Alejandro Jodorowsky, Gilles Farcet - Universo Jodorowsky

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biamo percorso il Paese... Ho svolto questo ruolo fino a quando non è sopravvenuta in me una crisi decisiva. In un dato momento, ho visto che avevo sfruttato tutte le possibilità offerte dal Cile e che, per andare avanti, occorreva partire. Ero giunto al limite massimo e non potevo più apprendere grandi cose. gilles – Sei arrivato molto giovane a ciò che molti cercano di ottenere in tutta la loro esistenza: vivevi ottimamente della tua arte, aveva conquistato un posto. jodo – Sì, come ho detto ero affermato. Avevo praticamente sistemato la mia vita. Ero fidanzato, non mi restava che sposarmi, fare dei figli e gioire della mia fama. Ma ciò mi appariva come un punto morto. Un giorno, bruscamente, ho annunciato alla mia compagnia che me ne andavo, lasciandogli tutto: possedevo un grande atelier, decori, costumi. Sono partito abbandonando tutti questi beni, con grande scandalo. Ho gettato il mio quaderno di indirizzi nel mare, distrutto tutte le mie foto... Ecco perché oggi non dispongo di alcuna immagine di me durante l’infanzia o l’adolescenza. Volevo che non restasse nulla. Non ho mai più rivisto né mio padre, né mia madre, né i miei amici dell’epoca... In realtà, soltanto ultimamente ho ritrovato mio padre, che ha ottantotto anni. A quell’epoca tagliai tutti i ponti e partii senza guardarmi indietro. gilles – La tua storia mi fa pensare a quella dei sannyasin, i monaci induisti che bruciano il documento d’identità, i vestiti, tagliano tutti i legami familiari e se ne vanno in giro senza meta. jodo – Sì, fu davvero un modo per chiudere con la vita e rinascere. gilles – Ciò va ben al di là della sensazione di stagnare professionalmente; tu hai vissuto una sorta di “morte a se stessi” di ordine mistico. 32


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