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PORTFOLIO

Archeologia architettata Percorrendo il Bibracte di Pierre-Louis Faloci attraverso il Museo della Civiltà Celtica

Valentina Manfè architetto, laureata in Architettura per la Costruzione e assegnista di ricerca presso l’Università Iuav di Venezia. Ha maturato esperienze sia nel campo della progettazione, che della ricerca e della formazione. e-mail: valentinamanfe@yahoo.it

Bibracte is a place near Autun, in Bourgogne, on the top of Mont Beuvray. Pierre-Louis Faloci is a French architect who in 1994 designed the Museum of the Celtic Civilization on Mont Beuvray, called Bibracte. The project is a stratification of signs of landscape and preexistences. Faloci conceives architecture, art, landscape and the territory altogether. The concept of cultural Heritage is very complex and constantly evolving: there is a physical Heritage, a visual Heritage and a mental Heritage which is attributed to Histoire sourde du lieu. The history of the transformation of the site is the main topic of Faloci’s work. In Bibracte, architecture, landscape and archeolog y are connected and especially the architecture let understand the archeolog y. The spaces of the museum are projected outside while landscape enters inside. The architectural language focuses on perspective using dividing surfaces, glass walls and horizontal planes.

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di Valentina Manfè

ibracte, toponimo misterioso, fu menzionato per la prima volta da Cesare nei suoi Commentarii de bello gallico del 58 a.C. Bibracte è un sito in prossimità di Autun, in Borgogna, sulla sommità del Mont Beuvray, nel massiccio del Morvan. Pierre-Louis Faloci, architetto francese, nel 1994 si è dedicato alla progettazione del Museo della Civiltà Celtica a Mont Beuvray che prende proprio il nome di Museo di Bibracte. In questo luogo, progetta operando una vera e propria stratificazione di segni, sia del paesaggio naturale che delle preesistenze, sviluppando il museo in due piani: il pianoterra espone oggetti rinvenuti durante vari scavi, mentre il primo piano ricostruisce la civiltà celtica a partire dal materiale prelevato in diversi siti. Si viene a generare così un percorso tematico nel quale è possibile leggere l’unità culturale del mondo celtico. Per Pierre-Louis Faloci l’architettura non appartiene solo alle arti, non può essere considerata come una disciplina solitaria. Con l’architettura interagiscono arte, paesaggio e territorio. L’architetto crede nella concezione di architettura e paesaggio come fusione, così che il loro modificarsi nella storia avviene all’unisono. Il territorio in genere è concepito come luogo condiviso, dove ognuno è attore e ne costituisce parte attiva. Il concetto di Patrimonio Culturale è per l’architetto molto complesso e in continua evoluzione, lui lo distingue in Patrimonio fisico, visivo e psichico. Intendendo con il primo termine gli edifici, le piante, il paesaggio e altri elementi, con il secondo facendo riferimento ad un’analisi critica dei punti notevoli come punti di riferimento e infi ne con Patrimonio psichico, riferendosi a quella che lui stesso defi nisce Histoire sourde du lieu1, ovvero la storia della trasformazione del luogo. Ed è proprio in merito a quest’ultimo concetto che si focalizza l’operare di Faloci. Il museo è un vero e proprio stratificarsi di trasformazioni. Architettura, paesaggio e archeologia a Mont Beuvray si compenetrano. L’architettura permette di leggere l’archeologia e PierreLouis Faloci lo fa portando il paesaggio all’interno con i reparti


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