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te) visiva può assumere, e di apprezzare le infinite sfumature che può restituire una traduzione che si basa su sensi meno olistici della vista ma fondati su una dimensione narrativa che si svolge nel tempo. Ecco che allora “si scoprono nuove possibilità di lettura e di fruizione dell’opera d’arte, capaci di sollecitare ed integrare tutta la nostra sensorialità, dai valori visivi ai valori tattili, da quelli uditivi a quelli olfattivi. Si arricchisce, dunque, la nostra capacità di vedere e sentire il mondo, di prestare attenzione ad aspetti prima non considerati, dandoci così nuove possibilità di stupore e di commozione!”3. Grazie al network offerto dall’incubatore di impresa “Eye Focus Accelerator” di Berlino, Tooteko sta testando altri mercati potenziali a cui applicare il sistema, ed in particolare la possibilità di applicare i sensori NFC alle scatole dei medicinali. Attualmente la normativa Europea prevede l’obbligo per le case farmaceutiche di apporre alle confezioni il nome del medicinale in codice Braille. Questo tipo di convenzione presenta delle limitazioni evidenti: per un non vedente, minorato visivo o ipovedente il foglietto illustrativo, la data di scadenza, la posologia e il contenuto della confezione risultano totalemente inaccessibili. Se si potesse accedere, con un semplice gesto, a tutte queste informazioni? L’idea è quella di applicare sensori NFC alle confezioni, e attraverso il bracciale Tooteko o uno speciale device pensato per le categorie meno digitalizzate (per esempio gli anziani) rendere accessbili le informazioni relative al medicinale e consentire l’interazione con esso. Sono molti i prodotti nati e concepiti per risolvere problematiche

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legate alle disabilità e diventati ben presto oggetti di uso comune per tutti. Oggetti che utilizziamo quotidianamente come il pelapatate, la cannuccia, il trolley o ancora il telecomando. Stiamo ampliando le prospettive di applicazione del sistema, per far sì che anche Tooteko, nato e pensato per i non vedenti, diventi uno strumento utile a tutti. Secondo il principio del Design for All: se un oggetto è funzionale e fruibile da persone con disabilità, a maggior ragione lo sarà anche per una persona normodotata.

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