Op. cit., 104, gennaio 1999

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pianta, così apparentemente ben organizzata, resta soltanto una «figura» se non si accorda alle altre parti dell'edificio o addirittura le genera: le fronti, la sezione, la copertura. ecc. Nella quasi totalità dei casi questo risultato non si ottiene subito, bisogna ritornare a disegnare la pianta in funzione non solo delle esigenze strettamente planimetriche, ma an­ che di quelle che concorrono a conformare l'insieme dell'o­ pera. Si tratta, in sostanza, di un continuo fare e disfare, di chiamare in causa tutti quei fauori della co11cù111itas, per dirla in termini albertiani, vale a dire l'accordo delle parti nel tutto, fino al punto da raggiungere la condizione del nihil addì, ovvero quando non si può più aggiungere o to­ gliere nulla. In altri miei scritti ho tentato di razionalizzare questo processo, muovendo dalla riduzione del progetto in quattro parti: i dati di partenza, l'intuizione, la rappresentazione e la critica operativa. Ognuna di queste parti, originariamente distinte e appartenenti a specifiche categorie dovranno, nel corso dell'elaborazione, amalgamarsi al punto da confor­ mare un tutto secondo il modello del «circolo ermeneu­ tico». I dati di partenza sono quelli richiesti dalla commit­ tenza e quelli imposti dalle possibilità di tempo e di luogo; l'intuizione, pur essendo momento aurorale, non è fondata sul nulla, ma è la sintesi di generali e preesistenti espe­ rienze; la rappresentazione rientra nel bagaglio «tecnico» degli strumenti già noti al pn?gettista (la geometria proiet­ tiva, la prospettiva, l'assonometria, ecc.); la critica opera­ tiva non è la critica che si effettua ex post su un manufatto già elaborato, l'aggettivo operativo denotando che tale cri­ tica si effettua nel corso dell'elaborazione. 11 passaggio dalle parti al tutto, utilizzando quanto scrive Gadamer sulla scorta di Heidegger, si può pensare come la irasformazione di queste quattro parti, ognuna intesa come una pre-cogni­ zione in cognizione allorquando ciascuna passa al vaglio di tulle le altre. Cosicché, ripeto, nel corso del processo pro­ gettuale, fattori aventi una propria natura e pertanto fra loro eterogenei, abbandonano la loro specificità ponendosi in reIO !azione fra loro nell'intento di conformare un tutto omoge-


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