IN EVIDENZA
In questo numero di novembre-dicembre torniamo a parlare di forni crematori con un approfondimento sul tema legislativo, un’analisi sull’impatto ambientale di queste strutture e delle possibili soluzioni per il futuro nel nostro Paese.
News aziende e prodotti: scopriamo Sangi, l’innovativo sacco impiegato come contro cassa nei cofani destinati alla tumulazione; nasce a Torino la casa funeraria del Co.p.i.f., prima struttura in città di un Centro Servizi a disposizione delle imprese.
In questo periodo di feste non dimentichiamo chi vive e si confronta con un lutto: decliniamo l’argomento in tutte le sue forme, dal tema della morte e della vecchiaia ai consigli su come dare supporto ai dolenti durante le festività, passando attraverso i danni che il lutto può portare a livello cerebrale. Parliamo anche di eutanasia in merito al mondo dei pet e affrontiamo l’argomento della scelta consapevole dei malati terminali con il film La stanza accanto di Almodovar.
Infine, il nostro appuntamento con il marketing aziendale, i videogame legati al lavoro degli operatori funebri e l’addio a Luca Salvadori, il centauro deceduto in pista durante il campionato internazionale di Road Racing in Germania.
Da tutta la redazione di Oltre Magazine gli auguri di un Sereno Natale e di un Felice Anno Nuovo.
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FIERE
Al via i preparativi di un nuovo esuberante successo
NEWS PRODOTTI
Sanagi: che cos’è e perché conviene
in ricordo di...
Lutto nel mondo delle due ruote
attualità
Pianificazione dei crematori
CASE FUNERARIE
Nuova casa funeraria a Torino
ATTUALITà
Quali tecnologie per la cremazione del futuro?
psicologia
La perdita, il lutto e il Natale
marketing aziendale I professionisti della comunicazione
ATTUALITà
Il lutto e i danni cerebrali
parliamo di... “Far addormentare” il proprio pet
parliamo di...
Gli anziani e la morte: dalle tante perdite al lutto curiosità
The Sims e i giochi sul lutto cinema "La stanza accanto" Leone d'Oro
4 12 18 26 52 58
62 68 42 6 36 28 74
Al via i preparativi di un nuovo esuberante successo
di alessandra natalini
Si rinnova l'appuntamento a Bologna dal 7 al 9 maggio 2026.
Tutti pronti per iniziare il viaggio verso una nuova esaltante tre-giorni!
Archiviati i record 2024, TANEXPO annuncia le date della prossima edizione: la fiera della funeraria si svolgerà il 7.8.9 maggio 2026
Teatro del nuovo rendezvous saranno, come sempre, i padiglioni del quartiere fieristico di Bologna, 2122-16, dove ormai siamo tutti di casa!
Lì si daranno appuntamento profes-
sionisti e aziende provenienti da ogni parte d’Italia e dal mondo intero.
In scena, ancora una volta, un'offerta produttiva ineguagliabile ed esclusiva che da sempre ispira e illumina il futuro di un settore in continua evoluzione.
Da qui nasce il claim LIGHT UP, lo slogan della nuova campagna che ci condurrà fino a maggio 2026, sottolineando la peculiarità della
manifestazione unica nell’esaltare e sviluppare i talenti di tutti i protagonisti della funeraria che a TANEXPO fanno brillare business, qualità, innovazione, genio e originalità.
Sono numerose le aziende che hanno già voluto assicurarsi un ruolo di primo piano. A breve l'apertura ufficiale delle iscrizioni. Entra in scena anche tu e fai splendere la tua stella!
Sanagi: che cos’è e perché conviene
di raffaella segantin
Il nuovo prodotto da impiegare come controcassa interna nei cofani destinati alla tumulazione.
Negli ultimi anni si sta ponendo grande attenzione allo studio di soluzioni che possano agevolare il lavoro quotidiano dell’operatore funebre e che al contempo rispondano all’esigenza generalizzata di migliorare gli standard igienici e ambientali, particolarmente importanti nel nostro lavoro.
È quindi con piacere che vi presentiamo un nuovo prodotto che coniuga in sé requisiti di maneggevolezza, sicurezza e sostenibilità ambientale. Stiamo parlando di Sanagi, un manufatto autorizzato dalla Regione Piemonte con determina n. 2220 del 24 novembre 2022 per il libero utilizzo su tutto il territorio nazionale.
Ma sentiamo direttamente dal suo ideatore, Alessandro Oteri, di che cosa si tratta.
«Sono nel settore da molti anni - ci racconta Alessandro Oteri - occupandomi della commercializzazione di articoli funerari. Questa mia attività fa sì che mi confronti costantemente con gli impresari, toccando con mano tutte le problematiche connesse alla professione. È così che mi è balenata l’idea di capire se fosse possibile offrire una alternativa ai materiali da utilizzare come controcassa interna nei cofani funebri destinati a tumulazione stagna, come quelli in polipropilene o i più tradizionali zinchi. Dopo molte ricerche e altrettanti test, i miei sforzi sono stati
premiati ed è nato Sanagi, un prodotto versatile, flessibile e sicuro. Per rendere meglio l’idea, semplifico dicendo che si tratta di un sacco e pertanto, nelle sue misure standard di 190 cm di lunghezza, 40 di larghezza e 55 di altezza, è adattabile a tutti i cofani in commercio. È realizzato in poliaccoppiato di poliestere, alluminio e polietilene e garantisce, migliorandole, le performance dei prodotti attualmente in commercio».
Ci può descrivere i principali vantaggi rispetto a quanto finora presente sul mercato?
«Beh, il vantaggio più evidente è sicuramente determinato dalle sue caratteristiche di flessibilità e di leggerezza e quindi di facile trasporto, stoccaggio e utilizzo. Inoltre rispetto allo zinco, non teme di venire danneggiato da urti o di subire alcun tipo di corrosione. La chiusura può essere effettuata con una termosaldatrice semplice che non sprigiona fumi nocivi come la saldatura a caldo, quindi molto più sicura».
E quali in particolare le benefiche ripercussioni sull’ambiente?
«Lungo tutta la filiera della propria vita, Sanagi comporta un minor impatto ambientale. L’energia necessaria alla sua realizzazione non ha paragone con quella impiegata per produrre la materia prima e per costruire le controcasse in zinco, e ciò implica una significativa riduzione di emissioni nocive. Pensiamo poi al trasporto: per 100 confezioni di Sanagi è sufficiente pallet standard, mentre per 100 zinchi ce ne vorrebbero all’incirca 12!
Un evidente guadagno a favore della lotta nell’abbattimento di gas inquinanti del traffico veicolare. Ed infine, anche nella fase di smaltimento Sanagi si dimostra competitivo: al contrario degli altri materiali rigidi, grazie alle sue doti di duttilità può essere facilmente piegato occupando uno spazio infinitamente inferiore nei rifiuti speciali cimiteriali».
È la volta ora di passare la parola ai diretti utilizzatori di Sanagi per da sx: Alessandro Oteri e Donato Espedito nella showroom della casa funeraria Il Paradiso
Un dettagio della saldatura
capire il loro grado di soddisfazione.
Abbiamo scelto di intervistare un testimonial che opera nella storica città di Vigevano, in provincia di Pavia, che ci racconta la sua storia e la sua esperienza con Sanagi. «Innanzitutto mi presento: sono Donato Espedito, titolare dell’Impresa Il Paradiso, fondata nell’anno 2000. Il mio percorso è stato molto diverso da quello della maggior parte dei miei colleghi che per lo più hanno continuato una tradizione di famiglia. La mia vita lavorativa è infatti cominciata in un settore completamente differente (ero autotrasportatore) e mai avrei pensato di entrare in questo mondo. Ma evidentemente a volte il destino ci si mette in mezzo e decide per te. Presenziando il funerale di una zia in Calabria, terra di origine della mia famiglia, ritrovai un mio caro amico di infanzia che gestisce una delle agenzie funebri del paese. Chiacchierando del più e del meno mi fece una domanda secca: “ma perché non apri anche tu un’impresa di pompe funebri?” Se lì per lì la cosa mi fece sorridere, in realtà ci pensai tutta la notte. Forse era nel mio DNA o forse avevo semplice-
mente bisogno di un cambiamento radicale, fatto sta che da un giorno all’altro la mia vita è stata completamente rivoluzionata».
Si è mai pentito di questa scelta? «Assolutamente no! È un lavoro che ho amato fin dal primo momento e anche dopo più di vent’anni l’entusiasmo non è mai venuto meno. Nel 2007 ho aperto nel paese limitrofo di Gambolò la mia prima casa funeraria, quando ancora se ne cominciava solo a parlare. Dovendo chiuderla qualche anno più tardi per motivi logistico/burocratici, non ho esitato ad inaugurare una nuova struttura per il commiato a Vigevano, con tre camere ardenti e una cappella interna destinata a cerimonie private. Per mantenere il legame con le mie radici ho avviato un’agenzia anche in Calabria. Oltre alla mia famiglia, a cui sono orgoglioso di aver trasmesso questa passione, ci avvaliamo di 5 collaboratori per gestire i circa 300 servizi annuali».
Come ha conosciuto Sanagi e che cosa ci può dire in proposito? «Da almeno 15 anni per le nostre forniture ci rivolgiamo alla ditta del
signor Oteri, che per me è garanzia di serietà professionale e di prodotti di qualità. Pertanto quando mi ha proposto di testare Sanagi ho risposto senza indugi o preconcetti. L’utilizzo è semplicissimo: può essere sistemato all’interno del cofano sia sotto che sopra l’imbottitura. In quest’ultimo caso i bordi superiori del manufatto andranno ripiegati per rimanere nascosti lungo la sagoma della salma. Al momento della chiusura della cassa basterà rialzare i bordi e fissarli con punti di saldatura. C’è anche un tutorial che mostra in modo chiaro e preciso tutta la procedura, ma in caso di dubbi è possibile ricevere ulteriori spiegazioni. Rispetto agli zinchi i vantaggi sono enormi. Innanzitutto nello stoccaggio del materiale, perché si sa che gli spazi non sono mai abbastanza! Poi la leggerezza: una controcassa in zinco pesa sui 15 chili, contro i 4 etti di Sanagi, e ciò si traduce in un indubbio aiuto nel trasporto dei feretri, specialmente se effettuato a spalla. Non si deve più ricorrere a saldatori a gas per la chiusura, scongiurando così rischi di esplosione, di incendi e di inalazione di fumi derivanti da piombo e acidi. Con questo prodotto si evita poi di ferirsi con tagli che purtroppo capitano spesso maneggiando gli zinchi. Inoltre, ultimo ma non meno importate, è concorrenziale anche nei costi. Insomma, lo trovo francamente un prodotto straordinario, una vera proposta innovativa pensata per rendere certe operazioni davvero molto più facili e sicure».
Che altro aggiungere? Che da quando è stato immesso in commercio, Sanagi si sta già imponendo come un prodotto rivoluzionario, tanto che in un solo anno ha già conquistato un’importante fetta del mercato delle controcasse interne ai cofani funebri. Un futuro tutto in discesa per questo innovativo manufatto dalle enormi potenzialità!
IN RICORDO DI...
Lutto nel mondo delle due ruote
di raffaella segantin
La prematura scomparsa di Luca
Salvadori e quel titolo comunque meritatamente conquistato.
Il 14 settembre 2024 è una di quelle date che rimarranno indelebili nella storia del motociclismo professionista italiano.
In questa giornata dedicata alle qualificazioni per la gara in programma l’indomani a Frohburg in Germania, è tragicamente finita per sempre la corsa del nostro campione Luca Salvadori. L’incidente è stato innescato dalla caduta del pilota tedesco
Didier Grams che purtroppo ha coinvolto anche Salvadori, deceduto poco dopo all’ospedale di Lipsia per le gravissime ferite riportate.
32 anni vissuti intensamente, animati da grandi passioni e da traguardi da raggiungere sempre più ambiziosi. Luca aveva puntato in alto, il massimo per un professionista delle due ruote: partecipare al Tourist Trophy, la mitica gara stradale che si tiene sull’Isola di Man, una
competizione dura, spesso teatro di tanti incidenti, anche mortali. Ma è nel DNA di un campione affrontare il rischio, senza per questo sottovalutarlo. Viveva ogni nuova sfida con determinazione, coraggio e tanto entusiasmo perché quando ti rendi conto che il sogno può diventare realtà, ogni paura, ogni fatica, ogni rinuncia non rappresentano più dei limiti, ma solo tappe necessarie in vista dell’obiettivo finale.
Era proprio per prepararsi a questa leggendaria competizione che Luca aveva deciso di correre a Frohburg, nella International Road Racing per la categoria Superbike, una competizione su strade pubbliche, dunque particolarmente insidiosa.
A contatto con il mondo dei motori fin dalla nascita, (il padre, oltre ad essere un noto produttore musicale, è titolare della scuderia automobilistica Trident Racing) Luca Salvadori inizia a gareggiare nel 2009 nel campionato italiano velocità, passando poi al Superstock600. Il 2013 è l’anno che segna una svolta nella sua carriera ottenendo successi a livello europeo. Dieci anni più tardi, il suo esordio nelle gare del motomondiale correndo nel 2023 nella categoria MotoE in sella ad una Ducati V21L. Tuttavia quelle di maggior attrattiva erano per lui le corse più difficili, quelle
su strada a cui aveva cominciato a partecipare negli ultimi tempi, collezionando diversi successi, grazie ad una guida molto tecnica e precisa maturata dalla lunga esperienza su pista.
Luca era un ragazzo solare che amava la convivialità e tra una gara e l’altra gli piaceva organizzare giornate in pista per amici o per qualche suo ammiratore per istruirli sulle modalità di guida su circuito. Alla passione per le moto aveva unito anche quella per i social, diventando influencer di successo. Aveva infatti studiato a fondo le strategie della comunicazione web ed è stato capace con i suoi video e i suoi post improntati sulla spontaneità e la
naturale simpatia, di raggiungere e coinvolgere tantissimi giovani, tanto che il suo canale Youtube conta oltre 600.000 iscritti, e quasi altrettanti sono i follower della sua pagina Instagram. Siti che probabilmente continueranno a “vivere” almeno per un po’, ospitando filmati che erano già in lavorazione ma non ancora pubblicati.
Amatissimo per le sue doti sportive ed umane, la scomparsa del centauro milanese ha destato un’enorme emozione, tanto che il team rivale ha deciso di non correre le ultime due gare del National Trophy 1000 in modo da consegnargli il titolo, ufficialmente assegnato lo scorso 13 ottobre. Hanno commosso le parole del suo diretto rivale Filippo Rovelli: “Luca, sono anni che le nostre strade si incrociano in pista, ma mai come quest’anno ci siamo dati battaglia. Ogni gara è stata un vero testa a testa. Avevamo ancora due gare davanti a noi, due occasioni per sfidarci ancora una volta e continuare a crescere insieme. Ma oggi, per me, il campionato finisce qui. Non ha senso continuare senza di te in pista, senza la tua grinta, il tuo talento. Questo titolo è tuo, Luca, e te lo sei guadagnato con merito, gara dopo gara". Un grande gesto di sportività e di umanità a cui purtroppo non siamo più abituati
Innumerevoli i messaggi di cordoglio da tutto il mondo delle due ruote, ma anche da tanti protagonisti dello spettacolo che conoscevano Luca personalmente grazie ai rapporti di lavoro con il padre Maurizio Salvadori. "Ricordo Luca bambinoscrive Jovanotti - che voleva correre prima ancora di stare dritto su una moto. In questi suoi 32 anni che si sono interrotti ieri sulla pista di Lipsia, ogni volta che ci siamo visti abbiamo parlato di moto, di corse, di questa passione che lo guidava e che era diventata la sua vita, il suo lavoro, la sua bella e pericolosa ossessione. Aveva sempre il sorriso, una gentilezza e una grazia che mi riempiva il cuore.
In pista era un generoso, amatissimo da tutti e rispettato, e negli anni era diventato un esperto tra i più competenti, per i giovani piloti un vero maestro. Ci mancherai. Ti abbiamo voluto molto bene io e le mie ragazze".
Il mondo dello sport e dello spettacolo (oltre a Jovanotti ricordiamo tra gli altri anche i Pooh, Gianni Morandi, Eros Ramazzotti, Alba Parietti…) si è riunito il 25 settembre assieme a migliaia di fan e di gente comune per tributargli l’ultimo saluto. Il funerale si è celebrato nella Basilica di Santa Maria delle Grazie a Milano ed è stato gestito con la massima professionalità dall’impresa funebre Motta dal 1945. Data l'alta affluenza
di pubblico, all’esterno della chiesa sono stati installati due maxi schermi per consentire a tutti di seguire la funzione. Sul luogo ha sfilato anche un lungo corteo di motociclisti che al momento dell’uscita del feretro, tra gli applausi e le lacrime, hanno sollevato in aria i loro caschi proiettandoli simbolicamente verso il cielo. Sul cofano (firmato Rotastyle) contornato da girasoli gialli come il colore che indossava in pista nell’ultima gara, è stato posato il suo casco e applicata una targhetta con incisa la frase impressa anche sulla sua tuta: “Like a Sir” (come un signore). E un signore Luca Salvadori lo è stato per davvero.
ATTUALITà
Pianificazione dei crematori
di DANIELE FOGLI
I criteri previsti dalla legge sono ancora validi?
Occorre
una visione d’insieme sulle evoluzioni del mercato.
In un precedente articolo (Oltre n.6 settembre/ottobre 2024) si è rappresentata la situazione circa la localizzazione dei crematori nel nostro Paese.
Si è pure osservato come, a distanza di oltre venti anni dalla entrata in vigore della legge base per la cremazione, gran parte delle regioni italiane siano ancora sprovviste di piani di coordinamento.
Oggi ci poniamo invece la domanda se i criteri alla base della pianificazione che doveva essere fatta oltre venti anni fa siano ancora validi, ovvero se il ritardo pianificatorio ci abbia consentito di meglio capire cosa sia successo e di suggerire al legislatore alcune correzioni. Cominciamo con l’analisi dei maggiori impedimenti attuali allo sviluppo di una rete nazionale di crematori. Posso sintetizzarli come segue:
1) Il blocco temporaneo (ma in taluni
casi si protrae per anni) a nuove installazioni in attesa che la Regione approvi il piano di coordinamento dei crematori. Questo è avvenuto in Campania (piano approvato da poco) e poi sono ancora bloccate le nuove installazioni in Toscana (discussione in corso), Liguria (discussione in corso), Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Marche. Ciò ha riflessi sia per le popolazioni interessate, che non riescono a disporre in tempi adeguati di un servizio che invece in altre regioni è già disponibile, ma pure per l’imprenditoria intenzionata a promuovere l’installazione di nuovi impianti e l’industria di settore.
2) Le reazioni delle popolazioni interessate, in genere derivanti da movimenti contrari, costituiti da cittadini residenti nei pressi dei luoghi di possibile installazione degli impianti, con il classico
effetto NIMBY ( Not in my back Yard – Non nel mio giardino). È pur vero che “mal comune mezzo gaudio”, visto che ormai si contesta anche la decisione di mettere una fermata dell’autobus nei pressi di casa o la collocazione di un cassonetto dell’immondizia nelle vicinanze. Occorre però una forte riflessione sugli effetti di queste contestazioni, che sono la spia dell’atrofizzazione del senso civico e di un ripiegamento sempre più evidente nell’individualismo.
3) Gli effetti della sentenza del Consiglio di Stato, Sez. IV, del 3 gennaio 2022, n. 14, che contiene tre affermazioni:
a) L’assimilazione del crematorio all’inceneritore come industria insalubre di prima classe. Il Consiglio di Stato lo dice per convalidare la possibilità del sindaco del comune di insediamento di un crematorio (reale o potenziale) di
porre limiti a tutela delle popolazioni interessate in assenza di normativa tecnica specifica. Ma i movimenti contrari a nuove installazioni di crematori pubblicizzano impropriamente l’equazione crematorio=inceneritore.
b) Le emissioni in termini chimico fisici di un crematorio sono identiche a quelle di un inceneritore. Cosa che è più o meno vera in termini qualitativi, ma assolutamente NO per quelli quantitativi, che è il vero nucleo del problema. Difatti tutti i crematori in funzione in Italia (e sono meno di 100) inquinano di meno di un inceneritore medio.
c) È una situazione transitoria finché non viene emanata la regolamentazione di cui all’art. 8 della L. 130/2001.
Pertanto è, non solo necessario, ma doveroso emanare detta normativa tecnica e si suggerisce di avere a riferimento gli orientamenti dell’European Crematoria Network aggiornati, per tener conto del periodo storico nel quale venne scritto il libro bianco sui crematori e delle ultime normative emanate in materia.
Vi sono inoltre da tener presenti due aspetti, allora non considerati:
• una corretta nomenclatura EER per i rifiuti derivanti dai sistemi di abbattimento dei fumi dei crematori e i problemi per il loro smaltimento e/o riciclo;
• gli effetti della recentissima norma europea per la riduzione del mercurio che inciderà anche sui crematori (1 ) (2).
E quindi, l’interrogativo che ci poniamo col presente articolo è il seguente: i criteri di pianificazione previsti dalla L.130/2001, venti e più anni fa, sono ancora validi?
Lo standard crematorio italiano, che poteva essere appena sufficiente nel momento in cui venne elaborata la legge 130/2001 e cioè di almeno
un crematorio ogni regione, si basava su una realtà storica di quegli anni di circa 32.000 cremazioni (30.000 cadaveri e 2.000 resti mortali) rispetto a 560.000 defunti annui.
In Italia (dati 2022) siamo oggi, o meglio ieri, di fronte a circa 306.000 cremazioni annue (260.000 di cadaveri e 46.000 di resti mortali), con una distribuzione statistica predominante nel Nord e in parte del Centro, cui si aggiunge la Campania.
In poco più di 20 anni si sono pertanto decuplicati i valori del numero di cremazioni da quando venne scritta la L. 130/2001.
Cosicché lo standard minimale oggi e per il futuro immediato dovrebbe essere di almeno un crematorio in ogni provincia, con un limitatore di massimo di impianti per ciascuna provincia per evitare che la marginalità economica di ogni impianto sia inferiore a quanto necessario.
Circa poi i bacini ottimali, la Lombardia e l’Abruzzo, con recenti provvedimenti, li calcolano secondo i dati di mortalità forniti da ISTAT, relativi all’ultimo anno disponibile.
L’analisi, che tiene conto di impianti già esistenti o già verificati e/o autorizzati, è tuttavia parametrata secondo i criteri:
• zone poste entro i 30 km dal confine del Comune di impianto: 100% della popolazione;
• zone poste tra i 30 e i 60 km dal confine del Comune di impianto: 50% della popolazione;
(1) Regolamento (UE) 2017/852, Art. 18 paragrafo 1 comma 1, lettera g) “g) informazioni sulle misure attuate sulla base degli orientamenti della Commissione relativi alle tecnologie di riduzione delle emissioni di mercurio e dei composti di mercurio prodotte dai crematori di cui all'articolo 19, paragrafo 2 bis, lettera a)
(2) Regolamento (UE) 2017/852 Art. 19 paragrafo 2 “2 bis. Entro il 31 dicembre 2029 la Commissione riferisce al Parlamento europeo e al Consiglio in merito a: a) l'attuazione e l'impatto di tali orientamenti, elaborati dalla Commissione al più tardi entro il 31 dicembre 2025, sulle tecnologie di riduzione delle emissioni di mercurio e dei composti di mercurio prodotte dai crematori applicate negli Stati membri “
• zone poste oltre i 60 km dal confine del Comune di impianto: 30% della popolazione.
E con popolazione di riferimento sull’ordine dei 400/500 mila abitanti. Se però si legge l’analisi dei dati statistici della regione Piemonte (che ha reso pubblici i flussi di trasporti per cremazione da regioni confinanti), emerge che una parte non indifferente di cremazioni passa dalla Lombardia al Piemonte (e non solo durante il periodo pandemico). Inoltre, valutazioni empiriche sui dati conosciuti delle cremazioni in Emilia-Romagna confermano che anche in questa regione vi sono afflussi importanti di cremazioni che vengono dal Veneto e parte dalla Lombardia, meno da altre regioni confinanti. Stesso ragionamento per la Calabria e la Campania, che drenano un numero importante di cremazioni da altre regioni vicine (addirittura dalla Sicilia).
Queste considerazioni permettono di evidenziare come i meccanismi di calcolo dei bacini ottimali di servizio di un crematorio debbano essere rivisti alla luce anche dei flussi di arrivi e partenze da ogni provincia, a meno che non si irrigidisca significativamente l’obbligo di cremazione prioritaria di defunti e resti mortali della provincia dell’impianto di riferimento.
È del tutto evidente che, collegato ai criteri di calcolo dei bacini ottimali di cremazione, vi è anche la definizione del sistema tariffario, dovendo garantirsi in base all’art. 3 del D.Lgs. vo 23/12/2022, n. 201 “tariffe orientate a costi efficienti” seguendo i criteri di cui all’art. 26 dello stesso decreto.
Per i servizi di cremazione, essendo essi attualmente rientranti tra quelli di interesse economico generale non a rete, la competenza per la fissazione dei criteri tariffari è ora unicamente del MIMIT (art. 8 comma 1).
Si è così del parere che siano da
rivedere i meccanismi tariffari di cui ai decreti interministeriali dell’interno e salute, oggi ancora applicabili, seguendo l’impostazione che è già vigente negli altri settori dei servizi pubblici e quindi con la identificazione di un metodo di calcolo, attuativo del citato art. 26 D.lgs. 201/2022, basato su un impianto standard di riferimento (cioè, il più diffuso con due linee e sistemi di abbattimento degli inquinanti di ultima generazione).
Ciò, sia per tener conto della evoluzione dei costi gestionali connessi con l’aumento delle necessità di impiantistica sempre più perfezionata per aderire al criterio delle BAT ( Best available techniques), sia per seguire l’evoluzione dei costi operativi tra cui il personale, gli energetici e l’analisi di opportunità di cambio del tipo di combustibile, nonché l’evolversi della domanda di cremazione.
Occorre quindi una visione d’insieme nazionale e prospettica di quale possa diventare il fabbisogno di impianti di cremazione nel medio e lungo termine, con criteri di insediamento non più basati su norme valide in passato, ma sulle possibili evoluzioni future del mercato.
E su queste basi, elaborare rapidamente una moderna normativa statale in materia di crematori, di forte indirizzo al sistema regionale di pianificazione delle installazioni e di apertura alle autonomie comunali.
AUGURI DI
Buon Natale e Felice Anno Nuovo
www.vezzani.it
www.ceabis.it
www.vezzaniforni.it
www.oscarmarta.it www.goldimage.it
Nuova casa funeraria a Torino
Inaugurata da poche settimane, è la prima struttura di proprietà di un Centro Servizi a disposizione delle imprese.
È stata inaugurata il 19 ottobre a Torino la Casa Funeraria Memoria di proprietà del Co.p.i.f. (Consorzio Piemontese Imprese Funebri) e si tratta della prima casa funeraria che un Centro Servizi nel territorio torinese, realizza e mette a disposizione delle imprese funebri e dei cittadini che si rivolgono alle agenzie funebri.
La cerimonia di inaugurazione è iniziata alle 15,30 con la benedizione da parte di Don Roberto Populin a cui è seguito il taglio del nastro alla presenza dell’assessore Chiara Foglietta, della Consigliera Regionale del Pd Gianna Pentenero, del Consigliere Regionale Piemonte Daniele Valle, del vice Presidente della città di Torino Domenico Garcea, dell’assessore Regione Piemonte Andrea Tronzano e della presentatrice Tv Barbara Morris. Insieme alle autorità, i soci Co.p.i.f. Stefano Berruti e
Massimo e Gaetano Pirrone.
Numerosi sono stati i visitatori delle onoranze funebri clienti che hanno visitato la struttura durante tutta la giornata. La cerimonia si è conclusa con il taglio della torta alla presenza dei soci e delle nuove generazioni Co.p.i.f.
La struttura
La struttura è stata realizzata per fornire comfort, accoglienza e massima operatività per clienti finali e imprese. Si estende su 2.500 mq suddivisi su tre piani e comprende: un’accogliente reception, un’area bimbi non sorvegliata, un’area cani attrezzata, un ampio giardino pensile esterno con area attrezzata a relax, 10 sale molto ampie con salotti, bagno interno privato, stanza refrigerata per le salme, un’ampia sala commiato con capienza di 50/70 posti
con possibilità di funzioni interne e un’area Ristoro/Bar al momento con distributori automatici, che sarà ampliata con gestione di somministrazione.
La struttura inoltre è dotata di ampio parcheggio sotterraneo, ascensore ai piani rialzato e primo, schermi informativi circa le sale occupate, celle frigo a più sezioni e sala settoria. L’edificio verrà ampliato con altre sale ed è stato realizzato senza barriere architettoniche per consentire a chiunque di poter accedere senza difficoltà.
La nuova casa funeraria Memoria di Co.p.i.f. è una struttura moderna e confortevole, realizzata per consentire il lavoro delle imprese nella massima tranquillità e sicurezza e per poter accogliere le famiglie che si rivolgono a loro per aiuto e conforto.
ATTUALITà
Quali tecnologie per la cremazione del futuro?
di Fabrizio Giust
Senior Partner di GemTech Ambiente s.r.l. - Udine
Tendenze in atto e misure tecniche per l’efficientamento
e l’indipendenza energetica in Italia.
Un
esempio dal Belgio.
La sfida energetica ed ambientale
La nuova Commissione Europea ha recentemente riconfermato l’impegno verso l’attuazione del Green Deal europeo che prevede una transizione energetica tesa al progressivo raggiungimento di una maggior indipendenza energetica attraverso lo sviluppo delle fonti rinnovabili e un minor utilizzo di fonti fossili. Il Green Deal europeo punta a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 riducendo le sostanze climalteranti
in atmosfera, fra le quali il metano, responsabile con l'anidride carbonica di circa un terzo del riscaldamento climatico attuale.
Nell’ambito degli strumenti e delle politiche per fronteggiare i cambiamenti climatici, un ruolo fondamentale è svolto dal monitoraggio delle emissioni dei gas climalteranti (gas serra). In Italia, nel 2021, le emissioni totali di gas serra, espresse in CO2 equivalente, sono diminuite del 20% rispetto al 1990, anno in cui è partito il monitoraggio.
Secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, nel 2023 la contribuzione delle emissioni da impianti di cremazione a livello europeo è stata inferiore all’1% per tutti i tipi di inquinanti eccetto il mercurio (Hg), valore critico in alcuni Paesi Europei dove l’uso dell’amalgama dentaria è ancora molto diffuso. Non è questo il caso dell’Italia, dove il suo impiego è marginale. Per quanto riguarda la contribuzione di questo settore all’emissione totale di diossine e furani, in Europa è riportata essere dello 0,2%. Il protocollo di Kyoto definisce i gas serra ritenuti responsabili del riscaldamento globale (global warming) quali: l’anidride carbonica (CO2), il biossido di Azoto (N2O), il metano (CH4), l’esafloruro di zolfo (SF6) oltre al vapore acqueo (H2O).
In Italia tutti i 91 crematori installati
ad oggi sono dotati di sistemi di filtrazione, molti dei quali moderni e recenti, collocando il nostro Paese tra le Nazioni più “virtuose” dal punto di vista delle emissioni, come dimostrato da una recente analisi SEFIT-ISPRA.
L’impianto di cremazione è costituito da un forno a doppia camera con post-combustore ossidativo (2 sec. 850°C), caldaia/recuperatore per il raffreddamento dei fumi a circa 180-200°C prima dell’ingresso nella filtrazione, costituita da due stadi: uno stadio di adsorbimento chimico dei composti inquinanti con iniezione reagente e reattore per aumentare il tempo di contatto e la miscelazione reagente/effluenti gassosi ed uno stadio finale con filtro a maniche per l’abbattimento del particolato. I sistemi di controllo e gestione locale
e in remoto dei principali parametri di processo, completano l’impianto tipo.
Diverse Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA) hanno condotto approfondite campagne di misura sull’ambiente circostante un impianto crematorio senza rilevare differenze certe e misurabili del tasso di inquinamento tra quando l’impianto è in funzione e quando è spento. Ne deriva che il contributo di un forno crematorio alle concentrazioni che determinano la qualità dell’aria a livello locale è sostanzialmente ininfluente. Ciò nonostante dobbiamo rilevare che l’installazione di questi impianti a servizio della cittadinanza è stata spesso avversata e posta sotto scacco da un immobilismo indotto da un ambientalismo minoritario, velleitario e ideologico,
IL SERVIZIO DI ECCELLENZA E PREGIO
IL SERVIZIO DI ECCELLENZA E PREGIO
PER OTTENERE IL
GIUSTO RISARCIMENTO
PER OTTENERE IL GIUSTO RISARCIMENTO
Gli auguri più calorosi da parte di tutto lo staff di Infortunistica Tossani per un Natale ricco di gioia e un Nuovo Anno pieno di soddisfazioni e successi. Contiamo di essere ancora al Vostro fianco nel 2025 per difendere con passione i diritti di coloro che si affidano alle nostre competenze. Natale ‘24
cavalcato, in modo alterno, da tutte le parti politiche, nessuna esclusa. (Sindrome NIMBY _ Not In My Back Yard).
Pertanto anche il settore degli impianti crematori e della cremazione in generale, come altri settori industriali della nostra società, è chiamato ad affrontare la transizione energetica e la sfida ambientale.
Gli accadimenti sanitari del 2020 e quelli geopolitici del 2022 ancora in atto, hanno determinato un cambio di paradigma nell’impostazione delle strategie economiche, sociali e ambientali a livello globale e nazionale; si è passati da una globalizzazione con una condivisione di materie prime e servizi, ad un contesto di una drastica necessità di inversione delle strategie nazionali volte al perseguimento dell’equilibrio e dell’autonomia della propria struttura energetica e socio-economica.
Ad una nuova strategia politica ed economica nazionale si associano altri due aspetti generali cogenti: la necessità, a livello globale, di contrastare il cambiamento climatico e l’assoluta necessità di incrementare il contributo delle energie rinnovabili nel mix di fabbisogno energetico nonché di ridurre contestualmente la fornitura ed il consumo di fonti fossili.
In quest’ultimo ambito il contributo potenziale del fotovoltaico è fondamentale, in ragione anche degli elevati valori di irraggiamento solare che caratterizzano il nostro territorio nazionale e che costituiscono una vera e propria risorsa energetica.
Una nuova visione
A fronte di queste mutate condizioni globali, in Italia alcuni crematori hanno installato impianti fotovoltaici, altri hanno razionalizzato l’utilizzo degli impianti di cremazione
cercando di contenerne i consumi, altri hanno continuato ad operare in continuità con il passato.
Nel Centro e Nord Europa molti Direttori di crematori hanno reagito prontamente, a questa nuova situazione, chi sostituendo i forni a gas con forni elettrici di ultima generazione, chi utilizzando biocombustibili quali il biodiesel o il biometano, chi sperimentando nuove strade impiegando l’idrogeno in blend come fonte energetica (Crematorio di Reading in UK).
Il Crematorio di Uitzicht in Belgio ha affidato alla nostra Società una analisi di fattibilità per valutare le possibili opzioni per ridurre l’impronta carbonica del crematorio limitando, per quanto possibile, gli interventi impiantistici sulle attuali tre linee di cremazione alimentate a gas metano.
Lo stato attuale delle tre linee di cremazione installate presso il crematorio di Kortrijk può essere definito come “On Grid”, in quanto caratterizzate da una alimentazione dalla rete sia del gas metano che dell’energia elettrica.
Gli obbiettivi dello studio di fattibilità che abbiamo eseguito sono volti a contribuire alla transizione energetico-ambientale ed economica dell’impianto di cremazione di Uitzicht.
In particolare:
• La riduzione nel ricorso a fonti fossili;
• La riduzione delle emissioni di gas climalteranti, a parità di servizio energetico reso, delle emissioni di CO2 per contribuire al contrasto al cambiamento climatico e delle emissioni inquinanti per migliorare “la qualità dell’aria” del territorio circostante;
• La riduzione dei costi dei servizi energetici per i cittadini e per gli operatori economici sul territorio, anche tramite una nuova imprenditorialità (i “Prosumers” ) nella produzione di energia da fonti rinnovabili e da sinergie da recupero di calore.
L’impianto di cremazione è stato considerato non come centro del problema ma in termini di INPUT (l’alimentazione energetica) e di OUTPUT
Nel 1990 Coccato & Mezzetti ha stretto con Novamont® una partnership strategica per la creazione del primo impianto industriale di bioplatizzazione del Mater-Bi®, che ha portato a soluzioni industriali alternative biodegradabili, compostabili e a ridotto impatto ambientale.
(il recupero energetico). In tal modo abbiamo individuato una serie di misure tecniche di efficientamento energetico ed ambientale degli impianti di cremazione esistenti.
Abbiamo quindi esaminato la possibilità di adottare nuove tecnologie che tendono a:
• Sostituire le fonti fossili: energia elettrica e metano.
• Ridurre l’impatto globale in termini di emissioni di CO2.
• Migliorare la qualità dell’aria a livello locale riducendo le emissioni inquinanti (PM, NOx, SO2, ecc.).
• Ridurre i costi correnti del servizio per la società di gestione che si riverberano sul costo della cremazione per la società.
Le soluzioni proposte sono state valutate singolarmente ed in modo separato, ma possono essere attuate congiuntamente per migliorare le prestazioni ambientali ed energetiche dell’impianto crematorio di Uitzicht, tendendo a raggiungere un impatto “nullo” per l’attività di cremazione attraverso la riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili. In particolare, l’utilizzo di fonti rinnovabili è una soluzione tecnologica che può essere adottata indipendentemente dalla scelta del combustibile con cui alimentare gli impianti di cremazione e dal tipo di recupero termico che può essere adottato.
Nella nostra analisi di fattibilità, abbiamo preso in considerazione tre misure di efficienza tecnica relative all’INPUT, fornitura di energia (H2, elettrica e bio-metano), e una relativa all’OUTPUT, recupero di calore.
Tutte le quattro soluzioni possono essere combinate tra loro e integrate con un impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili (solare o eolica).
Le misure tecniche che riguardano l’alimentazione energetica sono:
A1. Alimentazione a biometano in sostituzione parziale (in blend) o totale del metano. Il biometano è una fonte energetica rinnovabile che si ricava da biomasse agricole, agroindustriali o rifiuti solidi organici. È un gas avente caratteristiche e condizioni di utilizzo corrispondenti a quelle del gas metano e idoneo alla immissione nella rete del gas naturale. Il biometano viene acquistato direttamente dai fornitori di gas attivi sul mercato i quali lo immettono in rete e non risulta necessaria alcuna modifica degli impianti.
A2. Alimentazione elettrica da fonti rinnovabili (nel caso Italia il fotovoltaico risulta la più idonea) in sostituzione parziale o totale dell’energia elettrica dalla rete. In ogni caso l’energia rinnovabile recuperata ed utilizzata incrementa la sostenibilità complessiva. A livello ambientale i forni elettrici contribuiscono notevolmente al miglioramento della qualità dell’aria, sia a livello di CO2 che a livello di inquinanti così detti a “valenza locale” quali particolato, NOx, SOx soprattutto se abbinati ad alimentazione da fonti rinnovabili.
A3. Elettrolizzatore alcalino per la produzione di idrogeno verde L’elettrolizzatore alcalino produce idrogeno (H2) e tende a sostituire il metano (in blend) nel processo di incinerazione. L’elettrolizzatore è una Misura Tecnica che per essere ambientalmente virtuosa è necessario che venga abbinata al fotovoltaico, andando a costituire una misura di efficientamento complessa (MIT com) producendo idrogeno verde.
Le misure tecniche che riguardano il recupero termico sono:
R4. REC. Recupero di calore. Recu-
pera l’energia termica dai fumi prodotti dalla combustione. È la forma di recupero più semplice dal punto di vista impiantistico e può prevedere un utilizzo endogeno al crematorio per riscaldamento locali e uso sanitario, oppure endogeno con piccole reti di teleriscaldamento fino a 1 km di distanza dall’impianto (Comunità energetiche locali). Può anche essere utilizzata in combinazione con altre MET elementari come l’ORC o la MAS elencate successivamente.
R5. ORC. Recupero termico per alimentare un ciclo cogenerativo ORC (Organic Rankine Cycle) per un utilizzo endogeno dell’energia elettrica e per alimentare una rete di teleriscaldamento esterno.
Il sistema ORC è un cogeneratore a fluido organico che alimentato termicamente dal recuperatore (RC), genera energia elettrica e energia termica che vengono utilizzate per ridurre l’utilizzo di energia elettrica di rete e energia termica che può essere utilizzata per un teleriscaldamento esterno o per alimentare una macchina ad assorbimento per produrre raffrescamento interno e conservazione delle salme. Comporta costi di investimento ancora alti, a causa di rendimenti energetici bassi alle piccole potenze; è una soluzione realistica per crematori con almeno tre o più linee di cremazione abbinate per migliorare l’economia di scala.
R6. MAS. La macchina di assorbi-
mento, viene alimentata direttamente dal recuperatore REC o dall’ORC e genera un flusso freddo che può essere utilizzato per il raffrescamento degli uffici nel periodo estivo e per la refrigerazione del locale di conservazione delle salme per tutto l’anno. Sono disponibili sul mercato impianti frigoriferi di assorbimento di piccola taglia con investimenti accessibili.
Le misure identificate sono:
Soluzione 1: impianto fotovoltaico abbinato a elettrolizzatore alcalino per la produzione di idrogeno verde. L’idrogeno verrebbe utilizzato come combustibile in miscelazione con il gas naturale.
Soluzione 2: impianto fotovoltaico
abbinato a forni elettrici. L’elettricità prodotta andrebbe ad alimentare delle resistenze elettriche per fornire quota parte dell’energia termica necessaria per la cremazione.
Soluzione 3: installazione di un gruppo cogenerativo ORC (Organic Rankine Cycle) in grado di fornire energia termica ed energia elettrica parzialmente per copertura autoconsumi (servizio endogeno), parzialmente per teleriscaldamento (servizio esogeno). Possibilità di abbinamento con macchina ad assorbimento per raffrescamento locale deposito feretri realizzando una soluzione trigenerativa.
Soluzione 4: utilizzo di biometano abbinato a impianto fotovoltaico.
Le varie soluzioni ipotizzate vengono valutate in base ad un metodo tecnico scientifico e si basano sull’analisi di una terna di parametri che considerano aspetti tecnici (costi energetici, emissioni di anidride carbonica (CO2), consumo di fonti fossili), aspetti ambientali a livello locale (emissioni di particolato, di ossidi di azoto di ossidi di zolfo) e aspetti socio-economici (costi del servizio di cremazione, servizi offerti, bacino di utenza).
L’analisi valutativa che considera più variabili va calata nella specifica realtà di ciascun crematorio di volta in volta preso in esame, per cui non è possibile trarre delle indicazioni valide per tutti i crematori.
Le due soluzioni che attualmente vengono più comunemente adottate in Europa da parte dei Direttori di impianti di cremazione per aumentare la sostenibilità ambientale dei propri impianti, sono quella del forno elettrico e dei biocombustibili come alternativa al gas metano di rete.
(segue seconda parte).
La perdita, il lutto e il Natale
di Linda Savelli
Come affrontare l’accompagnamento del dolente in un periodo delicato come le festività: qualche spunto per le imprese.
La perdita di un congiunto, improvvisa, per una lunga malattia o per età avanzata, è sempre un’esperienza perturbante, a volte devastante, che influisce significativamente sull’equilibrio emotivo di coloro che restano, che devono riorganizzare tutta la propria vita e che, all’inizio, devono occuparsi anche delle incombenze immediate legate alla gestione del decesso (chiamare le imprese funebri, scegliere cofano, lapide ecc.) in un momento in cui la mente fatica a restare lucida. Se la morte sopravviene in un periodo
particolare dell’anno come è quello natalizio, l’effetto perturbante della perdita, dello smarrimento e del dolore può amplificarsi. Bisogna, inoltre, tener presente che le festività natalizie sono sempre un momento difficile da vivere per chi ha subito un lutto recente: figurarsi di passare il primo Natale senza la figura cara può sembrare quasi impossibile. Il Natale, anche per chi non è credente, rappresenta in genere un momento di serenità, di gioia familiare, di ritorno all’infanzia (acquistare i regali per parenti e amici e confezionarli
in pacchetti colorati; addobbare la casa per le feste, montare il Presepe, attaccare luci e palline all’abete ecc.); tutto nell’aria sembra avere una connotazione magica e misteriosa: si tratta, quindi, di un periodo dell’anno molto speciale che tutti noi, non soltanto i bambini, vorremmo preservare dal dolore e dalla sofferenza.
Ma quando muore qualcuno a noi caro tutto questo bruscamente cambia: come affrontare l’allegria degli altri? Come partecipare ai rituali familiari che finora ci hanno fornito conforto e protezione ma adesso sembrano urlare la nostra perdita? Come tutto il resto, anche le festività natalizie perdono di significato quando si affaccia la morte. A Natale il dolore per la perdita, soprattutto se recente, si fa più acuto perché tutto ci ricorda il defunto in maniera vivida: la decorazione preferita di cui si occupava sempre, il piatto prediletto, immancabile per il pranzo o per il
cenone della Vigilia, le consuetudini familiari che anno dopo anno si riproponevano nella loro ciclicità e che donavano a ciascuno un senso di stabilità… All’improvviso niente ha più senso, c’è un vuoto incolmabile che fa mostra di sé anche concretamente (la sedia vuota, il regalo che non c’è, il segnaposto che avanza), i bei ricordi dei Natali passati ci perseguitano; se il nostro caro è deceduto durante il periodo natalizio, ogni nuovo Natale può essere un piccolo trauma che innesca pensieri intrusivi e ruminazione. Quale atteggiamento tenere verso il dolente in questo periodo dell’anno? Come aiutare la persona smarrita e sofferente? Se è difficile trovare le parole giuste con cui comunicare con una persona in lutto durante il resto dell’anno, lo è certamente di più nel periodo festivo.
Cosa fare
Il lavoro degli operatori funebri, ma
anche di medici e infermieri che magari hanno seguito il defunto nelle ultime fasi della sua vita, diventa in questo momento ancora più delicato e fondamentale. Come possiamo e dobbiamo comunicare con la persona che è in lutto nel periodo festivo? Come in ogni altra occasione del proprio lavoro, il supporto degli operatori è molto importante: accogliere in silenzio pianti e lacrime, offrendo il conforto di un ambiente tranquillo e riservato, di un’attenzione sollecita, di fazzoletti di carta e di un bicchiere d’acqua che permette all’individuo di fare una breve pausa e ricomporsi, sono la base di ciò che ogni impresa offre alle famiglie. Ma cosa fare in un momento di lutto aggravato dalle festività?
Ricordiamoci che ogni persona vive la perdita in modo unico e peculiare: non tutti trovano sfogo nel pianto, non tutti manifestano visibilmente il loro dolore. In ogni caso, ci sono alcuni comportamenti che è
Un pianeta in mutazione, cinto da una fascia che ne rompe il plasticismo. Forma pura, semplice, appropriata a tutti gli interiors. Matericità ed originali cromie, ne trasformano i tratti in gesti estetici.
sempre buona norma evitare se davvero vogliamo offrire il nostro aiuto a chi sta vivendo un lutto nel periodo del Natale, come le frasi di circostanza impersonali, che sminuiscono la sofferenza dell’altro e che non risuonano come volontà di offrire conforto. Se non sappiamo davvero cosa dire perché tutto ci suona stonato, restiamo in silenzio. Scegliamo un silenzio accogliente e partecipe che permetterà all’altro, se lo vorrà, di aprirsi. Possiamo inoltre fornire una serie di consigli ai parenti della persona colpita dal lutto, ricordando che sarebbe opportuno non cercare di coinvolgerla a tutti i costi nei festeggiamenti: dietro questo desiderio, infatti, si nasconde spesso, l’inconscia irritazione per non potersi godere le feste come si vorrebbe perché la sofferenza dell’al-
tro fa sentire in colpa. D’altra parte, stare vicino a chi sta attraversando un periodo così delicato è importante: scegliere, quindi, di stare accanto alla persona in lutto in maniera sollecita, assecondando i suoi bisogni può essere utile.
Accendere insieme una candela per commemorare il defunto; se la persona fosse credente, accompagnarla in Chiesa, a pregare o a una funzione; se desidera parlare, ascoltare i suoi ricordi o guardare insieme a lei alcune fotografie dei Natali trascorsi possono essere tutti modi per stare vicino al dolente. Quando il lutto colpisce tutta la famiglia e quindi ciascun membro sta vivendo il proprio dolore, sforzarsi di fingere che tutto sia come prima soltanto perché è Natale può essere controproducente e innescare conflitti. È anche vero,
però, che alcuni membri, soprattutto i più piccoli, potrebbero comunque desiderare di vivere lo stesso l’atmosfera delle feste. In questo caso è d’aiuto intervenire con un cambiamento, che venga incontro alle esigenze di tutti: sì al Natale e alle feste, ma un Natale diverso. I vecchi rituali e le vecchie tradizioni di famiglia, che hanno funzionato così bene per anni e hanno portato tanta gioia per un lungo periodo, devono adesso essere sostituiti da nuove tradizioni da inaugurare, più funzionali per quel nucleo familiare “orfano” della figura del deceduto.
Il cambiamento avrà il pregio di portare novità, di riavviare l’evoluzione della sofferenza a rischio di congelamento e di arginare il rimuginare e la ruminazione, che contribuiscono a mantenere vivo il dolore.
I professionisti della comunicazione
di Serena Spitaleri
Qualche
riflessione per imparare a scegliere quelli in linea con i tuoi obiettivi di business.
Siamo agli sgoccioli del 2024 e ho pensato di offrirti, attraverso quest’ultimo numero di Oltre, uno spunto di riflessione funzionale a evitare di incorrere in molteplici errori che principalmente sono i seguenti:
• pensare che il digital sia la panacea di tutti i mali;
• affidarti a esperti in comunicazione con aspettative sbagliate;
Ti consiglio invece di:
• cercare delle figure professionali
realmente aderenti alle tue aspettative;
• approcciarti alle possibilità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione con cognizione di causa.
Un intento ambizioso, lo so, che vorrei raggiungere partendo da osservazioni che sono frutto dei progetti sui quali ho lavorato, i percorsi di studio che compio per tenermi aggiornata - coerenti con il mio mestiere - e più di qualche anno di esperienza.
Cambiamenti veloci e strutturali nella società e nell’economia
Gli ultimi anni sono stati protagonisti di grandi sconvolgimenti e la velocità che è connaturata alla comunicazione digitale ci ha catapultati in un vortice di informazioni che, essendo alla portata di tutti, ci danno l’idea di essere inseriti anche in un mondo di opportunità. Di conseguenza, sentiamo di doverle cogliere tutte e quando non ci riusciamo, queste opportunità ci lasciano nella frustrazione di perderle. Perché “stare dietro” a questo mondo è dura!
Ho osservato attentamente il settore funerario, avendo avuto la possibilità di ascoltare diversi operatori che vivono questo contesto, e ho avuto modo di notare alcune costanti.
Ogni volta che sono stata interrogata dalle aziende per un preventivo, un’analisi, una strategia o semplicemente per fare piacevoli chiacchiere, ho riscontrato principalmente due tipologie di atteggiamento: una parte di imprenditori guardava alla comunicazione in generale (non solo digitale) con occhio diffidente, come fosse perennemente manipolatoria; uno strumento che percepiva più come bega necessaria che come strumento utile a supportare e raggiungere obiettivi di business.
L’altra parte, rincorreva le ultime tendenze e tool del momento, conscia del fatto di trovarsi spesso di fronte a strumenti o elementi considerati troppo dirompenti per essere calati nel settore, oppure utili soltanto a livello marginale nel contesto del loro modello di business.
Come si sono mosse queste mie personas?
Non c’è una modalità unica in merito a come questi potenziali clienti si comportano, ma tante quante le realtà con le quali ho avuto il piacere di confrontarmi. Facciamo qualche esempio: alcune realtà sono rimaste immobili; altre hanno mosso i primi passi verso territori della comunicazione mai esplorati e pochissime hanno azzardato azioni che divergono dallo status quo della comunicazione tipica del mercato.
La questione interessante, però, è che si rintraccia un atteggiamento che - a prescindere dal settore - accomuna molte più aziende di quanto si possa immaginare, riversando le conseguenze di questo approccio sulla comunicazione digitale e le attività di marketing, quindi anche nel settore nel quale lavoro io poiché, per sopperire alla domanda, l’offerta prova a rincorrere gli ultimi trend e spolverarli come il prezzemolo su tutti i progetti per vendere la ricetta perfetta. Peccato che questa ricetta dipenda da numerose variabili, prima su tutte il contesto sul quale si va ad aggiungere, come il prezzemolo appunto, qualsiasi strumento funzionale alla comunicazione. In pratica, l’ingrediente non viene individuato sulla base dello studio di un contesto e una strategia stabiliti a monte, ma scelto perché “così fan tutti”. E ovviamente si tratta di strumenti di comunicazione esclusivamente digital.
Vorrei quindi tornare, con quest’ultimo mio contributo del 2024 alla rivista, all’abc, alle basi del marketing in modo da suggerirti la strada corretta da percorrere se stai contemplando (aggiungerei finalmente) l’idea di integrare gli strumenti tipici della comunicazione digitale nella tua strategia di business e di conseguenza avere la certezza
di poterti affidare a persone che siano in grado di traghettarti verso questo cambiamento con cognizione di causa. Come? Senza interventi spot, ma avvalendoti di una strategia puntuale e chiara evitando una dannosa dispersione di tempo e denaro dal quale si dovrebbe salvaguardare tanto l’azienda, quanto la figura esperta in comunicazione ingaggiata.
Le figure professionali: aspettative VS realtà
Se stai pensando di affidarti a dei professionisti del settore, fermati un attimo e ragiona sull’approccio che pensi di avere: stai cercando l’aiuto di una persona competente che ti dia una soluzione temporanea e “spot”? Oppure vuoi il sostegno di una figura professionale in grado di creare e generare valore dall’individuazione dei punti di contatto tra il tuo brand e il pubblico al quale
intendi rivolgerti? Sulla base della tua risposta, si delineerà sin dall’inizio un percorso completamente differente. Io propendo per la ricerca della risoluzione dei problemi che affliggono il tuo business utilizzando un metodo più affine al secondo approccio, perché credo fermamente che, dove manca la consapevolezza, sia inutile lavorare sulla famosa punta dell’iceberg senza osservare e analizzare la parte bassa che giace invisibile sott’acqua: non ne potrà nascere una esperienza positiva. Né per l’imprenditore, né per il pubblico e nemmeno per me che ci lavoro in qualità di consulente. E non è una questione di budget e dimensioni, si tratta più di metodo e approccio al mestiere.
Per raggiungere obiettivi di comunicazione e marketing che influiscano positivamente sul business si parte sempre dalla strategia e dal brand. Facciamo un esempio prati- co: pensi di affidarti a consulenti o a un’agenzia con la richiesta insindacabile di curare la tua presenza sui social perché il tuo problema per te è quello. Ed effettivamente potrebbe rappresentare un enorme aiuto per raggiungere il tuo target; potresti ritrovarti però, alla fine del percorso, con una pagina social ben curata che non soddisfa in termini di ritorno sull’investimento.
Non ti sto dicendo di non curare la tua presenza sui social media, ti sto però avvisando del fatto che, pensare di raggiungere il tuo cliente perché hai letto che si fa così e pensi di avere una identità del brand definita e che i tuoi valori siano chiari e condivisibili solo perché hai un logo e una pagina sui social, è profondamente sbagliato.
A monte di tutto deve esserci una road map coerente, che parta da uno studio dei valori del tuo brand e che, a volte, il modo di trasmettere quello che sei deve essere creato da zero, in
accordo con il contesto territoriale in cui è inserita la tua attività.
Dovrai ottenere inoltre un impianto strategico costellato di azioni che mirino ad obiettivi chiari e misurabili, non generici ma puntuali, che si possano raggiungere tramite strumenti di comunicazione affini al tuo target e alle tue necessità.
Molte volte ho visto ambiziosi progetti naufragare perché l’azienda non era strutturata per sopperire alle richieste del progetto stesso. Cosa farai in quel caso tu imprenditore? Abbandonerai? Assolutamente no: partirai da quello che hai e porrai le basi per arrivarci più avanti. Certo però, che con solide basi potrai lavorare su altezze certe.
Ti porto un esempio pratico: vuoi fare advertising su Google ma il tuo sito non è ottimizzato dal punto di vista SEO: dovrai trovare un altro
punto di contatto per raggiungere la tua utenza e lavorare sull’ottimizzazione del tuo sito web; in alternativa il costo per contatto su Google sarà sensibilmente più alto rispetto al ritorno che ti attenderà. Il valore che si genera facendo questo tipo di scelte è di gran lunga più utile, soprattutto in un'ottica di mediolungo periodo.
Come scegliere i professionisti della comunicazione
Non è semplice, il mio intento è quello di aiutarti a comprendere realmente le dinamiche che sottendono a un progetto di comunicazione che sia utile al tuo business.
Anche perché, a dirla tutta, se prendi un abbaglio ti rivolgerai a figure con cui probabilmente instaurerai un rapporto privo di fiducia e
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permeato da dubbi. E siccome questi progetti sono frutto di condivisione di informazioni e conoscenze da entrambe le parti - poiché l’azienda ha il polso sul contesto in cui opera e i professionisti della comunicazione rendono disponibili le proprie conoscenze - sarebbe comunque difficile lavorare in un clima disteso e fluido. Questo porterebbe a ripercussioni a cascata sui flussi e sul raggiungimento dei risultati attesi, da entrambe le parti.
Credo sia invece ragionevole possedere un minimo di conoscenze per scegliere i giusti professionisti che possano portare valore alla tua realtà aziendale. Devi cercare, a mio avviso, degli esperti in comunicazione e marketing che abbiano le seguenti caratteristiche:
• conoscenze multidisciplinari, ovvero persone in grado di mappare il percorso che va dal tuo pubblico alla tua azienda e in grado di comprenderle;
• professionisti che sappiano creare associazioni positive con il tuo brand: non dimentichiamo che abbiamo a che fare con il dolore ed è estremamente necessario possedere le abilità per entrarvi in punta di piedi;
• la capacità di integrare i meccanismi di comunicazione: non possiamo arrivare a chiunque con lo stesso mezzo, le persone sono differenti e hanno altrettante modalità per scegliere beni e servizi utili a risolvere il loro problema;
• professionalità capaci di individuare le metriche più adeguate a restituire dati significativi per quel progetto specifico: non sono tutte uguali, devono essere però necessariamente chiare e misurabili.
Cosa potrà fare una figura di questo tipo per il tuo business?
In generale, generare valore.
In particolare:
• migliorare la percezione che i
clienti hanno del tuo operato;
• diminuire e ottimizzare il costo per contatto, oltre a risorse, tempo e denaro;
• farti spiccare tra i competitor ; E per ultimo, aprirti un mondo di possibilità che non avevi visto intercettando magari esigenze aziendali latenti. Perché rivedere la comunicazione partendo dallo studio di una strategia, ha benefici a cascata anche sull’organizzazione in quanto chiarirà i tuoi valori, le tue necessità, il tuo posizionamento e le tue possibilità.
Ricorda che non si può non comunicare: anche restando in silenzio il tuo pubblico e i tuoi competitor percepiscono un messaggio.
Mi auguro di averti offerto degli spunti utili e che arriverai a leggere il primo numero della rivista del 2025 con una visione consapevole sulle opportunità offerte da una comunicazione coerente con i tuoi obiettivi, gestita in ottica strategica.
Il lutto e i danni cerebrali
di Tanja Pinzauti
Le
lesioni causate dalla perdita di una persona cara sono paragonabili a quelle provocate da mancanza di ossigeno e convulsioni.
È facile comprendere come sia angosciante vivere sulla propria pelle un lutto.
E il motivo per cui è facile entrare in empatia con qualcuno che sta soffrendo per questo motivo specifico è che tutti, prima o poi, ci siamo passati. Tutti abbiamo vissuto la perdita di una o più persone a noi care e tutti sappiamo che l’esperienza si ripeterà più volte nel corso della vita, fino a quando non saremo noi ad andarcene.
Ma cosa succede al cervello umano nel momento in cui deve affrontare la perdita di una figura di riferimento, un amico, un parente? Cosa succede all’interno di noi nel momento in cui ci troviamo davanti alla mancanza di una persona che era fondamentale nella nostra esistenza? Gli studi che riguardano questa esperienza ineluttabile nella vita di ogni individuo, sono tanti e ci aiutano a capire il meccanismo del cervello umano, come riesce a trovare
delle coping strategies (strategie di adattamento) per sopravvivere al dolore ma anche a notare come il trauma della perdita causi delle vere e proprie “ferite” nel nostro cervello.
I danni cerebrali
Il lutto è una perdita, un distacco forzato da una o più persone o luoghi a noi cari e per questo il processo di elaborazione, e certe volte guarigione, è lungo e complicato. Quello che gli studiosi hanno scoperto andando ad analizzare gli effetti che questo evento ha sul cervello umano, è che questo dolore straziante provoca delle vere e proprie ferite paragonabili a quelle causate da una malattia organica. L’impatto del lutto sul nostro cervello è paragonabile a un trauma
Connecting Directors ha pubblicato un articolo molto interessante sugli studi eseguiti dagli esperti sul cervello di chi ha recentemente perduto una persona cara. Gli studiosi hanno comparato i danni riscontrati nei dolenti con quelli riscontrati nel cervello di chi ha subito convulsioni, mancanza di ossigeno e shock elettrico e i risultati sono tristemente impattanti sul lettore: emerge che il lutto provoca, in chi lo subisce, danni reali e certe volte permanenti
Che tipi di danni può subire il cervello che attraversa un lutto?
I danni al cervello si distinguono in due macrocategorie, a seconda del trauma che li ha provocati. Le due categorie comprendono i danni provocati dalle lesioni traumatiche, come gli incidenti stradali e le ferite da arma da fuoco, e quelli provocati dalle lesioni cerebrali acquisite come quelle provocate dalla mancanza di ossigeno, shock elettrico e convulsioni. È proprio a questa seconda categoria che potremmo aggiungere
una voce, quella dei danni provocati dal lutto. L’effetto che la perdita di una persona cara ha sul cervello del dolente è lo stesso delle lesioni acquisite: l’interruzione della normale funzionalità dei neuroni.
Secondo The Brain Injury Association of America, come citato in Connecting Directors, “i neuroni si connettono e disconnettono in risposta alla durata e all’intensità di eventi emotivamente estremi. La neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di generare nuove cellule e alterare la connessione tra quelle già esistenti, è come il cervello si adatta agli eventi impattanti che ci cambiano la vita come il trauma, la perdita, le lesioni e la malattia”. In sostanza, è il modo che abbiamo di adattarci e far fronte alle circostanze che riteniamo insopportabili o ingiuste.
Perdere qualcuno a noi caro è uno dei traumi più grossi che siamo costretti a subire e in questo caso, lo stress causato dal dolore del distacco può superare i livelli “di guardia” e provocare danni duraturi e alterare il funzionamento della nostra psiche.
Come cambia il funzionamento cerebrale durante il lutto
Il nostro modo di pensare, agire e sentire cambia durante il periodo del lutto e questo accade perché all’interno del nostro corpo, a causa dello stress subito, cambiano i modelli di attivazione cerebrale. Secondo un articolo pubblicato su Stateofmind.it - sito che si occupa di psicologia, psicoterapia e scienza della mente - i gangli alla base del nostro cervello, che definiscono
il nostro modo di agire e determinano ricompensa e piacere nelle relazioni, vengono sovrastimolati dall’impatto del lutto. L’iperattività dei gangli ci porterebbe a ricercare un ravvicinamento e una vicinanza con la persona a noi cara per ripristinare il modello di azione-ricompensa-piacere radicato nel nostro subconscio.
Un altro motivo per cui è difficile accettare o anche solo ammettere che qualcuno a cui vogliamo bene non c’è più è perché si verifica una “disconnessione tra le aree della memoria episodica o autobiografica (che registrano eventi e fatti e ci informano che la persona non c’è più) e le aree della memoria semantica o concettuale (che ci dicono che la persona è stata, e dovrebbe continuare ad essere, una parte prevedibile della nostra esistenza)” (Stateofmind.it).
Gli effetti del lutto possono anche
portare a difficoltà nel gestire le incombenze quotidiane e trasformare il nostro cervello in una modalità di lutto costante. Mentre si attraversano le fasi del lutto si perdono concentrazione, memoria, attenzione, lucidità e velocità nella risposta agli stimoli. Inoltre, per superarlo, si deve volerne uscire. È un processo lungo e complicato che richiede pazienza e auto compassione oltre alla volontà di vivere il proprio dolore. Se tutto questo ci sembra troppo gravoso o se rifiutiamo di accettare gli eventi drammatici che ci coinvolgono, si rischia di entrare in depressione, aumentano ansia e senso di vuoto e il cervello produce una sorta di nebbia mentale che provoca difficoltà ad affrontare la realtà.
Come guarire dal lutto
Molti sostengono che il tempo guarisce ogni ferita ma purtroppo sappiamo che non è così. Non basta il passare del tempo per cancellare le
ferite e il trauma di un lutto. Il dolore e la sofferenza per la mancanza della persona cara e, soprattutto, per la mancanza della nostra vecchia vita dove la persona cara era parte integrante, vanno vissuti. Accettando il distacco e vivendo ogni fase del processo di elaborazione possiamo superare la fase acuta. È importante cercare di mantenere una vita sociale, vivere il dolore, sfogarsi nel momento in cui si sente il bisogno di piangere o parlarne, non chiudersi nei ricordi e sapere che il senso di perdita si può acuire nel periodo dell’anniversario della scomparsa e durante le festività che si passavano insieme ai nostri cari. L’elaborazione del lutto richiede in ogni caso molto tempo e la chiave è essere pazienti con se stessi: è preferibile impiegare il tempo necessario per accettare le nuove circostanze che evitare di confrontarsi con la realtà e rischiare che i danni cerebrali diventino cronici.
“Far addormentare” il proprio pet
di Raffaella Segantin
Eutanasia: una scelta a senso unico che spesso i proprietari di animali domestici devono fare. Per il loro bene.
È scientificamente comprovato che gli animali sono esseri senzienti, ovvero dotati di sensi.
Se fino ad una cinquantina di anni fa si credeva agissero unicamente mossi dall’istinto, ora è stato ampiamente dimostrato che hanno una vita emotiva complessa: non solo sono in grado di percepire sia il piacere che il dolore, ma possono provare anche curiosità, interesse e gioia come pure sentimenti quali la paura, l’ansia o lo stress. Ma soprattutto sono capaci di empatia che possono esprimere verso i loro simili o verso altri animali, ma che si manifesta in modo palese nei confronti
degli umani che li accudiscono e che li amano.
Quella che si stabilisce tra l’essere umano e il proprio pet è nella maggior parte dei casi una relazione profonda, un legame singolare basato sulla fiducia e sul reciproco affetto e chi ne ha o ne ha avuto anche solo uno lo sa bene! Purtroppo il ciclo di vita di un cane o di un gatto, come pure di altri animali che popolano le nostre case (e tra tutti sono milioni!), è decisamente più breve rispetto al nostro e pertanto la loro dipartita è un evento che i possessori di animali domestici devono mettere in conto.
La morte di questi compagni speciali
può rappresentare un vero e proprio trauma, specialmente se avviene in modo violento come ad esempio quando sono vittime di incidenti.
A rendere le cose ancora più difficili, nel momento in cui si evidenzia che l’animale è alla fine dei suoi giorni, il proprietario si trova spesso nella delicata situazione di dover prendere la decisione di “farlo addormentare” per liberarlo dalle sue sofferenze. È un’espressione mutuata dalla lingua inglese, ormai molto diffusa anche da noi: to put to sleep, alla lettera “mettere a dormire”.
Si tratta di un eufemismo, di un modo più gentile ed edulcorato per definire la soppressione volontaria
di un animale da compagnia, tramite il metodo dell’eutanasia.
Se il distacco dal proprio pet, considerato il più delle volte parte integrante del contesto familiare, è di per sé un'esperienza dolorosa, stabilire in prima persona di porre fine alla sua vita diventa per alcuni davvero terribile. È una scelta complessa che, anche se messa in atto a fin di bene, può sollevare problemi di natura etica e generare profondi sensi di colpa. Sono di solito i veterinari a supportare i proprietari in tali frangenti, ma in questi ultimi anni si sta affermando anche la figura del Pet Loss, un professionista che fornisce un aiuto concreto per venire a patti sia con la decisione di procedere con l’eutanasia che, più in generale, con il lutto per la perdita del piccolo amico.
Anche quando è evidente che l’ani-
male sta soffrendo e anche quando il medico veterinario ha confermato la diagnosi infausta, essere colui o colei che decide il giorno e l’ora del suo trapasso è davvero difficile Oltre al dispiacere di sapere che dopo quel dato momento il nostro amato compagno non ci sarà più, può essere che ci si senta fortemente colpevoli di tradire la sua illimitata fiducia perché ora, anziché proteggerlo, stiamo decretando la sua morte. Allora è bene prepararsi
Come lo possiamo fare? Innanzitutto prendendo atto e accettando il fatto che la vita del nostro beniamino sta volgendo al termine e lo possiamo fare semplicemente osservando i suoi comportamenti. Un cane che non si alza più dalla cuccia, un gatto che tende a stare sempre nascosto, la mancanza di reazione alle coccole, la difficoltà ad alimentarsi o
la totale inappetenza, il non riuscire a spostarsi per i propri bisogni… sono tutti segnali inequivocabili di una profonda sofferenza. Essere consapevoli che non potrà guarire, che non tornerà più ad essere quel cucciolo allegro che era, può essere di conforto nella decisione che si deve prendere. È bene concentrarsi sugli anni felici trascorsi insieme, essere grati per i tanti attimi di gioia che ci ha regalato e che non verranno mai dimenticati. Stargli accanto negli ultimi giorni coinvolgendo anche gli altri membri della famiglia, nel caso ci fossero, è terapeutico per tutti: mentre l’animale si sente rassicurato, il proprietario sa che avrà fatto tutto il possibile, fino all’ultimo, per confortarlo, farlo sentire al sicuro e amato. Evitare l’accanimento terapeutico a favore dell’eutanasia è un coraggioso atto di pietà, nel totale interesse dell’animale. Una scelta drammatica, certamente, ma è una scelta d’amore.
Tecnicamente parlando, la procedura solitamente avviene dapprima con l’iniezione di un potente sedativo che farà addormentare profondamente l’animale. Solo quando è in stato di totale incoscienza il veterinario somministrerà il farmaco letale. Il tutto avviene in modo rapido e assolutamente indolore. È importante che questa penosa operazione si svolga in un ambiente tranquillo, meglio se a casa, in modo da evitare all’animale una ulteriore situazione di stress. Se il proprietario se la sente, i veterinari consigliano di rimanergli vicino in questi ultimi istanti per rassicurarlo ancora una volta e far sì che il passaggio sia il più dolce possibile.
Analogamente a quanto avviene per la perdita di una persona cara, per elaborare il lutto in modo efficace e raggiungere uno stato di serenità interiore in tempi congrui, è neces-
sario affrontare direttamente ogni fase che accompagna la scomparsa del nostro pet, perché delegare questo compito ad altri equivale a lasciare qualcosa in sospeso Ora che Fido o Micio hanno raggiunto il “Ponte dell’Arcobaleno” occorrerà dunque occuparsi delle loro spoglie. Quasi sempre vengono avviate alla cremazione, ma si può anche scegliere l’inumazione in un cimitero per animali o anche nel giardino di casa. Se può aiutare ad accettare il distacco, questi momenti possono essere accompagnati da piccole cerimonie di addio durante le quali tutte le emozioni possono fluire liberamente. Si chiuderà così il cerchio e potremo finalmente lasciare andare il nostro compagno speciale senza rimpianti, certi di aver agito per il meglio e di avere fatto ogni cosa, fino alla fine, per garantire il suo benessere.
Gli anziani e la morte: dalle tante perdite al lutto Seconda parte.
di Elisa Mencacci
Con il seguirsi degli anni molti anziani assistono a perdite progressive di amici, conoscenti, familiari, persone significative.
Non solo, anche animali da compagnia, parti di sé, pezzi della propria identità legata a luoghi o esperienze non più raggiungibili.
Ciascuno di noi sperimenta l’isolamento interpersonale ma l’isolamento esistenziale lo si sperimenta in modo più intenso da vecchi, quando si e vicini alla morte. A quel punto si diventa consapevoli che il nostro mondo scomparirà, nonché del fatto che nessuno ci può
davvero accompagnare nel nostro viaggio verso la morte. La solitudine, data anche dal non trovare spazi e persone con cui parlare di queste consapevolezze, aumenta l’angoscia di dover morire.
Perdere qualcuno di importante in età avanzata è spesso difficile da vivere quando si è da soli in quanto queste perdite generalmente si susseguono una dopo l’altra, a distanza di poco tempo, aggiungendosi ad altre precedenti. Vedere persone della propria età morire, mette davanti agli occhi della persona anziana, inevitabilmente, la propria fine.
Questo può generare paura, angoscia, ansia. Questo diventa ancora più forte in struttura residenziale, dove mano a mano si perdono riferimenti, i compagni di reparto vengono ricoverati, vanno e vengono, i compagni di stanza muoiono…. L’anziano in struttura comincia a chiedersi se “capiterà anche a me... ma quando? Come accadrà? Dovrò soffrire anche io come lui? Sarò pronto? Dopo sarò trattato così?” richiedendo spesso supporto o comunque uno spazio di condivisione ed elaborazione di questo aspetto.
La death education con gli anziani
Contrariamente a quello che si pensa, la morte ed il morire sono spesso dialoghi non solo “normali” ma anche ricercati dagli stessi anziani: in fondo, dice una novantenne in struttura, «è parte della vita, della nostra vita di ogni giorno, cosa c’è di più naturale della morte?»
Le ultime ricerche ed esperienze di death education con anziani ci confermano che, in particolar modo
in coloro ancora in salute e con buone capacità cognitive, è importante trovare uno spazio “protetto” e sicuro dove potersi esprimere e confrontare rispetto a ciò che il sonno eterno rappresenta, per tempo e senza l’urgenza di decisioni improvvise o emotivamente condizionate. Si può, e si deve, parlare di morte con gli anziani: che hanno bisogno di dire quello che pensano, ciò che provano e, infine, ciò che desiderano rispetto alla propria dipartita, parte fondamentale e preziosa della vita. Quando accadono dei lutti importanti, ancora di più è necessaria una normalizzazione del tema, affinché la persona anziana non si senta sbagliata o sola nel provare certe emozioni, come la paura, l’angoscia, anche il sollievo.
L’anziano ha bisogno di fare domande, di capire, di avere informazioni chiare e semplici, sentendosi protagonista e coinvolto all’interno di ciò che accade attorno a lui. C'è la necessità di capire che cosa succederà nel momento della morte, sia prima che dopo, senza termini specialistici
o tecnicismi, ma realistici. Se la persona è credente, la dimensione religiosa risulterà un canale utile per poter cominciare a riflettere su alcuni interrogativi di senso, su ciò che la morte potrebbe portare con sé, sui cambiamenti del corpo e sull’idea di aldilà. Anche le persone non credenti potrebbero beneficiare di spazi di riflessioni laiche, prendendo come riferimento la dimensione della ritualità, trasversale e comune a tutti.
La ritualità
Rispetto alla ritualità attorno alla morte e al morire, diventa fondamentale per l’anziano poterne riflettere anticipatamente, per lenire le proprie angosce e per cercare di dare ordine a un caos altrimenti insopportabile. Ecco che diventano preziosi dei momenti di dialogo rispetto a ciò che verrà fatto del proprio corpo, prima, durante e dopo la dipartita, rispetto alle persone che si vorrebbero o meno accanto, alle letture o alle parole di accompagnamento al rituale di saluto, all’eventuale cremazione e disposizione delle ceneri, al luogo della propria sepoltura.
Quali desideri ha realmente l’anziano, quali paure, quali dubbi, quale significato simbolico o emotivo sente di dare a questi rituali? Soprattutto dopo molti lutti e perdite vissute, in età avanzata si avrà bisogno di fare chiarezza, di parlare e di confrontarsi con qualcuno che possa guidarle. Il bisogno non sarà quello di evitare l’argomento, ma di conoscere, partecipare, sentirsi sicuri che gli altri sappiano cosa per loro è davvero importante.
Di fronte a questi bisogni psicologici e in vista di un progressivo avvicinarsi naturale verso la fine della propria esistenza, l’anziano potrebbe beneficiare di momenti di dialogo
e di confronto con personale formato (tanatologi o professionisti formati in educazione alla morte) e, successivamente, personale delle imprese funebri in grado di assecondare, con delicatezza e accortezza, la persona e le sue richieste. Si pensi ai possibili benefici per l’anziano: non sentirsi solo, essere accompagnato per tempo nel pensiero della morte, con naturalezza, riuscire a esprimere le proprie emozioni, le volontà e i desideri rispetto a quello che potrebbe essere per lui significativo nel momento finale, pianificare anticipatamente qualcosa che sicuramente accadrà ma che si ha paura a condividere, se non con persone sensibili e dedicate. L’anziano non si sentirà giudicato ma accolto, guidato, senza la fretta di decisioni improvvise e non pensate, riuscendo perfino a pensare al “dopo”.
L’anziano sa che morirà, a volte la paura più grande è quella che siano gli altri a dover decidere per lui, e il timore di non sapere cosa succederà di lui, del suo corpo, dei suoi oggetti,
dei suoi denari o della propria casa. Parlare della fine della vita per tempo, permette di affrontare questi temi così importanti e delicati.
La consapevolezza della morte può essere un’esperienza di risveglio, un catalizzatore profondamente utile per cambiamenti importanti nella sua esistenza. A volte si manifesta a seguito di eventi quali il decesso di un amico o conoscente, o alcuni “insight”, anche improvvisi. Comprendere di non essere gli unici a provare queste emozioni, condividerle con altri, familiari e non, può far sentire meno soli e fragili.
Se negli Stati Uniti la pratica di consultare le imprese funebri anticipatamente, spesso nel momento in cui si entra in una struttura, è ormai frequente, in Italia si fatica ancora a vederne l’incredibile potenzialità, consapevoli di un percorso di educazione alla morte ancora agli inizi.
Credo sia utile partire da questo, dall’idea che anche gli anziani abbiano bisogno, e diritto, di trovare spazi di dialogo e confronto sul tema. Non si potrà che partire dalla promozione di tali spazi nei luoghi di vita degli anziani (nelle comunità ma anche all’interno delle strutture) e, attraverso l’interconnessione tra personale formato, tanatologi e operatori funebri, aiutare la persona a vivere il futuro che verrà con maggiore serenità e consapevolezza.
Elisa Mencacci : Psicoterapeuta, tanatologa, perfezionata in bioetica e cure palliative.
Bibliografia di riferimento:
Mencacci, E. (2024). D ove ti porto? Accompagnare la persona anziana alla fine della vita. Piacenza. Editrice Dapero. Bordin, Busato, Mencacci (2023).Vecchiaia. Strategie per prepararsi a viverla in modo attivo e positivo. Piacenza. Casa editrice Dapero.
CURIOSITà
The Sims e i giochi sul lutto
di Tanja Pinzauti
Imparare l’accettazione della morte e il lavoro degli impresari giocando con il computer.
Chi non ha mai giocato almeno una volta a un videogioco?
Chi fa parte delle prime generazioni di gamer (giocatori) ricorderà sicuramente i primissimi giochi elettronici che si trovavano nelle sale dedicate di 40 e 50 anni fa: Pac Man, Tennis, Tetris, dove la grafica era molto semplice e lenta, se paragonata ai giochi moderni, ma che hanno appassionato milioni di persone.
Oggi il mondo dei videogame si è trasformato completamente ed è
possibile vivere una seconda vita virtuale in giochi in cui ci possiamo costruire una famiglia, una città, amici, lavoro e tutto quello che desideriamo in un mondo parallelo. La tecnologia permette di creare e personalizzare ambienti, storie, personaggi in modo da farci “vivere” un’esperienza talmente simile a quella della vita reale che spesso il gioco è diventato un rifugio, una fuga da una realtà che non ci piace.
In un ambiente tanto realistico, in cui il nostro personaggio ha la
capacità e la necessità di intraprendere azioni come lavorare, crearsi una vita sentimentale, uscire con gli amici e andare a visitare la cerchia di parenti, era ovvio che prima o poi si sarebbe presentata la necessità di introdurre il tema della morte e del lutto. Non si tratta semplicemente di far morire un personaggio, cosa già presente in molti videogiochi di azione (i così detti “spara-spara” ad esempio), ma di creare delle situazioni in cui sia possibile affrontare il tema del funerale, della cerimonia e della sepoltura come nella vita reale.
In un articolo di alcuni anni fa avevamo già parlato di qualcosa di simile affrontando l’argomento della scomparsa dei personaggi all’interno del gioco Animal Crossing, in cui veniva data la possibilità di ritrovarsi virtualmente con la propria famiglia e gruppo di amici per dare l’addio ai propri cari in modo virtuale, in un momento storico (ondata Covid) in cui era impossibile vedersi (“Le nuove frontiere del lutto” Oltre n.4 luglio/agosto 2021). A distanza di alcuni anni e dopo che le restrizioni imposte dalla pandemia sono decadute, l’argomento del lutto nei videogiochi è rimasto una costante e i programmatori si sono addirittura spinti oltre, verso la realizzazione di estensioni che ne analizzano e percorrono le varie declinazioni.
The Sims Life & Death Extension Pack
The Sims è forse il più famoso gioco di simulazione sociale esistente. Su The Sims il giocatore ha l’opportunità di crearsi il proprio personaggio, la propria famiglia, di incontrare amici, il partner e vivere la propria vita virtuale. Il 31 ottobre, in concomitanza con la festa di Halloween, i creatori di The Sims (Electronic Arts) hanno fatto uscire il Life & Death Extension Pack (pacchet-
to estensione Vita e Morte) da poter inserire nella versione più recente del gioco.
Ma cosa comprende questa estensione che sembra essere incentrata sul tema della morte e dell’afterlife (tutto ciò che comprende le esperienze dopo la morte)? Il trailer per pubblicizzare l’uscita del pacchetto estensione, uscito a metà ottobre, mostra come tutto inizi proprio dal momento tragico in cui uno dei personaggi viene colto da un malore che lo porta alla morte, lasciando nella disperazione parenti e amici. La figlia, che era con lui nel momento del malore e che lo ha assistito, si trova così a dover organizzare il funerale, la veglia, a fare i conti con i fratelli che litigano per l’eredità e con il suo lutto personale. Le foto di famiglia, gli oggetti di suo padre le ricordano di quando erano felici insieme e di come adesso, oltre alla mancanza di una persona importante della sua vita, debba far fronte a tante problematiche legate agli aspetti pratici della morte: avvocati, documenti, oggetti di cui disporre sono tutte cose di cui si deve occupare. Essendo questo un videogioco, però, sono previsti dei task (compiti) da completare. Inoltre, dato che ci muoviamo in un mondo virtuale, entrano in scena i poteri sovrannaturali delle anime e del mondo dei morti.
Tra spiriti e fantasmi la nostra
protagonista riesce a portare a termine tutti i suoi compiti e a ritrovare suo padre sotto forma di anima, per un ultimo saluto che le farà capire quanto lui sia comunque presente nella sua vita.
Ogni aspetto di questo viaggio virtuale è personalizzabile: dal tipo di funerale al cimitero, dalla tomba che si desidera per il proprio caro, alla cerimonia e ognuno crea la propria realtà come preferisce.
Il gioco sulle imprese funebri
La nuova espansione di The Sims non è l’unico gioco che si occupa di funerali e cerimonie legate al settore funebre. Esiste anche un videogame totalmente dedicato al nostro lavoro: A Mortician’s tale (La storia di un’impresaria funebre). Questo gioco, che risale al 2017 ed è stato prodotto da Laundry Bear Games, ha una grafica abbastanza semplice ma è interessante perché è incentrato sulle mansioni all’interno di una impresa funebre. Il giocatore, infatti, veste i panni della protagonista, una ragazza che lavora e dirige un’agenzia di onoranze e che viene raffigurata all’interno del suo luogo di lavoro dove riceve le mail dei clienti, prepara le salme, sceglie il tipo di cofano o urna insieme alla famiglia, organizza la cerimonia funebre e opera la cremazione, restituendo le ceneri ai familiari
In questo gioco, la protagonista racchiude in sé tutti i ruoli di ogni stadio del processo: dall’accoglienza dei clienti al ricevimento e alla preparazione della salma, fino alla restituzione delle ceneri. Questo porta il giocatore, che si trova a svolgere mansioni pratiche all’interno del lavoro reale di chi opera nel nostro settore, a vedere la morte e il lutto sotto un altro aspetto. Il gioco fu infatti creato per poter offrire una visione realistica e pragmatica della morte, razionalizzando
un evento che dovrebbe essere ritenuto normale nel percorso di vita ma che comprende anche la parte emotiva e il supporto ai dolenti.
Ci sono molti altri giochi che trattano il tema del lutto, alcuni più superficialmente rispetto a quelli che abbiamo analizzato, ma la tendenza che emerge da una breve ricerca, è quella di inclusione. In un'epoca in cui spesso si tende a “vivere” all’interno di realtà virtuali, siano esse App, giochi o simulazioni, anche il mondo degli impresari, delle agenzie e di tutti i lavoratori che da sempre operano in un settore spesso tenuto a distanza per superstizione o paura, comincia a entrare in un contesto di normalità, come accade per ogni altro lavoro. In questo contesto rientra anche l’accettazione di situazioni dolorose legate proprio al lutto, che possono essere elaborate tramite la sublimazione del gioco di ruolo
Il futuro dei videogame è in continuo movimento e non ci sorprenderebbe vedere, tra qualche anno, un videogame immersivo nel quale riusciremo a comunicare e interagire con i nostri cari che non sono più tra noi, o con i nostri antenati.
Quattro strutture innovative e professionali a disposizione di tutte le imprese funerarie italiane, per servizi di alta qualità. Gianni Gibellini
CINEMA
"La stanza accanto" Leone d'Oro
di tanja pinzauti
Pedro Almodovar ci porta per mano per riscoprire l’amicizia e la vita attraverso il percorso consapevole dell’eutanasia.
Torna Pedro Almodovar al cinema con un film toccante ma anche colorato, riflessivo ma realistico, drammatico ma non remissivo.
Il tema, quello dell’eutanasia e della decisione di porre fine alla propria esistenza in una condizione di salute irrimediabilmente compromessa, ci porta a riflettere nuovamente sul fine vita e sulla libera scelta.
Il film è stato presentato alla 81° Mostra del Cinema di Venezia dove è stato premiato con il Leone d’Oro e viene trasmesso nelle sale cinematografiche dal 5 dicembre.
La storia
La stanza accanto racconta la storia di due amiche che hanno passato l’infanzia e l’adolescenza insieme ma che, a causa delle vicende della vita, si sono perse di vista. Ingrid, interpretata da Julianne Moore, diventata una scrittrice di successo che racconta storie semi autobiografiche nei suoi libri, ha appena pubblicato il suo ultimo best seller che tratta il tema della morte partendo dal suo pensiero fisso: come sia possibile che un essere vivente possa improvvisamente “non essere più”. Martha,
interpretata da Tilda Swinton, è una reporter di guerra che ha scoperto di avere un tumore allo stadio terminale.
Le due amiche si ritrovano dopo molti anni ed è proprio Martha a chiedere a Ingrid di passare con lei gli ultimi giorni della sua vita in una casa immersa nella natura, nella “stanza accanto”, mentre lei si prepara a mettere fine alla sua esistenza prima di perdere le facoltà cognitive. Il film è incentrato sul tema dell’eutanasia ma parla anche di rapporti umani, come quello di
Martha che non parla più con la figlia da molti anni, di amicizia, quella che le due donne condividono, di sesso, uno dei piaceri che aiuta a sopportare le brutture della vita, di arte, di guerra. Tra i personaggi della storia, spicca anche un uomo vicino alle due donne perchè ex amante di entrambe, interpretato da John Turturro.
Mentre il tempo passa e lo spettatore attende il gesto finale che porterà Martha a porre fine alla sua vita e alle sue sofferenze, i racconti delle protagoniste ci aprono uno spaccato delle loro vite con i loro amori, i loro dolori, gli sbagli, i rimpianti ma anche le soddisfazioni e gli obiettivi conquistati. Mentre le due amiche recuperano il tempo trascorso lontano, riscopriamo il senso dell’amicizia e del rispetto verso le scelte dell’altro. Martha, che ha chiesto a Ingrid di “accompagnarla” in questo ultimo viaggio, non chiede mai a Ingrid di eseguire l’atto in sé: sarà lei stessa a togliersi la vita con una pillola che ha acquistato sul “dark web” “Dormirò con la porta aperta e il giorno in cui la trovi chiusa, vuol dire che sarà successo” spiega all’amica quando le chiede di passare con lei i suoi ultimi giorni.
Almodovar racconta la storia magistralmente, senza scadere nel buonismo e nel melodrammatico, restando colorato nella fotografia e diretto nei dialoghi, portando anche momenti di breve allegria e inserendo numerose citazioni e riferimenti artistici durante lo svolgimento della storia.
Eutanasia
Molti altri film hanno trattato questo argomento su cui si dibatte anche a livello politico: Mare dentro di Javier Bardem, trattava la storia di un uomo che dopo essere rimasto tetraplegico e impossibilitato a muoversi, a letto,
aveva intentato una causa per poter accedere al suicidio assistito; Le invasioni barbariche di Denys Arcand, raccontava la storia di un professore malato terminale che sceglie di morire nel conforto di parenti e amici; Miele di Valeria Golino, parla della storia di una donna che interpreta l’angelo della morte aiutando persone malate e sole a morire.
Il film di Almodovar ci porta a riflettere nuovamente sul tema dell’eutanasia. Le vicende di malati come Piergiorgio Welby, che intraprese una vera e propria battaglia perché gli venisse “staccata la spina” dopo anni di sofferenze a causa della distrofia muscolare, e Dj Fabo, rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente. che aveva fatto appello anche al Presidente della Repubblica per poter procedere con il suicidio assistito e che era dovuto andare in Svizzera per poter porre fine alla sua sofferenza, sono esempi che tutti ricordiamo.
Il dibattito sul fine vita e sul suicidio assistito è molto sentito in Italia:
mentre i malati terminali o cronici che decidono di porre fine alle proprie sofferenze si rivolgono all’associazione Luca Coscioni o intraprendo una serie di appelli al Presidente della Repubblica e allo Stato, la legge in merito alla legalizzazione di questa pratica è ancora lontana. Chi si rivolge all’associazione Luca Coscioni è infatti costretto a recarsi in Svizzera, dove viene sottoposto a una serie di valutazioni mediche e psicologiche, per poter ricevere il “trattamento” richiesto, mentre gli accompagnatori si autodenunciano ogni volta al ritorno.
Il caso della signora Paola però, di cui abbiamo parlato in un precedente numero della rivista (“Fine vita, il caso di Paola” Oltre n.2 marzo/ aprile 2023), ha aperto uno spiraglio creando un precedente: l’anziana malata di Parkinson allo stadio finale, si era recata in Svizzera insieme ad alcuni rappresentanti dell’associazione Luca Coscioni e si era sottoposta al suicidio assistito. Al ritorno, i tre accompagnatori si erano autodenunciati alla Procura di
del SETTORE FUNERARIO
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INOLTRE
Bologna ma appena 5 giorni dopo, il procuratore Giuseppe Amato aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo in quanto “la notizia di reato sarebbe infondata”.
Una legge in merito alla legalizzazione del suicidio assistito in Italia va sicuramente studiata bene in ogni aspetto clinico e psicologico del paziente, ma una discussio Scene dal film La stanza accanto (2024)
ne costruttiva e definitiva è ormai inevitabile data la richiesta di molte persone affette da malattie incurabili e dolori insopportabili e vista la presa di posizione di numerose associazioni e cittadini che chiedono concretamente un’apertura dello Stato su
di
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questo tema importante per i malati cronici e terminali.
CORSI IN PRESENZA:
La Figura Professionale del Tanatoesteta I Livello (docente Javier Eduardo Chávez Inzunza)
‧ Croce Verde Reggio Emilia, 20-24 gennaio 2025
La Figura Professionale del Tanatoesteta II Livello (docente Javier Eduardo Chávez Inzunza)
‧ Croce Verde Reggio Emilia, 25-27 gennaio 2025
La Figura Professionale del Tanatoesteta III Livello (docente Javier Eduardo Chávez Inzunza)
‧ Croce Verde Reggio Emilia, 1-5 marzo 2025
La Figura Professionale del Cerimoniere Funebre (docente Maria Angela Gelati)
‧ Croce Verde Reggio Emilia, 20-22 febbraio 2025
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‧ Date in corso di definizione - 1° semestre 2025
L’Operatore Funerario e la Comunicazione Efficace (docente Maria Angela Gelati)
‧ Date in corso di definizione - 1° semestre 2025
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