Babylon n3

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CULTURE

Supporter di Hezbollah nel giorno dell’Ashura

che sono finiti per unirsi a compagini apertamente terroristiche. L’Iran, invece, ha fatto convergere migliaia di combattenti sciiti pakistani, afghani, iracheni e libanesi, in territorio siriano a ridosso delle alture del Golan, soprattutto in funzione anti-israeliana. Qualora la promozione dei propri interessi lo richieda, però, né iraniani né sauditi esitano a mettere da parte la religione. Il Libano ne è l’esempio più concreto. Composto da centinaia di diversi gruppi etno-religiosi che convivono su un’area estesa quanto la regione Umbria, il Paese dei Cedri è fin dalla sua nascita il territorio per eccellenza sul quale le varie potenze regionali si danno battaglia su commissione, facendo leva sulle comunità autoctone cui sono legati da vincoli di fede e che esprimono partiti su base confessionale. Oggi, il parlamento di Beirut è diviso in due blocchi antagonisti: il primo, capeggiato dal sunnita Saad Hariri, esprime gli interessi di Riad; il secondo è egemonizzato da Hezbollah, l’alleato di ferro di Teheran (il cui braccio armato è considerato terrorista da USA, UE e molti altri). Quando però gli emissari sauditi si recano in Libano non incontrano mai per primo Saad Hariri bensì Samir Geagea, leader del partito cristiano delle Forze Libanesi, che in parlamento siede nel blocco filo-Riad. Accusato dai suoi nemici di avere posizioni filo-israeliane, Geagea è nemico giurato di Hezbollah e della Siria mentre gode di grande prestigio all’interno della casa reale saudita. Di fronte alle esigenze politiche, dunque, i sauditi mostrano di non esitare a mettere in secondo piano i propri fratelli di fede libanesi a favore di un cristiano. Un atteggiamento analogo è condiviso dall’Iran.

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kistani, Afghan, Iraqi and Lebanese Shiite fighters, in Syrian territory close to Golan Heights to stand against Israel. If promoting their interests requires it, however, neither Iranians nor Saudis hesitate to set religion aside. Lebanon is the best example. Home to hundreds of different ethno-religious groups living in an area as large as Italy’s Umbria region, the Country of Cedars has, since its founding, been the territory par excellence for regional powers to commission battles, relying on indigenous communities who are politically bound by faith. Currently, the parliament in Beirut is divided into two opposing blocs: the first, headed by Saad Hariri, a Sunni, that expresses the interests of Riyadh; the latter is led by Hezbollah, Tehran's ironclad ally (whose armed wing is considered a terrorist organization by the US, the EU and many others). But when the Saudi emissaries go to Lebanon, they never meet Saad Hariri first, but Samir Geagea, leader of the Christian Lebanese Forces, who sit in the pro-Riyadh bloc of parliament. Accused by his enemies of being pro-Israel, Geagea is a sworn enemy of both Hezbollah and Syria who enjoys great prestige within the Saudi royal house. When politics call, therefore, the Saudis have demonstrated that they do not hesitate to put a Christian before their Lebanese brothers of faith. Iran shares a similar philosophy.


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