Catalogo Italia 2017 - aggiornamento 2018 Officina Libraria

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a cura di Andrea Bacchi e Anna Coliva con testi di Maria Gulia Barberini, Vittoria Brunetti, Annalise Desmas, Luigi Ficacci, Evonne Levy, Sarah McPhee, Francesco Petrucci, Stefano Pierguidi, Lucia Simonato e Donatella Sparti 440 pp.ISBN • cartonato • 24 5 28 cm 88-99765-57-6 210 ill. a colori • 55,00 €

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er celebrare i vent’anni dalla sua riapertura, la Galleria Borghese di Roma dedica una grande mostra a Gian Lorenzo Bernini (1598-1680). La Villa, che contiene il nucleo più importante e spettacolare di marmi berniniani, è la sede ideale per considerare l’insieme della produzione dell’artista. Il cardinale Scipione Borghese fu infatti il primo committente di Bernini, che per lui realizzò virtuosistici gruppi scultorei autonomi (Apollo e Dafne, Il ratto di Proserpina, Enea, Anchise e Ascanio). Il suo committente successivo, l’ancora più potente papa Urbano VIII Barberini, lo volle invece scultore nell’ambito di una costruzione globale dello spazio, che fosse complessivamente architettura e comprendesse dentro di sé luce, colore, figurazione, illusioni dimensionali e proporzionali, pittura, decorazione, funzione, movimento, spettacolo di significati ed effetti, insomma la scultura come parte di un tutto. I gruppi di Bernini nella Galleria Borghese continuano ancora oggi a esercitare il loro ruolo originario: trasformare in teatro la collezione, coinvolgendo nel gioco anche i marmi antichi e animando di nuova poetica la perdita dei loro contesti originali. La mostra ha l’ambizione di raccogliere molte delle sculture autonome e pienamente autografe che Bernini produsse, con la specifica volontà di riattivarne l’esistenza nella logica architettonica e contestuale della loro concezione. A tal fine tutti i pezzi esposti sono stati oggetto di una nuova campagna fotografica realizzata da Domenico Ventura. www.officinalibraria.com

55,00 €

Bernini

ISBN 88-99765-57-6

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788899 765576

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V.2. Gian Lorenzo Bernini Ratto di Proserpina 1621-1622 marmo; h cm 255 (senza base) Roma, Galleria Borghese, inv. CCLXVIII

Provenienza Commissionato dal cardinale Scipione Borghese; Roma,Villa Ludovisi, 1622-1908; al museo dal 1911. Mostre Roma 1998, n. 16. Bibliografia Borboni 1661, pp. 81-82; Martinelli 1664, p. 137; Chantelou [1665], trad. it. 2007, p. 211 (8 giugno); Baldinucci 1682, p. 10; Maffei 1704, coll. 63-64, tav. LXVIII; Bernini 1713, p. 18; Lalande 1769, IV, pp. 462-463; Faldi 1953a, pp. 140-143, 146; Faldi 1953b, pp. 310, 314-315; Faldi 1954, pp. 29-31, n. 33; Wittkower 1955, pp. 179-180, n. 10; Wittkower 1966, p. 178, n. 10; D’Onofrio 1967, pp. 273-301; M. Winner, in Bernini scultore 1998, pp. 180-201, n. 16 (con bibliografia precedente); M. Minozzi et al., in Bernini scultore 2002, pp. 145-163; Pierguidi 2008, p. 107; Montanari 2013, pp. 91-96; Montanari 2016, pp. 1318.

Il grande gruppo scultoreo, oggi al centro della Sala degli Imperatori della Galleria Borghese, fu commissionato dal cardinale Scipione a Bernini, che nel mese di giugno del 1621 riceveva un acconto di 300 scudi per la realizzazione «un Plutone che rapisce Proserpina et una testa con busto di papa Paolo V, felice memoria, che scolpisce in marmo per uso nostro» (Faldi 1953b, p. 314, doc. II). L’opera doveva essere collocata su un piedistallo, già completato nel corso dell’estate del 1622 e oggi perduto, ma che sappiamo realizzato in marmo bianco, sul quale campeggiava uno dei distici scritti dal cardinale Maffeo Barberini, i cui versi accompagnavano in chiave moraleggiante il culmine del drammatico racconto mitologico della fanciulla rapita dal re degli inferi: «Quisquis humi pronus flores legis, inspice saevi / me Ditis ad domum rapi»; un’invenzione che avrebbe avuto un seguito, di lì a breve, anche nel gruppo di Apollo e Dafne. Non è possibile definire l’importo realmente stimato per il pagamento del Ratto di Proserpina, né il reale avvio dei lavori, dal momento che non è accertabile il momento di acquisizione del marmo da parte dello scultore, mentre il saldo, che compare molto più tardi, il 3 aprile 1624 è, ancora una volta, accomunato a quello di altre opere, in particolare all’Enea e Anchise e al David. La sequenza dei pagamenti indica che nel luglio del 1622 l’intagliatore di marmi Agostino Radi procedeva all’esecuzione del piedistallo, saldato nel successivo mese di settembre, così come il compenso per il trasporto dallo studio dello scultore a Santa Maria Maggiore fino a Porta Pinciana. Entro l’ottobre dello stesso anno Giovan Battista Soria, attivissimo per il cardinale Borghese, procedeva all’allestimento della complessa armatura lignea, presiedendo personalmente al trasporto dell’opera fino alla villa Ludovisi, dove un inventario del 1623 la descrive con precisione tra i capolavori della collezione del nuovo cardinal nipote (Minozzi 1998a, pp. 432-434). Se le circostanze politicamente avverse al casato Borghese seguite all’elezione di Gre-

gorio XV Ludovisi il 9 febbraio 1621 indussero Scipione a un tempestivo dono di straordinaria portata diplomatica, omaggio ben concepito a favore di Ludovico Ludovisi, che il nuovo status di cardinale nipote vedeva impegnato in una frenetica attività collezionistica soprattutto nel campo della scultura, è pur vero che le fonti tendono a ricondurre il gruppo in seno al nucleo delle opere eseguite dal giovane Bernini per la Villa Borghese. Baldinucci nel 1682 ricordava la circostanza del dono al cardinale Ludovico del «bel gruppo del Ratto di Proserpina, che poco avanti lo stesso Bernino avea per lui [il cardinale Borghese] scolpito», e Maffei nel 1704 si esprimeva a proposito della scultura in questi termini: «Fu scolpito dal Cavalier Gio: Lorenzo Bernino questo famoso gruppo negli anni suoi giovanili per il Cardinal Borghese, vivente Paolo V; ma assunto al Pontificato Gregorio XV, volendo il medesimo Cardinal far un nobil dono al Cardinal Ludovisi, non seppe scegliere di questo il più pregiato tra la regia suppellettile del suo palazzo». Nel tracciare la biografia paterna, pubblicata tardivamente nel 1713, Domenico Bernini non solo riuniva i quattro gruppi borghesiani per esaltarne perfezione, dimensioni e velocità di esecuzione («oltre alla simetria di ciascuna di esse recò uno straordinario stupore ai Professori di quel tempo, fu, che le ridusse tutte a perfezione nel termine solo di due Anni»), ma poneva il «Plutone e Proserpina» tra le «Opere di Scultura del Cavaliere in questa Villa», tralasciando di segnalarne la reale collocazione presso Villa Ludovisi, dove l’opera rimase fino alla demolizione dell’edificio seguita alla lottizzazione tardottocentesca. L’evoluzione tecnica di Bernini rispetto all’Enea e Anchise è impressionante, soprattutto perché nel Ratto di Proserpina l’incessante ricerca sull’uso e le potenzialità degli antichi strumenti e sulla statuaria classica, raggiunge, come mai accaduto prima, la completa capacità di controllo della materia, tale da condurre la sapienza tecnica a una dignità pari all’ideazione, e dunque intrinseca al raggiungimento

162 V. L’INVENZIONE DELLA SCULTURA DI STORIA: I GRUPPI BORGHESIANI

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