OFFICINA* 04

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vero e proprio passaggio dalla produzione di massa alla personalizzazione di massa

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freddo si ebbe con la ricostruzione postbellica in Giappone. Nel paese nipponico la prefabbricazione in edilizia ha radici profonde e lontane perché sin dal 710-730 d.C. era in uso un ricercato sistema di realizzazione standardizzata degli edifici, composti per parti prefabbricate di dimensioni standard, facili da acquistare e cambiare per far fronte alla ricostruzione imposta dai frequenti terremoti. Le strutture e le diverse parti degli edifici venivano costruite in legno e in carta, i carpentieri rispettavano specifici standard modulari che consentivano incastri e connessioni di precisione, ogni componente veniva siglato in modo da semplificarne le operazioni di montaggio in cantiere. Il concetto di abitazione è fortemente connesso all’azione dell’abitare che, nella lingua giapponese, è composto dai due ideogrammi che indicano rispettivamente i concetti di “uomo” e di “maestro”: gli ideogrammi fanno riferimento all’idea di “uomo costruttore” (Donà, 2006)9. La ricerca, la produzione e la progettualità sono quindi nelle mani del “costruttore”. Nella ricostruzione postbellica lo Stato assecondò questa consolidata prassi costruttiva, sostituendo però il legno con l’acciaio e agevolando così lo sviluppo dell’industria della lavorazione dei metalli, tutt’oggi leader nella produzione di acciaio. I principali attori mondiali della produzione e di tale innovazione sono meno di una decina di grandi aziende che lavorano alla produzione di edifici attraverso sistemi industrializzati, che prevedono l’impiego talvolta del legno, talvolta dell’acciaio, piuttosto che del calcestruzzo. Nel 1959 la Daiwa House Industry Co. fu la prima a progettare una casa prefabbricata in acciaio utilizzando il cold formed steel, la Mized House, dando avvio ad un intensa ricerca sui temi della prefabbricazione e della produzione di massa. Nel 1970 viene progettata la Sekisui Heim M1, un’abitazione realizzata da Katsuhiko Ohno e Sekisui Chemical Co., Ltd., in cold formed steel, di cui il progetto è stato di recente illustrato alla 14° Biennale d’Architettura di Venezia, presso il Padiglione del Giappone. Dal 1983 è proprio la Sekisui House a detenere la maggior parte del mer-

cato nazionale giapponese delle costruzioni prefabbricate; questa stessa azienda ha anche altre sedi e altri mercati, tra i quali l’Australia, in cui c’è ampia diffusione. Il cold formed steel in Giappone è forte di tale stupefacente continuità tra moderno e antico e al contempo è caratterizzato dall’innovazione. Questa porta a nuove qualità, a tempi di costruzione ridotti, alla ricerca dei materiali e nuove tecnologie per la produzione delle aste per la realizzazione degli edifici e per la loro gestione, nonché per la loro riqualificazione. La produzione, con il passare del tempo e l’evolversi delle tecnologie legate all’informatica, si fa sempre più flessibile e, dunque, pronta a soddisfare desideri e progetti on demand. Si tratta di un vero e proprio passaggio dalla “produzione di massa” alla “personalizzazione di massa” (Noguchi, 2005) in cui la qualità del progetto è fondamentale, e primaria è l’attenzione alle esigenze dell’uomo. Il progetto risponde così alla richiesta del singolo individuo e la tecnica diventa strumento fondamentale per raggiungere questi obiettivi. L’innovazione tecnologica dell’acciaio sagomato a freddo ha consentito il raggiungimento di standard tecnologici tali da soddisfare alcune importanti esigenze dell’utenza. Il sistema cfs, oltre ad assolvere ai requisiti tecnici essenziali attraverso le prestazioni del materiale in oggetto, permette di generare un progetto che fa della qualità architettonica uno dei suoi obiettivi primari. In questo contesto sono i sistemi CAD-CAM e BIM (Building Informayion Modeling)10 a permettere il grande salto da una prefabbricazione di “molti pezzi tutti uguali” a una produzione industrializzata di “molti pezzi tutti diversi”. Questi strumenti consentono di collegare la progettazione alla produzione (attraverso il computer), di controllare i processi e di praticare delle simulazioni, gestendo le informazioni sull’opera da realizzare durante tutto il suo ciclo di vita. Queste innovazioni coinvolgono sia aspetti tecnologici, che progettuali, ma anche sociali, e possono diventare uno stimolo all’individuazione di una personalità come quella di Jean Prouvé, attento a soddisfare i bisogni di coloro che abiteranno queste architetture.

N.04 GEN-FEB 2015 13


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