1902 Figlio di Francesco e Maria Burla. Avvocato di successo nella sua città, si occupò con passione di agricoltura e diede utili consigli ai concittadini. Scrisse Memorie sulle condizioni dell’agricoltura del Circondario dell’Ossola pubblicato nel 1901, premiato con medaglia d’argento. Fu deputato per quattro legislature nella lista liberaldemocratica, attivo consigliere della Società Operaia e della Fondazione Galletti. CAPIS GIOVAN MATTEO, giureconsulto Domodossola 1617 – ivi 1681 Figlio dello storico e giureconsulto Giovanni e di Laura Ferrari, studiò leggi a Pavia dove si laureò. Tornato a Domo accettò la carica di sindaco della Giurisdizione, che tenne per molti anni occupandosi di far costruire ripari al Bogna, e dell’amministrazione dell’ospedale S. Biagio. Curò la stampa dell’opera storica del padre, si adoperò per la costruzione del nuovo convento dei Cappuccini, della chiesa e delle cappelle della via Crucis del Sacro Monte Calvario. A quest’ultima opera si dedicò con zelo e pietà destando fervore religioso tra gli Ossolani che lo secondarono in tale grandiosa opera con sovvenzioni e aiuti di ogni genere. Morendo lasciò il suo patrimonio all’istituzione del Sacro Monte Calvario. CAPIS GIOVANNI, giureconsulto, storico Domodossola 1582 - ivi 1632 Figlio del conte Matteo e di Elisabetta Borgnis compì gli studi classici a Milano, presso i Gesuiti di Brera, poi a Pavia si laureò in diritto civile ed ecclesiastico nel 1605. In quell’epoca compilò un dizionarietto etimologico del dialetto lombardo con traduzione in volgare toscano noto come Varon milanes. Dopo aver fatto pratica legale a Milano, in seguito alla morte del padre nel 1608 rientrò a Domo per esercitarvi la professione. Fu anche titolare delle massime cariche elettive della Comunità per cui si vide costretto a provvedere alle necessità gravi del suo tempo quali la peste, le disastrose piene del Bogna. Ma soprattutto lottò in difesa dei privilegi dell’Ossola contro l’esosità del fisco spagnolo. In questa ultima occasione, dovendo ricercare e riordinare grande quantità di documenti del passato, nacque in 164

lui l’idea di tramandare ai posteri una storia dell’Ossola, quella appunto da lui compilata e finita nel 1631 e poi fatta stampare dal figlio Giovan Matteo nel 1673 sotto il titolo di Memorie della corte di Mattarella. L’opera, di notevole interesse e importanza, ebbe una ristampa nel 1968. CASETTI ANTONIO, benefattore Caddo 1841 - ivi 1888 Figlio di Giovanni e di Maria Cesconi, fece fortuna a Parigi, dove si era recato undicenne, con attività commerciali e industriali. Fu amministratore della Società di Beneficenza Italiana a Parigi e Consigliere della Camera di Commercio. Rientrato in Ossola ideò la strada Cisore-Caddo-Preglia alla cui realizzazione destinò vistosa somma. Provvide anche alla costruzione della scuola elementare di Preglia. La scuola media di Preglia è dedicata a lui ed al fratello Giovanni. CASETTI GIOVANNI ANDREA, astronomo, astrologo Vogogna 1568 - ivi 1628 Di antica famiglia patrizia, si dedicò allo studio delle scienze naturali e dell’astronomia che poi insegnò a Milano. Pubblicò annuali effemeridi in cui sono trattati argomenti cosmici, meteorologici e astrologici. L’effemeride del 1596 dedicata alla contessa Tornielli reca osservazioni sulla luna, sull’epatta e su elementi riguardanti il calendario ecclesiastico e solare. In quella del 1612 augura all’Ossola che la peste non infierisca. In un manoscritto dedicato al cardinale Federico Borromeo, conservato all’Ambrosiana di Milano, tratta di pronostici sul tempo in relazione all’aspetto degli astri, desunti anche dalla tradizione classica (Plinio, Aristotele) e dalla propria esperienza di osservatore. Nel 1603 pubblicò in Milano presso l’editore Giacomo M. Meda Il presagio infallibile sopra la mutazione de’ tempi, Indisposizione dei corpi calcolato al meridiano della città di Milano e altre città d’Italia. CASETTI GIOVAN PIETRO, benefattore Caddo 1846 – ivi 1918 Emigrato a Parigi, lavorò col fratello Antonio nel mobilificio dello zio e per la rara abilità e perspicacia ingrandì notevolmente l’azienda in cui assumeva preferibilmente operai italiani. Rifiutò la cittadinanza francese


sentendosi legato alla Patria e destinò agli Italiani e agli Ossolani in Francia molto denaro in beneficenza. Lasciti cospicui andarono a Preglia. CAVALLI CARLO MARIA, giurista, statista, marchese 1684 - Milano 1765 Figlio di Giovanni e di Maria Tomasina, emigrati in Lombardia, laureato a Pavia il 3 agosto 1705 in utroque iure, percorse a Milano tutti i gradi della magistratura: Vicario Pretorio della Corte Senatoria di Pavia (1708), avvocato del Foro Milanese (1710), Vicario generale del Dominio Milanese (1726), Membro della Giunta di Governo (1733). Carlo VI lo nominò Reggente del Supremo Consiglio d’Italia (1737) presso il governo di Vienna e il 1° giugno 1739 lo creò Marchese col feudo di Ceranova nella campagna di Pavia. Nel 1750 si ritirò a vita privata col privilegio di partecipare alle attività del Senato a suo piacimento. Ebbe come sostituto al Senato il consultore Paolo della Silva. Il fratello Domenico, Vicario Generale a Milano del cardinale Pozzo-Bonelli e Regio Imperiale Economo di Maria Teresa, morì a 57 anni nel 1750 e fu sepolto in Duomo a Milano. CAVALLI CARLO, medico, storico Santa Maria Maggiore 1799 - ivi 1860 Studi classici e laurea in medicina e chirurgia presso l’Università di Pavia e di Torino. Fu medico condotto in val Vigezzo e corrispondente del Giornale delle scienze mediche, sindaco di Santa Maria Maggiore, presidente del Consiglio provinciale dell’Ossola, deputato al Parlamento Subalpino e fautore della carrozzabile val Vigezzo-Domo. Va ricordato soprattutto per i Cenni statistico-storici della Val Vigezzo in tre volumi editi a Torino nel 1845, primo lavoro accurato e fondamentale sulla storia generale della Valle, che gli ottenne onorificenze e l’iscrizione a varie accademie italiane e straniere. CAVALLI ENRICO, pittore Santa Maria Maggiore 1849 - ivi 1919 Dal padre Carlo Giuseppe, ritrattista, apprese i primi rudimenti. Trasferitasi la famiglia a Lione, là frequentò l’Accademia di belle arti, poi fece la spola tra Parigi e Marsiglia avendo contatti con artisti del suo tempo e dipingendo ritratti che mandò alle esposizioni di Parigi e di Torino. In Francia e nella sua Valle continuò la sua

attività, insegnando saltuariamente alla Scuola RossettiValentini. Le sue opere sono disperse in città della Francia, in Piemonte e in Lombardia. Un certo numero di suoi quadri si trovano alla Galleria Giannoni di Novara e in valle Vigezzo. Merita un posto di rilievo fra i pittori italiani della seconda metà dell’Ottocento. CAVALLI GIOVANNI ANTONIO, chirurgo, amministratore pubblico Finero 1779 - Malesco 1866 Crebbe a Vienna presso uno zio e là compì gli studi fino alla laurea in chirurgia conseguita nel luglio 1799. Entrato nell’esercito austriaco come sanitario, combatté e cadde prigioniero nella battaglia di Marengo (1800). Liberato rientrò a Vienna e si perfezionò in ostetricia. Nel 1816 rimpatriò ed esercitò la professione in valle Vigezzo con patente del Governo Piemontese, fissando a Malesco la residenza. Accettò varie cariche sociali nonostante l’impegno della professione; da sindaco propugnò la scuola femminile e la costruzione della strada carrozzabile Vigezzo-Domodossola. Uno dei figli, Domenico, rosminiano nel Collegio di Newport (Inghilterra) fu stimato da cattolici e protestanti. CAVALLINI GIOVANNI BATTISTA, giureconsulto, scrittore Coimo metà del sec. XVI – Milano primo decennio del sec. XVII Come tanti vigezzini si trasferì a Milano con i genitori. Conseguì la laurea in giurisprudenza e si dedicò alla riforma della procedura, compilò un formulario guida per la stesura degli atti notarili, stampato a Milano nel 1581 presso l’editore Piscaia. Scrisse L’Attuario della pratica civile e L’Attuario della pratica criminale, usciti nel 1587 e nel 1593. Fece stampare il Trattato sui sequestri, dedicato al cardinale Federico Borromeo. Da lui attinsero i patrocinatori successivi. CAZZINI GIOVANNI ANTONIO, benefattore Toceno 1804 - ivi 1859 Figlio di Francesco e di M. Caterina Francini, da ragazzo fece lo spazzacamino poi si trasferì a Berna da suoi congiunti in qualità di garzone. Frequentò una scuola serale, ma da autodidatta si formò una cultura notevole. Trasferitosi nel Würtemberg ebbe successo economico. 165


Tornato definitivamente a Toceno, si occupò del Comune del quale fu sindaco e al quale lasciò una notevole somma per l’erezione dell’asilo d’infanzia e della Scuola femminile, che presero il suo nome. Di fede mazziniana fondò «La società degli amici del progresso» mantenendo rapporti amichevoli con il Brofferio. CERETTI PIETRO MARIA, mercante in ferro, industriale Intra 1735 - Villadossola 1801 Formò nel 1796 la prima società per lo sfruttamento del ferro a Viganella in valle Antrona. Per varie vicende non ebbe successo economico. Continuatore fortunato fu il figlio sacerdote padre Ignazio che, per soppressione dei conventi rientrato in famiglia fu tutore dei fratelli minori dopo la morte dei genitori. Ebbe l’avvedutezza di trasferire la fonderia a Villa presso l’Ovesca e il porto del Toce (1804). Da quel momento la Ditta Ceretti si ingrandì; con i successori divenne la maggiore del Novarese e per prima costruì un impianto idroelettrico. CHIOSSI GlOVAN BATTISTA, generale Domodossola 1863 - ivi 1926 Figlio di Giuseppe e di Natalia Silvetti. Studi classici al Mellerio Rosmini, accademia militare di Modena, corso di perfezionamento a Parma, insegnò storia dell’arte militare a Modena e fu studioso di R. Montecuccoli. Combattente decorato nelle guerre coloniali, nella 1a guerra mondiale raggiunse il grado di generale comandante la 22a divisione sul Piave. Condusse a termine due missioni diplomatiche con il Sultano di Alia in Somalia e con Enver Bey al campo dei Turchi per l’esecuzione del Trattato di Losanna (1912). Congedatosi nel 1920 fu sindaco di Domo fino alla morte. CHIOVENDA CANESTRO BEATRICE, letterata Roma 1901 – ivi 2002 Figlia dell’illustre giurista prof. Giuseppe Chiovenda e di Lina Gotelli. Dopo gli studi classici e universitari alla facoltà di lettere di Roma dove si laureò con Adolfo Venturi, si specializzò in Storia dell’Arte che fu per tutta la vita il centro dei suoi interessi e la sua grande passione. Frequentò l’ambiente culturale della Roma del secondo dopoguerra e in particolare i Bellonci, che la vollero membro della giuria del Premio Strega, Mario Praz 166

e altri celebri intellettuali fra cui la latinista Lidia Storoni Mazzolari. Amò trascorrere lunghi soggiorni nella casa di Premosello, dove radunava i collaboratori della rivista Oscellana che tenne a battesimo e che arricchì di suoi studi dal 1971 al 1998, su pittori che operarono nell’Ossola e nel Cusio. Dedicò particolare impegno allo studio dell’ambone nell’isola di San Giulio, lavoro pubblicato nel 1955 che riscosse numerosi consensi. Collaborò alla mostra dei pittori Baciccio e Gaulli. Amante della montagna fu la prima donna a scalare il Monte Rosa nell’estate del 1922. Lasciò al Comune di Premosello la casa avita. CHIOVENDA EMILIO, botanico Roma 1871 - Bologna 1941 Da famiglia di Premosello, figlio di Andrea. Studi classici al Mellerio Rosmini e laurea in scienze con specializzazione in botanica. Titolare di cattedra universitaria, per incarico governativo studiò la flora dell’Eritrea e della Somalia. Accademico dei Lincei e d’Italia. Il suo erbario monumentale, di grande rinomanza, è custodito all’Università di Bari. CHIOVENDA GIUSEPPE, giurista Premosello 1872 - ivi 1937 Figlio dell’avv. Pietro e di Leopolda Moglino. Dopo brillanti studi classici al Mellerio Rosmini si laureò a pieni voti in giurisprudenza a Roma e in quell’Ateneo insegnò diritto processuale civile. I suoi studi giuridici sono fondamentali in Italia e nelle legislazioni straniere. Per la sua profonda dottrina fu consultato per la riforma dei codici. Dotato anche di talento letterario, scrisse una tragedia, Corradino di Svevia, a soli quindici anni e lasciò raccolte di versi intitolate Agave e Poesie. Nel 1925 sottoscrisse il manifesto antifascista di Benedetto Croce. Fu uomo di molto prestigio per la dirittura morale e la grande conoscenza giuridica. Per onorarlo, nel 1959 Premosello assunse il suo cognome con decreto presidenziale. CHIOVENDA TITO, diplomatico Premosello 1877 - Domodossola 1949 Figlio dell’avv. Pietro e di Leopolda Moglino. Dopo gli studi classici al Mellerio Rosmini e la laurea in giurisprudenza entrò nella carriera consolare ed ebbe l’inca-


rico di ministro plenipotenziario. Nel 1929 console generale a Francoforte, non essendo iscritto al P.N.F., dovette ritirarsi a vita privata. Ebbe l’incarico della «Lectura Dantis» alle Università di Basilea e di Francoforte. Fu anche brillante saggista, autore di versi dal titolo Mirtilli; amante della montagna, si rivelò provetto alpinista. CICOLETTI GIOVANNI, medico, benefattore Pieve Vergonte 1811 - ivi 1883 Dopo gli studi classici e la laurea in medicina visse agiatamente beneficando i poveri, le istituzioni scolastiche e la Chiesa. Ai poveri del Comune lasciò la sua vistosa sostanza col nome di «Fondazione Cicoletti». CIOIA GIACOMO, diplomatico Malesco 1704 - Parigi 1758 Di Francesco e Caterina Jacca. Studiò e visse a Parigi dove il padre e gli zii erano banchieri. Divenne agente di fiducia del Duca Francesco III di Modena che lo nominò poi ministro plenipotenziario presso il Re di Francia e suo rappresentante al congresso di Aquisgrana (1748). Con abilità e fine diplomazia ottenne al Duca la restituzione di rendite, beni e Stato da parte dell’imperatrice Maria Teresa. Divenne allora Gentiluomo di Camera, Consigliere di Stato e conte di Monzone e d’Acquaviva. CIOLINA GIOVANNI BATTISTA, pittore Toceno 1870 - ivi 1955 Allievo della scuola di belle arti e del Cavalli si dedicò con successo a svariati generi di pittura e fu anche apprezzato acquafortista. Dopo essere stato a Lione per conoscere le espressioni dell’arte moderna fu presente alla Triennale di Milano. È noto specialmente per i suoi paesaggi e i ritratti conservati in collezioni private. CONTINI GIANFRANCO, filologo, critico letterario, italianista Domodossola 1912 - ivi 1990 Figlio di Riccardo e di Maria Cernuscoli. Dopo brillanti studi classici presso il Mellerio Rosmini di Domodossola, si laureò con lode all’Università di Pavia. Specializzatosi in filologia a Torino e a Parigi, già nel 1938 insegnò filologia romanza nell’Università di Friburgo in Svizzera e diede alle stampe un commento alle Rime di

Dante e altri scritti, rivelatori del suo talento. Presente in Ossola nel 1944, durante i «quaranta giorni di libertà» partecipò quale rappresentante del Partito d’Azione alle sedute del C.L.N, per la costituzione della Giunta e insieme con Carlo Calcaterra studiò una riforma scolastica. Nel dopoguerra ebbe cattedra di filologia romanza nelle Università di Firenze e di Pisa, docente indimenticabile e affascinante per i discepoli, consigliere per gli editori. Pubblicò, tra l’altro, Poeti del Duecento, l’Opera in versi di Montale e studi fondamentali su Dante, Petrarca, Boccaccio nonché Il Breviario di Ecdotica, Altri Esercizi, Ultimi Esercizi ed Elzeviri, La letteratura dell’Italia Unita. Filologo di conclamata rinomanza internazionale, seppe congiungere la filologia con la critica letteraria mediante la critica delle varianti e relativi principii e implicazioni. Ritornò ad abitare a Domodossola in seguito a grave malattia che non gli impedì di continuare l’attività intellettuale e gli studi sino al termine della sua vita. Fece pubblicare nei Rendiconti dell’Accademia Nazionale dei Lincei gli Statuti quattrocenteschi dei «disciplinati» del nostro borgo, scritti in un volgare, che definì «illustre». Con l’occasione catalogò i dialetti dell’Ossola definiti “un complesso lombardo-alpino su fondale di isoglosse piemontesi”. CUROTTI SlLVESTRO, medaglia d’oro al valor militare Vagna (Domodossola) 1920 - Oira di Nonio 1944 Figlio di Amedeo e di Maria Bellardoni, imbianchino a Domodossola, nel 1940 artigliere alpino combattente sul fronte occidentale. Dopo l’8 settembre 1943 rientrò in Ossola e fece parte dei primi raggruppamenti partigiani, poi passò nella formazione «Beltrami» operante sul lago d’Orta. Sorpreso ad Oira e circondato da forze tedesche, resistette solo dentro una casa del paesetto per oltre quattro ore e non si arrese, ma quando vide esaurite le munizioni, serbò per sé l’ultima pallottola. DAVIA GIOVANNI ANTONIO, cardinale Bologna 1661 - Roma 1740 Da genitori vicenesi nacque a Bologna nella prima metà del secolo XVII. Fu internunzio a Bruxelles, nunzio in Polonia ed a Colonia, arcivescovo di Tebe, vescovo di Rimini nel 1698 ed infine creato cardinale da Clemente XI.

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Davia Giovanni Antonio, Cardinale Bologna 1661 - Roma 1740

Della Silva Paolo jr., consultore, statista, storico e letterato Crevola 1691 - Milano 1789

Facchinetti Giov. Antonio, Papa Innocenzo IX Bologna 1519 - Roma 1591

Fantonetti Giovan Battista, medico Pavia 1791 - Piedimulera 1861


DE ALBERTIS ALBERTO VITALE ANDREA, armatore, benefattore Vanzone 1703 - Arbon (Costanza) 1782 Figlio di Bartolomeo e di Domenica Falcini. Trasferitosi con i genitori a Genova, da mozzo divenne proprietario di navi per il trasporto di merci dalle Indie, con profitti enormi. Fu consigliere commerciale del Vescovo di Costanza e lasciò alla confraternita della SS. Annunziata di Vanzone case, terreni e una notevole somma per i poveri e per l’istruzione religiosa. DE ANTONIS GIUSEPPE, avvocato, pubblico amministratore, benefattore Domodossola 1868 - ivi 1945 Figlio del geom. Luigi De Antonis. Studi classici al Mellerio Rosmini e laurea in legge a Torino, avvocato penalista, sindaco di Domo, militante socialista al tempo di Turati, collaboratore del giornale L’indipendente. Presidente della Fondazione Galletti, ne arricchì il patrimonio numismatico e artistico. Durante la la guerra mondiale presiedette l’opera di assistenza ai profughi dalle terre invase. Lasciò in beneficenza alla Parrocchia la sua casa e ai Padri Rosminiani la sua villa di Mattarella. DE AUGUSTINIS ENRICO AGOSTINO, politico, marchese Pecetto di Macugnaga 1737 - Vallese 1823 Dopo gli studi entrò in diplomazia e fu membro del corpo diplomatico di Carlo III di Spagna poi membro della Dieta Generale e Presidente del Consiglio di Stato del Canton Vallese e per due volte Gran Balivo. Inaugurò la strada del Sempione nel 1805, in rappresentanza dei Vallesani. DE BACENO GASPARE e BALDASSARRE, condottieri di milizie ossolane Figli di Bernardino valvassore di valle Formazza vissuti fra i secoli XV-XVI. Durante la contesa tra Francesco I e Carlo V parteggiarono per i Francesi come il cognato Paolo della Silva e furono valorosi combattenti a Pavia e alla Rocca di Arona. In Ossola furono fieri avversari di Benedetto e Francesco Del Ponte sostenitori degli Spagnoli. DE BERNARDIS GIORGIO, scultore Buttogno 1606 circa - sconosciuta la data di morte

Figlio di Giacomo Antonio e di Antonietta Mazzetta. La sua attività artistica iniziò intorno al 1630 e fino al 1664 tenne bottega e scuola di intaglio a Domo in via Briona; poi forse si trasferì nei Vallese dove la sua presenza è attestata da suoi lavori. Fra le sue opere di maggior pregio ci sono l’altare ligneo e lo splendido armadio di sacrestia della parrocchiale di Seppiana, il grande crocifisso della collegiata di Domo, le porte della chiesa di Croveo e di Seppiana. DE GIORGI GIUSEPPE, pittore e fotografo Ceppo Morelli 1870 – Vanzone 1946 Emigrato a Bordeaux presso la sorella, seguendo l’inclinazione partecipò a un corso di preparazione all’arte decorativa secondo modelli proposti nelle Accademie, ma soprattutto fu autodidatta. Rientrato in Italia mantenne contatti con la Francia e particolarmente con l’Alta Savoia dove lavorò nel decennio 1920-30. Precedentemente aveva realizzato alcune tele per chiese e oratori della sua valle Anzasca, dell’Ossola e del Novarese. Verso gli inizi del 1930 aprì bottega a Macugnaga attuando il legame tra pittura e fotografia e stringendo rapporti con pittori della valle e frequentatori di essa, alcuni dei quali specialisti in arte sacra. Attinse appunti dai grandi maestri del passato riproponendoli nelle volte delle chiese di Vanzone, Piedimulera e poi Vogogna. Durante il periodo della sua attività si avvalse della fotografia per procurarsi modelli di abitanti della valle, da utilizzare nelle figure di personaggi biblici e figure allegoriche. In seguito dipinse paesaggi montani e scattò fotografie di luoghi pittoreschi che furono oggetto di cartoline e stampe, fotografie di persone, base di ritratti su tela emulsionata. DELL’ANGELO GIOVANNI BATTISTA, naturalista, benefattore Parigi 1834 – Craveggia 1911 Figlio di Gian Giacomo e di Maria Cottini residenti in Francia per attività commerciali. Ricco per eredità paterna, si dedicò allo studio delle scienze naturali e divenne raccoglitore di fossili e minerali di pregio cui aggiunse una sezione di ornitologia. Donò alla Fondazione Galletti il tutto, da lui scientificamente catalogato perché servisse agli studiosi ossolani. Compilò anche un catalogo delle famiglie craveggesi con la loro genealo169


gia. Beneficò l’Asilo infantile e lasciò una borsa di studio per il migliore alunno delle elementari del paese. Fece costruire una fontana pubblica e collaborò al progetto della realizzazione della ferrovia Vigezzina. DELLA SILVA PAOLO, condottiero Crevola 1476 - ivi 1536 Figlio di Giovanni Antonio e di Dorotea Morone, entrò giovanissimo nella milizia del condottiero G. Trivulzio al servizio del Re di Francia e prese parte alle guerre contro la Spagna per il possesso del ducato di Milano. Dopo la battaglia di Marignano, fu custode della piazzaforte di Cremona e il 14 maggio 1516 fu nominato cittadino onorario di quella città. Nel 1518 lo fu di Milano e di Pavia. Morto il Trivulzio (1518) e nonostante la sconfitta dei Francesi (1525) egli difese l’Ossola dagli Spagnoli e poi riparò a Parigi. Nel 1526 fece parte della spedizione francese a Roma in difesa di Clemente VII il quale lo creò Conte Palatino e Barone Romano. Tornato a vivere nel castello di Crevola si dedicò a opere di beneficenza e di fede facendo affrescare la chiesa parrocchiale di Crevola e la Madonna della Neve di Domodossola. Diede avvio alla costruzione del palazzo Silva (su area di famiglia nel borgo di Domo) in stile rinascimentale. DELLA SILVA PAOLO JUNIOR, consultore, statista, storico e letterato Crevola 1691 - Milano 1789 Figlio del nobile Marc’Antonio e di Elena Denti. Studi classici a Milano e laurea in giurisprudenza a Pavia. Ricusata la carriera militare, tradizionale in famiglia, fu avvocato pubblico della città di Milano e libero professionista, difensore dei privilegi dell’Ossola che venne esentata da tasse catastali. Nel 1755 Capitano di Giustizia a Cremona, nel 1760 Presidente del Supremo Consiglio di Giustizia a Mantova e Capo della Giunta del Vice Governo. Nel 1760 Consigliere intimo di Stato di Maria Teresa, che lo incaricò di trattare con Venezia un’annosa questione sull’uso delle acque di risorgiva ai confini dei due Stati. Nel 1763 fu Consultore del Governo Generale di Lombardia. Scrisse in latino trattati di giurisprudenza, la storia dei fatti e del costume della Milano dei suoi tempi, la storia dell’Ossola a continua-

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zione di quella del Capis e la storia della sua famiglia, opere tutte inedite. DEL LONGO BRAGGIO IDA, cronista, benemerita CRI Domodossola 1879 - ivi 1965 Insegnò in scuole elementari dell’Ossola poi economia domestica alla professionale «Galletti». Animatrice e promotrice di iniziative sociali, nel 1919 ebbe la medaglia d’oro dal Comune di Domo per aver diretto l’ufficio notizie e ricerche di militari prigionieri durante la guerra 1915-18 e dal Ministro della Guerra quella d’argento con uguale motivazione. Nel 1935 fondò il gruppo domese Crocerossine volontarie. Fu anche cronista per un cinquantennio di ogni episodio lieto e triste della vita cittadina e ossolana e inoltre custode delle tradizioni e parte attiva in ogni comitato benefico, madrina degli alpini dell’Ossola. Nel 1944 collaborò con la Giunta Provvisoria di Governo in campo assistenziale. Il volumetto Piccolo mondo Ossolano raccoglie il meglio della sua attività giornalistica. DELL’ORO ARTURO, medaglia d’oro al valor militare Vallenar di Atocama (Cile) 1896 - Belluno 1917 Figlio di Alessandro. Studiò in Italia diplomandosi all’Istituto Feltrinelli di Milano. Volontario in aeronautica nel 1915 ottenne il brevetto di pilota e partecipò ad azioni belliche nel Trentino, nel Tirolo, a Vipacco guadagnando la medaglia d’argento (1916). Nel 1917 conseguì il brevetto su apparecchi da caccia e dopo molte audaci imprese si lanciò contro un velivolo nemico che abbatté urtandolo con il proprio e precipitando a sua volta, consapevole del sacrificio. DE MAURIZI GIOVANNI BATTISTA, storico dell’Ossola, sacerdote Re 1875 - Premia 1939 Figlio di Antonio e di Maria Giovanna Cerioli. Pastorecontadino entrò in seminario diciottenne. Ordinato sacerdote nel 1908, coadiutore a S. Maria Maggiore iniziò subito le sue ricerche storiche negli archivi della Valle e l’anno dopo pubblicò una storia documentata sul miracolo di Re e le vicende del santuario fino ai suoi giorni. Nel 1910 pubblicò Appunti di storia vigezzina segui-


ti da La valle Vigezzo corredate da biografie vigezzine di dieci illustri personaggi. La Guida della valle Vigezzo (1911) lo fece conoscere per le notizie storiche, artistiche, scientifiche e di interesse turistico. Negli anni della Grande Guerra fu soprattutto vicino alle famiglie con figli al fronte. Resse poi le parrocchie di Trontano e quella di Montescheno in valle Antrona. Nel 1919 scrisse la storia di Montescheno comprendente gli statuiti e gli ordinamenti (1519) di quella comunità. Suggeritore e fautore di enti associativi e mutue per il bene dei parrocchiani, si interessò anche delle miniere d’oro, argento, ferro di valle Antrona che descrisse in un articolo per il bollettino del C. A. I. (1923). Nel 1924, parroco a Premia, avviò studi sui De Rodis Baceno e sugli statuti di quella comunità. Nel 1927 pubblicò Le valli Antigorio e Formazza e fra il 1928 e il 1931 S. Maria Maggiore e Crana, II nuovo Comune di Craveggia, Buttogno in valle Vigezzo. Preparò uno studio su Villadossola (manoscritto) e collaborò al Bollettino storico per la Provincia di Novara, all’Archivio storico della Svizzera Italiana e accettò l’incarico della S.E.O. di scrivere l’apprezzatissima guida L’Ossola e le sue valli. Fu membro della Regia Accademia delle Scienze di Torino ma, privo di contributi economici, non pubblicò le numerosissime notizie che aveva continuato a raccogliere e che in parte fortunatamente finirono nell’archivio di «Oscellana».

zi della nobiltà (Pallavicino). Personaggi illustri e ambasciatori stranieri durante i loro soggiorni romani furono suoi committenti di quadri e incisioni. Invitato in Inghilterra non accettò. Fu ammirato per l’armonia delle grandi composizioni e la soavità delle figure femminili.

DEL PONTE BENEDETTO, condottiero di milizie ossolane Domodossola 1430 - ivi 1537 Figlio del conte palatino Giovanni Battista. Studiò lettere e giurisprudenza ma preferì fare il condottiero di milizie per conto degli Sforza e degli Spagnoli. Dopo alterne vicende, in seguito alla vittoria di Carlo V, fu nominato luogotenente del conte Borromeo per l’Ossola e responsabile della Banca Civile e Criminale, carica lucrosa e ambita.

DI SALVATORE NINO, artista, maestro del design italiano Verbania Pallanza 1924 – Milano 2001 Frequenta il liceo artistico a Milano ma è affettivamente legato a Domodossola dove vivono i suoi genitori e dove torna sempre. Studia i capolavori dell’arte e nel 1948 approda all’astrattismo. Nel 1949 apre una scuola di belle arti a Domodossola alla quale fa seguito quella di Novara. Introduce materie nuove quali ‘psicologia della forma’ e ‘filosofia dell’estetica’. Aderisce al MAC, il movimento di arte concreta che ha come esponenti Munari, Soldati, Dorfles e altri maestri. Nel 1954 si trasferisce a Milano dove apre con felice intuito la prima scuola di design industriale da lui diretta con maestrìa fino al 1998. Ad essa si iscrissero in numero grandissimo studenti italiani e stranieri ai quali egli insegnò fisiologia e scienza della visione, affidando a rinomati maestri le altre materie nuove. La sua scuola ottenne la

DE PIETRI (DE PETRIS) PIETRO, pittore S. Rocco di Premia 1663 - Roma 1716 Figlio di Giovanni Antonio e di Caterina Pezetta. Adolescente emigrò a Roma dove si dedicò al disegno e là divenne pittore di fama ottenendo la protezione di Clemente XI Albani che gli commissionò alcuni dipinti (noto un affresco in S. Clemente). Decorò anche palaz-

DE REGIBUS LUCA, professore universitario Vogogna 1895 – Genova 1969 Figlio di Pio e di Angiolina Innocenti. Studi classici e laurea in lettere a Torino con specializzazione in filologia classica; dopo la parentesi militare, nel 1922 si laureò anche in legge. Preside del Ginnasio-Liceo a Novara. Tra il 1934-1936 fu Consigliere Nazionale, nel 1940 divenne titolare di storia romana a Genova e poi Preside della facoltà di lettere e filosofia. Lasciò numerose pubblicazioni di storia romana in parte a cura dell’Ateneo genovese. Il fratello maggiore don Adalgiso, sacerdote laureato in lettere, preside del liceo classico a Novara e dell’Istituto Magistrale di Bobbio di Val Trebbia, raccolse notizie di storia vogognese e pubblicò brevi cenni sui fatti del 1798. DE RODIS GUIDO, feudatario di Premia, benefattore Nel 1250 fece costruire a proprie spese la chiesa di S. Michele di Premia e all’interno il sepolcreto di famiglia. Di lui resta il ritratto in un medaglione incastonato nella parete in cornu epistulae.

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Medaglia d’oro della X Triennale Internazionale di Milano, il Compasso d’oro dell’Adi. Si distinse per la ricerca di nuove sperimentazioni, coltivò la pittura astrattogeometrica con successo, espose sue opere alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano e al Moma di New York, commentate con favore da critici italiani e stranieri, citato nei testi di storia dell’arte moderna. Sono da ricordare le sue felici intuizioni nel rapporto tra geometria, pittura e musica. Sul finire degli anni Novanta “La Fabbrica” di Villadossola ospitò una mostra antologica delle opere del Maestro che volle essere presente a spiegare e illustrare il significato della sua ricerca pittorica ai molti visitatori accorsi.

FACINI BENEDETTO, medico, benefattore Domodossola 1741 - ivi 1826 Figlio del giureconsulto Martino e di Teresa Cairati, laureato in medicina presso l’Università di Pavia esercitò a Domo la professione medica. Sopraintendente alla sanità e medico dell’Ospedale S. Biagio fino al 1809, dove ebbe in cura i militari napoleonici e italici. Lasciò le proprie cospicue sostanze e quelle avute dal fratello Giuseppe (1739-1805 già Capitano delle milizie paesane e giudice-pretore di S. Maria Maggiore) per la costruzione del ricovero di vecchiaia e mendicità e al Comune di Domo una notevole somma per pagare un maestro elementare.

ERBA GIUSEPPE BARTOLOMEO, matematico, benefattore Domodossola 1819 - Torino 1895 Figlio del banchiere Giuseppe e di Maria Azzari figlia dello sfortunato cospiratore Giuseppe Antoni. Dopo gli studi classici nelle scuole melleriane si laureò nel 1841 al Politecnico di Torino con il plauso del celebre matematico Plana e nello stesso anno conseguì il diploma di architetto. Nel 1848 fece parte della Guardia Nazionale a capo degli Ossolani residenti nella capitale piemontese. Nel 1850 ebbe nell’Ateneo Torinese la cattedra di calcolo infinitesimale. Nel 1857 passò alla cattedra di Meccanica razionale che tenne fino al 1891 e per qualche tempo fu Rettore Magnifico. Progettò palazzi (Palazzo Mogni in Domodossola e Villa Franzi in Pallanza) e chiese. Profuse ingenti somme in beneficenza ma volle mantenere l’anonimato.

FALCIONI ALFREDO, Senatore, ministro Cuzzego (Beura Cardezza) 1868 - Ghiffa 1936 Figlio di Giovanni e di Giuditta Moro. Studi classici e laurea in legge a Torino, avvocato a Domo, deputato al Parlamento dal 1900, Sottosegretario agli Interni, membro della delegazione internazionale del Sempione a Berna, Ministro dell’agricoltura, Ministro di Grazia e Giustizia, Presidente della Commissione Internazionale degli stupefacenti. Nel 1925 si ritirò a vita privata e fu nominato consigliere delegato della Edison e della Gondrand. Nel 1929 fu eletto senatore per nomina regia. Diresse con il fratello avvocato Ernesto il giornale L’Ossola.

FACCHINETTI GIOV. ANTONIO, Papa Innocenzo IX Bologna 1519 – Roma 1591 Dopo studi ecclesiastici e giuridici brillanti, fu segretario del Papa Paolo III Farnese che lo promosse governatore di Parma. Partecipò al Concilio di Trento, di là il Papa Pio V Ghislieri lo mandò ambasciatore a Venezia per porre le basi di quella alleanza fra Stati Cristiani che vinse a Lepanto la flotta dei Turchi. Creato Cardinale, portò a termine delicati incarichi diplomatici. Nel 1591 fu eletto Papa e scelse il nome di Innocenzo IX. Non riuscì ad effettuare le riforme che aveva progettato perché morì dopo due soli mesi di pontificato. 172

FALCIONI GIOVANNI, avvocato, politico Domodossola 1916 – ivi 2003 Figlio dell’avvocato Ernesto e di Maria Rapetti. Brillanti studi classici al Mellerio Rosmini e universitari a Milano conclusi lodevolmente con laurea in giurisprudenza. Praticante presso lo studio legale paterno, nel 1942 come Ufficiale del Commissariato militare prese parte alla campagna di Russia nell’ARMIR – Divisione Ravenna. Durante la Repubblica dell’Ossola fu assessore nella giunta cittadina, di nomina del CLN, quale esponente del P.L.I. Coadiuvò il giudice straordinario avv. Vigorelli nella sorveglianza del campo di concentramento di Druogno. Membro responsabile del partito liberale provinciale, fu sindaco di Domodossola negli anni Sessanta. Svolse l’attività professionale con pieno successo e fu per un decennio presidente stimato e capace della Banca Popolare di Intra.


FALCIONI GIOVANNI BATTISTA, ingegnere Cuzzego (Beura Cardezza) 1839 - Udine 1899 Figlio di Giuseppe e Linda Porazzi. Studi classici al Collegio Mellerio Rosmini di Domodossola, laurea in ingegneria al Politecnico di Torino nel 1865. Nel 1866 il ministro Quintino Sella gli affidò la cattedra di meccanica all’Istituto tecnico di Udine, città da poco entrata a far parte del Regno d’Italia. Esercitò anche la libera professione progettando asili, chiese, scuole, officine per il Friuli e diresse la Esposizione Friuliana nel 1883. Pubblicò opere di divulgazione scientifica. FANTONETTI GIOVAN BATTISTA, medico Pavia 1791 – Piedimulera 1861 Da genitori di valle Anzasca, laureato in medicina e chirurgia all’Università di Pavia vi insegnò patologia e chimica. Trasferitosi a Milano esercitò la professione medica con successo. Nel 1836 pubblicò le Effemeridi delle scienze mediche che lo fecero stimare anche all’estero. Diresse a Venezia un’importante pubblicazione medica e tradusse e commentò opere mediche straniere. Fu membro di accademie europee. Tornato in Ossola ed eletto presidente del Consiglio Provinciale, promosse lo sfruttamento delle miniere aurifere. Lasciò la propria biblioteca alla città di Domodossola. FARINA GIOVANNI MARIA, industriale Santa Maria Maggiore 1685 - Colonia 1766 Emigrato a Colonia presso congiunti produsse e diffuse l’«acqua admirabilis» usando la formula, avuta dal vigezzino Feminis con il nome Johan Maria Farina gegenüber dem Julichsplatz-Koeln. Nel 1742 comparve sulle confezioni la dicitura in francese Eau de Cologne e la diffusione in tutto il mondo procurò fama e ricchezza a lui, ai suoi successori, e dal 1877 alla casa Roger et Gallet di Parigi che ne acquistò i diritti. FEMINIS GIOVANNI PAOLO, inventore dell’acqua di Colonia, benefattore Crana 1670 circa - Colonia 1736 Emigrato presso parenti a Magonza, imparò l’arte dell’erborista e a Colonia fabbricò un’acqua odorosa chiamata «aqua admirabilis» che mise in commercio dal 1727. Contribuì con ingenti somme alla costruzione della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Maggiore, del-

la casa comunale, di un oratorio a Crana, di una scuola per i ragazzi del paese. Trasmise la formula dell’acqua di colonia ai conterranei Giovanni Antonio e Giovan Maria Farina. FERINO PIETRO MARIA, generale Craveggia 1747 - Parigi 1816 Avviato al commercio dal padre uomo d’affari a Parigi, preferì scegliere la carriera militare. Combatté valorosamente al servizio della Francia repubblicana e poi nell’esercito imperiale di Napoleone che lo promosse generale e Grand’Ufficiale della Legion d’onore. Anche Luigi XVIII lo onorò con pari grado. FERRARI BALDASSARRE, cavaliere di Malta Sec. XVI Appartenente alla illustre famiglia domese dei Ferrari. Il 14 aprile 1580 venne iscritto nel ruolo generale dei Cavalieri italiani dell’Ordine di Malta presso il Gran Priorato di Lombardia e assegnato alla casa generalizia. Rimpatriò nel 1586 con speciale licenza del Gran Maestro Ugo Daubex De Verdala per gravi motivi di famiglia. Fu caro a Papa Innocenzo IX che gli rivolse lettere amichevoli (in particolare quella dell’11-2-1589). In Domo il cav. Ferrari aveva una sua Corte con uomini d’armi pronti a intervenire a difesa della giusta causa e della chiesa, ma non per conflitti politici. Invitato dal Podestà di Mattarella a intervenire nelle lotte politiche, oppose netto rifiuto. Promosse con i fratelli e i consanguinei l’erezione di una confraternita (del S. Cordone) a scopi benefici presso la chiesa di S. Francesco di Domo nella quale era il sepolcreto dei Ferrari indicato con otto F. (Fratres Ferrarii Franciscanae Fraternitatis Familiae Ferrariae Fecerunt Fieri). FERRARIS ADOLFO SEBASTIANO, storico Pontemaglio di Crevola 1901 - Domodossola 1954 Figlio di Giulio e di Maria Ferraris, studi classici al Mellerio Rosmini e laurea in lettere e filosofia all’Università di Torino. Insegnò per qualche anno; scelta la carriera amministrativa, fu titolare della segreteria dell’ospedale S. Biagio di Domo. Coltivò gli studi storici e con profonda competenza portò a termine la Bibliografia Ossolana, opera indispensabile, frutto di ricerche impegnative. Collaborò al Bollettino storico per la Provincia di 173


Feminis Giovanni Paolo, inventore dell’acqua di Colonia e benefattore Crana 1670 (circa) - Colonia 1736

Ferino Pietro Maria, Generale Craveggia 1747 - Parigi 1816

Ferrari Baldassarre, Cavaliere di Malta secolo XIV

Guattani Carlo, chirurgo e archiatra pontiďŹ cio Pontegrande 1709 - Roma 1773


Novara e ai giornali locali con argomenti vari. Pubblicò Novelle e leggende ossolane (1927), L’Ospedale di S. Biagio con appendice di pergamene inedite (1935), e La Società di Mutuo soccorso e istruzione fra Operai di Domo (1937). Usò Io pseudonimo Adolfo da Pontemaglio. FIZZOTTI GERMANA, giornalista, scrittrice Parigi 1911 – Domodossola 2003 Trasferitasi con i genitori a Domodossola, fu impiegata di buon livello in una casa di spedizioni. Iscritta all’albo dei giornalisti dal 1947, acquistò notorietà come collaboratrice del Risveglio Ossolano e di alcune riviste con saggi e novelle. Coltivò amicizie con persone di cultura fra le quali Virginia Galante Garrone (sorella dei più noti Alessandro e Carlo) che scrisse la prefazione del suo romanzo autobiografico La casa del buon Dio stampato nel 1985. Nel 1978 era già uscito il suo testo di accompagnamento ai disegni di Remy Paggi, raccolte nel volume Dal Sempione al Lago Maggiore, mentre nel 1983 aveva dato alle stampe Valle Anzasca nel passato e nel presente. Con il suo ultimo lavoro Centonovantatré cassette del 1990 ricorda scene del passato e il fratello Piero. FORNARA CARLO, pittore Prestinone di Craveggia 1871 – ivi 1968 Figlio di Giuseppe Antonio e di Anna M. Nicolai, fu allievo del Cavalli che lo accostò alla grande pittura veneta e fiamminga e alla moderna maniera degli Impressionisti francesi. Ventenne mandò un suo quadro, La bottega del calderaio, alla Triennale di Milano e ottenne successo. Incontrò Segantini e come lui usò la tecnica divisionista. Soggiornò e lavorò a Parigi e dal 1922 si stabilì a Prestinone per dipingere in solitudine, senza più partecipare a esposizioni nonostante i molti riconoscimenti. Lasciò una vasta e ammirata produzione. La luce è protagonista dei suoi dipinti dedicati alla valle nativa studiata in ogni aspetto, in ogni stagione, in ogni ora del giorno e realizzata con rara magistrale efficacia. FORNARI GIOVANNI ANTONIO, giardiniere, benefattore Bannio, inizio sec. XVII - Roma, fine sec. XVII Emigrato a Roma come tanti compaesani, divenne capo giardiniere del Vaticano e poi maestro di Casa del Papa

Innocenzo X che lo creò Conte Palatino. Desideroso di rendersi utile verso i suoi conterranei di valle Anzasca assicurò vitto, alloggio e lavoro a quanti si recassero in cerca di occupazione nella città eterna affidandoli alla Confraternita della S.S. Trinità. La discendenza del Fornari “romani” si estinse nel 1875 dopo aver tenuto per alcune generazioni la custodia e la cura dei giardini vaticani. FRADELIZIO GIOVANNI BATTISTA, benefattore Trontano 1793 - Parigi 1859 Figlio di Leonardo e di Domenica Bariletta, lavorò a Parigi nella fumisteria dello zio di cui fu l’erede. Per la sua intraprendenza divenne fumista esclusivo dei Castelli reali di Fontainebleu e di S. Claud e impresario generale di tutte le caserme di Parigi, con enorme vantaggio economico. Non dimenticò il suo paese dove tornava volentieri. Alla sua generosità si devono la scuola femminile, le fontane d’acqua potabile e buona parte della prima strada carrozzabile fra Trontano e la piana di Domodossola. GALLETTI GIAN GIACOMO, finanziere, benefattore Bognanco 1789 - Parigi 1873 Figlio di Giacomo e di Domenica Giovangrande, manovale poco più che dodicenne nella costruenda strada napoleonica del Sempione; merciaio ambulante in Svizzera, affermato commerciante a Milano, infine banchiere a Parigi e socio dei Rothschild. Lasciò le proprie enormi sostanze ai comuni di Domo e di Bognanco e ancora vivente diede un considerevole anticipo alla Fondazione a lui intestata (1869). A sue spese furono costruiti la strada Domo-Bognanco, il teatro Galletti, edifici scolastici a Bognanco. Procurò inoltre l’assistenza medica gratuita per i suoi compaesani. Con i suoi lasciti furono comprati il palazzo S. Francesco e il palazzo Silva, terreni al Gibellino ed edificata e finanziata la scuola per artigiani a lui intitolata. Gli Ossolani lo elessero deputato al Parlamento nel 1872. GENNARI LUCIANO, letterato, amministratore pubblico Parigi 1892 - Lanzo Torinese 1979 Figlio di Giovanni Battista e di Annetta Zanni, vigez175


zini proprietari a Parigi della nota Casa Ponti-Gennari. Studiò lettere alla Sorbona, insegnò letteratura francese a Milano e a Parigi tenne un corso sul romanzo italiano dell’Ottocento. Fondò e diresse in Italia la rivista Arte e Vita. Fece parte del movimento cattolico francese, amico di Maritain e di Claudel. Drammaturgo, critico e saggista sulla lingua italiana e francese, scrisse Il romanzo di una Valle dedicato anche alle celebrità vigezzine, alla parentesi della guerra partigiana e a sue vicende personali. Si interessò alla vita della val Vigezzo come consigliere comunale di Santa Maria Maggiore e come presidente di opere altamente benefiche per la Valle, sull’esempio dei molti emigrati vigezzini. GENTINETTA GIOVANNI, politico Vagna 1817 - Domodossola 1900 Figlio di Giovanni e di Maria Lorenzetti, studiò nel Collegio Mellerio di Domo poi, dedicatosi al commercio, guadagnò un’ingente fortuna. Promotore della Società Operaia procurò lavoro ai concittadini facendo dissodare vasti terreni incolti alla Siberia, alle Nosere e sul versante sud del colle di Mattarella favorendo la frutticoltura e la piscicoltura. Sindaco di Domo dal 1867 al 1871, consigliere provinciale e poi deputato al Parlamento dal 1873 al 1890. Ispiratore ed esecutore del testamento di G.G. Galletti, amico dello statista francese Leon Gambetta, fin da giovane fu iscritto al partito mazziniano. GIAVINA PIETRO MARIA, archiatra pontificio, benefattore Domodossola 1722 - Roma 1779 Figlio del chirurgo Francesco e di Antonia Grazioli. Esercitò la professione del chirurgo presso l’Ospedale di S. Spirito in Roma pertanto fu promosso di archiatra di Clemente XIII e di Pio VI che gli fece erigere nella chiesa di S. Spirito un monumento funerario. Lasciò i suoi beni in Ossola all’Ospedale S. Biagio e quelli romani all’Ospedale di S. Spirito. GIOIA GIACOMO, industriale, benefattore Ceppo Morelli 1842 - Firenze 1907 Figlio di Giuseppe e di Maria Piccoli, garzone a Firenze, poi proprietario di una bottega di lattoniere. Per primo introdusse in Italia macchinari appositi per la fabbrica176

zione di barattoli in latta battendo la concorrenza straniera. Fornì all’esercito scatole per carne, con notevole guadagno. Lasciò un generoso legato alla Congregazione di carità di Ceppo Morelli. GIROLA UMBERTO, impresario, benefattore Milano 1887 - ivi 1940 Ossolano d’adozione, sposò un’ossolana, a Domo fissò la residenza ed ebbe l’Ossola come campo delle sue prime attività (centrali di Formazza, serbatoi del Kastel e del Toggia, galleria dei condotti della centrale di Calice). L’impresa Girola da ossolana e nazionale divenne internazionale dando lavoro principalmente a generazioni di Ossolani. Fu generoso benefattore dell’Ospedale S. Biagio. GROLLI FILIPPO, avvocato, politico Vogogna 1741 – ivi 1798 Figlio del dottore in legge Pietro e di Angela M. Innocenti. Laurea in giurisprudenza a Pavia. In Vogogna esercitò la professione legale con successo. Sposò Giovanna Pizzardi ved. Zaretti, i cui figli aderirono alle nuove idee venute dalla Francia sull’esempio del patrigno Filippo. Uomo di notevole ascendente politico, nella primavera del 1798 fu proclamato capo dei democratici repubblicani del borgo. Durante l’occupazione da parte degli insorti piemontesi e dei militari della Cisalpina della sponda occidentale del lago Maggiore, e poi dell’Ossola, primo passo verso la proclamazione della repubblica in Piemonte, fu presidente della Municipalità vogognese e Commissario interinale delle due Ossole. Dopo la sconfitta dei “giacobini” nella battaglia di Ornavasso (22 aprile 1798), non adeguatamente sostenuti dalla Repubblica Cisalpina per intrighi politici, il Grolli fu catturato in seguito a delazione e, per sentenza emessa a Casale Monferrato dal regio tribunale militare, ed eseguita in Vogogna il 30 aprile mediante fucilazione a esempio e ammonimento ai suoi concittadini. La repressione costò la vita ad altri 64 insorti, fucilati a Domodossola il 28-29-30 aprile 1798 e al vogognese Giulio Albertazzi fucilato a Pallanza. Così si concluse il moto insurrezionale che mirava all’annullamento dei privilegi feudali e a maggiori libertà per la borghesia.


GUALIO GIULIO, scultore Antronapiana 1632 - ivi 1712 Allievo del maestro De Bernardis con laboratorio in via Briona, attivo nell’Ossola e in Valsesia, fu autore di splendide opere lignee di carattere religioso. GUATTANI CARLO, chirurgo, archiatra pontificio Pontegrande di Bannio Anzino 1709 - Roma 1773 Studi classici e poi di medicina e chirurgia a Roma. Primario negli Ospedali di S. Spirito e S. Gallicano (1741), nel 1751 fu nominato archiatra pontificio da Benedetto XIV. In Francia approfondì i suoi studi di chirurgia e divenne abile nell’eseguire l’esofagotomia, che descrisse in latino. Si recò per studi in Inghilterra e in Germania e al rientro in Italia soggiornò a Bannio. Fu medico di fiducia di Clemente XIII e Clemente XIV e socio delle Accademie di Parigi. Roma lo onorò con un monumento. GUBETTA GIACOMO, medico, storico Parigi 1823 - Craveggia 1893 Figlio di Carlo Bartolomeo e di Antonia Mozzanino. Dopo gli studi classici a Domo e a Pavia ritornò a Parigi dove nel 1847 conseguì la laurea in medicina, convalidata dall’Università di Torino. Esercitò la professione medica nella sua valle Vigezzo, fu consigliere provinciale e scrisse Le memorie antiche e moderne di Craveggia. GUGLIELMI FRANCESCO E PASQUALE, benefattori Francesco: Crodo 1793 - ivi 1864 Figlio di Giuseppe e di Maria Amodei, divenne sacerdote e visse a Crodo beneficando i poveri, le patrie istituzioni e la chiesa parrocchiale. Pasquale: Crodo 1801 - ivi 1866 Fratello del precedente. A sua volta beneficò il comune di Crodo, di cui fu sindaco, facendo erigere una scuola per l’istruzione delle fanciulle. GUGLIELMINI DOMENICO, professore di idraulica, fisico-matematico Bologna 1655 - Padova 1710 Di genitori di Cravegna (Crodo) studiò fisica, matematica, idraulica e idrometria ed ebbe cattedra a Bologna dal 1694. Successivamente si trasferì a Padova per insegnare matematica in quell’Ateneo. Pubblicò, in ele-

gante lingua latina, un trattato di idrostatica e Della natura dei fiumi, opera che ebbe varie ristampe per l’utilità e la profondità del contenuto. IACCHINI BARTOLOMEO, pittore Macugnaga 1695 - ivi 1747 Figlio del nobile notaio Bartolomeo e di Cristina Creda, fu abile e ammirato pittore di soggetto religioso. Di lui rimangono quattro quadri nelle chiese di Macugnaga e la volta della parrocchiale. Sue opere incomplete furono ultimate dal Borgnis vigezzino. INNOCENTI PIETRO MASSIMO, magistrato, senatore Vogogna 1792 - ivi 1860 Figlio del dr. Gerolamo e di Giuseppina Albertazzi. Fu militare nell’esercito napoleonico; si laureò in giurisprudenza ed entrato in magistratura divenne Consigliere di Corte d’appello. Fu senatore del Regno di Sardegna. INNOCENZO IX (Giovanni Antonio Nocetti), Sommo Pontefice Bologna 1519 - Roma 1591 Figlio di Antonio e di Francesca Cini entrambi di Cravegna in valle Antigorio. Il padre, gerente un’agenzia di trasporti, era conosciuto come Facchinetto da cui il cognome Facchinetti dato alla famiglia. Dopo l’ordinazione sacerdotale conseguì la laurea in diritto civile e canonico. Fu vicario in Avignone, governatore di Parma, vescovo di Nicastro, patriarca di Gerusalemme, Cardinale e poi Papa il 29 ottobre 1591. Il suo pontificato durò pochissimo tempo. IONGHI LAVARINI CESARE, ingegnere, erudito Ornavasso 1864 - ivi 1934 Studi classici a Domo, laurea in ingegneria a Torino. Scrisse: Ornavasso nella sua storia sacra e civile, Novara, 1934 (con biografia completa di Enrico Bianchetti e della sua attività storiografica); Origine della colonia tedesco-vallesana; Dizionarietto dei vocaboli ornavassesi e della toponomastica locale. LANTI PIETRO ANTONIO, intagliatore, scultore Macugnaga 1679 – ivi 1729 Figlio di Giacomo Antonio, ebbe contatti sia con gli artisti vallesani che con quelli ossolani e fu egli stesso 177


maestro di altri intagliatori. La sua opera è volta soprattutto alla decorazione di altari che elaborò con ricchezza di invenzione e di effetto nello stile dell’arte barocca. Le opere più note sono gli altari lignei della chiesa di Macugnaga, dell’oratorio della Madonna della Neve di Borca, e numerose statue di soggetto religioso. Inoltre intagliò per molte chiese nell’Ossola splendidi reliquiari in forma di busti con decorazioni dorate e dipinte di grande effetto. LEONI GIOVANNI (TOROTOTELA), poeta dialettale Domodossola 1846 – Mozzio 1920 Figlio di Giuseppe e di Lucia Burla, interruppe gli studi al Liceo Mellerio Rosmini ricongiungendosi alla famiglia residente a Ferrara per commercio e là ebbe primo impiego. Si trasferì a Genova poi emigrò a Montevideo (1870) dove aprì un negozio di tessuti. Con intuito e iniziativa amministrò alcune case di commercio di altri e sue ed il successo economico gli consentì di rientrare in patria nel 1886. Alternò il suo soggiorno invernale fra Torino e Domo, mentre Mozzio fu l’amata sede della villeggiatura. Uomo colto, poté dedicarsi alla letteratura ed ebbe in Carlo Porta il suo poeta ideale a cui si ispirò quando si decise a scrivere in apprezzabili rime dialettali le sue osservazioni pungenti e satiriche sul costume e sui personaggi del suo tempo. Le Rime Ossolane uscite postume nel 1929 a Udine, a cura dei cugini Boni con prefazione di Ida Braggio, raccolgono solo una parte della poesia del «Torototela», pseudonimo del Leoni. Durante l’ultima traversata per Montevideo, effettuata nel 1902, scrisse Sull’Atlantico-Diario di viaggio, pagine di critica sociale in accordo con il suo sentire di ispirazione liberal-socialista-anticlericale. LINCIO GABRIELE, professore universitario, mineralogo Varzo 1874 - ivi 1938 Figlio di Domenico e di Giuditta Alvazzi. Studiò chimica e mineralogia all’Università di Torino, frequentò l’Istituto mineralogico dell’Università di Monaco di Baviera ottenendo la libera docenza. Si perfezionò in cristallografia ad Heidelberg conseguendo il dottorato a Marburg. Nel 1905 fu addetto all’Ufficio geologico di Roma. Tornato in Germania assunse la direzione scien178

tifica della sezione ottico-mineralogica, e costruì un microscopio ancora oggi in uso per ricerche mineralogiche e petrografiche. A Torino nel 1909 conseguì la libera docenza. Insegnò mineralogia e geologia nelle Università di Cagliari, di Modena e di Genova dove diresse anche l’Istituto di mineralogia e litologia. Scrisse Della autunite della Lurisia che lo rivelò pioniere in Italia della ricerca dell’uranio. LORETTI GIOVANNI GIUSEPPE, pittore Bognanco 1816 – Mocogna 1879 Figlio di Giuseppe e Maria Traveletti, preparatosi con maestri vigezzini al disegno, si rivelò presto valente ritrattista. Lavorò per parecchi anni a Ginevra ottenendo rinomanza e poi in Domodossola, dove fu anche primo presidente della Società Operaia sorta il 21 ottobre 1855 per opera dell’avv. Trabucchi e del dr. Benedetto Burla. Caldeggiò anche la creazione di una cassa pensione per gli operai anziani e invalidi che fu realizzata dopo la sua morte. LOSSETTI GIOVAN BATTISTA, marchese, militare Vogogna 1600 circa - ivi 1663 Figlio del giureconsulto Giuseppe. Dedicatosi alla vita militare, nel 1636 fu nominato Capitano Generale dell’Ossola dal Governo Spagnolo di Milano per difendere i confini dai Francesi. Filippo IV di Spagna lo creò marchese di Busto Garolfo per i servigi resigli. Divenne anche feudatario di Dairago e Briga Novarese. In seguito a rovesci di fortuna dovette alienare il suo patrimonio, ma Filippo IV lo risarcì con il Marchesato di Inveruno. LOSSETTI LUCA, magistrato, diplomatico Vogogna inizio sec. XVI - Madrid 1574 Figlio di Michele podestà di Asso e Valassina e luogotenente a Vogogna di Lodovico il Moro. Dal 1547 in poi trattò gli affari civili del Ducato Lombardo a Madrid presso Carlo V e Filippo II. Nel 1557 fu fiscale generale in tutto lo Stato di Milano. LOSSETTI LUCA, medico Vogogna 1799 - ivi 1874 Figlio del giureconsulto Giacomo Giuseppe e di Francesca Zardetti di Piedimulera. Laureato a Pavia in medicina, nominato medico primario all’Ospedale Maggiore di Milano, scrisse negli Annali Universali di Me-


dicina sulla varicella e sul vaiolo, sulla sifilide e sulle acque minerali. LOSSETTI MANDELLI GABRIELE, storico, benefattore Vogogna 1821 - ivi 1886 Figlio di don Pietro e di donna Giuseppina Marinoni. Dopo gli studi classici a Milano conseguì la laurea in giurisprudenza a Pavia (25.4.1845). Fece pratica legale a Milano e nel 1848 fece parte della Guardia civica (2° btg. S. Babila). Sposò in quell’estate donna Elisa Melzi d’Eril e in seguito al rientro a Milano degli Austriaci ritornò a Vogogna definitivamente. Fu sindaco del borgo per circa vent’anni e contribuì con il proprio denaro all’erezione delle scuole elementari, della nuova chiesa con campanile, dell’asilo infantile, della stazione ferroviaria e all’ingrandimento di piazze e vie e affrancò i Vogognesi dalle decime dovute alla Parrocchia. Lasciò considerevole somma per l’ospedale e per restauri del teatro. Dedicatosi con passione alle ricerche storiche, scrisse la biografia dei vogognesi avv. Filippo Grolli e Angelo Zaretti, Notizie sui fatti del 1798, Cenno storico sui Settari di Cimamulera, Note sulla lapide romana della via del Sempione e La Cronaca del borgo di Vogogna dall’anno 1751 al 1885, pubblicata nel 1926 dalla figlia Pia. Per suo merito molte notizie su fatti e famiglie del passato sono giunte a noi. LUPETTI CARLO GAUDENZIO, pittore Prestinone di Craveggia 1827 - Nantes 1862 Figlio del geom. Bartolomeo e di M. Domenica Fuccio. Allievo a Torino dell’Accademia Albertina tornò diplomato con medaglie nella sua Valle e vi eseguì lavori a fresco. Nel 1853 frequentò a Parigi lo studio del pittore Cogniet allora in auge e l’anno successivo mandò alla «Promotrice» di Torino La zingara e i suoi animali, riscuotendo grande consenso. Per parecchi anni fu uno dei pochi pittori di animali e rientrato a Prestinone restò fedele a quei soggetti pur dedicandosi anche alla ritrattistica. Stabilitosi definitivamente a Nantes vi lavorò con successo. LUSARDI ANTONIO, scultore Varallo Sesia 1860 – Domodossola 1926 A Torino frequenta l’Accademia Albertina dedicandosi

in particolare all’intaglio e alla plastica. Al termine dei corsi inizia la sua attività di scultore. Nel 1901 si trasferisce a Domodossola perché incaricato dell’insegnamento della plastica e dell’intaglio presso la scuola gestita dalla Fondazione Galletti e non lascerà più la città divenendo ossolano d’adozione. Stimato per le sue capacità artistiche, ricevette l’incarico di eseguire delle formelle per la chiesa della Madonna della Neve, il Cristo con i fanciulli per il frontone dell’edificio dell’asilo tenuto dalla suore Rosminiane, il medaglione con l’effigie di Giuseppe Belli per Calasca e quello di Giorgio Spezia, collocato nella casa natale di Piedimulera, e inoltre le effigi del conte Giacomo Mellerio e dell’abate Rosmini, poste sulla facciata del palazzo melleriano. Degna di nota anche la produzione funeraria. MELLERIO FRANCESCO, gioielliere, benefattore Craveggia 1772 - ivi 1848 Figlio di Giovanni Francesco e di M. Caterina Borgnis, seguì il padre e lo zio, rivenditori di gioielli a Parigi. Scoppiata la Rivoluzione, mentre il padre rimpatriava con oltre duecento vigezzini, egli, seppure giovanissimo, continuò l’attività, ma nel 1793 con la fuga dalla capitale evitò la ghigliottina e per salvarsi si arruolò nell’armata francese del Nord. Nel 1795 rientrò a Craveggia e nel 1796 lavorò a Milano per i Francesi della Cisalpina. Ritornato a Parigi ingrandì il negozio ed ebbe come clienti la moglie di Napoleone e molti membri della Corte imperiale. La gioielleria Mellerio di Rue de la Paix è ancora oggi fra le più rinomate della capitale francese. Generoso di offerte alla val Vigezzo, pagò la costruzione del ponte fra Craveggia e Vocogno. MELLERIO GIACOMO SENIOR, fermiere, conte Malesco 1711 - Milano 1782 Figlio del medico Giovanni Battista e di Giovanna Cioja, crebbe con gli zii Cioja, negozianti e banchieri a Milano e per far pratica nel commercio. Messosi a lavorare in proprio accumulò grandi ricchezze con forniture agli eserciti di Maria Teresa e poi con la ferma generale (appalti generali) per il Milanese e per il Mantovano. Ritiratosi a vita privata ottenne cariche onorifiche e il titolo di conte di Albiate e Agliate (1776). Beneficò i poveri di Milano e Malesco. 179


Guglielmini Domenico, professore di idraulica, ďŹ sico - matematico Bologna 1655 - Padova 1710

Balcone Giovan Battista, benefattore S. Maria Maggiore 1703 - ivi 1750

Lossetti Giovan Battista, marchese, militare Vogogna 1600(ca.) - ivi 1663

Palletta Giovan Battista, chirurgo emerito, ďŹ lantropo Montecrestese 1748 - Milano 1832


MELLERIO GIACOMO, statista, benefattore Domodossola 1777 – Milano 1847 Figlio del giureconsulto Carlo Giuseppe e di Rosa Sbaraglini di Oira (Crodo), orfano di padre fu chiamato a Milano presso il ricchissimo zio paterno Giovanni Battista, già fermiere di Maria Teresa d’Austria e da lei creato conte per censo. Studiò nel Collegio Tolomei di Siena, poi viaggiò in Europa per istruzione. Sposò la contessa Elisabetta Castelbarco Visconti e condusse vita brillante nella Milano capitale del Regno Italico fino alla morte prematura della moglie e di tre figlioletti. Caduto Napoleone, parteggiò per il ritorno in Lombardia degli Austriaci (1814) dai quali fu nominato vice Reggente, e consigliere intimo di Sua Maestà. Nel 1817 divenne Cancelliere del Lombardo Veneto, carica che tenne fino al 1819. Non avendo ottenuto quell’autonomia amministrativa auspicata dai Lombardi, lasciò Vienna e si ridusse a vita privata. Mortagli la figlia superstite trovò conforto nella religione e nello studio. Uomo coltissimo fu mecenate e collezionista di opere d’arte ospitate nella grande villa in Brianza. Beneficò Domodossola con l’istituzione delle scuole superiori classiche che ospitò nel palazzo da lui fatto costruire appositamente (1818) e la cui direzione affidò successivamente all’amico Rosmini, fondatore dell’Istituto della Carità (1828) al Calvario e l’insegnamento ai padri rosminiani. Provvide inoltre all’istruzione femminile acquistando i locale delle ex monache Orsoline e insediandovi le figlie della Carità, ordine monastico fondato dall’abate Rosmini. Con testamento (1847) il Mellerio lasciò al Comune di Domo i fabbricati nel borgo, proprietà terriere nel Lodigiano, una somma per l’ospedale S. Biagio e altri legati per la continuità degli studi liceali. Non dimenticò il Comune di Malesco, luogo di origine della famiglia. Con il suo lascito fu pagata la costruzione a fine Ottocento della grande porta centrale in bronzo per il Duomo di Milano, opera insigne dello scultore Pogliaghi. MELLERIO GIOVANNI BATTISTA, fermiere, benefattore, conte Domodossola 1725 - Milano 1809 Figlio del medico vigezzino Giovanni Giacomo e di Anna Tichelli di Vagna, fece pratica di commercio a Mi-

lano presso il cugino Giacomo Mellerio e fu suo braccio destro e socio nell’attività di fermiere, occupandosi degli appalti generali per il Governo austriaco nel territorio di Mantova dove, nel 1771 fu eletto regio consigliere del Magistrato Camerale. Erede delle sostanze del cugino Giacomo, che si aggiunsero al suo già consistente patrimonio, fu considerato uno dei più ricchi milanesi. Con il cugino Giacomo affidò all’architetto Cantoni l’ampliamento del palazzo acquistato a Milano e la sistemazione della villa «II Gernetto» nei pressi di Monza, diventata di loro proprietà. Ebbe il titolo di Conte con sovrano attestato del 1783. Lasciò una rendita annua ai poveri di Malesco e una notevole somma all’Ospedale Maggiore di Milano. MELLERIO GOTTARDO, professore di lettere classiche Santa Maria Maggiore 1884 - Novara 1943 Figlio di Matrobio, maniscalco della Valle Vigezzo e di Annamaria Nicolai. Dopo studi classici e laurea in lettere a Torino si dedicò all’insegnamento, intervallato dalla partecipazione alla 1a Guerra Mondiale. Si stabilì a Novara, titolare di cattedra al Ginnasio e trascorse le estati nella sua Valle Vigezzo con la famiglia, traducendo classici, compilando una grammatica latina, collaborando anche a giornali francesi, scrivendo un romanzo inedito II palanchino della Madonna ambientato a S. Maria Maggiore, giudicato «preziosa testimonianza storica e di costume» della Vallata. Socialista, iscritto alla Massoneria ebbe contrasti politici ma non rinunciò alle proprie convinzioni. Fu amico dei pittori vigezzini Cavalli, Fornara, Peretti e del mecenate Michele Barbieri di Crana e con essi propugnò le conquiste sociali della amata Valle e diede vita a un foglio satirico ora introvabile. MELLERIO Famiglia (ramo di Craveggia) FRANCESCO (1772-1834), fondatore della celeberrima «gioielleria Mellerio dits Meller» di Rue de la Paix a Parigi; GIANFRANCESCO (1815-1886), fornitore della corte di Francia e di altre corti europee, fondatore della succursale di Madrid, autore di famosi gioielli per regine, chiese e gemme per il Santuario di Montes; MICHELE, benefico verso i poveri, gli ammalati, il comune e la chiesa dell’amata Craveggia; FELICE (1831-

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1905) benefattore di Craveggia e particolarmente di Masera dove pagò gran parte della strada per Rivoria, fece costruire l’asilo infantile e restaurare la parrocchiale; DOMENICO, munifico verso il comune di Masera a cui donò un grande stabile e terreno per le scuole elementari con annesso alloggio per le maestre e terreni per l’asilo; FRANCESCO fu Giangiacomo, deputato al Parlamento per la XIV legislatura e benefattore. MERZAGORA GIOVANNI ANDREA, scultore Craveggia sec. XVI - ivi 1603 Autore dello splendido coro ligneo della Madonna di Campagna a Pallanza, dell’ancona dell’altare di S. Bartolomeo a Villadossola. Altre opere sono sparse nel Vallese, nell’Ossola, nella Valsesia. MOALLI MARIA, titolare e direttrice di azienda Vergiate (VA) 1891 - Domodossola 1960 Diresse con fermezza e abilità la Società Corriere Moalli e annessa officina; fu Crocerossina volontaria in Africa Orientale durante il conflitto Italo-Etiopico del 193536. La torretta di via Montegrappa, di sua proprietà, fu regalata al Comune per desiderio suo e dei fratelli e da allora è diventata emblema cittadino. MOLINARI GIACOMO, rosminiano Domodossola 1807 - Sacra di S. Michele 1864 Ordinato sacerdote a Novara, nel 1830 entrò nell’Istituto della Carità da poco fondato dall’abate Rosmini. Rettore del Calvario e del Collegio Melleriano, fu poi arciprete a San Zeno di Verona da cui fu allontanato perché non gradito alla polizia austriaca. Nel febbraio 1861 Cavour personalmente lo inviò a Roma, latore di carte e lettere riservate al diplomatico Rappresentante dell’appena proclamato Regno d’Italia, destinate alle prime trattative con la Santa Sede. MONETA ATTILIO, colonnello, medaglia d’oro al valor militare Malesco 1893 - Finero 1944 Lasciati gli studi al Rosmini, scelse la carriera militare e frequentò la scuola d’equitazione a Pinerolo. Dopo la 1a guerra mondiale fu ufficiale del Centro rifornimento quadrupedi di Grosseto, di cui divenne Colonnello Direttore. Con l’8 settembre 1943 rientrò a Malesco portando armi e, preso contatto con le prime formazioni 182

partigiane e il C.L.N. di Lugano, tenne il collegamento fra i reparti armati dell’Ossola e la missione alleata in Svizzera. Nel settembre 1944 disciplinò la resa dei Tedeschi in val Cannobina e organizzò la difesa in Vigezzo. Essendo la Repubblica dell’Ossola in pericolo, il 12 ottobre con Alfredo di Dio e l’ufficiale alleato Patterson uscì in avanscoperta sotto Finero per conoscere la posizione nemica, ma cadde in una imboscata colpito mortalmente con il Di Dio. MONTI ENRICO, architetto, arredatore, benefattore Anzola d’Ossola 1873-1949 Frequentò scuole serali all’Accademia di Brera a Milano poi a prezzo di sacrifici conseguì la laurea in architettura. Si specializzò nella produzione di mobili e arredamenti di lusso a Milano (sale Biblioteca Ambrosiana, studio di Toscanini) con filiali in altre città, impiegando oltre seicento operai. Arredò il palazzo di Montecitorio a Roma, i Parlamenti di Buenos Aires e Montevideo, il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra, un’aula del palazzo reale di Amsterdam. Tra il 1920-30 si dedicò agli arredamenti navali (Rex e Roma) e allestì i padiglioni italiani delle Grandi Esposizioni all’estero. Già nel 1914 ebbe la nomina a Cavaliere del Lavoro. Fu socio onorario di molte Accademie. Beneficò il suo paese, di cui fu sindaco, costruendo a proprie spese la passerella sul Toce e impiegò le medaglie d’oro di benemerenza per far decorare la chiesa parrocchiale. MONTI PAOLO, uomo di cultura, fotografo Novara 1908 - Milano 1982 Figlio di Romeo da Anzola d’Ossola. Laurea in economia politica, dirigente industriale a Venezia. Appassionato di fotografia, fondò un gruppo d’avanguardia per il rinnovamento dell’arte fotografica. Nel 1953 lasciò la carriera di dirigente e a Milano divenne esponente significativo della cultura legata alla fotografia, collaborò alle principali riviste di architettura e si dedicò alla fotografia d’arte e ambienti e al censimento dei centri storici di molte città italiane. Insegnante di tecnica ed estetica dell’immagine all’Università di Bologna, promosse e diffuse il restauro conservativo delle città italiane. Eseguì il censimento fotografico dell’architettura e dell’ambiente del Lago d’Orta e della Bassa Ossola. La morte gli impedì di estendere il lavoro all’Alta Ossola.


MORGANTINI GIOVANNI, benefattore Crevoladossola 1841 - ivi 1889 Figlio di Giovanni e di Domenica Zanoni. Emigrò a Parigi e da imbianchino-garzone divenne impresariodecoratore con appalto di lavori per il governo (1870). Membro della Società di beneficenza e consigliere della camera di Commercio d’Italia a Parigi, aiutò i connazionali e i bisognosi. Fondò a Crevola un asilo infantile e donò arredi e denaro alla chiesa. MORIGIA VALENTINO (Frate Francesco da Domodossola), vescovo, politico Domodossola 1340? - 1409? Entrò nel convento dei frati minori francescani di Domo e ivi compì gli studi per il sacerdozio. Per le sue doti e capacità diplomatiche, nobili ed ecclesiastici ossolani lo inviarono dal Papa ad Avignone, nell’inverno 1373-74, a dichiarare la loro disponibilità alla ribellione ai Visconti signori dell’Ossola. Rientrato in Ossola con lettere papali di credito e un «breve» rivolto agli Ossolani, si impegnò nella propaganda antiviscontea suscitando la lotta dell’Ossola Superiore guidata dagli Spelorci contro i Ferrari della Bassa Ossola, fedeli ai Visconti. Ci fu guerra e poi pace in Ossola con nuova dedizione ai Visconti, ma frate Francesco Valentino Morigia lasciò il convento di Domo per quello più importante di Vercelli. Nel 1396 Bonifacio IX lo elesse Vescovo di Sarda (Schurda) in Albania, però, in effetti fu ausiliare del Vescovo di Novara e verso il 1408 di quello di Costanza con l’incarico di fondare chiese anche in Ossola (Craveggia, Formazza). MORTAROTTI RENZO, studioso dell’Ossola Torino 1920 - Domodossola 1988 Religioso rosminiano, laureato in lettere classiche nella Università Cattolica di Milano; titolare ordinario di lettere nel Ginnasio del Collegio Mellerio Rosmini di Domodossola. Profondo conoscitore dell’Ossola, a cui dedicò numerose ricerche, pubblicate nelle riviste Illustrazione Ossolana e Oscellana, fu autore di pregevoli libri dal titolo:Il Traforo del Sempione nel Cinquantenario (1956); I Walser nella Val d’Ossola (1979); L’Ossola nell’età moderna dall’annessione al Piemonte al Fascismo (1743-1922) (1985); G.R.- Grazia Ricevuta (1987). Domodossola, dove trascorse la maggior parte della sua

vita, fu la sua vera patria. ORSI MOSÈ, imprenditore, pubblico amministratore Beura 1849 - Domodossola 1918 Figlio di Antonio e di Caterina Mancini. Prima dell’avvento delle ferrovie, organizzò il trasporto dei passeggeri e dei primi turisti da e per il Sempione e nelle nostre valli, essendo state aperte da poco tempo le carrozzabili dell’Ossola. Erano al suo servizio molti vetturali, trenta cavalli per il traino di carrozze, diligenze e slitte, ed il suo albergo accolse anche ospiti di riguardo. Consigliere comunale e sindaco stimato e amato di Beura e di Domodossola, diede lavoro e aiuto a molti ossolani. PALLETTA GIOVAN BATTISTA, chirurgo emerito, filantropo Montecrestese 1748 - Milano 1832 Figlio di Giacomo e di Maria Leonardi. Dopo gli studi classici a Briga nel Vallese presso i Gesuiti, si iscrisse a Milano a una scuola di giurisprudenza che lasciò per entrare nel collegio degli allievi chirurghi dell’Ospedale Maggiore. Avendolo frequentato con intelligenza e passione gli fu consigliata l’iscrizione al corso di anatomia e patologia dell’Università di Padova dove nel 1773 conseguì la laurea «summa cum laude». Nel 1777 a Milano fu nominato assistente chirurgo e nel 1780 a Pavia conseguì la specializzazione in chirurgia tanto che nel 1787 ebbe l’incarico di capo chirurgo, cioè primario della Ca’ Granda. In questi anni scrisse trattati di grande valore scientifico i quali gli valsero onorificenze da parte di istituzioni accademiche italiane e straniere che lo vollero membro effettivo. Sostenne il metodo sperimentale, espressione del positivismo del suo tempo. Per le sue grandi capacità diagnostiche e terapeutiche Napoleone lo consultò e lo insignì del cavalierato della «Corona ferrea». Con la Restaurazione fu Rettore della facoltà di chirurgia e medicina ed ebbe riconoscimenti anche dall’imperatore d’Austria. Nel 1816 organizzò i primi ambulatori. Durante una lunga degenza in seguito alla rottura del femore scrisse in latino il suo ultimo lavoro in due volumi dal titolo Exercitationes patologicae (1820). PANIGHETTI GIOVANNI ANTONIO, calzolaio Varzo 1739 - Moncalieri 1785 Figlio di Giorgio e di Giacomina Borri. Orfano di pa183


dre, emigrò in Piemonte e dopo aver trascorso follemente la prima giovinezza si ravvide dandosi a opere di carità e di umiltà. È noto come «il santo calzolaio di Moncalieri» ed è sepolto nella parrocchiale di quella città. PARNISARI ARRIGO, pittore Stresa 1926 – Domodossola 1975 Figlio di Ottorino e Letizia Molinari. A Domodossola apprende i primi rudimenti della pittura e negli anni 1945-46 a Milano frequenta il liceo artistico di Brera, abbandonato presto per insofferenza ai metodi e ai programmi di quella scuola. Nel 1947 si trasferisce a Firenze dove partecipa al movimento Arte d’oggi, di cui condivide il linguaggio post-cubista. In seguito prende contatti con il Movimento d’arte concreta che sta vivacizzando l’ambiente artistico milanese e fonda con altri artisti la rivista Base e numero. Nel 1951 rientra forzatamente a Domodossola per curare un forte esaurimento, ma inefficaci terapie non riescono a liberarlo da fobie e frustrazioni. Lasciata la pittura per tali motivi, si dedica alla produzione di ceramica artistica. Nel 1960 soggiorna in Svizzera, poi riallaccia i rapporti con i compagni fiorentini trasferitisi a Parigi. La malattia lo riprende e non lo abbandona fino alla fine dei suoi giorni. PELLANDA LUIGI, arciprete di Domodossola, storico Crodo 1885 - Domodossola 1961 Ordinato sacerdote nel 1908, iniziò la sua attività pastorale come coadiutore e poi fu titolare di parrocchia a Varzo e a Domo. Visse i tragici avvenimenti che sconvolsero l’Ossola fra il 1943 e il 1945 con coraggio e rischio personale per difendere la giustizia, i deboli e i perseguitati e lasciò memoria obiettiva dei fatti, vissuti in prima persona, nella rievocazione storica L’Ossola nella tempesta (volumetto uscito nel 1955) fonte insostituibile di notizie. Fu in gioventù pioniere del motociclismo, delle proiezioni luminose e del cinema, considerati come mezzo educativo, inoltre animatore del canto gregoriano nelle funzioni parrocchiali. Fu studioso di Innocenzo IX e scrisse la storia della chiesa parrocchiale di Domo. È ricordato come custode attento e zelante delle tradizioni locali e degli oggetti sacri. Gli Ossolani lo giudicarono un santo prete e un gran galantuomo. 184

PERETTI BERNARDINO, pittore Buttogno 1828 - ivi 1889 Figlio del pittore Lorenzo, si perfezionò all’Accademia di Belle Arti di Lione. Partecipò alle Esposizioni di Torino del 1867, 1868, 1870 e 1871 e tornò in Italia nel 1872. Lasciò molti quadri ad olio e buoni affreschi in Francia e nelle chiese ossolane. PERETTI GIACOMO, generale, benefattore Santa Maria Maggiore 1838 - ivi 1912 Figlio dell’avv. Giovan Battista e di Giacomina Sbaraglini di Oira. Dopo gli studi classici a Domodossola frequentò la facoltà di matematica all’Università di Torino poi l’Accademia militare. Combatté nel 1866 a Custoza. Fu insegnante alla Scuola militare di Pinerolo. Concluse la carriera col grado di generale e, ritiratosi a Santa Maria Maggiore, ricoprì cariche pubbliche portando a termine alcune iniziative. PERETTI LORENZO, pittore Buttogno 1774 - ivi 1851 Figlio del pittore Carlo Giuseppe, allievo del padre e del vigezzino G. Rossetti, andò a perfezionarsi a Torino dove ebbe fra i committenti il re Carlo Felice per lavori e restauri nel palazzo Reale. Notevole una crocifissione (Chiesa di S. Francesco di Paola a Torino). Lavorò in Ossola, nell’Astigiano e nel Canton Ticino. Fu anche valente ritrattista. PINAUDA FRANCESCO, studioso di cose ossolane Beura Cardezza 1864 - Roma 1934 Sacerdote rosminiano, laureato in matematica e fisica all’Università di Torino fu insegnante e preside del Liceo-Ginnasio Mellerio Rosmini. Scrisse Meteorologia ossolana. Cenni sulle miniere, cave e acque minerali della regione ossolana (1928). Cenni storici della chiesa della Madonna della Neve (1918), e molti articoli di storia, meteorologia, religione, sui giornali locali dal 1910 al 1928. Il suo Almanacco ossolano (1914-1926) ricco di notizie storiche-statistiche-geografiche fu una specie di enciclopedia popolare per gli ossolani. PIOLINI GIOVANNI ANTONIO, benefattore Colloro di Premosello 1835 - ivi 1915 Figlio di Antonio e di Teresa Borri, emigrò tredicenne a Parigi per fare il fumista e da garzone divenne im-


presario di agiata condizione. Scoppiata la guerra Franco-Prussiana nella Parigi assediata (1870-71) fu membro della Commissione Italiana e Capo Divisione della Compagnia Umanitaria per il soccorso dei feriti sui campi di battaglia. Il Governo francese gli dedicò due medaglie. Tornato in patria fu eletto sindaco di Premosello. Lasciò una vistosa somma per l’erezione delle scuole. PIRAZZI MAFFIOLA ALCIDE, deputato Baceno 1897 - ivi 1965 Figlio di Plinio e di Cesarina Cominoli, frequentò dai Salesiani a Torino scuole tecniche professionali e si impiegò come tipografo. Aderì al Partito Socialista e per la sua posizione politica fu condannato a due anni di reclusione che scontò nel carcere torinese con Gramsci ed altri antifascisti. Stabilitosi a Villadossola, lavorò presso la centrale «Edison» di Pallanzeno, continuando l’attività politica. Durante la Repubblica dell’Ossola rappresentò il partito socialista in seno al C.L.N. e al ritorno dei Tedeschi si rifugiò a Locarno con Tibaldi ed altri antifascisti. Nel 1948 fu eletto deputato per il Fronte delle Sinistre, rimanendo a Roma fino al 1953. Dal 1955 al 1960 fu sindaco stimato di Villadossola. PIRAZZI MAFFIOLA PLINIO, amministratore pubblico, sindacalista Villadossola 1927 – ivi 1994 Figlio dell’onorevole deputato Alcine e di Albina Bussa. Conseguito il diploma di perito chimico si iscrive alla C.G.L. Per l’impegno dimostrato viene eletto membro della Commissione nazionale giovanile dei chimici e responsabile del sindacato chimici della zona Ossola. A partire dal 1960, per quattro volte, è sindaco di Villadossola. Stimato per la sua attività instancabile, dapprima attiva il collegamento delle frazioni con il centro, poi cura la costruzione di un edificio atto ad ospitare la scuola media e il liceo scientifico statale, che qui ebbe la sua sede prima del trasferimento definitivo a Domodossola. Promuove la costruzione delle case popolari e cooperative sorte su un progetto dell’ing. Marcello Bologna e consente la realizzazione di case unifamiliari. Nel 1962 requisisce la grande acciaieria Sisma, centro delle lotte sindacali. Viene eletto presidente della Comunità Montana Valle Ossola e dell’Assemblea de-

gli amministratori dell’USL n. 56. Queste sue esperienze di vita politica e amministrativa sono ricordate in un libro, scritto in collaborazione con l’amico Franco Michetti, dal titolo Villa, cenni storici, amministrativi, di lavoro, di vita e di curiosità. PIROIA MODINI GIOVANNI, benefattore Vagna 1816 - ivi 1899 Emigrante dodicenne, divenne rappresentante di commercio in Francia e nel 1839 di là passò a Cuba dove ingrandì una oreficeria dello zio rendendola la prima dell’isola. Comperò vaste piantagioni e per un ventennio fu vice console dei Regno di Sardegna. Rientrato in Ossola nel 1860, beneficò il suo paese con sovvenzioni. POLLINI GIACOMO, medico, storico, benefattore Parigi 1827 - Torino 1902 Figlio di Maurizio e di Maria Giovanna Sotta. Primi studi e laurea in medicina in Francia dove diresse un sifilocomio. Trasferitosi in Italia, a Torino gli fu convalidato il titolo accademico (1854). Nel 1859 divenne medico dell’Ambasciata francese a Torino e dirigente del reparto oftalmico dell’Ospedale. Nel 1866 medico chirurgo dell’esercito italiano nella 3a guerra d’Indipendenza. Durante i soggiorni a Malesco si diede alla ricerche storiche, che raccolse nel volume Notizie storiche di Malesco (1896). Lasciò tutto il suo patrimonio in beneficenza sotto il titolo di «Opera pia Pollini», regolata da tavole di fondazione da lui dettate. PONTI GIOVANNI, benefattore Santa Maria Maggiore 1849 - Domodossola 1916 Figlio di Angelo Antonio dell’illustre famiglia dei Ponti gioiellieri in Francia, generoso benefattore dei poveri, a Santa Maria Maggiore istituì una «Scuola industriale» e lasciò un legato per la Scuola Rossetti-Valentini. PORTA ANTONIO, tipografo, pubblico amministratore Domodossola 1819 - ivi 1893 Figlio di Giuseppe e di Teresa Pagani. Studi ginnasiali a Domo e pratica tipografica a Varallo Sesia. Direttore della tipografia Calpini, ne divenne proprietario ingrandendola con vantaggio economico che gli consentì liberalità verso i bisognosi. Stampò i principali giornali locali del tempo e le pubblicazioni storico-scientifiche a vantaggio della cultura locale, nonché i bigliet185


Panighetti Giovani Antonio, calzolaio Varzo 1739 - Moncalieri 1785

Prinsecchi Carlo Giuseppe, padre Emanuele postulatore apostolico Domodossola 1710 - Roma 1808

Sala Giuseppe, Cardinale Bologna 1762 - Roma 1839

Tojetti Giovanni, frate alcantarino, venerabile Calasca 1680 - Napoli 1764


ti da 50 centesimi che lo resero celebre. Accettò cariche amministrative pubbliche per dovere e fu socio fondatore dell’Asilo infantile, della Società operaia e consigliere della Fondazione Galletti. POSCIO FERDINANDO BARTOLOMEO, impresario, benefattore Villadossola 1900 - ivi 1971 Figlio di Bartolomeo e di Rosa Secondini. Iniziò dodicenne l’attività lavorativa nel piccolo cantiere paterno, fornitore di pietrisco per le strade locali. Subentrato al padre, nel 1930 diede nuovo impulso all’azienda divenuta costruttrice di strade, ponti, dighe, villaggi operai. Nel dopoguerra, con mille dipendenti, ricostruì la SISMA di Villadossola, lavorò per la Edison, costruì il Santuario di Re e il palazzo Borsa Merci di Novara. Dotato di grande umanità, fu sempre disponibile ad aiutare chi ricorreva a lui. POZZI GIOVANNI ORESTE, scultore Vogogna 1892 - ivi 1980 Si diplomò a pieni voti all’Accademia di Brera. Eseguì numerosi monumenti ai caduti e sculture tombali per il Monumentale di Milano. Nel 1925 il suo bozzetto su S. Francesco fu premiato. Il suo «Gladiatore» in marmo di Candoglia fu acquistato dal re Vittorio Emanuele III. PRESBITERO FERDINANDO, avvocato, benefattore Vogogna 1848 - S. Germano di Pinerolo 1909 Figlio dell’avv. Vittorio e di Maria Spezia. Studi classici al collegio Mellerio Rosmini e laurea in giurisprudenza a Torino dove poi visse esercitando la professione legale. Lasciò molti dei suoi beni all’asilo e ai poveri di Vogogna oltre che al Cottolengo di Torino. A Vogogna la casa di riposo per anziani porta il nome «Presbitero» a ricordo del benefattore. PRINSECCHI CARLO GIUSEPPE (Padre Emanuele) Postulatore apostolico Domodossola 1710 – Roma 1808 Figlio di Antonio e di Maria Giovanna Ghisoli. Entrò nell’ordine dei Cappuccini e divenne sacerdote nel convento di Rieti. Per la profonda preparazione teologica fu trasferito a Roma verso il 1764 e là ricoprì l’alta carica di postulatore, cioè di promotore della beatificazione e santità di alcuni frati cappuccini. Inoltre con la fa-

condia dell’eloquio e la forza delle sue argomentazioni contestò gli errori dei filosofi illuministi mediante le Dissertazioni in forma di dialoghi intorno ai vari dogmi cattolici per dimostrare la loro verità, contro li così detti spiriti forti e specialmente contro li seguaci degli errori di Voltaire, opera uscita nel 1780. Scrisse anche Della Chiesa e della gerarchia Ecclesiastica che dedicò a Pio VI, amareggiato per la diffusione dei principii giansenistici. A Roma fu tenuto in grande stima, in particolare dagli Ossolani cardinale Sala, Prefetto della Congregazione dell’Indice e assistente al soglio Pontificio, e Benedetto Fenaia da Formazza, arcivescovo di Filippi. PROTASI GIAN DOMENICO, ingegnere, politico Piedimulera 1810 - Arona 1873 Laurea a Torino in ingegneria. Ideò e promosse la costruzione della carreggiabile di valle Anzasca. Deputato al Parlamento Subalpino si batté per la ferrovia Milano-Domodossola-Sempione. Dopo l’Unità d’Italia fu presidente dell’Amministrazione Provinciale di Novara e sindaco di Arona. RAGOZZA ERMINIO, sacerdote, benefattore, studioso Colloro di Premosello 1918 – Quarona (VC) 1984 Ordinato sacerdote nel 1941, fu parroco di Gignese e insegnante di lettere italiane, latine e greche presso il seminario di Arona. Nel 1954 fu trasferito nella parrocchia di Quarona (VC) e là rimase sino alla morte. Diede alla stampa i suoi studi di storia valsesiana e sulla parrocchia quaronese. Tuttavia non allentò mai i legami affettivi con il suo paese d’origine, contribuendo finanziariamente ai lavori della strada Premosello-Colloro e lasciando parte delle sue sostanze alla parrocchia, alla Casa di riposo e parecchi suoi libri alla biblioteca comunale. Collaborò al bollettino parrocchiale premosellese. Nel 1969 la Pro Loco gli pubblicò Aria di casa nostra e postumo nel 1985 il volume U Libar d’la cà vegia d’Clor e d’Cravaga, contenente anche un vocabolario del vecchio dialetto locale. RASTELLINI GIOVANNI BATTISTA, pittore, pubblico amministratore Buttogno 1860 - ivi 1926 Figlio di Gian Giacomo, ritrattista, studiò alla Scuola Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore e si perfe187


zionò a Milano nella pittura e nel restauro che eseguiva con tecnica particolare. Fu per un ventennio sindaco del suo paese. RASTELLINI GIAN MARIA, pittore, pubblico amministratore Buttogno 1869 - ivi 1927 Figlio di Gian Giacomo, frequentò la scuola Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore e si perfezionò a Milano come il fratello Giovan Battista. Tenne studio a Milano ed ebbe committenti fra gli aristocratici e i ricchi borghesi lombardi, ottenendo un premio alla triennale di Milano del 1888 e all’Esposizione di Monaco di Baviera nel 1913. Fu sindaco di Buttogno e presidente della Società Elettrica Vigezzina. RAVASENGA CARLO, musicista Torino 1891 - Roma 1964 Ossolano per parte materna amò l’Ossola e trascorse lunghi periodi a Vogogna. Lasciati gli studi giuridici, per vocazione frequentò il conservatorio a Torino e nel 1915 eseguì musica da camera di sua composizione. Nel 1916 riportò caloroso successo con l’opera Una tragedia fiorentina. A Milano diresse il settimanale L’araldo musicale, svolse attività didattica e di compositore. La sua musica da camera ebbe successo in tutta Italia. In un concorso a New York con giuria diretta da Toscanini, ebbe il 2° premio per la Suite in quattro tempi. Compose quattro opere sinfoniche, oltre a musiche inedite. Manoscritti, spartiti, edizioni rare furono donati dalla figlia Evelina (1921 - 1993) per desiderio del padre alla fondazione Galletti insieme al suo pregevole pianoforte. Svolse attività didattica e con il maestro Toni fondò il sindacato musicisti. ROABBIO GIOVANNI ANTONIO, benefattore Nato a Baceno nel sec. XVII Canonico della Collegiata di Domo, dispose un lascito alla comunità del Borgo perché fosse istituita una scuola elementare per i ragazzi poveri, la quale fu di grande utilità e funzionò fino all’apertura delle scuole fondate e finanziate dal conte Giacomo Mellerio. ROABBIO PIETRO PAOLO, benefattore Vissuto a Baceno nel sec. XVII, dove fu parroco fino al 1671. Istituì una cappellania a Baceno con l’obbligo di 188

una scuola gratuita per i fanciulli poveri del luogo. RONDOLINI GIOVANNI, medico benemerito Pallanzeno 1870 – Villadossola 1954 Figlio di Luigi e di Teresa De Regibus. Laurea in medicina e chirurgia a Torino. A Villadossola svolse la professione medica come missione da compiere a vantaggio della popolazione. Si prodigò anche per quella dei paesi di valle Antrona che raggiungeva due volte per settimana e più in caso di urgenza. Specializzato nella cura di malattie dell’apparato respiratorio, ai pazienti offrì assistenza con qualunque tempo, a qualunque ora anche nei paesetti più lontani portando le medicine agli indigenti, sempre prodigo di insegnamenti e consigli igienico sanitari alle famiglie. Convinto dell’utilità dell’esercizio fisico all’aria aperta organizzò nell’immediato primo dopoguerra (1919) escursioni e camminate che propagandò dapprima nelle osterie, in attesa di una sede in cui riunire gli aderenti all’Unione Operaia Escursionisti Italiani (sorta nel 1911 a Monza) allo scopo di sottrarre all’alcolismo e al gioco d’azzardo i giovani. Non dimenticò i ragazzini organizzando per loro apposite camminate dopo l’ascolto della Messa, e continuò questa attività anche con il C. A. I. fino al termine del secondo conflitto mondiale. ROGGIANI ALDO GIUSEPPE, mineralogo, petrografo Domodossola 1914 - ivi 1986 Figlio di Giuseppe e di Rosa Ponzio. Studi classici al Mellerio Rosmini, laurea in scienze naturali a Milano, docente di scienze, chimica e geografia astronomica nei Licei rosminiani. Fu studioso insigne della mineralogia generale e in particolare di quella dell’Ossola. Fin dal 1938 in valle Vigezzo individuò e per anni coltivò in proprio un giacimento di feldspato situato a DruognoOrcesco-Gagnone. Là nel 1946, si accorse della presenza di un minerale sconosciuto, che risultò essere silicato di alluminio e calcio, il quale fu catalogato in suo onore con il nome di ROGGIANITE. L’ufficializzazione della scoperta avvenne durante il XXV Congresso di mineralogia e petrografia svoltosi a Napoli nel 1968. Patrocinò la costituzione di un gruppo mineralogico ossolano (1972). Collaborò a riviste e periodici fra cui Rendiconti della S.I.M.P.. Fra le numerose pubblicazioni:


Corindone, torbenite, morenosite. Specie minerali nuove per l’Ossola (1967); Ossola minerale. Indice delle specie e dei principali ritrovamenti, con un saggio di bibliografia mineralogica ossolana (1975); La tarumellite di Candoglia e altri studi rilevanti. La sua preziosa collezione si trova ora a Torino presso il Museo regionale di Storia e Scienze naturali. Benemerito nel campo delle ricerche scientifiche, fu insignito di medaglia d’oro, dal comune di Domodossola (1970) e dal Presidente della Repubblica Italiana Pertini (1979). ROSSETTI VALENTINI GIOVANNI MARIA, pittore, benefattore Santa Maria Maggiore 1796 - ivi 1878 Figlio di Giacomo Antonio e Angela Menabene, a Milano frequentò i corsi di ornato e figura nell’Accademia di Brera. A Mompellier insegnò in scuola governativa e si dedicò alla pittura. Fu insignito della Legion d’Onore da Napoleone III. Ritornato a S. Maria nel 1870 insegnò gratuitamente ai convalligiani nella scuola di disegno istituita a proprie spese ed alla quale lasciò in eredità il proprio patrimonio. Regalò un ostensorio alla parrocchia, un lascito per la messa festiva a Crana e l’autoritratto alla Fondazione Galletti. ROSSI GIUSEPPE ANTONIO, benefattore Premosello 1805 - ivi 1877 Fece fortuna a Parigi con il commercio dei tessuti di seta. Dopo il 1870 si stabilì al paese d’origine al quale regalò un terreno e una cospicua somma per l’erezione di un asilo d’infanzia e l’istituzione delle due classi del corso elementare superiore. RUGA-SILVA GIOVANNI ANTONIO, diplomatico, magistrato Domodossola 1731 - ivi 1800 Figlio del giureconsulto Carlo Giuseppe e di Isabella Ruga. Studi classici, poi commerciante in Parigi e insegnante di italiano. Tornato a Domo fu segretario del Conte Borromeo. Ripresi gli studi giuridici si laureò a Pavia nel 1765. Ambasciatore del Duca di Modena a Madrid, nel 1769 Reggente la Signoria di Varese per Francesco III di Modena e poi Presidente del Consiglio Supremo di giustizia. Per incauta accettazione di

un compenso meritato ma male inteso, perse l’alto incarico e rientrò a Domo a esercitare l’avvocatura. Con l’occupazione francese del Regno di Sardegna fu nominato Presidente della municipalità di Domo ma cadde in disgrazia con l’avvento degli Austro-Russi. SALA GIUSEPPE, cardinale Bologna 1762 - Roma 1839 Figlio di Giuseppe, emigrato da Baceno a Bologna. Studi classici a Roma e laurea in teologia. Dotato di intelligenza e capacità, resse la Delegazione Apostolica alla partenza da Roma di Pio VI, travolto dalle vicende rivoluzionarie. Con Pio VII fu segretario della Legazione presso Bonaparte 1° Console a Parigi e ancora nel 1809 presso Napoleone Imperatore. Dopo il 1814 riprese l’attività diplomatica e curiale e nel 1831 ottenne la dignità cardinalizia. SALATI GIOVAN MARIA, primo attraversatore a nuoto della Manica Malesco 1796 - Saint Brice sous Forêt 1879 Figlio di Domenico e Anna Maria Salati. Nel 1812 è soldato nell’armata italiana comandata dal gen. Pino e poi marinaio sulla «Belle Poule». Come fuciliere di marina combatte a Waterloo dove, ferito, viene fatto prigioniero e recluso a Dover su una vecchia nave adibita a campo di concentramento. Dopo alcuni mesi di vita impossibile si butta nella Manica e l’attraversa a nuoto raggiungendo Boulogne. A Parigi trova lavoro presso i parenti Polino che hanno fatto fortuna come fumisti e da semplice spazzacamino diventa fumista impresario. Nel 1850 il Salati si trasferisce a Soissons, poi al seguito del figlio prete dimora in varie parrocchie e muore in quella di Saint Brice sous Forêt a 12 km da Parigi. SALINA GIUSEPPE (VITTORIO D’AVINO), poeta, scrittore Domodossola 1877 - Varzo 1949 Studiò in seminario e ordinato sacerdote (1899) intraprese la sua missione di parroco, ma si dedicò anche con passione ed estro alla poesia in dialetto e in lingua italiana, a scritti sul paesaggio e sull’arte ossolana. Fu ottimo latinista e grecista, buon oratore e diede alle stampe parecchie pubblicazioni. 189


SALINA LUIGI, politico, benefattore Bologna 1762 - ivi 1845 Figlio di Giovanni Antonio di Mozzio in valle Antigorio. Laureato in giurisprudenza a Bologna, nel 1784 fu eletto presidente dell’Annona e con l’avvento dei Francesi membro del Governo Provvisorio della Cisalpina. Partecipò alla Consulta di Lione e divenne membro del Corpo legislativo quale rappresentante del Collegio dei Possidenti Bolognesi. Dirigente dell’amministrazione del Dipartimento, dal Governo Pontificio, subentrato ai Francesi, fu mantenuto nella carica. Leone XII nel 1825 lo creò conte. Fu Presidente del Tribunale d’appello delle Legazioni. Cultore della lingua latina, scrisse epigrammi apprezzati. Quando l’alluvione devastò Crodo e distrusse il Pretorio, mise a disposizione della comunità le case e i poderi di Mozzio. SAMONINI ACHILLE, pubblico amministratore Domodossola 1873 - ivi 1939 Figlio di Giacomo, farmacista, e di Angiolina Garbagni. Studi classici al Mellerio Rosmini, laurea in chimica farmaceutica all’Università di Modena, farmacista a Domo subentrato al padre, consigliere provinciale e sindaco di Domo al tempo dell’inaugurazione del Sempione e del volo di Chavez. Commendatore per benemerenze e dedizione al pubblico interesse, di ideali liberali giolittiani lasciò l’amministrazione del Comune e ogni carica con l’avvento del Fascismo. SANDRETTI AGOSTINO, commerciante, pubblicista Calasca 1891 - Domo 1954 Figlio di Martino e di Annunziata Francini. Interrotti gli studi liceali per ragioni di famiglia, si dedicò al commercio. Fu cultore di memorie locali, autore di Zibaldone 1 e Zibaldone 2 sulla storia di Calasca, podestà del paese nativo, promotore di iniziative sociali in valle Anzasca, proprietario e direttore del giornale Il Commercio ossolano e organizzatore della Ia Esposizione italo-svizzera nel 1925. SARTORIO GIOVANNI, chirurgo, benefattore Domodossola 1745 - ivi 1841 Figlio del chirurgo Felice e di Filiberta Javernier. Laureato in medicina e chirurgia a Pavia, si dedicò alla cura, spesso gratuita, degli infermi. Fu chirurgo al S. Biagio 190

negli anni della costruenda strada napoleonica. Morendo lasciò il suo patrimonio ai «poveri vergognosi», persone un tempo agiate ridotte all’indigenza per il mutamento degli eventi. SCACIGA DELLA SILVA FRANCESCO, storico, giornalista Mozzio 1810 - Domodossola 1874 Figlio di Diovole e di Teresa Albertazzi. Studi classici e laurea in legge a Torino. A Domo si dedicò alla professione legale e alla ricerca storica sull’Ossola Superiore pubblicando Storia di Val d’Ossola (1842) e Vite di Ossolani illustri con quadro storico delle eresie (1847). Collaborò a giornali locali e diresse: Il Moderato (1851), L’Agogna (1845), L’Ossolano (1854). Scrisse novelle e articoli di vario argomento per almanacchi a partire dal 1846. Fu Provveditore agli studi nell’Ossola dal 1848 al 1854. Curò la pubblica istruzione aprendo scuole elementari in alcuni comuni. Si occupò di amministrazione pubblica e favorì la formazione di biblioteche pubbliche nelle vallate e la costruzione della strada Crevola-Pontetto di Montecrestese. SILVETTI MICHELE, naturalista Pallanzeno 1746 - ivi 1815 Figlio di Francesco Antonio e di Maria Teresa Testoni di Piedimulera, compì gli studi a Milano dai Gesuiti di Brera dove il fratello sacerdote Giuseppe Luigi (17301807) insegnava retorica e filosofia. Dedicatosi alla ricerca scientifica si appassionò alle scienze naturali occupandosi anche di flora e fauna dell’Ossola. Tradusse dal francese la monumentale storia del naturalista Buffon dedicata allo studio della terra, dei minerali e di ogni specie di animali. Perché una materia di tanto interesse risultasse in stile chiaro ed esemplare, egli si valse dell’aiuto del fratello Luigi che aveva lasciato forzatamente l’insegnamento per la venuta dei Francesi a Milano. SIMONIS GIOVAN BATTISTA, pittore Morto a Buttogno nel 1868 Lavorò a lungo nel Delfinato e nella Franca Contea e fu ritenuto buon pittore. Rientrato a Buttogno insegnò disegno e colore seguendo la tradizione di altri membri della famiglia Simonis che già dal 1650 tenevano una scuola di disegno e pittura.


SOTTA FRANCESCO MARIA, pittore Malesco 1764 - ivi 1841 Ritrattista di buona fama in Francia prima e dopo la Rivoluzione, fu iniziatore di una dinastia di pittori. Ricordiamo i figli CARLO GIUSEPPE (1796-1872) attivo a Roma e in Francia (soggetti religiosi, autoritratto a palazzo Silva) e il più famoso LUIGI (1777-1860) ottimo e ricercato ritrattista a Parigi, dove frequentò l’atelier di Ingres. Lavorò a Pietroburgo, a New Orleans, a Roma e in Francia. SPEZIA ANTONIO, architetto Calasca 1814 – ivi 1892 Figlio di Pietro e di Teresa Patroni Zambonini. Dopo studi classici a Domo divenne ingegnere architetto. Tra le sue opere è famosa la Chiesa di Maria Ausiliatrice a Torino la cui progettazione gli fu affidata da don Bosco che nel 1865, dopo la posa della prima pietra, gli regalò un bacile d’argento con dedica. Si occupò delle miniere d’oro di valle Anzasca e progettò gratuitamente la cupola della chiesa di Calasca. SPEZIA GIORGIO, mineralogo, docente universitario Piedimulera 1842 - Torino 1911 Figlio di Valentino e di Maria Angelotti. Studi classici, universitario a Pavia, si arruolò volontario e combatté al Volturno (1860) con la divisione Cosenz. Nel 1867 a Torino si laureò in ingegneria, con lode, sulla Ventilazione delle miniere. Perfezionati gli studi di mineralogia ad Heidelberg, insegnò al Politecnico di Torino dove realizzò il Museo mineralogico, primo per importanza in Italia. Fama internazionale ebbero i suoi studi di mineralogia sperimentale. Presidente generale del C.A.I., diede i disegni per la capanna Sella al Weisthorn e cooperò ai preparativi scientifici per la spedizione al Polo Nord. STIGLIO CARLO GIORGIO, ingegnere, architetto Pallanzeno 1836 - ivi 1898 Studi classici al Mellerio Rosmini poi, per merito, ospite nel Collegio delle Province a Torino. Nel 1859 volontario con Garibaldi. Si laureò in ingegneria a Torino e fu professionista in Ossola. Sue opere il teatro municipale di Domodossola, l’Albergo Sempione, la casa Ponti, l’ampliamento dell’Ospedale S. Biagio, le ville

Seiler, Mosoni e Casetti a Caddo, gli asili di Piedimulera e Premosello, le carreggiabili di Bognanco, di Vogogna, Masera, di valle Antrona, Mocogna-Preglia e lavori vari a Craveggia. TAMI ARMANDO, benefattore Villadossola 1926 – ivi 1999 Frequentò a Novara l’Istituto per Ragionieri “Mossotti” e uscì diplomato con ottima votazione. Collaboratore amministrativo presso l’industria meccanica P. M. Ceretti, fu poi professionista aggiornato e molto consultato da scelta clientela. Fu anche incaricato dal Tribunale di Verbania di consulenza contabile e di curatore fallimentare. Coltivò le amicizie, fu arguto conversatore, amò le varie espressioni della cultura; fece parte attiva di un “movimento culturale ossolano” con i concittadini dott. Italo Pistoia e Gianfranco Bianchetti. Scrisse poesie in dialetto di Villadossola che raccolse sotto il titolo Alegar e grazia che ebbero l’ambita prefazione del filologo Gianfranco Contini. Risparmiatore oculato e abile moltiplicatore delle sostanze con sapienti operazioni, fu generosissimo elargitore del grande patrimonio accumulato al paese natale (Comune e parrocchia) e all’ospedale S. Biagio di Domodossola, dove ricevette cure attente e umana comprensione, purtroppo senza possibilità di buon esito. TESTORE ANDREA, promotore della ferrovia Domodossola-Locarno Toceno 1855 - ivi 1941 Figlio di Giuseppe Antonio e di Maria Cazzini. Maestro elementare nella sua Toceno, lavorò poi per qualche anno in Argentina. Dopo il rimpatrio si batté con zelo instancabile per migliorare il tenore di vita dei valligiani fondando la Società Operaia di Mutuo Soccorso e organizzando corsi serali per lavoratori. Promosse la Società Elettrica Vigezzina, la «Società pro montibus et fluminibus» di carattere ecologico e lo Sci Club Valle Vigezzo. Il suo nome è essenzialmente legato all’impresa non facile di procurare alla propria vallata la ferrovia Domodossola-Locarno che entrò in funzione nel 1923 dopo un ventennio di suo impegno assiduo contro ostacoli di ogni genere. A riconoscimento delle sue benemerenze nel 1982 gli fu intitolata la scuola media di Santa Maria Maggiore. 191


TIBALDI ETTORE, vice Presidente del Senato Bornasco (PV) 1887 - Certosa di Pavia 1968 Studi classici, laurea in medicina, assistente di patologia a Pavia fu combattente decorato nella la guerra mondiale. Di ideali mazziniani dagli anni studenteschi, responsabile nel 1923-24 del movimento politico “Italia libera”, antifascista, allontanato dalla carriera universitaria e costretto a lasciare Pavia, si trasferì, nel 1925, a Domodossola, vincitore del concorso a Primario medico del S. Biagio e vi dimorò per quarant’anni. Ossolano d’adozione, mantenne contatti con l’antifascismo clandestino, legò il suo nome alla Resistenza, fu presidente della Giunta di Governo della Repubblica partigiana dell’Ossola. Eletto sindaco di Domo nel dopoguerra, senatore socialista dal 1953, tenne la Vice Presidenza del Senato fino al 1965. TITOLI ALFONSO, medico, benefattore Anzino 1847 - ivi 1919 Figlio di Pietro e di Brigida Spadina, dopo gli studi classici nei collegi rosminiani si laureò in medicina a Torino nel 1872 e fu medico nella sua valle Anzasca. A proprie spese fece costruire un tratto di strada per Anzino e lasciò poi al Comune una cospicua somma a beneficio dei concittadini. TOJETTI GIOVANNI, frate alcantarino, venerabile Calasca 1680 - Napoli 1764 Figlio di Giovanni e di Maria Del Barba. Emigrato a Pavia e poi in Germania, nel 1716 entrò nel convento dei Frati alcantarini e destinato a Piedimonte di Alife (Caserta) come fratello terziario, prendendo il nome di frate Francesco di Sant’Antonio. Poi andò a Napoli, nel convento di Santa Lucia dove, trascorsi quarantacinque anni come umile questuante, morì in concetto di santità. La Chiesa lo ha dichiarato venerabile. TONNA CARLO MARIA, benefattore Calasca 1746 - ivi 1827 Figlio di Giovanni Battista e di Maria Spezia. Compì gli studi classici e teologici nel seminario diocesano e ordinato sacerdote, fu prevosto a Romagnano Sesia e poi a Calasca. Attaccatissimo al suo paese nativo, ideò la fondazione del «Monte di pietà di Calasca», con sostanze proprie e con il concorso di altri benefattori calasche192

si. Ottenuto in data 4-6-1796 il permesso del Vescovo di Novara Buronzo Delsignore, dettò al notaio Donzelli di Novara il 9-11-1796 le tavole di fondazione a favore dei parrocchiani di Calasca e poi di quelli delle altre parrocchie della valle Anzasca, con lo scopo di favorire gli emigranti che avessero urgenza di prestiti per il viaggio e il sostentamento della famiglia, preservandoli dagli usurai, con condizioni di favore dettate da spirito di carità cristiana. TRABATTONI BONO ISOLINA, pittrice Buenos Aires 1896 - Parigi 1978 Di famiglia ossolana varzese. In Italia compì gli studi secondari e fu allieva del pittore verbanese Bolongaro. Si distinse per paesaggi, ritratti e disegni di soggetto religioso. Fu illustratrice di leggende ossolane e collaboratrice con disegni e scritti delle riviste Illustrazione Ossolana e Oscellana. TRABUCATI MARTINO ETTORE, banchiere, benefattore Ceppo Morelli 1842 - Firenze 1907 Figlio di Giovan Battista e di Elisabetta Chilli. Emigrato a Montevideo creò una fiorente casa commerciale. Fu poi presidente del Banco Italiano in Uruguay, Consigliere dell’Ospedale italiano e benefattore dei compatrioti. Durante i frequenti soggiorni nella sua valle beneficò i poveri e gli infermi. La sua opera ebbe un degno continuatore nel figlio Ettore. TRABUCCHI FRATELLI, benefattori Titolari a Parigi di una fiorente casa di fumisteria, combattenti nelle armate della Repubblica francese. Gioacchino (1758-1832) e Giuseppe (1769-1846), il quale ottenne la “sciabola d’onore”, furono i più importanti. Ebbero incarichi governativi di lavori a Milano, a Roma, in Germania e misero insieme un grande capitale. Istituirono a Parigi nell’ospedale Beaujon dei posti letto perpetui per i fumisti vigezzini e piemontesi ammalati. Lasciarono in beneficenza a Malesco una cospicua somma con la quale furono sovvenzionati l’ospedale a loro intestato (1834) e altre opere benefiche. TRABUCCHI GIACOMO, avvocato pubblicista Domodossola 1829 - ivi 1893 Di Giovanni Antonio e Maria Gugliminetti. Studi clas-


sici al Mellerio Rosmini e a Novara, laurea in giurisprudenza all’Università di Genova. Simpatizzante di Mazzini, iscritto nella “Giovane Italia” repubblicana per tutta la vita, fondò nel 1855 la Società Operaia domese, il corpo dei pompieri nel 1859, il Comizio agrario e il CAI ossolano. Cooperò alla sistemazione della biblioteca della Fondazione Galletti nel 1873, alla creazione della Scuola di arti e mestieri «G.G. Galletti» e del Ricovero vecchi. Fu giornalista e rievocò memorie storiche ossolane con epigrafi marmoree. VEGGIA ALFONSO, medico, benefattore Domodossola 1858 – ivi 1921 Figlio del causidico Giacomo e di Giovannina Matli. Studi classici a Domo e laurea con lode in medicina e chirurgia a Torino. Diresse con abnegazione il lazzaretto per colerosi a Iselle, fu primario all’ospedale S. Biagio. Visitava a domicilio i malati delle vallate e gratuitamente i poveri. Nel 1894 fondò l’Associazione medica ossolana, ancora oggi attiva e presiedette un importante convegno sulle intossicazioni nelle miniere (1902). Durante la la guerra mondiale fu direttore dell’Ospedale militare territoriale, istituì la scuola Samaritana e diresse la C.R.I. Sviluppò l’indagine epidemiologica della tisi nell’Ossola, studiò i molti casi di dissenteria e tifo che attribuì alle scarse condizioni igieniche degli acquedotti battendosi perché venissero migliorate. Aiutò i lavoratori del Sempione a superare i malanni dovuti all’ambiente in cui operavano. Per la solerte lotta contro la malaria in Ossola fu insignito della Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Si preoccupò di trattare con i sindaci per una più adeguata retribuzione ai medici condotti miseramente compensati nonostante i sacrifici notevoli richiesti dalla professione. Fu affiancato nell’attività da altri medici fra cui vanno ricordati Morandini, Gubetta e Negri. Notevole il suo studio Storia clinica dell’aviatore Geo Chavez, con alcune considerazioni sullo shock (1911). Lasciò al S. Biagio la sua ricca biblioteca medica e l’armamentario chirurgico servito per le operazione da lui eseguite per primo a Domo. VIETTI VIOLI PAOLO, architetto Grandson (Svizzera) 1882 - Vogogna 1965 Figlio di Paolo e di Anna Zanoni, ossolani, si laureò in Architettura a Parigi nel 1905. Rientrato in Italia, nel

1914 si laureò in ingegneria civile al Politecnico di Milano. Durante la guerra 1915-1918 fu tenente di artiglieria nelle officine militari a Genova. Si specializzò nella progettazione e costruzione di ippodromi raggiungendo fama internazionale (S. Siro, Capannelle, Merano, Grosseto, Alessandria d’Egitto, Istanbul, Belgrado, Addis Abeba). Costruì scuderie da corsa e da allevamento e impianti sportivi diversi. Realizzò lo stadio di Genova, lo stadio olimpico di Ankara e quello di Domodossola. Sono sue opere il Villaggio SISMA e la chiesa nuova di Villadossola. ZANNA BARTOLOMEO, inventore Zornasco sec. XIX Industriale geniale, inventò (1842) un tipo di calorifero e divenne fornitore della Casa Imperiale di Vienna e della Casa Reale di Torino. ZANOIA GIUSEPPE ANTONIO, medico, benefattore Domodossola 1767 - ivi 1848 Figlio di Paolo e di Costanza Zanoia. Studiò medicina a Pavia, si perfezionò nell’Ospedale di Milano e a Domo fu medico dell’Ospedale S. Biagio. Si occupò dei carcerati ammalati e alleviò le condizioni dei detenuti poveri alle cui famiglie provvide con suo denaro. Fu rappresentante del Protomedicato della Sanità di Torino per la prevenzione e la cura del colera e lottò contro i pregiudizi incontrati nella pratica della vaccinazione antivaiolosa a cui si opponevano alcuni colleghi. Lasciò i propri beni al S. Biagio. ZARDETTI CARLO, numismatico, archeologo Milano 1778 - ivi 1849 Da genitori di Piedimulera. Si laureò in giurisprudenza a Pavia ma si curò di numismatica negli anni del Regno italico e cooperò alla nascita a Milano del Gabinetto numismatico. Scrisse articoli sulle antichità di Sicilia, sul Duomo di Monreale, su S. Zeno di Verona, su monumenti etruschi ed egiziani. Tradusse dall’inglese e dal francese opere sull’antichità. Compilò il catalogo della libreria Reina. Lasciò la casa di Piedimulera alla parrocchia. Fu membro di accademie scientifico-letterarie italiane e straniere. ZARDETTI OTTONE, arcivescovo, benefattore Rorsch (CH) 1847 - Roma 1902 193


Figlio di Giuseppe nativo di Bannio, negoziante in telerie in Svizzera. Studiò teologia all’università di Innsbruck, insegnò nel Seminario di S. Gallo e in quello americano del Minnesota. Fu a Londra ospite del card. Manning, poi Vicario Generale della diocesi del Dakota. Nel 1889 fu consacrato vescovo del Minnesota. Nel 1894 divenne arcivescovo metropolita a Bucarest. Tornato a Roma fu assistente al soglio pontificio. Beneficò il paese d’origine della famiglia. ZOPPETTI LUIGI, sacerdote, professore di liceo e patriota Monteossolano 1888 - Domodossola 1970 Ordinato sacerdote, si laureò in scienze naturali all’Università di Torino e insegnò scienze e chimica al Liceo Classico Mellerio Rosmini. Dopo il 1943 entrò nella Resistenza mettendo in salvo sbandati e perseguitati politici grazie alla sua conoscenza e a quella di amici montanari dei passi diretti in Svizzera. Fece parte del C.L.N. di zona. Con il ritorno dei Tedeschi riparò nella Confederazione Elvetica e fu affettuosamente vicino agli Ossolani esuli nel Canton Vaud. Fu anche animatore e parte attiva di ogni attività benefica ossolana.

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