Ordine e Libertà

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Libertà

CRONACA

venerdì 13 gennaio 2012

ABBIATEGRASSO • Processo agli agenti di viaggio falliti

In aula sfilano i testimoni «Noi in vacanza ci siamo stati» «Nessuna volontà di raggiro da parte degli imputati»

S

ta per arrivare alla resa dei conti la vicenda processuale che vede protagonisti due fratelli di 62 e 58 anni, accusati di appropriazione indebita nei confronti di una trentina di clienti della loro agenzia viaggi, chiusa da un giorno all'altro nell'agosto del 2008. A sporgere denuncia nei confronti dei titolari dell'agenzia erano stati alcuni clienti che pur avendo versato gli importi relativi alle vacanze che avrebbero dovuto fare, si sono trovati a dover vi rinunciare per l'inaspettato quanto repentino fallimento. Dopo che nelle udienze precedenti il giudice Roberto De Vincenzi aveva sentito le parti offese, rappresentate in aula dagli avvocati Federico Brausi e Cristiano Principe, martedì è stata la volta dei testimoni della difesa. L'avvocato Giovanni Bosco, legale dei due imputati, ha infatti convocato una decina di ex clienti dell'agenzia che - nonostante le vicende burrascose del 2008, culminate con l'abbassamento della saracinesca del negozio -

Manca l’ultima parola

A

veva suscitato scalpore l'arresto del direttore dell'Agenzia delle Entate, messo a segno dalle Fiamme Gialle nel settembre del 2008. L'imputato, 56 anni di origine pugliese, è accusato di vari reati tra i quali concussione e appropriazione indebita. «L'inchiesta era partita da un'indagine nei confronti della persona offesa (nel frattempo deceduta ndr) in relazione alle dichiarazioni dei redditi degli anni dal ‘99 al 2004 - ha spiegato al giudice il maresciallo della Guardia di Finanza di Melegnano che ha condotto le indagini - è emerso che i soldi destinati al pagamento delle imposte in realtà erano stati girati su un conto corrente riferibile all'imputato. La parte lesa infatti aveva compilato una serie di assegni a favore del direttore dell'agenzia delle entrate, assegni che sono stati versati dall'allora compagna dell'imputato». La difesa dell'ex direttore vorrebbe proporre il risarcimento del danno subito. In questo caso il reato potrebbe essere estinto, ma la Procura ha preso tempo riservandosi di valutare entro la prossima udienza del 7 febbraio la sussistenza di un'aggravante che se provata renderebbe il reato perseguibile d'ufficio. El.A

Condannato in contumacia

L’esibizionista è sparito nel nulla U

na donna impegnata nella pulizia dei vetri di casa lo aveva visto mentre seduto sulla panchina di un parco pubblico si era slacciato i pantaloni, mostrando ai passanti “le sue grazie”. Per la verità la testimone aveva riferito di gesti inequivocabili compiuti dal 42enne napoletano Antonio Pasta, condannato dal giudice a 4 mesi di reclusione per atti osceni in luogo pubblico. L'episodio, per il quale erano intervenuti i carabinieri di Rosate chiamati dalla testimone oculare del fattaccio, si era verificato ai giardini pubblici di Rosate, nel corso della primavera di 4 anni fa. All'epoca, le forze dell'ordine avevano denunciato il Pasta a piede libero. Nel corso dell'istruttoria dibattimentale, alla quale l'imputato non ha mai preso parte, è stato provato che l'uomo aveva una serie di segnalazioni in tutta Italia per fatti analoghi. Per questo il giudice Raffaella Filoni aveva disposto nei suoi confronti una perizia psichiatrica, che potesse accertare le reali condizioni di salute del 42enne e la sua capacità di stare in giudizio. Dopo un anno di tentativi da parte della Procura di Vigevano, delle forze dell'ordine e persino della psichiatra Raffaella Zanardi, incaricata di redigere la perizia, l'uomo è stato dichiarato irreperibile senza che nessuno abbia mai avuto la possibilità di visitarlo. Sembra letteralmente scomparso nel nulla e al giudice non è rimasto altro che condannarlo in contumacia. El.A.

ABBIATEGRASSO erano comunque riuscite a portare a termine i loro viaggi senza alcuna difficoltà. C'è chi si era fatto una vacanza in Norvegia, chi aveva trascorso qualche giorno a Eurodisney e persino chi era partito per una lunga crociera, pagando a maggio la vacanza.

La tesi difensiva portata avanti dai fratelli mira infatti a dimostrare che non c'è mai stata la volontà di raggirare i clienti, pur sussistendo serie difficoltà economiche nell'onorare gli impegni assunti con l’istituto di credito al quale si appoggiavano. Proprio per questo moti-

vo l'avvocato Giovanni Bosco, rinunciando a 5 dei 10 testimoni, ha chiesto che alla prossima udienza del 20 marzo venga ascoltato in qualità di testimone il direttore della banca, presso la quale era depositato il conto corrente dell'agenzia. Eleonora Aziani

ABBIATEGRASSO • La tesi dell’avvocato difensore

«Te l’ho presa!»: non la droga, ma la caffettiera I

l pubblico ministero Mario Andrigo ha chiesto 1 anno di reclusione, oltre al pagamento di una multa pari a 2 mila e 500 euro, per il 25enne abbiatense accusato di detenzione ai fini di spaccio di 250 grammi di hashish. Il giovane, tuttora sottoposto al regime degli arresti domiciliari, era stato arrestato la notte tra domenica 10 e lunedì 11 dicembre in seguito ad una perquisizione prima personale poi domiciliale effettuata dai carabinieri di Abbiategrasso che avevano intereccetato l’auto del 25enne nei pressi di una pompa di benzina lungo viale Mzzini. L'avvocato Francesco Catania, in accordo con il suo assistito, all'udienza per direttissima dello scorso 20 dicembre aveva chiesto di essere ammesso al giudizio abbreviato, scelta che in caso di condanna gli permetterebbe di beneficiare dello sconto di un terzo sulla pena finale, che in ogni caso non potrebbe essere sospesa in virtù di un precedente specifico a carico dell’imputato, risalente al 2008. Secondo la pubblica accusa il reato di detenzione ai fini di spaccio sarebbe provato dal fatto che lo stupefacente scoperto si presentava già frazionato e quindi - a detta del pm - pronto per essere ceduto. «Stiamo parlan-

Via col rame sull’auto rubata: 2 anni in carcere H

a deciso di patteggiare il 42enne di origine salernitana, arrestato lo scorso 14 giugno ad Abbiategrasso mentre tentava di portar via da un cantiere edile svariati pluviali in rame dal valore complessivo di 10 mila euro. Il ladro non era riuscito a portare a termine il suo piano criminale grazie all’intervento dei carabinieri che lo avevano fermato a bordo di una Ford Escort, risultata rubata. La pena di 2 anni di reclusione 4 mila euro di multa, concordata con il pubblico ministero Mario Andrigo, comprende diversi capi d’imputazione che vanno dal tentato furto alla ricettazione, fino alla guida senza patente. L’imputato infatti, sprovvisto del permesso di giuda, aveva appiccicato una sua fotografia alla patente lasciata dal legittimo proprietario a bordo della macchina rubata. L’uomo, gravato da alcuni precedenti penali ha trascorso gli ultimi sei mesi in carcere; potrà uscire solo per 15 giorni in attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza. Dopodiché le porte del Piccolini di Vigevano si chiuderanno di nuovo dietro alle sue spalle. El.A.

GAGGIANO

Il luogo in cui è stato fermato il giovane do di un quantitativo tutt’altro che irrisorio di hashish ha ribadito il dottor Andrigo se si fosse trattato di autoconsumo perché dividere la sostanza in quel modo?». Di tuut’altro parere la difesa che nel chiedere l’assoluzione dell’imputato ha anche prodotto una serie di giustificativi, volti a dimostrare che alcuni sms contestati al giovane e attribuiti dalla procura alla sua presunta attività di spaccio in realtà riguardano acquisti effettuati dallo stesso per conto di un vicino di casa e altri conoscenti. «Il mio assistito lavorava come stagista in un negozio di elettrodomestici - ha puntaliazzato l’avvocato Catania - per questo ha scritto ad un vicino: «Te l’ho presa, era l’ultima, stasera te la porto; stiamo parlando di una moka e non di droga!». Stesso discorso per altri sms analoghi, inseriti come prove nel fascilo del pubbli-

co ministero. La difesa ha puntato in primo luogo all’assoluzione del 25enne perché non sarebbe provata la finalità di spaccio. «Nella malaugurata ipotesi in cui il giudice decidesse di condannare il mio assistito - ha aggiunto la difesa chiediamo di sostituire la pena detentiva con lo svolgimento di una mansione di pubblica utilità». In altre parole: niente carcere in favore di un lavoro socialemte utile, per la durata stabilita dal giudice Raffaella Filoni. Quest’ultima, dovendo valutare la sussistenza o meno di convenzioni tra il tribunale e il Comune rispetto a questo tipo di attività ed essendo chiamata, in ultima analisi, ad esprimersi sull’idoneità del lavoro individuato, ha rimandato a martedì prossimo, 17 gennaio, la decisione finale. El.A.

Botte al figlio col bastone per il giudice è colpevole L’

ex moglie lo accusava di aver inseguito e picchiato il figlio di 8 anni con un bastone. Lui, 72 anni di Gaggiano attualmente residente in un paesino della Puglia, per quei fatti risalenti all’ottobre del 2004 è stato condannato a 4 mesi di reclusione, potendo beneficiare però della sospensione condizionale della pena e della non menzione. La vicenda processuale in questione ha come sfondo una separazione burrascosa caratterizzata da denunce incrociate tra i due coniugi in rotta, sfociate in procedimenti giudiziari alcuni dei quali ancora in fase di definizione. Secondo la difesa del gaggianese non sarebbero state sufficienti le prove del presunto pestaggio contestato nel capo d'imputazione e sostenuto con forza dalla parte civile, ovvero dalla madre del minore. «A parte il fatto che mancano i testimoni oculari ha detto davanti al giudice l’avvocato del 72enne - i fatti in esame dovrebbero essere derubricati a “uso improprio degli strumenti di correzione” anzichè lesioni aggravate dai futili motivi. Quanto invece alle versioni fornite dal minore, colloqui individuali e non solo, hanno dimostrato che la presunta vittima era inattendibile perché emotivamente troppo legato alla madre». Non dello stesso parere il giudice che, esaminando tutta la documentazione, contenente anche le carte relative alla separazione, ha avvalorato la tesi della pubblica accusa. El.A.


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